Le cronache quotidiane ci sommergono di notizie devastanti, una valanga di disastri che non sappiamo fronteggiare, e siamo persino incapaci di condannare a livello sociale.
I Sette Pilastri del Male
di Franco Tassi (Centro Parchi Internazionale)
(pubblicato su Apollinea, novembre-dicembre 2023)
Nella caotica situazione in cui il Mondo attuale sta sempre più sprofondando, si leva di tanto in tanto la voce angosciata di qualcuno che, cercando di scuotersi dalla cronica tossico-dipendenza politico-mediatica, pone alcuni drammatici interrogativi: “Ma come mai tutto va a rotoli? Perché la vita diventa ogni giorno più difficile? Possibile che l’umanità passi da un disastro all’altro – crisi economica, pandemia, catastrofi ambientali, guerre – senza un attimo di tregua?” “Saremo capaci di superare questi problemi?”. Domande più che legittime, alle quali non è facile dare adeguate risposte. Tuttavia, una spiegazione almeno parziale ha provato a offrirla il noto giornalista e scrittore storico Paolo Mieli, nel suo ultimo libro Il Secolo autoritario. Nel cui sottotitolo pone la questione dominante, quella di solito definita “la domanda da un milione di dollari”: “Perché i buoni non vincono mai?”.
Per risolvere il dilemma individueremo “I Sette Pilastri del Male”:
1.- La corsa al Profitto;
2.- La sete di Potere;
3.- La negazione della Natura;
4.- Il mito della Infallibilità;
5.- L’arma della Menzogna;
6.- La rimozione dell’Avversario;
7.- L’incapacità di Redenzione.
Approfondendo la riflessione, si scopre che proprio questi sono oggi i connotati della mala politica dominante, della sfrenata competizione sociale, della conflittualità dilagante, della diffusa ignoranza e della imperante volgarità. Un nefasto carosello, che ruota attorno all’egoismo, egocentrismo e materialismo di una società che sembra aver perso ogni principio spirituale, valore morale e freno inibitorio. Tanto tronfia di se stessa, da sprofondare nello “scientismo” adoratore di una Dea Scienza infallibile, sempre più lontana dall’equilibrio e dall’armonia della Natura, collezionando così un errore dopo l’altro, fino al totale fallimento.
Eppure, già nel Cinquecento, il Maestro François Rabelais aveva ammonito che “Una scienza senza coscienza è la rovina dell’uomo”. E si può anche aggiungere che “Una scienza autoreferenziale e settoriale, priva di conoscenza, visione lungimirante e buonsenso, non può avere alcuna validità, né credibilità”.
Quali sono dunque le cause di questo disfacimento? Proveremo a ricercarle, traendo spunto proprio dagli scritti di Paolo Mieli, che iniziano così: “Qualsiasi forma di incoraggiamento alle battaglie a favore della libertà ha dato frutti avvelenati”.
In effetti, ogni spinta verso la libertà assoluta ha portato inevitabilmente al disordine, all’abuso, all’arbitrio. Perché non si può pretendere di vivere senza regole, senza alcun rispetto per il prossimo, e senza nessuna cura per l’ambiente.
E invece l’umanità drogata dalla corsa al progresso, ma sempre più lontana dalla vera civiltà, ha smantellato la scala dei valori, sostituendola con l’adorazione del Dio Danaro e con il culto della Scienza, finendo così prigioniera della invadente Tecnologia, che sta ora imponendo la cosiddetta Intelligenza Artificiale: ma ce n’era davvero bisogno?
La società attuale ha cancellato la memoria storica, smarrendo così anche la propria identità, e perdendo la strada maestra da seguire. Vaga ormai come “nave senza nocchiero in gran tempesta”, senza più meta, missione o ideale. Piombata nell’insicurezza, non sa più distinguere il bene dal male, il vero dal falso e il giusto dall’ingiusto, non è capace di reagire agli eventi avversi, e si sottomette a qualsiasi genere di abuso, prepotenza e invadenza.
Sedotta da attrazioni false e mendaci (“Satana travestito da Angelo”, avrebbe commentato San Paolo), senza mai riconoscere, né correggere i propri errori, e senza il coraggio del riscatto, della ripresa e della redenzione.
E in questo modo, quasi senza rendersene conto, finirà con l’autodistruggersi lentamente. In conclusione, questo povero arrogante Homo sapiens è convinto di sapere e capire tutto, e s’illude di dominare l’Universo. Non sa però amare la Madre Terra, ha perso il senso del Sacro, rifiuta di ammettere che possa esistere qualcosa di superiore, e non mostra riconoscenza alcuna per il dono della vita.
Incapace di vedere i propri limiti, pretende di spiegare la sua stessa esistenza, la meravigliosa vita del pianeta, e la straordinaria realtà del cosmo, con qualche breve espressione ad effetto: come Big-Bang, Caos, e Caso.
Ma a questo punto, sarà lecito instillargli qualche dubbio. Le ultime due parole non sono forse un anagramma che ben definisce la nostra cerebro-patologia?
E quella prima doppietta onomatopeica, più che illustrare l’inizio del mondo, non indicherà piuttosto dove stiamo precipitando?
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Se scavi scavi, nel profondo che muove le azioni di ogni singolo individuo, anche azioni di spicciola quotidiantà, c’è sempre la tendenza alla sopraffazione. Ovvio che nella banale vita quotidiana stiamo parlando di scemenze e non si arriva all’eccesso di fenomeni epocali come un genocidio o una dittatura. Ma in qualsiasi individuo, anche delle personalità più solari e di animo generoso, c’è un nucleo basale di egoismo, che spinge alla sopraffazione. Che poi le persone che caratterizzano la nostra quotidianità siano nel complesso a noi simpatiche (per cui i loro tentativi di sopraffazione si perdano come nebbia al sole) non vuol dire nulla. Semplicemente la piacevolezza della loro presenza ci impedisce di percepire quell’altro loro aspetto. Ma tale aspetto c’è in chiunque. Io normalmente lo identifico, anche in persone che considero “amici” e che frequento genuinamente da decenni. Mi pare in genere di saper gestire tale risvolto, anticipandolo e creando i meccanismi difensivi. però non al 1005 delle volte. Personalmente mi è capitato a un certo punto di defilarmi rispetto a certi individui (amici, soci professionali, o anche compagni di cordata in montagna) proprio perché mi sono accorto che, in loro, questo risvolto era così marcato e sistematico che era diventato per me una causa di fastidio. Non escludo, però, che ci siano altre tipologie di persone che magari non si accorgono neppure di tale risvolto in quelli che loro considerano i loro amici e che frequentano sistematicamente.
Se alziamo i livelli di potere, il meccanismo della sopraffazione è lo stesso, solo che si amplifica all’ennesima potenza, fino ad arrivare a situazioni oggettivamente negative, come dittature, guerre, attentati, genocidi. Non cambia nulla, come principio antropologico, cambia la “scala” e, ovviamente, l’atrocità delle conseguenze.
Crovella , ma se invece di guardare la storia nella sua versione macro , osservi le persone che realmente conosci , quelle della tua vita quotidiana ti verrebbe da essere così pessimista ? Io percepisco questa contraddizione : non vivo ( forse sono fortunato) in mezzo a persone disprezzabili , eppure la Storia sembra sempre andare nella direzione sbagliata.
A scanso di equivoci, preciso esplicitamente un concetto che do per scontato. Il libro di Mieli è molto interessante e andrebbe letto da tutti, per focalizzare meglio i concetti sul XX Secolo. Però il punto saliente è che si può equivocare che il XX secolo sia un momento particolarmente negativo per la storia dell’umanità, a causa delle sue guerre, dellle dittature (sia DX che SN, Stalin…), delle atrocità (Shoah, ma anche Siberia…). Io non penso che sia così. Il XX secolo ha le sue magagne, molto atroci, ma ogni secolo presenta le sue, perché la natura umana è quella che ho descritto. L’evoluzione del pensiero (Illuminismo, rivoluzione francese, stato di diritto ecc ecc ecc) che dovrebbe mitigare tale natura umana, solo in minima parte riesce a farlo. Inoltre è più che compensata dall’evoluzione della tecnologia che rende le armi via via sempre più efficaci e quindi sempre più spietate. Per cui, alla fine, non cambia nulla.
L’essere umano nel corso dei millenni si è dato una patina di civiltà, ma in realtà no: è sempre lo stesso. E’ solo capace di mentire meglio
Al di là di questa affermazione che ci riporta alle solite questioni , la tesi di Crovella sarebbe interessante da discutere. Se fosse come dice lui ci sarebbero ben poche pssibilità di miglioramento dell’essere umano. Secondo voi il genere umano al di là delle mille invenzioni e scoperte nel corso dei millenni è migliorato o no ?
Crovella:
” Gli Stati Uniti, che sono universalmente considerati la “sentinella della democrazia””
Universalmente? Ma da chi?
Ma a quando si è fermata la tua lettura della realtà? O è talmente distorta e offuscata? Non riescono nemmeno più a essere i “gendarmi del mondo”, figurati “la sentinella della democrazia”!
😀 😀
Mah… oltrepassati i 60 anni anagrafici e dopo quasi 40 di lavoro, la mia convinzione pessimistica originaria – elaborata negli anni del liceo/università – ne è uscita sensibilmente rafforzata. Rafforzata in negativo. La natura umana, quella profonda, è maligna, non benigna. La specie umana è predatrice, uccide altri animali per mangiare, quindi per sopravvivere, quindi per aumentare numericamente, quindi per espandersi come areale. A mani nude prederemmo contro predatori più grandi e più potenti di noi (tigri, coccodrilli, squali…), ma l’intelligenza, che si è sviluppata nella nostra specie in modo più intenso che fra il resto degli esseri viventi, ci ha permesso di realizzare invenzioni e scoperte che ci fanno essere più forti dei predatori che altrimenti ci sterminerebbero. In parole semplici: a mani nude, fra noi e la tigre, vince la tigre e ci divora. Con l’invenzione del fucile, vinciamo noi ed eliminiamo la tigre. Questa spietatezza oggettiva della nostra specie si ribalta inevitabilmente anche nei confronti degli altri esseri umani, siano essi altre tribù, nazioni o singoli avversari. La storia dell’umanità è cadenzata dalle serie di guerre successive, non dalle predominanza della pace. Periodi di pace, certo, ce ne sono stati e ce ne saranno, ma nell’arco dei millenni non sono tali da oscurare le guerre. Guerre se ne combattono in diversi modi, non solo a cannonate: molte sono guerre striscianti, per esempio sul terreno economico (fra sistemi complessi come fra singoli individui) o su quello politico. Gli Stati Uniti, che sono universalmente considerati la “sentinella della democrazia”, hanno elaborato un sistema dove la competitività interna è elevata alla massima potenza. Perfino la sentinella della democrazia non ha una società “buona”, dove tutti si vogliono bene, ma una società estremamente “cattiva”, quanto meno spietata.
Sintesi: io non sono stupito che esista il “male” nella realtà umana, trovo che sia la condizione naturale della nostra specie. Gli individui portatori di bene (famosi o illustri sconosciuti) sono delle eccezioni, non la regola. Per cui il male “vince” di più perché, statisticamente, nell’umanità, è molto più diffuso del bene.