In seguito al polverone suscitato dall’esclusione dal Guinness di molte imprese storiche dell’alpinismo himalayano, lo stesso autore della ricerca che ha provocato i fatti, Eberhard Jurgalski, fa le sue precisazioni. Queste suonano come una marcia indietro.
Nessuno può governare il vero alpinismo
di Eberhard Jurgalski
(publicato su 8000ers.com il 9 ottobre 2023 alle ore 09.27
La stampa tedesca non ha tradotto correttamente la parola inglese “legacy” usata nel comunicato stampa originale, ma l’ha erroneamente tradotta in “obsoleta” (in tedesco), che è ben lontana da ciò che si intendeva. La traduzione sbagliata è apparsa successivamente anche sulla stampa internazionale. In realtà avrebbe dovuto essere chiaro che né 8000ers.com né Guinness volevano – o potevano – cancellare quei titoli.
Vorremmo anche sottolineare che non è stata Guinness a determinare le modifiche, dal nostro punto di vista necessarie, ma solo 8000ers.com. Si trattava di proposte ben ponderate su come gestire l’ovvio dilemma passato-futuro. Il Guinness si limita a raccogliere e pubblicare i record dichiarati e confermati da noi.
Questo è solo il caso di alcune parti della stampa di lingua tedesca, che non hanno letto nulla della dettagliata dichiarazione di 8000ers.com, ma hanno immediatamente percepito uno scandalo e l’hanno pubblicata senza verificare i fatti. Onestamente, nessuno ha tolto a Jerzy Kukuczka, Gerlinde Kaltenbrunner o Reinhold Messner un titolo o un’importanza meritata. Non c’era nemmeno una parola su questo nel comunicato stampa.
Le informazioni dettagliate della ricerca, pubblicate sotto forma di tabelle e documenti pdf dettagliati, avevano lo scopo di mostrare i risultati di uno studio lungo anni, accurato e condiviso collettivamente.
Eravamo e siamo convinti che i risultati delle nostre indagini siano corretti e che debbano essere pubblicati semplicemente per rispetto al lavoro di sacrificio dei ricercatori che negli anni hanno partecipato a questo processo, tra cui anche alpinisti esperti.
La Tavola dei riconoscimenti storici è stata concepita come un “ponte amichevole che collega e separa due epoche”. Siamo convinti che rimarrà la tabella storica più importante nella storia degli alpinisti dei 14×8000 metri e che dovrebbe essere la tabella finale più rispettosa. È valida per sempre e si basa su una zona di tolleranza di 190 metri di distanza topografica dalla vetta.
Molti alpinisti del passato hanno creduto di essere sul punto più alto delle cime di 8000 metri. Quelle salite erano storicamente accettate e non volevamo cambiarle, ma solo classificarle in base al nostro lavoro di ricerca.
Con la comparsa del fenomeno Nirmal Purja, quell’epoca precedente dovrebbe essere considerata storicamente conclusa, come eredità storico-alpinistica. Infatti, la rapida collezione odierna di tutte le cime di 14×8000 m non ha quasi nulla a che vedere con l’epoca summenzionata, per evidenti ragioni. Va detto che uno degli obiettivi di questa tabella, al momento della sua pubblicazione nel 2022, era quello di cercare l’aiuto della comunità per riempire tutti gli spazi vuoti elencati come “nessuna prova” (che non significano forzatamente nessuna cima!).
La prima “nuova” tabella è in realtà solo una tabella di transizione in cui vengono mostrati i risultati dei ricercatori appassionati per il rispetto che si deve a loro, ma che hanno anche un valore storico retrospettivo e sono molto informativi per diverse prospettive future.
La terza tavola (limitata alle donne) è pensata per gli attuali e futuri collezionisti di vette veloci, essendo il team pienamente consapevole delle radicali differenze esistenti tra le pratiche sportive di questa nuova era e l’alpinismo esplorativo tradizionale, per il quale lo stile conta prima di tutto. Considerando l’assenza di feedback da parte delle istituzioni alpinistiche dal 2021, il progetto si basa su alcune semplici regole ampiamente riconosciute e accettate da anni e già applicate da molti alpinisti. La più semplice è: la cima è la cima.
Questi alpinisti dovranno salire fino alla vera vetta perché sanno già dove si trova grazie al nostro lavoro. Tra l’altro, gli organizzatori nepalesi sono stati informati da un membro dell’équipe fin dal 2019 e da allora si sono attenuti a ciò.
Il fatto che Edmund Viesturs sia stato il primo a scalare i 14×8000 fino al punto più alto nell’ultima era merita almeno una menzione e dovrebbe essere onorato. Il fatto che abbia cancellato il vecchio record è solo una fantasia di giornalisti superficiali, a cui molti hanno creduto. Il trasferimento alla terza nuova tabella per gli alpinisti della vecchia élite, perché vogliono completare le cime giuste, costituisce il collegamento e la prossima accettazione di questa separazione storica delle epoche.
Infine, vorrei concludere che tutto è stato fatto con buone intenzioni e senza alcun intento di riscrivere la storia o cancellare salite storiche; forse non è stato comunicato nel modo migliore, ma è stato anche mal interpretato e riassunto in modo ambiguo da alcuni. Un rapporto più dettagliato è ancora in fase di elaborazione con tutti gli aspetti e le prospettive, e sarebbe utile che ora osservaste attentamente le tre tabelle leggendo anche i titoli per rendervi conto che, dal punto di vista di un cronista, l’intera ricerca è stata un gigantesco dilemma passato-futuro che si è verificato in un contesto di cambiamento senza precedenti nella scalata delle più alte vette dell’Himalaya e del Karakorum.
Le tabelle sono state create in base allo stato attuale della nostra ricerca.
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I media trasformano a loro piacimento qualunque avvenimento e spesso le redazioni delle testate modificano i testi originali senza interpellare l’autore (nel mio piccolo mi è già accaduto due volte).
A mio avviso, quel che di positivo mette in luce la ricerca di Jurgalsky è che l’alpinismo che ammiro era permeato di difficoltà che sono svanite.
Essere stato il primo significa avere aperto una strada che altri hanno potuto percorrere confortati dal fatto che “fosse possibile”. Non è cosa da poco e in questo l’essere alpinisti fa la differenza.
Jurgalski ama fare tabelle e classifiche e va bene così, ma chi ha scritto la storia di un alpinismo che oggi neppure più esiste, va rispettato (come sostiene Versturs) perché è stato un precursore.
Ha usato i grandi, Messner in primis, per farsi pubblicità altrimenti non se lo sarebbe mai filato nessuno. Tradotto male? Ma per piacere, costui non ha un revisore? E dato che di mestiere fa il controllore degli alpinisti e nelle Alpi indubbiamente si parla italiano, tedesco e francese mi dici che giornalista o esperto di alpinismo sei se non conosci queste lingue? Da noi si dice “l’ha fatta fuori dal casino” e ora deve ripulire
Eberhard Jurgalski: “Il fatto che Edmund Viesturs sia stato il primo a scalare i 14×8000 fino al punto più alto nell’ultima era merita almeno una menzione e dovrebbe essere onorato“.
Signor Jurgalski, se Reinhold Messner si fermò sulla facile cresta sommitale dell’Annapurna in corrispondenza di una gobba più bassa di due metri e distante venti o venticinque da un’altra, ciò non significa che sia lecito cassarne la salita in vetta. I due punti in sostanza si equivalgono, come tutti gli alpinisti certamente converranno.
Sono persuaso che perfino il fiscalissimo reverendo Coolidge, celebre per la sua pignoleria, non avrebbe nulla da obiettare.
E ciò vale pure per gli altri casi analoghi da lei depennati.
La via Solleder-Lettenbauer sulla parete NO della Civetta sbuca in cresta 40 metri a sinistra del punto culminante. Lei forse contesterebbe il raggiungimento della vetta se i salitori ignorassero quei pochi passi di passeggiata lungo la cresta sommitale?
Inoltre, sospetto fortemente che in realtà non ci sia stato affatto l’intendimento di onorare Edmund Viesturs (che, tra l’altro, tutti noi già rispettiamo per le sue qualità umane e alpinistiche), bensí quello di eliminare Messner dalla lista (oltre agli altri). E perché mai? Perché in tal modo ne è stata ricavata pubblicità.
Soltanto che, alla fine della giostra, il petardo le è scoppiato tra le mani e lei ha tentato di porvi rimedio, invano. La sua reputazione ha perso l’equivalente di almeno tre o quattro falangi.
Mi dispiace, perché i dati raccolti meritano comunque considerazione. Sono le conclusioni a essere sbagliate.
sicuramente il mio commento non è chiaro xchè sembra stia parlando Carlo
il mio commento inizia da: PER QUANTO MI RIGUARDA PERSONALMENTE ECC.ECC.
scusate
Carlo says:
19 Ottobre 2023 alle 7:57
Non per contestare ma penso che almeno l’80% di chi sale quantomeno le normali agli 8000 lo faccia per battere un primato, mentre il restante 19% lo fa per denaro. Che poi vengano definiti alpinisti o turisti è un altra cosa
per quanto mi riguarda personalmente e penso proprio anche per mio fratello Mario,che gli ha saliti tutti senza ossigeno, la salita alle grandi montagne l’ho fatta solo per la stessa passione ed avventura che mi portava a salire le nostre montagne di casa.
certo erano altri tempi rispetto a quello che succede ora in Himalaya
non poi così lontani
mi dispiace contraddirti sulla tu affermazione
io di denaro ne ho sempre messo e di diventare famoso non mi è mai interessato un beato
tantomeno mio fratello
4) ce ne sono molti e di più vari: il più veloce a farli tutti per esempio. Ma anche primati non necessariamente legati al guinness in questione
2. Non capisco, a quale primato ti riferisci?
“In seguito al polverone suscitato dall’esclusione dal Guinness di molte imprese storiche dell’alpinismo himalayano…”Maddeche? Diciamo bene. In seguito all’esclusione d Messner. Altrimenti non se ne sarebbe nemmeno parlato sui grandi media, ma solo nell’ambito del giornalismo di nicchia e questo tipo non avrebbe mai fatto marcia indietro.
Non per contestare ma penso che almeno l’80% di chi sale quantomeno le normali agli 8000 lo faccia per battere un primato, mentre il restante 19% lo fa per denaro. Che poi vengano definiti alpinisti o turisti è un altra cosa
Ma, i collezionisti sono gli alpinisti stessi oppure dei maniaci di tabelle che si eccitano nella loro consultazione?
Credo che un alpinista, mentre è lì che si fa il culo per salire, non pensi alla tabella su cui eventualmente finirà, perché l’alpinismo è un’altra cosa.