La chiglia che abbiamo costruito

«Stiamo in bilico tra una intelligenza scaduta e un’altra ancora non adulta, che tarda ad arrivare. Anche per questo, oggi, la scelta sul vaccino sta assumendo questi toni drammatici: casca in pieno nel bel mezzo di un solenne crepuscolo degli dei, e diventa così, immediatamente, scena madre di un finale tragico. Difficile mantenere lucidità e misura».

La chiglia che abbiamo costruito
di Alessandro Baricco
(pubblicato su ilpost.it del 17 settembre 2021)

Alla fine, bisogna annotare, questa storia del Vaccino e del Green pass è diventata una faccenda affascinante. Di per sé sarebbe solo una questione tecnica, una certa soluzione a un certo problema. Ma la verità è che in breve tempo ha finito per diventare una sorta di cerchio magico dove molti sono andati a celebrare i propri riti, chiamare a raccolta il proprio pubblico, risvegliare le proprie parole d’ordine, o anche solo ritrovare se stessi. Da ogni parte ci affrettiamo verso quel luogo del vivere portando la nostra dotazione di pensiero e istinto: lì ci risulta più semplice che altrove riconoscere e pronunciare il nostro modo di stare al mondo. Il risultato è che un problema in fondo squisitamente pratico, oggi ce lo ritroviamo come problema, di volta in volta, politico, economico, medico, filosofico, etico, giuridico. Vorrei essere chiaro: quando un problema lievita così al di là della sua lievitazione naturale non è più un problema che si possa risolvere. Lo si può giusto forzare a una soluzione, sacrificandone alcune parti e lasciandole vagare, irrisolte, per il firmamento del nostro vivere. È uno di quei casi in cui un eccesso di informazioni e di riflessioni dà alla domanda uno statuto per così dire quantistico: qualsiasi risposta è giusta e sbagliata allo stesso tempo. È ormai evidente: chiunque disponga oggi di un’opinione certa sul vaccino, si sta sbagliando.

Foto: Linh Pham/Getty

Quindi bisognerebbe lasciar perdere e tirare la moneta, vaccino sì, vaccino no? Be’, non esattamente. Vincerà una narrazione piuttosto che un’altra, è inevitabile; sarà imprecisa, parziale e vagamente semplicistica, è inevitabile; ma sarà comunque la narrazione che una nostra inerzia collettiva avrà scelto tra le tante disponibili. Per questo, prima che una chimica in fondo misteriosa decida definitivamente da che parte inclineremo, mi permetto di annotare due correzioni, molto pragmatiche, che mi sento di suggerire: possono essere utili a rendere più fluidi i processi che porteranno una narrazione a diventare realtà, relegando tutte le altre a leggende.

1. Vorrei mitemente consigliare di non rendere obbligatorio il vaccino, di non farlo per nessuna ragione al mondo. Ormai molti di noi sono passati a interpretare quel gesto non come un comportamento, ma come lo spazio di una propria autodeterminazione. Quando arrivi a quel punto, quel che stai maneggiando non è più la soluzione a un problema, ma la postura mentale con cui degli umani della tua comunità vogliono stare al mondo. Vuoi stabilirla tu per legge? Che arroganza. D’altronde, se un’élite politica e scientifica non riesce a convincere la totalità dei cittadini sull’utilità di un comportamento, con tutti gli strumenti che ha, di dominio e persuasione, deve alle fine prendere atto che non ce l’ha fatta, chiedersi dove ha sbagliato, e affrettarsi a fare l’unica cosa che deve fare: ricavare il meglio dai risultati che ha ottenuto. Evidentemente la narrazione che aveva scelto era sufficientemente solida da convincere la maggior parte della comunità, ma non abbastanza da risultare accettabile agli altri. Bon, girare pagina e andare avanti. Verosimilmente, accettare che una parte largamente minoritaria di italiani non si vaccini significa oggi rinviare di mesi il ritorno a una vita “normale”: significa meno lavoro, meno reddito, meno vita fuori casa, più contagiati, probabilmente più morti. Ma è uno scenario che un’élite deve essere abbastanza forte da accettare quando non è riuscita a guidare tutta la propria comunità ai comportamenti che riteneva appropriati. Pensare che la colpa sia dei cittadini che non capiscono è follia. Ci saranno frange che proprio non ragionano, e va be’, ci sono sempre. Ma gli altri, tutti deficienti? Oh, no, hanno le loro ragioni, il loro sapere, il loro istinto. Probabilmente vedono cose che non esistono, ma anche vedono cose che agli altri risultano quanto meno sfocate. Nella pancia delle resistenze al vaccino, una comunità come la nostra conserva la propria capacità genetica di produrre eresie e di pensare diversamente da se stessa: sono anticorpi assai più importanti di quelli che ci servono contro il virus. Sopprimerli per legge sarebbe folle.

E non è nemmeno tanto dignitoso, se mi posso permettere, scegliere la strada dell’obbligo indiretto: che poi vuol dire rendere la vita talmente complicata ai non vaccinati da indurli a cedere, prima o poi. Che tristezza. Petit, dicono i francesi – il più sanguinoso degli insulti. Strumento di questa infantile strategia è, ovviamente, il Green pass. Che, per essere pratici, è uno strumento non indispensabile, ma sicuramente molto utile e efficace per riportarci a vivere situazioni che altrimenti sarebbero più pericolose, dai teatri ai posti di lavoro. Ma usarlo come manganello per i non vaccinati è ovviamente un eccesso di zelo. Non c’è bisogno di scomodare nessuna riflessione filosofica o vigilanza costituzionale: se usiamo il Green pass come regolatore della vita comune ne dobbiamo facilitare il possesso a tutti, compresi quelli che rifiutano il vaccino. Ci vorrebbe un altro generale Figliuolo a cui affidare la missione di rendere più semplice possibile la vita a coloro che non vogliono vaccinarsi. Sono sicuro che qualcuno si chiederà perché dovremmo fare una cosa del genere, o, ad esempio, pagare i test a persone che, con le loro convinzioni, mettono a repentaglio la salute dei più. Conosco la risposta. Perché siamo civili. Perché siamo una comunità e non una partita di guardie e ladri. Perché siamo un Paese, non un reparto ospedaliero. Perché potrebbero avere ragione loro, e per certi versi sicuramente ce l’hanno. Perché lo stesso fa, la comunità, quando nel gruppo dei dissidenti ci siamo noi. Perché più prezioso del vivere, c’è il vivere da uomini giusti – che delitto dimenticarlo.

2. La seconda correzione che vorrei suggerire riguarda quelli che declinano l’invito a vaccinarsi: è molto importante che intelligenzacollettiva

, gli unici ad essere sfuggiti a un rimbambimento generale; è molto importante che non si sentano degli eroi perseguitati che combattono il sistema. Per favore, è un equivoco, non serve a niente, complica le cose, stiamo passando un brutto momento, abbiamo tutti bisogno di semplicità, di idee chiare e distinte. Non vaccinarsi è un gesto legittimo, ma prima che diventi un po’ troppo facilmente un gesto rivoluzionario, è utile ricollocarlo nella sua cornice. Cerco di spiegare, non sarò lungo, bastano tre, quattro di minuti di attenzione.

Viviamo in comunità, e facciamo bene perché come individui, anarchici e individualisti, saremmo già spacciati da tempo. Ogni comunità ha una sorta di chiglia sommersa, una spina dorsale, una nervatura resistente che la tiene insieme e le dà la possibilità di seguire una rotta. Grazie ad essa navighiamo a dispetto delle correnti e nonostante le onde. Possiamo cambiare il timoniere, e quindi la rotta, e lo facciamo abbastanza spesso, ma sempre contiamo su quella chiglia, senza la quale qualsiasi timone sarebbe pressoché inutile. Ora, quando si parla di comunità-nazione la chiglia è rappresentata da una sorta di intelligenza collettiva e impersonale che prevale su quelle individuali e in certo modo le supera e le aggrega. Dovete immaginarla come la vertiginosa fusione di principi morali, saperi, mitologie, scaramanzie, mode, memorie di battaglie, visioni geniali, strafalcioni. Quasi sempre reca l’orma visibile del potere, come la tazza reca quella della mano del vasaio: ma sarebbe stupido non capire che a generare quella chiglia sono anche il sentire collettivo, gli antidoti prodotti da ogni forma di dissidenza, certe spinte irrazionali che vengono dal ventre della comunità, e l’ubiqua influenza dell’errore casuale e dell’imperfezione umana. La chiglia di una comunità è la sintesi abbastanza precisa della sua intelligenza, tradotta in forza; è il meglio della sua immaginazione, tradotto in gesti. Non è una emanazione del potere pura e semplice, è un prodotto a cui mettono mano tutti. Il timone, sì, è in mano al potere, ma la chiglia è qualcosa di più complesso, non a caso fila invisibile sotto la superficie dell’acqua. Una delle nervature di quel legno siete voi, ciascuno di noi, io, tu. Ora, credetemi: la cultura del vaccino è inscritta in quella chiglia. Non è il parere di un timoniere, vi prego di capire, ma deriva direttamente da quell’intelligenza collettiva che tiene insieme la nostra comunità e di cui fate parte. Tutta la filiera di saperi e riflessioni che ha da prima immaginato i vaccini, poi li ha realizzati e poi li ha usati, proviene in maniera molto riconoscibile dalla chiglia della nostra comunità, dalla sua nervatura forte. I principi, i valori e le logiche che l’hanno determinata rispecchiano un’intelligenza a cui potete far risalire quasi tutti gli scenari dove sicuramente, ogni giorno, fate funzionare la vostra vita. Se domani andate contro un muro (dio non voglia) il sistema di intervento che vi terrà in vita non è quello che voi preferite, ma quello messo a punto nel tempo da quell’intelligenza, la stessa che sta chiedendovi di vaccinarvi. Se fate un bambino, quell’intelligenza dispone di un suo modo per ridurre i rischi che muoia, e quando il bambino sarà grande quell’intelligenza ha immaginato per lui un habitat dove essere educato: ci crede talmente da renderlo obbligatorio per anni e anni. Se leggete libri, sappiate che l’élite che li produce è compatibile con quella intelligenza, se vi piace andare nei musei sappiate che quell’idea di memoria e di conservazione proviene dritta dritta da un’ossessione di quella intelligenza e dal denaro che essa, spesso in modi atroci, ha accumulato nel tempo: è la stessa intelligenza che, quando non vi insegue per farvi fare i tamponi, decide quando l’aria della vostra città è irrespirabile o quanti grassi può contenere al massimo la vostra merendina. Attraverso quella intelligenza abbiamo scelto un sistema per stoccarci da morti, finanziamo le nostre università, ci spingiamo a decidere quando una droga inizia a farci veramente del male, e abbiamo una nostra idea di cosa sia la libertà sessuale. Non la smettiamo un attimo di lavorare, con quell’intelligenza. È una chiglia, fende il mare.

Così, per gran parte dei membri della comunità, l’esperienza quotidiana, ordinaria, abituale, è questa: abitare al 90% il mondo così come l’intelligenza collettiva l’ha organizzato, e poi patire e incazzarsi per un dieci per cento che proprio non digerisce. Arriva sempre quel frammento della realtà in cui il delta tra la tua sensibilità personale e le regole individuate dall’intelligenza collettiva diventa una voragine che ti fa davvero troppo male. In questo momento il vaccino è, per molti, quel frammento. Ma credetemi, ognuno ha il suo. Io per esempio ce l’ho con la scuola. Mi sembra che i guasti che facciamo lì siano più gravi di quelli che rischiamo di fare con un vaccino: posso sbagliarmi, ma era per spiegarvi che poi ognuno si impunta su un frammento della vita reale, intanto che accetta tutti gli altri, e questo è la normalità. Questa è l’esperienza di tutti, e tutti, prima o poi, finiamo dalla parte di quelli che non ci stanno, e patiamo l’ondata di disapprovazione, l’isolamento più o meno esplicito, il destino dubbio degli esuli, la tentazione di isolarsi in una propria tribù in guerra col mondo. Non per questo siamo degli eroi. Non lo credo proprio. Non per questo la sappiamo più lunga degli altri, non lo credo proprio. Viviamo, lo facciamo da svegli, ogni tanto ci troviamo sulla sponda dei ribelli. Tutto lì. Oggi, devo aggiungere, e poi chiudo, tutto ciò accade nel paesaggio di un grandioso cambio di civiltà, e questo confonde molto le menti e i cuori. Come mi accade di scrivere spesso, quel che sta succedendo è che la chiglia si è scoperta vecchia, marcia, stanca, esausta per i lunghi viaggi spesso fallimentari. Stiamo in bilico tra una intelligenza scaduta e un’altra ancora non adulta, che tarda ad arrivare. Anche per questo, oggi, la scelta sul vaccino sta assumendo questi toni drammatici: casca in pieno nel bel mezzo di un solenne crepuscolo degli dei, e diventa così, immediatamente, scena madre di un finale tragico. Difficile mantenere lucidità e misura. Me ne accorgo, con sconsolata lucidità, quando ci vedo discutere, tutti, in questo modo vagamente panico, come di gente che si agita per non affogare. Cerchiamo punti saldi e non li troviamo. Alziamo la voce, allora, o ci induriamo, o scappiamo. Non c’è nulla che si possa fare a riguardo. Mi viene in mente, solo, il bellissimo esergo che Benjamin Labatut ha scelto per il suo ultimo libretto. Sono delle parole di Gramsci che io non ricordavo. Dicono così: “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.  Siamo noi, ho pensato. I fenomeni morbosi, siamo noi. Che passi presto, questa terra di nessuno, ho pensato.

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La chiglia che abbiamo costruito ultima modifica: 2021-09-28T04:11:00+02:00 da GognaBlog

40 pensieri su “La chiglia che abbiamo costruito”

  1. Imporre regole vessatorie tramite DPCM per costringere in maniera surrettizia e truffaldina, senza permettere contraddittorio ed anzi usare la peggior propaganda per stroncarlo otterrà l’effetto voluto, ma anche altri collaterali che personalmente mi preoccupano ben più del virus: il legare definitivamente tutta una fascia di irriducibili a simpatiche canaglie come Salvini e Meloni o abituare il popolo a demandare all’uomo della provvidenza (popolo che ha già abbastanza questa nefasta tendenza, peraltro).
    Uomo della provvidenza che oggi è il santo-subito Draghi, ma domani chissà…
     
    Tu divertiti pure nel vedere le tue previsioni confermate, le tue posizioni benedette dal pensiero main stream e le tue pulsioni repressive soddisfatte.
    Io mi preoccupo e mi intristisco.

  2. Cosa ho detto?
    Semplice.
    Che, aldilà di un sacco di chiacchiere in gran parte assai fantasiose, il ribellismo adolescenziale così pervasivo tra i sociopatici e narcisisti frequentatori della montagna, non è “abbastanza effettivo” per proseguire nella sceneggiata e quelli che pensavano che avrebbero “tenuto in scacco il sistema” si stanno adattando in mesto silenzio.
    Il che è ovviamente provvidenziale oltre che non poco divertente.
    Ahi Velasquez.

  3. Matteo ti sono profondamente grato per avermi associato alla parola cultura
    grazie,veramente,graxie,sono commosso

  4.   Rendere obbligatorio il vaccino ancora no, ma metodi piu’convincenti ..ad esempio medici di base o farmacisti di fiducia, a km quasi zero col vaccino disponibile  , senza trasferte in mega hub e code.La tecnica pubblicitaria dei Testimonial ha fatto il suo tempo, in quanto i refrattari ad oltranza  potrebbero sempre dire che si trattava di acqua distilata. Invece da parte delle masse dei provax incontrate  trasferte, code e qualche”volontario”in cappello piuttosto vissuto(ergo carico di unto  e germi)e adottante un gergo da caserma a base di”vi faccio un cazziatone”o “se scopro chi salta la coda per lui  son cazzi acidi!”Si vede che aveva nostalgia della leva  ed in vita sua non ha mai sperimentato di meglio, neppure in montagna.In alcune valli del Trentino, passava  camper attrezzato a veccinare con tanto di calendario ed orari settimanali.Poi..”ad impossibilia nemo tenetur “.Il green pass facile da scrivere in modo dettagliato difficile da verificare, come le norme sull’uso del telefonino al volante, ricorda le grida   spagnolescheconsacrate  a scuola  dal Manzoni.Finalmente si prevede che un dipendente di sua volontà consegni il certificato di vaccinanzione nonanonimo  una sola volta fino a scadenza, per evitare la rottura quotidiana.(basta che poi non lo stressino o meglio mobbizzino suoi colleghi del No)

  5. Nessuna mazzata quindi, solo una prevaricazione populista anziché una soluzione ragionata.
    E magari pure inutile rispetto all’obbiettivo.
     
    Caro Gengis, ripeto che a te e alla tua cultura probabilmente non parrà gran cosa, ma, sia detto senza oltraggio alcuno, speravo proprio che tu e lei rimaneste sepolti come negli ultimi cent’anni!

  6. diceva che dal 15 sono arrivate le mazzate……
    per i pensionati cambia meno di un tappo di bottiglia,per chi lavora o si vaccina o 200 euretti circa al mese in tampax…………..
    personalmente il tampax ogni 3 giorni neanche gratis ma a qualcuno piace così……..
    lanzavecchia mi piace,molto diretto e poco parlar forbito hahahahah
    però ha ragione grande capo pasini,questo blog intema vaccinale è diventato un cul de sac………….non rimane che fare i cazzoni,se ci diverte cosìo laciar perdere!
    hahahah

  7. Comunque volevo ricordarvi in ordine:
    1) Non vi passa più.
    2) Che vi rode il culo
    3) Che entrambe le cose sono per me molto divertenti.

  8. Allora pagliacci… come è andata? Esattamente come dicevo io corretto?
    PS: i joke sui cognomi li ho piantati lì in seconda liceo. Anche se capisco che con qualcosa vi dovete consolare.

  9. Matteo. La fonte è sempre la stessa, cambia solo di direzione. Arcaica, profonda e molto facile da evocare. Lo sanno bene burattinai e manipolatori. Basta grattare un po’ la superficie e viene facilmente evocata, anche in chi meno te lo aspetti. Nelle fasi critiche è ancora più facile. Prevedibile. Così siamo fatti. Angeli e demoni allo stesso tempo. 

  10. Mi ha sempre colpito l’astio e il livore dei pro-vax verso chi non vuole (o non vorrebbe) vaccinarsi…
    Mi pare totalmente irragionevole e mi piacerebbe capirne il senso e l’origine. 

  11. Come funziona Lanzavecchia? O si avvalla quello che dici oppure dai subito di matto? Ti basta veramente poco….dai non arrabbiarti e magari prova in futuro a fare esempi più calzanti, con un po’ di applicazine potresti riuscirci.

  12. a te invece l’elastico delle mutande te lo meterranno ai coglioni, sempre che non ti siano già caduti.

  13. Marco PANZAVECCHIA o scusa volevo scrivere Lanzavecchia.
    Si sarebbe una minaccia visto che ti permetti di fare il provocatore e spesso e volentieri offendi.
     
    e per 15 ottobre stai sereno.

  14. Lanzavecchia, ha mica dei brufoli sulla schiena, parte alta, diciamo sulle scapole/spalle? Grazie.

  15. Simone Di Natale: il fatto che a te sembri non vuol dire che sia. Io propendo a pensare che ti sembri perché non capisci un cazzo.
    Alberto Benassi: le mazzate si prendono sarebbe una minaccia? Le mazzate le prendete dal 15 corrente mese. Tre alternative. Vaccino, tamponi ogni 48 ore o a casa. Il resto chiacchiere da mitomani. Io credo che questo sia un gran bene non solo per la prevenzione dei contagi ma per dare un’opportuna e meritoria sforbiciatina alla cresta dei sociopatici e mitomani che abbondano tra i frequentatori della montagna. Prevedo che in breve avrete l’elastico delle mutande attorno ai malleoli e sono sicuro che sarà per me motivo di grande ricreazione.
    Have a nice day.

  16. 21. Lusa
    Castelli dice chiaro: “Sono una vittima del vaccino. Non lo posso provare ma ragionevolmente credo sia così”.
    Non lo può provare. E crede che… 
    Crede ma senza prove. E allora?

  17. quanto alle “MAZZATE” caro Lanzavecchia, c’è da essere d’accordo in due…
    Quindi piano con le provocazioni perchè a volte invece di darle, le “MAZZATE” si pigliano.

  18. Quando la legge impone un limite di velocità si rispetta, indipendentermente dal fatto di pensare che quel tratto di strada non presenti rischi o che si sia abbastanza abili alla guida da non correrne e da non causarne ad altri.

    su questo si potrebbe “discutere” dal momento che lo stato permette di mettere in circolazione sulla strade macchine che fanno più di  200 km all’ora.
    Si può dire che lo stato mette una regola e allo stesso tempo ti istiga a non rispettarla.
     

  19. Mi sembra Lanzavecchia che tu ti contraddica da solo.
    Primi fai notare che il governo, giustamente non ha imposto il vaccino.
    Poi fai una equivalenza fra il limite di velocità (che è imposto per legge) ed il vaccino (che come hai sottolineato non è imposto per legge)…arrivando quindi a delle improbabili conclusioni. Sorvoliamo sulla parte offensiva finale che sottolinea quanto poco tu abbia appreso dall’articolo letto, o quanto invece tu sia fondamentalmente in disaccordo con esso.  

  20. Per chi crede che questa pandemia sia solo un problema di dati numerici, tradotti in curve e percentuali, lo scritto di Baricco appare inevitabilmente incomprensibile.
    Chi invece, per sensibilità o cultura, avverte il bisogno di inquadrare questi avvenimenti in un quadro più ampio, oltre l’intrinseco limite di sistemi autoreferenti come quelli scientifici, ringrazia che vi sia chi ha la lucidità e la profondità di esporre temi come quelli dell’articolo.

  21. Uno dei miei punti deboli è prestare ascolto all'”italiano correggiuto”. E quindi ho letto con interesse questo articolo e alla fine ci ho pensato sopra. Sono arrivato alla conclusione di provare comprensione nei confronti dei no vax: anche le paure che non condividiamo, o ci sembrano tremendamente irrazionali e sciocche, meritano considerazione e vanno rispettate.
    Ha ragione Baricco a pensare che l’obbligo vaccinale sarebbe sbagliato e direi che bene ha fatto Mario Draghi a non imporlo.
    Diversa questione è quella del green pass che è ispirato al concetto che i cittadini hanno dei doveri nei confronti della società. Quando la legge impone un limite di velocità si rispetta, indipendentermente dal fatto di pensare che quel tratto di strada non presenti rischi o che si sia abbastanza abili alla guida da non correrne e da non causarne ad altri.
    Quindi in estrema e drastica sintesi il “no vax” è uno spaventato, il “no green pass” un menefreghista ed un figlio di puttana.
    Il “no vax” va aiutato a superare o a convivere con le proprie paure, forse aiutato anche ad acquistare tamponi a prezzo calmierato, il “no green pass” preso a mazzate. Tanto e ben forte.

  22. Riva Guido,
    ti ricordo che NON c’è una legge che obbliga tutti i cittadini italiani a   vaccinarsi.
    Qui se c’è qualcuno che fa il finocchio con l’altrui culo è lo stato che non si assume le proprie responsabilità.
    E non mi dire che tutti quelli che si sono vaccinati lo hanno fatto perchè sono buoni,  altruisti e hanno amore per la comunità.

  23. Riva Guido, non so chi sia la “Company” ma per quanto mi riguarda sto facendo quello che mi suggerisce il mio istinto. 
    Fare il frocio col culo degli altri può essere una strada, ma non credo che sia la mia. 

  24. Scambiare l’urlo di denuncia contro il rischio di sgretolamento della comunità con il nulla, non solo è interessante ma pure dimostra la presenza del declino. 

  25. Mi sembra che si stia parlando del nulla e, sinceramente, gli scritti e gli articoli di questi intellettuali che, anche in questo caso, non perdono occasione per specchiarsi narcisisticamente nelle loro parole, stanno diventando un po’ pesanti. Di certo non mi stupiscono ne’ mi arricchiscono. E’ solo questione di maggioranza: tanti si sono vaccinati, pochi non lo hanno fatto. Tutto qui e da qui tutto segue. Dire che chi si e’ vaccinato e’ rimbecillito e’ esattamente come dire che chi non lo fa e’ rimbecillito anch’egli. E’ il risultato finale che conta e, in democrazia, conta la maggioranza. In questo caso una conseguenza del fatto che molti si siano vaccinati e’ che la vita va avanti un po’ piu’ normalmente e che anche chi non si e’ vaccinato ha la possibilita’ di vivere in un mondo che, fortunatamente, non e’ quello di marzo 2020 ( per dire con parole meno colorite quanto e’ stato detto nel messaggio 8). Tutto qui.

  26. …Ecco allora entriamo in darsena alziamola sta benedetta nave da vicino osserviamo la chiglia cambiamo qualche asse marcia rimettiamo del catrame e chiodo Nuovo e ripartiamo al più presto TUTTI e senza litigi per ragioni contrapposte che sembrano nelle ripetizione dei ragliii. 
    Ognuno ha le proprie ragioni per le proprie scelte anche quando  siano fatte per la collettivita’o per sé stessi, non essere uniti nella riparazione della chiglia fa’ solo comodo all’ armatore che preferirebbe affondare e sostituire. ..al solito.
    Se la regia ottusamente non capira’ l importanza delle ragioni e opinioni dei vaccinati che dei non , tutte lecite e importanti,sarà un guaio che non si risolvera’ certo con gli obblighi di legge.
     

  27.  
    Sui suoi consigli (che lui chiama “correzioni”) di non rendere obbligatorio i vaccini, di non esasperare lo scontro sul green pass, mi trovo d’accordo.
     
    Ma sul linguaggio metaforico e artificialmente complicato, per cui una cultura diventa una chiglia, degli argomenti diventano narrazioni, su espressioni insensate come il firmamento del vivere, uno statuto quantistico, una chimica misteriosa che decide per noi, posso dire solo dire che quel linguaggio è nauseabondo. Ho avuto difficoltà a leggere fino in fondo.
     
    L’unica cosa chiara per me è che Baricco ce l’ha con la scuola e credo che abbia ragione, perchè la scuola non gli ha insegnato ad esprimere chiaramente le proprie idee, soprattutto a se stesso.
     
    Da questa nebbia profonda Baricco si erge a profeta e dalla sua cecità dichiara che lui vede una umanità che brancola perchè si dibatte fra culture diverse con cui non si raccapezza.
     
    Certamente il profeta ci parla dell’umanità riferendosi a se stesso, ma nel resto dell’umanità certamente non è l’unico nell’avere idee confuse.
     
    Fortunamente non è il  profeta dell’umanità, ma è un buon rappresentante di chi non capisce perchè neanche ci prova.
     
    Geri

  28. Sono tempi questi che le persone accorte, oltre ad indossare la mascherina ritengono molto utile indossare anche le mutande di ferro.
    Le precauzioni da prendere non sono mai troppe.

  29. “Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati” [B. Brecht]

  30. Faccio esempio:
    Sarà che sono su isola sperduta dell’Egeo che non conta un cazzo (cit. Serg. Lorusso) dove tira sempre vento ma il vento, pur dando molto fastidio, sa di libertà. 

  31. Io ero partito, e ne sono ancora convinto, a non volermi vaccinare perché ho paura.
    Ma ora non nascondo che non voglio vaccinarmi anche per spirito di ribellione, bastian contrario e pirateria. Non mi sento un perseguitato e non ho mai convinto nessuno a non vaccinarsi, tantopiù che in famiglia siamo circa 50% pro e 50% contro e si convive normalmente. Mi sento dalla parte sbagliata ma riesco a starci.

  32. Utile contributo per aiutarci a riflettere, scritto con linguaggio chiaro e a tutti comprensibile. Bravo Baricco, come sempre!
    Intanto, in questa terra di nessuno in cui ci muoviamo, le difficoltà ad incontrarci di persona, in gruppi organizzati, è tale che i gruppi stessi si svuotano e le strutture culturali perdono di senso. Le Università per Adulti/ Anziani, costrette alla lontananza interpersonale, sono abbandonate dai Corsisti, per i quali quello che contava era la Socialità, perdendo così la loro prima ragion d’ essere e lasciando gli anziani più soli che mai. 

  33. Bravo.
    Indipendente.
     
    Errata corrige:
    2. La seconda correzione che vorrei suggerire riguarda quelli che declinano l’invito a vaccinarsi: è molto importante che la smettano di pensare di essere gli unici a saperla lunga, gli unici ad essere sfuggiti a un rimbambimento generale; è molto importante che non si sentano degli eroi perseguitati che combattono il sistema.

  34. Tutti i tentativi del governo di rendere obbligatoria la vaccinazione, oltre a cercare di annichilire le menti di chi riesce a pensare autonomamente, rendono vecchio e inefficace un pensiero recente. 
    Il cuoricino innocente di Sara proietta un pensiero raffinato nel mondo di Lyala. 
    Non ci restano che sciarpe e berretti di sintetico pile simil-cachemire per affrontare il prossimo inverno e un aperitivo al prosecco ogni tanto.
     

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