La casa di legno ecosostenibile di Samuele Giacometti
di Arianna Rizzi
(già pubblicato il 5 maggio 2015 su www.tuttogreen.it)
Lettura: spessore-weight(3), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)
Il 2011 è stato l’Anno Internazionale delle Foreste e quale occasione migliore per sottolineare come questo incommensurabile bene sia fonte d’ispirazione per molte persone. Un esempio ci arriva dal Friuli Venezia Giulia. Qui i boschi producono un milione di metri cubi di legno all’anno. E partendo da questo dato che Samuele Giacometti nel 2007 ha iniziato a pensare alla realizzazione del proprio sogno: vivere con la sua famiglia in una casa in legno progettata e costruita utilizzando come materia prima a “km zero” e usando per la sua costruzione i saperi artigiani locali, così da rendere la sua casa un’abitazione a “filiera corta”. Un progetto poi certificato e premiato da Legambiente, PEFC e CasaClima.
Ma com’è nato questo sogno? Un giorno questo giovane ingegnere di Fabriano si è fatto una domanda: “Cosa è per me il legno?”, e la risposta è stata la progettazione e costruzione di “una casa a basso impatto ambientale – dice Giacometti – con ridotti costi di gestione, piacevole alla vista, al tatto, all’olfatto e all’udito, in cui gustare la vita con la famiglia“, in legno appunto.
In quel periodo in Friuli sono stati tagliati appena 160.000 metri cubi di legno quando la produzione boschiva annuale è di gran lunga maggiore. Per la realizzazione della sua casa dei sogni, Giacometti ha calcolato che fossero necessari appena 145 metri cubi, ossia 43 alberi.
Il primo passo è stato quello di scegliere la zona da cui prelevare la materia prima, il legno. Si individua così la Val Pesarina (precisamente Sostasio di Prato Carnico, Udine, NdR) nel cuore della Carnia, dove Giacometti va a scegliere quello più adatto. Qui si è rivolto all’amministrazione locale che si occupa della gestione dei boschi. Un aspetto positivo è stato quello di scoprire che avviene secondo gli standard del PEFC, il sistema di certificazione per la gestione forestale più diffuso al mondo.
La scelta di avvalersi di esperti della zona friulana, che conoscono bene i boschi e le pratiche di lavorazione del legno locale, è dettata dalla volontà di recuperare l’esperienza, che si sta sempre più perdendo, di chi ha sempre vissuto in queste vallate alpine.
“Non a caso oggi in Val Pesarina ci sono 900 abitanti e un’unica vecchia segheria mentre nel 1920 vi abitavano più di 3.000 persone e 5 segherie“, racconta Giacometti.
Nel 2007 è cominciata la scelta degli alberi per mantenere una densità boschiva che ne consentisse il rinnovo e facesse penetrare la giusta quantità di luce. Successivamente si è passati al taglio, ad opera di un boscaiolo del luogo, Luciano Cleva, avvenuto con sega e cuneo in modo che l’albero non si spezzasse e nella caduta non causasse dei danni alle piante circostanti.
Nel 2008 è arrivato il momento delle verifiche statiche sul progetto, ad opera della “Lignaconsult”. Nell’aprile dello stesso anno, sotto la supervisione di Giacometti, si è passati al trasporto del legname presso la segheria di Leonardo Mecchia, che dista appena 12 km dal luogo del taglio. E qui si è effettuato la selezione del legno e la stagionatura, che è durata un anno, tra maggio 2008 e settembre 2009.
Dopo due anni dalla partenza del sogno, finalmente il legname è stato portato alla segheria di Gaetano Schneider dove è avvenuta la scorniciatura. Parte del materiale è stato invece trasportato nel laboratorio “Vivere nel legno” dove è stata eseguita l’intestatura e l’assemblaggio.
Sono così iniziati i lavori veri e propri di costruzione della casa in loco e dopo circa un mese l’abitazione era quasi terminata. Nel mese di novembre vi è stata la posa interna dell’isolante, l’allacciatura alla rete fognaria, idrica, telefonica ed elettrica e le rifiniture interne, nonché la posa della canna fumaria. Infine sono state montate le lastre di copertura del tetto, una parte delle quali integrava sottili film in silicio amorfo dell’impianto fotovoltaico.
La sostenibilità ambientale del legno utilizzato è stata scientificamente dimostrata da una ricerca fatta in collaborazione con il “Laboratorio LCA & Ecodesign” dell’ENEA, sulla base di un approccio scientifico rivolto all’intero ciclo di vita del legno (Life Cycle Assessment).
L’impatto sul “cambiamento climatico” derivato dal processo di trasformazione del legno utilizzato è stato quantificato in 52.000 kg di diossido di carbonio, contro i 72.000 kg prodotti se il legno fosse stato trasportato per una distanza di 1.000 km. Il lavoro è stato patrocinato dall’Osservatorio Forestale ENEA e dall’osservatorio Forestale dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria).
Tutto questo è ben descritto nel libro di Samuele Giacometti Come ho costruito la mia casa di legno, edito dalla Compagnia delle Foreste nel 2011 e in vendita a 20 euro (ISBN 9788890557729).
Samuele Giacometti è anche il fondatore di “SaDiLegno”, l’impresa che ha permesso la costruzione della casa passando attraverso l’esperienza delle imprese e degli artigiani della valle. Il progetto “SaDiLegno” è la dimostrazione concreta di com’è possibile plasmare gli oggetti che produciamo e l’uso che ne facciamo in armonia con la nostra vita e con quella delle generazioni future.
Intervista a Samuele Giacometti
di Laura Pavesi
(già pubblicata su www.ilcambiamento.it il 5 aprile 2013)
Abbiamo rivolto a Samuele alcune domande, chiedendogli di parlarci del suo sogno e della sua esperienza.
“La casa è situata a 700 m, dove l’inverno è lungo e freddo”, racconta Samuele. “Abbiamo iniziato il terzo anno di vita al suo interno ed ora possiamo dire che il guadagno annuo generato dalla casa ammonta a circa 1.000 euro. Avete capito bene, la nostra casa non genera costi aggiuntivi ma trasforma i costi sostenuti per costruirla, in investimento. L’edificio è certificato CasaClima B+, ha vinto nel 2010 il CasaClima Award ed è il primo al mondo, ad uso residenziale, ad aver ottenuto il Certificato di Progetto PEFC. Il tetto fotovoltaico ha una potenza pari a 4 kW di picco. Lo scorso anno, abbiamo immesso nella rete elettrica 51 kWh in più di quelli prelevati. L’unica fonte di calore è la cucina a legna, che brucia poco più di 20 quintali di legna all’anno per mantenere 156 mq di superficie calpestabile, su due piani, ad una temperatura media di 19°C”. “Parlando di CO2”, ci spiega, “la vita famigliare all’interno della casa produce ogni anno circa 300 kgCO2 (Fonte: Certificato energetico CasaClima) equivalente alle emissioni di un’automobile di piccola cilindrata a GPL, che percorre circa 3.000 km. Si tenga presente che 130 milioni di abitazioni come la nostra, abitate da 650 milioni di abitanti come noi, produrrebbero le stesse emissioni di CO2 che sono state prodotte, nel 2010, dall’uso degli edifici residenziali di New York, che è abitata da circa 8 milioni di persone (Fonte: CarbonVisuals)”. Aggiungo che, dal 6 marzo 2013, si può anche parlare di un vero e proprio ‘tesoretto’ della Casa di Legno. A Sauris (Udine) è stato, infatti, firmato il primo Contratto, in Italia, di crediti di carbonio locali da prodotti legnosi. Tutto ciò è stato possibile grazie al progetto Carbomark, a SaDiLegno ed ai fratelli Gianni e Michele Petris dell’impresa Vivere nel Legno. In totale sono 46 le tonnellate di crediti di anidrite carbonica (CO2) che il Carbomark riconosce ai 68 m³ di legno strutturale presenti nella nostra abitazione. Oggetto del Contratto sono le 10 tonnellate di CO2 che vengono acquistate dall’impresa Vivere nel Legno, al prezzo di 1000,00 €, a parziale compensazione delle proprie emissioni. Delle restanti 36 tonnellate di CO2, solo 20 rimarranno in vendita sul mercato volontario, mentre le rimanenti 16 andranno a coprire il ridottissimo impatto ambientale che genererà la nostra famiglia vivendo la casa di legno per i prossimi 50 anni”.
Come e quando nasce il progetto SaDiLegno?
“Il progetto SaDiLegno nasce nel 2007 per rispondere alla domanda “cosa è per me il legno?”. Questa è la prima domanda che mi sono fatto quando ho pensato che sarebbe stato bello vivere in una casa di legno insieme alla mia famiglia, mia moglie Sarah ed i nostri tre figli: Diego, Diana e Pablo. L’esperienza vissuta mi ha permesso di mettere a punto il “Metodo SaDiLegno” che il PEFC International ha presentato lo scorso anno a RIO+20, come reale esempio di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Oggi, questo metodo rappresenta la base su cui sta nascendo la prima Rete d’Imprese della filiera Foresta-Legno in alta Carnia (Udine), nel cuore delle Dolomiti Friulane. Una rete che intende valorizzare quelle imprese che ancora vivono ed operano nelle immediate vicinanze di quei boschi, così ricchi di materia prima legno, ma troppo poco utilizzati”.
Termini come “ecologia, sostenibilità, green economy, km zero”, oltre ad essere di gran moda, spesso vengono utilizzati a sproposito. Lei cosa ne pensa?
“La cosiddetta green economy, dal mio punto di vista, fa un uso spropositato di questi termini proprio perché carente di contenuti. Dove è il “verde” in un’economia che permette, in uno stesso edificio, l’installazione a SUD di un impianto solare termico e ad EST di un impianto fotovoltaico? E cosa dire delle distese di pannelli fotovoltaici su vaste aree agricole? Questi sono alcuni dei “mostri” generati dalla green economy. Ma veniamo al legno, oggi è sufficiente costruire un oggetto qualsiasi con questa straordinaria materia prima per farlo diventare, automaticamente, ecosostenibile. Poi, però, si scopre che ditte austriache comprano boschi friulani, tagliano le piante, trasportano i tronchi in Austria, producono tavole e travi vendute all’industria del legno italiana che, quale maggiore esportatore di prodotti finiti di legno in Europa, molto probabilmente rivenderà quell’oggetto, fatto di legno italiano, al vicino mercato Austriaco amante del Made in Italy. Tutto ciò è sostenibile?”
Qual è, invece, secondo lei, il modo più corretto per affrontare la questione dell’ecosostenibilità, soprattutto a livello produttivo-economico e riuscire davvero a consegnare alle generazioni future un ambiente salubre?
“Aprendo il vocabolario della lingua italiana, in corrispondenza del termine ‘sostenibilità’ (usato nel nome del mio edificio: “Casa di legno eco-sostenibile”), leggo: “… possibilità di essere mantenuto o protratto con sollecitudine ed impegno o di essere difeso e convalidato con argomenti probanti e persuasivi”. In un campo d’intervento così vasto soltanto l’individuazione e la collocazione di limiti possono garantire l’efficacia dell’intervento. Ecco perché SaDiLegno ha scelto di impegnarsi nella difesa e nella convalida, con argomenti probanti e persuasivi, della sostenibilità del legno trasformato, da bosco a casa, all’interno di un Anello della Sostenibilità che ha un raggio di 12 km e il suo centro nei boschi di provenienza delle 43 legno-pianta impiegate nell’edificio stesso. Viene lasciata, invece, ad altri la difesa della sostenibilità sulla gestione dei boschi di provenienza del legname (Standard PEFC) e quella dell’abitazione (Standard dell’Agenzia CasaClima). Per quanto riguarda il ‘km zero’ sono profondamente contrario a questo mito, perché annulla uno spazio fino a renderlo un punto che non può contenere né l’ambiente, né la società e l’economia. Ambiente, economia e società sono, invece, i pilastri del concetto di sostenibilità. Ridurre a ‘km zero’ un contesto così complesso significa, quindi, rinunciare in partenza alla sostenibilità e alla sua valutazione. Non trovate, quindi, che sia più stimolante e corretto parlare di “Casa di legno ecosostenibile a Km 12”? Da questo tipo di approccio è nata la collaborazione con l’ENEA di Bologna e con la dott.ssa Tamara Giacometti che, grazie al suo lavoro di tesi magistrale, ha dimostrato la sostenibilità ambientale del legno utilizzato nel progetto SaDiLegno, sulla base di dati quantitativi e mediante un approccio scientifico rivolto all’intero Ciclo di Vita (Lyfe Cycle Assessment). L’impatto generato sul cambiamento climatico ammonta a 52.000 kg CO2eq. Mediante appositi scenari di confronto, simulando la provenienza del legname da una distanza di circa 1.000 km, risulta evidente – per il progetto SaDiLegno – un beneficio ambientale pari al 20%. Questo valore, particolarmente significativo, è in linea con gli obiettivi del “Pacchetto clima ed energia” (Piano 20-20-20), approvato dalla Comunità Europea. In termini socio-economici, infine, vorrei sottolineare il fatto che trasformare le 43 legno-pianta della Val Pesarina nella nostra casa (arredamento compreso) ha generato un fatturato di 90.000 Euro. Risulta, quindi, evidente la valorizzazione della materia prima legno e delle imprese che ancora sono in grado di trasformarla all’interno di quell’Anello della Sostenibilità a km 12”.
A suo avviso, quali sono i maggiori ostacoli ad un cambiamento virtuoso in tal senso nel nostro Paese? Cosa potrebbe fare, da subito e in concreto, la politica per agevolare un cambiamento virtuoso di paradigma economico?
“Leggere e riflettere sul contenuto di questo articolo, credo, sia un buon inizio per tutti. Una buona pratica, dovendo acquistare un oggetto di legno, sarebbe fare le seguenti domande al venditore che propone l’acquisto: 1) Da dove viene il legno? 2) Quando è stata abbattuta la pianta di origine? 3) Quali trattamenti ha subito il legno per essere trasformato da pianta ad oggetto finito? Dalle risposte ricevute sarà possibile capire quanto “sa di legno” l’oggetto che state per acquistare ed il suo grado di sostenibilità ambientale e socio-economica”.
Infine, l’ingegner Giacometti si congeda con una citazione, sulla quale invita tutti i lettori a riflettere: “Se vuoi costruire una nave non devi, per prima cosa, affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma, invece, prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete, si metteranno subito al lavoro per costruire la nave (Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry)”.
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Ormai da tempo tutte le case di legno in montagna si costruiscono così. A parte l’eventuale sistema di riscaldamento geotermico, che ha spesso costi altissimi, (bisogna scavare 80 m sottoterra e se ci sono rocce son cazzi) le soluzioni qui proposte sono abbastanza nella norma e hanno costi abbordabili.
Soluzione che viene adottata in vari casi albert, con ottimi risultati.
Guardando le baite di Paraloup… mi piacerebbe rudere con muri in pietra risanati e all’interno l’edificio in legno…incastrato in accostamento armonico.
Quanto quello in una casa in acciaio o in c.a…..anzi forse meno.
In ogni caso il pericolo sta nella cattiva progettazione o esecuzione, non nel legno.
Se lo facciamo a Milano finiamo tutti in galera.
Sicuramente si tratta di green economy vera e non quella che di solito ci propinano i piazzisti dell’informazione. Però penso costi molto caro il processo di ricerca, taglio e lavorazione del legno. Inoltre il riscaldamento con stufa a legna in un edificio di legno può essere pericoloso.