Il cielo sopra di noi
di Beppe Beppeley Leyduan
(pubblicato su https://camoscibianchi.wordpress.com/2018/11/11/il-cielo-sopra-di-noi/www.camoscibianchi.com%20 l’11 novembre 2018)
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
In discesa sul sentiero n. 332A a 1330 metri circa di quota
“Gli alberi sono le colonne del mondo, quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi (Detto dei nativi americani)”.
Il cielo è caduto sopra la Val Grande di Lanzo durante la tempesta dello scorso 29 ottobre, quella che ha abbattuto centinaia di migliaia di alberi in Trentino.
Il giro escursionistico ad anello Bonzo 975 m – Alboni 1384 m – Mea 1526 m – Bonzo, lungo i sentieri 322 e 322A, non è più percorribile, in particolare sul 322A dove moltissimi alberi, soprattutto larici ed abeti, sono crollati devastando il tragitto.
Già il primo tratto del giro, l’itinerario 322 Bonzo – Alboni – Mea (un percorso bellissimo con le sue mulattiere di pietre immerse nei boschi del versante sud della Val Grande di Lanzo), è interrotto in quattro punti che obbligano l’escursionista a deviare affrontando disagevoli tratti fuori sentiero (le foto che seguono sono state scattate il 10 novembre).
Sentiero 322 a 1050 m circa salendo da Bonzo, frazione del Comune di Groscavallo in Val Grande (dopo dieci minuti di marcia)
Sentiero 322 a 1120 m circa. Albero che obbliga a deviare dal sentiero andando verso sinistra (foto).
Sempre sul sentiero 322. Siamo a 1240 m subito dopo esserci lasciati alle spalle la borgata Mogliasso 1213 m. Qui l’albero è caduto proprio sulla mulattiera con i suoi muretti in pietra. Terza interruzione.
Sentiero 322 a 1350 metri di quota, poco prima di arrivare agli Alboni 1384 m. Qui un’altra foto
Da questo punto in poi non incontreremo altri ostacoli sui sentieri, nemmeno su quello tracciato in blu su questa mappa, alternativo alla pista, immerso nel bosco e che conduce a Mea; qui il post di riferimento. A dire il vero ci mette un po’ in allarme l’ordinanza del Comune di Groscavallo che abbiamo trovato agli Alboni con cui si avvisa delle operazioni di rimozione degli alberi sulla strada per i Rivotti (qui la foto).
Il tratto di sentiero Mea – bivio per il 322A (facente parte del 323) è interrotto da un grosso abete rosso, caduto proprio poco prima del bivio per Bonzo (cartelli).
La situazione più drammatica e sconvolgente è sul sentiero 322A, in particolare dopo le cascate del Rio Unghiasse che si trovano a sinistra scendendo (1400 m circa). Da questa quota il percorso, oltre ad essere cosparso da un’infinità di rami spezzati dalla furia del vento, è severamente compromesso, essendo devastato dal crollo di grossi alberi. Con grandi difficoltà, e con qualche rischio di troppo, abbiamo tentato di proseguire verso Bonzo ma a 1300 metri ci siamo dovuti arrendere di fronte ad uno scenario apocalittico: la traccia si dissolve in un groviglio impenetrabile, con numerosissime piante cadute che sbarrano il percorso rendendo l’ambiente estremamente selvatico e repulsivo.
In discesa verso Bonzo sul sentiero 322A. Tentiamo di chiudere il giro ad anello ma ben presto arrivano i primi ostacoli. Siamo a 1420 metri di quota ed iniziano le acrobazie
L’abete appena scavalcato visto da valle
Subito dopo pochi minuti incontriamo altri alberi caduti sul sentiero (molto pericolosi i rami spezzati che spuntano dai tronchi).
Tentiamo di proseguire ma siamo sempre più demoralizzati perché continuiamo ad incontrare alberi che ci sbarrano il cammino e ci rallentano. Ecco la situazione dopo altri cinque minuti di marcia.
Proseguiamo ma perdiamo sempre più le speranze di arrivare a Bonzo con questo itinerario. Un duro colpo alle nostre motivazioni arriverà ben presto. Siamo a 1335 metri di quota e a pochi passi dalla foto precedente. Qui siamo obbligati ad evitare l’ostacolo scendendo su ripido percorso fuori sentiero.
Riusciamo a proseguire, pur incontrando altri alberi crollati, per altri dieci minuti circa fino a quando non ci imbattiamo in una selva impenetrabile.
1300 metri circa di quota. Sembra un larice facilmente superabile ma quando ci avviciniamo ci accorgiamo che questo albero fa parte di una numerosa serie crollati sul sentiero 322A
Notate, oltre le foglie, i numerosi tronchi che giacciono sul sentiero. Un’ecatombe di alberi che hanno di colpo fatto scomparire un itinerario escursionistico molto bello. Per noi finisce qui il sentiero 322A.
Stanchi e demoralizzati, decidiamo di fermarci qui e di rientrare ripercorrendo il tragitto dell’andata. Pensiamo soprattutto ai pericoli a cui potremmo andare incontro se ci ostiniamo ad avanzare e al tempo che dovremmo impiegare per cercare una via alternativa con cui uscire da questo labirinto, magari fallendo nell’intento. L’unica soluzione per rientrare a valle è quella di rifare all’indietro il percorso dell’andata con i suoi ostacoli
Per rendere comprensibile la dimensione del danno, pensate che per perdere solo 200 metri di quota ci abbiamo impiegato un’ora (un escursionista mediamente allenato, su un sentiero in condizioni ottimali e a pendenza costante, in un’ora perde circa 500 metri). Per arrivare a Bonzo, e terminare così l’escursione, avremmo dovuto perdere ancora 300 metri. Col sentiero in buone condizioni, il tempo impiegato a scendere dal bivio dopo Mea è di un’ora circa.
Lo spaesamento provocato dalle devastazioni è palpabile e ben presto si tramuta in un profondo sentimento di tristezza, smarrimento ed impotenza di fronte ad una fase perturbata tra le più intense, complesse e rovinose da molti anni, a causa della profonda depressione “Vaia” che ha colpito l’Italia tra sabato 27 e le prime ore di martedì 30 ottobre 2018 (da Nimbus http://www.nimbus.it/eventi/2018/181031TempestaVaia.htm).
Non ci era mai successo di doverci ritirare da un’escursione a causa di alberi caduti e non abbiamo mai visto nulla del genere sulle Alpi. In qualche modo, magari con qualche tribolazione, eravamo sempre riusciti a progredire, superando qualche pianta che sbarrava il percorso (normali crolli causati dalla vetustà, neve o vento, soprattutto föhn nelle Valli di Lanzo).
Ora siamo molto preoccupati pensando a tutti gli altri sentieri nei boschi delle Valli di Lanzo. In che condizioni saranno? Ci inquieta molto soprattutto pensare ai giri ad anello che possono diventare una trappola se sono impraticabili quando si è quasi giunti a chiudere il giro, magari dopo aver camminato molte ore: in questo caso tornare indietro significa affrontare un’altra escursione con il rischio di imbattersi nel buio, soprattutto in questa stagione con poche ore di luce.
Per questi motivi, invito tutti gli escursionisti ad informarsi preventivamente sulle condizioni dei sentieri (le migliori “banche dati” sono le sezioni CAI o il Soccorso Alpino), prestando molta attenzione ai giri ad anello che si sviluppano in aree boscate.
Il nostro giro, interrotto forzatamente a 1300 metri sul 322A, è diventato un rientro a Bonzo percorrendo all’indietro il cammino fatto. Una giornata grigia, umida e molto triste, con tante domande che scivolano sulle nebbie avvolgenti i pendii.
Mentre cammino penso a tutto ciò che un sentiero contiene: la fatica di chi l’ha voluto e poi l’ha manutenuto, la gioia di chi lo percorre, il senso di appartenenza ad un territorio alpestre e la sua identità, le connessioni col tempo cronologico (la storia delle genti alpine), il godimento del paesaggio, gli odori del bosco, la vita che si incontra, la condivisione con gli amici del CAI, lo sviluppo del turismo escursionistico… E subito emerge un profondo ed enorme senso di perdita.
Abbiamo percorso le montagne con ogni tempo ed in ogni condizione. Leggendo i bollettini meteorologici e nivologici, sovente riusciamo ad immaginare le condizioni della montagna dove andremo a fare le nostre escursioni. Negli anni ci siamo presi il vento, la pioggia, le tempeste, la neve, la grandine… ma mai ci era capitato di camminare tra innumerevoli cadaveri distesi su di un sentiero. Fatichiamo ad immaginare quale violenta manifestazione meteorologica abbia provocato questo scempio, anche dopo aver letto il resoconto di Nimbus.
Tutta questa desolazione sembra un grido d’allarme del pianeta, un avviso importante agli uomini indifferenti ai cambiamenti climatici che loro stessi contribuiscono a determinare.
A pochi minuti di marcia da Bonzo sul sentiero 322 delle Valli di Lanzo
Poco prima di Bonzo, dopo aver aggirato un albero che ci sbarra la via, arriva la ciliegina sulla torta di questa pessima giornata. Sentiamo alle nostre spalle un boato che ci fa sobbalzare. Quando voltiamo le spalle non crediamo ai nostri occhi: un gruppo di motociclisti sul sentiero si arresta davanti alla pianta sdraiata che ostacola le loro acrobazie. Ne contiamo almeno quattro. Gridando, li ammonisco che è vietato girare in moto sui sentieri e che sono solo dei deficienti stante anche le condizioni disastrose di questo sentiero. Ma anche se fosse stato perfetto, il Piemonte vieta ai mezzi motorizzati di percorrere i sentieri.
Così chiamo immediatamente i Carabinieri del Comune di Ceres che mi diranno che possono solo mandare qualcuno alle partenze dei sentieri del Comune di Groscavallo, sulla strada provinciale, e che però non sono in grado di risalire i sentieri perché non attrezzati.
Ma i Carabinieri Forestali, voluti dal Governo Renzi, dove sono?
Poco prima dell’arrivo delle moto, proprio su questo tratto di sentiero, attraversato da alcuni rii che favoriscono l’umidità dell’ambiente, abbiamo incontrato con gioia alcune bellissime salamandre pezzate. Che fine avranno fatto dopo il passaggio delle moto? La presenza di questi anfibi è un importante indicatore della qualità dell’ambiente alpino ed è inaccettabile che delle moto vengano a devastarlo, sporcarlo, inquinandolo sia con i gas di scarico che con il rumore! L’habitat prediletto di una salamandra, così come di tanti altri esseri viventi, non deve diventare una pista da motocross! Ma cosa hanno nel cervello questi esseri umani?
Chi sorveglia il patrimonio forestale, ambientale ed escursionistico della Regione Piemonte, soggetto ai devastanti impatti dei cambiamenti climatici determinati dalle attività umane? Patrimonio fragilissimo e bisognoso di estreme attenzioni affinché il cielo non cada definitivamente e irrimediabilmente su di noi.
Invitiamo tutti gli escursionisti che amano e frequentano le Valli di Lanzo a segnalare i sentieri interrotti dal crollo degli alberi documentando il tutto con foto e annotando anche la quota e il numero del sentiero (che si dovrebbe sempre conoscere: basta consultare le carte escursionistiche). La mail da utilizzare è questa: info@cailanzo.it.
Grazie.
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