Il disagio delle sezioni venete – 2
Ricordiamo che, in questo post, riaffrontiamo la questione, già ampiamente esposta, della presunta cattiva gestione amministrativa delle scuole di alpinismo del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, nel periodo 2003-2011.
Per meglio comprendere quanto più sotto esposto sarebbe necessario avere letto i seguenti post:
12 maggio 2015: https://gognablog.sherpa-gate.com/la-vicenda-doglioni-parte-1/
13 maggio 2015: https://gognablog.sherpa-gate.com/la-vicenda-doglioni-parte-2/
31 agosto 2015: https://gognablog.sherpa-gate.com/il-disagio-delle-sezioni-venete-1/
Ricordiamo anche che il taglio che vogliamo dare a questo reportage-inchiesta è quello dell’evidente e ormai datato disagio che una buona parte di soci, socie e sezioni del CAI del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia hanno sofferto (e soffrono tuttora).
La vicenda Doglioni-Callegarin, da noi ampiamente documentata, si era consumata attraverso tre passaggi fondamentali: la radiazione dei due soci (13 luglio 2012), la sospensione del provvedimento (16 luglio 2012) e infine l’archiviazione (12 gennaio 2013). Le cavillose motivazioni della sospensione del provvedimento avevano suscitato un vespaio, un brusio di migliai di voci: e il cammino legale per la totale riabilitazione di Doglioni e Callegarin non era ancora sfociato nella definitiva archiviazione del provvedimento di radiazione, nonostante fosse in corso la limpida indagine del direttore del CAI, Andreina Maggiore (sarà consegnata il 18 settembre 2013). Alla mozione del 6 ottobre 2012 del GR Veneto segue, praticamente congiunta, quella del 10 ottobre del GR Friuli-VeneziaGiulia. Ecco la delibera in comune, fornitami da Alessandro Camagna e Maurizio Della Libera, relativa ai fatti in questione. A causa di queste due mozioni il disagio della base è in via di veloce tracimazione.
La delibera recita:
“I componenti del CDR del Veneto nel corso della seduta del 6 ottobre 2012 e i componenti del CDR del Friuli Venezia Giulia, nel corso della seduta de 10 ottobre 2012,
preso atto
del contenzioso nato in seno alla CISASA VFG tra l’attuale presidente Antonello Puddu e gli ex Presidenti Massimo Doglioni e Maurizio Callegarin in merito alla gestione finanziaria ed alla rendicontazione relativa al 2010 e al 2011; ritenendo doveroso da parte loro il mantenimento di imparziale obiettività di giudizio, di equilibrata equidistanza tra le parti in contenzioso e di fiduciosa attesa nelle corrette conclusioni dell’accertamento in corso;
non potendo esimersi dal considerare o risvolti e le conseguenze del procedimento disciplinare avviato dal CDC nei confronti del due soci, ma ritenendosi al contrario impegnati a garantire eque opportunità per entrambe le parti, compresa quella accusata d’illecito, trattandoci di Soci CAI, almeno fino alla conclusione dell’accertamento, e non di comuni delinquenti,
rilevano che:
la forma che tutti hanno visto applicata per addivenire alla prima sentenza, rappresenta tutto tranne che una corretta e civile procedura. Invece di cercare le motivazioni attraverso un sereno e progressivo accertamento con i soggetti accusati, trattandosi di due INA ex presidenti di Commissione ed ex direttori di scuole, ed uno di loro anche Consigliere Centrale in carica, il CDC, si è pronunciato sulla base di un impianto accusatorio da inquisizione seguito da sentenza di condanna e pubblicazione nell’albo pretorio.
Allo stesso tempo si chiedono perché il delegato del CDC abbia incontrato più volte i Presidenti delle Commissioni Puddu e Dalla Libera e mai si sia preso la briga di chiedere una spiegazione o un chiarimento de visu a Doglioni e Callegarin prima di accingersi a confezionare un così pesante impianto accusatorio. Ritengono vi sia stata una grave omissione di consultazione delle parti interessate, un palese sbilanciamento che comporta una inequivocabile incompletezza del quadro accusatorio e quindi la mancanza di obiettiva imparzialità nella formulazione del giudizio finale.
Per quanto riguarda i Presidenti di Commissione Puddu e Dalla Libera, al di là della mancanza di fiducia dimostrata nei riguardi del GR che, per contribuire al chiarimento delle irregolarità denunciate, si erano immediatamente messi a completa disposizione, esiste fin dall’inizio, tra le altre questioni, l’omissione di consegna ai CDR Veneto e Friuli Venezia Giulia dei documenti più volte richiesti. Questi documenti, negati alla disponibilità dei CDR, sono stati invece prontamente consegnati al CDC. E’ quindi evidente la volontà di Puddu e Dalla Libera di evitare il chiarimento in loco e la mediazione dei presidenti di GR, escludendo il territorio per poter meglio colpevolizzare i soggetti inquisiti condizionando la capacità di giudizio e la prudenza procedurale dell’intero CDC.
A queste azioni sono seguite lettere ad hoc, come quella del 10 luglio, lettera contenente anche palesi menzogne (tre giorni prima dalla sentenza poi annullata), lettera in cui vengono accusati con linguaggio surrettizio i componenti e il segretario del CDR Veneto di manipolazione deo documenti della CISASA VFG. Nel frattempo “qualcuno” della Commissione Centrale si è preso la briga di telefonare al socio Callegarin per dirgli di stare tranquillo in quanto la sua posizione non sarebbe stata toccata se avesse collaborato. Il fatto sembra evidenziare in maniera inoppugnabile l’esistenza di un preciso disegno, dietro all’intera vicenda, architettato con secondi fini persecutori.
E’ nota anche la successione di riunioni indette da Puddu con la CISASA e i direttori delle scuole VFG, per parlare di programmi ma, nel contempo, esporre i crimini del soci Doglioni e Callegarin con dovizia di particolari amplificati, mentre Dalla Libera afferma che la radiazione era confermata, non annullata, e che la sua esecutività era solo questione di cavilli burocratici. Tutte queste notizie si sono propagate nelle Scuole e nelle Sezioni con un teatrino di menzogne e vigliaccherie che hanno portato la CISASA VFG allo sbando, scavato divisioni e dimissioni, disseminando ovunque sfiducia e sospetti.
Inconcepibile e sconcertante, in palese contrasto con qualsiasi minima regola di rispetto della privacy su un tema cosi delicato, risulta il fatto accaduto nella prima quindicina di settembre: la pubblicazione nel sito www.cai.it degli atti relativi al procedimento disciplinare in corso. Digitando il nome di uno dei due soci accusati apparivano pubblicate fino a 36 cartelle con tutta la documentazione cosiddetta “riservata”.
I componenti del CDR del Veneto e del Friuli Venezia Giulia non possono non partecipare all’amarezza dei due soci colpiti da un provvedimento viziato nell’iter procedurale, la cui delibera, anche se poi annullata, resterà negli anni iscritta all’albo del Club Alpino italiano, destinatari di una dichiarazione di colpevolezza prima di essere stati ascoltati, condannati alla radiazione per poi con successiva delibera vedere annullato il precedente provvedimento per dare avvio a una regolare procedura.
Intanto le conseguenze del marchio della colpevolezza decretata in prima battuta si sono sparse ai quattro venti, sono arrivate alle sezioni, alle loro famiglie, sul posto di lavoro. Il discredito e la privazione di credibilità hanno intrecciato le vicende personali con le relazioni e le attività promosse dal CDR Veneto in convenzione con gli Enti pubblici, come ad es. la Regione Veneto per Expo Dolomiti, UNESCO, Villaggi Alpinistici, Connessione banda larga rifugi, Defibrillatori e corsi per rifugisti, Montagna Amica e Sicura con estensione alle scuole, ai contributi alla sentieristica, alle commissioni tecniche e alle sezioni.
Per tutto quanto sopra esposto i componenti del CDR del Veneto e del Friuli Venezia Giulia
esprimono
– Stupore e contrarietà per un provvedimento tanto grave, che ha destabilizzato tutto il tessuto CAI del nord-est, procedimento sommario nelle conclusioni, poi smentite senza precedenti nella storia del Sodalizio, non rispettoso delle norme né delle buone prassi interne a un’associazione come il CAI, ma soprattutto della dignità di persone che hanno lungamente operato, e che, malgrado tutto, continuano ad operare, all’interno delle proprie sezioni, delle strutture tecniche territoriali e perfino degli organi centrali, distruggendone la dignità, prima ancora di aver formalizzato dei precisi atti accusatori, con un giudizio di colpevolezza e un provvedimento di estrema gravità, annullato dopo che la sua adozione era stata divulgata e portata a conoscenza di tutto il corpo sociale.
– Sconcerto per i metodi sbrigativi con cui il CDC è addivenuto a un primo giudizio di colpevolezza e alla decisione del provvedimento di radiazione, senza prendere in considerazione l’ipotesi di approfondire la disamina degli atti tramite convocazione, audizione e discussione delle risultanze con i diretti interessati e con i presidenti del GR di appartenenza, e senza una formale contestazione degli addebiti.
– Preoccupazione per il danno d’immagine che si ripercuote inevitabilmente sulla reputazione dell’area veneto-friulana-giuliana, costituita da oltre 70.000 soci e quasi 90 sezioni, delle cariche sociali che la rappresentano, della capacità operativa delle sue strutture tecniche, compromettendo al suo interno rapporti di fiducia, di armonica intesa e di collaborazione interpersonali costruiti in decenni di attività, frutto di lavoro di generazioni di appassionati alpinisti, di validi istruttori, di soci dediti con purezza d’intenti alla diffusione dei valori del Club Alpino Italiano.
– Riprovazione per l’immediata divulgazione del provvedimento disciplinare, ora annullato, ma con mancata comunicazione diretta agli interessati, a fronte della illegittima divulgazione tra gli organi tecnici referenti che nel giro di due giorni avevano già provveduto a depennare i nomi del due istruttori dall’albo della scuola interregionale e, nel caso di Callegarln, dalla composizione della CISASA, fatto gravissimo, che comporta precise responsabilità in quanto ha alterato equilibri, rapporti fiduciari e sociali, credibilità, tra il corpo sociale dei GR VFG.
– Condanna per il modo in cui il presidente della CISASA VFG Antonello Puddu, i vari componenti la commissione, il presidente della CNSASA Maurizio Dalla Libera hanno gestito la questione, dimostrando omissioni e incapacità, escludendo il confronto e il chiarimento con i diretti interessati.
– Preoccupazione per le conseguenze della crisi istituzionale creatasi tra i GR e la commissione Scuole VFG che ha portato alla sfiducia del suo presidente.
Invitano
– i componenti del CDC a riprendere la questione con maggior rispetto delle procedure e, soprattutto, della dignità dei soci coinvolti, primo tra i diritti civili.
– il coordinatore e i componenti del Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo a svolgere, nell’esercizio delle funzioni loro attribuite, un ruolo di fattiva e garante vigilanza sull’espletamento delle procedure.
– i Presidenti del GR Veneto e del GR Friuli Venezia Giulia ad adottare tutte le iniziative utili a tutelare il buon nome, l’immagine, la reputazione e la credibilità dei soci e delle sezioni dell’area veneta-friulana-giuliana.
Chiedono
di verificare se nelle procedure adottate e sulle modalità di gestione del procedimento, anche nel suoi risvolti relativi a violazioni del principi fondamentali di riservatezza, siano ravvisabili responsabilità sanzionabili disciplinarmente.
Si appellano
al Presidente Generale:
– per vedere ripristinato il mantenimento di imparziale obiettività di giudizio e di equilibrata equidistanza tra le parti in contenzioso;
– per riportare, con una corretta e consona allo spirito del Sodalizio soluzione della vicenda che ha così brutalmente coinvolto due loro soci, che comunque continuano a godere della massima stima all’interno della realtà VFG, un clima di serenità e fiducia reciproca tra GR, soci, sezioni e strutture tecniche dell’area VFG in modo tale da poter riprendere il cammino da tanti anni intrapreso che ha permesso di rapportarsi con le varie Autorità e la cittadinanza da un’invidiabile posizione di prestigio”.
Come si vede la presa di posizione in favore di Doglioni e Callegarin è totale, con un’assai ferma riprovazione dei metodi e della “sommarietà” utilizzati dal CAI Centrale. A queste mozioni, come sappiamo, segue l’archiviazione del provvedimento di radiazione. Ora siamo nell’aprile 2013, non sono ancora giunte (arriveranno l’11 maggio 2013) la revoca del titolo di Istruttore Nazionale a Massimo Doglioni e la sospensione dello stesso titolo per un anno a Maurizio Callegarin.
E’ questo il momento di una fondamentale lettera, quella che il presidente del CAI di Verona Alessandro Camagna (anche per conto dei presidenti delle sezioni Cesare Battisti, Bosco Chiesanuova, San Pietro in Cariano, San Bonifacio Tregnago e Legnago) invia al presidente generale del CAI, Umberto Martini. La lettera è del 9 aprile 2013 e per conoscenza viene diffusa con questa mail ai presidenti delle altre sezioni venete del CAI. Alla mail sono allegati i documenti fondamentali, la radiazione, la sospensione del provvedimento e la definitiva archiviazione. Questa lettera è davvero importante, perché per la prima volta, e per iscritto, vengono messe in pubblico informazioni fino ad allora riservate agli organi amministrativi del CAI.
La mail si conclude con un’accorata raccomandazione: “Per il bene del nostro sodalizio è indispensabile fare piena luce su quanto accaduto. Non possiamo permettere che i nostri soci possano avere dubbi o sospetti sull’operato nostro, dei dirigenti sezionali, del Gruppo Regionale e degli Organismi centrali. Se sei d’accordo, almeno su quest’ultima affermazione, ti chiediamo di far sentire la voce anche della tua Sezione“.
Dello stesso tenore è la lettera al Presidente generale. Eccone alcuni passaggi:
“… Ti scriviamo per manifestarti incredulità, sconcerto e amarezza in merito alla conclusione della vicenda che ha coinvolto i responsabili della Commissione Scuole di Alpinismo e Scialpinismo del Veneto/Friuli Venezia Giulia...”.
“… Totalmente inammissibile invece è la decisione di archiviazione del procedimento, adottata dal CDC lo scorso 12 gennaio, perché non si sarebbe provveduto a comunicare agli interessati la contestazione degli addebiti nel termine di 30 giorni…“.
“… Non possiamo accettare che per un vizio formale (ammesso che di questo si tratti), si rinunci a fare chiarezza sull’operato di due soci, di cui uno almeno, a quel che ci risulta, continua a collaborare con il Gruppo regionale e con la Regione del Veneto a nome del Club Alpino Italiano…“.
e la conclusione:
“Caro Presidente, crediamo tu possa capire la nostra amarezza e la nostra determinazione…“.
Emilio Bertan riceve il gagliardetto del Gruppo Gransi
Del 13 aprile 2013 è la risposta del Presidente GR Veneto, Emilio Bertan. Dopo una premessa in cui afferma “condivido quindi, ed ho sempre auspicato, la necessità di fare piena luce su quanto accaduto, nell’interesse delle nostre 64 sezioni, della dignità degli oltre 50.000 soci del CAI Veneto, oltre che, naturalmente, dei due soci coinvolti, come sottolineate nella vostra lettera“, Bertan passa al cuore della sua comunicazione:
“Ho tuttavia l’impressione che molti, decisamente troppi, processi sommari si siano fatti, e si continuano a celebrare, con curiose, per non dire deliranti, amplificazioni delle cifre e delle appropriazioni.C’è chi va sostenendo che sono state contestate irregolarità di inaudita gravità, in realtà mai formalizzate, anzi proprio questa sembra la causa del forzato annullamento della prima sentenza del CDC. C’è chi va favoleggiando di rilevanti importi, ma nessuno sembrerebbe in grado di precisare la reale consistenza di ipotetici ammanchi; c’è chi è convinto che gli addebiti mossi siano stati provati, mentre proprio la mancanza di addebiti ha consigliato l’annullamento di una sentenza già emessa. C’è anche chi ritiene che molti aspetti siano sufficientemente accertati; mi piacerebbe condividere questa ottimistica visione delle cose, invece i documenti dimostrano che la Sede Centrale continua a lavorare per la ricostruzione di una contabilità complessa e contraddittoria. Circa poi il timore di documentazione contabile distrutta, va precisato che tale eventualità non può certamente riguardare la rendicontazione richiesta alle commissioni tecniche, rendicontazione regolarmente presentata ai soggetti erogatori: commissioni nazionali, sede centrale, GR, Regione Veneto, come va precisato che gli obblighi contabili degli OTTO si limitano a questo e non richiedono una contabilità di cassa come generalmente avviene all’interno delle sezioni”.
Vincenzo Torti
Bertan lascia una porta aperta quando alla fine si duole del modo in cui è stata “chiusa” la vicenda: “Sono desolato del fatto che, ad oggi, l’intricata questione non sia giunta ad un soddisfacente livello di soluzione. La conclusione sancita dalla delibera n. 3/13 lascia l’amaro in bocca a tutti, come il perdurare dei sospetti, in un clima di generale insoddisfazione“.
Con una mail del 24 aprile 2013 l’avvocato Vincenzo Torti, tra i protagonisti dell’intricata questione della radiazione e successiva sospensione, esprime solidarietà ad Alessandro Camagna e agli altri presidenti veronesi, ribadendo la sua dissociazione alla delibera di archiviazione.
Umberto Martini
Anche la risposta di Umberto Martini non si fa attendere (24 aprile 2013), ed è piuttosto asciutta: in essa è precisato che la scelta “di affidare al Direttore (del CAI) un nuovo accertamento contabile circa l’utilizzo delle somme versate dal CAI all’OTTO CISASA VFG dal 1/01/2003 al 31/12/2010… risponde ad evidenti ragioni correlate, in linea generale, al buon andamento dell’Ente ed, in particolare, all’accertamento e alla verifica in ordine all’uso di dette risorse economiche erogate dal CAI all’OTTO in questione negli esercizi 2003-2010; come tale, questa decisione va quindi inquadrata in un ambito non più disciplinare ma amministrativo-gestionale (il tondo è nostro) e ciò spiega il motivo per cui il CDC ha conferito con specifIca deliberazione (atto CDC n. 4 del 12/01/2013) un mandato ad hoc per lo svolgimento di verifIche contabili nei termini ivi indicati al Direttore quale figura apicale dell’organizzazione centrale del CA! che dirige e cura, appunto, l’amministrazione e la gestione dell ‘Ente”.
La risposta termina con un monito: “Su tali premesse e considerazioni, confido pertanto nel superamento di ogni perplessità, invitandoVi, per quanto detto, a tenere in debita considerazione i ruoli e gli ambiti specifIci di competenza e di responsabilità degli organi del Sodalizio e a non confondere i diversi piani e aspetti della vicenda”.
Il 21 maggio 2013 Alessandro Camagna e gli altri presidenti veronesi replicano, ancora una volta coinvolgendo tutti i presidenti delle sezioni venete, e sostanzialmente affermano il diritto a ribellarsi: “Ma ancora una volta, alla semplice richiesta di trasparenza e verità si risponde con formalismi e forzature regolamentari che niente hanno a che fare con l’accertamento dei fatti, senza alcun dubbio molto gravi, addebitati ai due soci. Crediamo sia semplicemente offensivo per quanti, Soci o Presidenti, Istruttori o Dirigenti che siano, dedicano tempo e passione alla vita del Club alpino italiano, in maniera totalmente disinteressata.
Un’altra cosa che siamo sicuri non ti sfuggirà nella risposta del Presidente Generale è l’invito, neanche troppo velato dal richiamo ai diversi ruoli e specifici ambiti di competenza e responsabilità, a non occuparci di cose che non ci riguardano. Su questo punto siamo in totale dissenso. Siamo fermamente convinti che moralità dei comportamenti, gratuità assoluta dell’impegno e trasparenza nelle decisioni (oltre ad essere elementi costitutivi e imprescindibili di un’associazione come la nostra) siano competenza e responsabilità di tutti“.
La chiusura della lettera è davvero minacciosa: “Saremo a Torino per partecipare ai lavori dell’Assemblea Nazionale. L’abbiamo dichiarato, all’elezione del Presidente voteremo scheda bianca. Non abbiamo forse titolo per invitarti a seguirci in questa non facile scelta. Ti chiediamo piuttosto di parlarne e di chiedere a tua volta conto di scelte e decisioni che ci hanno portato in questa brutta storia. Se poi condividi la nostra amarezza e il nostro sconcerto, crediamo che sarebbe un’occasione da non perdere per mandare un importantissimo segnale di rinnovamento ed una non più eludibile richiesta di risposte semplici e leali“.
Naturalmente Camagna risponde anche a Umberto Martini, più o meno ribadendo senza mezzi termini quanto già scritto ai presidenti delle sezioni venete. Questa lettera, targata ugualmente 21 maggio 2013, è ufficialmente firmata anche da Alberto Perolo, presidente della Sezione Cesare Battisti, Enrico Morandini, presidente della Sezione di Bosco Chiesanuova, Paolo Luciani, presidente della Sezione di San Bonifacio, Roberto Piccoli, presidente della Sezione di Tregnago, e Luigi Fumaneri, presidente della Sezione di San Pietro in Cariano.
Il CAI Vicenza (con lettera del 23 maggio 2013, firmata dal presidente Eugenio De Gobbi), il CAI Montebello Vicentino (con mail del 23 maggio 2013, firmata dal presidente Cinzia Peloso), il CAI di Feltre (con mail del 5 giugno 2013, firmata dal presidente Carlo Rossi) e Gianni Pierazzo, past-president della Sezione di Mestre (con mail del 20 giugno 2013) sono tra i primissimi a esprimere solidarietà ai presidenti veronesi.
(continua)
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