Ripropongo il testo integrale di un articolo (uscito sulla rivista cartacea in versione short per motivi di spazio) che mi consente da un lato di illustrare alcuni interessanti itinerari scialpinistici di una zona a me cara e dall’altro di focalizzare quell’elemento (il velo dello sposa) che rende magica la montagna innevata.
Il mio affetto per questo sottogruppo mi ha condotto ad elaborare nel 2015 (cioè due anni dopo l’articolo in questione) la sua completa monografia scialpinistica, che distribuisco gratuitamente via internet.
Procedura di richiesta:
Scrivere a crovella.quadernidimontagna@gmail.com
OGGETTO: “Monografia Ramière”
nel TESTO riportare il proprio NOME e COGNOME e la dicitura GognaBlog
Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli amici cui si deve, insieme a me ma anche prima di me, l’esplorazione dei questi valloni spettacolari. In particolare: Roberto Aruga, Roberto Scala e Renzo Barbié e Paolo Montando.
Infine una precisazione toponomastica: a differenza della cartografia ufficiale, io amo scrivere Val Thuràs, cioè con l’accento sulla “a”, perché desidero sottolineare la mia preferenza per la pronuncia francofona. Viceversa il paese di Thures ha l’accentuazione corta (sulla “u”), pur trovandosi all’imbocco della stessa valle.
Il velo della sposa
di Carlo Crovella
(pubblicato, con il titolo Sci d’avventura in alta Val Susa, su Montagne 360, febbraio 2014)
Un detto popolare sostiene che, nel giorno del suo matrimonio, ogni donna diventa particolarmente “bella”, per quel non so che di radioso che la incorona: una misteriosa luce che si può riassumere nel concetto di velo della sposa.
In alta Val di Susa si trova un sottogruppo dalle caratteristiche molto particolari: è la costiera che dalla vetta della Ramière, oscillando fra i 3100 m ed i 3300 m, divide la Valle Argentera dalla Val Thuras. In estate queste brulle montagne, prima di assottigliarsi in aguzze (e spesso disgregate) creste, sono invase da immense pietraie, arse dal sole: ricordano lo scenario de Il Deserto dei Tartari di Buzzati. Questo gruppo non è particolarmente frequentato, neppure d’estate, a parte la carovana che si dirige alla Ramière dalla normale: gli altri itinerari si rivelano, più che altro, “gite da intenditori”. Non parliamo poi dell’aspetto arrampicatorio, poiché (ad eccezione del Monte Furgon dove sono state attrezzate alcune vie con logica moderna), la roccia è decisamente mediocre.
Questo spartiacque, che nei valloni perpendicolari presenta numerose controesposizioni, assume invece un aspetto molto affascinante quando è ricoperto dal manto nevoso: la bianca coltre nevosa concretizza l’effetto dovuto al velo della sposa. Le aspre pietraie si trasformano così in intriganti percorsi, che io amo definire di “sci d’avventura”: si tratta di un tipo di scialpinismo che catalogare come “ripido” è eccessivo, ma che sicuramente presuppone una significativa capacità di sapersi muoversi su terreni complessi. I valloni sono solitari e incassati, la frequentazione è rada, alcune discese offrono anche pendii a 30-35 gradi per diverse centinaia di metri di dislivello.
Per affrontare questi itinerari occorrono quindi due qualità di base: la perfetta valutazione dell’assestamento nevoso e l’assoluta padronanza della tecnica. Si tratta di itinerari che un tempo si definivano “primaverili”, per la necessità di un manto nevoso totalmente stabilizzato. Il periodo tradizionale si dovrebbe quindi posizionare fra la fine dell’inverno e la primavera piena, tenendo presente che la parte superiore di alcuni initerari (per esempio quello del Roc de Boucher), a causa dell’eposizione ai quadranti meridionali, si “spela” molto rapidamente, quando magari il fondo valle è ancora intasato dalle nevi invernali. Al contrario, altre discese, per questioni di contropendenza orografica, vanno affrontate in stagione inoltrata, quando però il fondovalle è già privo di neve: in tal caso è richiesto un discreto portage (in parte compensato dalla possibilità di salire più in alto con l’auto).
Però tutto ciò vale nelle stagioni con un tradizionale andamento nevoso: invece, con l’imprevedibilità che caratterizza gli ultimi tempi, queste gite possono entrare in condizioni anche in mesi “anomali”. Per esempio, nel 2013 gli itinerari erano percorribili in autunno-inverno e decisamente pericolosi nei mesi primaverili, caratterizzati da abbondanti e ripetute precipitazioni.
Ho riscoperto il fascino bianco di questo sottogruppo negli ultimi anni, dopo infinite scorribande in tutta la catena alpina. Di recente, per alcune variabili della vita (età, impegni professionali e responsabilità familiari), si è ridotto il mio raggio d’azione rispetto alla residenza cittadina, ma si è accentuata la profondità di indagine: così ho riscoperto valloni, creste, pareti che da sempre erano sotto i miei occhi, ma che non avevo mai memorizzato in questa nuova “luce”.
Ho quindi percorso itinerari che, seppur noti (a volte, superclassici) per me erano ancora delle novità. Molti altri li ho corteggiati, magari binocolandoli ripetutamente dalla altre cime, prima di metterli nel carniere. Altri ancora li ho disegnati a tavolino, analizzando in profondità cartine e bibliografia. Lo spartiacque fra Valle Argentera e Val Thuràs è una vera miniera di itinerari sciistici con queste caratteristiche: oltre alle superclassiche, vi sono alcuni percorsi di recente scoperta ed altri dove forse non si è ancora avventurato nessuno.
Come atto d’amore verso queste montagne (arse e repulsive d’estate, affascinanti e radiose sotto il velo bianco) offro alcune proposte, scegliendole fra le chicche della zona. Mi auguro di riuscire ad incuriosire anche gli scialpinisti di altre regioni, stimolandoli ad organizzare una capatina in questo angolo del Nord Ovest. A tal proposito, ricordo che tutte le montagne circostanti offrono gite scialipinsitiche di rinomata bellezza, alcune delle quali (Dormillouse, Terra Nera, Rognosa di Sestriere) sono, giustamente, molto note.
Anche per chi bazzica questi luoghi da decenni, i valloni severi e solitari racchiudono nuove ipotesi: mi basta aprire una cartina e la fantasia vola inarrestabile. In fondo, cosa c’è di più bello dei sogni? Sono eterei ed impalpabili come il velo della sposa.
TACCUINO OPERATIVO
Bibliografia
Eugenio Ferreri, Alpi Cozie centrali, CAI-TCI, Milano, 1982;
SUCAI Torino, Dalle Marittime al Vallese, Edizioni CDA, Torino, 1972;
Mario Grilli, Dalle Alpi Liguri alla Val Susa, Grafica LG, Torino, 1991;
Roberto Aruga – Cesare Poma, DAl Monviso al Sempione, Edizioni CDA, Torino, 1974;
Roberto Aruga, Scialpinismo fra Piemonte e Francia, Edizioni CDA, Torino, 1999;
Renzo Barbiè – Jean-Charles Campana, Dal Monviso al Colle del Moncenisio, Blu Edizioni, Torino, 2004.
Cartografia di base
IGM 1:25.000, Foglio 66 I SE, Colle di Thuras (Attenzione: sullo spartiacque la topomastica delle vette è errata! Per la corretta sequenza delle cime, è opportuno fare riferimento alla Guida CAI-TCI, Alpi Cozie Centrali), edizione 1982;
IGC 1:25.000, N. 105, Sestriere-Claviere-Sansicario-Prali;
FRATERNALI 1:25.000, N.2, Alta Val Susa-Alta Val Chisone.
Ricettività e punti di appoggio
La Fontana di Thures, Thures, tel 0122.845156, www.rifugiothures.it: una delle location più indicate per un soggiorno scialpinistico, sia per il posizionamento logistico, sia per la gestione stile gîte d’étape;
Bivacco Tornior: sorge a 2552 al fondo della Val Thuràs, dove inizia il vallone di Founze (via normale della Ramière). Chalet in legno, con 6-8 posti in letti a castello, coperte, vasellame di base: per prudenza, meglio disporre di autonomo camping gaz. Può essere semisepolto dalla neve e l’accesso richiede una abbondante spalatura. Con la neve, acqua solo di fusione.
Per ogni altra informazione sull’ampia ricettività della zona (numerosissimi i Bed & Breakfast), nonché per la percorribilità delle strade nelle due Valli, ci si può rivolgere all’ Azienda di Soggiorno di Cesana Torinese: 0122.89202.
Attrezzatura
Normale da scialpinismo più coltelli rampant e casco (specie con condizioni di neve dura). Per gli itinerari descritti, consigliati piccozza e ramponi. Se non ci si impegna in altri percorsi “particolari”, non è normalmente necessaria l’attrezzatura alpinistica (corda, moschettoni, ecc). Per riparazioni/noleggio attrezzatura: Alta Quota, Cesana Torinese, 0122.89210.
Accesso stradale
Dall’autostrada per il Frejus, immediatamente dopo l’uscita di Oulx Ovest, si imbocca lo svincolo per Gap-Sestriere. A Cesana, si prosegue lungo il fiume in direzione Bousson, oltrepassato il quale (caserma alla propria sinistra), si incontra il bivio a destra per Thures 1633 m. Al tornante prima di questo paese, si imbocca a destra lo sterrato che, se privo di neve (e fuori dal divieto di transito: 1/11-30/4) conduce fino in fondo al pianoro 1732 m di Rhuilles. In stagione molto avanzata si risalgono anche i successivi tornanti fino alle Grange Thuràs 1945 m. Invece per la Valle Argentera, da Bousson si prosegue ancora lungo la strada del Sestriere, oltrepassando gli abitati di Rollier e Sauze di Cesana. Ad un marcato tornante verso sinistra, si imbocca a destra il bivio con specifica indicazione, raggiungendo il Ponte Terrible 1642 m. Solo in assenza di neve si risale fino al pianoro di Brusà del Plan 1816 m. In stagione molto avanzata si arriva fino al ponte quotato (da alcune carte) 1909 m, in fondo alla Valle: la strata teoricamente prosegue verso il vallone del Gran Miol, ma è sconsigliabile anche se priva di neve.
Itinerari
- Punta Ramière 3303 m, versante Nord Est, per il cosiddetto “Canalone”
La Ramière è la vera regina dell’alta valle: possente e matronale, offre ben quattro itinerari di scialpinismo (fra cui la splendida normale dalla Val Thuràs) ed una discesa ripida firmata, a suo tempo, da Stefano De Benedetti. L’itineraio qui descritto, noto ormai da parecchi anni, si è giustamente conquistato una discerta nomea. Per l’esposizione complessivamente orientale, si può trovare un po’ “spelato” l’accesso al Canalone vero e proprio, ma quest’ultimo è in genere ben innevato dal tardo autunno sino alla primavera avanzata. Meglio affrontare questo percorso quando si arriva in auto al ponte 1909 m. NOTA: su alcune carte il percorso tracciato segue il vallone indirizzato al Colle della Fionière (raggiungendo la cresta spartiacque alla quota 3215 m, chiamata Rocher Froid): questo vallone, seppur dotato di un suo interesse scisistico, non è però in grado di rivaleggiare con il vero Canalone, che lo sovrasta anche geograficamente.
Partenza: Ponte 1909 m in fondo alla Valla Argentera
Dislivello: 1395 m
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 4,30-5 ore
Esposizione: NE
Descrizione: Dal ponte 1909 m, si prosegue lungo la strada sulla sinistra orografica del torrente, imboccando il vallone del Gran Miol e lo si risale fino al ripiano quotato 2100 m circa (ponte), dove si possono seguire diverse alternative:
- “Relazione Aruga originale”: senza attraversare il ponte, si procede diritti per circa 200-300 m, avendo cura di iniziare a prendere progressivamente quota. Occorre inoltrarsi nello stretto passaggio fra le sovrastanti fasce rocciose (irregolari e segmentate) alla propria destra e un salto roccioso decisamente insuperabile, che chiude il versante di fronte. In funzione delle condizioni, si passa sopra o sotto la balza rocciosa quotata 2526 m e si raggiunge l’inizio del vallone la cui prosecuzione diretta conduce al Colle della Fionière. Ci si disinteressa di tale vallone e si sale invece il ripido pendio a destra (utili coltelli rampant o addirittura ramponi, se la neve è ghiacciata), accedendo al Canalone Nord Est nel tratto compreso fra le balze quotate 2712 m (alla propria destra) e 2775 m (a sinistra).
- Giunti in vista del ponte 2104 m, ci si può alzare immediatamente alla propria destra per ripidi pendii, inizialmente di fitto bosco (meglio salire senza neve). Usciti dal tratto boscoso, si piega a sinistra (in genere qui si possono calzare gli sci) e ci si ricongiunge, con un traverso obliquo su pendii ripidi, all’itinerario precedente, per passare sopra o sotto la balza quotata 2526 m.
- Inoltre: dallo sterrato sopra il ponte di partenza (1909 m), a quota 1960 m circa, si stacca, nel bosco verso destra, una traccia di sentiero (è opportuno un sopralluogo estivo per riconoscere il punto preciso), che permette di ricongiungersi all’itinerario b) più o meno all’inizio del traverso sopra il ripido tratto boscoso di quest’ultimo.
- Sempre grazie al sentiero dell’alternativa c), una volta fuori dal suo tratto boscoso iniziale, ci si può alzare (sci ai piedi), con progressione obliqua, su pendii ripidi per raggiungere l’imbocco principale del Canalone passando poco a Nord della balza quotata 2712 m. Questo percorso è il più indicato in discesa, per la maggior sciabilità del terreno (ovviamente con neve assestata!), ma occorre conoscerlo bene, magari grazie ad un sopralluogo estivo.
Discesa: per l’itinerario di salita o in traversata verso la Val Thuràs.
2) Merlo Basso (anticima Nord Ovest della Punta Tre Merli) 3216 m, versante Nord-Nord Est
Bellissimo itinerario, di ampia soddisfazione, che (puntando all’anticima, chiamata Merlo Basso), consente di godere appieno di splendidi pendii (sostenuti, ma non estremi) e contemporaneamente di effettuare un viaggio esplorativo nel Vallone Platte, tributario del Vallone del Pelvo, un luogo davvero molto appartato.
Partenza: Pianoro di Brusà del Plan 1816 m (con strada innevata: Ponte Terrible 1642 m)
Dislivello: 1400 m (1575 m)
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 5 ore (6 ore)
Esposizione: N-NE
Descrizione: Proseguendo oltre il termine del pianoro di Brusà del Plan, si trova alla propria destra il parcheggio (1840 m circa) con indicazioni per il Colle del Pelvo. Si risale la prima parte del Vallone del Pelvo, dapprima su ripido sentiero nel fitto bosco (meglio senza sci), poi per il vallone stesso, che però si abbandona a quota 2380 m con lungo traverso a sinistra, entrando così nel ramo settentrionale del Vallone Platte. Lo si risale e si scavalca la bastionata che lo chiude al colletto 2950 m, immettendosi nell’alveo principale del vallone Platte. Si punta successivamente al colle 3096 m, posto sulla cresta spartiacque. Si passa sul versante Thuràs e, normalmente con gli sci, si risale su ripidi terreni fino all’anticima (Merlo Basso). La cresta dall’anticima in poi presenta difficoltà alpinistiche e non è consigliabile, specie in epoca sciistica.
Discesa: Per l’itinerario di salita o in traversata sulla Val Thuràs.
3) Gran Roc 3121 m, versante Est, per il vallone detto Vallonetto o Peronetto
Accanto alla (consigliabilissima) superclassica da Nord lungo il Grand Vallon, il Gran Roc viene raggiunto sempre più spesso da questo itinerario di più recente scoperta, ma che sta avviandosi a conquistare il ruolo di vera chicca del gruppo. La continuità dei pendii, la sciata supergratificante e l’ambiente decisamente severo giustificano ampiamente tale blasone, ma richiedono profonda capacità nella valutazione della stabilità del manto nevoso ed anche nella scelta della microtraccia una volta all’interno del vallone. NOTA: alcune carte tracciano l’itinerario facendo raggiungere il Colle Brusà 2885 m, ma la successiva cresta verso la vetta non è sciistica. Piuttosto, dal colle conviene scendere, sull’altro versante, nell’alta conca del Gran Vallon e raggiungere la cima con la parte finale del relativo (bellissimo) itinerario, noto da tempo.
Partenza: Pianoro di Brusà del Plan 1816 m (con strada innevata: Ponte Terrible 1642 m)
Dislivello: 1305 m (1480 m)
Difficoltà: OS
Tempo di salita: 4 ore
Esposizione: E-NE
Descrizione: Proprio all’altezza della baite di Brusà del Plan (situate però dall’altra parte del torrente), si imbocca l’evidente strettoia basale del Vallonetto (anche detto Peronetto), che più in alto si apre maggiormente. Si risale una successione di ripidi pendii: in funzione delle condizioni, il salto roccioso a metà vallone va superato o centralmente per uno stretto canale o con un semicerchio alla propria sinistra. In tal caso si deve successivamente percorrere un esposto traverso verso destra. Nella conca soprastante, e poco prima dell’evidente luogo dove si trovava il Ghiacciaio del Boucher, si accentua maggiormente verso destra la direzione di marcia, puntando infine alla cresta divisoria con il Gran Vallon. Con i ramponi la si raggiunge per un vago e ripido pendio-canale, che sbuca poco prima della vetta.
Discesa: Per l’itinerario di salito o in traversata verso Nord (Gran Vallon).
4) Punta Ciatagnera, 3345 m, versante Sud, per il vallone Clapiera
Se la Ramiere è la Regina della Valle, la Ciatagnera va considerata la Dama di Picche: scontrosa, mai facile, offre numerosi itinerari di accesso (tutti impegnativi) e (sul lato Argentera) fa precipitare un’erta parete rocciosa, che domina una solitaria conca dove confluiscono i Valloni Renard e Buciaressa. Il suo più remunerativo itinerario sciistico si trova però sul lato Thuràs, lungo il Vallone Clapiera. Tale vallone serve per raggiungere anche le Punte Clapiera e la Cima del Pelvo da Nord Ovest: la scelta dell’obiettivo finale dipenderà dalla tipologia di neve che si incontra (cambia infatti l’esposizione dei rispettivi pendii terminali). In ogni caso, tutto il versante Thuràs del gruppo offre discese di notevole interesse. Oltre alla Ciatagnera, se ne possono citare almeno altre due: la superclassica al Roc del Boucher e la bella pala triangolare della Serpentera, che sovrasta l’omonimo vallone, successivo a quello Clapiera
Partenza: Ponte Grange Thuràs 1945 m (con strada innevata: Rhuilles 1732 m, oppure ancora più bassi a Thures 1633 m)
Dislivello: 1350 m (oppure 1650 m o 1660 m)
Difficoltà: OS
Tempo di salita: 5,30 ore (6 ore; 6.30 ore)
Esposizione: E-NE
Descrizione: Da Grange Thuràs, con fondovalle innevato, lo si risale, senza attraversare il torrente, fino all’altezza delle Grange Thuràs superiore (circa 2000 m). Se il terreno è privo di neve, è invece meglio risalire la carrareccia sull’altro lato, fino alle baite citate e scendere poi ad attrraversare il torrente. In ogni caso si abbandona il fondovalle in corrispondenza del semidistrutto Ponte Clapiera (segnalato sulle carte, 2070 m circa). Si affronta il primo ripido risalto del vallone Clapiera tenendosi di preferenza a destra della forra dove scorre il torrentello di fondo. Quando il pendio si abbatte (luogo da cui si può puntare anche agli altri due obiettivi), ci si tiene a sinistra e, imboccando un invitante vallocello, ci si dirige verso il colle 3153 m. Se l’assestamento nevoso lo permette, poco prima del colle si risalgono i ripidi pendii che, fiancheggiando la cresta, conducono direttamente in vetta. In alternativa si raggiunge il colle e si sale lungo la cresta (tendenzialmente non sciistica).
Discesa: Per l’itinerario di salito. Condizioni permettendo, dalla vette si possono scendere direttamente i ripidi pendii a fianco della cresta, con bellissima sciata.
5) Grande Boucle della Ramière
“Grande boucle”: così gli scialpinisti francesi chiamano i giri ad anello in giornata o al massimo di due-tre giorni. La conformazione di questo gruppo e la presenza del bivacco Tornior consentono la realizzazione di numerosi percorsi ad anello, ma il più intrigante è sicuramente quello che fa perno sulla Ramière, sia per l’importanza altimetrica della vetta sia per la qualità dei terrreni sciistici
Partenza: Pianoro di Brusà del Plan 1816 m (con strada innevata: Ponte Terrible 1642 m)
Dislivello: 1 giorno: 1400 m (1575 m) + 150 mt circa di risalita al bivacco; 2 giorno: 750 m
Difficoltà: BS
Tempo di salita: 1 giorno: 5 ore (6 ore) + 0.45-1 ora; 2 giorno: 2.30-3 ore
Esposizione: 1 giorno: salita N-NE, discesa NW, poi N; 2 giorno: salita NW, discesa NE.
Descrizione: 1 giorno: Salita al Merlo Basso per il vallone Platte (it n. 2). Discesa per il versante nord-ovest lungo il Vallone di Secca Chalvet, fino a raggiungere il fondovalle della Val Thuràs a quota 2400 m circa. Risalita finale al Bivacco Tornior 2520 m. 2 giorno: Salita alla Punta Ramière per il Colle della Ramière e la cresta Nord Ovest (via normale dalla Val Thuràs). In alternativa si può salire la cresta spartiacque con la Francia (con neve dura, utili i ramponi) raggiungendola dall’alto vallone di Founze.
Discesa finale verso la Valle Argentera per il Canalone (it. n. 1) o, dal Colle della Ramière, per il Vallone del Grand Adrièit (via normale della Valle Argentera).
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Sprofondati nell’umida afa di pianura.. con scrosci di pioggia che lasciano velo di polvere rossastra e tengono i turisti montani in paese a mordere il freno, ci si chiede se queste immagini sono sollievo o tortura..o incitino a sognare future imprese.
Hai visto mai che il prossimo inverno, con tutti vaccinati,nuove cure farmacologiche risolutive anticovid mese a punto nel frattempo, non cadra’ nemmeno un centimetro di neve? Facciamo scongiuri e Fiduciosi teniamoci allenati con attività alternative ! chi” puo'” attualmente avrebbe inverni Argentini e Neozelandesi…o alti ghiacciai europei.
Ma nessuno commenta lo splendore della bellissima figura in giacca a vento rossa e grigia?
Un solo commento mi perviene in mente quando leggo le relazioni di queste gite. Lo rubo al carissimo e indimenticabile amico, aimè scomparso, Luca Savoja”TANTA ROBA” .
A costo di ripetere i commenti precedenti, non posso che concordare ciò che è stato scritto e, soprattutto, rimarcare la bellezza di queste montagne, un autentico paradiso dello scialpinismo. Articolo decisamente interessante, a cominciare dal titolo per arrivare al contenuto. Consiglio vivamente di procurarsi la guida di Charlie, con le modalità specificate. E’ esaustiva ed essenziale per addentrarsi nei meandri di questa bella catena di monti
Una bella mini-guida ancora attualissima, nel classico stile Crovella: documentata, precisa, esaustiva. Con quella vena di romantico affetto che ci prende quando parliamo delle montagne di casa nostra. Che non guasta, anzi.
Lo preferisco , Crovella, quando parla di ciò che ama, rispetto a quando borbotta sulla decadenza dei tempi e degli alpinisti. Anche se, anche quando borbotta, un suo fascino ce l’ha…
Pienamente d’accordo con Carlo nel parlare ancora di scialpinismo in questa zona e su questa impervia sequenza di vette, a cui anch’io sono particolarmente legato. E l’interesse (insieme a nuovi possibili itinerari) va anche oltre la Ramière, verso la serie di sommità e quote semisconosciute in direzione del Gran Queyron. Qualche tempo fa salivo in sci al Pic Charbonnel, al fondo della Valle del Gran Miol: qua e là severe e ripide combe erano un invito alla loro esplorazione. In ogni caso resta per me indimenticabile la salita in sci di tanti anni fa del canalone nord est della Ramière con Roberto Scala, privi di relazioni ma guidati solo da quello che si parava davanti ai nostri occhi: un susseguirsi di barre rocciose e bellissimi, inaspettati passaggi sciistici che di volta in volta ci permettevano di guadagnare quota verso la vetta.
articolo molto bello, qualità elevata come sempre