Sempre più spesso ci domandiamo, anche semplicemente riflettendo in silenzio, che cosa possiamo fare noi cittadini senza alcun potere decisionale ed economico per contribuire ad una trasformazione della nostra civiltà che segua un possibile sentiero di salvezza e che al tempo stesso valorizzi la somma delle piccole azioni virtuose.
Perché, ammettiamolo, sono tante le occasioni in cui ci asteniamo dal seguire il giusto percorso semplicemente perché pensiamo che, in fondo, la nostra piccola decisione non serva a nulla e sia solo una goccia dispersa nel deserto.
Bene. E’ ora di cambiare radicalmente: quel dubbio dev’essere eliminato. Ed è consolante osservare che è una trasformazione che una buona parte di giovani ha già compiuto.
La “climbers forest”
È la “climbers forest”, la foresta virtuale dove gli arrampicatori posso adottare un albero, un piccolo gesto per compensare le emissioni di CO2 che si producono durante i viaggi per raggiungere le zone d’arrampicata.
Nasce da un’idea di zeroCO2, con i due climber professionisti Stefano Ghisolfi e Alex Megos. L’azienda che si occupa di riforestazione ad alto impatto sociale, pianta a proprio nome degli alberi ogni volta che i due atleti fanno una prestazione superiore al 9a.
L’idea si basa sull’assorbimento delle emissioni generate dai viaggi dei due arrampicatori, ma anche sul sensibilizzare la climbing community su quanto le nostre azioni possano impattare a livello climatico.
Ad oggi la foresta conta 240 alberi, piantati in Guatemala: oltre a mitigare la crisi climatica, daranno supporto a famiglie di contadini locali che, prendendosene cura, si gioveranno dei frutti prodotti.
“La cosa bella è che ognuno di noi può far crescere la foresta piantando un albero per celebrare la riuscita del proprio progetto, per compensare le emissioni o per offrire un po’ di ossigeno al pianeta, allo stesso modo in cui ci si offre da bere dopo aver realizzato un obiettivo… È un’iniziativa a lungo termine e contiamo sull’attenzione che gli scalatori hanno per l’ambiente, sicuri che grazie a tutti noi questa foresta crescerà anno dopo anno!” scrive Stefano Ghisolfi nel post su Instagram in cui annuncia il lancio del progetto.
“Come scalatore che vola e guida in giro per il pianeta, sono molto consapevole della mia enorme impronta di CO2. È stata una questione cui ho pensato sempre di più negli ultimi anni. Ridurre i miei voli è stato un passo importante per me, ma volevo fare di più.
Ho cercato di compensare la mia impronta di anidride carbonica e finalmente ho trovato una grande azienda che mi aiuta a farlo. @zeroco2.earth sta piantando alberi per aiutare le aziende e gli individui a compensare la loro impronta di carbonio. Lo fanno in modo sostenibile, tenendo conto degli ecosistemi e delle strutture sociali. Lavorano insieme alle comunità locali per assicurarsi che gli alberi vengano curati e piantati nei posti giusti […].
So che compensare la mia impronta di carbonio non è la soluzione alle mie emissioni di CO2, ma è un inizio” scrive invece Alex Megos, che ha anche voluto regalare alcuni alberi della foresta come iniziativa per il Natale. Adottando un albero si può infatti seguirne la crescita con aggiornamenti periodici personalizzati.
Chiunque può contribuire alla crescita della foresta, piantando un albero tramite il codice SOTTOCATENA20.
Amedeo e Nicolò, appassionati arrampicatori che insieme formano il team comunicazione di zeroCO2, non nascondono la volontà di voler allargare la foresta anche ad altri atleti, ideando nuove modalità di collaborazione non basate sulla prestazione per poter accrescere l’impatto dell’iniziativa.
Piantare un albero è un bellissimo gesto nei confronti del pianeta e delle persone, che ci aiuta a comprendere come, ognuno di noi, nel proprio piccolo, può portare il suo contributo nella lotta alla crisi climatica.
La foresta è visitabile tramite il link: https://zeroco2.eco/it/climbers-forest/
ZeroCO2
ZeroCO2 è una società benefit italiana che si rivolge alle aziende con l’obiettivo di ampliarne l’impatto positivo attraverso un percorso di sostenibilità, fatto di progetti tracciabili e trasparenti al fine di salvaguardare l’ambiente e l’impatto sociale, quindi per il pianeta e per le persone. Nella ferma convinzione che una comunicazione efficace permette di condividere in modo chiaro e coerente il positivo impatto ambientale sul pianeta. Particolare cura dev’essere riservata alla divulgazione della sostenibilità che dev’essere comprensibile a tutti pur appoggiandosi a dati concreti e scientifici.
E’ estremamente importante che, in questo processo, si crei un team di persone consapevoli e competenti, che operino in squadra. Ci sono molti mezzi per rendere questo possibile: webinar, podcast, attività di team building all’aperto.
Questo significa impegnare l’azienda in un percorso di corporate social responsibility (CSR): perché un piano di responsabilità sociale coerente permette di posizionare l’azienda in modo chiaro nel mondo della sostenibilità.
L’ultimo gradino nel percorso dell’azienda è la progettazione di una strategia di green marketing
I servizi di ZeroCO2
Anzitutto la consulenza di comunicazione, per creare contenuti social, newsletter, comunicati stampa o altri progetti comunicativi sulla sostenibilità dell’azienda. Occorre raccontare storie di valori e di obiettivi di sostenibilità attraverso grafiche, testi, foto, video e tutto il necessario per tradurre la strategia in comunicazione. L’organizzazione di eventi (fisici o digitali, che si tratti di formazione o di team building) dev’essere sempre un tuffo nella sostenibilità.
Il motore dello sviluppo sostenibile è la formazione. Con corsi in presenza, online o consulenza one-to-one, occorre trasmettere sempre la passione e le competenze in maniera chiara e divertente.
L’offsetting bilancia l’impatto ambientale dell’azienda: occorre sviluppare un piano di riduzione di CO2 personalizzato per assorbire le proprie emissioni tramite un progetto di riforestazione ad alto impatto sociale.
Dell’idea della foresta aziendale abbiamo già parlato più sopra. Ogni azienda può creare la propria foresta, geolocalizzarla, tracciarla. Solo monitorando la crescita di ogni singolo albero si ha un alto impatto sociale!
LCA e Carbon Footprint sono gli strumenti per studiarescientificamente l’impatto ambientale dell’azienda o di un prodotto. ZeroCO2 supporta nel delineare una visione strategica, definire obiettivi e linee guida nella strategia di sostenibilità. L’obiettivo finale è la carbon neutrality.
Il successo di una comunicazione efficace e coerente, parte dalla strategia di comunicazione. Attraverso lo studio del target e la definizione degli obiettivi, si costruisce una comunicazione che dia valore al proprio impegno.
La sostenibilità è un ecosistema ampio e complesso, dove può essere difficile orientarsi. Strutturare una strategia di sostenibilità aiuta a individuare i punti di forza e le criticità del proprio business, definire obiettivi e costruire un piano di azioni efficaci, fatto di progetti personalizzati (come appunto la creazione della propria foresta aziendale o di un piano di CSR).
Naturalmente un’azienda deve raggiungere nuove fette di mercato, aumentare le vendite, incrementare fiducia e trasparenza: la sostenibilità è leva competitiva strategica. Dunque ZeroCO2 sviluppa una strategia marketing su misura per l’azienda e costruisce progetti personalizzati per raggiungere gli obiettivi di marketing.
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Domenica 27…prevista uscita …leggo oggi:https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2022/03/24/news/incendi-di-longarone-sotto-controllo-balzo-delle-micropolveri-1.41326137
aspetteremo piogge sperando arrivino presto..anche in localita’ diverse c’e’sempre il rischio..e a decine dichilometri di distanza aria che sa di fumo…
Nel 2021 solo in Amazzonia è scomparsa una superficie di foresta pari a quella dell’Abruzzo (oltre 10000 kmq, fonte Wikipedia), e sapete chi è il secondo “importatore” di deforestazione al mondo? L’UE con il 16% dopo la Cina che “vanta” un 24%.
Ma in questa speciale classifica noi italiani siamo i campioni europei, i peggiori per deforestazione associata alla carne bovina (trovate i dati qua: https://wwfeu.awsassets.panda.org/downloads/stepping_up___the_continuing_impact_of_eu_consumption_on_nature_worldwide_fullreport_low_res.pdf?_ga=2.212220948.1438971074.1648077156-1477391428.1648077156)
Capite che queste operazioni di facciata valgono quanto (per citare un valido esempio apparso tempo fa sul forum di Planetmountain) pulire dalla polvere i ripiani della libreria quando nel salotto hai 10 vacche che defecano e urinano.
Ho piantato un noce ,trenta faggi ,dieci meli due di susino e un numero imprecisato di frassini … sono fuori tempo massimo per il 9a mai cercato ne pensato.Penso pero’ che il ramo su cui stiamo belli comodi stia per creparsi e zero paracadute …ciao.
Dinosauri e foreste primordiali trasformate in idrocarburi e carbone fossile per i nostri svaghi ,comodità e lavoretti suicidi,che mi venga un colpo, chissà se chi verrà dopo i sapiens collegherà mai le due estinzioni?
Mah… Mi sembrano specchietti per le allodole. Saranno iniziative che possono aiutare a prendere coscienza ma non certo risolutive. 130 alberi in Guatemala, meno di una goccia nel mare.
Ah… Il pino rosso proprio mancava nel mio personale bestiario botanico.
Concordo con Marcello sulla questione alberi-climber. In Val di Mello e non solo la vegetazione si sta mangiando le pareti, sporcando e annerendo la roccia. I prati aperti sono quasi spariti, complice il lento declino della pastorizia. Placche che erano grigie e abbaglianti ora sono nere e polverose, sfogliate Cento Nuovi Mattini e fate un paragone con oggi, impressionante. Non conosco climber local che non strappi via cespugli e non tagli piante e pianticelle di varie stazze, anche usando la silenziosa motosega elettrica. Per le falesie si va ancora oltre, radere al suolo tutto ciò che tocca la parete.In gergo queste operazioni le chiamiamo “dare aria” alle rocce.
Piantano un albero ogni volta che superano il 9a… Ovvero? Quante volte all’anno e quanti alberi? E on sight o lavorato? Ma dai… Io ho adottato una capretta in un villaggio africano. Mi sembrava più utile che un albero. Mi sposto coi mezzi pubblici, a Milano, of course, in treno quando posso. Non ho l’auto.
Commento 10: Cominetti la sua risposta proprio non l’ho capita. Sara’ per il mio insufficiente comprendonio. Ma visto che lei dice di agire, lei quanti alberi ha mai piantato?
https://www.capsulamundi.it/it/il-progetto/ ovvero fallimento di molte aziende del settore…e doppio passaggio in Parlamento con scontri e migliaia di proposte di emendamenti!
Abito nelle vicinanze di ben 2 mega plessi scolastici, dotati di ampio parcheggio.Specie in prossimita’ dell’ora di termine lezioni, si ammassano auto di genitori in attesa di recuperare i frequentanti. Alcune di queste auto sostano anche per 15 minuti con motore acceso. Fose e’ dimenticanza o forse è per risparmiare ai giovani caldo o freddo, mantenendo in funzione il climatizzatore.La stessa pratica adottata da mega Pullman scolastici in attesa …E PURE DA AUTO IL CUI OCCUPANTE ENTRA IN UN NEGOZIO E SI FERMA A PONDERARE L’ACQUISTO E O CHIACCHERARE.Il bello e’ che sovrintendono alla sicurezza pure pattuglie di vigili urbani, ma , non ostante blocchetto sanzioni in tascona e pure pistola di ordinanza da estrarre alla bisogna in caso di reazioni isteriche, giammai si arrischiano di intimare lo spegnimento dei motori. Se lo fa un privato cittadino, si becca come minimo gesti e frasi. Sarà un mio difetto visivo, ma spesso si vedono mezzi eurosottozero, andare lasciando scia di fumo nerastro…(revisione evitata, o addomesticata?) QUANTI ALBERI OCCORREREBBERO PER COMPENSARE ?Le leggi son , ma chi pon mano ad esse? ad ogni nato, un comune dovrebbe impiantare albero, ma forse sarebbe meglio farlo ad ogni decesso, dato il saldo , magari sopra sepoltura non marmoreo cementizia.
9) anche l’escursione in zona montana piu’vicina , e’ sempre una bella sberla al portafoglio..per via del costo carburante. Consigliabile organizzare con auto semipiena e ovviamente costo distribuito alla “romana” con ostracismo agli “scrocconi ” ormai classificati come incorreggibili .Piantare alberi dove si puo’, è pur sempre una mezza soluzione. Esistono pannelli fotovoltaici a consumo da appendere a facciate e poggioli con esposizione solare favorevole, ma ad esempio in un condominio occorrono assemblee ed autorizzazioni per via delle parti comuni e dell’alterato look delle facciate. Da quando venne istituita nazionalizzazione enel e cadde aereo di Mattei,leggo di problema energetico peculiare in Italia, ma i consumi sono aumentati ( a guarda caso Molti usano ascensore per evitare massimo 3 rampe discale e in casa stanno seminudi col riscaldamento a manetta o con maglieria cachemire in estate in locali ibernati dal climatizzatore) .L’ecobonus sembra la soluzione magica, si scatenano imbonitori , ma neppure edifici recentissimi avevano adottato tutte le soluzioni, meno costose se applicate in fase di prima edificazione.L’isolamento a cappotto esisteva come opzione tecnologica da decine di anni, ma trainavano il marketing piu’ le finiture, le piastrelle decorate che l’efficenza energetica.
https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2022/03/20/news/sette-ettari-di-bosco-a-maser-nasce-la-food-forest-con-percorsi-guidati-1.41314784
Ma come contraltare la solita cicca schizzata a terra da qualche escursionista o fungaiolo..o barbecuista
https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2022/03/20/news/vedelago-brucia-il-bosco-delle-sorgenti-del-sile-1.41314822
Escursionista ( ma nome e cognome non ce l’hai?) il tuo commento è così originale che prossimamente lo troveremo come editoriale di 360.
Silvestri, parlo perché so di cosa si parla, per risponderle. Ma soprattutto faccio, a differenza di chi parla soltanto.
Ognuno faccia la sua parte e meno organizzato sarà, più efficace sarà l’effetto.
Ognuno può fare la sua parte, magari evitando, con mezzi a motore, medio /lunghe trasferte per fare sport in montagna. Questo, almeno, ogni tanto. Prediligere, ove possibile, escursioni vicino al luogo di residenza.
Mi scusi, Cominetti, ma lei sa almeno di cosa si parla prima di sparare a zero? Non voglio entrare nel merito dei due tizi dell’articolo ma Lei pensa proprio che la soluzione dei problemi ambientali globali la si possa trovare solo attraverso la via tecnologica (sempre ammesso che per lei il problema ambientale globale esista, cosa su cui ho dei seri dubbi …)?
La UE prevede per il 2035 di eliminare le emissioni da combustibili fossili …. magnifica dichiarazione, ci faranno fortune tutti quelli che operano nelle rinnovabili e nel 2035 si troverà che pochissimo sarà cambiato …. LA VIA TECNOLOGICA DA SOLA NON RAGGIUNGERA’ MAI L’OBIETTIVO DI STABILIZZARE IL CLIMA. SOLO CON IL BLOCCO DELLE DEFORESTAZIONI E LE RIFORESTAZIONI ESTENSIVE SI POTRA’ CERCARE DI LIMITARE IL DISASTRO.
Stefano Mancuso (lo cerchi in internet, che trova molte informazioni) su questi aspetti ha scritto molti libri. Quello sotto è uno stralcio di un articolo comparso recentemente su un giornale:
«L’uomo deve dimostrare che il cervello è un vantaggio evolutivo e non il contrario. La soluzione non è l’auto elettrica. L’unica possibilità è piantare mille miliardi di alberi, di cui non si parla perché non è un’opportunità economica. Ci consente di guadagnare settant’anni in cui trovare altre soluzioni». Solo le piante ci salveranno. Stefano Mancuso, 2021
Saluti.
MS
Marcello, incredibilmente (hahahahaha) sottoscrivo quanto dici!
Conosco troppi enti e singole persone che giustificano certe loro attività attribuendole una facciata green, come si usa dire.
Ma seguite le vostre passioni senza sforzarvi di farle passare per quello che non sono, mi viene da dire. Senza considerare che c’è chi ci guadagna pure o ci si paga la vacanza. Non voglio fare nomi ma nel mondo della montagna ho conosciuto organizzazioni, che io reputo pseudo criminali, che si vantano di fare del bene e invece non lo fanno per niente, anzi lucrano su disgrazie altrui. Non voglio dire che questa di piantare alberi sia una di queste, ma mi viene da ridere se penso a quando si abbattono piante alla base di certe falesie per starci più comodi. Anch’io ho sempre un seghetto nello zaino e se nella falesia in cui vado a scalare c’è una pianta che da fastidio, la taglio. E non sono di certo il solo.
Intorno a casa ci sono migliaia di piante abbattute dalla tempesta Vaia che per molti è stata un business enorme. Il bosco ricresce, le tempeste sono parte della natura e basta buonismo grottesco. Scalate e fate il 9b (bravi!), ma se volete fare qualcosa per l’ambiente lasciate perdere il piantar alberi mostrandolo come un sostitutivo della CO2 che producete alla guida dei vostri furgoni ultimo modello e ultima moda. La cosa, con tutta la spiega che ci sta intorno, fa proprio ridere.
Marcello, sappi che adesso, visto che non arrampico piú come un tempo, non sono degno di piantare alberi per salvare il mondo.
Ora mi accontento di margherite. Tutt’al piú gerani.
Boiate simili vanno sempre più di moda.
Ma andate a lavorare.
Saluti.
Qui trovate molti altri modi di compensazione ambientale:
https://www.etifor.com/it/
Lo scorso Natale ai bambini di un amico ho regalato un albero in Val di Fassa (dopo Vaia) ed uno in Burkina Faso per un progetto di riforestazione.
Saluti.
MS
Tutti possono piantare alberi, anche gli arrampicatori seriali. Che in palestra tuttavia inquinerebbero meno.
Le essenze sono tante e meglio dare la precedenza a quelle autoctone piu’ adatte all’ambinte particolare.Pero’ anche introduzioni controllate di specie performanti potrebbe essere utile…evitando le monocolture, ad esempio Noce, paulownia ecc.Vaia ha fatto strage della monocoltura pino rosso. In certi comuni amministrazioni improvvide hanno deciso decennifa piantumazioni di mono essenze(ippocastani,,plaltani,, pini marittimi)e non cambiano mai idea, sostituiscono le piante eliminate con altre uguali…poi devono ripulire strade e marciapiedi e cadioie acque piovane da pigne, aghi , ricci, foglie.Un fatto stigmatizzato e’questo:https://www.edileehobby.ch/guida/giardino/prato/cura-del-prato/taglio-dell-erba-a-seconda-della-stagione.html#
ovvero lo sfalcio erba seriale compulsivo prima ancora della fioritura, utile piu’ alla ditta cheh si è aggiudicata l’appalto e che sparge sul medesimo terreno i residui del carburante usato dai mezzi meccanici..Meglio diradare gli sfalci( dare lavoro a sfalciatori manuali alla vecchia maniera o usare tagliaerba elettrici) e sostituire praterie di erbette ( vietato calpestarle ai bimbi e coppiette ma permesso ricoprirle con feci canine)con piante latifoglia. In alcuni parchi si mettono a dimora piante autoctone con frutti(prugne, uva, mele) che poi vengono depredate con ancora frutti acerbi e spezzandoi rami. Sarebbe meglio vietare la raccolta, sanzionare con multe ed anche penalmente ed incaricare della raccolta frutta matura Onlus autorizzate e distribuire a case di riposo o scuole. Anche il legname da ardere di aree demaniali andrebbe raccolto da Onlus autorizzate e distibuito o venduto.Le aree aziendali o abitative private preferiscono il praticello all’inglese..?