Il Manifesto delle Guide Alpine venete

Il Manifesto delle Guide Alpine venete
a cura del Collegio Regionale Veneto Guide Alpine

Cortina d’Ampezzo, 6 ottobre 2022
(Prot. 251/22 )

A tutti gli iscritti
Oggetto:Manifesto e evento in ricordo delle vittime dell’incidente del 3 luglio 2022 in Marmolada

Carissimi colleghi,
gli eventi del 3 luglio 2022 in Marmolada hanno scosso profondamente tutti noi, e la scomparsa di due colleghi in quelle circostanze è certamente un evento a cui nessuno di noi era preparato.

Nei giorni immediatamente successivi, quando il bilancio della tragedia stava diventando chiaro a tutti, è nato su iniziativa di Lucia Montefiori un Manifesto etico delle guide, figlio dell’esigenza di dare una cornice di senso alla catastrofe appena successa e della voglia di onorare così la memoria dei colleghi scomparsi.

Un elenco di 5 principî cui ispirare il nostro lavoro come guide e le attività del collegio in quanto espressione della categoria professionale.

Il Manifesto è stato approvato dal Consiglio Direttivo, e, pur rimanendo un Manifesto delle guide e per le guide, è stato aperto alle sottoscrizioni esterne da parte di ogni ente o singolo che ritenga di identificarsi nei valori che vi sono espressi.

Il CAI Veneto e il CNSAS regionale hanno immediatamente aderito all’iniziativa, ed insieme stiamo organizzando una manifestazione pubblica, in cui presentarne i contenuti e in cui ricordare insieme tutte le vittime di quella tragica giornata.

Vi invieremo appena disponibili tutte le informazioni per partecipare alla manifestazione, nel frattempo vi chiediamo di salvare sul vostro calendario la data del 30 ottobre 2022, quando ci ritroveremo per questo evento a Rocca Pietore, a partire dalle ore 17.00.

Cordiali saluti
Il Presidente, Marco Spazzini

Manifesto
1. Rivendichiamo un diritto universale alla frequentazione libera degli ambienti naturali

Chi decide di frequentare gli ambienti naturali, ne accetta i rischi e se ne assume la responsabilità: riconosciamo che nessuno può garantire la sicurezza totale in un ambiente incontrollabile e caratterizzato da rischi oggettivi, ma sappiamo anche che i rischi soggettivi possono essere ampiamente mitigati dalla conoscenza del territorio, dall’acquisizione di competenze e dal sapere che viene dall’esperienza.

2. Rifiutiamo la visione politica di una montagna ridotta a parco giochi, a infrastruttura di svago regolamentata

È importante che si diffonda la consapevolezza del fatto che nessuno può avere il controllo di fattori stocastici: non i sindaci, non il soccorso alpino, non le guide. Gli ambienti naturali sono dinamici e in costante evoluzione: chi non è disposto ad assumersi la responsabilità, con consapevolezza, del contatto con la natura, deve fare autocritica e rinunciare alla frequentazione di questi ambienti.

3. Riconosciamo i cambiamenti climatici come fattore di complessità crescente degli ambienti naturali

Sappiamo che in questi ambienti in evoluzione sono sempre più frequenti episodi inediti ed estremi. Come guide ci impegniamo a continuare la nostra formazione sul tema, e a fare opera di educazione e divulgazione tra i nostri clienti: diffondere la conoscenza sui fattori di adattamento e mitigazione è un atto di responsabilità verso le generazioni future.

4. Riconosciamo gli impatti ambientali del turismo, e ci impegniamo a promuovere una frequentazione etica e responsabile degli ambienti naturali

Il turismo si deve fermare quando diventa un fattore di stress per le popolazioni (umane e non umane) locali, e quando rappresenta una minaccia per la qualità della vita dei residenti e per la capacità di perpetuarsi dei servizi ecosistemici. Come operatori turistici, sentiamo l’esigenza di lasciare la nostra impronta sul mercato, incentivando modalità di fruizione che non consumino il territorio, e che siano rispettose dell’ambiente.

5. Pensiamo che la partecipazione sia fondamentale per governare nel modo migliore la complessità in evoluzione dei territori di montagna

La creazione di reti tra istituzioni, imprese, cittadini, terzo settore e professionisti è un aspetto cruciale nella prevenzione dei conflitti sul territorio e nella condivisione di una visione per il futuro. Le guide presidiano quotidianamente i territori impervi, e si impegnano in un ruolo di sentinelle privilegiate, attori di una sorveglianza diffusa sui segnali di cambiamento, in un’ottica di collaborazione con gli altri soggetti presenti sul territorio.

Hanno aderito:

Collegio Regionale Veneto Guide Alpine
Corso Italia, 69/a c/o Ciasa de ra Regoles 32043 – Cortina d’Ampezzo (BL)
Cell: +39 338 1056977
Web: https://www.guidealpineveneto.it
e-mail: collegio@guidealpineveneto.it
pec: guidealpineveneto@pec.it

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Il Manifesto delle Guide Alpine venete ultima modifica: 2022-10-29T05:47:00+02:00 da GognaBlog

20 pensieri su “Il Manifesto delle Guide Alpine venete”

  1. più che delle Guide Alpine del Veneto dovrebbe diventare un manifesto per l’umanità (anche per quella che non va in montagna)

  2. La mia speranza è che sia il collegio nazionale a farsi carico del decalogo per poi divulgarlo a tutti i collegi italiani e oltre.
    Ottima l’iniziativa veneta, a mio avviso, sono state create le basi per attivare un tavolo di confronto ben più ampio; staremo a vedere. Grazie, Marco Corti Mela

  3. Nel KGB ho fatto un corso di formazione retribuito nel ’86. Li ho guadagnato una cicatrice sullo zigomo sinistro fatta con un morso da un infiltrato della CIA, voleva rubarmi 36 kg di fecola di patate purissima che avevo nello zaino. Ero sulle montagne dell’Afghanistan.
    Bei tempi, non avevo l’ artrosi alle ginocchia! 

  4. @ Cla al 15. Per quello che scrivi ho pensato KGB, da pronunciare KA GHE BE, Lilli docet.

  5. Marcello Cominetti:
    Lavoravo per Mossad. Ho 3 passaporti ( italiano, israeliano, montenegrino), vivo sotto copertura.
    Cla basta e avanza! 

  6. Su Jacopo. Non è il cittadino o chi per esso il referente di un cambio di paradigma. Quello consumerà quanto gli viene proposto. Il referente è la politica. Se ad ogni futuro impegno politico le Guide ponessero paletti, argomentassero diversamente dal quanto dice il consumismo, accennassero ad aspetti ora taciuti per quieto vivere a altre ragioni, il paradigma in corso correrebbe il rischio di subire aggiornamenti. Dunque sono i fautori in senso lato del Manifesto i dignitari della prima mossa. Solo con questa responsabilità essi potrebbero nel tempo perfezionare comunicazione comportamenti scelte posizioni. Politica. 

  7. 10, c’hai azzeccato in pieno.
     
    Mantenere l’equilibrio è sempre la cosa più difficile. Sempre e dappertutto. 
     
    Se ti firmassi per esteso ti daresti il vero valore che hai.

  8. Magnifico il decalogo e la dichiarazione di intenti da parte delle guide venete che sarebbe anche ampliabile e anche l’appello di Merlo anche se credo che, di base, manchi la pratica e quindi una conoscenza “animalesca” dell’ambiente, chiuse come sono ormai da anni le nuove generazioni nelle loro stanze con i loro “device”
    Io sono uno di quei docenti di Scienze Motorie che cerca di fare outdoor il 90% delle sue lezioni e che spinge a far riscoprire ai ragazzi un approccio simbiotico con la natura di cui facciamo parte ma che spesso i ragazzi stessi non conoscono e per questo non solo non rispettano ma neanche temono esponendosi a rischi in modo del tutto inconsapevole come, ad esempio, su brevi fuoripista bordo impianti dove qui da noi si è manifestato spesso il fenomeno del gelicidio con effetti anche letali.
    Credo che mai come ora, di fronte a questi cambiamenti climatici ormai così evidenti, sia necessario, su terreni glaciali/nevosi e in contrasto con le tendenze “no limit”, saper guardare criticamente a tutto quello che fino a pochi anni fa era prassi comune e anche a saper rinunciare dove il rischio sia troppo elevato.
    La montagna è cambiata, in modo relativamente veloce, e, come giustamente hanno descritto le guide venete, chi la frequenta la deve monitorare con attenzione e trasmettere poi comunicazioni corrette per l’integrità di tutti.

  9. La causa di tantissimi problemi dell’umanità, dalla devastazione ambientale alla carenza di energia, dal degrado urbano alla mancanza di spazi, dalla povertà all’inquinamento, dai rifiuti alla folla in montagna, è la seguente: SOVRAPPOPOLAZIONE MONDIALE.
     
    Tenetelo bene in mente.

  10. Penso non sia il tempo dei sofismi. Delle microcorrenti divisive sulle virgole, sulle locuzioni, sulle tempistiche. Penso sia il tempo di costruire un lavoro di rete tra tutte le figure che hanno a cuore la montagna. Che in fondo è avere a cuore l’ambiente. E, tautologicamente, il nostro destino. Le nostre vite. Quelle di tutta la nostra specie in quanto parte della biosfera che dalle sue leggi è attraversata. È palese, dunque, che se ci togliamo la pagliuzza dell’occhio i temi chiave ci sono tutti in questo manifesto. L’impatto del turismo di massa sulla montagna, il suo essere ridotta a parco giochi, la presa di coscienza dei devastanti danni prodotti dai cambiamenti climatici di cui è responsabile l’homo sapiens sapiens, la frequentazione etica. Dove per etica si intende la distinzione tra bene e male, e a guidarci, in questa distinzione, basterebbe il buon senso. Di mio, sarei più radicale nelle scelte degli obiettivi, delle parole, nella specificità dei temi trattati. Ma è un manifesto che deve parlare a tutti e per farlo necessita della vitalità del termine “compromesso” nell’accezione alta con cui possiamo definire lo stesso. Un manifesto definisce delle linee programmatiche che poi vanno declinate per creare una struttura teorica che porti a pratiche di cambiamento attraverso un lavoro di rete che è imprescindibilmente complesso. Va costruito un cammino di definizione teorica per una lotta che si può decidere di combattere o meno: quella sull’ambiente montano e sulla natura nel suo complesso. Ed è su questo, sul lottare, che ho molti dubbi. Una lotta non è sperare che. Una lotta è agire costantemente affinché ci sia un cambiamento. Richiede forza, tempo, dedizione, energia, sacrificio, rinunce, coraggio, conoscenza e coscienza di sé. E, “preso” dalla sua quotidianità, non so se il cittadino d’oggi abbia molta voglia di camminare fino in fondo questa via. Ho molti dubbi su questo, e pochi sui contenuti del Manifesto. Perciò un grazie a chi lo ha scritto e chi ha dato il suo contributo di pensiero.
    Con sincerità
    Jack

  11. Tutto condivisibilissimo, attenzione però alla possibile contraddizione fra punto 1 (libertà di movimento) e punto 2 (non parco giochi). Io ne invertirei l’ordine in termini di gerarchia. L’attuale punto 1 è direttamente conseguente al punto 2 e non viceversa.
     
    Infatti quanto più si alleggerisce la montagna dalla morsa del “parco giochi” (che io chiamo con disprezzo “Circo Barnun”) e tanto più la sua frequentazione sarà “libera”. Al contrario, quanto più appesantiamo (o accettiamo silenziosamente tale fenomeno) la montagna da “invenzioni” stravaganti cui si punta a far partecipare più persone possibili (per obiettivi di $) e tanto più le tenaglie della della società sicuritaria stritoleranno la montagna stessa, col rischio di divieti e provvedimenti restrittivi. Quindi è il punto 2 il vero obiettivo cui dobbiamo puntare : se lo raggiungiamo tutti insieme, in automatico si ottiene l’attuale punto 1.

  12. Tutto condivisibile e giusto. Speriamo non rimanga solo un manifesto ma dia seguito ad azioni concrete ( es. chiusura rifugi alberghi, strade interpoderali, uso eccessivo funivie ecc.) altrimenti se tutto rimane come ad oggi ( dico in generale sulle alpi, non solo per la zona specifica) sono parole inutili. un paio di domande/commenti che hanno il fine di spingere su questa strada non di criticare:
    cosa vuol dire frequentazione etica della montagna? Sarebbe interessante capire se e’ uno slogan o si e’ in grado di declinare il concetto 
    riconosciamo i cambiamenti climatici: ottimo, ricordiamoci pero’ che essi non sono iniziati da quest’estate in marmolada, ma almeno da 30 anni per quanto a segnali visibili e da chissa’ quanto prima per quanto a cio’ che non si vedeva ma di certo era gia’ in atto
    Viene indicata una serie di valori cui le guide si vogliono ispirare, valori condivisibili: ma prima tutto questo non era il motore dell’attivita’ di guida?
    buon proseguimento alle guide!

  13. Mi fa molto piacere di essere parte del più attivo, dinamico e illuminato Collegio delle guide alpine italiane (forse europee) -quello Veneto- e faccio i miei complimenti al presidente Marco Spazzini e ancora di più alla nostra “segretaria” (bisognerebbe trovarle una qualifica più nobile) Lucia Montefiori, vero pilastro incrollabile del tutto.
     
    Segnalo che l’appuntamento del 30 Ottobre è stato riprogrammato in quel di Alleghe in luogo di Rocca Pietore.

  14. Non sono al corrente di pari e simili espressioni, precedentemente a questo Manifesto, emesse dalle Guide. 
    Vista la cronica stasi socio-politica-culturale della Guide, mi sembra una indubbia rottura con un passato dedicato alla tecnica e al mercato.
    Sebbene a mio parere il testo del Manifesto possa evolvere, spero faccia breccia nella ristretta visione delle Guide.
    Spero possa essere un passo verso l’apertura a dimensioni della pratica dell’attività di Guida e Maestro non più solo e inconsapevolmente frontale ma circolare.
    Ci sono arrivati gli psicoterapeuti, alcuni docenti docenti di attività motorie, certa medicina, e tutti gli stregoni. È un approdo che comporta l’evoluzione personale di chi è coinvolto. Che dovrebbe essere sviluppato per la formazione delle Guide.
    Per quello che contano, esprimo i miei complimenti agli autori del Manifesto.

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