Invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi

Invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi
di Alessandro Arrigoni Battaia

Prima dello scorso novembre 2024 non avevo mai messo piede in Val Bodengo. Ne avevo sentito parlare spesso, racconti di una valle remota e selvaggia, con roccia sopraffina ma chiodatura talvolta esigente. Era una di quelle mete che restano sospese nel limbo dei desideri, fino al giorno in cui finalmente prendi lo zaino, allacci gli scarponi e vai. È bastato un solo giorno per capire: amore a prima vista.

Quest’anno, però, il mio sguardo si è spostato ancora più in là, verso una valle ancor più nascosta: la Val Soé. Laterale della Val Bodengo, quasi sconosciuta, ha attirato la mia attenzione questo inverno, quando ho avuto l’occasione di aprire alcune cascate di ghiaccio nel fondo valle. Giornate intense, fredde, a rincorrere il ghiaccio effimero che si forma tra le pieghe della montagna. Ma il tempo delle cascate sta volgendo al termine: è ora di tornare alla roccia. Con piccozze e ramponi ancora ai piedi, però.

Parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi (Catena Mesolcina, Alpi Lepontine): tracciato della via invernale.

Lo sguardo corre alle pareti superiori. Svettano il Pizzo Cavregasco e il Pizzo Rabbi. Del primo so che è stato salito dal versante ovest, mentre l’est sembra promettere qualche linea interessante. Ma resta una montagna di accesso ostico. Il Pizzo Rabbi invece, con la sua parete ovest-nord-ovest, sembra più accessibile e, dopo qualche ricerca, scopriamo che esistono già alcune vie di roccia. E se provassimo a salirlo in stile invernale?

Ne parlo con il mio amico Matteo. Carte, foto, racconti: ci rendiamo conto che sotto una certa quota si apre un vero e proprio parco giochi, un universo di montagne ancora da esplorare. Un’avventura a chilometro zero, senza bisogno di inseguire pareti più famose e blasonate.

Sulla prima lunghezza della via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025
Sulla seconda lunghezza della via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025

Alle 6.30 partiamo da Bodengo. Siamo in quattro: io e Silvia, legati insieme, Matteo e Marco che ci seguono. La luce dell’alba colora le pareti di rosa mentre risaliamo la Val Soé fino all’anfiteatro delle cascate, un’ora di cammino dalla macchina. Da lì puntiamo al canalone che scende dal Pizzo Rabbi, un nastro bianco che si incunea tra le rocce, e che ci porta a quota 1900. Un lungo traverso verso destra ci deposita alla base della parete: un camino di 100 metri, incassato tra due vie già esistenti. Il freddo pizzica le dita, ma l’entusiasmo scalda.

Il primo tiro è su roccia, con qualche chiazza erbosa. La neve, a inizio febbraio, è ancora inconsistente. Fortunatamente, si riesce a proteggere bene. Il primo risalto strapiombante è superato, preparo una sosta sicura e attendo Silvia. Speravo di trovare una cascata nel camino, un classico colatoio bagnato che nei pensieri poteva trasformarsi in ghiaccio. Invece, niente. Dobbiamo deviare a sinistra, seguendo un percorso naturale tra canalini, strapiombi erbosi e placche sporche di neve. Il misto d’avventura che non delude mai.

Nel canale centrale, via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025
Quasi all’uscita del canale centrale, via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025

Poi, all’improvviso, si apre davanti a noi l’ultima sezione: una parete inclinata tra i 55 e i 60 gradi, un pendio di neve che ci porta diretti in vetta. La cornice sommitale si lascia bucare senza troppi problemi (45 minuti di scavo, ne son venuto fuori buttandomi su con le ginocchia e cercando di nuotare nella neve…) e finalmente siamo in cima al Pizzo Rabbi. L’aria è frizzante, il cielo limpido. Lo sguardo si perde in un mare di cime: il Pizzo Stella, il Legnone, il Pizzo di Prata, il Cavregasco, e più in là il Lago di Lecco che brilla sotto il sole del tramonto.

Alle 18 iniziamo la discesa. Giù per il versante est, poi per quello nord attraverso una bocchetta che ci deposita nella Val Garzelli. Un lungo traverso ci riporta al canale iniziale della Val Soé e, infine, alla macchina alle 20. Il sole è calato da tempo, le gambe sono stanche, ma la testa è già alla prossima avventura.

Ultima lunghezza (sotto alla cornice) della via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025
Ultima lunghezza (sotto alla cornice) della via invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, 8 febbraio 2025

Parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, TD+, 400 metri
Prima ascensione: 8 febbraio 2025, Alessandro Arrigoni Battaia, Silvia Di Bartolo, Matteo Bedendo e Marco Lecci.

L’inizio della via si colloca nel camino in mezzo alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi, proprio in centro tra la via della Caduta (Alessandro Gogna e Angelo Recalcati, 19 agosto 1984) a destra e Occhi verdi (Paolo Cogliati, Emanuele ed Alessandro Capelli, 26 luglio 2009), a sinistra. La lunghezza del primo tiro può variare in funzione della quantità di neve presente.

1° tiro: si attacca il canale roccioso (rampa), stando a sinistra si supera un masso strapiombante che blocca il canale. Si sosta poi in una nicchia sulla destra sotto grandi strapiombi. 40 m, M6+.

2° tiro: traverso verso sinistra su pendii a 65°, poi un sistema di canalini porta a un tratto misto strapiombante. Superarlo direttamente, quindi traverso a sinistra dove diventa diedro, poi risalita della parete che diventa via via più facile. 60 m, M5+ (sosta scavata nella neve).

Dalla fine del secondo tiro, proseguire in conserva o a tiri da 60 m (M3, 55° di pendenza) fino alla cornice sommitale, stando nel canale evidente per 300 metri di sviluppo.

Un’avventura che vale ogni passo. E la cosa bella è che, a volte, non serve andare lontano per trovarla.

Materiale utilizzato: due serie complete di friend da 0,3 a 2, un #3, un #4, uno #0,1, un 0,2#, una serie di nut, qualche chiodo e qualche chiodo a lama. Non è stato lasciato niente in parete.

Foto ricordo in vetta al Pizzo Rabbi

Nota
di Matteo Bedendo

Abbiamo preso come riferimento la via Occhi verdi poiché se ne trova uno schizzo e una vaga relazione online, con tanto di foto dell’attacco (http://www.valbodengo.org/2009/07/26/occhi-verdi/). A guardare sia lo schizzo sia la foto, in effetti, pare che i primi due tiri di Occhi verdi coincidano o quasi con la via Le due Gocce (Luca Balatti, Michele e Giulio Bianchi, Maurizio Orsi, Moreno e Mario Rava, 28 giugno 1992) o quantomeno siano vicinissimi, per poi però proseguire più a destra lungo le placche più facili. 
Pensavamo che la via della Caduta iniziasse più a destra e al di fuori di quel malefico camino umido. Noi, al termine del cono di neve, abbiamo attaccato subito la parete di sinistra cercando la linea più facile (il fondo del camino era tappato da un enorme masso). 

Da sinistra: 65g=spigolo nord (ignoti); 65f=via Le Due gocce; tracciato a pallini grandi=via Occhi verdi; tracciato a pallini piccoli=via invernale; 65e=via della Caduta; 65d=cresta sud-ovest (Roberto Compagnoni, Sandro Gandola e Vittorio Meroni, 11 settembre 1977)

Non abbiamo dato nome alla nostra via, essendo che abbiamo salito semplicemente l’unica via che pareva logica – in condizioni invernali – di tutta la parete, cercando il facile. Ci sembra giusto riferirci ad essa semplicemente come ‘Parete ovest-nord-ovest’, in quanto è esattamente al centro della parete e la divide a metà. Per coincidenza ne è uscita una linea piuttosto ‘diretta’, ma insomma… Da lontano pareva un possibile “gran diedro”, ma una volta dentro abbiamo appurato che la sua natura è più quella di un canale incassato.

Invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi ultima modifica: 2025-03-28T05:07:00+01:00 da GognaBlog

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1 commento su “Invernale alla parete ovest-nord-ovest del Pizzo Rabbi”

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