Il pensiero di Alessandro Baù

Il pensiero di Alessandro Baù
(CAI, CAAI, alpinismo e guide alpine)
di Martina Guglielmi
(pubblicato su avevolevertigini.com il 2 maggio 2023)

Parliamo di CAI e CAAI con Alessandro Baù, ma trattando questi argomenti specifici: qual è oggi il valore che questi due club danno all’alpinismo? O meglio, è cambiato nel tempo? E perché una guida alpina non può entrare nel CAAI? Ognuno ha una sua opinione e il bello è proprio questo. Qui voglio riportare il pensiero di Alessandro, accademico prima, guida alpina poi e alpinista prima di tutto.

Iniziamo.

Alessandro Baù

Alessandro, vorrei un tuo parere sull’apertura del CAI a iniziative che, pur mantenendo saldi i valori, il significato e i principi dell’alpinismo, si stanno un po’ discostando da questo per appassionare più persone ad attività sportive generiche in montagna e nelle palestre d’arrampicata.
Il concetto è semplice: di attività legate alla montagna ce ne sono davvero molte e non vedo perché non possa esserci da parte del CAI un avvicinamento anche verso queste, così da coinvolgere più persone al club.  Per me l’importante è fare attività all’aria aperta, vivendo delle esperienze in un ambiente unico.

È indubbio che l’azione del CAI debba essere imprescindibile dall’alpinismo. E questo lo voglio sottolineare soprattutto per quanto riguarda i giovani: considero la proposta dell’Eagle Team, ad esempio, un’iniziativa molto positiva da parte del CAI (un progetto ideato con Matteo della Bordella).
Erano anni che il club non proponeva iniziative del genere per l’alpinismo giovanile e quindi devo essere in disaccordo con chi pensa proprio oggi che il CAI stia tradendo l’alpinismo solo perché si apre anche ad altre attività sportive relative alla montagna.

Alessandro cita l’articolo di planetmountain.com sull’Eagle Team e ricorda le parole del Presidente Generale del CAI Antonio Montani:
Con questo progetto il Club Alpino Italiano vuole tornare a essere protagonista dell’alpinismo di punta, e lo fa partendo dai giovani più promettenti, puntando a un percorso di crescita che ha come base i valori che da sempre ci contraddistinguono”.

Morale della favola: il CAI secondo te non sta “tradendo” l’alpinismo. È corretto?
I tempi cambiano e ci si deve adattare. È come pensare di criticare l’arrampicata in palestra (un successo che è il risultato della partecipazione ai giochi olimpici e del clamore mediatico su questa disciplina) e le persone che ci vanno, paragonando questa realtà all’alpinismo di una volta. È chiaro che l’alpinismo di una volta non c’è più: negli anni ’30-’40-‘50 una salita appariva nei quotidiani nazionali, oggi non è più così. Questo paragone ci trattiene a quegli anni, ci limita e ci frena nel nostro percorso verso il futuro.

Per me è più importante essere propositivi e fare qualcosa per l’alpinismo, soprattutto quello giovanile, piuttosto di criticare una realtà che proseguirà naturalmente con attività fuori dall’alpinismo, in montagna. Ciò che deve rimanere essenziale è il rispetto da parte del CAI verso i valori dell’alpinismo, la sua storia, la sua essenza.

E ora passiamo a un altro argomento, collegato al precedente da due concetti chiave: l’alpinismo con i suoi valori e i tempi che cambiano (quindi la capacità di adattarsi). Oggi da statuto le guide alpine non possono entrare nel Club Alpino Accademico Italiano e tu hai espresso la tua opinione contraria a questa chiusura. Me la spiegheresti meglio?
Ti dico come la vedo io: se il club accademico non aprirà le porte alle guide alpine, in futuro il gruppo conterà sempre meno giovani. Questo perché moltissimi ragazzi, forti nell’alpinismo, scelgono di fare il corso per diventare guida alpina. Il messaggio che vorrei trasmettere, però, non è tanto quello di far entrare le guide alpine nel CAAI, ma semplicemente non guardare la professione che uno fa, perché questa è indipendente dall’attività accademica alpinistica in montagna.

Come vedi dunque questo legame storico tra la nascita del CAAI e la volontà di escludere le guide alpine (parliamo dei primi del ‘900) che prosegue ancora oggi?
Io la vedo come un limite alla crescita del CAAI, perché lo statuto ha oltre 100 anni e all’epoca il mondo era diverso da quello di oggi. Vorrei superare quei principi e regole (inerenti a questo tema) che hanno portato alla creazione del club accademico. 

20 o 30 anni fa c’erano molti più ragazzi giovani che scalavano per il gusto di farlo. Nell’ultimo periodo in tanti intraprendono il corso per guide: il trend è cambiato perché i giovani vedono una possibilità lavorativa nel settore che amano e quindi si riduce al minimo il numero di quelli che possono entrare nel CAAI… stiamo perdendo un bacino di utenza.

Vetta della Torre Trieste: da sinistra, Alessandro Beber, Nicola Tondini e Alessandro Baù

Ma cos’hanno queste guide alpine che non va? (Tono ironico)
È un discorso difficile da fare, ma ci provo. Considero l’esclusione solo un preconcetto. Qualcuno vede nel brevetto della guida alpina un riconoscimento delle proprie capacità, ma non è così: è un mestiere. Guida alpina lo può diventare anche chi non è un fenomeno dell’alpinismo, perché è necessario essere grandi professionisti, ma non grandi alpinisti.

Infatti diventare accademico significa rispondere a determinati requisiti alpinistici…
È per questo che nomino Alessandro Beber e Nicola Tondini, ad esempio: due alpinisti che sicuramente, se non fossero guide alpine, sarebbero nel CAAI per quello che hanno fatto e trasmettono in montagna. E nessuno potrebbe metterlo in dubbio. 
Avere la patacca della guida alpina preclude loro di entrare nell’accademico: a me non sembra giusto.

Il Beber e il Tondini hanno già la loro età (mi perdoneranno…), l’Accademico deve puntare ai ventenni!

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Il pensiero di Alessandro Baù ultima modifica: 2023-07-08T02:35:00+02:00 da GognaBlog

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15 pensieri su “Il pensiero di Alessandro Baù”

  1. I ciclisti vanno in montagna per pedalare;
    Gli escursionisti vanno in montagna per camminare;
    Gli alpinisti vanno in montagna per arrampicare;
    Gli scialpinisti vanno in montagna per sciare;
    Ognuno di noi, qualsiasi cosa faccia in montagna, corrompe la civiltà in quanto usa attrezzi e tecniche per muoversi in ambiente?
    Nessuna attività è di per sé negativa, dipende da come viene condotta dalle persone. 

  2. Risposta a Bruno Telleschi. 
    Io amo la montagna, faccio camminate e qualche volta pedalo su sterrate e vecchie strade militari. Non ho certo portato la bici sulla Sud dell’Argentera per issarla al posto della croce di vetta, come da lei temuto, ma ho pedalato dal colle di Valcavera al passo Gardetta, ho usato la bici per l’avvicinamento a Rocca la Meja lasciandola sul sentiero mentre salivo in vetta, ho pedalato attorno a Limone  Piemonte. Diffido normalmente da chi usa categorie  come “i ciclisti” o “i camminatori”: all’interno di entrambe queste  categorie ci sono persone molto diverse, estremamente rispettose degli altri frequentatori della montagna o all’estremo opposto persone che non rispettano né il prossimo né l’ambiente. Trovo fuori luogo il suo livore e la sua condanna verso i “ciclisti” e ritengo molto talebano il suo anatema verso i pedalatori quali strumenti del diavolo, distruttori di valori e corruttori della società. Per fortuna che siamo nel XXI secolo, altrimenti lei mi manderebbe dritto sul rogo. 

  3. Caro Pasini, non si sa più a chi dar la colpa. Ognuno spara la sua, tanto c’è la privacy.
     
    Allacciandomi all’intervento di Menegardi:  che bisogno c’è?
    L’Accademico è stato fondato per un determinato motivo. Non è più attuale?
    Io non credo. Perchè quello che è stato creato tanti anni fa, deve essere sempre e comunque  ritenersi superato?

  4. Nella vasta pubblicistica millenaristica sul crollo delle civiltà umane (letteratura che si espande ad ogni cambio di millennio,  pare) mancavano i ciclisti. Di solito si parla di drogati, omosessuali, utilizzatori di saune e funivie, cannibali, mangiatori di hamburger , apericenisti…,ma i ciclisti per ora se l’erano cavata. Mi sono ricordato una delle tante fredurre autoironiche di un caro amico ebreo. Sinagoga: si incontrano due religiosissimi amici. “Lo sai che a Berlino stanno arrestando rutti gli ebrei e i cisclisti? “ “Ma perché i ciclisti? “Risponde l’amico.  Adesso lo sappiamo. Avanti un altro…..chi sarà il prossimo? 

  5. I ciclisti non vanno in bicicletta per andare in montagna, ma al contrario vanno in montagna per pedalare. In questo senso sono un cattivo esempio che favorisce il primato della tecnica sulla contemplazione della natura. Nella religione della tecnica  la bicicletta sostituisce spesso le croci in vetta a testimonianza di una distorsione culturale che corrompe i valori della civiltà.

  6. Mi piacerebbe sapere il motivo per il quale le guide dovrebbero avere voglia di entrare nell’accademico! Gli ultimi ammessi nel Caai negli anni scorsi sono tutti giovani e lo sa bene anche Bau! A meno che l’ammissione al Caai non serva per “distinguere” come diceva l’intervento precedente!

  7. È possibile chiedere un chiarimento a Bruno Telleschi? Perché rabbrividisce all’idea di vedere ciclisti che vanno in montagna? Grazie

  8. Non sono nè Guida nè tantomeno Accademico e invidiavo tantissimo quella spilla argentata portata con giusto orgoglio da chi era parte della prestigiosa associazione. Ma dico comunque la mia.Se capisco bene si propone di ammettere le Guide Alpine al CAAI ma, immagino, non tutte le Guide ma solo quelle che possono vantare una “produzione alpinistica” di livello tale da consentirne l’ammissione.
    Non è, per caso, che così facendo si produrranno “Guide di serie A” (quelle ammesse al CAAI) e “Guide di serie B” (le altre Guide non ammesse al CAAI) ? Ovviamente non ho la risposta. Pongo solo la questione a chi ne sa più di me.

  9. C’è un doppio senso simbolico: da una parte il caai esclude le guide alpine per dire che l’alpinismo non è un mestiere, dall’altra parte il cai ostacola la modernità per dire che l’alpinismo non è uno sport. Purtroppo non è vero né l’uno né l’altro. A parte gli accademici allo stato puro in genere gli alpinisti hanno tutti un mestiere, magari una professione liberale che consente un tempo libero maggiore, e tutti i soci del cai praticano anche qualche sport: quando vedo i ciclisti sportivi in gara sulle strade d’Italia rabbrividisco all’idea di ritrovarli poi in montagna e addirittura nelle sedi del cai. Nel primo caso sarebbe più chiaro stabilire dei parametri oggettivi di selezione a prescindere dal mestiere del candidato, professionista o guida alpina che sia. Nel secondo caso è più difficile discriminare i veri dai falsi alpinisti perché le mutazioni della mentalità si annidano nelle profondità della coscienza e dei costumi sociali.

  10. Come “vecchio accademico” (sono entrato nel CAAI nel 1972, ai tempi che era presidente generale Ugo di Vallepiana) condivido pienamente le opinioni di Alessandro Baù, opinioni che ho sempre cercato di portare avanti assieme all’apertura alle donne. Sul primo punto sono sempre stato sconfitto mentre sul secondo, dopo ardua tenzone, siamo usciti vincitori.

  11. Determinante è l’opinione degli Accademici nel senso stretto del termine (cioè alpinisti amatoriali, ammessi al CAAI): vi interessa avere fra le vostre fila anche le GA? Se sì, non resta che effettuare le modifiche statutarie, senza le quali questi discorsi non hanno nessuna valenza pratica. Se no, basta lasciare le cose come stanno.

  12. Mi sì scusi l’off topic, ma è parente di Chiara Bau’, studiosa di plantigradi?

  13. Ciao Sandro tutto bene?
    Questo argomento l ho già esposto più volte al mio gruppo e al vecchio presidente generale Rampini…(mi sfugge il nome in questo momento) 
    Io credo che sia ora di aprirsi in questo senso!!!
    Anche perché molti accademici possono diventare guide, ma poche guide potrebbero diventare accademici
    In più come dice Alessandro nn bisogna guardare il mestiere che uno fa nella vita, ma guardare cosa fa in montagna in alpinismo
    Spero che i pensieri delle persone cambino e nn rimangano troppo legati al passato…
    Sarebbe un po’ come scrivere lettere a mano (anche se è sempre bello e ha il suo fascino) e nn scrivere email
    Chissà!!!…
    Un caro saluto e un abbraccio Carbo!!

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