Il PARC Act passa al Congresso degli Stati Uniti

Nel nostro post Divieto di arrampicata pubblicato il 4 marzo 2024 segnalavamo la proposta del National Park Service e del Servizio forestale degli Stati Uniti di considerare illegali gli ancoraggi fissi nella natura selvaggia (a meno che non venisse concesso un permesso speciale). Questo avrebbe di fatto vietato l’arrampicata nella wilderness. Invece, con la recente approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del PARC Act, per la prima volta nella storia degli USA l’arrampicata in zone selvagge sarà protetta dalla legge.

Il PARC Act passa al Congresso degli Stati Uniti
a cura di accessfund.org
(pubblicato su accessfund.org il 19 dicembre 2024)

Il Congresso ha approvato l’Expanding Public Lands Outdoor Recreation Experiences (EXPLORE) Act, che include il Protecting America’s Rock Climbing (PARC) Act, una disposizione puntuale e tempestiva che protegge l’accesso sostenibile all’arrampicata in aree selvagge. Access Fund ha lavorato a stretto contatto con i deputati Joe Curtis (R-UT) e John Neguse (D-CO) per aiutare a sviluppare il PARC Act bipartisan. Il disegno di legge ora si dirige verso la scrivania del presidente per la sua firma.

Il PARC Act è un atto legislativo semplice ed elegante che:

– richiede ai Segretari degli Interni e dell’Agricoltura di emanare linee guida nazionali sulla gestione dell’arrampicata nelle aree selvagge;

– chiarisce che l’arrampicata e il posizionamento, l’uso e la manutenzione di ancoraggi fissi (inclusi spit, chiodi e fettucce) sono appropriati e non vietati nelle aree selvagge;

– preserva l’autorità esistente delle agenzie di gestione del territorio per regolamentare l’arrampicata per garantire che protegga il carattere della natura selvaggia, le risorse naturali e i valori culturali;

– consente la partecipazione del pubblico alle decisioni che riguardano l’arrampicata nelle aree selvagge.

L’arrampicata sostenibile nella natura selvaggia fa bene alla nostra salute, alle economie rurali e all’ambiente, e Access Fund è entusiasta che i nostri leader federali abbiano compiuto un passo concreto verso la sua protezione approvando l’EXPLORE Act“, afferma Heather Thorne, direttrice esecutiva di Access Fund. “L’esplorazione di aree iconiche come i parchi nazionali di Yosemite e Zion e la Wind River Range del Wyoming è coerente sia con la lettera che con lo spirito del Wilderness Act, e non vediamo l’ora che il presidente firmi questa importante legislazione per proteggere questo privilegio per le generazioni a venire“.

Il disegno di legge fornisce una chiara guida legislativa che sostituisce le proposte del National Park Service (NPS) e dell’US Forest Service (USFS) che avrebbero minacciato l’accesso sostenibile all’arrampicata in aree selvagge classificando gli ancoraggi fissi come “installazioni” proibite per legge. La norma proposta avrebbe proibito tutte le fettucce, i chiodi e gli spit esistenti nelle aree selvagge fino a quando un laborioso processo burocratico non avesse determinato se dovessero rimanere in posizione o essere rimossi. Avrebbe avuto impatto su oltre 50.000 percorsi in 28 stati USA, tra cui alcune vie di arrampicata tra le più spettacolari d’America come The Nose su El Capitan, le grandi pareti nello Zion National Park nello Utah, le scalate avventurose nella Wind River Range nel Wyoming, le scalate storiche nelle North Cascades nello Stato di Washington e molte altre.

Il Protecting America’s Rock Climbing Act sta per diventare legge grazie a un gruppo bipartisan di sostenitori legislativi che si sono uniti ad Access Fund e a una coalizione di sostenitori locali dell’arrampicata da tutta la nazione“, afferma il vicedirettore di Access Fund Erik Murdock. “Proteggere l’accesso sostenibile all’arrampicata in aree selvagge protegge anche l’eredità dell’arrampicata americana e il senso di meraviglia che ci attira in questi luoghi straordinari“.

Access Fund applaude i rappresentanti John Curtis (R-UT) e Joe Neguse (D-CO), gli sponsor originali del PARC Act, per la loro leadership visionaria nell’introdurre il disegno di legge, e i senatori John Barrasso (R-WY), Joe Manchin (D-WV), John Boozman (R-AR), Maria Cantewell (D-WA) e John Hickenlooper (D-CO) per aver difeso gli scalatori e portato avanti questa legislazione.

Un ringraziamento speciale va al senatore Manchin per aver chiesto una votazione sull’EXPLORE Act, incluso il PARC Act, come uno dei suoi ultimi atti della sua carriera al Senato.

L’approvazione di questa legge in una singola sessione legislativa è una testimonianza del crescente potere del movimento di difesa dell’arrampicata“, afferma Thorne. “Negli anni a venire, spero che i nostri leader federali continuino a lavorare insieme per proteggere il territorio pubblico, le agenzie che gestiscono quel territorio e l’accesso sostenibile all’arrampicata, che gode di un ampio sostegno bipartisan da parte di legislatori e scalatori in tutta la nazione“.

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Il PARC Act passa al Congresso degli Stati Uniti ultima modifica: 2025-01-22T05:40:00+01:00 da GognaBlog

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71 pensieri su “Il PARC Act passa al Congresso degli Stati Uniti”

  1. E alla fine ci siamo arrivati : anche coloro che non hanno mai capito un cazzo della vita, adesso hanno una rappresentazione plastica dell'”Anarchia spiegata bene” e di cosa c’è di utile nei divieti e nelle limitazioni ( chissà cosa ne pensa Luciano Sammarone di avere queste bestie nel parco in omaggio all'”Inclusivita’”.

    Comunque non preoccupatevi “compagni” adesso si tratta solo di cercare qualcuno o qualcosa , magari a destra , a cui dare la colpa…

  2. Ma in base a quale stupida logica io , che faccio l’imprenditore non potrei amare stare a contatto con la natura, con i boschi e con i fiumi , e farlo ogni volta che mi e’ possibile ?

     
    Ma proprio in base alla tua logica. Ci arrivi o cosa. Comunque ciao ciao, non ti leggerò quindi puoi risparmiarti la risposta.

  3. Adesso che hai letto e, spero, digerito la lezione, torna pure a sfogliare Libero o La Verità. Così ti senti bene nella tua condizione di “uomo dei boschi”. 
     
     
    Caro Genoria ,
    Ma perché tutte queste illazioni gratuite  ?

    A me non interessa che quotidiani leggi tu , ne tutto questo ondivago atteggiamento mirante ad una inutile “Character assassination”….

    Ma in base a quale stupida logica io , che faccio l’imprenditore non potrei amare stare a contatto con la natura, con i boschi e con i fiumi , e farlo ogni volta che mi e’ possibile ?

    Ma che cazzo c’entra il fatto di non poter parlare di Natura , anche se ha moltissimo a che fare con il mio passato, se faccio l’imprenditore a Milano ?
    Per te è incompatibile?

    Pensa che vado anche a scialpinare due volte la settimana in montagna senza abitarci , che contraddizione eh ?

    Frequentando spesso gli ambiente naturali , anche i parchi protetti , mi accorgo che l’uomo lascia molte tracce del suo passaggio , e questo vale per TUTTI gli uomini , eh si , anche gli alpinisti e gli scialpinisti , anche quelli che fanno il 7c inquinano un ambiente protetto esattamente come gli altri.

  4. Expo, hai la capacità innata di andare fuori tema: stiamo parlando di riserve integrali, o naturali con regolamenti restrittivi o selettivi, con tutte le conseguenze del caso (l’impossibilità, per esempio, di praticarvi l’alpinismo o lo scialpinismo) e quello che hai da dire è:
     
    1) gli antipulci degli animali domestici arrivano fin dentro i nidi degli uccelli, cosa che peraltro metterebbe a dura prova la sensatezza delle chiusure integrali, perché gli uccelli per esempio chi li ferma, e vale per un milione di altre cose, ma siccome tu tifi chiusura…
    2) a sostegno del tuo punto di vista di “uomo di boschi e di fiumi” (economia di sussistenza? altrove ti definivi “imprenditore”), te la prendi con “infrastrutture e agricoltura invasiva”, che non c’entrano niente col discorso (parliamo comunque di parchi e siamo d’accordo tutti sul fatto che l’istituzione dei parchi è fatta proprio per sottrarre questi pezzi di terra alla speculazione, alle infrastrutture, all’agricoltura).
     
    Il discorso qui è: la pratica dell’alpinismo all’interno dei parchi naturali è legittima? ha senso istituire (e sempre più allargare) aree di riserva integrale, dunque inaccessibili, tagliando dallo scopo combinato dei parchi (combinato nel senso che metterebbe insieme conservazione e fruizione) la parte della fruizione, e destinandone il territorio alla sola conservazione “incontaminata” (cosa che, lo dimostri anche tu, è sostanzialmente impossibile da realizzare).
     
    Adesso che hai letto e, spero, digerito la lezione, torna pure a sfogliare Libero o La Verità. Così ti senti bene nella tua condizione di “uomo dei boschi”. 

  5. Claudio , saranno pure “logiche bislacche” secondo te , ma in tutto il mondo il più formidabile nemico della natura , da almeno 100 anni , è il continuo avanzare della colonizzazione da parte dell’animale uomo di nuovi territori.-Succede ovunque : in India le infrastrutture umane stanno portando all’estinzione delle tigri , che sopravvivono solo in una frazione del loro aereale , in Cina e in Africa non ne parliamo.-Un mio punto di vista “bislacco” di uomo di boschi e di fiumi , ha già visto enormi cambiamenti negli ambienti naturali del Nord Italia , non dovuti ad un’attività diretta come la pesca o la caccia , ma ad attività indirette come l’agricoltura pesantemente condizionata dalla chimica e la selezione della base della piramide alimentare degli animali , operata dagli antiparassitari sempre più efficaci e selettivi.

  6. Expo, la soluzione al problema che ci segnali, seguendo le tue logiche bislacche, sarebbe uccidere tutti i cani e i gatti.

  7. Migheli. Per quanto riguarda alcuni interventi sul blog che sembrano avere radici comuni anche nel linguaggio possiamo affermare, con il dovuto rispetto e la necessaria cautela scientifica, che il termine Sapiens applicato a tutta l’attuale specie Homo è decisamente eccessivo e forse quest’abbinamento tradizionale richiederebbe qualche revisione. Buona notte e buona arrampicata.

  8. Genoria e Pasini, voi che siete riconosciuti maestri nell’ars educandi, prendetevi cura del sig. Stefano!
    Io passo e chiudo, domani trascorrerò la mia vita di merda arrampicando.

  9. Ma cambiamento climatico dove Migheli… con la cina che continua a costruire centrali a carbone seguita dall’India. con Al Gore che è da 20 anni che dice “il prossimo anno la Terra è morta” ed intanto lui detiene orde di fondi che investono sul green e gira sempre in jet… alla faccia del cappotto di casa che le è costato caro Migheli.

  10. L’uomo è portatore di patogeni verso la fauna? Giustissimo, come anche il contrario.
    Se volete, ma voi non lo volete piu’… perchè siete gia’ pronti a chiudervi in casa davanti alla tv o con il visore e trascorrere la vostra vita di merda così, avere ancora un briciolo di liberta’ e autonomia dovete mantenere viva e centrale la visione antropocentrica.
    E’ nelle societa’ comuniste (dittature) che abbiamo l’effetto opposto. Non mi rendete nemmeno conto che questo processo è gia’ ben avviato. L’altro giorno leggevo un titolo di Focus “anche il trekking disturba l’orso e il lupo” riguardava i sentieri in particolar modo. Non vi rendete nemmeno conto perchè oramai la vostra capacita’ di valutazione ed autonomia si è ridotta a zero che siano in un contesto folle iperburo cratizzato dove non puoi fare piu’ niente, dove è tutto normato. Zero autonomia, zero capacita’ di giudizio.
    Oramai la view che avete assimilato è che l’orso e il lupo, animali bellissimi si intende eh, hanno piu’ valore delle esigenze umane. Si inizia con il parco, poi a tutte le aree montane e agricole per poi arrivare ovunque. Il vostro valore sara’ inferiore a quello di una bestia. E finchè è il vostro valore nessun problema tanto non valete proprio niente se ragionate così, ma varra’ anche per gli sventurati dei vostri figli.
    La vita è per chi la vive, per chi è sveglio, intelligente, autonomo, ha iniziativa, non per chi accetta passivamente tutto… .anche un farmaco in fase III (un carissimo saluto al Dott. Migheli J

  11. Pasini e Genoria, le vostre sintesi sono efficaci e in larga parte condivisibili. L’importante è accettare il fatto che gli effetti dell’antropocene (primo responsabile anche del cambiamento climatico) debbano essere mitigati. Le soluzioni compromissorie in teoria sono meglio dei divieti, sebbene sulla loro efficacia pratica io non nutra la stessa vostra fiducia. Ringrazio comunque tutti per la interessante discussione.

  12. Migheli. Sul fatto che il superamento di una visione antropocentrica sia utile per meglio “conoscere la causa delle cose”non ci sono dubbi. Su questo pianeta vivono oggi circa 8 miliardi di Sapiens (per modo di dire) all’interno dei quali si è evoluto un gruppo ( 2/3 milioni ?) di esseri, gli arrampicatori, dediti a pratiche arcaiche che probabilmente si collegano alle prime fasi arboricole della nostra evoluzione come specie. Questa piccola “sotto-specie” certamente può essere dannosa per gli ambienti naturali, a dir la verità molto meno di altre, e come tale va gestita. Di questo si parla. Di come evitare che si scannino tra loro, trapanino magari in futuro con il laser qualunque pezzo verticale di pietra che gli capita a tiro e di come possono ricavare dalla loro passione benefici fisici e spirituali per sé e magari anche per gli altri senza arrecare troppo disturbo e danno alle altre specie che abitano il loro parco giochi. Problema appassionante per chi come noi condivide quelle strane abitudini ma a dir la verità di portata ben minore di altre potenziali “istinti di morte” che la specie deve affrontare al suo interno. Quindi qualche compromesso ci sta. 

  13. Migheli, capisco e concedo (inglesismo): non hai torto, l’ingresso di nuovi patogeni portati dall’uomo è un danno. Sono anche molto d’accordo su una “visione non antropocentrica del mondo”. Quindi, cosa c’è che non mi piace del tuo ragionamento? 
     
    1) Il concetto di “danno”, in realtà, è complesso: ci sono danni gravi o persino irreversibili (o comunque reversibili in tempi troppo lunghi), e danni che invece possiamo vedere come parte di un processo di adattamento (alla coesistenza di uomini e natura). Non credo che una frequentazione responsabile e leale (“morale”) della natura possa produrre danni irreversibili o gravi. Produce invece coscienza, e rende gli uomini migliori in tutti i sensi e in tutti gli ambiti.
     
    2) Magari io ho troppa fiducia nella moralità dell’uomo, però mi sembra altrettanto ingenuo credere nella possibilità di una wilderness veramente incontaminata (si salva per esempio dal cambiamento climatico? neanche se fosse l’angolo più remoto e inaccessibile del mondo!): quindi a che scopo l’istituzione di riserve integrali?
     
    3) Se lo scopo invece è la conservazione della wilderness, senza pretese di perfezione (cioè accettando i mali minori come parte di un processo di adattamento reciproco, non antropocentrico), credo che l’identificazione (scientifica) di tutto ciò che veramente è dannoso, e la conseguente educazione (o introduzione di regolamenti), funzioni molto meglio del ricorso al divieto.
     
    Io con questo chiudo perché credo di avere detto tutto quello che avevo da dire. Leggerò volentieri quello che avrai, eventualmente, da replicare. Magari Alessandro Gogna ci proporrà qualche ulteriore contributo, in futuro, dentro questo filone molto interessante, e avremo modo di confrontarci ancora. grazie e ciao

  14. Genoria al #51. Chiamo danno l’ingresso di  nuove specie patogene (i.e. generatrici di nuove malattie) a carico di flora e fauna, che la letteratura dimostra essere causato dalla specie umana. La contaminazione ne è la conseguenza. Se l’uomo non vi apportasse nuovi patogeni, almeno sotto quell’aspetto quel lembo di terra sarebbe incontaminato.
    Credo che una visione meno antropocentrica del mondo esistente conduca esattamente alle conclusioni da me sostenute.
    In tutt’altro ambito di studi (scienze neurocognitive comparate), un approccio meno basato sullo studio dei meccanismi di coscienza così come sono noti dagli studi sull’uomo sta portando a formidabili ampliamenti di quello che si riteneva essere una struttura monolitica valevole per tutte le specie evolute, e sta rivelando l’esistenza di forme alternative di coscienza anche in specie considerate inferiori nella scala evolutiva. Credo che un simile approccio, basato fondamentalmente sull’umiltà e il rispetto verso le  altre specie viventi, dovrebbe essere l’elemento guida nel rapporto uomo/natura, ivi inclusi parchi naturali e ambienti primigeni (pochi, ma ce ne sono ancora).

  15. 53#Genoria e poi chiudo con i collaterali:
    Non odio nessuno, tantomeno gli autori della storia americana oramai stramorti e sepolti , c’è comunque da distinguere tra il nord ed il sud delle Americhe , al nord erano già confederazioni e non agivano come  sotto il golfo del Messico (ancora per poco)per le corone spagnole e portoghesi …ma per Washington! O no?
    Per i casinò purtroppo è cosi!una cosa triste, gestire tribalmente milioni di $trasforma il corvo in sciacallo,per restar in tema indios.
    P.s. l hai letto larticolo sulla foca monaca?😉
     

  16. E infine, last but not least, Pasini:
     

    coniugare libertà e responsabilità verso l’ambiente

    Musica per le mie orecchie. Qualche tempo fa si era parlato di ATES (associazione tutela escursionisti e scialpinisti): liquidato come “piagnisteo”, era invece un’embrione (molto goffo, in realtà) di un associazionismo come Access Fund (la cui mission è la “conservazione dell’ambiente dove si pratica l’arrampicata, e l’accesso sostenibile allo stesso”). Curioso che i cacciatori italiani abbiano già qualcosa di simile (credo) in difesa dei loro interessi, mentre tra gli alpinisti vi sia ancora chi, nel nome di un malinteso (secondo me) ambientalismo, o nel nome della scienza, si spenda in difesa del ricorso al divieto come unica possibilità di conservazione o protezione di quell’ambiente dove si l’alpinismo, di fatto, si pratica. Una “fucilata sui piedi”, direbbero gli americani. Gli italiani invece si fanno i divieti e poi li aggirano con qualche furbata. Amen

  17. Mereu (47), se hai a cuore i nativi americani, dovresti odiare prima di tutto i colonizzatori europei. E, mi dispiace dirlo, ma visto che si parla di parchi, oggi il rapporto tra nativi e parchi è molto controverso. Dentro le loro riserve ci fanno i casinò, pensa che bellezza. 

  18. Mereu. Per diversi motivi il Cai, la FASI e pure Mountain Wilderness non sono in grado di fare quello che fa Access Fund. Ci vuole qualcuno che riprenda la bandiera di un movimento che si sviluppò nel mondo arrampicata contestualmente ai movimenti sociali degli anni ‘60 che non furono frutto di una congiura per asservire ancora di più i popoli come con orrore ho letto in un articolo qui relativo alla liberazione sessuale. Questa volta però mettendo più enfasi rispetto a coniugare libertà e responsabilità verso l’ambiente, una sensibilità cresciuta negli anni. Diritti e doveri anche di chi arrampica dunque. Vecchia tematica. I conflitti in seno al popolo si gestiscono meglio se c’è un’organizzazione che ha leadership e credibilità non basata sulle parole ma sulle azioni. 

  19. anche quando l’impatto umano fosse dimostrato e avesse conseguenze negative fattuali ( o vogliamo chiamarle adattamenti?), si deve comunque garantire la fruizione umana dell’ambiente?

    Posso dire che sta diventando una discussione interessante?
     
    La mia risposta alla domanda di Govi è : fruizione leale, ad armi pari, non speculazione (no a sfruttamento minerario, costruzione di infrastrutture, valorizzazione turistica). Su come definire l’impatto di una leale fruizione della wilderness (negativo, o “adattativo”), non so, ma magari non ha neanche senso provarci (Migheli usava la parola “danno” ma questa non era presente, mi pare, in nessuno degli abstract da lui citati). Ho trovato interessante l’articolo che ho segnalato al nr. 28: non c’è nessun ambiente naturale veramente incontaminato, tutto sostanzialmente si evolve. In realtà, gli studi segnalati da Migheli dimostrano proprio questo: che persino all’interno di una riserva integrale possano arrivare contaminanti. Cioè: la natura incontaminata è un mito. Quindi perché volerne promuovere il divieto di fruizione? per preservare qualcosa che è comunque impossibile preservare? (Attenzione: non sto dicendo di aprire in maniera incondizionata! E non sto neanche dicendo che per ambienti in situazioni di particolare sofferenza non si debba ricorrere a temporanee misure di chiusura: sto contestando l’affermazione, più ampia, che i parchi naturali debbano essere “off limits” per l’uomo, si veda Migheli al 46, intendendo che l’impatto della presenza umana, per la wilderness, sia sempre e comunque negativo).
     
    Una cosa che trovo molto sbagliata, del resto, è il ricorso al divieto usando la scienza come “scudo”. Ben vengano dunque tutte le lotte libertarie, mi si permetta la parola, perché anziché prendere le mosse dall’autorità (“lo dice la scienza!”), partono dalla fiducia (utopica) nella moralità dell’uomo. 

  20. 48 Pasini 
    In un mondo perfetto ,visto il patrimonio di sodali e soldi direi 5 encomiabili compitini del CAI.
    Bel sogno! 
    Poi però le beghe sulle schiodature selvagge sparite come e con cosa le sostituiamo?Inventiva non ci manca polemiche nemmeno…ma noi non ci saremoo.

  21. @46 e precedenti
    Ho trovato un po’ incomprensibile la divergenza negli scambi precedenti.  E francamente fatico a seguire il punto di Genoria, (che forse e’ lo stesso di Regattin?). Cioè’, anche quando l’impatto umano fosse dimostrato e avesse conseguenze negative fattuali ( o vogliamo chiamarle adattamenti?), si deve comunque garantire la fruizione umana dell’ambiente?
     
    O il punto e’ che non si crede a gli studi che ne trattano?  Considerare l’auto-limitarsi dell’uomo ( formulazione forse un po’ utopistica) come un’imposizione dell’autoritas, che e’ oppressiva a prescindere, non e’ anch’esso un preconcetto ideologico?

  22. A parte discorsi collaterali….la vicenda dimostra l’utilità di avere un’organizzazione indipendente che :
    1. Rappresenti i legittimi interessi della comunità dei praticanti dell’arrampica 2. Raccolga fondi e operi per la manutenzione e la salvaguardia dei luoghi di arrampicata con criteri corretti di sostenibilità e di rispetto della storia degli stessi 3. Promuova il coinvolgimento delle autorità e delle comunità locali nelle sue attività 4. Incoraggi il volontariato attivo e la responsabilizzazione dei frequentatori dei luoghi di arrampicata e svolga un’azione di educazione e di orientamento sui rapporti tra ambiente e arrampicata 5. Svolga con la sua leadership un’attività di diffusione di criteri omogenei di chiodatura e di attrezzatura delle vie di arrampicata in luoghi protetti e non protetti e gestisca le eventuali controversie sul tema.
    Questo è quello che cerca di fare Access Fund. Noi non abbiamo una organizzazione analoga. I have a dream…..possiamo solo sperare che qualcuno delle nuove leve voglia prendere in mano la bandiera.

  23. 42 # Claudio Genoria nemmeno io ho pregiudizi e nemmeno giudizi ne a est ne a ovest…vivo in Italia cosi come i figli e nipote…ma un opinione e il senso critico sbagliato che sia la do comunque perché verità e bontà sono i miei pilastri d’esistenza.
    Stimo molto i prodotti per l alpinismo americani che reputo tra i migliori: un martello Chuinard mi ha fatto capire la ricerca verso la perfezione , bilanciamento ottimo ,manico in legno con rinforzo anti scheggiature lo ricomprerei anche con un prezzo e dazi impossibili.Oppure le scarpe della N.F. quasi indistruttibili 15 anni e non li sente…incredibile!Ditte che non vedo affatto come dici al punto 3 come teste di cazzo capitaliste etc. etc.
    Congresso e politica partecipata capisco portino al il segno + sui fatturati ma che non mi si venga a dire lo si fa per storia, tradizione etica e compagnia bella.
    Per le Apuane sarebbero benvenute  aziende che non si limitassero a teorici aiuti in denaro verso le problematiche territoriali che loro stesse vanno creando…dicono che parte delle loro casse viene reintrodotto nelle economie  dei territori per risanamento e quant altro ma mi pare di capire non sia affatto apprezzato ne consistente,insomma carità pelosa.
    Se per antiamericano intendi il mio personalissimo intimo amore per il popolo degli uomini nativi americani; espropriati d’un intero continente,sterminati con ogni mezzo dal cannone ai virus passando per marce della morte,rinchiusi e disprezzati in lageriserve dove  l’alcolismo impera assieme a povertà e indigenza ,spogliati insomma di tutto meno che dell orgoglio, allora si sono antiamericano.
    Ciao

  24. Genoria, innanzitutto ti ringrazio per le parole pacate. Ho cercato di dimostrare che l’uomo è responsabile -in via diretta o indiretta- dell’introduzione di nuove specie patogene per la flora e la fauna in ambienti incontaminati, come anche i parchi naturali.
    Ciò nulla toglie agli effetti positivi (quanto meno tali  secondo la prospettiva umana, quella animale o vegetale potrebbe avere da ridire) che l’uomo sa esercitare, vedi ad esempio il governo del bosco, o le bonifiche delle aree paludose o la stessa istituzione dei parchi naturali. Tuttavia ci sono (ancora, per fortuna) ambiti territoriali da cui l’uomo dovrebbe tenersi lontano, proprio per evitare la diffusione di nuove specie patogene.
    A mio parere -e su questo evidentemente dissentiamo- i parchi naturali dovrebbero appartenere a questo ambito, off limits per l’uomo.

  25. Migheli, io negli Stati Uniti ci sono tuttora, e ho anch’io un figlio nato qui. Lo dico perché so, per la mia esperienza, che vivere qui non è comunque garanzia di essere esenti da idee preconcette. Il commento comunque non era rivolto a te.
     
    Per quanto riguarda le mie interpretazioni personali, ho in effetti usato la locuzione “secondo me”. Vale anche per te, è la tua opinione – di avere risposto alla mia (sincera) curiosità- e la rispetto. Ma non sono d’accordo. Giustificare una chiusura o un divieto con la “scienza”, del resto, è pratica scivolosissima. E lo dico da persona razionale, di formazione scientifica e professione tecnica. Ho apprezzato molti tuoi interventi in passato, e molti ne apprezzerò in futuro. Ma questa volta no.

  26. Genoria. Se il tuo commento è rivolto a me, ti posso rassicurare: non ho pregiudizi anti americani. Ci ho vissuto tre anni, e mia figlia è nata lì.Quanto ai lavori che ritieni citati a sproposito, mi spiace deluderti ma anche questa è una tua personalissima interpretazione. 

  27. Se ci offrissero dei fondi per difendere le Alpi Apuane da nuovi progetti di sfruttamento minerario, cosa faremmo? Diremmo di no perché “non si mettono le faine a proteggere il pollaio’?

    se Patagonia si desse da fare per salvare le Apuane, non ci vedrei nulla di scandaloso. Le faine, qui sono ben altri…e molto peggio delle faine.

  28. Considerazioni sparse:
     
    1) Di selvaggio è rimasto poco, dice Mereu. E di incontaminato, dico io, non è rimasto niente. Ed è un’ovvietà. Lo dimostrano del resto anche gli studi segnalati – a sproposito, secondo me – da Migheli. La domanda posta da me e Regattin rimane comunque senza risposta.
     
    2) Ci fa storcere il naso il fatto che Patagonia o North Face possano destinare parti anche considerevoli del loro profitto a lotte che vanno, come riportato qui sopra, dalla difesa del diritto di praticare l’alpinismo all’interno dei parchi naturali, fino alla vera e propria difesa degli stessi parchi da speculazioni molto più impattanti. Se ci offrissero dei fondi per difendere le Alpi Apuane da nuovi progetti di sfruttamento minerario, cosa faremmo? Diremmo di no perché “non si mettono le faine a proteggere il pollaio’?
     
    3) Molti dei commenti qui sotto sono viziati, secondo me, dal solito pregiudizio anti-americano. È una cosa che mi tocca da vicino, perché posso garantire che le persone di nazionalità americana non sono solo teste di cazzo capitaliste interessate al profitto. E non mi sembra di vedere grosse differenze tra Nord America ed Europa: siamo tutti, chi più e chi meno, parte dello stesso problema. Fatevene una ragione.

  29. Premesso che di selvaggio è rimasto ben poco a parte il comportamento(cannibale?) umano…sapendo che proverbialmente l America fa  le cose in grande anche questa lo è, una grandissima paraculata di cui io personalmente non ne capisco ne il senso ne il bisogno ,la toppa più grande del buco va bene ma qui è esageratamente grande.
    Dai tempi di J.Muir il sogno Yose-mitco attraverso i Dirt Bagger e dai  primi salitori anni 60 in poi la parola selvaggia serve solo per propagandare il sogno californiano e mettere in tasca$
    “Il dono dell’Aquila” non è accessibile a tutti e quindi da tutto il mondo arrampicatori ed escursionisti prendono i voli classici di linea per mettere la tacca sulla colt del FB e anche quelli sono numeri da aggiungere alle cifre abnormi fin qui citate.
    Pasini qui il provvedimento come dici tu a mio microparere non cambia assolutamente nulla nel modus e vita delle pareti dei parchi …a parte il tempo sprecato per redigerlo che a quanto pare non manca.
    Tutto l ambiente alpinistico deve molto all ondata allora nuova che venne da oltreoceano ma OGGI se vuoi conservare uova e polli non mettere una faina alla loro guardia, il problema salvaguardiambientale è solo rimandato…per ora”avanti tutta”!
     

  30. Regattin, solo per fermarmi all’abstract del primo articolo che tu citi in modo incompleto: 
    ” In addition, C. gattii was isolated from the wheel wells of vehicles on Vancouver Island and the mainland and on footwear, consistent with anthropogenic dispersal of the organism. Increased levels of airborne C. gattii were detected during forestry and municipal activities such as wood chipping, the byproducts of which are frequently used in park landscaping”.
    Ruote dei veicoli, suole delle scarpe, taglio del legname…
    Per non tediare oltre, cosa dimostrano in sostanza le ricerche sull’argomento? Che la dispersione di nuovi patogeni negli ambienti selvatici da parte della specie umana contemporanea è pervasiva, perché utilizza le più svariate ed impensabili vie di propagazione. E quel che succede nel New South Wales o su Vancouver Island può tranquillamente verificarsi in qualsiasi altra area selvaggia su cui vada a ficcare il naso l’uomo.

  31. Migheli al 36: gli stambecchi sono così tranquilli per indole. Prova ad avvicinare un camoscio o un capriolo, eppure sempre di ungulati si tratta.

  32. Migheli al 26: ti rispondo direttamente con una rapida sintesi copincollata dagli abstract.
    Nel primo link:  Il campionamento sistematico ha mostrato che C. gattii era associato a luoghi ad alto traffico.
    Nel 2°: I risultati mostrano che l’insorgenza della malattia nella contea di San Carlos de Bariloche è associata all’inserimento della rete urbana su aree di foreste native.
    Nel 3°: Abbiamo campionato il terreno da 22 veicoli fuoristrada utilizzati nella gestione della conservazione nel Nuovo Galles del Sud e testato i campioni per la presenza di specie di Phytophthora
    Se mi permetti, questi studi, saranno importanti per i risultati ottenuti, ma in contesti specifici e che non c’entrano nulla con l’impatto che può avere l’essere umano che passeggia nella natura. I patogeni che hanno decimato popolazioni di ungulati nelle Alpi non li abbiamo di certo portati noi.

  33. Pasini. Il PARC Act rimette a disposizione degli arrampicatori i Parchi naturali americani. Ottima cosa per gli arrampicatori, i cui numeri comunque impallidiscono di fronte ai visitatori complessivi. Trecentoventicinque milioni (!)  nel 2023. Trecentoventicinque milioni fra Americani (per lo più non-nativi, magari ricordiamolo) e turisti provenienti dal resto del mondo. Ottima cosa per il business. Ma per la wilderness? Certo, diranno i fautori: è il modo migliore per preservare le specie. Magari, penso io, con un programma un po’ Disney un po’ zoo allargato. E mi vengono in mente gli stambecchi addomesticati del Gran Paradiso, ormai entrati di diritto nei selfie di ogni bravo turista estivo di quel parco. Questo è l’unico modello di conservazione della wilderness che interessi alla specie umana? $$$ & selfie? Con un posticino speciale per i climbers?

  34. Mereu. Certo che l’arrampicata è anche un business e come tale segue le dinamiche del business. Come lo sono i Parchi. Anche in Italia. Prima del Covid 27 milioni di presenze annue e circa 100.000 posti di lavoro nell’indotto. Quale attività “ricreativa” non è anche un business? Appena si stabilizza e si diffonde diventa un business e genera una comunità più o meno organizzata, con la sua storia, i suoi eroi, il suo patrimonio, le sue leggende, le sue regole…..Non è una novita’ caratteristica della nostra epoca. Ma questo non impedisce che gli umani ci mettano passione, coinvolgimento e cerchino di tutelare il loro “oggetto” del desiderio, che nei casi più estremi assume addirittura un valore esistenziale ed esclusivo, che dal di fuori, ai non praticanti, può apparire pura follia. Poi questa “tutela” può essere equilibrata e con senso della misura e delle proporzioni o assumere aspetti a volte maniacali, infantili, egoisti, auto-centrati  ma non è questo il caso del provvedimento dal quale cui siamo partiti. 

  35. Giusta osservazione Expo 8 milioni di arrampicatori americani ,sono poco meno dei ultimi 9 ,5 “nativi”rimasti sparsi nelle circa 350 riserve…con piu’evidente  potere di far leva per cambiare le leggi sul loro territorio.Ancora numeri: 50.000 vie un vero patrimonio si da tutelare ,ma anche un bell investimento per tutto l’ indotto che comporta.
    Lo show deve continuare!$$$

  36. Ma tutto questo non modifica il mio assunto iniziale sugli effetti negativi dell’uomo contemporaneo (contemporaneo, non storicamente tale; questo è un punto importante) sugli ecosistemi.

    Ben scritto.
    .
    Ovvio che un afflusso di 2000 apaches o seminoles di qualche secolo fa’ avrebbe causato un impatto molto inferiore a quello che causano i nostri 2000 cannibali.

  37. Ma tutto questo non modifica il mio assunto iniziale sugli effetti negativi dell’uomo contemporaneo (contemporaneo, non storicamente tale; questo è un punto importante) sugli ecosistemi.

    Allora speriamo in un altro COVID…

  38. Tutto questo per voler dire che la presenza umana non è compatibile con la salvaguardia della natura, adducendo, a sostegno di questo, studi scientifici che provano solo che la natura si adatta alla presenza dell’uomo, si modifica, si evolve

    Questo l’hai scritto tu, sì o no? e io ti ho ribattuto che gli studi scientifici da me citati provano invece i danni dell’uomo all’ecoambiente, sì o no?
    Se hai la pazienza di leggerli, vedrai che vanno tutti nella direzione da me sostenuta.
    Quanto al resto, forse non mi sono spiegato bene. E’ ovvio che diecimila gitanti avranno un impatto negativo superiore a dieci arrampicatori: ma se consenti l’accesso ai secondi, sulla base di quale principio etico puoi inibire l’accesso ai primi? Questo discorso non ha a che vedere col PARC Act, che (e questo l’ho imparato dall’intervento di Battimelli) andava a sanare una situazione assurda secondo cui i gitanti potevano entrare e gli arrampicatori no.
    Ma tutto questo non modifica il mio assunto iniziale sugli effetti negativi dell’uomo contemporaneo (contemporaneo, non storicamente tale; questo è un punto importante) sugli ecosistemi.

  39. se poi la diffusione di nuove specie patogene viene considerata come un adattamento della natura all’uomo e non come un danno, questa è una tua personale interpretazione, che sicuramente non appartiene né a me né agli studiosi del  problema

    però…

    converrai che è meno impattante l’ingresso di dieci arrampicatori rispetto a diecimila gitanti

     
    A parte che non so dove hai letto le mie “personalissime interpretazione” di studi che non conosco (li hai letti tutti per intero, tu? Ho detto solo che non dimostrano necessariamente l’incompatibilità tra ambiente naturale e frequentazione umana) mi pare che la tua “personalissima interpretazione” (dei titoli?) di questi stessi studi sia questa: “la diffusione di nuove specie patogene” è provocata più dall’impatto di “diecimila gitanti” (e non, per esempio, ma è solo un esempio, dalla libera circolazione di specie animali selvatiche) e molto meno da “dieci arrampicatori” che hanno infranto le regole (alla faccia di tutti gli altri). Senza mettere in discussione le regole (che si prestano anch’esse, evidentemente, a “personalissime interpretazioni”). E queste cose le scrivi sotto un articolo che parla di Protecting America’s Rock Climbing (PARC) Act. 
    molto coerente!

  40. Genoria, tutti gli studi da me citati dimostrano che la natura viene guastata; se poi la diffusione di nuove specie patogene viene considerata come un adattamento della natura all’uomo e non come un danno, questa è una tua personale interpretazione, che sicuramente non appartiene né a me né agli studiosi del  problema.
    Il suggerimento che avevo dato in precedente post sull’andare ad arrampicare di straforo nei parchi ad accesso vietato era provocatorio; e in ogni caso converrai che è meno impattante l’ingresso di dieci arrampicatori rispetto a diecimila gitanti. Se si consente l’accesso ai primi, allora per pari diritto bisognerebbe far entrare anche i secondi. E voglio proprio vedere se le conseguenze sulla flora e fauna sarebbero identiche.

  41. Segnalo questo: https://www.newscientist.com/article/mg25233634-400-why-the-myth-of-wilderness-harms-both-nature-and-humanity/
     
    “The notion of a pristine ecosystem is a myth”
    (Il concetto di “ecosistema incontaminato” è un mito)
     
    “thinking of nature and humans as incompatible makes it impossible to revive or discover ways of working with and within nature for the common good”
    (pensare che la natura e gli esseri umani siano incompatibili rende impossibile rivitalizzare o scoprire modi di lavorare con e attraverso la natura per il bene comune)
     
    another point of view…
     

  42. Il problema nasce a partire dal commento nr. 3, che contiene diversi problemi:
     
    1) Fa riferimento a un “principio di salvaguardia” che non esiste, visto che nello specifico si parla di parchi americani, dove la salvaguardia è funzionale alla fruizione. Invocare “l’assenza dell’uomo” in questo caso non ha senso: sono parchi concepiti per la fruizione dell’uomo fin dalla loro istituzione.
     
    2) Suggerisce che il “principio di salvaguardia” di cui sopra sia stato sacrificato all’interesse di parte di una lobby, lobby che peraltro esiste ed opera in maniera del tutto trasparente e nel pieno rispetto della democrazia, ma qui, nel commento, viene messa sotto una luce negativa o comunque di sospetto.
     
    3) Rimanda ad un post precedente, dove si parlava però di Italia e dove Migheli commentava: “Ognuno qui faccia il suo mestiere.  Bene fa il direttore dell’ente parco a inibire qualsiasi forma di antropizzazione, senza distinguo fra attività o persone, illustri o meno che siano. E bene farebbero gli arrampicatori, se ne sentono la necessità, a infrangere i divieti, nello spirito libertario che li contraddistingue ed assumendosene i rischi senza tanti piagnistei pubblici”. Quindi una lobby (americana) che lavora con trasparenza, o comunque il tentativo, forse goffo, di fare qualcosa di simile in Italia, sono guardati con sospetto o disprezzo (“piagnistei”): meglio farsi i fatti propri in silenzio, oppure, aggiungo, ottenendo che le guardie, bontà loro, chiudano un occhio.
     
    Tutto questo per voler dire che la presenza umana non è compatibile con la salvaguardia della natura, adducendo, a sostegno di questo, studi scientifici che provano solo che la natura si adatta alla presenza dell’uomo, si modifica, si evolve. E allora?
     
    È la solita (triste) logica del divieto vissuto come dogma. Possiamo fare di meglio.

  43. Regattin, in che senso gli articoli che ho linkato non rispondono alla domanda? Quella è solo una minima frazione di una letteratura enorme che dimostra come la nuova introduzione di  svariati tipi di germi patogeni per specie animali e vegetali selvatiche sia la conseguenza diretta della frequentazione umana di quegli ambienti. 
    Se a te invece interessano gli aspetti più strettamente evolutivi legati ai meccanismi adattativi delle specie viventi -e in quel senso vanno le ricerche da te segnalate- questo è tutto un altro discorso.
    Si tratta comunque di due aspetti della stessa medaglia: l’uomo produce pesanti  modifiche dell’ambiente, parchi naturali inclusi.

  44. Certo Battimelli, ma dal momento che la legge è stata firmata lo scorso 4 gennaio, come si può leggere sullo stesso sito, e che il pericolo non sussiste più (almeno per ora), volevo ampliare il dibattito sull’opportunità di escludere in toto la presenza umana da ambiti naturali circoscritti, a partire da questa considerazione di Migheli “La differenza la fa l’assenza o la presenza dell’uomo, inclusi i suoi residui alimentari e le sue defecazioni ”
    Fino ad ora non ho avuto risposta (anche gli ultimi link inseriti deviano dalla mia richiesta) ma ne ho trovata una io: uno studio del MUSE di Trento i cui esiti  si possono leggere qui: https://www.google.com/amp/ilbolive.unipd.it/it/news/aumentano-turisti-aree-naturali-quali-conseguenze%3famp.
    Sintetizzando: 
    “Dallo studio emerge però immediatamente un dato. Nel corso degli anni la presenza delle 8 specie studiate è complessivamente in leggera crescita: alcune specie hanno mostrato tendenze stabili, altre come l’orso, il cervo e la faina persino un incremento”
    Ma anche:
    “tutte le specie studiate hanno mostrato una netta tendenza a diventare più notturne nei luoghi in cui la frequentazione umana è più alta. ”
    Quindi credo che la realtà sia molto più complessa del dire stop alla presenza umana senza una reale motivazione

  45. Pasini, sì e ho infatti risposto ringraziando Battimelli per il chiarimento. Solo che  ho aggiunto dei link per tornare all’argomento degli effetti antropogenici sull’ambiente selvatico, così da soddisfare la  curiosità di Regattin e Genoria, ma sono stato messo in stand by, in attesa di approvazione….

  46. Caro Migheli, la reazione di persone di “qualità “  non solo arrampicatoria ma anche etica come Benassi e Battimelli dovrebbe far riflettere sul tema del consenso e dell’accettabilità di provvedimenti forse un po’ troppo in là’. Non credi? 

  47. La puntualizzazione di Battimelli è giusta e chiarisce meglio il senso del PARC Act.
    Per tornare invece alle curiosità di Regattin e Genoria,
    1. gli articoli che avevo citato mettono in evidenza come le sorgenti antropogeniche di diffusione dell’antibiotico resistenza agli animali selvatici non siano limitate agli allevamenti.
    2. l’influenza perniciosa dell’uomo (contemporaneo) sull’ambiente selvatico è ancora più chiara se si considera la flora. Giusto una manciata di articoli:
    https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC2725814/https://www.mdpi.com/1999-4907/11/11/1183https://link.springer.com/article/10.1007/s13313-023-00961-5https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:ccb1374b-0049-49b4-bdbd-5a8c565e799c
     

  48. Si sta parlando dell’ipotesi di proibire di fatto l’arrampicata in aree dove entrano ogni giorno migliaia di turisti, dove per poter soggiornare una settimana bisogna prenotarsi con mesi di anticipo, dove… chi conosce Yosemite o Zion ne sa qualcosa.

    Verissimo!!
    Altro che protezione dell’ambiente naturale. Però si va a rompere le scatole agli arrampicatori.
    Mi sembra una cosa già vissuta da queste parti.

  49. La precisazione di Battimelli è importante e chiarisce meglio le finalità del PARC Act, proprio in relazione all’attuale frequentazione dei parchi naturali americani.
    Per soddisfare invece le curiosità di Regattin e Genoria, segnalo che gli articoli che avevo citato riguardano sorgenti antropogeniche non solo limitate agli animali da allevamento, ma anche alla diretta presenza umana.
    Per quanto riguarda l’influenza perniciosa della presenza umana sulla flora selvatica,  assai più studiata rispetto agli effetti sulla fauna, segnalo giusto qualche articolo:
    https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC2725814/https://www.mdpi.com/1999-4907/11/11/1183
    https://link.springer.com/article/10.1007/s13313-023-00961-5
    https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:ccb1374b-0049-49b4-bdbd-5a8c565e799c
     

  50. Forse sarebbe bene restare sul punto specifico. Qui non si sta parlando del modo ottimale di tenere la presenza umana lontana da aree di riserva integrale. Si sta parlando dei parchi naturali statunitensi, che non sono mai stati concepiti come aree di riserva intagrale, come ha già fatto notare Genoria al commento 5. Si sta parlando dell’ipotesi di proibire di fatto l’arrampicata in aree dove entrano ogni giorno migliaia di turisti, dove per poter soggiornare una settimana bisogna prenotarsi con mesi di anticipo, dove… chi conosce Yosemite o Zion ne sa qualcosa. E la proposta ventilata dal NPS di bandire da questi parchi l’attrezzatura fissa in parete (peraltro assai scarsa, e di nuovo chi ha arrampicato in Yosemite o a Indian Creek ne sa qualcosa) avrebbe avuto, qualora fosse andata in vigore, l’effetto di un colpo di spugna su un pezzo importante della storia di quelle aree naturali e dell’alpinismo americano (e non solo) e sulla possibilità di “enjoyment of future generations” in nome della quale quei parchi sono stati istituiti.

  51. 17 e 14.
    Come tu stesso hai riportato, attraverso l’utilizzo di antibiotici negli animali da allevamento, perfino gli animali selvatici ne risentono, quindi chiudere un area per evitare che vi entri l’uomo non ha alcun beneficio rispetto a questo tipo di problematica. Le varie malattie aviarie ne sono un esempio. Quanto alle domande poste da me e da Claudio, per me sì, puoi continuare, la mia curiosità sugli effetti negativi della (sola) presenza umana in un’area circoscritta non è stata evasa da questi studi.

  52. Pasini, la tua puntualizzazione è certo corretta. Un conto è l’ambito scientifico, un altro quello politico. Limitandosi al primo, è ampiamente dimostrato che l’uomo (quello moderno, almeno) è fondamentalmente un distruttore di habitat naturali. E non solo attraverso macrointerventi come trasporti, dighe, esplosivi, trivellazioni, fracking ecc; ma anche semplicemente camminando, e liberando dalle suole degli scarponcini spore e microorganismi vari, che dai luoghi già contaminati si propagano a quelli vergini. 
    A livello politico invece la preservazione della wilderness si deve necessariamente piegare al compromesso con i gruppi che sanno esercitare la pressione vincente sui decisori. Oggi hanno prevalso i climbers; domani toccherà ai bikers, agli scramblers, ai trekkers e, perché no, agli influencers, visto che su un piano etico nessuna di queste lobbies può definirsi superiore alle altre.
    E la wilderness nel frattempo sarà andata  a farsi benedire.

  53. Migheli. No, non è necessario che continui. Ti credo. La politica, come è noto, è l’arte del possibile non la ricerca della soluzione ottimale. Il caso a cui fa riferimento l’articolo riguarda la dimensione politica non quella scientifica. L’accettabilità delle soluzioni e’ una variabile importante. Il disagio deve essere ritenuto congruo rispetto ai vantaggi che si ottengono. La chiusura totale di aree molto estese sarebbe accettabile da grandi masse solo di fronte a pericoli percepiti come “clear and present”. Evidentemente il primo provvedimento, ancorché visionario e illuminato, non aveva alla base questa percezione e non ha mobilitato un consenso così ampio da superare l’azione di portatori di interessi importanti e delle loro organizzazioni come Access Fund che hanno cercato e ottenuto una soluzione di mediazione.

  54. L’uomo è un animale e come tale fa parte dell’ambiente naturale. Che poi faccia dei troiai  è un altro discorso.
    Lo spit non è un animale, non è stato creato dalla natura. 

  55. Qualche dato a proposito degli effetti antropogenici negativi sull’ambiente, limitandoci alla diffusione dell’antibiotico resistenza fra gli animali selvatici (anche in Italia): 
    Dolejska M, Literak I. Wildlife Is Overlooked in the Epidemiology of Medically Important Antibiotic-Resistant Bacteria. Antimicrob Agents Chemother. 2019 Jul 25;63(8):e01167-19. doi: 10.1128/AAC.01167-19. PMID: 31209001; PMCID: PMC6658798.
    Gomes RL, Humphreys B, Hobman JL, Jones MA, Whitlock SE, Mitchell LJ, Lennon RJ, Arnold KE. Anthropogenic environmental drivers of antimicrobial resistance in wildlife. Sci Total Environ. 2019 Feb 1;649:12-20. doi: 10.1016/j.scitotenv.2018.08.180. Epub 2018 Aug 16. PMID: 30170212.
    Ramey AM, Ahlstrom CA. ANTIBIOTIC RESISTANT BACTERIA IN WILDLIFE: PERSPECTIVES ON TRENDS, ACQUISITION AND DISSEMINATION, DATA GAPS, AND FUTURE DIRECTIONS. J Wildl Dis. 2020 Jan;56(1):1-15. Epub 2019 Sep 30. PMID: 31567035.
    Di Francesco A, Salvatore D, Ranucci A, Gobbi M, Morandi B. Antimicrobial resistance in wildlife: detection of antimicrobial resistance genes in Apennine wolves (Canis lupus italicus Altobello, 1921) from Central Italy. Vet Res Commun. 2024 Jun;48(3):1941-1947. doi: 10.1007/s11259-024-10354-8. Epub 2024 Mar 19. PMID: 38499909; PMCID: PMC11147935.
     
    Continuo?

  56. Anche a me è venuta la stessa curiosità di Luciano (12): sulla base di cosa si è stabilito che la presenza umana disturba flora e fauna?

  57. A proposito dei danni da presenza umana, mi chiedo se esistano studi che abbiano analizzato l’influenza della stessa sul “benessere” della fauna e della flora/vegetazione di una determinata area. Perché me lo chiedo? Perché negli ultimi anni nella mia Regione, FVG, ma non solo, si sta assistendo (al di fuori dei Parchi), ad un consistente aumento della fauna anche di interesse comunitario e anche di specie che sembravano (o probabilmente lo erano) estinte. Esempi: primi sciacalli dorati arrivati dall’est, lupi, castori, lontre ecc. Per quanto riguarda la flora, i cambiamenti climatici stanno  permettendo  l’arrivo di specie tipicamente mediterranee. E tutto questo nonostante l’antropizzazione che sta consumando sempre più suolo disponibile. Quindi: siamo sicuri che escludere integralmente la presenza umana porti davvero dei benefici rispetto, ad esempio, a prevederne un afflusso regolamentato? 

  58. Penso che l’ipotesi che l’automobilista guidi male sia tragicamente maggioritaria , a maggior ragione quando tutti ritengono di guidare bene senza un accordo su cosa cio’ significhi 

  59. Se alcuni (pochi o tanti, non conta) automobilisti guidano male, allora chiudiamo tutte le strade. Tutti in treno!
     
    secondo te, sta in piedi?

  60. Se gli automobilisti  guidano bene , allora non servono limiti ed assicurazioni.
    .
    Secondo te sta’ in piedi ?
    .
    Secondo me ognuno pensa di fare bene e gli altri lo detestano.

  61. Expo, è proprio come ha scritto Benassi: una presenza umana leale non è incompatibile con la natura selvaggia. La natura selvaggia si deve proteggere da strade, cave, valorizzazione turistica; non dalla frequentazione di quegli uomini che ne accettano le leggi. Chiudere è sempre sbagliato.

  62. Migheli ha ragione : l’inquinamento umano mica sono gli spit al posto dei friends…
    .

    L’uomo porta rumore , disturbo , contaminazioni , rifiuti , sentieri , strade , deiezioni.
    .

    Eh si , gli arrampicatori mica hanno il salvacondotto..

  63. a meno che non passi l’idea (discutibile) che la natura selvaggia, come hai scritto, è incompatibile con la presenza umana. Su questo io non sono per niente d’accordo.

    Nemmeno io !!
    Nella natura selvaggia accetti le sue leggi, non fai solo il cacciatore , ma anche la preda.

  64. i principi di salvaguardia della natura alla base della istituzione dei parchi naturali stessi

    In realtà, alla base dell’istituzione dei parchi americani c’è questo principio (copio e incollo dall’atto costitutivo): “to conserve the scenery and the natural and historic objects and the wild life therein and to provide for the enjoyment of the same in such manner and by such means as will leave them unimpaired for the enjoyment of future generations” (conservazione del paesaggio, natura, storia e fauna selvatica dei parchi, per garantirne il godimento in modo tale e con mezzi tali da lasciarli intatti per la fruizione delle generazioni future). 
    Sarebbe proprio la “chiusura della wilderness” a “cozzare” con i principi alla base dell’istituzione dei parchi. Esattamente il contrario di quello che scrivi, Migheli.
     
    Il sistema lobbistico è trasparente e non capisco perché Patagonia, North Face e compagnia non dovrebbero promuovere, dentro una dinamica democratica, l’approvazione di leggi che proteggono i loro interessi. Parte di questo è anche la protezione dei parchi dall’assalto di altre lobby, che li vorrebbero trivellare, per esempio (“questa è una montagna, non una miniera”, dice una recente campagna promossa da Patagonia, il cui statuto societario, tra l’altro, è sostanzialmente non profit).
     
    a meno che non passi l’idea (discutibile) che la natura selvaggia, come hai scritto, è incompatibile con la presenza umana. Su questo io non sono per niente d’accordo. 

  65. Migheli. Quella che tu chiami influenza delle lobby potrebbe essere intesa anche come mediazione tra portatori espliciti e trasparenti di interessi,  che è uno dei compiti della politica, almeno in un sistema di democrazia rappresentativa funzionante e non in decadenza come sta avvenendo nei paesi occidentali. Con gioia di chi preferisce sistemi di governo oligarchici, considerati più efficienti nel rappresentare gli interessi generali grazie a sovrani decisionisti e visionari non rallentati dal peso della mediazione. Non penso comunque sia sostenibile che tutte le aree dei Parchi possano essere riserve integrali con esclusione della presenza umana. Una posizione così estrema e’ destinata ad essere minoritaria e destinata alla sicura sconfitta.  L’astinenza, in vari campi, come pratica di purificazione, può essere solo intermittente, come il digiuno. Un’astinenza integrale e’ roba da Santi  e di Santi non ce ne sono tanti e a volte, diciamolo piano e a bassa voce perché con i Santi non si scherza, la santità è border line con sintomatologie nevrotiche 😁 

  66. Se la si vuole davvero salvaguardare, la wilderness almeno di certi parchi naturali dovrebbe essere incompatibile con la presenza umana. Ho l’impressione che il PARC Act sia solo l’ennesima dimostrazione di come il sistema lobbistico negli US agisca sulle decisioni del Congresso, in questo caso  la lobby degli arrampicatori (o  vogliamo dire di North Face, Patagonia, Marmot ecc?). In questo modo si salvaguarda l’accesso al parco giochi privilegiato degli arrampicatori, che cozza con i principi di salvaguardia della natura alla base della istituzione dei parchi naturali stessi.
    E’ pura ipocrisia sostenere che la differenza la facciano le protezioni mobili al posto di quelle fisse, i friend al posto dei chiodi.  La differenza la fa l’assenza o la presenza dell’uomo, inclusi i suoi residui alimentari e le sue defecazioni.

  67. Se invece di carrozzoni parastatali proni al consenso del ministro in carica di volta in volta avessimo da noi un’organizzazione indipendente, pragmatica e capace di influenzare la politica come Access Fund forse molti problemi relativi al mondo alpinistico/arrampicatorio potrebbero trovare soluzioni concrete e condivise,  compresi alcuni conflitti “in seno al popolo” montagnardo.  Questo però richiederebbe il superamento di un endemico individualismo e di una diffusa litigiosità presenti anche in un settore che, illusoriamente, dovrebbe coltivare valori diversi da quelli alla Guicciardini dominanti nella nostra società civile da secoli, salvo eccezionali “momenti di gloria”, virtù civiche individuali e isole felici legate a culture locali. Poiché senza illusioni la vita è grama, spero che prima o poi nelle nuove leve della generazione Erasmus qualcuno si muova in questa direzione, magari ispirandosi a esempi interessanti in giro per il mondo e creando gruppi che vadano oltre gli errori di noi padri e nonni. Noi non possiamo fare altro ormai che appoggiare in ogni modo queste schegge di futuro quando si manifestano, se si manifestano.  Ad maiora. 

  68. Per garantire la protezione della natura e  la libertà degli arrampicatori mi sembrano inevitabili sia la chiodatura sia le regole della chiodatura. Mi sembra però difficile salvaguardare la libertà dei primi chiodatori: o i primi salitori non utilizzano alcuna chiodatura per essere liberi oppure i primi salitori obbediscono alle regole della chiodatura per essere i primi.

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