Una nuova struttura con l’obiettivo di coinvolgere i soci under 40 nella governance dell’associazione, occupandosi di tematiche relative all’ambiente montano, alla sua frequentazione e alla vita delle Sezioni. Adesioni aperte: https://forms.gle/me4ibrvDS5gRiK6L6
Il CAI istituisce il gruppo di lavoro “Giovani”
a cura della Redazione di caitorino.it
(pubblicato su caitorino.it/news il 23 gennaio 2023)
Il Club Alpino Italiano ha istituito per la prima volta nel 2023 il Gruppo di lavoro “Giovani”, una struttura snella e operativa riservata ai soci dai 16 ai 40 anni che ha l’obiettivo di coinvolgere le giovani generazioni nella governance dell’associazione, per rendere le attività del Club più partecipate, inclusive ed in grado di rispondere ad interessi e aspirazioni di questa fascia di associati.
«Queste giovani donne e uomini sono solo una piccola rappresentanza della fondamentale fascia d’età 16-40 anni della nostra associazione. L’obiettivo che ci dobbiamo porre, come organi dirigenti, sia a livello centrale che territoriale, è coinvolgerli e dare loro spazio adeguato per garantire ad ogni livello attività fatte dai giovani per i giovani», dichiara il Presidente generale del CAI Antonio Montani.
«Le giovani generazioni rappresentano un valore aggiunto, con competenze altamente professionali e qualificate. L’inserimento di queste competenze all’interno della classe politica e degli organi tecnici non potrà che favorire il fiorire di attività e idee nuove per tutto il Sodalizio».
I propositi del Gruppo di lavoro
Il gruppo si propone di favorire la nascita e la mappatura sul territorio di realtà Juniores in cui i giovani, autodeterminandosi, potranno organizzare, gestire e svolgere in autonomia tutte le attività proprie del Club alpino italiano, aggiungendo anche qualcosa di nuovo.
I coordinatori del GdL sono Brigitta Faverio (classe 1991, iscritta alla Sezione di Menaggio) e Stefano Morcelli (classe 1992, iscritto alla Sezione Valtellinese di Sondrio).
«Siamo entusiasti e sinceramente grati per la fiducia concessa dagli organi centrali al nuovo Gruppo di lavoro. Crediamo che questa sarà un’opportunità ineguagliabile per implementare l’esperienza trasmessaci da chi ci ha preceduto nel Club Alpino Italiano con le straordinarie abilità di cui possono essere portatori le socie e i soci più giovani», affermano.
«Il nostro principale obiettivo consisterà nel proseguire il lavoro di riflessione condivisa ed elaborazione partecipata di proposte che abbiamo iniziato al primo “Camp GiovanE CAI” dello scorso novembre, per rendere meglio avvicinabile il nostro Sodalizio alla piena e responsabile partecipazione da parte delle nuove generazioni di alpiniste e alpinisti appassionati».
I tavoli di lavoro tematici
Gli otto componenti del Gruppo di lavoro rappresenteranno inoltre a livello centrale altrettanti tavoli tematici, elencati di seguito, all’interno dei quali verranno sviluppate progettualità tecniche per tutta l’associazione, relazionandosi con gli organi centrali già esistenti:
- Ambiente: idee e iniziative per una politica ambientale del sodalizio;
- Attività: attività outdoor e indoor del Club Alpino Italiano;
- Vita di sezione/politiche sociali: il ruolo del giovane;
- Comunicazione: new media, contenuti e content creator;
- Cultura: giornalismo, editoria, cinematografia e teatro. L’interesse del giovane e l’apporto costruttivo delle proprie competenze;
- Informatizzazione: innovazione tecnologica;
- Scuole: attività del sodalizio all’interno dei poli scolastici e universitari, la figura del giovane attira giovani?;
- Socializzazione: scambio tra i giovani dentro e fuori dal CAI.
«Il nostro impegno arricchirà il confronto anche oltre le otto importanti tematiche individuate, per far crescere con maggior consapevolezza la comunità del Cai, continuando a sostenere la tradizione della conoscenza, lo studio e l’amore per le Montagne e la difesa del loro ambiente naturale, per ulteriori 160 anni», concludono Faverio e Morcelli.
«Ci auguriamo che la nostra associazione risponda con la necessaria apertura alla novità e con un adeguato sostegno nei confronti di socie e soci che stanno conoscendo un ambito inesplorato, con rispetto tra generazioni ed esperienze rese diverse dai profondi cambiamenti sempre in atto nella società. Auspichiamo di maturare e crescere reciprocamente, a piccoli passi, con la convinzione che questi ultimi porteranno lontano, come ben sa chi affronta qualunque cammino tra le nostre meravigliose e difficili terre alte».
Un’opportunità ineguagliabile: il progetto “GiovanE CAI”
Il progetto “GiovanE CAI” ha avuto inizio con l’organizzazione a ottobre 2022 di un Camp con attività in ambiente e momenti di riflessione a Minazzana (LU), sulle Alpi Apuane. Da lì è nata l’idea di costituire un team di lavoro che possa conoscere le problematiche e le necessità che i giovani stessi hanno dentro la comunità del Club alpino italiano.
Sono poi seguite la partecipazione all’assemblea del DAV (il Club alpino tedesco), con il conseguente incontro con la sua Youth commission, e la partecipazione alla Youth commission dell’Uiaa (l’Unione internazionale delle associazioni di alpinismo) a Cipro.
Forte sarà la connessione che il gruppo desidera tenere con le corrispondenti realtà estere, al fine di permettere ai giovani di vivere esperienze culturali e outdoor internazionali. Durante il 2023 saranno previsti due particolari incontri a livello nazionale per tutti i giovani associati: un “Camp GiovaE Cai” invernale e il raduno dei Gruppi Juniores del Cai, che si terrà in concomitanza della Settimana nazionale dell’escursionismo 2023 a Bergamo (23 giugno – 2 luglio).
Adesioni aperte
I soci under 40 interessati a portare il proprio contributo al progetto possono entrare a farne parte compilando l’apposito form online: https://forms.gle/me4ibrvDS5gRiK6L6
Sul canale Youtube del CAI sono disponibili le presentazioni video dei tavoli tematici, realizzate in occasione del “Camp GiovanE CAI”.
8
Per quanto riguarda il mio commento 24 i complimenti al Cai erano relativi all’iniziativa Eagle Team. Per il resto rimango delle opinioni già espresse.
Questa lodevole iniziativa potrà rappresentare il germe per avvicinare giovani alpinisti al nostro vecchio >Cai.
Se si ragiona sempre in termini di quantità e non di qualità lo stato attuale delle cose è perfetto. Non capisco perché il Cai debba avere centinaia di migliaia di associati. Potrebbe averne meno ma più consoni a un club che si chiama ALPINO.
Mi spiace per gli appassionati di polentate varie ma costoro potranno sempre iscriversi a dopolavori vari e club bocciofili . Credo che attualmente la maggior parte dei soci Cai sia di quest’ultimo tipo e un po’ di sfoltimento qualitativo non farebbe male alla dignità di un club che si merita molto più che iniziative populiste e proselitiste.
Sì sì! DETESTO GLI INGLESISMI E GLI AMERICANISMI!
Li detesto nella forma fonetica, ma anche e soprattutto nella sostanza.
I giovani di oggi vanno da McDonald’s (???!!!???) a mangiare HAMBURGER (???!!!???).
Quando io ero bambino/ragazzo, mia madre li prendeva dal macellaio e li cuoceva in casa: da noi si chiamavano “le svizzerine“. Stessa roba, ma semplicità ideologica e costo infinitesimale rispetto a Mc Donnald.
Mutatis mutandis…. considerazioni simili valgono per “inclusione” (nel CAI).
Carlo, a te, di fronte ai biascicamenti all’americana, non viene l’orticaria?
E poi ti ricordo che sei fiero sabaudo. Forse, tra i tuoi antenati, qualcuno addirittura diede la vita per fondare il Regno d’Italia. Magari combatté a Curtatone e Montanara.
Pertanto elimina lo spregevole weekend dal tuo lessico e parti oggi stesso per un sano fine settimana tra le nevi immacolate della splendida Val Maira. Beato te!
https://gognablog.sherpa-gate.com/turismo-bianco-futuro-nero-15/
Dal commento 22 e seguo: ottima iniziativa quella del CAI Eagle Team.
Ottima iniziativa e plaudo al principio, ma mi permetto alcune considerazioni:
1) Spero a che almeno a Bertoncelli venga l’orticaria per l’utilizzo imbecille degli inglesismi, fenomeno che ammorba l’intera società nel suo complesso, ma che da qualche anno sta invadendo il CAI con modalità senza precedenti &e pare inarrestabili).
2) Dalla comunicazione de Lo Scarpone, si evince chiaramente che della iniziativa coinvolge ben 12 (diconsi dodici!) giovani del CAI.
DODICI! Il CAI ha 327.000 soci totali. Se vogliamo accelerare la sostituzione generazionale (e presumibilmente “migliorarla” in termini alpinistici) i numeri umani coinvolti dovranno essere moltiplicati per decine di migliaia rispetto a 12. Mi si obietterà: “certo, ma questo è almeno l’inizio”. Ovvio, per arrivare in cima all’Everest devo fare il primo passo fuori dal Campo Base… ma io sono come San Tommaso: aspetterò almeno 3-400 metri di dislivello sopra al Campo Base (in senso metaforico) prima di gridare in maniera entusiastica all’iniziativa. Cmq nel breve un plauso per l’iniziativa e per Matteo Della Bordella che, portandosi 6 ragazzi nella sua prossima spedizione (così pare), dà un “bel” segnale ai big dell’alpinismo italiano. Se tutti i big o semi-big facessero così, cresceremmo molto più rapidamente: 6 con Della Bordella, 6 con Moro, 6 con Tamara Lunger, 6 con questo, 6 con quello … “Sono gli acini che fanno il vino” diceva mio padre mentre, vendemmiando, recuperava gli acini caduti in terra dalla gerla.
3) Ma qui viene il punto chiave. La pregevole iniziativa Eagle Team (Bertoncelli prenditi un antistaminico contro l’orticaria da inglesismi…) COSA CA…PERO C’ENTRA con il GdL “Giovani”??? E’ evidente che sono due iniziativa autonome e parallele, sennò sarebbero una dentro l’altra (non mi pare aver ravvisato segnali di commistione fra le due).
Inoltre il GdL si incentra sulla filosofia che a me fa venire l’orticaria. Copio dall’intervento 15: “(resto a disposizione di)…chi nei giovani ha davvero speranza e fiducia, per la capacità di trovare soluzioni in modo alternativo ad alcuni dei problemi che pervadono il nostro modo di fare parte di comunità sempre meno solidali verso i nuovo arrivati”
Vedete commistione ideologica fra Eagle Team e questo GdL? Io direi che sono addirittura agli antipodi. L’Eagle Team è restrittivo (se vuoi andare in spedizione con Della Bordella, devi “correre”, mica fai ‘sti ragionamenti…), invece il GdL cerca “soluzioni alternative per i problemi del nostro modo di fare parte di comunità sempre meno solidali “. Non aggiungo altro. Al CAI sono utili 10, 100, 1000 Eagle Team, mentre ‘sta altra roba mi sa tanto di “aria fritta”.
Approfitto per chiarire un punto metodologico e generale: io NON sono assolutamente in polemica con le persone, né con questo “ragazzo” (o con la sua collega di cui non ricordo il nome – si trova sopra nell’articolo), né con la Presidentessa o le componenti della Commissione Pari Opportunità… Sono certo che si tratti di persone TUTTE in buona fede, capaci, convinte della missione che si sono caricate sulle loro spalle. Ci daranno dentro e si faranno dei bei mazzi, nessun dubbio.
Semplicemente io sono totalmente scettico sulla validità delle suddette iniziative in quanto tali, iniziative che considero solo dei “prezzi” che il CAI deve pagare all’attuale società del politically correct. “Ipocritamente” aggiungo, perché i vecchi lupi spelacchiati come me sanno a priori che è solo aria fritta.
Il guaio è che detta aria fritta rischia di comportare un effetto negativo per la vita spicciola del CAI: infatti, l’aria fritta, da un lato NON inciderà minimamente sui trend socio-culturali che muovono il CAI dall’interno (i quali matureranno con i “loro” tempi e NON in conseguenza delle azioni delle suddette Commissioni) e, dall’altro, l’aria fritta comporterà un aggravio burocratico di altra “carta” (che oggi, per fortuna, viaggia in modo informatico via mail, ma sempre “carta” è): vademecum, prontuari, questionarti, moduli da compilare pre attività, moduli da compilare post attività… Insomma una massa aggiuntiva di “rotture” che si aggiunge alla già esistente massa ingestibile di burocrazia che attanaglia il CAI. Moriremo per troppe mail.
Conclusione: altro che “inclusione” (di donne, di ragazzi/e, di soggetti fragili)! Con tutta ‘sta burocrazia galera!), facciamo scappare i soci “capaci”, altro che includerli!
Luca 22, questa si che è una bella cosa!
Ce n’è voluto di tempo ma meglio tardi che mai.
Complimenti al Cai e buona fortuna!
“Dovremmo far capire ai giovani che la montagna è scuola di vita non perché ‘include’ ma perché ti insegna a muoverti in un contesto dove, se sbagli, muori.”
Carlo, ben detto!
@Marcello a completamento del discorso, la notizia è uscita proprio oggi con comunicato stampa: https://www.loscarpone.cai.it/cai-eagle-team-alpinismo-alto-livello-giovani-talenti/
@20 Nel mio 18 riprendo un suo paragrafo del 15. Credo sia quello il tuo riferimento. È uno stile democristiano (io lo chiamo ciellino radical chic) che mi fa cascare i cosiddetti. Non ha fatto nulla di male costui, è quell’impronta che non mi va giù.
Ho proprio sensazione che tutte ste novita’ (la Commissione pari opportunità, questo Gruppo di lavoro…), siano dei prezzi che il CAI deve pagare all’attuale società del politically correct, ma tutti sanno che sarà solo della gran aria fritta. Eppure tutti fanno finta di “crederci” convintamente, perché, ipocritamente, oggi non puoi non fare così.
Quanto a questo ragazzo (sicuramente in buona fede!), se non prendo un abbaglio l’articolo dice che è del 1992, quindi ha 30 anni! “A l’e’ nen propri ‘n fiulin”, diciamo qui nella profonda Sabaudia.
Io ho fatto il direttore della Scuola a 24-26 anni (biennio). A 30 anni ero già un istruttore di blasone, ma “anziano”, niove generazioni gestivano. Inoltte a 30 anni, nel resto della mia vita, avevo già messo su una società professionale ed ero lì che mi stavo sposando, per avere la prima figlia ai miei 32 anni. Ufficio, casa, bollette, moglie, bimba piccola, poi CAI, Scuola scialpinismo, e poi sport in città e ancora interessi culturali, politici, civici… Mi vedi in quel contesto scrivere quel paragrafo del commento 15 da me ripreso nel 18? Altro che tutte ‘ste fisime pseudo sociali-inclusive. Dovremmo far capire ai giovani che la montagna è scuola di vita non perché “include” ma perché ti insegna a muoverti in un contesto dove, se sbagli, muori. L’occhio (in senso metaforico) che tu affini in montagna, ti serve eccome nella vita. Se invece hai sempre Mammettina che pensa a te… ciao bale! (altra espressione in uso nei salotti sabaudi)
Crovella, stavolta proprio non capisco perché tu te la prenda in ‘sto modo.
In primis, da quello che scrive Stefano Morcelli non mi pare proprio che ce l’avesse con te.
In secundis, a parte la caduta di stile sulla “malafede”, non mi pare nemmeno che abbia scritto alcunché di riprovevole…un brodino democristiano e cerchiobottista, magari, ma di certo nulla che faccia trasalire.
D’altra parte da uno che non ha ancora nemmeno iniziato non è che si possa pretendere chissaché!
Le critiche al buon Crovella sono ammesse.
È doveroso protestare quando scrive corbellerie.
Ma non trasformiamolo in un parafulmine. Non accusiamolo di colpe che non ha. Scrive pure cose giuste.
Riprendo da 15
… chi nei giovani ha davvero speranza e fiducia, per la capacità di trovare soluzioni in modo alternativo ad alcuni dei problemi che pervadono il nostro modo di fare parte di comunità sempre meno solidali verso i nuovo arrivati, in un club così grande ed un po’ anziano.
Ma sai che ti trovo incomprensibile? Dove sono tutti ‘sti problemi? “comunità sempre meno solidali”??? Non mi ritrovo per nulla.
Io sono entrato in una Scuola CAI a 15 anni compiuti da poco. Non mi facevo tutte ste paranoie. Pestavo sui pedali e facevo dislivelli su dislivelli, poi discese in sci, poi arrampicate e arrampicate… così sono entrato nel giro “umano”. E come me tuti gli altri coetanei, maschi e femmine. Prime di me, è accaduto lo stesso alle generazioni precedenti e dopo di me alle generazioni successive.
Nel dicembre scorso ho partecipato alle serate inaugurabili della stagione 2022-23 di alcune scuole di scialpinismo del torinese. Ho visto tantissimi giovani, a naso 20-25 anni, sicuramente under 30. Maschi e femmine. Tutti frizzanti di entusiasmo, tutti vogliosi di gare gite, tutti onorati di esser stati presi nei diversi corsi…
A gennaio sono tornato a fare un tour (presentazione del libro) nelle serate delle stesse scuole e, nella platea, ho visto ancor più entusiasmo ed allegria. infatti nel frattempo avevano già fatto una-due gite, o forse addirittura tre, e le giornate insieme in montagna avevano già unito il gruppo, anche fra generazioni.
L’andare in montagna, se piace davvero, “cementa” le relazioni umane: condividi una passione con gli altri. Ovvio che se invece ci si rivolge ad una qualsiasi associazione per cercare (in primis) socialità. e non montagna, allora il discorso cambia, ma forse è questo il punto chiave.
Gli accenni all’inclusione costituiscono la stessa matrice ideologica (a mio parere errata) dell’altro discorso, quello sul versante “femminile”. Il CAI non ha come obiettivo instillare la felicità nei suoi soci (maschi o femmine, giovani o vecchi) e quindi non ha come obiettivo esplicito INCLUDERE. Il CAI deve essere aperto a tutti, giovani vecchi uomini donne, ma il perno dell’attività del CAI è “fare montagna+parlare di montagna+ scrivere e leggere di montagna”, non fare socialità o “includere”.
Può darsi che l’area delle sezioni CAI del torinese, area in cui io agisco, sia molto particolare e senza confronti col resto d’Italia. Io non credo tanto. Ho già spiegato altre volte che, nel torinese (compreso hinterland, la comunità delle persone che ruotano intorno al CAI oscilla sui 10.000 individui e aumenta maggiormente più ampliamo il raggio rispetto a Torino centro. Quindi non siamo quattro gatti.
Ebbene nella specifica comunità CAI come descritta, i giovani io li vedo tuti contenti, felici e allegri di fare montagna e di farla in compagnia, sia fra loro (coetanei) sia con altre generazioni. Mai sentito fare discorsi come quelli (per me incomprensibili) accennati nell’intervento 15. Può darsi che, nel gran numero, anche nel torinese ci sia qualche persona scontenta e mugugnosa: semplicemente giunge alla conclusione che il CAI non è un ambiente adatto alle sue caratteristiche e cambia aria. Tutto lì. In ogni caso si tratta di un fenomeno talmente marginale (nei numeri e nell’importanza) che nessuno si accorge di questi eventuali “insoddisfatti”.
Se piace andare in montagna (nelle diverse forme e ai più disparati livelli di difficoltà), il CAI sarà sempre il luogo privilegiato di incontro con altri. Se la montagna non piace (o non piace come prima “passione”), allora il discorso cambia radicalmente. Ma prima di impiantare tavoli di confronto (?), tutti i giovani del CAI dovrebbero interrogarsi dentro su cosa piace davvero a ciascuno di loro.
Ah tra l’altro, pensa che ho segnalato io l’articolo qui ripreso e proveniente dal Notiziario del CAI Torino… ma dove sta la malafede??? mi sa che sei un po’ fuori strada…
Per curiosità in cosa è stato superato il livello grottesco di malafede.???
Malafede? Cosa c’entra la malafede? Che tornaconto avremmo a esprimerci in malafede? Boh…
Se ti riferisci a me, poi… “tiro” su ragazzi e giovani allievi dei corsi di scialpinismo (in passato anche alpinismo) dagli anni ’80… tutti soddisfattissimi. Non ti seguo proprio. Devi specificare meglio, se vuoi farti comprendere fagli interlocutori. Ciao!
Gentili commentatori,
vi ho letto con piacere nelle vostre risposte e riflessioni, che in alcuni casi hanno ampiamente superato un livello grottesco di malafede.
Resto comunque a disposizione di chi nei giovani ha davvero speranza e fiducia, per la capacità di trovare soluzioni in modo alternativo ad alcuni dei problemi che pervadono il nostro modo di fare parte di comunità sempre meno solidali verso i nuovo arrivati, in un club così grande ed un po’ anziano.
Sarò lieto di confrontarmi con chi ha piacere ad andare in montagna per mettersi alla prova con le difficoltà della natura e trarne insegnamenti utili per la vita, di chi vuole divertirsi conoscendo nuove persone e scoprire la storia scritta da chi lo ha preceduto, di chi pensa che le nuove generazioni possano essere in qualche modo di aiuto anche alle più anziane quando esse fanno fatica a fare qualcosa o capire qualcosa a causa dei grandi cambiamenti tecnologici e sociali in atto
Se avrete voglia di conoscerci, presto leggerete di nostre nuove Iniziative!
Ringrazio Alessandro Gogna per aver ripreso questa notizia, salutandolo e ricordandolo ancora con ammirazione per quella volta in cui l’ho potuto conoscere di persona e mi ha raccontato la storia della sua salita in solitaria alla via dei Francesi sulla Est del Monte Rosa.
A presto, buona montagna a tutti voi
Se nei fatti avevi ragione, dovevi agire nelle sedi appropriate per far correggere le delibere. Non sei riuscito a farlo e questo ti brucia ancora adesso e, per ripicca, parli male del CAI appena puoi (cioè sempre). È sotto gli occhi di tutti.
Ecco che il solito Crovella sempre allo stesso modo trae le sue conclusioni e appioppa definizioni e verdetti definitivi. Ma ci siamo abituati.
Io “sparo” su quello che trovo ingiusto e acconsento silenziosamente quando magari le cose vanno bene, Cai o altro che sia.
Ma tu la fai sempre troppo semplice e manifesti certezze che non fanno altro che sottolineare una visione infantile delle cose che sinceramente andrebbe curata con dei farmaci.
Quelle è la regola generale. Può darsi che certe decisioni siano a volte un po’ “opache”. Se ci sono state delle violazioni esplicite e comprovate, chi è legittimato dalla legge, può agire contro tali decisioni, impugnando ecc. Ci sono regole e tempistiche in merito. Se eventualmente ci si accorge di azioni viziate ma non si fa nulla, è inutile protestare, specie a posteriori e a distanza di tempo.
Sul tuo caso specifico non so nulla e NON VOGLIO sapere. Se avevi ragione tu, non si capisce perché non hai fatto valere i tuoi diritti nelle opportune sedi. Se loro ti hanno “minacciato” di azioni legali, forse non avevi ragione tu, o meglio, non eri in grado di dimostrare oggettivamente le tue ragioni.
Non ti accuso di mala fede, ma la verità processuale (più in generale la verità giuridica) non collima sempre con la verità fattuale. Peccato, però, che in termini giuridici non sia la seconda a esser rilevante, ma la prima.
Stante le pasdate intimazioni che tu hai segnalato, ti suggerisco nel tuo stesso interesse, di non tornare sull’argomento, specie su vetrine pubbliche come un blog, perché, senza accorgertene, potresti fare affermazioni che le controparti useranno contro di te.
Mi permetto solo una considerazione metodologia: ecco spiegato il tuo astio strutturale verso il CAI. L’avevo immaginato che ci fossero delle ruggini dirette, ma non ho mai voluto e non voglio neppure ora entrate nei dettagli. Devono restare cose “vostre”.
Però, è ormai chiaro a tutti che, se nei dibattiti pubblici tu spari sul CAI, non è per effettiva discrasia di vedute, bensì per le ruggini pregresse. Tutto qui.
Il CAI è un ente pubblico e come tale rientra nella disciplina generale, per cui per qualsiasi cosa che intende “affidare” a soggetti terzi deve indire un bando, con tanto di capitolato preciso, tempi di consegna progetti ecc ecc ecc. Poi una apposita commissione ad hoc (che NON sarebbe in ogni caso questo GdL) analizza tutte le proposte partecipanti alla gara e fa la sua scelta.
Quanto di più falso ci sia!
O meglio, forse nel regolamento si dice così ma (e ne ho le prove!) questo nella pratica non viene fatto!
QUESTA AFFERMAZIONE E’ TOTALMENTE FALSA!!!
Il muro di gomma serve a paraculare chi si vuole ma non venitemi a dire che il Cai opera in questo modo.
Crovella hai decisamente le fette di prosciutto sugli occhi.
Non voglio ri-infilarmi in una storia di anni fa in cui il Cai NON AGI’ come avrebbe dovuto (e manco è stata l’unica volta, la storia insegna), perché sono stato minacciato di azioni legali contro la mia persona e non ho voglia di tornare sull’argomento, ma sottolineo: QUELLO CHE AFFERMA CROVELLA NON E’ VERO!
Stendo a trovare punti di interesse comuni tra un quarantenne e un sedicenne, o a definire giovane uno prossimo ai 40.
@8 Infatti: PRIMA devi focalizzare i contenuti (=MONTAGNA) e poi i contenitori. Se procuri solo i contenitori, ma non specifichi come li riempirai, la sensazione è che si possano fare tanti bei contenitori “VUOTI”. al momento pare che si sia focalizzati sulla ricerca dei contenitori, del clima sociale, insomma della “cornice”, ma il “succo” sfugge, almeno per ora, ad una definizione precisa e marcata.
Ciao Marcello, ho sentito che il CAI attuale voglia muoversi e sondare questa possibilità di accademia alpinistica per giovani, sulla scia di ciò che citi tu. Da imitare c’è il DAV ma anche le realtà francesi (i primi a farlo attraverso la Federazione, FFME) e quelle spagnole (https://fedme.es/alpinismo)Crovella, condordo che si debba puntare ai giovani e trasmettere conoscenza di geografia delle montagne e della storia alpinistica (considerabile l’ABC del futuro alpinista), ma per farlo “al passo con i tempi” non vedrei altra soluzione che i social. Un giovane non lo immagino più sfogliare la rivista cartacea del Club. Per sapere che forma ha il Cervino e cosa è successo su quella montagna si affiderà al telefono, guardando l’immagine e leggendo un non troppo lungo contenuto “accattivante”. Ben vengano quindi anche i web content creator se ci si muoverà in questa direzione.
A prescindere dal risvolto “agonistico” (n 6), affidare un compito organizzativo, anche “anaotriale” a dei professionisti terzi non è immediato. Primo perché non è sua volta coerente con i dettami statutari e inoltre, in Italia, non si procede liberamente. Il CAI è un ente pubblico e come tale rientra nella disciplina generale, per cui per qualsiasi cosa che intende “affidare” a soggetti terzi deve indire un bando, con tanto di capitolato preciso, tempi di consegna progetti ecc ecc ecc. Poi una apposita commissione ad hoc (che NON sarebbe in ogni caso questo GdL) analizza tutte le proposte partecipanti alla gara e fa la sua scelta.
Questa è la normativa generale degli enti pubblici, non c’entra il muro di gomma.
Concettualmente, visto che disponiamo di oltre 10.000 istruttori titolati CAI e un’infinità di sezionale ecc, non si capisce perché si dovrebbe ricorrere all’eterno (con tanto di giro d’affari).
Però tutte queste considerazioni travalicano alla grandissima gli obiettivi strutturali del neonato GdL. prima occorre capire bene “cosa” si vuole comunicare ai nostri giovani e poi eventualmente valutiamo ipotetici coinvolgimenti professionali di soggetti terzi. vale per le GA, ma vale anche per webmaster o social media…
Io sono convinto, da sempre, che sia meglio escludere del tutto il coinvolgimento “agonistico” del CAI, sia a livello giovanile che per i soci adulti. Il CAI è un club di amatori, nel senso anglosassone di “spotman”: d’altra parte il CAI è nato su imitazione dell’Alpine Club britannico. Siamo un “club”, non una società sportiva e meno che mai agonistica.
Trovo giusto “pestare” sul pedale dell’andar in montagna (più di quanto si faccia adesso), e anche in modo prestazionale, ma non dobbiamo essere mai una “squadra corse”. Tra l’altro cozzerebbe con il nostro Statuto, che definisce con precisione obiettivi e attività del CAI (art. 1). Pertanto la risposta implicita (“muro di gomma”) che diedero a Cominetti è perfettamente coerente con la natura del CAI.
Aprire una commissione o un gruppo di lavoro è cosa facile. Bisogna capire se poi porta a qualcosa di sostanziale, a risultati effettivi, costanti e duraturi. Mi auguro che il Cai esca dalle sue complicatissime maglie burocratiche e riesca a rinnovarsi almeno un po’. Ci spero sempre, ma dopo anni di esperienza dubito.
Concordo al 100% con Cominetti. Restare fuori dal mondo arrampicata sportiva vuol dire rinunciare a un enorme contributo che i giovani possono dare al nostro Club. A mio avviso uscire dalla IFSC non è stata una buona scelta considerato poi che tutti i Club della cerchia alpina ( e non solo) ne fanno parte. Spero che il nuovo PG ci metta una pezza.
Iniziativa assolutamente ammirevole, di cui ero a conoscenza da tempo. Data la mia strutturale concezione, in base alla quale considero prioritario il “lavoro” sui giovani del CAI (come quello che si fa su i pulcini delle società di calcio), mi metterò a disposizione, qualora il CAI Centrale avesse piacere di utilizzare la mia lunga esperienza in merito. Se avverrà, bene!, se non avverrà, non mi offenderò, significa che il CAI ritiene che ci siano risorse più adatte di me.
Detto ciò e ribadendo ancora che si tratta di una inizuativa da apprezzare, ho il timore che tutte queste nuove “Commissioni” e/o gruppi di lavoro siano in realtà delle “foglie di fico”, attraverso le quali il CAI si presenta (specie verso l’esterno) il più adeguato possibile ai canoni della società politically correct. Ma poi tutte queste iniziative (alla fin fine) si risolvono in gran “aria fritta”, come avviene da che mondo è mondo per tutte le commissioni “politically correct”.
Un esempio per GdL? Ci sono ben OTTO (!) tavoli tematici, tutti interessantissimi, peccato che manchi quello FONDAMENTALE per un CLUB di alpinisti.
Cioè la MONTAGNA (e l’alpinismo/scialpinismo nello specifico).
Le domande che in CAI deve prosi sono: i nostri giovani sanno “riconoscere” il Cervino, il Monte Bianco, il Monviso? Sanno chi fossero Bonatti, Cassin, Gervasutti? Sanno dove si trova la Capanna Margherita, il rifugio Brentei, o la Capanna Marinelli?
Un club di alpinisti su queste nozioni di base di deve basare e quindi questo imprinting deve marchiare a fuoco nei suoi giovani, se vuole che detti giovani siano, domani, dei proficui soci, quando saranno adulti.
Poi può venire tutto il resto, dai “new media” ai “content creator” (???!???), ma cose come queste non sono specifiche di un Club di alpinisti (o almeno di “appassionati di montagna” che è già una versione edulcorata del Clud di alpinisti).
Cmq, anche ben prima dell’istituzione di tale Gruppo di lavoro, io da decenni “parlo” con i giovani ( in primis quelli della mia area geografica, ovviamente), per esempio durante le uscite o le lezioni teoriche delle scuole CAI o in conferenze ed happening specifici, e li vedo davvero “famelici” di nozioni e di contenuti alpinistici e/o di montagna. “Sfamiamoli” di quello, prima che del resto!
Il resto verrò di conseguenza. Invece se passiamo direttamente al resto, saltiamo le nozioni chiave per i nostri soci di domani.
Come sempre il Club Alpino Italiano pensa di attirare i giovani con attività bocciofilo-filateliche.
Il DAV e il CAF per i giovani hanno squadre di alpinisti sia maschili che femminili, allenati da guide alpine di enorme esperienza la cui partecipazione è ambitissima e costituisce il fiore all’occhiello dell’associazione.
Il DAV ha il suo sotto-Club Summit Club che è un’agenzia viaggi che propone ai soci ogni tipo di attività in montagna in praticamente tutti i paesi del globo.
Nei primi anni 2000, quando ero titolare assieme ad altri soci di un tour operator che organizzava trek e spedizioni in giro per il mondo, avevo presentato un progetto al Cai per fare delle cose simili qui in Italia e trovai il famoso muro di gomma…
Nel senso che non ottenni nepourr la minima risposta. Ne parlai personalmente con l’allora presidente Annibsle Salsa (uomo colto, sensibile e di apertura rara se raffrontato alla media degli altri presidenti degli ultimi 30 anni) che mi disse che lui contava ben poco e che doveva fare quello che gli dicevano a Milano i vecchi nella stanza dei bottoni ben attaccati alle loro careghe.
Secondo me quest’iniziativa del Cai potrà interessare dei giovani già vecchi per mentalità ma non potrà mai ambire a un Cai per i giovani.
Chi idea queste cose cosa avrà fatto quando era giovane nella sua vita?
Woodstock o l’oratorio?
Si attende con trepidazione la moratoria crovelliana, prepararsi all’urto, palladipongo in arrivooooo.
Per favore, quando esistono usiamo le parole della lingua italiana. Grazie.
“Governance in italiano è più propriamente il governo, la gestione, l’amministrazione o l’insieme delle regole, principi, protocolli e procedure del governare, amministrare e gestire, quindi il sistema di governo la governabilità (anche i dirigenti, la classe dirigente e le loro regole).”
Vedi il sito aaa.italofonia.info.