La burocratica fine del glorioso CAI-Lima
a cura del Club Amici delle Ande – Celso Salvetti
La Sezione del CAI-Lima “Eugenio Margaroli”, fondata nel 1973 da Celso Salvetti, non esiste più.
La storia del CAI-Lima è legata al nome di Celso Salvetti, nato nel 1934 in Friuli e alpino per eccellenza. Uomo innamorato della montagna e della natura, è stato un grande amico di tutti gli alpinisti. Gli piaceva essere chiamato “conducente di muli”, suo compito nei mesi di naja nel btg. Tolmezzo. Lo conoscevano tutti, alle adunate degli Alpini spiccava imponente con il suo metro e novanta di statura e l’inseparabile zaino, di scorta al vessillo della sezione Perù dell’ANA della quale è stato presidente per lunghi anni.
Celso Salvetti
Era famoso per la sua singolare generosità, da tutti stimato come leale e prezioso ambasciatore di tutti gli alpinisti italiani sulle Ande Peruviane.
In occasione del terremoto che nel 1970 sconvolse la zona di Huaraz, fu lui il primo ad arrivare con uomini e aiuti. Ma non è tutto: per le suore della Carità di San Vicente di Paul, finanziò una scuola in un quartiere povero di Lima e collaborò alla costruzione della casa di riposo Giobatta Isola sempre a Lima.
Per queste attività svolte ai fini sociali in Perù, fu insignito Cavaliere Ufficiale e Commendatore della Repubblica Italiana.
Celso Salvetti e stato il fondatore della Sezione Particolare del CAI a Lima, e ne fu il presidente dalla sua fondazione sino al giorno della sua scomparsa avvenuta a Domodossola il 27 aprile 2011.
In continuità di legame con questa particolare sezione, la Presidenza era stata poi affidata alla cara moglie di Celso, la signora Marjeta Starin in Salvetti.
La storia del CAI-Lima sezione “Eugenio Margaroli” (dal nome della guida alpina ossolana, deceduta sul lavoro in Perù) è davvero originale.
Intanto è stata l’unica sezione del CAI fondata all’estero, in Perù appunto.
La vita di Salvetti è stata avventurosa e rocambolesca come poche: partito da emigrante in cerca di fortuna nel 1954, dopo quaranta giorni di nave raggiunse il Perù. Qui si divise fra duro lavoro di miniera a 5000 metri di quota e svariate attività.
Infine Salvetti si stabilì a Lima diventando imprenditore di successo. L’agiatezza economica gli permise di tornare a occuparsi della sua antica passione per la montagna. Alla fine erano più di 150 le sue ascensioni nelle Ande.
Passione coltivata anche contribuendo gratuitamente all’organizzazione logistica e al sostegno delle spedizioni italiane nelle cordigliere andine.
Celso Salvetti a una sfilata degli Alpini
Negli ambienti alpinistici di mezza Europa si diffuse così la voce di un italiano di Lima che aiutava gli alpinisti. Celso era presto divenuto un punto di riferimento in grado di dar loro una mano a risolvere i problemi che si presentavano.
Dalla casa di Celso Salvetti passarono i nomi più importanti dell’alpinismo italiano, da Riccardo Cassin, Tino Albani, Renato Casarotto, Agostino Da Polenza, Casimiro Ferrari con i Ragni di Lecco, Pinuccio Castelnuovo, Silvio Mondinelli detto “Gnaro”, Graziano Bianchi, Sergio Necchi, Alberto Brocheri, Fabio Masciadri, Giuseppe “Franzin” Cazzaniga, Luciano Vuerich, Fabio Agostinis, Nives Meroi, Romano Benet, Giancarlo Del Zotto, Giuliano Mainini, Rino Zocchi, i fratelli Rusconi, Nino e Santino Calegari, e tanti altri ancora.
Una per tutte va ricordata la spedizione “Città di Trento” del 1971 al Nevado Caraz, nella quale perirono i forti alpinisti Bepi Loss e Carlo Marchiodi.
Anche in quell’occasione Celso Salvetti diede un importante aiuto. Prima nell’organizzazione logistica, per il trasporto dei materiali e per l’organizzazione dei campi, e poi, a seguito della disgrazia, in un paese dove non esisteva il soccorso in montagna, organizzò il recupero e il complicato rimpatrio delle povere salme.
Proprio per i diversi interventi di soccorso, operato sulle montagne Andine, l’allora Presidente Nazionale del Soccorso Alpino Bruno Toniolo gli conferì la Tessera di socio Vitalizio Onorario del CNSA.
Non si può non ricordare anche il ragno di Lecco Casimiro Ferrari, divenuto un grande amico di Celso, protagonista della prima salita sull’Huantsan in Cordillera Blanca nel 1972. Alcuni componenti della spedizione sono stati soci aggregati; Gianbattista Zaroli, Tonino Galmarini, Mario Mazzoleni, e il medico Sandro Liati, anch’egli membro dei Ragni di Lecco.
Celso Salvetti
Fabio Masciadri (accademico del CAI dal 1958) racconta: “Nel lontano luglio del 1973 organizzai una piccola spedizione esplorativa in una zona delle Ande del Perù, posta tra le cordigliere di Raura e di Huayhuasch, per verificare l’esistenza e l’ubicazione di un gruppo di nevados sconosciuti intravisti in lontananza dall’accademico Pino Dionisi durante le sue ascensioni sui “5000” di Raura. Riccardo Cassin mi indirizzò a Celso Salvetti, che lo aveva aiutato generosamente per la sua spedizione in Cordillera Blanca.
Conobbi Celso e diventammo amici. Immediatamente risolse molti dei nostri problemi. Senza pretendere un soldo ci ospitò al Circolo Deportivo Italiano e ci “trasportò”, con due fuoristrada, fino alla diga di Surasaca, nel cuore della Cordigliera di Raura. Per merito suo riuscimmo a individuare i misteriosi nevados rilevati soltanto sulle recentissime carte fotogrammetriche USA. Celso fu entusiasta della scoperta tanto che nel 1974 e nel 1975 organizzò e finanziò due spedizioni, alle quali partecipò personalmente. Furono esplorati tutti i versanti del gruppo, assai vasto, e salite le cime principali chiamate Millpo”.
Celso Salvetti era oramai un personaggio conosciuto dagli alpinisti esploratori delle Ande Peruviane, e il CAI di Lima ancora non esisteva. Infatti fu fondato solo nel luglio 1973 grazie all’interessamento di alcuni alpinisti conoscitori delle montagne peruviane divenuti amici di Salvetti, Fabio Masciadri, accademico del CAI e Lodovico Gaetani, allora dirigenti alla sede Centrale del CAI. Soci fondatori: Giuseppe Franzin Cazzaniga (Medaglia d’Oro del CAI conferitagli nel 1999), Mariola Masciadri (curatrice per 11 anni della rivista Lo Scarpone del CAI) e Fabio Masciadri.
Quel che più è rimarchevole però è che il CAI-Lima non ha scritto solo pagine importanti di storia dell’alpinismo passato, ma ha contribuito a scriverne di nuove. Infatti, nel 2004 al CAI Lima è stato attribuito il prestigioso riconoscimento “Premio Paolo Consiglio” per aver patrocinato e organizzato la migliore spedizione alpinistica extraeuropea di quell’anno, compiuta in stile alpino, senza sponsorizzazioni commerciali e portatori d’alta quota. La spedizione era composta dalle guide alpine Fabrizio Manoni ed Enrico Rosso: nel 2003 avevano fatto la prima salita integrale della cresta sud del Nevado Copa 6188 m nella Cordillera Blanca. La via è stata dedicata proprio al fondatore del CAI-LIMA, Celso Salvetti, in segno di ringraziamento per il suo grande e disinteressato impegno a favore dell’alpinismo italiano in Perù.
Non solo. Tutti gli anni la “particolare” sezione svolgeva i propri raduni in diverse regioni d’Italia, che invece di esaurirsi in eventi nostalgico-commemorativi, promuoveva, in collaborazione con soci aggregati, ma iscritti ad altre sezioni CAI, incontri e dibattiti per incentivare l’attività alpinistica in alta montagna, in particolare in Perù, stimolando e favorendo la conoscenza reciproca e l’incontro fra alpinisti al fine dello scambio d’informazioni, esperienze e documentazione.
Il Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo del CAI, nella sua riunione del 28 novembre 2015, applicando statuto e regolamento, ha deliberato lo scioglimento della Sezione di Lima, ai sensi dell’Art. 49 comma 6 del Regolamento Generale. Il fatto non è piaciuto a molti, perciò si è tentato di intervenire presso la Direzione Nazionale ma senza successo. Contro una decisione pressoché unanime del massimo organo del CAI non c’è altra possibilità che un ricorso ai Probiviri i quali, come ovvio, non possono che osservare quelle norme statutarie che sono contrarie alla sopravvivenza della sezione.
Il CAI-Lima è stato un contenitore particolare e prezioso, era la memoria storica di molte spedizioni di alpinisti italiani in terra peruviana, un patrimonio di alpinismo epico che ci auguriamo non venga disperso. Per questo motivo è stato fondato il Club Amici delle Ande – Celso Salvetti. Possono aderire al nuovo Club tutti coloro che hanno avuto esperienze nelle Ande, e anche chi lo vorrà fare in futuro: per trovare amicizia, suggerimenti ed esperienza. I soci fondatori sono Marjeta Starin in Salvetti (Presidente onorario), Fabio Masciadri (Presidente, già socio fondatore CAI-Lima nel 1973), Sergio Necchi (Vicepresidente), Paolo Paracchini (Segretario). La sede legale del Club è Casa Masciadri – via Cadorna 2 – 22032 Albese con Cassano (CO). La sede della Segreteria è Casa Paracchini – Borgata Prata 31 – 28845 Domodossola. La prima Assemblea si terrà il 24 e 25 settembre 2016 a Domodossola, con la partecipazione di numerosi amici alpinisti, accademici e guide alpine – tra cui l’amico Kurt Diemberger.
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Peccato non sia più tra di noi. Ancor più non ci sia l’onore della presenza del CAI sez. Peru.
Sono sua nipote, figlia di Gentile Salvetti, che la Casa Giobatta non ha nemmeno degnata d’accoglienza dato che Finanza comanda, ahime.. Celso, mio zio, mi ha tenuta anche a Battesimo. Ringrazio la Sua recensione in memoria. Cordiali saluti.
Il CAI Centrale non ci fa una bella figura. Come succede sempre di piu’ nella nostra societa’ la riconoscenza nei confronti dei meritevoli viene ignorata se non disconosciuta. Una triste decadenza dell’ animo umano.
Nel 1993 ebbi occasione di conoscere personalmente Celso Salvetti. Con un amico ero andato in Perù per salire l’Alpamayo. Eravamo molto giovani e totalmente inesperti di spedizioni. Celso ci accolse a Lima, nella sede del CAI, e ci aiutò ad organizzare sul posto la nostra mini-spedizione. Il suo aiuto fu fondamentale per noi. Ricordo che ci parlò molto della sua vita in quel paese e dei tanti alpinisti che erano passati per il CAI Lima. Una grande e generosa persona, davvero.
Mi fa piacere che sia stato fondato il “Club Amici delle Ande – Celso Salvetti” e mi attiverò per aderire a questa importante iniziativa.
Grazie.
Grazie Alessandro del tuo editoriale. Gradito, opportuno e condiviso da tutti gli amanti della montagna che praticano con genuina passione, senza burocrazie e pettegolezzi meschini. Un caro saluto e un abbraccio . Sergio
LEONIO CONTE
Grande figura di Alpino ed Italiano, che ha Onorato il nostro Paese ; ma troppo spesso, queste nobli figure, vengono lasciate scomparire nell’ oblìo !.
Ci saranno state ovviamente delle inoppugnabili ragioni per questa scelta del CAi. Ma se ne sarebbero dovute trovare altrettante e più importanti per tenere in vita la sezione di Lima.
Era ora!
Questi alpinisti friulani, che troppo spesso sono creatori di cose grandi, bisogna farli scomparire, in un modo o nell’altro, al massimo lasciarli nella remota memoria del cai.
Altrimenti la bassa mediocrità del tutto rimane senza nessuna rilevanza.