La contraddizione tra il bene pubblico e la ricchezza privata
di Petra Gogna
Adam Smith
Nella sua opera del 1776 Indagini sulla natura e la ricchezza delle Nazioni, con il celebre paradosso dell’acqua e del diamante, Adam Smith s’interroga su quello che diventerà il celebre paradosso del valore: Com’è possibile che l’acqua, bene quanto mai necessario, abbia un prezzo infinitamente inferiore al diamante, il più superfluo tra tutti gli oggetti?
Realizzare questo paradosso porta Smith a delineare una distinzione all’interno del concetto di valore: cioè tra il valore d’uso (l’utilità di un bene) e valore di scambio (la facoltà che il possesso di un bene conferisce nell’acquisire altri beni).
Secondo questa distinzione, l’acqua ha un elevato valore d’uso e un bassissimo (se non inesistente) valore di scambio mentre il diamante possiede uno scarso valore d’uso ma un elevato valore di scambio.
Smith, che ricordiamolo è considerato il padre della scienza economica e dell’economia politica, risolverà il problema della dualità del concetto di valore – d’uso e di scambio – sancendo che la scienza dell’economia politica può e deve occuparsi solo del valore di scambio. Questa decisione sancirà l’importanza primaria, se non assoluta, del valore di scambio (quindi dell’aspetto quantitativo del valore) per l’economia, facendo così cadere nel dimenticatoio l’aspetto qualitativo del concetto di valore (cioè il valore d’uso).
Da Smith in poi i beni e le risorse naturali, essenziali per la sopravvivenza degli uomini, non vennero più presi in considerazione come forma di valore intrinseco, ma solo come mezzi per la creazione di valore.
L’idea che la natura fosse gratis, un “free gift” (così com’è stata formulata da Thomas Robert Malthus), come qualcosa da poter liberamente usare, diventò un principio cardine dell’economia classica liberale.
L’irrilevanza del valore d’uso in materia economica sancita da Smith e il conseguente trattamento della natura e delle sue risorse come free gift, rimasero proposizioni alla base dell’economia capitalista, in qualità di principi cardine dell’economia classica e neoclassica. Fu sostenuta infatti da Jean-Baptiste Say, John Stuart Mill, come anche da neoclassici del tardo ‘900 come Alfred Marshall (quello del piano Marshall) e Campbell R. McConnell.
James Maitland Lauderdale
La contraddizione ecologica che sta alla base della valorizzazione del valore di scambio a discapito del valore d’uso, nonché intrinseco della natura e delle sue risorse, venne teorizzata da John Maitland, l’VIII conte di Lauderdale, nel 1804 in quello che è conosciuto come Paradosso di Lauderdale.
Lauderdale notò nel suo scritto Inquiry Into the Nature and Origin of Public Wealth che la definizione della ricchezza di una nazione contiene un paradosso: nel senso che più una nazione è ricca dal punto di vista del PIL (e quindi dal punto di vista della somma delle ricchezze private del paese), più è povera dal punto di vista del bene pubblico.
Egli sottolineò una contraddizione tra il bene pubblico e la ricchezza privata, poiché un aumento dell’ultimo fa diminuire il primo.
Lauderdale spiega come l’unico modo per far aumentare la ricchezza privata, basata sul valore di scambio, è creare scarsità.
In questo senso più una nazione è ricca, quindi più il suo PIL (cioè la somma di tutte le ricchezze private) è alto, più scarsa è la ricchezza pubblica di questa nazione o il bene comune nazionale.
Esempio degli olandesi: Lauderdale constatò che spesso i colonizzatori bruciano persino gli alberi da frutto e da frutta secca per impedire agli autoctoni di vivere dell’abbondanza naturale della terra e costringerli a lavorare in cambio di un salario per potersi nutrire.
Esempio della Mitsubishi: La Mitsubishi, che tutti noi conosciamo come produttrice di auto, detiene il 40% del mercato mondiale della pesca di tonno rosso. Come descritto da un’inchiesta pubblicata in Italia dal Fatto Quotidiano ma che sta circolando in tutto il mondo riscuotendo un enorme scalpore (vedi documentario The end of the line), la Mitsubishi da circa 10 anni sta accumulando milioni di tonnellate di tonno rosso surgelato in enormi hangar frigoriferi e parallelamente ha ampliato le proprie flotte e di conseguenza aumentato la capacità di pesca andando ben oltre la quantità di tonno effettivamente presente negli oceani; ciò dimostra che l’intenzione è chiaramente quella di portare all’estinzione commerciale il tonno rosso così da detenerne a quel punto il monopolio totale grazie alle immani riserve surgelate.
Karl Marx
Karl Marx studiò approfonditamente la questione e grazie al paradosso di Lauderdale realizzò che solo attraverso la monopolizzazione e privatizzazione di beni che in teoria sono di tutti e liberamente accessibili era possibile per il capitalista far diventare le risorse di un paese una fonte di valore (di scambio), e quindi di profitto, e quindi di ricchezza.
In Das Kapital (Il Capitale) Marx spiega come sotto il capitalismo la monopolizzazione da parte di privati delle risorse naturali e la conseguente alienazione degli individui da quest’ultime, porta alla distruzione del bene pubblico nel processo di espansione della ricchezza privata.
L’accumulo di capitale per il beneficio di pochi va a braccetto con la riduzione del bene pubblico.
Marx afferma ne Il Capitale che il paradosso di Lauderdale indica l’importanza di aver tenuto valore d’uso e valore di scambio concettualmente distinti. Addirittura Marx costruisce la sua critica del sistema economico capitalista in gran parte attorno alla contraddizione tra valore d’uso e valore di scambio.
Credo sia importante ricordare che già nel 1867 Marx parlava della natura ecologicamente distruttiva della valorizzazione del capitale, nonché del sistema economico capitalista che tratta la natura come un free gift, generando così il paradosso di Lauderdale.
E’ in riferimento a questo paradosso che Marx afferma il suo principio di sostenibilità, cioè il bisogno primario di proteggere la terra per le successive generazioni.
La condizione per farlo, secondo lui, è proprio quella di tenere valore d’uso e valore di scambio separati, ma di non permettere che beni e risorse primarie vengano privatizzati e utilizzati per l’interesse di pochi, contro l’interesse dei molti.
Egli sosteneva infatti che la privatizzazione delle risorse naturali non solo è un reato verso la comunità, ma è addirittura una rapina della Terra.
Secondo lui:
“Nessuno è proprietario della Terra, neanche l’intera società o tutte le società messe insieme sono proprietarie della Terra. Sono semplicemente i suoi possessori, i suoi beneficiari, ce l’hanno – per così dire – in uso frutto; e devono conservarla in un buono stato per le future generazioni come boni patres familias (come buoni padri di famiglia) (Il Capitale, Vol. 3)”.
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« I fabbricanti d’armi fanno scatenare le guerre, i macellai ci vogliono tutti carnivori, chi fabbrica auto fa costruire autostrade ed estrarre petrolio, in generale chi “produce” qualcosa vuole montagne di consumatori, sempre di più…Tutti distruggono Natura. Cosa cercherà di fare chi produce vaccini, farmaci, tamponi e test vari in campo sanitario? Cercherà di creare un mondo densissimo di umani, in vita, ma sempre più malati. Cosa farebbero preparare costoro ad un loro laboratorio? Qualcosa che provochi miliardi di malati, ma pochi morti. Sembra di descrivere il Covid-19…»
Guido Dalla Casa
[Commento 10 da cancellare, andava nel pezzo di oggi.]
Pardon
Se la storia si ripete, si può dedurre che la presunta conoscenza (tecnica) non implica progresso umanistico ma solo strumentale, che conoscenza non è.
La saggezza di tutte le tradizioni ha già osservato che se ci identifichiamo con i sentimenti, con il ruolo che crediamo di dovere rappresentare, niente può evolvere.
Ripeteremo una storia egoistica e di conflitto.
Non siate stupidi, utopisti o anarchici.Siate capitalisti e non buttate la carta a terra.Tutto andrà bene.Dimenticavo. E non dimenticare di votare il sistema economico migliore del mondo.Le prossime generazioni ringraziano.
L’unità di misura della vergogna capitalista non ha niente da spartire con le ordinarie esigenze di sopravvivenza. Grave Salvatore continuare a nascondere la mano. Grave.
Bravo Geri, condivido appieno
ECONOMIA, UMANITA’ E AMBIENTE
Ma in realtà la distruzione dell’ambiente è ben più antica dell’economia, della proprietà privata e del capitalismo.
Basta pensare che già prima dell’agricoltura gli uomini incendiavano i boschi per ampliare l’habitat degli erbivori che loro cacciavano e che han continuato quando (sempre in proprio) sono diventati pastori e poi agricoltori.
E’ il caso di riflettere che il socialismo (o comunismo reale o capitalismo di stato) ha creato disastri ambientali: Chernobil e Fukushima pari sono.
Ricordo, in Tanzania, di aver parlato con una ex proprietaria di un grande parco – riserva di caccia (il Selouss) che sosteneva che soltanto vendendo a caro prezzo ai ricchi il diritto di cacciare (e uccidendo i bracconieri) si poteva impedire l’estinzione di quella fauna…
L’umanità non solo non sa vivere in equilibrio con l’ambiente, ma neanche è capace di teorizzarlo.
Geri
ECONOMIA, UMANITA’ E AMBIENTE
Smith (e tanti altri dopo di lui): la scienza dell’economia politica può e deve occuparsi solo del valore di scambio.
Quindi :
1) l’economia si occuperebbe soltanto degli scambi di ricchezze fra uomini
2) l’economia sarebbe inadatta a rappresentare le esigenze umane: se mi manca l’acqua o l’aria o il cibo autoprodotto (raccolta, caccia, pesca, agricoltura) questo sarebbe un fatto economicamente irrilevante.
Se invece si vendono e si comprano sono economicamente rilevanti perchè vanno nel PIL.
Se si vendono/venderebbero ma io/tutti non sono/siamo in grado di comprarceli si torna nell’irrilevanza.
3) la ricerca del profitto (privato) porta (e lo giustifica) alla distruzione della natura.
Ma in realtà la distruzione dell’ambiente è ben più antica dell’economia, della proprietà privata e del capitalismo.
segue
Penso sia calcolato il servizio più del bene.
3- se non fraintendo, nel momento in cui un valore d’uso (minerale , vento, lago ) di proprieta’ e pertinenza pubblica, quindi secondo l’articolo -senza valore- viene dato in concessione dalla proprieta’ pubblica dietro un corrispettivo , diciamo miniera d’oro, pale eoliche, centrale idroelettrica o aria privatizzata, ecco che il valore d’uso si tramuta in valore di scambio che secondo l’articolo e’ rapina a vantaggio del privato e svantaggio del pubblico. Ma allora perche’ io pago l’acqua al comune o ente pubblico? La rapina e’ bifronte.
“Basta teorizzare che il valore d’uso sia ”monetizzabile” in valore di scambio perche’ i conti tornino”.
Se non fraintendo.
Quando lo è, come lo è, l’attività predatoria è libera di essere.
È proprio questo il centro.
Basta teorizzare che il valore d’uso sia ”monetizzabile” in valore di scambio perche’ i conti tornino. Chi dice che le foreste demaniali o il mare o l’aria o l’acqua non hanno un valore di scambio oltre che di uso ? e’ falso, salvo ancorarsi a principi e paradossi di due tre secoli fa. Che poi l’economia sia da rapina vale sia per i beni pubblici che privati , ”ecologia” di Marx permettendo.
Non siate stupidi, utopisti o anarchici.
Siate capitalisti e non buttate la carta a terra.
Tutto andrà bene.
Dimenticavo. E non dimenticare di votare il sistema economico migliore del mondo.
Le prossime generazioni ringraziano.