Questo articolo, pubblicato in Argentina, è stato scritto non appena si diffuse la notizia della morte di Jim Bridwell (Palm Springs, 16 febbraio 2018). Malato da tempo con reni e fegato compromessi, all’età di 73 anni è mancato, circondato dalla sua famiglia e dagli amici più cari, nella sua casa in California.
Jim Bridwell “The Bird”
di Cristina Barraza
(pubblicato su culturademontania.org.ar il 18 febbraio 2018
Soffriva da tempo di una grave malattia che gli aveva danneggiato reni e fegato, ed è stata addirittura lanciata una campagna di crowdfunding per aiutarlo a curarsi. Nato il 29 luglio 1944 a San Antonio, Texas, Bridwell era figlio di Donald Bridwell, un pilota che fu abbattuto mentre prestava servizio nella Seconda guerra mondiale.
Quanto al suo soprannome, The Bird, era così chiamato perché Bridwell era un osservatore di uccelli e ammirava i falchi. Le sue prime scalate a San José, in California, erano state fatte per aiutare a recuperare e rimettere al loro posto le uova degli uccelli sugli alberi.
Fu uno dei grandi innovatori dell’era moderna dell’arrampicata, portando nelle sue numerose prime ascensioni la meticolosità tecnologica e un atteggiamento determinato e aggressivo. Bridwell visse numerose avventure in giro per il mondo ed era noto per la sua vita assai impegnata, il che, con l’avanzare dell’età, potrebbe aver contribuito ai suoi problemi di salute. Layton Bridwell, il figlio di Jim, ha scritto nel gennaio 2018 che suo padre aveva complicazioni dovute all’epatite C. “Mia madre sospetta che l’abbia contratta durante le sue numerose avventure, ma è più probabile che l’abbia presa dal tatuaggio che si è fatto mentre navigava nel Borneo negli anni ’80, quando ero bambino“. La traversata del Borneo, quattro decenni di scalate al limite e una vita dura, non furono facili per l’uomo noto per il suo consumo di sigarette Camel senza filtro, il consumo eccessivo di alcolici, l’uso di allucinogeni e le ferite riportate in montagna.
La sua carriera
La sua carriera è stata caratterizzata da uno spirito d’avventura che ha messo in pratica in una vasta gamma di discipline, dall’arrampicata estrema sulle grandi pareti alle salite invernali sull’Himalaya. Sarà ricordato non solo per il suo contributo all’arrampicata nella Yosemite Valley (ha effettuato alcune delle prime 100 salite libere, oltre alle scalate di Half Dome ed El Capitan a Yosemite), ma anche per le sue rivoluzionarie scalate dall’Alaska alla Patagonia.
Bridwell fu un elemento chiave dell’età d’oro dell’arrampicata, avendo stretto amicizia da giovane con Royal Robins. La Yosemite Valley era il suo parco giochi principale. La sua influenza fu enorme, come si può vedere nel documentario Valley Pressing. È stato una stella splendente dalla metà degli anni ’60 alla fine degli anni ’80, con tre decenni di successi e la fondazione dello Yosemite Rescue Team (YOSAR). Negli anni ’70 fu uno dei capigruppo nella Yosemite Valley e contribuì alle prime scalate di El Capitan. Tra queste c’erano le vie più difficili dell’epoca: prima la Pacific Ocean Wall e poi la Sea of Dreams con il suo famoso tiro A5 Hook or Book, il primo tiro di corda “se cadi, muori” sulla famosa big wall. Nel 1975, lui, John Long e Billy Westbay furono i primi a scalare il Nose in un giorno.
Bridwell raccontò una volta che, dopo aver visto una foto di una cordata europea sulla parete nord dell’Eiger, in cui i membri della squadra posavano davanti alla montagna completamente equipaggiati con le stesse divise d’abbigliamento d’alpinismo, ebbero l’idea di scalare il Nose vestiti da hippy, per fare da contrappunto alla serietà europea dell’epoca, che considerava l’alpinismo un’attività nobile e seria in cui la pagliacciata era del tutto esclusa. Gli abiti che hanno i tre nella foto sono gli stessi che indossavano per salire, ironico contrappunto alla foto degli europei.


Nonostante la foto sia famosa, sono in pochi a conoscere il vero motivo della “posa” del Capitano.
Bridwell e i suoi compagni scalarono il Naso come proiettili, senza praticamente alcun incidente, a parte l’espressione stupita sui volti dei membri di una cordata che bivaccava sulla parete quando li videro passare davanti a loro alle sei del mattino, vestiti con camicie a fiori e con nessun altro bagaglio a parte un piccolo zaino per il tabacco e l’acqua. Poiché tutti erano fumatori, una sigaretta per ogni sosta, il Nose richiese un pacchetto e mezzo a persona, e questo razionamento era importante quanto l’acqua o il cibo.
Ken Yager, fondatore della Yosemite Climbing Association, ha affermato:
“Fin dall’inizio, ha adottato la mentalità “velocità-sicurezza” tipica delle montagne e l’ha applicata a El Capitan, ed è per questo che ha effettuato la prima salita in giornata. È sempre stato un passo avanti e ha sempre collaborato con team incredibili che hanno spinto i limiti.”
In un’intervista per il libroYosemite Big Walls della SuperTopo, Bridwell ha parlato dei suoi primi giorni da scalatore:
Ho fatto la mia prima scalata a Yosemite il giorno del mio diciottesimo compleanno, nel 1962, con il compianto Galen Rowell sulla Higher Cathedral Spire. Ho dovuto prendere in prestito le scarpe da un aiuto cameriere del Lodge [di Yosemite]. Avevo questi scarponi da lavoro. Stavo iniziando l’università proprio alla fine dell’estate. Potevo permettermi [l’università] solo per due anni grazie a una borsa di studio per l’atletica leggera [per il salto in alto]. Ho sostenuto l’esame per diventare pilota alla base navale di Alameda. Mentre varcavo i cancelli, ho sentito che Lee Harvey Oswald era stato ucciso. Sapevo che “in Danimarca c’era qualcosa di marcio” (come diceva Amleto), così sono diventato un disertore e mi sono trasferito a Yosemite.
Tuttavia, Jim Bridwell non limitò la sua attività di arrampicata alla Yosemite Valley, ma dalla fine degli anni ’70 la estese anche ad alcune delle principali catene montuose del mondo, tra cui la Patagonia, l’Argentina, l’Alaska e le Alpi.


Sul Cerro Torre
Nel 1979 guidò la prima salita della famosa Via del Compressore di Cesare Maestri (1970) fino alla vetta (l’italiano si era fermato sotto il fungo di ghiaccio, a circa 50 m dalla vetta nel suo tentativo di apertura). Era la prima volta, quindi, che qualcuno scalava completamente il Cerro Torre da un versante diverso da quello ovest e ci vollero tre giorni. Bridwell e Steve Brewer realizzarono la prima salita completa della Via del Compressore, effettuando la terza salita del Cerro Torre. Durante la discesa, l’ancoraggio a cui era assicurato cedette e si ruppe le costole nella caduta in verticale. Bridwell descrisse l’incidente sull’American Alpine Journal:
“All’improvviso, la luce del panico nella mia testa diventò rossa. La fionda si era rotta, ma non lo sapevo ancora. Accelerai verso la Terra a una velocità allarmante. Velocità terminale, senza alcun gioco di parole. “Ci siamo”, pensai, “l’ultimo atto”. Proprio come Toni Egger. La mia mente entrò in iper-velocità e si spense delicatamente, assumendo il punto di vista dello spettatore. I miei pensieri erano chiari e distinti come una schermata di un computer. Cos’era successo? Cosa sarebbe successo? Avrei vissuto abbastanza per vedere il mio bambino non ancora nato? Dov’è la fine della corda? Sarebbe arrivata fino a terra? Potevo sentirmi urlare. “Stai zitto”, mi dissi. “Urlare non serve a niente”. Bridwell descrisse quel momento pericoloso in questo modo: “Dopo essere caduto per almeno metà corda, ringraziai il Misericordioso. Perché, meraviglia delle meraviglie, mi fermai su una rampa coperta di neve. Quando mi rilassai e lasciai andare quello stato di pericolo mortale, una pace rassicurante calmò la mia anima tremante”.


In questa sede è importante sottolineare anche la sua prestazione sulle Alpi, dove nel 1999 scalò Odyssey (VI 5.9 A5) al Grand Capucin, nel massiccio del Monte Bianco, insieme a Giovanni Groaz.
In ambito più strettamente alpinistico, spicca con forza la prima ascensione invernale del Pumori 7161 m, un’impresa che fu ripetuta solo da Álex Txikon, Ali Sadpara, Nuri Sherpa e Temba Bothe, il 20 gennaio 2018.
Negli anni ’80, mentre scalava sulle Alpi francesi, sbatté il viso contro una roccia, rompendosi diversi denti, e nel 2008 un incidente durante una discesa in corda doppia lo fece cadere in caduta libera al suolo; l’impatto gli ruppe la parte posteriore della testa, rendendo necessari 60 punti di sutura.
Nel 1992 scalò la parete nord dell’Eiger, nell’ambito di un programma umanitario in cui diversi gruppi dovevano salire la montagna simultaneamente da diversi versanti per uno scopo altruistico e caritatevole.
Il suo compagno, uno scalatore argentino molto più giovane di lui, lo fece sudare più del solito e subì un piccolo incidente a causa di una frana di sassi in parete, che però non impedì loro di raggiungere la vetta.
Fu anche contagiato dalla febbre del ghiaccio e perfino da quella dello sci, con discese epiche a tutta velocità lungo i pendii di una località sciistica americana a oltre 60 km/h, senza quasi sapere come frenare, con grande disappunto degli altri sciatori presenti.
Chi lo conosceva e ha seguito le sue orme afferma che avrebbe dovuto morire più volte. Si dice che non provasse paura come gli altri e che adottasse uno stile aggressivo e testardo nelle sue scalate, qualità ammirate da alcuni e temute da altri, che indussero diversi grandi della sua epoca a rifiutarsi di fare cordata con lui. Come diceva lui: “La mia migliore vacanza è il tuo peggior incubo”.
Bridwell ha detto addio alla vita circondato dalla sua famiglia e dagli amici più cari, nella sua casa in California.


Prime salite degne di nota
Di seguito sono riportate, in ordine cronologico, le ascensioni più difficili che l’alpinista ha effettuato, o quelle che hanno segnato particolari tappe nella sua carriera in termini di esplorazione e di evoluzione dell’alpinismo. Sono tutte prime ascensioni, tranne dove indicato.
- 1963 Parete nord-est, Higher Cathedral Spire
- 1964 Parete nord (5.10a), Middle Cathedral Rock, con Frank Sacharer, prima salita in libera
- 1965 Entrance Exam (II 5.9), Arch Rock, Yosemite, CA, USA con Chuck Pratt, Chris Fredericks e Larry Marshik
- 1966 Braille Book (III 5.8), Higher Cathedral Rock, Yosemite, CA, USA con Chris Fredericks, Joe Faint e Brian Berry
- 1966 Snake dike (5.7), Half Dome, Yosemite, CA, USA
- 1966 Diretta alla parete nord-ovest (VI 5.10 A3+, prima ripetizione), Half Dome, Yosemite, CA
- 1967 Parete est (VI 5.9 A4), Higher Cathedral Rock, Yosemite, CA, USA con Chris Fredericks
- 1967 Parete ovest (5.10c A3), Leaning Tower, prima salita in giornata
- 1967 South Central (V 5.10a A2), Washington Column, Yosemite, CA, USA con Joe Faint
- 1968 Triple Direct (VI 5.9 A2), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Kim Schmitz
- 1968 Salathe, El Capitan, Yosemite, CA, salita in tre giorni
- 1970 New dimensions (5.11 o VII+), primo VII+ degli Stati Uniti
- 1970 Vain Hope (V 5.7 A3), Ribbon Falls, Yosemite, CA, USA con Royal Robbins e Kim Schmitz
- 1971 New Dimensions (5.11 A1), Arch Rock, Yosemite, CA, USA con Mark Klemens, primo 5.11 degli Stati Uniti
- 1971 Aquarian Wall (VI 5.9 A4), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Kim Schmitz
- 1972 Basket Case (5.11), USA, con Mark Klemens, fino ad allora il più difficile off-width degli Stati Uniti
- 1974 Freestone (5.11b), Geek Towers, Yosemite Falls, Yosemite, CA, USA
- 1975 The Nose, El Capitan, Yosemite, CA, con John Long e Billy Westbay, prima salita in giornata (15 ore)
- 1975 Wailing Wall (5.12), Tuolumne Meadows, CA, USA con Dale Bard e Rick Accomozo, secondo 5.12 degli Stati Uniti
- 1975 Pacific Ocean Wall (VI 5.9 A4), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Bill Westbay, Jay Fiske e Fred East
- 1976 Gold Ribbon (VI 5.10 A3), Ribbon Falls, Yosemite, CA, USA con Mike Graham, in libera al 60%
- 1976 Mirage (VI 5.9 A4+), El Capitan, Yosemite, CA, con Jim Pittigrew e Kim Schmitz
- 1976 Via Normale, Mojon Rojo, gruppo del Cerro Torre, Patagonia, Argentina, con Bob Staszewski, Bok Killip e John Nitschke, prima salita della montagna
- 1977 Bushido (VI 5.10 A4), Half Dome, Yosemite, CA, USA con Dale Bard
- 1977 West Side Glory (VI 5.10 A4, ripetizione), El Capitan, Yosemite, CA, USA, con Kim Schmitz e Jim Pettigrew
- 1978 Bob Locke memorial (VI 5.11b A4), Mount Watkins, CA, USA
- 1978 Sea of Dreams (VI 5.9 A5), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Dale Bard e Dave Diegelman
- 1978 Zenith (VI 5.9 A4), Half Dome, Yosemite, CA, USA con Kim Schmitz
- 1979 Via del Compressore, Cerro Torre, Patagonia, Argentina con Steven Brewer. Prima salita in stile alpino della montagna, durante la quale la cordata superò l’ultima lunghezza della via (oggi conosciuta come Lunghezza Bridwell) senza utilizzare chiodi a pressione, poiché questi erano stati precedentemente tolti da Cesare Maestri
- 1979 Northwest Face, Kichatna Spire, Alaska Range, USA con Andy Embick, seconda salita della montagna
- 1981 Zenyatta Mondatta (VI 5.7 A5), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Peter Mayfield e Charlie Row
- 1981 Dance of the Woo Li Masters, Parete est del Moose’s Tooth, Ruth Gorge, Alaska, USA (VI 5.9 WI4+ A4, 1520 m) con Mugs Stump, via considerata il suo capolavoro, in cui salì un A4 ad una temperatura di -30 °C
- 1982 Parete sud, Pumori, Nepal con Jan Reynolds e Ned Gilette, in inverno
- 1982 Via Normale, Changtse III, Tibet, prima salita della montagna
- 1985 Parete ovest, Everest, Nepal
- 1985 The Big Chill (5.10 A5), Half Dome, Yosemite, CA, USA con Peter Mayfield, Sean Plunkett e Steve Bosque
- 1988 Exocet (VI 5.9 WI5+), Cerro Standhardt, Patagonia, Argentina, con Greg Smith e Jay Smith, prima salita della montagna
- 1988 El Condor (VI 5.11 A2), Aguja Desmochada, Patagonia, Argentina, con Greg Dunmire e Jay Smith, prima salita della montagna
- 1989 Shadows (VI 5.10 A5), Half Dome, Yosemite, CA, USA con Charles Row, Cito Kirkpatrick, William Westbay
- 1992 Via Heckmair (ripetizione), parete nord dell’Eiger, Svizzera
- 1997 Wyoming Sheep Ranch (VI 5.8 A5, ripetizione), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Giovanni Groaz
- 1998 Heavy Metal and Tinker Toys (VI 5.9 A5), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Boulos Ayad e Tyson Hausoeffer
- 1998 Plastic Surgery Disaster (VI 5.8 A5, ripetizione), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Mark Bowling e Giovanni Groaz
- 1999 The Useless Emotion (VII 5.9 WI4 A4), The Bear’s Tooth, Ruth Glacier, Alaska, USA con Terry Christensen, Glenn Dunmire, Brian Jonas e Brian McCray, 3-21 maggio
- 1999 Odyssey, Grand Capucin (VI 5.8 A4), Monte Bianco, con Giovanni Groaz
- 1999 Dark Star (VI 5.10 A5), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Giovanni Groaz
- 2001 The Beast Pillar (VII 5.10b A5 WI4+ M6), Moose’s Tooth, Ruth Gorge, Alaska, USA con Spencer Pfinsten, salita in 30 giorni in stile capsula
- 2001 Welcome to Afghanistan (VI 5.9 A4), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Giovanni Groaz
- 2002 Pointless Connection (VI 5.9 A4+), Yosemite Pointless, Yosemite, CA, USA con Giovanni Groaz
- 2004 Old Guides Variation (VI 5.8 A3), El Capitan, Yosemite, CA, USA con Jackson Marsten e Giovanni Groaz.


Foto: Jay Fiske / Collezione Eric Kohl, www.cimbing.com.

Pubblicazioni
Negli ultimi anni della sua vita affermò il suo ruolo di mentore piuttosto che di scalatore attivo, scrivendo moltissimo da casa sua a Palm Desert, in California, dove affermava: “Ci sono due stagioni, l’inverno e l’inferno“.
Jim Bridwell ha pubblicato i seguenti titoli (libri e riviste):
- Bridwell, Jim. “Brave New World” in Mountain (1973).
- Bridwell, Jim and Strassman Michael (1990). Climbing Big Walls. Merrillville, IN: ICS Books. ISBN 0934802599.
- Bridwell, Jim and MacDonald Dougald (1999). Largo’s Apprenticeship in The Best of Rock & Ice: An Anthology. Seattle WA: The Mountaineers Books. pp. 102–105. ISBN 0898866650.
- Bridwell, Jim (1992). Climbing Adventures: A Climber’s Passion. ICS Books. ISBN 978-0934802222.
- Bridwell, Jim (2000). “The Bear’s Tooth: Teaching the new dogs old tricks” in The American Alpine Journal 42 (74). New York: American Alpine Club: 37–45. ISBN 978-0930410872.
- Bridwell, Jim (27 novembre 2006). “Bird’s Eye View” in Alpinist. 18 (Winter 2006–2007). Jackson Wyoming: Alpinist Magazine. Retrieved 2008-02-09.
- Bridwell, Jim (2008). “Giovanni Groaz”. The Bird. Tradotto da Michele Radici in italiano (Versante Sud, Milano, p. 303. ISBN 978-8887890761).

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Certo che ero a disagio, ma cercavo di vincerlo, perché comunque il personaggio era interessante e in certi momenti veramente spassoso.
Comunque ogni giornata con lui, bello o brutto, lasciava un segno.
La vita mica è solo roselline e cuoricini.
E come festivi tutta quella sofferenza? Non eri a disagio ?
11), è questo il punto.
Spesso ci si sofferma sull’aspetto “pubblico” di un alpinista e non su quello interiore della stessa persona. Gli alpinisti sono persone.
Pur avendo passato del tempo in maniera piacevole con Jim, ne percepivo costantemente l’infelicità e la frustrazione che aveva e che manifestava con gesti eclatanti.
Per me un compagno di cordata, anche quando vado in falesia, non dev’essere soltanto uno che ti fa sicura, ma una persona con cui mi piace stare per le sue caratteristiche più profonde.
Sarà proprio per questo che non mi sono mai soffermato alle apparenze, specie se si tratta di un “gigante” come Bridwell.
Con lui stavo con la sua persona e non con il suo mito.
Immagini e personaggi appaiono super fantastici!
Il nonno di mia moglie e campato fino a 96 anni e ha sempre fumato come un turco fin da ragazzo. Mai avuto problemi. Ma ci sono le eccezioni, come i talenti.
Come quelli che dicono che il nonno aveva sempre la cicca in bocca e ha vissuto fino a 90 anni.
Io penso che se fumi, e tanto, bene alla salute non faccia e probabilmente ti accorci la vita.
Bridwell era uno che non stava bene. Né di salute, né moralmente.
Ken Yager, fondatore della Yosemite Climbing Association, ha affermato:“Fin dall’inizio, ha adottato la mentalità “velocità-sicurezza” tipica delle montagne e l’ha applicata a El Capitan, ed è per questo che ha effettuato la prima salita in giornata. È sempre stato un passo avanti e ha sempre collaborato con team incredibili che hanno spinto i limiti.”
velocità e sicurezza…due parole chiave che fanno parte di me e soprattutto ne hanno fatto parte. posso solo ammirare un alpinista come lui e, tanto per rompere le palle, non mi preoccuperei per i pacchetti di Camel, ne ho fumate così tante anch’io
Chi meglio di così, sa adattarsi.
5@Bella testimonianza e grazie per averla condivisa ,poi quando ho tempo leggo anche il resto.
Tutto si può dire meno che fosse un “uccello in gabbia”!
Ho frequentato Jim per qualche mese nel 1992, lavorando e scalando per il nostro piacere nel tempo che il lavoro ci lasciava. Era una persona tormentata da molte cose e detestava l’arrampicata sportiva. Lo eccitavano le grandi avventure nei grandi spazi che affrontava con lucida follia. Un folle, lo definirei, con cui anche una birra la sera in un bar finiva con l’arrivo della polizia per qualcosa che combinava con la massima naturalezza.
Indimenticabile fu quando si schiantò nella vetrina di un negozio a Monguelfo di notte assieme a Paul Sibley. La Uno bianca, dopo aver sfondato la vetrina fece qualche decina di metri finendo contro a un banco seppellita da vari oggetti. Li trovarono che dormivano sui sedili dicendo che avevano sentito un gran botto ma non avevano capito cosa fosse successo. E siccome era notte fonda, si erano addormentati.
Oppure quando per una questione sentimentale appiccó il fuoco ai vestiti della sua amante in una stanza dell’hotel Alaska a Cortina facendo arrivare i pompieri.
Aveva un paio di sci Coyote e sciava malissimo a tutta velocità perché non aveva paura.
Con lui non ti annoiavi di certo.
http://marcellocominetti.blogspot.com/2018/02/dedicato-jim-bridwell.html
Le finestre che ha rotto, facendo entrare aria calda Californiana hanno asciugato le tante muffe che stavano rendendo l alpinismo anni ’60 una sacrestia piena di reliquie e celebranti …grazie pirata Jim sempre giovane anche da vecchio!Le ali dei tuoi amati volatili ti hanno sorretto e protetto nei tuoi tanti viaggi verso l l’ignoto.
É stata una rockstar a tuti gli effetti, senza fare musica. Bello, maledetto e con una vita vissuta al limite.
Anche Livanos, il Greco aveva sempre la sua fedele gitanes in bocca. Non m’ interessa il Bridwell fumatore, quanto piuttosto l’alpinista di rottura, innovatore e visionario.
Povero Jim Bridwell! Se l’è proprio voluta, a me ha dato il voltastomaco vedere quasi sempre la sigaretta in bocca in ambienti ameni.