K2 e CAI

K2 e CAI
(comunicato stampa del CAI del 27 aprile 2023)

A seguito del fraintendimento sorto a seguito della delibera del 25 marzo 2023, il Comitato centrale di indirizzo e controllo del Club Alpino Italiano, con la delibera del 26 aprile 2023 avente per oggetto Posizione del CAI sulla vicenda K2, conferma che la posizione ufficiale del Sodalizio sull’intera vicenda relativa alla spedizione sul K2 del 1954 è stata precisata nella cosiddetta “Relazione dei Tre Saggi” del 2004.
La delibera del Comitato centrale di indirizzo e controllo del 25 marzo 2023 (Posizionamento del CAI sugli ulteriori sviluppi della vicenda K2), la quale, se decontestualizzata, può prestarsi a letture equivoche, aveva l’unico scopo di rispondere alle richieste del Socio Francesco Saladini.
Il Comitato centrale di indirizzo e controllo del Club Alpino Italiano, dunque, ribadisce che, sotto il profilo storico-critico, vista l’esigenza di fare completa chiarezza sulla vicenda, sorta nel 50esimo anniversario della spedizione, la “Relazione critico-storica della salita al K2”, meglio nota come “Relazione dei Tre Saggi”, ha portato a un definitivo chiarimento in merito alla questione della conquista del K2 del 31 luglio 1954, quando Achille Compagnoni e Lino Lacedelli raggiunsero la vetta con il supporto dell’intero gruppo.
Nel documento i tre saggi, Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi, giunsero alla conclusione che l’ossigeno era stato utilizzato fino in vetta. Le testimonianze e i documenti confermavano le indicazioni di Walter Bonatti sui luoghi del campo IX e del bivacco e sugli orari.

Achille Compagnoni (a sinistra) e Lino Lacedelli

La delibera del CAI del 26 aprile 2023
Oggi 26 aprile 2023, alle ore 21.00, in videoconferenza si è riunito il Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo del Club Alpino Italiano in seduta straordinaria, ai sensi degli artt. 15, 16 e 17 dello Statuto dell’Ente e della vigente normativa, previa regolare convocazione, effettuata secondo le norme di legge e regolamentari, nelle persone dei signori:
MONTANI Antonio, Presidente generale, in videoconferenza
BENEDETTI Giacomo, Vicepresidente generale, in videoconferenza
COLOMBO Laura, Vicepresidente generale, in videoconferenza
PELLIZON Manlio, Vicepresidente generale, in videoconferenza
SCHENA Angelo, Componente CDC, in videoconferenza
ANCONA Carlo, Consigliere, in videoconferenza
BALDASSINI Mara, Consigliere, Assente Giustificato
BRESSAN Federico, Consigliere, in videoconferenza
CAPITANIO Francesco, Consigliere, in videoconferenza
GADDI Mauro, Consigliere, in videoconferenza
IANNELLI Eugenio, Consigliere, in videoconferenza
LOCATELLI Amedeo, Consigliere, in videoconferenza
MAGLIONE Pierluigi, Consigliere, in videoconferenza
PIATTA Marusca, Consigliere, in videoconferenza
PIROVANO Alberto, Consigliere, in videoconferenza
ROBERTI Bruno, Consigliere, in videoconferenza
RUSSO Fabrizio, Consigliere, in videoconferenza
SORAVIA Angelo, Consigliere, Assente Giustificato
VEGNI Massimo, Consigliere, in videoconferenza
VILLA Paolo, Consigliere, in videoconferenza
ZAMPERONE Eugenio, Consigliere, in videoconferenza
ZAPPAROLI Gianni, Consigliere, in videoconferenza
CERRUTI Alberto, Revisore NO

Sono presenti il Direttore Matteo Canali, e il Vice Direttore Cristina Reposi, ai sensi dell’art. 23 comma 2 dello Statuto dell’Ente.

Sono presenti i Revisori:
CERRUTI Alberto Presidente NO
FALCOMER Valentina Revisore NO
PACILE’ Gloria Anna Revisore NO
OTTAVIANO Franco Revisore supplente NO

Riconosciuta legale l’adunanza, si passa a trattare gli argomenti all’ordine del giorno.
Atto n. 41 Oggetto: POSIZIONE DEL CAI SULLA VICENDA K2

OGGETTO: POSIZIONE DEL CAI SULLA VICENDA K2
Il Comitato Centrale Indirizzo e Controllo convocato in via straordinaria RICHIAMATA la propria delibera del 25 marzo 2023, avente ad oggetto “Posizionamento del CAI sugli ulteriori sviluppi della vicenda K2”;
ATTESO che la stessa aveva ad unico scopo quello di rispondere alle richieste del Socio Francesco Saladini, come ivi meglio esplicato e, dunque, sugli ulteriori sviluppi della vicenda K2;
PRESO ATTO che la delibera medesima, se decontestualizzata, può prestarsi a letture equivoche;
CONSIDERATO che va chiarito e ribadito che, sotto il profilo storico-critico, sorta nel 50^ della Spedizione l’esigenza di fare completa chiarezza sulla vicenda, la “Relazione critico-storica della salita al K2”, meglio nota come Relazione dei Tre Saggi, ha portato ad un definitivo chiarimento in merito alla questione della conquista del K2 del 31 luglio 1954;
PRESO ATTO che è presente alla seduta del Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo il Direttore dell’Ente;
DATO ATTO della presenza di n° 15 Consiglieri;
a voti unanimi dei presenti
DELIBERA
1. DI DARE ATTO e CONFERMARE, per le motivazioni indicate in narrativa e qui riportate quale parte integrante e sostanziale del presente atto, che la posizione ufficiale del CAI sull’intera vicenda K2 è stata precisata nella cosiddetta Relazione dei Tre Saggi.
2. DI DISPORRE, secondo i principi generali dell’ordinamento, la pubblicazione del presente atto pubblico all’Albo Pretorio dell’Ente per la durata di 15 giorni.
IL DIRETTORE
(Matteo Canali)
IL PRESIDENTE GENERALE
(Antonio Montani)

Il commento
della Redazione
Crediamo che i soci CAI, ma anche l’opinione pubblica, meriterebbero una qualche spiegazione in più sul perché il 25 marzo 2023 il CAI abbia deliberato ciò che ieri è stato smentito. Tutti siamo soggetti a possibili errori (anche grossi), ma il danno maggiore deriva dal silenzio su di essi. Chi vuole documentarsi sui precedenti che hanno portato alla delibera del CAI del 26 aprile 2023, consulti https://www.sherpa-gate.com/grandi-storie/k2-vittoria-pulita/.

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K2 e CAI ultima modifica: 2023-04-28T05:07:00+02:00 da GognaBlog

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35 pensieri su “K2 e CAI”

  1. Egregio Signor Saladini,
    lei non ha risposto alla mia domanda che resta, a mio avviso, la domanda chiave della vicenda: Compagnoni e Lacedelli hanno fatto il possibile per evitare che Bonatti e Madhi fossero costretti ad un bivacco a 8000 metri senza tenda? E quindi hanno fatto il possibile per evitare a costoro il concreto rischio di lasciarci la pelle?
    Questa è’ la prima e più importante domanda. Se lei fosse in tenda in un bivacco e sapesse che due persone stanno salendo, ormai al termine della luce del giorno e con notte in arrivo, non starebbe in ansia per quelle sue persone e farebbe di tutto per garantire loro di arrivare? Tra l’altro sapendo che stanno sfidando i limiti umani per portare a lei l’ossigeno che le servirà’ il mattino dopo?? E le sembra sensato che invece i due in alto nella tenda, come massimo sforzo per aiutare i loro compagni, biascichino due parole dicendo “lasciate lì’ le bombole e tornate indietro?” Ma se lei e ognuno di noi si fosse trovato al posto di Bonatti in quel preciso istante, non le sarebbero girare un po’ le scatole??
    Che poi il giorno dopo l’ossigeno sia finito poco prima della vetta o meno è’ di secondaria importanza rispetto a quello che accadde la sera prima.
    Dopodiché’, per quanto al timore presunto di Comoagnoni e Lacedelli, di avere un terzo incomodo nella tenda, in grado il giorno dopo di andare in vetta senza ossigeno e quindi, così facendo, eclissare la prestazione degli altri due… beh, due considerazioni: il processo alle intenzioni è’ sempre impossibile, non sapremo mai cosa passo’ per la mente di quei tre quella sera. D’altra parte, sempre per dare la giusta misura alle cose e, in questo caso, alle persone, non dimentichiamo che Bonatti, poco dopo il rientro dal K2, realizzo’ la solitaria al pilastro Sud Ovest del Dru = Bonatti nella spedizione del K2 era 10 spanne già’ più forte di chiunque altro! Che volesse andare in vetta non lo sappiamo, che questo fosse un timore di Compagnoni neanche, che comunque gli alpinisti della spedizione avessero capito che tra loro c’era un marziano e’ molto probabile. Ciò’ non ha nulla a che vedere con la principale domanda che ho posto sopra e che è’ la vera questione morale del K2.
    Riaprire oggi il caso per dimostrare tesi diverse da quelle ormai universalmente riconosciute e, perlomeno in parte, confermate anche da Lacedelli, e’ inutile. Forse per far leggere qualche articolo o pagina di qualche libro in più’ ma, per il resto, nulla si può’ aggiungere ad una vicenda ormai chiarita.

  2. Bonatti sentiva che sarebbe potuto arrivare in cima. Era giovane (quasi bergamasco), forte e ambizioso. Ho sentito dire questo da Lino Lacedelli più di una volta. Inoltre non apprezzava sicuramente le scelte militaresche di Desio.
    Nell’incarico di portare le bombole di ossigeno alla cordata di punta per l’assalto finale alla vetta, Bonatti ha sicuramente visto la possibilità di unirvisi. 
    Siccome le cose sappiamo che non sono andate così, si è incazzato da morire scatenando la polemica che tutti conosciamo.
    Credo che Lacedelli e Compagnoni non ce l’avessero con lui, ma stavano agli ordini di Desio volentieri, visto che li aveva designati come cordata di punta della spedizione e avevano sicuramente paura di dover dividere l’ossigeno in 3.
    Questa è almeno l’idea che mi sono fatto.
     

  3. Quand’anche fosse riconosciuto questo “malinteso”, resta un fatto: Bonatti e Madhi furono costretti ad un bivacco notturno in cui entrambi avrebbero potuto morire ed in cui uno dei due ci ha rimesso le dita dei piedi. Quindi la domanda è? Compagnoni e Lacedelli fecero il possibile per evitare questa situazione? Il punto è’ tutto qui. Io la risposta non ce l’ho e forse non ce l’avrà’ mai nessuno ma la domanda è’ su Compagnoni e Lacedelli non su Bonatti che esegui’ esattamente il suo compito. E dire che Lacedelli diede per scontato che Bonatti e Madhi potessero scendere al campo precedente anche di notte mi sembra una sciocchezza e che tra l’altro aggraverebbe la posizione dei due di testa, visto che nessuno può pensare di dare per scontato che scendere di notte a 8000 metri sul K2 sia una soluzione sicura. Tanto è’ che Madhi ci lascio’ le dita. E se fossero morti? Questo è’ il punto morale della vicenda. 
     

  4. I seguenti fatti sono assodati, certi come la luce del sole:
    1) Compagnoni e Lacedelli non montarono la tenda come concordato la sera precedente con Bonatti (cioè a circa 7900-7950 m), ovvero al di sotto della quota programmata dal piano di Desio (8000 m). Invece la piazzarono al di sopra, cioè a oltre 8100 m e dopo una difficile traversata di almeno un centinaio di metri.
    2) A causa di ciò, Bonatti e Mahdi non riuscirono a raggiungere la tenda e dovettero bivaccare, perché Mahdi non era in grado di scendere al buio.
    3) Lacedelli pensò di risolvere la faccenda urlando a Bonatti di scendere (nonostante fosse stato informato dell’impossibilità di Mahdi); ignorò la richiesta di aiuto. Poi, sostenendo che all’improvviso erano cessate le grida (sic!), se ne tornò in tenda! Tutto ciò – è ovvio – d’accordo con Compagnoni.
    4) L’ossigeno non si esaurí ore prima della vetta, come dichiarò all’inizio Compagnoni, ma tutt’al piú 15-20 minuti prima, come si deduce dalle dichiarazioni di Lacedelli confrontate con quelle degli uomini al campo VIII che, al diradarsi delle nuvole, videro la cordata in tutta prossimità della cima.
    5) In quanto a Gallotti, lei Saladini deve raccontarci tutta la storia e non solo la parte che le conviene. Mi dica: qual è la storia completa? Che cosa ha omesso di dirci?
    6) L’ignobile diffamazione a mezzo stampa dieci anni piú tardi, originata dalle falsità di Compagnoni durante un’intervista a un giornalista, poi condannato in tribunale. Compagnoni fu svergognato.
     

  5. CHI HA PAURA DEL CASO K2 ?

         Nel pomeriggio del 29 luglio 1954, in una tenda dell’ottavo campo a 7630 metri sulla ‘Spalla’ del K2, quattro scalatori della spedizione guidata dal professore Ardito Desio – Achille Compagnoni di 39 anni guida alpina a Cervinia, Pino Gallotti di 36 Accademico del CAI, Lino Lacedelli di 28 guida a Cortina e Walter Bonatti di 24, il migliore alpinista italiano del momento e prossima guida alpina – discutono il piano per l’assalto finale alla vetta.
         Comincia così, pacificamente per tutti i commentatori, il racconto degli ultimi giorni di un’impresa che al di là dell’altissimo valore tecnico ridiede fiducia e slancio all’Italia, stremata dalla guerra perduta, col successo sulla seconda montagna della Terra invano tentata per tre volte dal Paese che la guerra l’aveva vinta, gli Stati Uniti d’America.
         Il 30 luglio 1954, come è pure pacifico, Compagnoni e Lacedelli salirono a porre il nono campo a 8100 metri e Bonatti, prima con Gallotti e poi col portatore Amir Mahdi e col carico dell’ossigeno supplementare, li seguì senza riuscire a raggiugerli e bivaccò all’addiaccio a poca distanza dai compagni.
         E’ ancora incontestato che il 31 luglio Bonatti e Mahdi scesero   all’ottavo campo mentre Compagnoni e Lacedelli, usando l’ossigeno da loro lasciato nel luogo del bivacco, raggiunsero alle 18 la vetta del K2 a 8611 metri rientrando fortunosamente alle tende intorno alle 23.
         La vittoria degli italiani suscitò una vasta eco nel mondo ma fu poi oscurata da un’aspra disputa tra gli uomini della vetta che coinvolse in particolare Walter Bonatti e Achille Compagnoni e finì col condurre il nostro Club alpino a una severa condanna dei due uomini che l’avevano realizzata.
          I punti salienti di questa polemica, che ha appassionato per decenni gli ambienti di montagna nazionali e non solo, possono essere riassunti, brevemente e obiettivamente, come subito appresso.

         Dopo il ritorno in Italia Walter Bonatti protestò con il Club alpino e con il capo spedizione Ardito Desio per lo scarso rilievo dato al suo impegno nel trasporto delle bombole con l’ossigeno ma né allora, né negli anni subito successivi, contestò mai alcunché agli altri scalatori della spedizione, Compagnoni compreso.
          Solo nel libro del 1961 “Le mie montagne” Bonatti espose la tesi che Compagnoni e Lacedelli avessero posto l’ultimo campo, nel pomeriggio del 30 luglio, in un luogo diverso e più alto di quello concordato nel piano della sera precedente, così impedendogli di trovarlo e raggiungerli, ciò che l’aveva costretto al bivacco con Mahdi.
         A partire dagli anni ’80 questa tesi si precisò nell’esplicita accusa, rivolta soprattutto a Compagnoni, d’avere ‘nascosto’ il nono campo nel timore di dovergli cedere il posto nella cordata per la vetta.
         Bonatti ripeté questa accusa, aggiungendovi l’altra che i due della cima avessero mentito sul momento della fine dell’ossigeno, con sempre maggiore asprezza nel successivo ventennio in innumerevoli interviste, libri di successo e affollate conferenze in tutta Italia.
           I buoni rapporti a lungo conservati dopo il rientro tra i protagonisti degli ‘ultimi campi’ del K2 saltarono né fu possibile riannodarli per il rifiuto opposto da Bonatti, da ultimo addirittura “per ragioni di decenza”, alla ripetuta richiesta di Compagnoni d’un incontro chiarificatore.
         Divennero d’altra parte sempre più pressanti le richieste di Bonatti al CAI di condividere le sue accuse a Compagnoni e Lacedelli riscrivendo la versione ufficiale dell’impresa basata sulle relazioni di Desio e dello stesso Compagnoni, richieste fondate soprattutto sull’eccezionale personalità di chi le proponeva.
          Dopo avere chiuso nel 1965 con le salite estreme che l’avevano consacrato come il migliore alpinista italiano se non del mondo, Bonatti era infatti divenuto famoso anche come giornalista, raccontando sino al 1979 su ‘Epoca’ le sue avventurose esplorazioni nei luoghi più selvaggi della Terra.
         Il sostegno dell’opinione pubblica, convinta dalla bravura non meno che dalla celebrità e dalla figura per molti aspetti attraente di Bonatti, la tenacia con la quale egli aveva riproposto e affinato per decenni i suoi sospetti e il suo saldo inserimento nel mondo della comunicazione convinsero infine il Club alpino a nominare a febbraio 2004 una Commissione di tre ‘Saggi’ per valutare le sue richieste.
         Per due di essi la scelta cadde, bizzarramente perché si trattava di esaminare i comportamenti di scalatori di grande professionalità operanti ad altissime quote e in condizioni estreme, su Alberto Monticone e Luigi Zanzi, ottimi storici e cattedratici universitari ma decisamente privi d’esperienza alpinistica.
         La nomina del terzo, il noto orientalista e scrittore Fosco Maraini, che quell’esperienza aveva invece maturato sulle Alpi e in Karakorum, fu altrettanto bizzarra visto che Maraini fu scelto, tra numerosi esperti di Ottomila capaci come e più di lui, malgrado fosse stato in un’altra spedizione compagno per mesi di Walter Bonatti, le cui accuse doveva ora valutare, ne avesse celebrato la vittoria nel film “La montagna di luce” e gli fosse amico.
         I ‘Saggi’ conclusero comunque il loro lavoro in poco più di due mesi, consegnando al CAI una relazione ampiamente discussa ma priva, di nuovo bizzarramente, d’ogni retroterra d’indagine.
         Essi infatti non avevano letto i diari scritti dai componenti della spedizione nella sua immediatezza né in particolare quello di Gallotti, che conferma alla lettera le ragioni di Compagnoni sul punto nodale della questione e cioè il ‘piano’ per l’assalto finale,
         non avevano considerato l’estrema pericolosità del porre il nono campo sulla linea di caduta del grande seracco sovrastante il “collo di bottiglia”,
         né la mancanza d’una espressa richiesta d’aiuto da parte di Bonatti nel dialogo a distanza con Lacedelli prima del bivacco,
         né la plausibile convinzione dello stesso Lacedelli che egli potesse scendere senza problemi al campo ottavo col portatore anche a notte,
         né la carenza non solo di motivi soggettivi ma della stessa possibilità concreta per Compagnoni e Lacedelli d’accordarsi, durante la proibitiva discesa notturna dalla vetta, sulla supposta menzogna relativa alla fine dell’ossigeno,
         né le circostanze, relative alla stessa questione e contrastanti la tesi di Bonatti, che la prima parte della salita finale aveva richiesto un consumo d’ossigeno enormemente superiore a quello della seconda, che tutte le bombole dell’epoca e non solo quelle italiane perdevano gas nell’uso alle altissime quote che il peso dei basti con le dette bombole era diminuito di oltre un terzo nel corso della salita
         e avevano in sostanza fondato il loro giudizio sulle sole accuse proposte da Bonatti.
         Di più: i Saggi non avevano interpellato nessuno dei protagonisti della vicenda e della polemica e cioè Compagnoni, Lacedelli, Bonatti e Gallotti
         e soprattutto non avevano permesso ai primi due di difendersi, come era loro elementare diritto, dalle accuse che li colpivano.
         Sulla base della relazione dei tre Saggi, tuttavia, il Club alpino emise il 22 maggio 2004 una delibera che, spiegata a pagina 11 del libro del 2007 dello stesso CAI   ‘K2, Una storia finita’, censurava Compagnoni e Lacedelli per avere “arbitrariamente spostato” il nono campo  “da un punto programmato ad un altro punto posto assai più in alto e difficilmente raggiungibile da Bonatti e Mahdi” e in quanto la loro salita “avvenne con l’uso dell’ossigeno fino in vetta (contrariamente a quanto dagli stessi affermato)”.
          Ciò significava indicarli al mondo dell’alpinismo come traditori d’un loro compagno d’ascensione, oltre che come bugiardi.  

         A suo tempo alpinista di moderato livello e iscritto al CAI dal 1950, il 21 gennaio 2022 ho chiesto al suo Presidente generale d’annullare la delibera del 2004 e quindi l’infamante condanna di Compagnoni e Lacedelli.
         Allegavo alla domanda il documento ‘K2, vittoria pulita’ che, fondato sui dati non considerati dai tre ‘Saggi’, dimostrava con ampie argomentazioni e puntuale riferimento alle fonti l’infondatezza delle accuse di Bonatti e quindi l’erroneità della condanna emessa dal Club alpino.
          Attendendo la decisione ho sottoposto quel documento a una platea di alpinisti noti e non, capi di spedizioni extraeuropee, studiosi e scrittori d’alpinismo e alti esponenti del Club alpino, avendo da diversi di loro risposta scritta.
         Alcuni hanno glissato osservando che la questione riguarda fatti lontani nel tempo o ammettendo d’essere pregiudizialmente schierati con Bonatti.
         Altri hanno invece criticato anche decisamente la condanna di Compagnoni e Lacedelli da parte del CAI ritenendo però impossibile modificarla, alcuni chiedendomi di non rendere nota la loro opinione.
         In pochi, infine, si sono dichiarati pubblicamente d’accordo con me.
         Nessuno, comunque, ha contestato le mie ragioni, che da questa implicita approvazione sono uscite rafforzate.
         Non le ha contestate neppure il Club alpino quando, dopo che il suo Presidente aveva promesso una “risposta adeguata” alla mia richiesta d’annullamento, l’ha invece respinta il 26 aprile 2023 senza discuterla e senza fornire spiegazioni.
         La mancanza di motivazione, che viola una precisa norma di legge e irride l’impegno d’un Socio interessato all’immagine, che dovrebbe esser cara al  CAI,  dell’alpinismo italiano nel mondo, ha come sola possibile spiegazione la trasformazione dell’uomo Walter Bonatti in un mito nazional-popolare  
         e nel timore d’aprire la discussione su una sua presa di posizione, quella contro Compagnoni, che potrebbe risultare sbagliata e quindi inficiarne l’immagine, assurta a icona della passione per la montagna di buona parte del Paese.

         Questo timore è però infondato.
         La mia tesi, illustrata e documentata in ‘K2 vittoria pulita’, è sì intesa a   provare che Compagnoni, e necessariamente Lacedelli, non tradirono né mentirono, ma non per questo presuppone una mala fede o una colpa di Bonatti nell’accusarli.
         Essa assolve invece sia i due della vetta sia il loro accusatore in quanto sostiene che alla base del loro contrasto vi fu un malinteso nell’interpretare il ‘piano’ per l’assalto finale formulato sul K2 nel pomeriggio-sera del 29 luglio,
         malinteso provocato, oltre che dalla stanchezza e dall’ansia per il successo a portata di mano ma ancora in forse dopo due mesi di duro lavoro sulla cresta Abruzzi, dalla diversità degli impegni assunti con quel piano.
          Achille Compagnoni doveva raggiungere, mille metri più in alto, la vetta della montagna ed era dunque logicamente spinto a interpretare l’accordo nel senso che prevedesse per lui di salire, il giorno seguente, “il più in alto possibile”.
         Walter Bonatti, che doveva scendere a recuperare le bombole per salirle poi sino ai compagni, era pure logicamente spinto a capire che l’accordo prevedesse di porre quel campo “il più in basso possibile” per consentirgli di raggiungerlo.
        La sussistenza d’un malinteso è provata indiscutibilmente, al di là della fermezza con la quale Compagnoni sostenne sino alla morte la propria versione, dalla testimonianza dell’ingegnere torinese Pino Gallotti, il solo dei quattro formulatori del ‘piano’ estraneo alla polemica, che nel suo diario contiguo ai fatti conferma come s’è visto l’interpretazione di Compagnoni, escludendone dunque la malafede, e che tenne poi il punto quando gli venne chiesto di cambiarlo,
         e per quant0 riguarda Bonatti dall’altrettanto ferma tenacia, incompatibile visto l’uomo ch’egli era con qualsiasi ipotesi di slealtà o doppiezza, da lui usata nel proporre e affinare e ripetere pure sino alla morte le proprie accuse cercando, senza trovarli come gli accadde con Gallotti, elementi utili a darne prova.
         Basta riconoscere questo malinteso, che non lede in nessun modo la figura di Walter Bonatti né scalfisce il suo mito, per restituire l’onore ai due uomini che hanno dato all’Italia il suo unico Ottomila e far tornare a splendere l’impresa più bella del nostro alpinismo.
         Allora perché temere di riaprirlo, il caso K2?

  6. Quello pubblicato con la data di oggi 1° maggio è n realtà il testo della mia email del 28 aprile  ai Presidenti di tutte le Sezioni CAI.
    Dopo la ‘pietra tombale’ del Consiglio nzionale resta che non sono MAI state esaminate e discusse le ragioni, ampie e fondate come può sapere solo chi  le ha lette, proposte al CAI da un Socio per riabilitare la memoria non solo di Compagnoni ma della stessa vittoria italiana del 1954.
    E’ normale? E’ giusto?
    Francesco Saladini

  7. Il CAI rinnega di nuovo se stesso
    Pur di non discutere gli argomenti proposti  contro la condanna di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, il Consiglio Nazionale CAI ha preso il 25 marzo 2023 questa decisione:
    “RILEVATO  che la Commissione dei Tre Saggi… non costituisce la posizione ufficiale del CAI… DELIBERA… che… la posizione del CAI sull’intera vicenda K2  è quella espressa dal Consiglio centrale nella seduta  del 22 gennaio 1994…   e negli scritti pubblicati sulla Rivista del Club” nel 1994.
    Quando s’è accorto, dalla mia email del 22/23 aprile 2023 (riportata da Gognablog) che ciò significava sconfessare quella condanna, lo stesso Consigli0 Nazionale ha preso il 26 aprile 2023 quest’altra decisione:
    ” DELIBERA… che la posizione ufficiale del CAI sull’intera vicenda K2 è stata precisata nella cosiddetta Relazione dei Tre Saggi.
    Da questo delirio ho capito, e ammetto il ritardo:
    1. da chi è stato esasperato Walter Bonatti, anche se continuo a credere, perché nessuno ha saputo sin qui contestare i miei argomenti e contento d’averli esposti in un libro che resta a documentarli, che abbia sbagliato a sfogare la sua ira sull’incolpevole Compagnoni, e
    2. che non si può dar credito al CAI centrale né quando promette di fornire “una risposta adeguata” alle mie ragioni, salvo poi evitare accuratamente di discuterle, né per la condanna del 2004-2007, e per la sua traballante conferma, dei due uomini che hanno dato all’Italia il suo unico Ottomila.
    Mi regolerò in conseguenza (senza dimettermi perché, come tante o tutte, la mia Sezione funziona e bene) ma a Voi Presidenti di Sezione suggerisco di chiedervi, magari davanti  a uno specchio, se e come riuscite a riconoscervi in questi vertici del nostro beneamato Club.

  8. Nel 1954 avevo nove anni, ricordo ancora adesso quando Achille  di ritorno dal K2 passo’ da casa a salutare mio padre in quanto grande amico di sport invernali, lascio’ la famosa foto sulla vetta del K2 con una dedica, che conservo ancora. In quel tempo il grosso problema per tutti era guadagnarsi di che vivere, queste dispute non avrebbero nutrito nessuno.

  9. Per rimanere nel pratico e senza andare nel teorico, siccome il blog è costruito come pare ad Alessandro, c’è la possibilità di lasciare commenti. Quindi esiste la possibilità aperta di critica su taluni argomenti, quando se ne ravvisa una qualità discutibile. Nel tempo è capitato che alcuni articoli fossero tali, aumentando, come giustamente detto, la probabilità che ripassassi un altro giorno. (Cosa che giustamente può non interessare ad alcuno) Ma è solamente sintomo di un dispiacere sincero, di un modo di lavorare che ho sempre trovato ammirevole, ma che sta prendendo una deriva che lo allontana sempre più dalla qualità delle fonti. Problema non irrilevante e non solo per il campo della storiografia. 

  10. Esco un po’ dal tema specifico K2, per sottolineare come il commento 21, fra i mille che si leggono sistematicamente con tale impostazione, sia l’espressione di un fenomeno francamente incomprensibile. Capita che mille persone diverse, con mille differenti (a volte opposte) visioni della vita e dell’andar in montagna, “esigano” di dire come deve essere il GognaBlog, cosa deve e non deve pubblicare, perché e per come…
    Il Blog è stato inventato da Alessandro Gogna che si fa un mazzo tanto ad alimentarlo e lo fa anche come “gli gira”, perché no.  Nel senso che la linea ideologico-editoriale è molto chiara e chi ha sufficiente lucidità mentale la identifica molto bene, ma, per carità, può anche succedere che, nel mare magnun di cose pubblicate, ci siano delle incongruenze. Se mai dovessero esserci delle contraddizioni (che all’atto pratico io non vedo, ma parliamo ora in modo ipotetico), lasciate che ci siano. Non vi piace quanto pubblicato in una certa giornata? Ripassate domani.

  11. #21. Caro Mainini, ognuno è libero di giudicare la “qualità della roba che esce su questo blog”, ci mancherebbe. Probabilmente ti è sfuggito che il post uscito su Le Grandi Storie il 25 aprile 2023 (https://www.sherpa-gate.com/grandi-storie/k2-vittoria-pulita/) riportava prima di tutto la notizia (per noi sconvolgente) che il CAI si era rimangiato tutto ciò che era stato acclarato nel 2004. Questa era la notizia, di cui occorreva dare pubblicazione immediata. A corredo di questa notizia occorreva allegare l’intero pamphlet di Saladini: che infatti non avevamo mai pubblicato né ci sognavamo di “sostenere” in alcun modo, a dispetto del fatto che “girasse” da alcuni anni.

    Dopo di ciò, con la delibera del 26 aprile 2023, obtorto collo abbiamo dovuto necessariamente pubblicare anche il presente post, perché la notizia era che il CAI tornava alla posizione del 2004… 

  12. Credo che i soci CAI ma anche i lettori di questo blog si sarebbero meritati di non vedere pubblicata la carta da water di Saladini, di cui un semplice oblio sarebbe stato l’utilizzo migliore. Visto che come riportato nell’articolo precedente ha fatto mail bombing a tutti pur di divulgare ai 4 venti una roba raffazzonata di cui nessuno sentiva il bisogno. Ogni tanto sono basito dalla qualità della roba che esce su questo blog che dovrebbe avere tra le sue missioni quelle dell’archiviazione e conservazione sistematica di una storia della montagna e non di cassa di risonanza delle millantate verità di questo o quel trombone petulante.

  13. 19. Hai ragione. A me spiace che il CAI abbia aspettato 50 anni senza MAI chiedere agli altri componenti della spedizione dei pareri (o magari li ha chiesti e li ha celati ché era meglio?)… 

  14. Chi viene qui a dire…la verità me l’ha detta un mio amico che c’era  ma non ve la dico…può anche non scrivere….anche ammiocuggino c’era e…

  15. Il 25 marzo il CC ha deliberato una mezza cagata senza rendersene conto, forse per superficialità. Il 26 aprile hanno riparato, con chiarezza inequivocabile.
    Saladini del resto era già stato liquidato da Torti nel 2017, e nel 2023 ha fatto una meschina figura, distorcendo a proprio uso e consumo la delibera del 26 marzo.
    L’errore del CAI è stato riscontrare nuovamente Saladini, ma questo non giustifica l’acccanimento patologico nel cercare motivi per attaccare il CAI.
     

  16. Il Rancore unisce e tiene avvinte le persone più dell’Amore, dice sempre un mio amico avvocato divorzista. 

  17. vegetti “Un giudice se parla di bossoli ritrovati dovrebbe sapere che non sono di una pistola a tamburo ”
    e chi lo ha detto? ragionamento che contiene una fallacia logica, che parte dal presupposto che la semiautomatica espelle e la tamburo no, ma nulla vieta che sia accaduto qualcosa di diverso, ad esempio che l’umida abbia ricaricato scaricando i bossoli spenti, oppure che siano accidentalmente caduti durante l’evento.
    e così sul k2. 
    Si far per scherzare, Vegetti eh :o) che questo delirio caiano fa semplicemente pena, comunicati che sembrano editti del ventennio per dire il nulla su una vicenda che se finisse lì sarebbe di sollievo per tutti (quoto Benassi e Cominetti).
    se sono felicemente non socio da oltre 15 anni, ci sarà una ragione….

  18. Qualche anno fa era nato un motto che recitava: “La montagna unisce”. Non aggiungo altro…

  19. Sui retroscena, anche a me sono stati raccontati da un milanese che vi partecipò. Ma se non li ha resi pubblici da allora, me li tengo per me, soprattutto dopo che è scomparso…

  20. Maraini… Terzani: avevo appena visto un suo libro qui a casa… Son vecchietto!
    Fabio, vero, ma quando abbiamo chiesto “Scusate, ma come fate a essere sicurissimi sulle quote?” ci è stato risposto. “Sono state misurate con il GPS”… Ma nel 1954 c’erano gli altimetri e per decide d’anni ancora… E davano quote diverse messi uno accanto all’altro (tarati uguali, non sono scemo)… Ecco, questo basta. Un giudice se parla di bossoli ritrovati dovrebbe sapere che non sono di una pistola a tamburo e se non lo sa chiama un perito, ovvero uno che in mezzo alle armi viva, non uno che ha visto tutti i film dell’Ispettore Callahan…

  21. La verità sulla spedizione e sui vari retroscena me l’ha raccontata Cirillo Floreanini invitato a Chioggia per il 50° di fondazione della nostra sezione CAI. (1995),
     

  22. @ 6
     
    contentino“?
    menarla“?
     
    N.B. Anche i giudici di tribunale non sono mai stati a quota ottomila, né sulla scena del delitto.
    Però giudicano.

  23. Compagnoni et Lacedelli ont certes conquis le K.2, mais ils ont manqué d’honneur en omettant ce qui leur aurait fait de l’ombre.

  24. Qualcuno è a conoscenza di una storia (alpinistica)simile nel resto del mondo?
    Possibile non riuscire a trovare una Vera fine a questa vicenda?
    Non dico una Verità, solo una fine.
    Si oltrepassa il ridicolo.
    Quanto non rimpiango la tessera.

  25. L’errore del CAI è stato rispondere a Saladini.
    Basta  querelle su questa vicenda!

  26. La relazione dei Tre Saggi era una buffonata (sempre stato di questa idea, a partire dalla presentazione in via Petrella a cui ero presente) se non fosse altro perché nessuno dei tre era mai stato a quote così alte e per di più Terzani era quasi arrivato alla fine della sua invidiabile vita… La (mia) verità è che il CAI volesse solo dare un contentino a Bonatti e farlo smettere di menarla 50 anni dopo il K2…

  27. Si sono riaccesi i riflettori su questa storia che pensavamo finita dopo il libro dei Tre Saggi perché l’Avvocato Saladini, socio CAI di Ascoli Piceno, ha chiesto in modo ufficiale e nuovamente ANCHE a questa Presidenza CAI (prima Torti, poi Montani) una revisione in merito. Siccome il suo comunicato è stato strumentale interpretando la delibera precedente – a dire il vero un po’ farraginosa – a questa come la prova di una raggiunta revisione, è stata necessaria questa ulteriore delibera per chiarimento e per mettere una “pietra tombale” su ogni polemica, forzatura, interpretazione e strumentalizzazione di chicchessia e a diverso titolo, a futura memoria. Quindi in effetti dobbiamo dare atto a Saladini che ha contribuito in modo determinante a risolvere ufficialmente il caso spingendo il CC CAI a scrivere una delibera cristallina e inequivocabile. Ecco il comunicato di Saladini, inviato a tutti i suoi contatti e alla stampa (copio e incollo, perché ha raggiunto anche me).  A questo punto, questa ultima delibera del CAI è stato un atto dovuto e di coraggio (cfr anche articolo su Lo Scarpone “La posizione del CAI è stata precisata nella Relazione dei Tre Saggi del 2004).
     “IL CAI SCONFESSA IL LIBRO ‘K2 UNA STORIA FINITA’
    E LA CONDANNA DI ACHILLE COMPAGNONI IVI RIPORTATA     Il 25-27 gennaio 2022 ho indirizzato al Presidente generale del Club alpino la  richiesta, che allego, di annullare la delibera 22.5.2004 del Consiglio Centrale approvativa della Relazione dei Tre Saggi, riconoscendo la correttezza dei comportamenti di Achille Compagnoni  e  l’infondatezza delle accuse a lui mosse da Walter Bonatti.       Il 21 aprile scorso, dopo  una nutrita serie di solleciti, il CAI mi ha comunicato che la mia richiesta era stata esaminata e decisa dallo stesso Consiglio Centrale con la delibera del 23.3.2023 che pure allego.     Questa ultima  decsione è fondata sui seguenti argomenti:     . la delibera 22.5.2004 si limita ad acquisire la Relazione dei Tre Saggi;      . quella Relazione non rappresenta la posizione ufficiale del CAI;     . la posizione del CAI è quella espressa nella seduta del 22.1.1994 del Consiglio Centrale  e negli articoli pubblicati sulla Rivista del Club alpino nello stesso 1994, nei quali documenti “tutti i partecipanti alla spedizione … sono stati adeguatamente riconosciuti nella pienezza dei loro ruoli“;       . interprtazioni diverse, successive alla delibera 22.5.2004, “in merito alla vicenda e ai suoi protagonisti non sono ascrivibili al Consiglio Centrale o a posizioni ufficiali del CAI”.      L’ultima affermazione è inesatta perché è stato lo stesso Club alpino a pubblicare nel 2007 il libro ‘K2 una storia finita” nella cui pagina 11 il Presidente Generale del CAI in carica  riassumeva la “verità storico-critica” acquisita dalla Relazione dei Tre Saggi nel senso che Compagnoni e Lacedelli avessero posto arbitrariamente l’ultimo campo in luogo diverso e più alto di quello concordato con Bonatti, avessero avuto inspiegabili difficltà dicomunicazione con  Bonatti costretto a  bivaccare all’addiaccio con Mahdi e infine mentito sul momento della fine dell’ossigeno supplementare.     L’insieme degli argomenti esposti nella detta ultima delibera 23.3.2023 comporta però che il Consiglio Centrale ritiene di  NON avere MAI censurato o condannato Achille Compagnoni per i motivi come sopra indicati nel libro ‘K2 una storia finita’ e sulla base delle accuse di Walter Bonatti.     Di questa conclusione, che  nella sostanza riscontra positivamente la mia richiesta, non posso che prendere atto con soddisfazione.      Ciò confermando peraltro le ragioni che contro la supposta condanna avevo proposto nel  documento ‘K2 vittoria pulita’ che già conoscete     e ringraziando, insieme con la signora Fernanda Mossini cognata di Achille Compagnoni con la quale ho condiviso l’obiettivo di riabilitarlo, le 4 (quattro) persone che hanno appoggiato pubblicamente la mia iniziativa o mi hanno fornito, una in special modo, informazioni e suggerimenti preziosi per portarla avanti”. (cit. Francesco Saladini)

  28. Che dire… visto che Bonatti  ha raggiunto Lacedelli, Compagnoni e il generale Desio, se la saranno vista tra di loro, si saranno chiariti.
    Triste storia, basta!!

  29. Questa vicenda, a mio avviso, da il senso di un paese divisibile su tutto, polemico, disunito e rigido nelle proprie idee. Le prime salite, per Francia, Germania, Inghilterra sono state fonte di orgoglio e unione sportiva, in Italia fonte di polemiche e scontri che a tutt’oggi, nonostante siano tutti morti, non diano ancora in pace. Dispiace molto che il più difficile degli ottomila sia stato salito dal più povero dei popoli. Il K2 avrebbe meritato di meglio

  30. Una soluzione che metta d’accordo tutti, secondo me, non si troverà mai.
    Tanto al campo base, quanto fino ai giorni nostri, si sta cercando di rimediare a un teatrino di meschinità umane con altre meschinità forse ancor più grandi.
    Più grandi perché decise a tavolino e sulla pelle di chi non c’è più e non può controbattere con la “verità ” di chi c’era. 
    Triste storia.

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