Il blitz alla ferrata Walserfall

Il blitz alla ferrata Walserfall (VB)
a cura di Mountain Wilderness Italia
(pubblicato su mountainwilderness.it l’1 maggio 2023)

Quando, nell’estate del 2022, Mountain Wilderness ha lanciato la campagna Basta ferraglia, basta nuove ferrate, sono stati chiariti in un documento di sintesi gli obiettivi e le motivazioni. Nessun attacco a ferrate storiche o sentieri parzialmente attrezzati che hanno acquisito una valenza storica o paesaggistica, ma un segnale forte nei confronti di quelle ferrate costruite principalmente a scopo ludico, generosamente attrezzate con cavi, maniglie, staffe con l’unico scopo di vendere il brivido a buon mercato.

Non poteva quindi sfuggirci la ferrata Walserfall, realizzata pochi anni fa dal comune di Baceno (provincia di Verbania) sulla parete alla sinistra orografica della cascata di Agaro “fino a raggiungere Piodacalva, un pugno di baite e stalle poste su un ampia e panoramica balconata rocciosa”.
La via ferrata è costituita da cinque muri verticali inframmezzati da cenge boscate e corre su una parete quasi completamente liscia dove, per facilitare la progressione, è stata fatta un’opera di carpenteria mastodontica con tonnellate di acciaio, tra cavi, staffe e gradini. L’impatto estetico è poco visibile da lontano ma quello ambientale è importante e la seconda foto mette in evidenza gli imponenti interventi fatti sulla parete.

Foto 1: la parete con il nostro striscione appeso, fotografato e riportato a casa.
Foto 2: in giallo sono evidenziati le staffe e i cavi infissi sulla parete.

Il sito internet del Comune di Baceno, committente del progetto, è ricco di informazioni sulla ferrata.
La Walserfall è costata 65.994€ di fondi pubblici finanziati in parte dalla Regione Piemonte e in parte dall’Unione Europea (28.546 €) con denaro che proviene dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (sic!).
Il soggetto gestore della ferrata Walserfall, si legge nel sito, è il Comune di Baceno, che ha l’onere di effettuare la manutenzione, di garantire la copertura assicurativa e che ha la facoltà, in caso di pericolo, di interdire l’accesso all’area.

Il regolamento, con tanto di classificazione delle difficoltà, materiale obbligatorio, “avvertimenti importanti”, raccomandazioni e sanzioni, non ha evitato parecchi voli in elicottero per soccorrere gli escursionisti che, attratti dalla liscia parete addomesticata dall’abbondante ferraglia, sono stati respinti dalla fatica e dall’esposizione.

E’ chiaro, nel caso della Waserfall, come l’infrastrutturazione dell’area ponga di fatto costi a carico della collettività (messa in opera, manutenzione e assicurazione, soccorso alpino) e importanti implicazioni di responsabilità giuridica a carico del committente (il Comune di Baceno e quindi sempre la collettività).
E’ evidente inoltre che la falsa sicurezza data dai cavi metallici, dai cartelli di accesso e più in generale da un ambiente addomesticato, è un invito più o meno esplicito agli escursionisti a sottovalutare il terreno in cui si muovono e ad assumersi rischi superiori alle proprie capacità.

Ci auguriamo che i nostri blitz possano stimolare una riflessione sulle modalità di muoverci in un ambiente delicato che non ha bisogno di essere imprigionato da nuovo acciaio. Non basta dichiarare, se si è un professionista della montagna, che “la sostenibilità, oggi, non è una scelta o un’opzione ma un dovere civico”, bisognerebbe avere il coraggio di eliminare dal proprio catalogo proposte come la Walserfall.

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Il blitz alla ferrata Walserfall ultima modifica: 2023-06-08T05:46:00+02:00 da GognaBlog

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52 pensieri su “Il blitz alla ferrata Walserfall”

  1. Alberto, aldilà di tutto, ho veramente piacere di un dibattito pacifico e teso alla crescita, grazie. Nella vita ho cambiato idea molto spesso su tante cose, compresi i comportamenti vari in montagna. La ricerca dell’equilibrio è sempre prioritaria, forse stiamo dicendo un po’ tutti la stessa cosa, ma in modo diverso, per cui a volte non ci capiamo alla prima. Però, a mio parere, il tuo ultimo pensiero è chiaro e corretto. 

  2. Andrea, vero anche io tanti anni fa, dopo qualche camminata,  ho iniziato da una ferrata, quella del monte Procinto, si dice la ferrata più antica d’Italia.
    Quando parlo di esibizionismo, non mi riferisco tanto alle persone che decidono di salire una ferrata, quanto piuttosto a chi le realizza. Si decide di realizzare una ferrata senza alcuna logica, senza intelligenza di percorso, se non quella della spettacolarizzazione con tratti strapiombanti, dove ci si tira assurdamente su cavi di ferro e, per fare questo, si riempie di ferro una parete. Si cerca la stettacolarizzazione perchè si pensa che abbia più effetto sulle persone.
    Non si tratta di schierarsi, quanto piuttosto di rimarcare il concetto che frequentare  la montagna dovrebbe riavvicinare la persona alla naturalezza del rapporto con l’ambiente che ci circonda. Una ferrata di questo genere, è una esagerata forzatura tecnologica. Non ha nulla di naturale.

  3. Alberto, sono abbastanza d’accordo col tuo concetto di avvicinamento alla montagna, ma quando decidi di calzare un imbraco è abbastanza naturale iniziare con una ferrata. Se poi la cosa ti piace è altrettanto naturale spostare l’asticella ed affrontare le prime vie sportive e così via. Ma non parlerei di esibizionismo in assoluto e ribadisco il mio concetto iniziale: meglio non schierarsi troppo, ricordandoci che la montagna accomuna comunque tutti, indipendentemente dalla disciplina praticata, per la ricerca di aria buona, fatica, amicizia e altre cose positive. E fortunatamente c’è ancora tanto spazio a disposizione di ognuno

  4. Ma serve anche un atteggiamento più pacato e comprensivo rispetto a chi si avvicina alla montagna per le prime volte e vede certe soluzioni come vie di accesso

    Chi si avvicina per la prime volte alla montagna, non dovrebbe farsi confondere la vista e la mente da certi esibizionismi da luna park.
    Le vie di accesso alla montagna, seguono percorsi naturali lungo il lato più semplice, non quello più strapiombante.

  5. Effettivamente ho generalizzato e quindi facilmente fraintendibile. Sono d’accordo con tutti coloro che vorrebbero evitare danni ambientali, se effettivamente di danni ambientali si può parlare nelle varie occasioni. Diciamo che il fatto specifico dovrebbe aprire un dibattito costruttivo più ampio. Senza scendere nel giudicare chi si diverte e con cosa, considerando che, comunque, tutti ci siamo divertiti su percorsi che successivamente abbiamo valutato “troppo ferrati”, fermo restando che anche io valuto più soddisfacente un percorso dove è richiesta inventiva, utilizzo di ciò che la natura già offre e un po’ di saper fare, il problema delle vie eccessivamente attrezzate va ricercato nella sicurezza. Paradossalmente il pericolo è spesso presente proprio dove tutto appare pianificato e, soprattutto, quando non si è presa coscienza dei rischi legati ad un ambiente comunque impervio. Come è giustamente stato detto, se si passa per buono che acquistare un buon kit da ferrata è sufficiente per andare in montagna ciò è molto pericoloso. Serve volontà di formazione e capire che tra una via ferrata e Gardaland c’è comunque molta differenza. Ma serve anche un atteggiamento più pacato e comprensivo rispetto a chi si avvicina alla montagna per le prime volte e vede certe soluzioni come vie di accesso

  6. A prescindere dalle posizioni SI’ Ferrate/ No Ferrate, trovo interessante come Mountain Wilderness si stracci le vesti per 4 fittoni e 4 cordine che dalla strada per Devero si fanno fatica a vedere senza binocolo, mentre nella valle adiacente c’è una situazione di degrado dovuto all’attività estrattiva che continua da almeno 60 anni nel silenzio totale. Quando MW è stata contattata da un comitato contro l’apertura e ampliamento di una cava in valle Antigorio (all’interno di una ZPS) l’impressione avuta è quella di sostanziale impotenza/rassegnazione al fatto che sia destino delle attività estrattive quello di ampliarsi. A parziale discolpa il comitato ha in effetti chiesto aiuto tardivamente quando probabilmente non si sarebbe potuto fare più molto, ma in proporzione a qualche decina di migliaia di metri cubi escavati in una ZPS lo scempio di questa ferrata è pari ZERO. Francamente trovo pretenziose queste “proteste”. Quali sono le vere priorità? La visibilità mediatica o la protezione dell’ambiente?

  7. dal secolo scorso sono talmente cambiate tante cose soprattutto nel mio lavoro 

  8. Tore: ti conosco dal secolo scorso, da quando i fori in parete si eseguiva o a “Tecnica mista”, si incominciava con la fondoforo e si rifinivano con il flessibile e ogni buon artista sa che le rifiniture sono molto… Importanti! 

  9. trattandosi di un cantiere a tutti gli effetti c’è un direttore lavori, un responsabile della sicurezza, un progettista, e delle regole, leggi, normative alle quali attenersi come cantiere.
    per cui uno non può inventarsi o stravolgere a suo piacimento, può dare consigli e nulla d’altro
    41 42 43 Cla non mi interessa sapere che lavoro fai ma funziona così altrimenti uno cambia lavoro o si mette a protestare così perde soldi e lavoro e non concluderà mai un caxxo nella vita
    mi sarebbe piaciuto fare il boia
     

  10. Gli ultimi 3 anni di pandeminchia ci hanno mostrato in maniera evidente cosa succede quando gli esecutori eseguono quello che i comandanti comandano… Ma anche gli ultimi 10anni di storia!

  11. Tore:
    Anche per il boia tagliare teste era solo un lavoro, non si chiedeva se il condannato lo meritasse o no, eseguiva solo gli ordini di un giudice. Però se la testa fosse stata la tua non avresti apprezzato molto questa sua obbedienza agli ordini, forse avresti apprezzato solo la precisione nel taglio. 

  12. 36. Grazie.
    35. Non hai capito nulla.
    34. Cominetti, almeno tu. Che c’entra l’aperitivo? Sto parlando di una parete di roccia la cui unica funzione è quella di sostenere dei fittoni e delle scale sulle quali si appenderà gente cui interessa solo farsi il selfie sul ponte tibetano (che dev’esserci per forza pena tasto “ignora” da parte dei ferraristi). Allora la mia proposta è di utilizzare altre strutture,  artificiali, come grattacieli, ciminiere, chiese, stocazzo, sui quali appendere dette scale e realizzare tutti i ponti tibetani possibili, più baretto x aperitivo alla base.

  13. @Riva Guido al 33 Quando incominci a introdurre gradini artificiali…..
    non sai il dispiacere nel dover aggiungere gradini e prese dove non sono mai servite; abbiamo dovuto farlo su indicazioni di un ingegnere che seguiva lettere per lettera le normative vigenti sulle ferrate. non mi sono mai informato chi ha dettato queste normative e nemmeno mi interessa. Aver scritto che ho utilizzato le ferrate come allenamento non vuol dire assolutamente che incentivo la formazione di nuove ferrate per dar modo alle persone di allenarsi per cui non farmi passare per il promotore delle vie ferrate. Che oggi ci siano altre forme di allenamento sono d’accordo con te; c’erano anche ai miei tempi diverse forme di allenamento tanto è vero che non ho mai conosciuto nessuno in Himalaya che usasse la mia forma di allenamento, cioè le vie ferrate
     

  14. Mi è piaciuto molto il commento 33. Le ferrate andrebbero realizzate seguendo un’etica che si potrebbe riassumere nella definizione di “attrezzaggio di pareti ARRAMPICABILI con strutture fisse che permettono l’autoassicurazione”. È chiaro che lungo il percorso possono anche essere compresi singoli passaggi dove è obbligatorio per la progressione l’utilizzo delle strutture fisse, però la quantità di tali situazione deve essere numericamente ridottissima e limitata a situazioni dove sarebbe impossibile progredire. Ovvero se spostandomi di qualche metro la difficoltà rientra nell’ambito dell’arrampicabile, allora è opportuno che il tracciato della ferrata segua questo percorso più “naturale”. Se questa “etica” fosse applicata, credo che ferrate come quella in oggetto non sarebbero mai state realizzate e, onestamente, non sarei neanche troppo contrario a smantellarle. Oltretutto l’impostazione di “ferrata arrampicabile” è anche più sicura per chi la percorre in quanto non si è obbligati sempre e solo ad utilizzare le strutture artificiali le quali si possono usurare con tutti i pericoli connessi. A mio parere dei begli esempi di “ferrate arrampicabili” sono quelli della Sacra di San Michele oppure le 4 ferrate consecutive che conducono in punta allo Chaberton. Ci vorrebbe un ente (il CAI ?) che desse delle regole a cui attenersi per la realizzazione di questi percorsi attrezzati. Pena … la loro rimozione !

  15. No non mi è più chiario per niente. Non vedo cosa ci sia di male a fare “un’esperienza mozzafiato a portata di tutti” come dici tu… su youtube è pieno di video e recensioni positive di questa ferrata, quindi a quanto pare ai ferratisti piace, fattene una ragione. E paragonarla ad asfaltare la val di mello (che onestamente non capisco nemmeno cosa intendi con questa frase) non vedo proprio cosa c’entri, perchè l’asfalto c’è già e pure gli spit che abbondano dovunque. Che poi è enorme la val masino ahaha qui si sta parlando di una porzione di roccia minuscola, che cazzo c’entra?

  16. No Luca D, la tua frase non è corretta: “ci sono letteralmente miliardi di parete in giro per il mondo e voi dovete rompere i coglioni per quattro ferri piazzati su una di queste”
    Noi rompiamo i coglioni perché sono quattro ferri del cazzo piazzati a minchia che sono funzionali a un utilizzo e una fruizione della montagna che riteniamo da deficienti.
    Ci sono molte altre ferrate e/o sentieri attrezzati che personalmente ritengo sensati e ben fatti e che apprezzo e nel passato ho difeso anche su questo blog, come la ferrata Che Guevara al Casale.
    Ma questa è una schifezza, inutile e senza alcun valore se non quello della più sterile “esperienza mozzafiato a portata di tutti”.
    E’ paragonabile ad asfaltare la val di Mello o a mettere una zip line le Bocchette e il Campanil Basso (e magari “migliorare” le Bocchette stesse con una serie di scalini 5 metri sotto le cengie, epr “vivere l’esperienza del vuoto”)
     
    Ti è più chiaro?

  17. 31
    Ma che discorsi sono? È come se io dicessi smontiamo tutti i tiri solo il 7a perchè sono delle scale e se vuoi andare in montagna devi essere preparato, vuoi scalare sotto il 7a? Fatti le scale di casa che è la stessa cosa. Ecco il succo del tuo discorso è simile a parer mio… 
    Non per forza l’andare in montagna deve darti qualche insegnamento come dici tu, io posso andare in montagna perchè mi rilassa e basta o per quel cazzo che voglio. Boh veramente sti discorsi mi lasciano basito, ci sono letteralmente miliardi di parete in giro per il mondo e voi dovete rompere i coglioni per quattro ferri piazzati su una di queste, credendovi chissà perchè superiori solo perchè scalate e non fate ferrate. Quando sarete i primi a non tirarle un cazzo in falesia o via che sia. Per finire, sarò d’accordo a rimuovere la ferrata quando toglierete anche tutti i tiri sotto il 7a/7b anche 8a per me, tanto sono delle scale, non ti insegnano nulla, tanto vale tirare dei cavi da quanto le prese sono buone

  18. Regattin 31, neppure chi sorseggia un aperitivo in piazza a Cortina o a Corvara tocca la roccia, eppure sta in montagna.
    Non sono di certo a favore delle ferrate, specie poi se nuove, ma secondo quel principio tutti gli abitanti di stazioni sciistiche dovrebbero passare l’inverno con i Moon Boot ai piedi.

  19. @ tore panzeri al 23. “. . . personalmente ho utilizzato le vecchie ferrate del lecchese come allenamento per le grandi montagne                                                                                                                                                                                                    fare tanto dislivello con poco sviluppo e in poco tempo ha funzionato come preparazione . . . se utilizzata in modo corretto con gli attrezzi corretti la ferrata può essere un bel modo di salire”.
    Tore, così facendo e pensando, si finisce con lo sdoganare tutto quello che costruiamo ovunque, compresa la Walserfall, perché prima o poi arriverà qualcuno dicendo che gli è stata utile per chissà quale impresa. Oggi, rispetto ai tuoi tempi, penso che ci siano altre forme di allenamento che permettono di ottenere gli stessi risultati, se non migliori, senza devastare il territorio, bene comune e sempre più prezioso.
    Io non sono contro le vie ferrate, trovo sensate quelle arrampicabili più o meno facilmente, dove le attrezzature in loco arrestano la caduta se le si sale correttamente equipaggiati. Quando incominci a introdurre gradini artificiali, scale metalliche e ponti tibetani, si è oltrepassato il limite dell’accettabile e della decenza e si finisce nel ridicolo, e ci si dovrebbe chiedere che senso ha una simile salita.

  20. Non ho grande esperienza nel campo delle battaglie ambientaliste. Erroneamente mi sono impegnato di più sui temi sociali ed economici, come molti altri della mia generazione. Perciò mi scuso se dico schiocchezze superate dalle pratiche già in atto. Le esperienze politiche e sindacali mi hanno portato a credere che per portare a casa qualcosa di concreto bisogna puntura sulla lotta ma anche sulla negoziazione. È chiaro che negoziare significa rinunciare anche a qualche cosa, da entrambe le parti. Ad esempio, se un’amministrazione locale di montagna vuole tentare un rilancio e ha dei soldi a disposizione bisognerebbe avere il prestigio e la forza, magari ottenuta con la lotta e la protesta per essere chiamati al tavolo dove fare delle contro-proposte. Vuoi fare qualcosa di spettacolare pensando che ti porti più visitatori? Pensaci un momento. Forse sarebbe meglio investire in un pacchetto: metti a posto magari una vecchia falesia, attrezza in modo minimalista qualche percorso di montagna facile mettendolo alla portata di un pubblico non solo di alpinisti, sistema i sentieri differenziando quelli per escursionisti da quelli per le MBTI che magari puoi rendere più sfidanti e se proprio vuoi fare qualcosa di adrenalinico per gruppi metti in piedi un campo outdoor magari utilizzando qualche roccione o qualche bosco di fondovalle senza rovinare pareti importanti. Ho fatto degli esempi a caso per dire che andrebbero studiati pacchetti alternativi di proposte per le diverse situazioni specifiche. Certo queste soluzioni, ammesso che si arrivi a negoziarle, non sarebbero  il massimo per chi ha una visione ideale diversa ma potrebbero essere accettabili e comunque meglio di niente. In fondo per convivere dobbiamo accettare qualche compromesso e dire pure qualche diplomatica bugia. Se ci dicessimo sempre la verità e nient’altro che la verità ci scanneremmo reciprocamente ogni giorno, forse magari anche con chi ci è più vicino. Quindi lotta dura senza paura come si diceva una volta ma anche capacità di negoziare e di portare a casa risultati altrimenti resti lì a sventolare la tua bandierina e a dirti da solo quanto bravo, giusto e figo sei, ma non sposti di un millimetro la realtà. 

  21. 28. Andrea, ma anche altri. Sottovaluti, o forse non lo hai valutato per nulla, un aspetto non indifferente. Non si sta parlando di una “via ferrata”, ma di un percorso pseudoginnico dove chi lo segue, pensa un po’, non toccherà mai la roccia né con le mani né con i piedi e per fare ciò sarà sufficiente cliccare online “acquista kit da ferrata” e partire. Ti sembra che un’attività simile abbia una qualche attinenza con l’andare in montagna? Quale insegnamento può trarre un individuo dopo essersi issato su scale di tutti i tipi (vedi post precedenti sullo stesso argomento), e aver attraversato ponti “tibetani” inutilissimi nella sostanza, utili solo x il selfie da postare in diretta sui social? Che si facciano le ferrate sulle pareti libere dei grattacieli, almeno uniscono ferro al cemento. Se non altro l’arrampicata, oltre allo studio che comporta per imparare le manovre, ti fa comprendere il valore del limite e lo sforzo di duri allenamenti se vuoi progredire, qui assistiamo solo all’esaltazione del fenomeno di lunaparkizzazione della montagna. Poi ovvio che chi è senza peccato, ecc. ecc. ma questi sono esempi di arroganza dei quali non c’è alcun rispetto né verso la roccia né verso i fruitori, declassati al rango di consumatori qualsiasi.

  22. La corazz..ferrata Walserfall è UNA CAGHATA PAZZESCHAAAA…cit.
    p.s. H. messe per tipico e folkloristico  biascico Fantozziano… 

  23. Salve a tutti, belli e brutti, vivo vicino a Rovereto- TN. Ho poca esperienza di ferrate e climbing, e riguardo alle strutture, ormai usurate e trascurate, ho appeso le scarpe al chiodo, quello che più mi infastidisce, sono i numerosi turisti, che vengono come ospiti. Peccato che l’altra faccia della medaglia, purtroppo, che fanno danni e quello che non sopporto assolutamente, che sporcano i svariati sentieri panoramici, con lattine, plastica e vetro. Mi disgusta tutta questa popolazione che si sentono parte dell’attuale civiltà!
    Sono indignato, di turisti sporchi, perché personalmente non ho avuto bisogno dei genitori, per adeguarmi alla natura e rispettarla. Ricordiamoci che non è la Terra che appartiene a noi, ma siamo noi che apparteniamo alla Terra.
    Mi scuso per eventuali errori grammaticali, non ho avuto possibilità di studiare.
    Maurizio 

  24. Anche in montagna stiamo diventando come in strada: opportunisti, schierati, a compartimenti stagni favorendo ogni volta la nostra diversa attività, quindi pieni zeppi di contraddizioni. Appena diventiamo un po’ più bravi di qualcun altro facciamo i bulli con chi è meno capace e ci dimentichiamo subito di quando ci cagavamo a dieci metri di altezza. Ci facciamo la guerra per qualche kg di ferro in più o in meno e poi d’inverno tutti in pista facendoci tirar su da cabinovie da cento posti facendo finta di non vedere cosa è costato il nostro giochino in termini di impatto ambientale e questo è solo un esempio. Certo, bisognerebbe aumentare competenze tecniche, sensibilità per non esagerare, ma anche sensibilità nel rispettare le varie discipline. Sono un umile volontario del Soccorso Alpino, quindi anche appassionato di tecnica, oltre che di ambiente. Adesso che, in contesti non troppo difficili, mi permetto di arrangiarmi pure senza un cavo d’acciaio preconfezionato, non dimentico quanto mi sono divertito qualche anno fa. E non mi sono mai sentito complice o autore di un crimine, soprattutto in considerazione del fatto che, comunque, che sia stata una ferrata, una via sportiva, un percorso attrezzato di canyoning o altro, ho sempre fatto della sana fatica zaino in spalla, respirando aria buona a pieni polmoni. In poche parole, equilibrio anche nel giudicare, compreso il giudicare qualche amministrazione sofferente che potrebbe aver scelto di investire in una ferrata per creare nella propria area un piccolo indotto.
     
     

  25. Questa mattina aprendo FB ho visto che il pezzo è stato ripreso in quel gruppo e sta provocando reazioni che definire avverse è un eufemismo

    Per fortuna, ognuno di noi può ancora esprimere il proprio pensiero, a favore o contrario.
    Quindi che se ne facciano una ragione.
    Non si tratta di voler smantellare le ferrate, ci mancherebbe altro. Ma questa roba non ha senso. Un percorso deve avere pur sempre una logica,  che si armonizza con la struttura naturale e questa non ce l’ha!
    Questa è solo un’offesa alla roccia, piegata sotto  la violenza del ferro.

  26. La reazione di Giacomo (cancellata per eccessivo vituperio, NdR), certamente indisponente nel tono e nello stile, è comunque rappresentativa di un pezzo rilevante dal punto di vista quantitativo dei frequentatori della montagna. L’algoritmo di FB mi spara spesso i post del gruppo Ferrate & Arrampicate. Questa mattina aprendo FB ho visto che il pezzo è stato ripreso in quel gruppo e sta provocando reazioni che definire avverse è un eufemismo.  C’è da rifletterci senza emotività ma con lucida freddezza. Si tratta di atteggiamenti estremi ma sono la punta di un iceberg molto esteso con il quale si devono fare i conti. 

  27. se poi gli enti o chi per loro inculano la gente non posso saperlo

    Beata ingenuità ??

    le ferrate ci sono da sempre

    Bene, facciamo la manutenzione a quelle esistenti. Ma non ne facciamo di nuove, soprattutto opere così deliranti come questa, senza il minimo senso logico,  se non quello della spettacolarizzazione da luna park.

  28. Ok, allora se basiamo il ragionamento sui costi e su quanti ogni anno vengono soccorsi possiamo smantellare buona parte delle ferrate, dalle Marittime alle Giulie… Idem dicasi per la questione sostenibilità, come la mettiamo con la questione impatto dei rifugi? Ogni attività dell’uomo è impattante, ferrate o no

  29. La cosa che più mi lascia basito sono i costi astronomici, praticamente chi ha piazzato la ferrata ha inculato tutti
    facendo il disgaggiatore per cui tt i lavori detti su fune ho lavorato nella sistemazione e rifacimento totale della ferrata del Corno Rat sopra Valmadrera -LC-
    non penso di aver “inculato” nessuno nel svolgere il mio lavoro
    lavoro molto impegnativo e di attenzione per rientrare nelle normative dettate da non so chi
    per me è stato come essere in un cantiere normalissimo dove ci sono delle regole da rispettare e dei disegni da seguire
    se poi gli enti o chi per loro inculano la gente non posso saperlo
    personalmente ho utilizzato le vecchie ferrate del lecchese come allenamento per le grandi montagne
    fare tanto dislivello con poco sviluppo e in poco tempo ha funzionato come preparazione
    le ferrate ci sono da sempre ed ora che sono sistemate (nel lecchese ) sarebbe utile che le persone che ci salgono sappiano che il cavo teso è solo di sicurezza, come una linea vita; in commercio esistono anche dei prodotti che evitano, in caso di caduta, di farsi tanto male
    se utilizzata in modo corretto con gli attrezzi corretti la ferrata può essere un bel modo per salire

  30. 20. Non sono assolutamente d’accordo sulla comparazione spit/cavo di ferrata, ma quoto in pieno l’evidente gonfiaggio dei costi. Ma si sa, in Italia quando paga Pantalone saltano fuori consulenze, e giù nk euri, materiali che neanche l’oro… Ah, la famigerata posta di bob di Cortina intanto è arrivata a 124 milioni di euro, circa 240 miliardi di vecchie lire: con quella montagna di denaro risistemi tutta Cortina, volendo.
     

  31. Detto da uno che le poche ferrate che ha fatto le ha fatte solo come avvicinamento alla falesia perchè l’unico sentiero era quello, non vedo perchè dobbiate rompere sempre i coglioni, oggettivamente non dà fastidio a nessuno mettere 4 ferri su una parete, se è per questo anche gli spit e le catene allora deturpano la montagna… La cosa che più mi lascia basito sono i costi astronomici, praticamente chi ha piazzato la ferrata ha inculato tutti, noi compresi (dato che le tasse che paghiamo si usano anche per ste robe), cioè 65k per fare una ferrata sono cifre che non stanno nè in cielo nè in terra, sono letteralmente dei pezzi di ferro trapanati a cazzo dentro la roccia. Di solito chi chioda le falesie lo fa gratis e ci rimette pure, e il comune assegna 65k di fondi per fare una ferrata? Ma qui siamo tutti matti. Piuttosto spendete 500 euro e risistemate o aggiungete dei tiri nelle venti falesie che ci sono in quella zona nel raggio di 10km…

  32. Luca, visto che abiti ai piedi della Grigna, la Ferrata ai Piani d’Erna, che non è certo recente, è un pessimo esempio di intere placconate coperte di ferri; forse alle Acciaierie del Caleotto avevano enormi surplus di magazzino: uno sfregio alla montagna, penso che su questo tu possa concordare

  33. No Riva, non è corretto, la valutazione dovrebbe essere a parità di peso: puoi infiggere nella roccia il medesimo peso.
    A occhio questa ferrata da solo equivale a tutte le vie attrezzate dell’Ossola…

  34. Voi eliminate ovunque gli spit e i fittoni resinati, e noi lasceremo solo le catene e i cavi, e non dappertutto. Occhio per occhio, dente per dente.

  35. “Chiarito questo farei attenzione alla contrarietà tout court delle ferrate, perché in linea di principio…”
    sono completamente d’accordo a metà con Penotti
    Bisogna stare attenti alle linee di principio, perché fischiare a una donna per strada non è lo stesso che metterle una mano sul culo e non è lo stesso che stuprarla: in linea di principio sono comportamenti che nascono dal medesimo impulso. 
     
    Mi sentirei invece di sponsorizzare una ferrata a Milano City Life…non darebbe fastidio e non incentiverebbe frequentazioni inappropriate

  36. Benassi & Penotti. Quello che dite è vero dal punto di vista visivo. Però le conseguenze sui frequentatori sono diverse. Una via iperspittata implica comunque saper arrampicare e fare le manovre. Quindi seleziona un certo pubblico. In una ferrata ti tiri su. In una ferrata come quella che ho citato al Monte Grona devi saperti anche un po’ muovere con i piedi perché altrimenti arrivi con le braccia brasate se ti tiri solo su. In certe ferrate moderne invece non puoi neppure tentare di usare appoggi e appigli naturali perché le difficoltà sarebbero toste anche per un bravo climber. Tutto è artificiale e gli appoggi sono spesso sostituiti da zanche, scale, cavi….come ho detto selezionano e addestrano operai di Enel distribuzione. Potrebbero essere piazzate anche su uno dei palazzi di Piazza Gae Aulenti a Milano, magari con un bel tibetano tra due edifici con vista adrenalitica sulla piazza. Prima o poi vedrete che qualcuno ci penserà a fare percorsi urbani ferrati da fare magari di sera con aperitivo finale, ad imitazione delle palestre indoor di arrampicata con birreria inclusa. Nulla sarà risparmiato. 

  37. Ci sono piú di 100 ferrate solo in area dolomitica. Trovo privo di senso costruirne altre. L’unica cosa che non possiamo costruire è un ambiente intatto, se ci priviamo progressivamente di questo bene insostituibile con ferrate, impianti a fune o altro, alteriamo l’ambiente in modo definitivo. In montagna si può arrampicare, camminare pedalare, ma la montagna non è un parco giochi che si può modificare a piacere del consumatore. È un ambiente naturale.

  38. Quello che più mi sconcerta e delude è il fatto che pochezza della politica locale, ignorante e ottusa, veda solo in questo la “valorizzazione” . Investono fondi presenti e futuri su progetti immagino costosi, di costosa manutenzione e potenzialmente pericolosi. Qui, poi, si raggiunge un pianoro con baite. Non sarebbe stato meglio un sentiero interpretativo come quello realizzato in Cereda?? Cartelli lungo antichi sentieri che parlano di geologia, botanica, fauna, riti, credenze, leggende, mestieri, storia, accompagnati non solo in ciò che c’è ma che da la chiave e la giusta prospettiva oer capire ciò che c’è quando si andrà dove cartelli non ci sono. Un modo direi intelligente ed economico per attirare un turista buono e giusto. Grazie Gogna per l’appoggio dato in Cereda

  39. Chiarito questo farei attenzione alla contrarietà tout court delle ferrate, perché in linea di principio, la differenza fra una ferrata e le innumerevoli vie, sia monotiri di falesia che vie lunghe, attrezzate a spit, spesso a “nastro” non è così netta. 

    Condivido , ci sono vie d’arrampicata, che sono una smitragliata di spit e fittoni resinati (resinati!!!!) In pratica  delle ferrate senza cavo e gradini. 

  40. L’argomento è scivoloso..
    Personalmente le uniche ferrate che ho percorso sono quelle che sono stato “costretto” a usare in discesa, come ad esempio la ferrata del couloir del porco per scendere dalle vie della punta Udine.
    Chiarito questo farei attenzione alla contrarietà tout court delle ferrate, perché in linea di principio, la differenza fra una ferrata e le innumerevoli vie, sia monotiri di falesia che vie lunghe, attrezzate a spit, spesso a “nastro” non è così netta. Anche qui, attenzione alle nostre contraddizioni, per cui ciò che ci piace o facciamo è permesso, mentre tutto il resto è censurabile.
    Altro aspetto che invece vorrei rimarcare è la sostanziale battaglia di retroguardia di MW. Un conto è una rispettabilissima campagna di sensibilizzazione contro le ferrate, un altro è andare ad appiccicare un inutile striscione che non aggiunge ( o toglie) alcunché a una problematica ben più complessa.
     

  41. “Basta ferrate”, perchè il tutto per tutti è una aberrazione.
    La montagna te la devi guadagnare, faticando e rischiando sulla tua pelle.
    Che senso ha attaccarsi ad un cavo d’acciaio che, come un filo ombelicale, ti trasporta da un punto all’altro, senza farti domande perchè è lui a guidarti e non la tua intelligenza, il tuo intuito.
    Poi queste non sono ferrate, sono solo attrezzature senza nessuna logica, fatte solo per fare del sensazionalismo e per farsi sentire dei ganzi…ma di cosa???

  42. Occorre fermarsi un attimo. Smettere di divulgare il nuovo verbo “Tutto per tutti e dappertutto ”
    In queste immagini c’è aberrazione. 
     

  43. Luca. Sono cresciuto alpinisticamente dove vivi tu e sono d’accordo con te su un punto, confermato anche dalla mia attuale esprienza ligure. L’elicottero vola soprattutto sull’intermedio. I cosiddetti sentieri attrezzati sono a volte un ibrido pericoloso. Qui da me c’è un percorso con catene dove sono stati fatti 22 interventi del SA in tre anni, di cui uno con il morto (un ragazzo di 26 anni). La proposta che hanno fatto alcuni di noi è stata: basta, mettiamo il cavo e un paio di staffe e facciamolo diventare una ferrata con relativi obblighi, poi ognuno si regola. Vietare il passaggio sarebbe un pericoloso precedente verso la deriva proibizionista e tirar via tutto ancora peggio, l’elicottero dovrebbe temo diventare stanziale. Però questo è buon senso mininalista (il meno peggio) ben diverso dalla follia “tibetana” che sta dilagando ovunque. 

  44. “se una ferrata non rovina vie di arrampicata/alpinistiche pre-esistenti perché no?”
    Davide, in realtà io ribalterei la domanda: ma perché dovrebbe esserci una ferrata?
    Altro che più sicure, regolamentate o anche solo catene in più, come vorrebbe Luca.
    Quando per passare devi usare qualcosa che modifica permanentemente un sito naturale, qualcosa di artificiale, stai superando un limite, stai falsando il gioco.
    E, credo io, si deve stare molto attenti, perché le conseguenze sono imprevedibili e a lungo termine

  45. Abito ai piedi delle Grigne lecchesi e frequento la montagna regolarmente. Vi assicuro che l’elicottero giallo del s.a. vola molto spesso e non per soccorrere “ferraristi” ma soprattutto per chi si avventura su sentieri impegnativi senza cognizione di causa. La montagna è frequentate da sempre più  persone, anche inesperta e questo è un fatto. A me fa storcere il naso perché oltre che inesperti son spesso irrispettosi dell’ambiente. Forse “il focus” sulla montagna dovrebbe posarsi su questo aspetto.
    Accetto dunque il parere dei puristi senza condividerlo. Che significa “basta ferrate”? Perché precludere il piacere della montagna a chi è appassionato di questo tipo di attività?Sarebbe meglio dire “basta ferrate insicure” ed anche “regolamentiamo le”.
    Ma in definitiva è meglio mettere una catena in più che far intervenire continuamente il soccorso alpino.
    Infine, che si tiri in ballo come vengono spesi i soldi pubblici nel nostro paese apre una discussione infinita. 
    Ovviamente questa è un opinione personale
     
    Buona montagna (sicura) a tutti

  46. Non sono mai stato un frequentatore di ferrate. Ho solo usato qualche ferrata arrampicabile vicino a casa quando ero senza compagno e volevo mantenere un po’ di allenamento arrampicatorio senza ricorrere alla claustrofobica plastica. Una ferrata che ho molto usato a questo scopo ad esempio è stata la ferrata del Monte Grona sopra Menaggio, con cavo e catena e pochi infissi, un bellissimo spigolo vista lago che sarebbe stata senza attrezzatura un’arrampicata di bassa difficoltà ma di grande bellezza. Però anche con il cavo e senza toccare la catena è ugualmente divertente e si può passare un paio d’ore di facile arrampicata vista lago.   Mi sembra che le nuove ferrate, non solo in Italia ma pure in Svizzera, abbiano  ormai un carattere molto diverso. Sono sempre più spinte, strapiombanti e lisce, e quindi piene di ferraglia e appoggi atificiali. Un ottimo allenamento per gli operatori di Enel Distribuzione che devono salire sui tralicci. In più abbiamo i tibetani, sempre più adrenalinici. Una vera epidemia e rincorsa al record di lunghezza. In Svizzera ho visto di peggio. Di fianco ad  una bellissima via intermedia “Alpendurst” nel Vallese c’è una ferrata che aveva una rete d’acciaio da salire (ora credo smantellata) tipo quelle che si vedono nei film sull’addestramento dei Navy Seals. Ma è davvero quello che vuole il grosso del pubblico intermedio tra escursionismo e arrampicata o è frutto della malsana fantasia degli amministratori locali, aiutati in questo putroppo da seri professionisti della montagna coinvolti nella progettazione e nell’installazione ? Posso comprendere il desiderio degli operatori turistici di offrire qualcosa in più dell’escursionismo ma l’opzione del campo di addestramento dei marines è davvero quello che vuole quella fetta di pubblico che porta consumi e fatturato? Per usare una metafora gastronomica, e’ davvero offrire hamburger modello MacDonalds la strada maestra per sviluppare il business? Ponendo questa domanda lascio ovviamente da parte le mie opinioni (profondamente negative) e cerco di entrare nella logica degli operatori turistici locali. Ma siete sicuri di quello che state combinando gli chiederei. 

  47. Io proprio questo luddismo italico non lo capisco, impatto essenzialmente nullo (avete dovuto evidenziare i cavi nella foto, se no non si vedevano). Implicazioni, di costi, giuridiche etc. ci sono ma penso siano problemi dell’amministrazione locale che deve capire se il gioco vale la candela. Per il resto, se una ferrata non rovina vie di arrampicata/alpinistiche pre-esistenti perché no?

  48. Anche sul tema ferrate, il troppo stroppia. A questo punto dobbiamo fare uno, dieci, cento passi indietro.
     
    Inizialmente, direi 30 anni fa, non vedevo male le ferrate, come ipotesi di un’attività intermedia fra escursionismo e arrampicata vera e propria. Nei dintorni di Briancon, dove bazzico spesso con grande soddisfazione sia d’inverno che d’estate, a cavallo fra anni ’80 e ’90 è esplosa la mania delle ferrate moderne, sportive, su pareti di media montagna, senza necessariamente raggiungere una vera vetta (anzi spesso finiscono nel nulla).
     
    In quel periodo mi ero anche appassionato all’attività (ovviamente sempre con tutti i crismi della massima sicurezza individuale: anche sulle ferrate si incontrano certi cannibali da far rizzare i capelli!) e avevo scritto alcuni articoli con un taglio positivo e promozionale.
     
    Poi la bulimia ha preso il sopravvento. Non c’è località che non abbia voluto la sua piccola-grande ferrata. Si è andati alla ricerca di ipotesi sempre più tirate per i capelli. Ferraglia di ogni tipo piantata a forza. Insomma, si è andato “oltre”.
     
    Ora bisogna tornare indietro. Alla svelta. Nessuna nuova ferrata e, dove si riesce, occorre togliere quelle in essere, specie se con un assurdo uso di mezzi artificiali.
     
    Mi pare la versione “estiva” dei discorsi che facciamo sugli impianti da sci. il “vulnus” per l’ambiente è lo stresso, ha la medesima matrice.

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