Il re del vento è ancora più nudo
(rispondere alla furia anti-ambientale di Trump con le pale eoliche?)
di Carlo Alberto Pinelli
(pubblicato anche su editorialedomani.it l’11 febbraio 2025)
I progetti di Donald Trump spaventano chi si preoccupa per le sorti del Pianeta, anche coloro che sono contrari all’installazione delle turbine eoliche. Che adesso sembrano ancora di più trasmettere solo un messaggio simbolico. E rendono ancora più lecito pensare che il gioco non valga la candela.
Non ho difficoltà ad ammetterlo: noi che non veneriamo le turbine eoliche come le icone della salvezza del Pianeta, facciamo una certa fatica a riprendere le riflessioni sulle cosiddette energie pulite, dopo l’esposizione dei programmi del presidente Trump. Eppure proprio dai suoi propositi bisogna partire, tentando di capire quali conclusioni portare alla luce immergendoci in quel vergognoso coacervo di aggressivi, retrogradi, rodomonteschi annunci e provvedimenti, per isolare dal mucchio la drastica dismissione delle energie rinnovabili.
In realtà non ci rallegriamo, come qualcuno forse si immagina, quando Trump dichiara che le energie rinnovabili sono una truffa, che l’industria green è un imbroglio dispendioso e contribuisce a deprimere la competitività economica del paese, che i “mulini a vento” rovinano i paesaggi, si degradano in enormi cataste di spazzatura, servono solo a chi guadagna alle spalle dei cittadini, grazie agli incentivi statali ricaricati sulle bollette dei contribuenti.
Non abbiamo detto noi le stesse cose, da anni? E allora perché non battiamo le mani? Non le battiamo perché queste accuse, per quanto tutt’altro che infondate, sono solo un tassello di un programma di irresponsabile crescita dei consumi (drill baby drill) che accelera la corsa della “nave dei folli” mondiale verso il baratro. Rappresentano un pericolosissimo segnale di via libera all’egoismo miope dell’oggi a scapito del domani. E qui vengo colto da un improvviso dubbio: non sarà che, spogliandoli del loro ipocrita mantello messianico, gli interessi sotterranei del green deal non siano poi, più o meno, la stessa cosa?
Lasciate che mi spieghi. Il progressivo riscaldamento del Pianeta è un fatto incontestabile. La diagnosi che va per la maggiore può essere accettata, seppure con qualche perplessità relativa all’importanza del Co2 nel rendere più rapido un processo “galattico” di fronte al quale qualunque sforzo umano sarebbe impotente. Il guaio è che le terapie individuate fanno acqua da tutte le parti: sono pannicelli caldi infantilmente ideologici, dietro ai quali si celano gli squali portatori di interessi privati e pubblici di enorme portata, del tutto estranei ai veri interessi nel tempo degli abitanti di questo pianeta e al loro benessere attuale e futuro.
Le trombe e le campane
Di fronte all’arroganza anti ambientalista di Trump la reazione “di pancia” di noi europei potrebbe fare il paio con la famosa frase del Pier Capponi: «Voi sonerete le vostre trombe, noi soneremo le nostre campane». Vale a dire: «Tu metti al bando le rinnovabili, noi, per sventolarti in faccia impavidi la bandiera della via che abbiamo intrapreso, ne quadruplicheremo l’installazione».
Campane a stormo! Però… però immagino che ricordiate il dispetto che il marito cornuto fece alla moglie infedele. E qui il paragone, per quanto volgaruccio, calza a pennello.
Abbiamo cercato di dimostrare innumerevoli volte – e sempre censurati – l’inutilità della corsa alle rinnovabili caratteristica della politica europea in salsa Von der Leyen, in mancanza di un effettivo e analogo impegno planetario per mitigare l’effetto serra. Impegno che l’amministrazione di Trump ha avuto paradossalmente il merito di rinnegare esplicitamente, ma da tempo è assente dalle reali agende di troppe nazioni produttrici di gas climalteranti.
Quello che abbiamo intrapreso resta, ancora più di ieri (vorrei aggiungere: tragicamente più di ieri), soltanto un percorso di valore simbolico che ha la pretesa di dare il buon esempio e indicare una via d’uscita teoricamente efficace, qualora fosse universalmente messa in pratica. Forse questa orgogliosa (o presuntuosa?) posizione esemplare sarà resa più nobile dalle attuali dichiarazioni di Trump; più nobile, ma anche più patetica: l’esibizione muscolare di un nano nei confronti di un torvo gigante.
La leggenda consolatoria di Davide contro Golia non dovrebbe illuderci. Se c’è una cosa certa è che l’Ue non è un avatar di quel pastorello armato di fionda. Per non parlare dell’Italia. Ciò nonostante, emotivamente e da incorreggibile don Chisciotte, mi schiererei dalla parte delle scelte europee – per quanto suicide – se non fosse che il costo (non solo economico ma soprattutto culturale e esistenziale) di questo orgoglioso accanimento mi pare davvero troppo alto e conduce al radicale e irreversibile massacro dell’intero patrimonio paesaggistico italiano; paesaggio che la costituzione dovrebbe tutelare (articolo 9).
Un messaggio simbolico
Nel 2021 soltanto nell’Italia meridionale erano già in funzione quasi settemila gigantesche torri eoliche, alte fino a 250 metri, e oggi la quantità è ancora aumentata, mentre avanza la colonizzazione della Toscana e dell’alto Lazio etrusco, malgrado le crescente opposizione dei sindaci e delle popolazioni locali. Il vento intermittente che fa ruotare quella foresta di pale non contrasterà minimamente il vento che gonfia con forza sempre maggiore le vele della nave dei folli spingendola verso esiti disastrosi. Ma farà andare a letto i difensori a oltranza delle energie rinnovabili con la coscienza tranquilla, fiduciosi che la loro testimonianza varrà a commuovere qualche buon dio, risparmiandoci la fine di Sodoma e Gomorra.
Qualora il vantaggio planetario si riducesse solo a questo messaggio simbolico ed esemplare non sarebbe lecito pensare che il gioco non vale la candela? Se il destino del Bel Paese sarà quello di trasformarsi comunque in un deserto soffocante, preferirei che le sue dune non fossero punteggiate dagli scheletri obsoleti di migliaia di pale eoliche: sinistre testimonianze di un gigantesco e non innocente equivoco pseudo religioso.
I lettori pretendono che dopo ogni denuncia venga additata una via d’uscita. Purtroppo questa risposta nessuno ce l’ha sotto mano. Bisogna cercarla tutti insieme, liberandosi da falsi miti, fantasie autoassolutorie e scorciatoie fallaci. Ma occorre comunque una cosa: il coraggio di guardare in faccia la realtà. Riconosciamo a Trump almeno un merito: ci sta costringendo a farlo.
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Trump odia le pale eoliche ma siccome è realista, e sa che l’energia serve, vuole estrarre petrolio.
Pinelli odia le pale eoliche.
Odia altresi:
L’estrazione del petrolio, le.soluzioni provvisorie alle quali non sa contrapporre altre soluzioni.
insomma, si perde in uno svanveraggiamento inconcludente e imbarazzante – data la portata del problema.
Antica dello spagnolo flamenco, del francese sciovinista e magnalumache , del fiero alleaten Galeazzo Musolesi ,e che dietro ad uno stato ci sia sempre un popolo storico.
Expo, mentalità antica de che???
@ Antonio, grazie della notizia. Hai portato un po’ di conforto a una giornata malinconica.
Interessante pronuncia del Consiglio di Stato:
https://www.ildolomiti.it/altra-montagna/attualita/2025/quello-visivo-e-uno-degli-impatti-considerati-piu-rilevanti-bocciato-il-parco-eolico-sul-monte-amiata-il-paesaggio-vince-sulle-rinnovabili
Comunque, giusto per informazione, nel 2024 le rinnovabili già presenti sul territorio hanno coperto oltre il 40% del fabbisogno nazionale.E secondo me questa cosa và contestualizzata : nel trionfo di “greenwashing” che va di moda oggi , si mettono nello stesso cesto il vecchio idroelettrico insieme ad eolico e fotovoltaico..
.
Alcune considerazioni : attualmente l’idroelettrico è l’unica fonte rinnovabile che puoi scegliere quando usare ; si basa su un’energia potenziale che l’acqua ha in un serbatoio rialzato , e l’uomi sceglie se accedervi e quando.Le altre fonti rinnovabili sono al 2024 solo il 25% del fabbisogno totale , ma il vento e la luce non li puoi ancora accumulare , e devi scegliere di accendere la luce in casa solo nelle notti in cui tira molto vento , oppure usare l’asciugacapelli solo quando c’è il sole.Da ambientalista aggiungo che dopo avere distrutto i fiumi grandi e medi con l’idroelettrico ( Guardare Adige , Po , o Alto Tagliamento ) stamo incentivando la captazione di ruscelli con portate ridicole , dove il danno ambientale ( greti secchi e portata artificialmente modificata ) è cento volte l’utilità energetica.
Perchè non facciamo anche l’autodeterminazione delle province, poi dei comuni, infine delle singole case circondate da filo spinato e nidi di mitragliatrici pronte a sparare al postino che ti suona il campanello o sul vicino invadente.Opinione fallata da mentalità “antica” : ha ragione Balsamo , le ragioni per cui vale l’autodeterminazione sono squisitamente tecnico economiche , mica serve una dimensione minima , vedi Sudtirolo , Catalogna , Nord Italia.
Perchè non facciamo anche l’autodeterminazione delle province, poi dei comuni, infine delle singole case circondate da filo spinato e nidi di mitragliatrici pronte a sparare al postino che ti suona il campanello o sul vicino invadente.
Non ho capito.
Siccome siamo “un nano nei confronti di un torvo gigante” dovremmo lasciar perdere tutto e adeguarci al motto di “drill baby drill” perché “il gioco non vale la candela“?
Che poi, sotto sotto, gli interessi sotterranei del green deal, non sono poi così diversi da quelli di bigoil, signora mia (colpo di gomito e strizzata d’occhio).
Sarebbe questa la posizione di MW sulle rinnovabili? Interessante.
Comunque, giusto per informazione, nel 2024 le rinnovabili già presenti sul territorio hanno coperto oltre il 40% del fabbisogno nazionale.
(Dati Terna: https://download.terna.it/terna/Rapporto_Mensile_Dicembre_24_8dd358635ce3ac2.pdf).
Quindi basterebbe poco più che dimezzare i consumi per spegnere il termico (e anche le importazioni).
Però che lo faccia qualcun altro, mica io: dopotutto, rispetto a tutto il resto, Giuseppe Balsamo è un nano (sto solo seguendo la logica dell’articolo, eh 🙂 ).
P.S. Presentare la questione come contrapposizione fra anti-ambientalismo di Trump e salvifiche pale eoliche (che poi chi diavolo sarebbe che considera le pale eoliche come “icone della salvezza del Pianeta“, a parte chi le produce, ancora non l’ho capito) mi ricorda tanto uno slogan tanto esecrato da queste parti, del tipo “volete il condizionatore acceso o ammirare i crinali?“: fallacia logica ben conosciuta come falso dilemma.
Che ciò venga da un rappresentante di MW mi lascia piuttosto perplesso (e mette anche tristezza).
Ma, d’altronde, ha pure scritto che il “progressivo riscaldamento del Pianeta è un fatto incontestabile” (e vorrei vedere), però è un “processo “galattico”” (galattico?) e che “l’importanza del Co2″ nell’accelerarlo” (accelerarlo?) “va per la maggiore” (what?) “seppure con qualche perplessità” (del tipo?).
Quindi vabbè. Ma metterlo in T&T, no ? 🙂
Senza una proposta alternativa le polemiche contro Trump servono solo a nascondere la debolezza politica e la miseria culturale degli europei legati ancora ai miti ottocenteschi dello stato nazionale. La difesa della patria non esclude che la patria può essere dovunque: se la Catalogna per esempio o Lombardia o la Corsica si volessero separare dalla Spagna dall’Italia o dalla Francia non avrebbe alcun senso impedirlo né tantomeno ricorrere alle armi. L’autoderteminazione dei popoli vale per chiunque, anche per gli abitanti del Donbass o della Crimea nonostante l’opinione contraria degli altri ucraini. Vale anche per gli abitanti di Gaza nonostante l’opinione comune che pretende uno stato unitario con la Cisgiordania, ormai superato dalla storia e dalla geografia. Come funzionano altri ministati da Monaco a San Marino anche sulla costa palestinese può avere un futuro autonomo una città con due milioni di abitanti. Con i soldi che gli arabi sperperano nel deserto tutti possono trovare lavoro senza emigrare o essere deportati.
Il nostro “bel paese” attualmente non viene visto per quello che è: un “bel paese” del quale prendersi cura.