La capacità di distinguere bene e male
di Susanna Tamaro
(pubblicato su corriere.it il 26 aprile 2020)
Ci si ricorda più di Konrad Lorenz? Se una traccia di lui è rimasta nella memoria collettiva probabilmente è quella di un eccentrico signore che amava passeggiare in compagnia delle sue oche e si occupava di cose che non riguardano la vita della maggior parte delle persone. Si pensa infatti che l’etologia — scienza di cui Lorenz è il fondatore — riguardi soltanto il mondo animale. Ma è davvero così? Se l’evoluzione della nostra specie fosse paragonata a una torta, la cultura — la parte di cui si occupano la filosofia, la religione, la psicologia, le scienze alte che ci riguardano — non riuscirebbe ad essere altro che la glassa della copertura: pochi millimetri di cioccolato o di zucchero posati su centimetri di pan di spagna. Il pan di spagna contiene tutta la storia che la filogenesi ha scritto nelle nostre cellule, il cammino che, dai batteri anaerobici, ci ha portato a diventare essere umani.
Nel 1973 Konrad Lorenz aveva già individuato «gli 8 peccati capitali della civiltà»: mentre tutti inneggiavano al progresso, lui ne intravedeva le conseguenze, «la minaccia della rovina ecologica». Ora che il virus ci ha messi in ginocchio, è tempo di ritornare a educare noi stessi e i bambini a a riconoscere ciò che è bello e a tutelarlo.
Nel 1973 Lorenz ha pubblicato uno smilzo libretto dal titolo Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Quando tutti ancora brindavano inebriati dalla prosperità del boom economico, lui aveva già intravisto ciò che si nascondeva in agguato dietro l’angolo. «Devastando in maniera cieca e vandalica la natura che la circonda e da cui trae nutrimento, l’umanità civilizzata attira su di sé la minaccia della rovina ecologica. Forse riconoscerà i propri errori. quando comincerà a sentirne le conseguenze sul piano economico, ma allora, molto probabilmente sarà troppo tardi. Ciò che in questo barbaro processo l’uomo avverte di meno è tuttavia il danno che esso arreca alla sua anima. L’alienazione generale, e sempre più diffusa, dalla natura vivente è in larga misura responsabile dell’abbrutimento estetico e morale dell’uomo civilizzato». Che l’emergenza ambientale sia una realtà in cui siamo totalmente immersi credo che ormai più nessuno, almeno che sia fuori di senno, sia in grado di negarlo. Oltre a ciò che i nostri sensi percepiscono, siamo giornalmente bombardati da immagini di scheletrici orsi bianchi che vagano in mezzo ai prati e di ghiacciai che si sfaldano e si liquefanno come granite abbandonate al sole.
La «disperazione ambientale» dei bambini
A parte l’effetto fortemente ansiogeno di queste immagini — particolarmente per i bambini che ormai vivono immersi in una sorta di — dove ci porta questo ossessivo ribadire la catastrofe? Ci vengono certo proposti obiettivi reali — l’abbassamento della CO2 , la raccolta differenziata dei materiali, le auto elettriche, ecc. — obiettivi importantissimi, come è importante la consapevolezza che dobbiamo mutare i costumi per raggiungerli, ma non ci viene mai proposto un altro livello di discorso. Cioè la relazione tra il degrado ambientale e la scomparsa dell’idea che questo degrado sia in qualche modo legato al degrado della nostra anima.
La visione etologica di Lorenz
«Il senso estetico e quello morale», scriveva Lorenz sempre nel 1973, «sono evidentemente strettamente collegati, e gli uomini che sono costretti a vivere nelle condizioni attuali, vanno chiaramente incontro all’atrofia di entrambi. Sia la bellezza della natura sia quella dell’ambiente culturale creato dall’uomo sono manifestamente necessarie per mantenere l’uomo fisicamente e spiritualmente sano. La totale cecità psichica di fronte alla bellezza in tutte le sue forme, che oggi dilaga ovunque così rapidamente, costituisce una malattia mentale che non va sottovalutata se non altro perché va di pari passo verso tutto ciò che è moralmente condannabile. Come può un individuo in fase di sviluppo imparare ad avere rispetto di qualche cosa, quando tutto ciò che lo circonda è opera, per giunta estremamente banale e brutta, dell’uomo? In una grande città i grattacieli e l’atmosfera inquinata dai prodotti chimici non permettono nemmeno più di vedere il cielo stellato. Non c’è perciò da stupirsi se il diffondersi della civilizzazione va di pari passo con un deplorevole deturpamento delle città e delle campagne».
Anestetizzati dalla banalizzazione
Queste parole sono state scritte cinquant’anni fa, quando non si poteva neanche lontanamente immaginare la folle accelerazione che avrebbero preso le società avanzate. Ora la natura ci ha portato il conto. Abbiamo distrutto la nostra casa, anzi, “la nostra casa è in fiamme”, come dice Greta Thunberg, ma sappiamo davvero ancora che cos’è una casa? Siamo in grado di riconoscere le virtù morali come fondamenti del nostro essere uomini? I nostri occhi sono capaci di vedere le bellezza e o sono totalmente anestetizzati da un’estetica succube della massificazione e della banalizzazione? Perché la natura è di questo che ci parla, più di ogni altra cosa. Della bellezza, di un mondo che esiste e vive sotto il segno della complessità, di una complessità che si mantiene grazie all’alto livello di comunicazione che unisce tutto ciò che esiste. Da questa connessione noi ci siamo tirati fuori, pensando che dominio e progresso fossero la stessa cosa, non siamo stati più capaci di ascoltare e di capire quello che la natura ci stava dicendo, abbiamo considerato i bambini della monadi autosufficienti, li abbiamo fatti crescere in un mondo di spazzatura etica ed estetica, abbiamo distrutto la tradizione della nostra civiltà, sostituendola con degli abborracciati moralismi buonisti, convincendoli che basti dire loro “ti voglio bene” perché tutto si sistemi.
La ribellione della natura
Ed ora che la ribellione della natura è evidente — e minaccia la nostra stessa esistenza – non abbiamo l’umiltà di dire che non si tratta di un problema di tecnica, ma principalmente di anima. «L’uomo non è stato costruito nel corso della filogenesi per essere trattato come una formica e una termite, elementi anonimi e intercambiabili di una collettività di milioni e milioni assolutamente uguali tra di loro». Lorenz non sapeva che proprio la società degli imenotteri — dominati dalla sola efficienza e dal denaro eletto a fine e non a mezzo — sarebbe divenuta il modello evolutivo del nuovo millennio.
Si cambia attraverso l’educazione
Ora che il virus ci ha messi in ginocchio, forse è giunto il momento di tornare alla nostra natura etologica, che è quella di un essere capace di riflettere, di valutare ciò che è bene e ciò che è male, non per un qualche dictat esterno, ma per quello che sente nel suo cuore, di avere una visione a lungo termine, guidata dunque dal bene delle generazioni future perché è abbastanza chiaro che diminuire il CO 2 non sarà altro che un temporaneo palliativo, se prima non avremo cambiato la direzione dello sguardo. E questo cambiamento passa solo attraverso l’educazione. Riprendere a educarsi per poter diventare a nostra volta educatori consapevoli. Insegnare ai bambini a riconoscere ciò che è bello e a stupirsi per queste emozioni, diventando poi, con il tempo, capaci di comprendere che ammirare lo splendore di un prato fiorito e compiere un atto di gentilezza sono azioni che appartengono allo stesso universo, quello della gratuità e della bellezza. Ed è in questo universo che l’uomo può trovare il senso vero della sua esistenza e intraprendere una strada che ragionevolmente lo porti alla salvezza.
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Ottima analisi.
Secondo più tradizioni sapienziali, “uno stato, dove non esiste contraddizione” esiste.
È quello in cui emancipandosi dalle forme e dalle parti si vede e si vive l’intero.
In questa condizione può essere comunque possibile inciampare nuovamente e ricadere nel misero ambito dell’importanza di sé.
Tuttavia ora diviene possibile accettarsi anche nelle proprie contraddizioni.
Ovvero il lutto e il senso di colpa svaniscono più velocemente o proprio non compaiono alla nostra coscienza.
La forza creatrice ha quindi più energia a disposizione per restare nel qui ed ora, per svincolarsi dal passato e dalle pretese o aspettative per il futuro.
Di conseguenza anche la contraddizione altrui diviene accettabile in quanto nient’altro che l’espressione di un noi in altro tempo-spazio e forma.
Volevo dire stargate.
E’ vero ma bisogna essere onesti nel riconoscere che nell’universo tridimensionale è tutto una contraddizione, è un labirimento da cui non si esce se non attraverso uno stargame che ci possa condurre in un luogo, o forse sarebbe più giusto dire in uno stato, dove non esiste contraddizione. Se tale stato esiste, e non ci sarebbe ragione di dubitarne visto che a un più corrisponde un meno, alla materia corrisponde l’antimateria, bisogna rassegnarsi ad accettare la contraddizione fin quando se ne fa parte, cercando, per così dire, di non estremizzarla.
Le contraddizioni.
Punto interessante e, a volte, nodale.
Riconoscere le proprie fa parte del percorso, fa parte della nostra responsabilità di tutto.
Muoversi nel loro labirinto permette di trovare l’uscita.
Tutto vero e taaanto triste, però io cosa posso farci?
Per fortuna che a casa ho il condizionatore con il filtro anti polveri sottili che tiene fresco anche a 40°C e separa gli idrocarburi aromatici e il SUV per andare in montagna…eppoi bevo solo l’acqua Bioeletta Superpura che fa tanto bene alla pelle.
L’esercizio del voto non è che una delle possibili forme di espressione (nelle società democratiche). Non necessariamente è la più significativa.
Le possibilità a disposizione della collettività (di noi tutti) di esprimersi per invertire la tendenza sarebbero molte di più di quanto non si creda. Il solo crederci le porterebbe su un piano reale.
La tendenza è formata dalle azioni e aspirazioni del singolo, che, addizionandosi in quelle del noi generano un totale maggiore della somma delle parti.
Certo.
Intendevo riferirmi anche e soprattutto ad ogni nostra azione, intellettuale e materiale.
Ieri a un tg ho sentito dire “purtroppo” nei mari c’è una superficie di lastiche pari tre volte quella della Francia.
Dire purtroppo mantiene lo status quo più di quanto possa dire una parola di presa di distanza dallo status quo.
Titoli dei tg e messaggi pubblicitari contengono un mare di messaggi di disperazione nel quale galleggiano le veline del sistema pronte a spiaggiare sui lidi della maggioranza allineata.
@Lorenzo Merlo
Non riesco a vedere chi potere votare, alle prossime elezioni, che possa invertire la tendenza attuale.
Non bisogna mai dimenticare che deriviamo dagli australopitechi,vissuti 4 milioni di anni fa,poi dall’homo sapiens 300.000 anni fa.Apparteniamo alla catena dei pongidi,siamo scimmie,animali.Dall’età assiale fino al basso medio evo, guerre, carestie,epidemie decimavano la popolazione.L’età media non arrivava a 30/40 anni.Non c’era tamto tempo per pensare,elucubrare,si moriva presto.Il virus covid-19 si è sviluppato in epoca di avanzata civiltà,quando l’uomo può individuare strumenti efficaci a contrastare il contagio e poi a bloccarlo non proprio come nel 1300 quando la peste bubbonica,il colera,la malaria provocavano irrimediabilmente milioni e milioni di morti.L’evoluzione della specie ha un prezzo alto da pagare.Oggi l’età media è 82 anni: vogliamo diventare immortali?
Capitalismo, consumismo, materialismo ci hanno portati dove siamo.
Mi raccomando alle prossime votazione, cioè tutte le prossime opportunità di dire la nostra, continuiamo a votarli: “essi sono il meglio che possiamo creare”.