Il corso trad nel Vallone di Sea

Il corso trad nel Vallone di Sea
di Gian Piero Porcheddu
(pubblicato su caitorino.it il 20 settembre 2021)

Dopo un anno di fermo dall’ultimo corso trad, causa CoViD-19, eccoci: finalmente riparte l’attività della Scuola Gervasutti.

Il corso di arrampicata trad al raduno “Valli di Lanzo in Verticale” nel vallone di Sea, è diventato un appuntamento fisso e con piacere il 4 settembre 2021 ci si ritrova tutti nella minuscola piazza di Forno Alpi Graie per ripetere questa piccola avventura.

I soliti ritardi, il solito appello, le solite dimenticanze, allievi e istruttori in questo se la giocano e in più si aggiunge la complicazione di dover compilare la modulistica prevista dal CNSASA per i corsi in tempi di CoViD-19, ma l’organizzazione minuziosa di Tachi non fa una grinza e tutto procede perfettamente.

Alla fine ci siamo; si parte con le comunicazioni di rito fatte dal buon Sergio che rammenta in poche parole il posto in cui siamo – perché un minimo di storia fa sempre bene, altrimenti sembriamo la gita sociale al parco giochi – la difficoltà del trad che ti può fregare anche se in falesia fai il 7c+, il materiale che ti serve per iniziare (nonché le pratiche per aprire un mutuo necessario a comprarlo!) e l’organizzazione di questi due giorni che saranno scansionati anche dal previsto temporale pomeridiano.

Andiamo alla Torre di Gandalf che è a sud e sembra asciutta: 4 postazioni dove illustrare il posizionamento di friend e nut, come attrezzare una sosta, come si mettono e tolgono i chiodi, tecniche base per l’arrampicata in fessura.

Ogni anno a turno ci prendiamo una mezz’ora di corso per andare a vedere la postazione del mitico Ugo; è lì dove si battono i chiodi e si tenta di levarli con la catena, anche se sembra una cosa facile è già tanto se nessuno si rifà il setto nasale. Poi ci sono le storie e gli aneddoti di Ugo che sono un capitolo a sé. Quest’anno ci dice che il suo mitico martello è stato “rivitalizzato” perché si era consumato a forza di battere chiodi sulle vie. Ci pensate a consumare la testa del martello a forza di battere chiodi? Rinunciamo a chiedergli quanti ne avrà messi.

La prima giornata se ne va con gli allievi che arrampicano i primi tiri delle vie vicine, mettendo e togliendo friend e nut posizionati dagli istruttori e cercando di capire quale sia la protezione migliore, il tutto da secondi perché dopo la prima protezione capiscono che arrampicare sul trad è tutta un’altra storia.

Quasi a confermare le raccomandazioni della mattina del direttore Sergio, ecco che l’elicottero del soccorso 112 ci passa sulla testa, sorvola le pareti davanti a noi e poi alla fine recupera una barella. Sapremo, poco dopo, che è Federica Mingolla (una tra le più forti arrampicatrici a livello mondiale che ha al suo attivo molte vie trad ABO) che, lo sapremo poi dopo, ha fatto un brutto volo infortunandosi non poco. Ecco la dimostrazione che le parole di Sergio non erano un semplice spauracchio, ma la dura e amara verità.

Secondo giorno
La pioggia della sera e della notte ci inducono a ritornare sulla parete di ieri. Il Direttore forma le cordate e tutti gli allievi possono contare su un istruttore “ad personam”, cosa di non poco conto su questo genere di arrampicata.

Ci dobbiamo distribuire per bene sulle 4/5 vie alla portata degli allievi, così da non disturbarci, ma nel contempo dare un’occhiata vicendevole agli stessi.

Si sale. Ogni Istruttore con il proprio allievo: sono molto curiosi, e fanno molte domande, che vengono puntualmente soddisfatte dagli Istruttori, d’altronde rispondere è uno dei compiti dell’istruttore. Alcuni faticano a salire le fessure intasate di friend, ma alla fine superano gli ostacoli e non lasciano nessun amico incastrato.

Tiro dopo tiro, le cordate in coda arrivano all’ultima sosta, e per mantenere il distanziamento alcuni salgono in punta alla parete al sole e alla cengia dove godersi il panorama prima che arrivi il solito temporale. Due o tre doppie e tutti sono a terra a commentare le proprie salite, stanchi e felici di aver trascorso una giornata secondo le aspettative. Abbiamo rispettato tutti i tempi, anche quello dell’arrivo in piazza per dedicarci a birre e patatine consolatorie prima dell’ appuntamento con la signora pioggia.

Il corso è finito, un breve commento finale di Sergio e Claudio che ripassano le due giornate e che ripetono di non lanciarsi, dal prossimo weekend su vie come quelle fatte oggi, di puntare a vie che abbiano spit e fessure, così da provare e riprovare, senza farsi male. Perché alpinista che torna e torna sano, è alpinista buono per la prossima volta.

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Il corso trad nel Vallone di Sea ultima modifica: 2021-11-20T05:39:00+01:00 da GognaBlog

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5 pensieri su “Il corso trad nel Vallone di Sea”

  1. Chi mi spiega che cosa è un corso trad (Tradizionale?): una corso notrad presuppone che gli Istruttori prendano a calci gli Allievi?                                               E quel tizio con almeno 15 Kg di ferraglia appesa in vita, che cosa ne fa visto che si tratta di una uscita di una Scuola?                                                                                  Un afffettuoso saluto ai vecchi amici Aruga e Crovella dallo stravecchio  Renzo Stradella                                                                                                        
     

  2. Perché alpinista che torna e torna sano, è alpinista buono per la prossima volta

  3. Successe lo stesso con lo sci che a un tratto si chiamó sci fuoripista (o freeride) perché la più parte delle persone identificava quella pratica con lo sci su pista battuta. È una questione di nomi. Per fortuna le valanghe cadono ancora e la roccia in caso di impatto non si è per nulla ammorbidita.

  4. Tutto molto bello ma perche’ chiamarlo trad? Non e’ come si sale da sempre una via mettendo dadi e friend? Mi perdo qualcosa?

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