Il grande bluff

Il grande bluff
(il progetto viario ad alta quota tra Sappada e la Val Pesarina)
di Stefano Michelazzi
Foto di Salviamo i sentieri CAI 227 e 228
Conosco molto bene questo spicchio di montagna carnica. Era il 1977 quando per la prima volta mi infilai su per i valloni selvaggi che ne fanno cornice.

Al centro il Monte Tuglia, incredibile piramide rocciosa che spicca nel mezzo di conche prative, alla stregua del ben più noto Cervino.

Un’immagine quella del Tuglia che accompagna il viaggiatore lungo la strada che sale da Rigolato a Sappada. Un’immagine alla quale non si rimane certo indifferenti.

Luogo incredibile, magico direi…

Il tracciato camionabile tra Malga Tuglia e rifugio Chiampizzulon

Ma la magia che si respira da queste parti avrà ancora vita breve… dal momento che un progetto, che chiamare scellerato è un complimento, vuole costruire una strada lungo quel terreno evidenziato e percorso oggi, dai sentieri n° 227 e 228.

Il motivo? O meglio, la scusa: una strada taglia-fuochi. Peccato che la taglia-fuochi dividerebbe il limite del bosco dai ghiaioni basali del Monte Pleros e sempre che la memoria non m’inganni, le ghiaie non ardono…

La Malga Tuglia ed il rifugio Chiampizzulon, che un tempo (1977) si raggiungevano attraverso mulattiere, sono da tempo oramai serviti da carrozzabili che ne hanno agevolato il raggiungimento e l’utilizzo, perciò a nulla gioverebbe una strada che tagliasse le pendici del soprastante Monte Pleros.

Ora, non c’è alcun presupposto di un qualche sviluppo turistico che avalli la distruzione di un sito idrogeologicamente instabile, soggetto a rischi di frana e valanga come più volte evidenziato, con una strada assolutamente inutile, anzi potenzialmente dannosa, proprio in virtù della condizione delicata che lo connota.

Non vi sono motivazioni di sviluppo dell’economia locale, non essendovi null’altro che pascoli.

La strada camionabile tra Sappada e Malga Tuglia

Pascoli, che nei secoli non hanno mai travalicato certi confini logici e questo la dice lunga sul perché andare a toccare i pendii del Pleros condurrebbe inesorabilmente ad enormi opere di messa in sicurezza, con costi esorbitanti per la comunità. Sempre che, come ormai è routinario osservare nel “Bel Paese”, il progetto venga abbandonato a se stesso dopo il raggiungimento del guadagno preventivato ed a seguito di problematiche insorte… magari paghicchiando qualche bella penale, Ponte di Messina docet…

Ho accompagnato persone in zona che sono rimaste estasiate dalla bellezza dei luoghi… domani dovrei accompagnare i pullman???

Sarebbe questo il modello carnico di sviluppo del turismo?

Non credo che la comunità sociale della Carnia la pensi a questo modo. Una comunità che nei secoli ha preservato il proprio territorio con grandi fatiche e vede ora amministratori “oculati”, proporre dissesti che ne varierebbero ingiustificatamente l’assetto.

Ciò che maggiormente stupisce comunque, è l’ottusità dei sindaci dei comuni aderenti, i quali dovrebbero garantire la preservazione e l’utilizzo attento del proprio territorio, invece…

Viene proprio spontaneo chiedersi se questa sia l’ennesima questione di facili guadagni per alcuni…!!!???

Sul social Facebook si è formato un gruppo spontaneo al quale hanno già aderito oltre 4000 persone in contrasto a questo progetto, per il quale i tavoli di discussione proposti con le realtà competenti, trai quali il CAI FVG, custode ufficiale dei sentieri che verrebbero distrutti, sono stati saltati a piè pari.

Come si può desumere dalle continue denunce di cittadini sul gruppo FB, quello della strada del Tuglia non è l’unico caso di “distruzione accreditata”…

Maggiori informazioni sul gruppo Facebook “Salviamo i sentieri CAI 227 e 228”

Il comunicato stampa dei sindaci e della Comunità di Montagna della Carnia

Anche planetmountain.com si è occupato di questa minaccia:
Il grande bluff del progetto viario ad alta quota tra Sappada e la Val Pesarina
pubblicato su planetmountain.com il 23 novembre 2022)

Riceviamo e pubblichiamo la risposta del gruppo ‘Salviamo i sentieri CAI 227 e 228’ in merito alla strada camionabile Malga Tuglia – rifugio Chiampizzulon, tra Sappada e la Val Pesarina in Friuli-Venezia Giulia.

Apprendiamo dal comunicato stampa diffuso in data 15 novembre 2022 dai 5 sindaci di Forni Avoltri, Rigolato, Prato Carnico, Comeglians e Ovaro e dalla Comunità di Montagna della Carnia, titolare quest’ultima del progetto volto alla realizzazione dell’asse viario di collegamento in quota tra Sappada e Prato Carnico, che la faraonica strada camionabile di 13 km in quota verrà fatta.

È bene precisare che le contestazioni mosse al progetto da migliaia di cittadini appartenenti al Gruppo Salviamo i sentieri CAI 227 e 228 nonché al CAI FVG (questi ultimi mai interpellati e che hanno da sempre in gestione il sentiero 227 che verrebbe definitivamente cancellato) riguardano solo una porzione di 3 chilometri circa in quota tra Malga Tuglia e il rifugio Chiampizzulon, che comporterà la definitiva devastazione dal punto di vista paesaggistico, ambientale e idrogeologico del fragile sito con evidenti ricadute sui conti pubblici.

Mentre i paesi muoiono, privi di servizi e di abitanti e lo stato delle strade di viabilità primaria manifestano molteplici criticità, per non parlare delle strade forestali in strutturale situazione di degrado e abbandono tanto che nella maggior parte dei casi evidenziano in tutto o in parte cedimenti che ne pregiudicano la percorribilità in sicurezza, la priorità dei predetti amministratori è quella di andare a realizzare un asse viario a 1600 metri in un ambiente incontaminato e dove ci sono palesi criticità oggettive nonché vincoli idrogeologici e valanghivi che ne compromettono la sicurezza e l’integrità. Versanti costituiti da materiale instabile quali palofrane e quattro canaloni detritici attivi porteranno ad affrontare difficoltà esecutive della strada ma anche interventi di costante manutenzione i cui costi graveranno sui contribuenti di tutta la Regione in un momento economico di certo non facile.

Si tratta di una vera e propria presa in giro, visto che la Comunità di Montagna non ha mantenuto fede alla promessa di coinvolgere i portatori di interesse rappresentativi dei cittadini e del CAI FVG, per giungere ad una soluzione condivisa che tenga conto degli aspetti tecnici, quali ad esempio l’esistenza del vincolo idrogeologico e valanghivo che insiste sull’area, e che comporteranno ingenti spese per la manutenzione del tracciato.

E’ circostanza ormai tristemente nota che le strade di montagna cadano a pezzi, che si devastino aree naturali incontaminate in pregiudizio della sicurezza e dei conti pubblici, anziché curare il patrimonio esistente e creare servizi a beneficio degli abitanti. Non si tratta per altro di una viabilità per il turismo lento e sostenibile ma di una strada forestale di primo livello che, come da bando PSR, deve essere aperta al pubblico transito di mezzi a motore e adeguata anche al passaggio di autotreni.

Un canalone lungo il sentiero CAI 227

Le motivazioni del progetto, palesate solo ora nel comunicato stampa i cui contenuti sarebbero degni di un romanzo di fantasia, sono assolutamente inconferenti con la realtà. Infatti si parla di funzione “tagliafuoco” della strada da realizzarsi quando essa in realtà non si inserisce in un bosco bensì sulle pendici rocciose del Monte Pleros ove periodicamente cadono massi di dimensioni non trascurabili. Inoltre, nessuna opera acquedottistica potrà ivi essere realizzata alla luce dei vincoli urbanistici e idrogeologici esistenti, per non parlare dell’assenza di una fonte da cui attingere l’acqua, così come del fatto che nessun bosco di produzione da sfruttare esiste tra la Malga Tuglia e il rifugio Chiampizzulon, ma solo un bosco di protezione molto rado costituito da fragili larici che per loro natura sono indenni dal bostrico e non sono stati danneggiati da Vaia. Malga Tuglia e il rifugio Chiampizzulon, inoltre, sono già serviti da ampie forestali che li rendono agevolmente raggiungibili.

La miopia politica e l’incapacità di dialogare degli amministratori coinvolti risulta esemplare. Non hanno volutamente dato seguito alle promesse di un confronto leale per ricercare una soluzione, nonostante le evidenti e, da alcuni di essi, condivise criticità, ed hanno invece girato la schiena a migliaia di persone che si sono attivate per approfondire le criticità oggettive, grazie al contributo scientifico di innumerevoli professionisti quali geologi, meteorologi, forestali, alpinisti, storici e via dicendo denunciando l’inadeguatezza e, soprattutto, l’estraneità di un progetto alle finalità del bando PSR (Piano di Sviluppo Rurale).

Ciò rappresenta la prova evidente di come i soldi pubblici possano essere impiegati senza ascoltare la voce della comunità, anche locale, e di come siano utilizzati impropriamente i termini “sostenibilità” e “tutela dell’ambiente” per giustificare opere che perseguono opposte finalità. Confidiamo comunque che la ragione e, soprattutto, la buona amministrazione, prevalgano, e che la dichiarata, e disattesa, disponibilità ad un confronto abbia un seguito e possa essere così ripreso il dialogo per il raggiungimento di una soluzione condivisa.

Per il gruppo Salviamo i sentieri CAI 227 e 228, i rappresentanti Barbara Puschiasis e Daniele Puntel.

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Il grande bluff ultima modifica: 2022-12-23T05:13:00+01:00 da GognaBlog

23 pensieri su “Il grande bluff”

  1. 23
    Luciano Regattin says:

    Per arrivare più rapidamente al video cercate su fb:
    Salviamo i sentieri Cai 227 – 228.
    Purtroppo non è possibile inserire un link diretto al video.

  2. 22
    Luciano Regattin says:

    Come era stato ampiamente previsto, ecco che le frane conseguenti al maltempo degli ultimi giorni hanno già cancellato in più punti il tratto di strada già realizzato:
    https://m.facebook.com/groups/montagnafriulana/directory/

  3. 21
    Luciano Regattin says:

    https://www.studionord.news/mazzolini-avanti-con-la-strada-forestale-che-colleghera-la-val-pesarina-a-sappada/
     
    Ecco, questi sono gli amministratori che vengono votati da chi, ed è la maggioranza, non ha alcuna percezione della fragilità dell’ambiente in cui viviamo ed è interessato unicamente al beneficio economico. Importante è fare, qualsiasi cosa, anche se di trattasse di segare il ramo sul quale siamo seduti. 
    Poi alcuni qua nel blog si illudono ancora che quattro gatti possano cambiare la mentalità distruttiva che impera nelle menti dei nostri amministratori. E pure almeno uno il vota e viene qui a fare la ramanzina.
     
    Da notare l’assoluta mancanza di argomenti del vicepresidente del Consiglio Regionale e l’attacco diretto a chi cerca di far capire all’opinione pubblica che questa opera è solo un regalo per chi la farà e uno scempio per l’ambiente.

  4. 20
    Alberto Benassi says:

    Da noi in Apuane,  la “distruzione” di queste montagne,   è tecnicamente chiamata “COLTIVAZIONE” ,  non tanto dalla gente comune, ma bensi dalle istituzioni.

  5. 19
    Michela says:

    Un orrore che pagheremo ( noi o i nostri figli o nipoti ) a caro prezzo. Non si impara dagli errori precedenti ? Non commento oltre 

  6. 18

    Gentile Mara,
    perché tentare si etichettare qualcuno? Per dare un senso a qualcosa?N0n si può immaginare che delle persone, senza nessuna etichetta, concordino sugli stessi punti di vista?Bene, detto questo:la problematica che esprimi mai è passata in questo blog, per quanto ne so e sono sicuro di interpretare anche l’opinione del suo creatore in questo senso, persona e sottolineo persona, sensibile a questi temi così come ad altri che vengono giornalmente discussi qui dentro.
    Quel comitato spontaneo che si è formato su FB deriva dall’impegno di qualcuno che ha deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica su qesto tema… ad ognuno il suo… se ti interessa portare a conoscenza la situazione che descrivi anche questa sede può essere uno spazio opportuno ma… devi farlo tu, non delegarlo… 😉

  7. 17
    Non vi meravigliate, viviamo nel periodo della Distruzione Giustificata. Le Alpi, ma non solo loro, stagionalmente ne ricevono decine di questi tagli. Un esempio? Siamo in Val Vigezzo, tra i comuni di Villette e Craveggia, qui esisteva un polmone di Abetaie quasi senza pari, è chiamata ancora oggi la Costa di Faedo, a sua volta collegata a guisa di trampolino, con un altro areale di immane seduzione, lo Ziccher. La Faedo ha origine dai circa ottocento metri di quota, sino a raggiungere gli oltre millequattrocento metri d’altitudine. Era un ambiente ovattato, dove esistevano solo i Selvatici, tanti Funghi e un assordante Silenzio.
    Per farla breve, però già da diversi anni, questo immenso Patrimonio è andato perso e questo per un’ingiustificata traccia forestale carrabile, atta, così si giustificarono, a semplificare l’accesso a un improbabile acquedotto. Nascosto ai più, un accesso a diverse baite private, fu invece il vero motivo di quello scempio, uno scempio che distrusse per sempre l’Incantata Costa di Faedo. Che dire ancora, ciao a tutti.

     

  8. 16

    Purtroppo c’è chi pensa di trasformare la montagna in un Luna-park perché economicamente più vantaggioso. Ma, come nella fiaba (la gallina dalle uova d’oro), alla fine non ci sarà più nulla di affascinante, solo un lunapark abbandonato (come già in tanti altri posti, andatevi a vedere certi poli sciistici a bassa quota adesso). Ma la tendenza è questa, rafforzata dall’andamento politico e dalla scarsa lungimiranza degli amministratori, bisogna rendersene conto.

  9. 15
    Mara says:

    Un’altro esempio di strada forestale sempre a carico della  comunità Montana “la 801 nella val Tagliamento”che nessuno in tanti anni ha mai menzionato e nessuno e mi ripeto nessuno neppure voi non so come posso definirvi se ambientalisti, verdi o chi siete, si è mai preoccupato di rivedere…mai arrivata al punto d’arrivo…terminata li …dietro un tornante….fatto presente mesi fa alla sig. Avvocatessa che segue il vostro caso tramite i social ma senza nessun riscontro…. Ditemi voi cosa devo pensare io di tutto questo?

  10. 14
    Daniele Moroldo says:

    C’è già una mulattiera che molti percorrono in MTB sull’opposto versante della valle, quindi non è un motivo sufficiente per creare una strada da poter percorrere con autoarticolati… 

  11. 13
    Maurizio Daici says:

    Sospetto che si voglia creare un percorso per e-bike, nuovo mito dei progetti di sviluppo turistico (“valorizzazione” turistica dell’ambiente montano).

  12. 12
    Daniele Moroldo says:

    Purtroppo la strada Tuglia-Chiampizzulon non è l’unica opera viaria assurda sui monti friulani: basti pensare alla camionabile progettata e in parte già finanziata che andrà ad attraversare il versante nord del Monte Amariana ad una quota di 900 metri circa. La scusa è l’utilizzo delle faggete di questo versante, ignorando che la precedente opera viaria fatta alla fine degli anni 80 non è mai stata utilizzata per il taglio legna se non durante la sua costruzione. Già da subito abbandonata perché non economicamente vantaggiosa (già in quegli anni) ora il Comune di Amaro ha deciso di renderla accessibile agli autotreni allungandola fin oltre il versante est (ricovero Forcella) e scendendo poi in direzione sud-est verso  le loc. Valeconìn e Nôle. Già prima di arrivare sul versante nord bisogna percorrere una tortuosa strada di oltre 20 km con tempi di percorrenza lunghissimi, figuriamoci andare oltre… Va detto che tale scellerato progetto andrà ad intaccare irrimediabilmente una delle zone più selvagge del Friuli, l’alta valle del Variola. Assurdo 
     

  13. 11
    Lucio Virzì says:

    Follia

  14. 10
    Jerzy Kukuzkca says:

    Conosco quella zona da quando ci andavo da piccolo in campeggio parrocchiale. Tuttavia non sono i ricordi nostalgici dei suoni e dei profumi di quei boschi a farmi testimoniare l’inutilità dell’opera, ma le assurde motivazioni denunciate dalle amministrazioni locali. Se invece di incaponirsi con questi progetti stupidi, certi amministratori carnici si concentrassero sul loro ambiente e sul benessere dello stesso e dei suoi abitanti, sarebbero sicuramente più credibili e riuscirebbero molto meglio di adesso a promuoverlo ed al contempo a proteggerlo. Ma è evidente che questo non è loro interesse.

  15. 9

    Mi sembra una follia. Mi ricordo quando nel 1975 feci la mia tesi di laurea in geologia proprio rilevando i due versanti verso Sappada e verso la Val Pesarina. Il lavoro geologico era reso ancora più interessante dai luoghi solitari e immersi nella natura. Non c’e’ nessun reale motivo per un scempio simile. Bisogna difendere questa fetta di Alpi.

  16. 8
    Luigi Casanova says:

    A troppi sindaci, da anni, nulla interessa del bene reale della montagna e dei montanari. Speculazioni, quindi strade ovunque, contributi europei e rielezioni assicurate. Tutto il resto, valori e beni, vadano a farsi fottere. Roba da vecchi tempi.
     

  17. 7
    Daniele Puntel says:

    Grazie per l’articolo e per il supporto. Solo uniti e numerosi, saremo in grado di fare fronte comune contro questi scempi!

  18. 6
    antoniomereu says:

    Non occorre essere Napoleone per dire e pensare che la Strada è una  mamma generosa e piena di risorse  per i suoi numerosi figliocci…

  19. 5
    Luciano Regattin says:

    Esattamente Giuseppe, anche se andiamo un pò OT rispetto al tema, anch’io ho lo stesso tuo ricordo avendo salito la cima almeno una quarantina d’anni fa. Ora è proprio il CAI a parlare di messa in sicurezza: “nel 2019 questa è stata riattrezzata con cavi e fittoni che mettono in sicurezza i ripidi pendii verdi e la crestina rocciosa finale.” Ne deduco che nessun caiano oggi può considerarsi al sicuro, se la via di salita non è attrezzata a dovere, hai visto mai che un’escursionista debba faticare e concentrarsi un minimo per muoversi su ripidi verdi, meglio un bel cavo sul quale issarsi “in sicurezza”.MA è il CAI o sono gli alcolisti anonimi, con tutto il rispetto per questi ultimi?
    Dopodichè il grande chiodo è stato posizionato lì, assieme alla realizzazione della ferratina, a ricordo di un tecnico del Soccorso alpino da poco deceduto sotto ad una valanga. Per quanto potesse trattarsi di una persona meritevole di un ricordo particolare, mi chiedo solo se si sia valutata un’alternativa più rispettosa del contesto, altrimenti si rischia di ritrovarci qualcosa di simile su ogni cima per ogni persona che scompare in giovane età.

  20. 4
    Giuseppe Balsamo says:

    Leggendo di questa nuova opera, la parola strada mi sembra che diventi sinonimo di sfruttamento, soldi e (presunta) sostenibilità.
    E non sia mai che ci si limiti a conservare in ordine l’esistente.
     
    Il riferimento al Monte Tuglia mi ha riportato indietro di parecchi anni: ricordo una bella crestina sommitale, aguzza, esposta e anche un pò marciotta.
    Mi è giunta voce che la salita sia stata attrezzata (ma forse è meglio dire messa in sicurezza 🙂 ), e che sulla cima sia stato piantato un bel “chiodone” rosso alto due metri.
    Dopo le panchinone anche i chiodoni…
    Sarà vero ?

  21. 3
    Luciano Regattin says:

    Non c’è alcuno dei motivi elencati nel comunicato stampa allegato che possa avere una giustificazione o che corrisponda ad un reale  esigenza, sia nel settore turistico che agricolo che silvo-pastorale, l’unico settore che trarrebbe giovamento sarebbe al solito quella della devastazione. Eppure la Comunità “si impegna a garantire la realizzazione del progetto”. Credo che se sarà davvero così, questa volta ne vedremo delle belle. Ma spero anche che la Natura, non interpellata, possa magari dire a suo modo cosa ne pensa del progetto.

  22. 2
    Carlo says:

    Ma le baite non prendono fuoco???
    Secondo me è ritornato il momento di imbracciare i fucili come fecero i nostri partigiani e iniziare una lotta armata parteggiando per l’ambiente
     
     
     

  23. 1
    Temuto Brighelli says:

    Ormai è così dappertutto purtroppo. I sindaci per avere quei 4 voti in più di chi ha baite nelle zone raggiunte dalle strade autorizzano questi scempi ambientali… è ovunque adducendo scuse improbabili. Che tristezza

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