Il Maestro e l’Allievo

Il Maestro e l’Allievo
di Giuseppe Gervasio

Walter Bonatti: “… Il mio compagno di cordata è Cosimo Zappelli: ventotto anni, viareggino, nipote di marinai, alpinista per vocazione. Capisco questo ragazzo che, come me, ha lasciato la sua città per vivere ai piedi del Monte Bianco. Dopo la tragedia del Pilone, gli ho offerto il capo della mia corda e da quel giorno Zappelli mi segue e continuerà a seguirmi in quasi tutte le mie scalate fino al giorno in cui, tre anni dopo, entrerà come Aspirante a far parte della Società delle Guide di Courmayeur, da cui io mi sarò ormai spontaneamente allontanato. Fra me e quel gruppo di guide non c’è stato dialogo né comprensione. Quel giorno, lo so, la scelta di Zappelli sarà umana, ineluttabile, tuttavia ne resterò deluso. Forse egli non ha saputo cogliere i frutti delle mie esperienze, forse, più semplicemente, siamo due uomini diversi. Lo slegherò perciò dalla mia corda, conservando di lui soltanto i bei ricordi del passato (Walter Bonatti, I giorni grandi, Arnoldo Mondadori Editore, 1972)”.

Cosimo Zappelli: “… Walter è stato il mio maestro. Un eccezionale maestro. Purtroppo non ci frequentiamo più come un tempo. Lui, per antiche polemiche con le Guide di Courmayeur, mi ha ‘slegato dalla sua corda’ nel momento in cui anche io sono diventato guida. Non me lo ha perdonato e mi dispiace. Non conosco il suo carattere e non discuto la sua scelta (Ada Brunazzi, Cosimo Zappelli – montagne di emozioni, Univers Edizioni, 2022)”. 

Cosimo Zappelli. Foto: Ferruccio Joechler

Le vicende della vita sono veramente strane, a pensarci bene. Una collaborazione stretta e così forte come quella tra compagni di cordata, credo sia una situazione difficile da stabilire e certamente non consueta. Direi quasi che deve esserci un sentimento profondo, non solo di stima e confidenza nei propri mezzi, ma anche di amicizia profonda e prolungata nel tempo, quasi di fratellanza.

A questo proposito, ricordo ancora il discorso che fece Pierre Mazeaud in occasione del funerale laico di Bonatti: le parole più ricorrenti nel suo intervento furono quella di “mon frère” (mio fratello) rivolte a Bonatti, con particolare riferimento alla loro tragica esperienza del Pilone Centrale del Frêney.

Suona quindi un po’ strano, leggere le dure parole di Bonatti rivolte a Zappelli, suo compagno valoroso in salite al limite estremo delle difficoltà: fra tutte la Nord delle Grandes Jorasses, percorsa d’inverno, e le vie del Pilier d’Angle. Dal punto di vista umano, sono certamente parole amare: traspare un po’ di delusione per la scelta fatta da Zappelli di associarsi alla Compagnia delle Guide di Courmayeur, anche se mostra un velo di comprensione per questa decisione. Un fatto è comunque certo: Bonatti non ha esitato ad interrompere un rapporto umano con Zappelli, costruito e rafforzato da una lunga frequentazione, soltanto a causa dei trascorsi tempestosi che aveva avuto con le Guide di Courmayeur con le quali non aveva mai legato.

Tutte le scelte personali sono legittime ma sembra comunque un po’ sbilanciata questa decisione: da un lato un compagno fedele ed entusiasta e dall’altra parte del piatto un rapporto mai stabilito e conflittuale con i colleghi di professione. Certamente, l’atteggiamento dei valligiani verso Bonatti non pare sia stato improntato ad una forte benevolenza: forestiero, trasferitosi a Courmayeur per essere vicino al suo Monte Bianco, guida indipendente che portava alcuni selezionati clienti anche su vie di alta difficoltà, alpinista di rilievo mondiale, tutto ciò non ha favorito l’instaurarsi di un legame aperto e leale con le altre Guide della valle.

Di contro, invece, la reazione di Zappelli alla decisione presa da Bonatti è sì dispiaciuta ma equilibrata: non disconosce o ridimensiona il valore dell’uomo e dell’alpinista, non pare serbare rancore per quanto accaduto, anzi si rammarica di non poterlo più frequentare con la precedente assiduità. Zappelli riconosce senza limitazioni a Bonatti il ruolo importante che ha avuto nella sua vita, sia dal punto di vista umano che professionale, e certamente ne avrà mantenuto un ricordo indelebile.

Tutta questa premessa, a mio parere doverosa per inquadrare un po’ il personaggio, consente di scoprire o riscoprire l’uomo Zappelli e il professionista della montagna nella seconda parte della sua vita: quella che si è svolta a Courmayeur dopo il suo trasferimento da Viareggio.

In estrema sintesi, la vicenda umana di Zappelli si articola in tre distinti periodi: il primo quello trascorso a Viareggio, impiegato come infermiere presso il locale ospedale, il secondo quello che ha visto il suo trasferimento a Courmayeur per continuare la sua attività, collaborando con il Medico Condotto del paese, ed il terzo quello che l’ha visto affermarsi come professionista della montagna a tempo pieno, abbandonando la precedente occupazione.

Nel primo periodo, per quanto riguarda l’attività alpinistica si concentrò in particolare sulle Alpi Apuane, non disdegnando però qualche uscita sulle Alpi Occidentali; nel secondo, stabilitosi alle pendici del Monte Bianco, il suo percorso alpinistico si incentrò in questa zona, con le prestigiose salite compiute con Bonatti ed in autonomia, con forte coinvolgimento nel locale Soccorso Alpino. Interrotto il legame con Bonatti, si affermò come Guida Alpina con un’intensa e diversificata attività, sia nazionale che extraeuropea, che si concluse tragicamente a causa di uno sfortunato incidente, verificatosi sul Pic Gamba, dovuto ad una scarica di sassi.     

Un recente libro mi ha consentito di conoscere più a fondo la persona di Zappelli, che avevo soltanto incontrato, sotto l’aspetto letterario, nella lettura de I giorni grandi di Bonatti, pubblicato esattamente 50 anni prima. Si tratta naturalmente di impressioni derivate appunto soltanto dalla lettura di libri, non potendo contare su una conoscenza diretta delle persone, ma mi pare che la figura di Zappelli, in un certo senso, viene rivalutata sotto diversi profili.   

Il bivacco Cosimo Zappelli 2275 m al Pian de l’Arolla si trova sul percorso dell’Alta Via 2, tra il Col de la Crosatie e il Col Haut Pas.

In primis, bisogna riconoscergli una forte dose di convinzione e intraprendenza che lo porta ad abbandonare la sua città, e tutto quanto ad esso collegato, in termine di affetti e relazioni, sacrificando anche la sua professione stabile. Evidentemente, il richiamo della montagna era stato così potente al punto da abbandonare un’esistenza certa per affrontare una nuova esperienza di vita in un’altra realtà. Col tempo, riprese la sua attività professionale, apparsa comunque sempre in subordine rispetto a quella alpinistica che lo portò all’incontro con Bonatti ed a tutto ciò che scaturì da questa conoscenza.

La tenacia del suo carattere lo portò anche ad assumere decisioni potenzialmente dirompenti, ma nessun ostacolo vero o presunto lo fece dissuadere dal perseguire quello che, alla fine, era il suo obiettivo di vita: diventare un professionista della montagna.     

Guida Alpina, Presidente delle Guide di Courmayeur, organizzatore di trekking e spedizioni alpinistiche per molti anni, consulente ENI per campagne di ricerche petrolifere in Iran, fotografo, scrittore, ben inserito nella comunità di Courmayeur a causa dei suoi trascorsi come infermiere e collaboratore del Medico Condotto, l’esistenza di Zappelli non è mai stata banale e ciò gli è stato riconosciuto anche dopo la sua scomparsa:  la sua città natale, Viareggio gli ha dedicato una piazza e il comune di La Salle un bivacco fisso nel 2021.  

L’Allievo non ha mai sconfessato il Maestro, riconoscendogli un primato inattaccabile e rimpiangendo la passata intensa confidenza e simpatia, ma il Maestro avrà rimpianto l’Allievo e compagno di tante “battaglie” sulle montagne ?

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Il Maestro e l’Allievo ultima modifica: 2023-06-15T05:19:00+02:00 da GognaBlog

10 pensieri su “Il Maestro e l’Allievo”

  1. Ho conosciuto poco Bonatti e molto Zappelli avendo un alloggio a Courmayeur e non c’è voluto molto per constatare la distanza abissale tra i due. Molto discretamente chiesi un giorno a Zappelli in Cordillera Real cosa ne pensava di Bonatti ( per molti ancor oggi sinonimo di alpinismo) ottenendo una lapidaria e secca risposta: “ E’ un grande egoista”. Ho letto di loro quanto basta per capire che dietro quell’ aggettivo qualificativo c’era una sostanziale verità che ha poi trovato conforto anche nell’interessante ed analitico articolo di Attilio Colombo sulla rivista  “Progresso Fotografico” dell’ ottobre del 1977. Sinteticamente: Bonatti caratterizzato per “una esasperata ricerca del rapporto personale e diretto con la natura” e dall’ “assenza di altri protagonisti”, cioè della gente che vive “della montagna” in opposizione a Zappelli che nelle sue relazioni questi non mancano mai. Riporto una risposta di Bonatti nel corso di un’ intervista di Colombo:  “ mi è successo anche di non fotografare proprio perché sentivo una cosa talmente vicina a me, cosi vera, cosi bella che mostrandola agli altri, avrei avuto paura di rovinarla”. Da Kurt Maik un contributo alla soluzione dei nostri dubbi e alle nostre perplessità: “L’alpinismo è la follia più regale dalla quale l’ uomo nella sua forza immaginatrice tre valori personalissimi.”
    Ferruccio Jöchler

  2. Da appassionato di montagna, non sono mai stato un “bonattiano”. Così, a istinto. Anche se non posso non riconoscere la grandezza di lui come alpinista ed esploratore (un po’ meno come scrittore di montagna). Devo dire che quanto descritto in questa pagina non mi sorprende assolutamente. Anzi, mi pare che avvalori in pieno le mie sensazioni e opinioni.

  3. Chissà cosa avviene dentro le persone.
    Sono cose che “slegano” gli amici tra loro, alpinisti o meno.
    Sono cose di cui ognuno può raccontare solo la sua.

  4. Ciò che si è perso nel mondo alpinistico è proprio l’assoluto rapporto con il compagno di cordata. Descritto benissimo da Reinhard Karl in “Montagna vissuta tempo per respirare”, il forte legame tra compagni di cordata, trascende il tempo e rimarrà immutato nel tempo. Chi lo ha vissuto è stato davvero fortunato, perché ha riempito la propria esistenza di un sentimento puro.

  5. 65 anni di alpinismo ed arrampicata mi hanno insegnato che l’astio mantenuto a lungo non paga e spesso ti si rivolge contro. Meglio scalare fin che si può poi continuare a vivere la montagna e raccontarla senza alcun rancore per nessuno.

  6. Bonatti, Desmaison,Terray, Hemming e molti altri hanno sempre avuto attriti con le guide… Non deve essere un bel mondo quello delle guide alpine italiane e francesi

  7. Non avendo avuto modo di conoscere i due attori e non potendo interrogarli al riguardo, non è possibile fare congetture né trarre conclusioni.

  8. Bisogna vedere quanto “bruciano” gli ideali all’interno di ognuno e di che tipo sono. È una situazione che conosco bene per averla vissuta da alpinista che a un certo punto deve scegliere se continuare a stare sul trapezio oppure mettersi a fare la guida. Che è sempre meglio di lavorare. (Cit. Cesare Maestri)

  9. Pur essendo di Camaiore, quindi confinante con Viareggio, non ho mai conosciuto Cosimo Zappelli. In compenso ho salito tutte le sue vie (invernali) in Apuane: Pisanino, Alto di Sella, nord del Pizzo delle Saette, soprattutto questa l’ho salita anche in solitaria.
    Visto il caratterino di Bonatti, visto il rapporto non proprio sereno con le guide di Courmayeur, sicuramente ha capito, ma non accettatto la scelta di Zappelli. Forse il maestro Bonatti, si aspettava di più, tutti i maestri si aspettano di più.  Magari avrà  pensato: ” Cosimo non mi hai capito fino in fondo, non hai capito che quello che volevo dirti era oltre l’alpinismo”.
    Delusione fortissima e allora ognuno per la propria strada.

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