Io sono la Parete Nord
di Carlo Crovella
Io sono la Parete Nord.
Sono fredda, austera, scabra. Sul mio petto si infrangono gelide tempeste, che imbiancano le mie rocce scure e le sigillano in un mondo di ghiaccio. Sono respingente, spartana, anaffettiva.
Le mie sorelle sono ben diverse da me. La Parete Est è come il riso canterino del primo raggio di sole, ti fa presagire la compiutezza dell’imminente giornata, ma quando la giornata si concretizza davvero, lei, la Parete Est, è già in ombra, sprofondata nella cupezza.

La Parete Sud è una tavola assolata dove si crogiolano come lucertole i climber in calzoncini, quelli che alle soste tolgono le scarpette perché di tre numeri più piccole. Chiacchierano rilassati: sanno di avere tempo in abbondanza e non immaginano che possa finire come capita alle cicale quando giunge l’inverno.
La Parete Ovest è la preferita dagli sciatori del ripido, perché là il sole arriva tardi e la neve cuoce dopo. Consente di fare i bagordi la sera e poi poltrire fino a mattina avanzata: anche se scendi ad ora tarda, te la “svanghi” lo stesso.
Invece, io sono la Parete Nord: da me non ci sono sconti, le regole sono nette e chiare, non puoi barare. L’impegno è totale, la paura incombe ma devi saperla superare, la sfida è con te stesso anche se la corri sui miei dirupi.
Le nostre cugine, le creste divisorie, mescolano le caratteristiche delle pareti a loro prossime, ne assimilano i pregi e, soprattutto, i difetti. Quelle imparentate con me, la Nord-est e la Nord-ovest, presentano tratti simili, ma non uguali, ai miei. Il freddo ne coglie una presto e l’altra tardi: i colori tendono rapidamente allo scuro, ma non così scuro come da me.
Le creste meridionali sono allegre, quasi “scialle” e ridono al sole che gira. Le puoi salire con animo leggero, ma raramente in cima provi la stessa compiutezza che ti colma quando risali i mie pendii.
Da me non si scherza, non c’è spazio per barzellette, non hai tempo per gli interrogativi. Con me le scelte sono squadrate, o di qua o di là, e l’approccio deve essere determinato e convinto, perfino spietato.
Col tempo le piccozze si sono affinate, da alte come bastoni a corte e aggressive come accette, fino a diventare arcuate come uncini. Oggi agganci il buco nel ghiaccio, più che scavarlo. Ma l’impegno resta lo stesso, il peso psicologico non si allenta, la responsabilità è massima.
Non solo ghiaccio mi contraddistingue, ma anche rocce nere come la pece, spesso friabili e compattate solo per il gelo. Il ghiaccio le rende scivolose, è facile perdere l’appiglio, le mani diventano presto dure come rami pietrificati.
Duro deve essere anche lo spirito, non c’è spazio per sbandamenti, l’obiettivo resta sempre ben chiaro davanti agli occhi.
Plasmarsi alle mie regole è la più efficace delle scuole di vita. Dopo, non tremi come foglie al vento, non hai titubanze, sai ben organizzare i tuoi programmi.
Pensi già prima a che ora partire, dove devi passare, che alternative puoi tenere in serbo e, al limite, a che condizioni è necessario tornare.
Scegliere i compagni di cordata è un’altra opzione che impari salendo sulle mie rocce ghiacciate e ripide. Duri come te, non suscettibili, non esposti a tentennamenti. Le pacche sulle spalle, come la birra condivisa, le lasciate alla fine della giornata.
Se ti abitui a scalare sulle mie forme, troverai la chiave alle tue risposte. Ma lo sai bene anche tu: ecco perché mi vieni a trovare e poi torni e torni ancora. Se con me impari a muoverti come si deve, lo saprai fare in ogni altro risvolto della tua esistenza.
Io sono la Parete Nord.
Io sono la Montagna: non regalo nulla e pretendo tutto.
Io sono la Vita, con le sue difficoltà e le sue contraddizioni.
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Una delle pareti nord su cui mi sono più divertito, è la nord del Pizzo D’uccello, d’estate e soprattutto d’inverno. Il Monaco lo sa bene. Una volta ci siamo allegramente rincorsi sulla Cantini-De Bertoldi o via di sinistra del 69 .
se le avesse fatte, l’autore, saprebbe che sulle pareti nord ci si diverte…e che non servono a un cazzo per la vita quotidiana, a parte darti la coscienza piena di essere un tossico
MG mi par di capire “che inclineresti a scartare”come diceva a OdB …
beh, Mereu. mi pare considerazione ovvia.
Firmato da un qualunque Carlorossiobinachi era banalmente un modesto pezzo qualunquista, retorico e vecchio, in tutti i sensi.
Scritto da uno che qui sopra da ormai un decennio si proclama il migliore in tutto, che vede fa sa e prevede tutto più degli altri è evidente che raccolga anche qualche critica specifica.
Vieppiù laddove millanta saperi che evidentemente non ha, e che in questo pezzo emergono più che altrove, sullo specifico terreno dell’alpinismo.
Resta il fatto che della polemica con Crovella o con chicchessia alla fine importa poco, ciò che è parso strano e che forse ha indotto più d’uno a dire la propria (dalla sponda della personale più o meno vasta esperienza alpinistica) è stata la sequela di ovazioni a un pezzo che è letterariamente mediocre e alpinisticamente ridicolo, tanto più su un blog che dovrebbe avere una connotazione moderna e non retriva, viste le caratteristiche del capo.
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48 # Placido;lungi da me avocare cause per chi poi si difende più che agguerritamente e da solo(vedi i fatti d arme dell’Assietta)
Penso solo che se si fosse firmato con un qualsiasi Carlo Rossi oppure l Alpinista s-Mascherato le reazioni sarebbero state una incognita.
Tutto qua.
p.s. mi associo al tuo “quasi tutto”.
antoniomereu:
Le impressioni che ho ricevuto dalla lettura di questo scritto non dipendono dall’autore (nel caso specifico non conosco Crovella e non ho niente di personale contro di lui, anche se sono quasi sempre in disaccordo con quello che scrive).
Detto questo, ho deciso di intervenire solo dopo aver visto che i primi 15 commenti sono tutti prevalentemente (e acriticamente) positivi.
Se ci fosse stata anche qualche voce critica (e successivamente ce ne sono state) probabilmente non avrei esternato le mie considerazioni.
Mg. Forse hai ragione. Chissà? Io credo sempre nella possibile redenzione, per dovere più che per convinzione ti dirò sinceramente 😁 e poi a volte funziona rinforzare positivamente i comportamenti corretti quando si manifestano, anche nei serial killer, come i gatti che frequentano le mie fasce, e che qui chiamano appunto gatti di fascia, quando risparmiano un uccellino o una lucertola. Ma poi sinceramente non è così importante personalizzare. Comunque, a prescindere dalla valenza letteraria e autobiografica del pezzo la metafora della parete Nord è efficace e spesso usata, insieme a quella del lato Nord e lato Sud delle case di campagna, uno oscuro e scarsamente attento alle forme e l’altro solare con i gerani e le tendine rivolto al lato strada. Vecchia storia: il grande tema del doppio. Saluti e auguri.
44#
Certo,capisco e comprendo.
Pero’ a volte le didascalie dicono molto più delle foto stesse.
Pasini, a proposito di aria nuova, talvolta mi sembra che il tuo buonismo prescinda da qualunque dato reale.Crovella ha sempre ingaggiato battaglie all’ultimo sangue nei commenti sui suoi scritti, direi che il fair play non e’ la sua dote primaria… quindi se non compare nei commenti su questo misero posterei che le ragioni siano esogeneuno per tuttihttps://gognablog.sherpa-gate.com/la-battaglia-dellassietta/quanto all’aria nuova, credo che la gerontocrazia che lo imprinta ne sia il miglior antidoto.buon 2025
Mereu. Se si scrive un articolo e non un commento e’ di buon gusto che l’autore non si azzuffi con i critici anche quelli magari un po’ malevoli, tanto più se si tratta di uno scritto con componenti autobiografiche. Pensa ad esempio ad alcuni commenti a Manera. Giustamente anche Manera si è astenuto e avrebbe potuto reagire pesantemente. Non si fa, almeno in pubblico se non ci sono affermazioni esplicitamente false e diffamatorie, cosa che allora segue un altro itinerario.
42#Roberto ,quindi tu pensi non ci sia “niente di nuovo sul fronte delle Occidentali”?…e che il brano qui sopra in ombra della nord sia un regalo per le festività di fine annata?A me pare un segnale arcano e scuro come una parete in ombra che si rispetti…mancano i suoi commenti anche in altri post ed erano oramai una costante matematica.
Ma forse sono solo in un mio film…e che sia “solo” alle prese delle pareti nord di pandori e panettoni in famiglia.
Saluti con ricambio d auguri per l’imminente anno che arriva,e per l’aria nuova dentro al blog.
Date a Cesare quello che è di Cesare….trovo sia una corretta e apprezzabile scelta di stile dell’autore quella di non intervenire a replicare alle critiche. Non si fa. Giusto. E’ evidente che il pezzo ha una componente autobiografica. Esistono individui con tratti prevalenti da parete Nord, così come individui con tratti prevalenti da parete Sud. Poi all’interno delle due tipologie di “pareti”, ammesso che siano tali e non due facce della stessa “montagna” , una esposta al pubblico e l’altra nell’ombra, ci sono numerose varianti: Nord, Nord est, …..come nella Rosa dei Venti. Scelta? Destino? DNA? Educazione ? Casualità, dosaggi ormonali ……? Allo stato attuale delle nostre conoscenze non lo sappiamo. Dobbiamo accettarlo così. Sia chi preferisce il Nord sia chi preferisce il Sud. Cercando solo di stare all’erta per evitare di far cadere massi troppo pesanti su di noi e su chi ci sta vicino. Speriamo che il 2025 porti nel blog un po’ di aria nuova. L’atmosfera ogni tanto diventa veramente pesante ma soprattutto stantia e davvero si sente il bisogno di finestre aperte e di spazi meno ristretti. Alla prossima stagione dunque con tutti i migliori propositi possibili come si fa sempre nei rituali di passaggio annuali.
Per i cuoricini è vero ( notati) è dai tempi di Bonatti alla N del Cervino che non si vedeva una adesione così massiva di pubblico e non è finita 😉
#39 haha avevo sentito in giro sta voce…
A parte gli scherzi in zona (Dolomiti) la mia,sono scese in sciopero le maggiori sud per ora hanno aderito Tofana di Roces,Marmolada e Antelao ma non è detto finisca qui i motivi sono i più disparati ma quello più eclatante è avergli tolto importanza sulla loro capacità di colpirci anche se non abbiamo i calzoncini corti!staremo a vedere i nuovi sviluppi.
Per ora ci sono varie troupe televisive e internet alle basi per notizie ed eventuali margini di trattativa. Staremo a vedere .
In merito all’incomprensibile mancanza di commenti crovelliani, corre voce che il nostro Carlone ora sia in quel di Timbuctú con i tuareg per un paio di settimane, vagando nel deserto in groppa a un dromedario dalla mattina alla sera, a scopo annusamento odori locali.
Al ritorno ci riferirà i risultati delle sue ricerche nel seguente articolo, in esclusiva GognaBlog:
“I deretani dei dromedari puzzano o non puzzano? E, se puzzano, quanto puzzano? “.
I 92 cuoricini (a oggi) provano che l’articolo è stato apprezzato dal forum, che a voi o a me piaccia o no.
Dallo scorso 1° ottobre è quello che ha avuto il maggior gradimento dopo “La guida alpina fifona” del 23 novembre.
@ 36
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No , e’ una stupidissima “guerra di posizione” fra scemi di guerra.
.
Quando ho sentito che le N avevano la roccia sanissima , pensavo ad uno scherzo di qualche burlone , ma anche per l’ironia serve intelligenza , e non e’ cosi’.
A ‘sto punto mi viene un dubbio,una illecita domanda ma se l autore del brano era un altra persona le conseguenti reazioni sarebbero state uguali?
Altra domanda…questa meno difficile,vista la frequenza dei commenti dell autore (praticamente il suo sigillo è posto ovunquemente e quantunquemente)come mai qua’ sotto nisba?
@34 🙂 oppure https://www.museotorino.it/view/s/a6e3cba428f144a38314ac2f4e65c258#:~:text=Un%20igloo%20con%20una%20struttura,nel%202002%20in%20corso%20Mediterraneo.
@34 🙂 🙂
oppure https://www.museotorino.it/view/s/a6e3cba428f144a38314ac2f4e65c258#:~:text=Un%20igloo%20con%20una%20struttura,nel%202002%20in%20corso%20Mediterraneo.
Per un ulteriore approfondimento sul tema:
https://youtu.be/D7nUWrzGSIA?si=vC_M1KB-Ubmd4R2f
Quando c’è chi si permette di scrivere che il “terzo mondo puzza” , che viaggiare è una rottura di palle, che non serve andare a toccare con mano luoghi e culture diverse, come se toccare altri luoghi fosse altamente pericoloso e per conoscere basta indagare dal divano di casa. Quando si giustifica il massacro di migliaia di bambini con il bisogno di Israele di nuovi territori, cosa ci vuoi tirare fuori?!?!? Praticamente NULLA!
Mossetta di Gogna per riappacificare le acque agitate intorno all’autore malamente riuscita.
Zappa sui piedi è dir poco, ma nessuno è perfetto.
Bosco: da parte mia nessun livore.
L’impressione che lo scritto mi ha suscitato (banale, pieno di luoghi comuni stantii e di pregiudizi) prescinde da qualsiasi pregresso.
A latere, ho la sensazione che Crovella, attraverso l’immagine idealizzata che si è costruito (e che presenta nello scritto) della parete nord, in realtà stia parlando di sé stesso.
perche’ livore o rivalsa?
e’ semplicemente il sottolineare quanto sia bizzarro (e ridicolo) che nel 2024 si scriva un pezzo infarcito di retorica, con elementi stilistici da pensierino di terza media che attinge alla più stantia retorica dell’alpe su faccende che si conoscono, evidentemente, per sentito dire o per aver letto le mie montagne (che pero’ usciva nel 1961).
Dopo sono venuti Messner, Gary hemming, Royal Robbins, gogna, Messner, berhault, Edlinger, mark twight (giusto per citarne alcuni) che sulle rocce e sulla carta hanno svecchiato un bel po .
Fa davvero strano che un simile ridicolo e obsoleto pateracchio compaia sul blog di uno di quegli svecchiatori, vieppiù a fianco di belle pagine di vita alpina come quelle del metadiario o a peuterey integral…
Mi chiedo quelli che vi trovano poesia e ispirazione cosa sono abituati a leggere e a salire.
Bosco, ti sbagli. E tua moglie farebbe bene ad arrabbiarsi a sapere che hai paragonato la poltiglia qui sopra a… Dino Buzzati. Scherzi?! Che sacrilegio: una “o” senza acca, in confronto, è svista perdonabilissima. E comunque va detto che Crovella ha fatto di tutto per attirarsi le antipatie dei commentatori abituali di questo blog: dalla sbandierata ritrosia a viaggiare perché non gli piace la “puzza del terzo mondo” – un’affermazione di cui dovrebbe proprio vergognarsi – alla reiterata apologia della macelleria che non risparmia neanche i bambini, in Palestina – e dove fa dire a questa caspita di parete nord che “con me le scelte sono squadrate, o di qua o di là, e l’approccio deve essere determinato e convinto, perfino spietato”, a me pare di sentire l’eco di quello schifo di commenti che posta compulsivamente, da mesi ormai, in aperta giustificazione delle operazioni di pulizia etnica in corso. Ma “duro (…) lo spirito, non c’è spazio per sbandamenti, l’obiettivo resta sempre ben chiaro davanti agli occhi“, blatera il grafomane, l’uomo-che-non-deve-chiedere-mai, “la paura incombe ma devi saperla superare”, dice ancora, per interposta “parete”, il nostro campione di xenofobia. E tu hai avuto il coraggio di paragonarlo a Buzzati. Ma fammi un piacere, va’ 🙂
Volevo scrivere “Ho come l’impressione …” (se mi legge mia moglie insegnante di italiano sono belle e panato …).
Boh … sinceramente non capisco tanto livore. Mi sembrava che lo scritto avesse un taglio di tipo quasi poetico, con una prosa indirizzata a produrre emozioni nei confronti dei diversi versanti e creste alpine. Non penso che si volessero fornire nozioni geografiche o geologiche.
O come l’impressione che si voglia far pagare all’autore polemiche precedenti. Ma forse mi sbaglio. O no ?
Se il gognablog vuoi affossare.
Carlo Crovella devi pubblicare.
Squallore infinito.
Scritto banalotto, infarcito di luoghi comuni francamente un po’datati (la montagna scuola di vita; gli alpinisti duri, squadrati e inevitabilmente machisti; ecc.) e di pregiudizi verso chi non si conforma alle (presunte) “regole”.
Voglio sperare che questo testo che è una accozzaglia di frasi retoriche, banalità ed imprecisioni sia passato sotto il naso di Alessandro Gogna senza che se accorgesse, altrimenti sarei molto deluso visto il mediocre livello dello scritto. Strano che i molti fustigatori del Crovella non diano fiato alle loro trombe, qui c’è materia per colpire sia di fioretto che di spada.
Al volontariato se non gli dai corda non lo vedi più.
21. Cominciavo a preoccuparmi con tutte queste lodi!
Articolo che avrebbe ben figurato in altra epoca, diciamo in un numero della rivista del CAI dagli anni 30 agli anni 60/70. Oggi mi aspetto altro da un testo “di montagna”.
Concordo con Matteo e Bagnasco, stavo scrivendo gli stessi concetti ieri poi ho soprasseduto per non dare la stura a inutili polemiche. un’accozzaglia di luoghi comuni e retorica ottocentesca che neanche guido rey e eugene lammer…
con alcune chicche che denotano l’assoluta ignoranza della materia: “ Le creste meridionali sono allegre, quasi “scialle” e ridono al sole che gira. Le puoi salire con animo leggero, ma raramente in cima provi la stessa compiutezza che ti colma quando risali i mie pendii.”.
che il nostro vada a farsi l’ integrale di peuterey (sud) o uno dei piloni del freney (sud est) poi ci spiega se li trova piu scialli e ridenti di una nord della tour ronde, a riprova che i punti cardinali contano come il due di briscola.
per concludere con l’imbarazzante “ Se con me impari a muoverti come si deve, lo saprai fare in ogni altro risvolto della tua esistenza.
mi sa che è un periodo di crisi editoriale se si pubblicano ste robe…
Per fortuna qualcuno l’ha scritto. Matteo, ha visto oltre la retorica e la banalità da rotocalco di questo scritto.
E questo sarebbe un blog di alpinisti? Ammirazione e silenzio, in questo caso, sono atteggiamenti da coloro che l’alpinismo serio non l’hanno mai praticato. Nella mia modesta attività ho salito diverse nord (Cervino, Eiger, Walker, Croz, Badile, Monviso, Mangart, Olan, Cima Grande, Sassolungo, Civetta più volte…) ma non ho mai trovato quello che qui Crovella descrive. Lui una nord l’ha mai salita? A me non sembra.
@16. Caustico … il Matteo 😉
la parete nord dell’Eiger è decisamente brutta
Non parlo di pareti nord, neppure di scalate tanto selettive, però mi è venuta in mente una storia simpatica. Anni fa avevo chiesto a un mio amico di intercedere presso uno scalatore molto forte della mia città, per chiedergli se mi potevo prima o poi legare in cordata con lui. Ci aspettavamo che questo esigesse chissà quali garanzie, invece non esitò un attimo, chiese solo: “elo de compagnia?” (Tradotto: basta che sia uno che si ferma volentieri a bere qualcosa, quando abbiamo finito con la scalata).
Ma forse è la cultura qui a nord est, siamo tutti più tranquilli qui. Anni fa un mio amico riprodusse il logo di North Face, con una differenza: The Wrong Face, “never stop drinking”. Ci sono anche le magliette…
“le mie rocce scure e le sigillano in un mondo di ghiaccio
Non solo ghiaccio mi contraddistingue, ma anche rocce nere come la pece”
Articolo evidentemente scritto da chi le pareti nord le ha viste da lontano o in fotografia, girando il mondo dal suo divano.
La nord dell’Eiger da vicino ha rocce bianche, talvolta gialline, il Badile grigio chiaro puntinato, Lavaredo giallo-rosse. E tutte belle solide, non scivolose anche se talvolta non risparmiano proiettili.
Altre invece danno più l’impressione di più lenzuola lisce e bianche, segnate da costole di roccia affiorante come i Lyskamm o la bastionata di Courtes, Droites e Verte.
Articolo pieno di luoghi comuni e pregiudizi da chi le cose non le ha vissute.
Scegliere i compagni è cosa che impari presto se vuoi arrivare in cima e sopratutto scendere intero, da qualunque direzione tu lo faccia.
Ma “duri, non suscettibili ai tentennamenti” e senza titubanza?
Quante volte ci si chiede l’un l’altro “che facciamo”?
Circa i rudi, seri alpinisti, mi pare anche di ricordare qualcuno che prendeva in giro qualcun altro invitando la signorina a ballare, perché indossava un’inopinata camicia da discoteca…
Articolo che vuole affermare le più trivie banalità da alpinismo eroico
“Se ti abitui a scalare sulle mie forme, troverai la chiave alle tue risposte.”
“Se con me impari a muoverti come si deve, lo saprai fare in ogni altro risvolto della tua esistenza.”
Puntualmente smentite da chiunque sia andato mai in montagna. da qualunque punto cardinale.
Come scriveva Livanos “non riesco a capire quale patente di superiorità morale e di saggezza possa dare continuare a salire le montagne dalla parte sbagliata”
Non sono una sciatrice tantomeno un’alpinista….non sono coraggiosa….a me piace “sentire la terra sotto i miei piedi” e quindi posso solo camminare. A me piace molto. In montagna. E 3-4 volte mi sono trovata davanti la parete nord dell’Eiger, in agosto. E la trovo…indescrivibile, austera e allo stesso tempo avvolgente, mi suscita sempre emozioni forti. E questo mi ha portato a mettere la sua foto nel mio profilo di Whatsap. Ormai, avanti negli anni, non credo che la rivedrò più…e mi dispiace tantissimo
E’ la parete nord, e’ il simbolo che da anni rappresenta il nostro gruppo di chirurghi, le nostre forze e le nostre fragilità. E’ il cammino che ci ha uniti, indissolubilmente, per tanti anni. Chi non accetta la durezza dell’impegno e la fragilità e’ fuori, non puo’ salire. Ma insieme di tratti difficili ne abbiamo superati. Dedicato a Giorgio.
Bellissimo pezzo. Quasi poetico. Molto bella la scelta di far “parlare” la nord in prima persona. Una lirica che mi ricorda il grande Buzzati.
Da giovane amavo le nord. Su quella della Becca di Monciair mi presi uno dei maggiori spaventi della mia vita. Ero con mio fratello Tiziano. La salita andò liscia come l’olio. In discesa, sulla “normale”, feci l’errore madornale di lasciare dietro lui che aveva minore esperienza del sottoscritto. Su un pendio nevoso mio fratello scivolò e “partí” superandomi e trascinandomi nella scivolata. Attimi orribili. Scendevamo entrambi a gran velocità sul pendio senza controllo. Per fortuna non mi capovolsi e dopo un po’ di metri ricordo che girai di scatto entrambi i piedi facendo in modo che le punte frontali dei ramponi mordessero il pendio. Mi fermai di scatto aiutandomi con la picca e arrestando anche la caduta di mio fratello che mi precedeva dei metri di corda che avevamo lasciato tra di noi. La scvivolata, infatti, aveva ripristinato la corretta posizione della cordata in discesa su un pendio nevoso, con il componente meno esperto che deve sempre scendere per primo in modo che una sua eventuale caduta possa essere subito trattenuta dal componente più esperto.
Eravamo ancora sul pendio nevoso e quindi, per fortuna, non avevamo ancora raggiunto le rocce al fondo.
Ricordo che mi guardai bene dal raccontare la nostra disavventura ai genitori. Mio padre, sostenitore della teoria dei “due fiati” (due figli, due fiati), in un colpo solo aveva rischiato di perderli entrambi.
Ricordo anche che lo spavento provato non mi impedí di continuare ad amare le salite sulle “Nord”; in effetti il “quasi incidente” si era consumato in discesa, lontano dal bello scivolo nevoso della nord che adesso, d’estate, non esiste neanche più, come il suo “gemello” sull’adiacente Ciarforon che salii l’estate successiva. Ma questa … é un’altra storia.
…da pseudo arrampicatore appena ho occasione vado a scrutare la bellezza della NORD più bella,intrigante,austera e severa…l’ORCO. È la prima a cui ho pensato leggendo l’articolo. Concordo con le riflessioni che incorniciano a pieno quel luogo che è per pochi.
Bellissimo pare la descrizione della vita.
Complimenti
Questo è l’Eiger
La grande triologia della Alpi: nord Jorasses, Nord Cervino, nord Eiger.
Molto bello.
Pareti nord banco di prova inclinato dove commissione d ingresso e valutativa sei te stesso con tutto ciò che ti appartiene,nel bene e nel male.
Bello l articolo, esauriente la descrizione nel complesso. Si sa che le “nord” sono sempre state un problema per gli alpinisti.
L ‘articolo riassume in poche parole la vera natura dell’alpinista, le sue sensazioni e perchè no le sue paure, le decisioni che deve prendere, consapevole anche del fatto che c’è sempre qualcosa che può andare storto. A prescindere però dalle difficoltà e dalle indecisioni ,quello che domina è sempre lui, anche se non riesce ad esprimere quello che prova Non può farne a meno costi quello che costi.
Per chi vive in un altro mondo e guarda da lontano con la mente , è convinto che sia una pazzia..
Invece no!!! E’ semplicemente la definizione di ” Alpinista”
l’articolo è ben scritto, ma pensare che in montagna ci sia sempre qualcosa di più per misurare il proprio valore (la parete nord, il free solo, la discesa estrema, ecc) mi sembra frustrante. andate in silenzio e divertitevi.
Articolo stupendo! Riassume l’essenza dell’alpinismo…
Le pareti Nord sono obitori naturali.
Le pareti nord con il loro fascino, severità, incontro di roccia, neve e ghiaccio, sono l’essenza del grande alpinismo classico.
Articolo simpatico , io non fo mai amato troppo le nord per la qualita’ della loro roccia , spesso sfarinata o poxo grippante.