La Folla è la falsità
(la verità è solo nel Singolo)
di Francesco Lamendola
(pubblicato su accademianuovaitalia.it l’8 marzo 2019)
Søren Kierkegaard lo aveva visto e compreso al volo (cos’è che non aveva capito, questo gigante riservato e modesto che visse ingabbiato, semi-ignorato e semi-preso sul serio nella sua cittaduzza, Copenaghen, dove amava intrattenersi con la gente del popolo invece che coi baroni universitari?): la partita della modernità si gioca tra il Singolo e la Folla. Beninteso: la folla è sempre esistita e sempre esisterà; anche nel mondo antico essa era presente e svolgeva un ruolo, specie nelle epoche di tumultuoso cambiamento politico e sociale. Ma col XIX secolo, con la stampa – le gazzette, come le chiamava lui, spregiativamente; lui che ne fu il bersaglio, preso in odio da una giornalista femminista, la svedese Federica Bremer, e da un direttore ebreo, M. Goldschmidt – la folla era diventata la Folla, una entità potente e temibile, capace di esercitare una tirannia invisibile ma ferrea, e d’imporre il suo volere su tutto e su tutti. Certo, la Folla, per definizione, non comanda: non possiede un’anima, non possiede un cervello, e dunque nemmeno una strategia. È palese che la Folla esiste perché qualcuno ha l’interesse ad imbrancare il maggior numero d’individui e sciogliere la loro singolarità in un magma indifferenziato, dove non contano più idee e ragionamenti, ma solo istinti ed emozioni viscerali.
Pertanto, dietro la dittatura della Folla bisogna individuare i veri padroni della situazione: che sono, in primo luogo, i creatori della cosiddetta opinione pubblica, giornalisti e proprietari di giornali. Poi, però, bisogna risalire ancora più a monte, e vedere chi siano i proprietari dei giornali, e quali le loro intenzioni. E che direbbe Kierkegaard, oggi, quando le gazzette sono state affiancate e surclassate dal cinema, dalla radio, dalla televisione, e infine dalla gigantesca ondata della rivoluzione informatica, e in particolare dai social network, grazie ai quali chiunque è in grado di raggiungere migliaia e milioni di persone, d’influenzarli senza neanche prendersi il disturbo di firmarsi, anzi, perfino simulando una identità completamente fittizia, dal sesso all’età anagrafica, alla lingua, alla nazionalità, le opinioni, insomma letteralmente tutto? E quando qualsiasi cosa può essere vista, ascoltata, registrata, fotografata, e un attimo dopo messa in rete, capovolgendo opinioni, distruggendo reputazioni, ricattando o spingendo alla disperazione chiunque sia preso a bersaglio, e innalzando fino al successo, la gloria e la ricchezza, individui peraltro totalmente insignificanti, bravi solo nello scegliere il vestito o nell’acconciarsi e tingersi i capelli, ma talmente spregiudicati e talmente ambiziosi da fare di ciò una piattaforma per la scalata alle maggiori altezze, naturalmente col sostegno dei padroni della rete?
La cosa più inquietante, che Kierkegaard aveva visto con millimetrica precisione, è che la Folla è la falsità, perché nessuno, in essa, osa prendersi il fastidio di cercare la verità, ma essa va a rimorchio delle opinioni più diffuse, dei sondaggi, della pubblicità, di quel che si dice, e ama ripetere senza riflettere, perché riflettere è una faccenda individuale, non collettiva. Solo il Singolo è capace di verità, perché solo chi si pone come un individuo, come una persona, sa assumersi responsabilità e possiede il timor di Dio. La Folla è un tutto indistinto e quel che fa, non porta responsabilità alcuna; perciò i suoi membri si sentono indotti a liberare e sfrenare i loro istinti peggiori, sapendo che non verranno chiamati a risponderne. Nella folla che dà l’assalto alla casa del vicario di provvisione non manca un vecchio malvissuto che, agitando chiodi e martello, vorrebbe addirittura crocifiggere il disgraziato; ma quanto più temibile e onnipotente, proprio perché priva di consistenza fisica, è la Folla al tempo di internet, quando si può insinuare qualsiasi cosa tramite la rete, colpire come dei vigliacchi e poi negare; oppure colpire mascherati, senza neppure metterci la faccia, come, bene o male, ce la mettono i milanesi nei tumulti per il pane del novembre 1628, sia che vogliano veder scorrere il sangue, sia che vogliano, come il buon Renzo Tramaglino, cercar di evitare almeno i peggiori eccessi. E ciò che più di tutto odia la Folla, è la verità soprannaturale: come si vide il giorno di Venerdì Santo, a Gerusalemme, quando essa gridava: Crocifiggilo! Pilato, come singolo chiedeva: ma che male ha fatto?; e la Folla indistinta replicava: Via, crocifiggilo!
Scriveva Søren Kierkegaard nella appendice a Il punto di vista della mia attività letteraria, intitolata Il Singolo (in: S. Kierkegaard, Scritti sulla comunicazione, a cura di Cornelio Fabro, Roma, Edizioni Logos, 1979, pp. 192-194):
«La Folla, non questa o quella, la contemporanea o una di quelle scomparse, una folla di umili o di eminenti, di ricchi o di poveri, ecc. – è nel suo concetto – la falsità. Infatti la Folla causa irresponsabilità e spregiudicatezza ossia essa svigorisce la responsabilità per il Singolo, riducendolo ad un frammento. Ecco, non c’era nessun soldato che osasse mettere le mani addosso a Caio Mario; questo era la verità. Ma ecco che tre o quattro donne – che pensavano o s’immaginavano di essere Folla e con la speranza che sarebbe stato impossibile a chiunque dire con precisione chi aveva cominciato – ebbero il coraggio di farlo: che falsità! La falsità consiste anzitutto ch’è la “Folla” a farlo, sia che lo faccia il Singolo nella Folla sia che lo faccia OGNI SINGOLO. Poiché la Folla è un astratto, che non ha mani: ogni Singolo ha di solito due mani e quando poi egli, un Singolo, mette le sue due mani su Caio Mario, si tratta delle due mani di questo Singolo, non del vicino e tanto meno della Folla che non ha mani. Qui la falsità è che la Folla ha avuto il “coraggio” di farlo, quando mai neppure il più vile di tutti i singoli sarebbe stato vile quanto lo è sempre la Folla. Infatti ogni Singolo, che s’imbrancava nella Folla e fugge quindi vilmente dall’essere il Singolo (che o ha il coraggio di mettere le mani su Caio Mario o di confessare di non averlo), egli contribuisce con la sua parte di viltà alla “viltà” ch’è la Folla. Prendi l’esempio più alto, pensa a Cristo – e a tutto il genere umano, a tutti gli uomini passati o futuri; la situazione è quella della singolarità, come il Singolo in un ambiente solitario, solo con lui, farsi avanti come Singolo – e sputargli in faccia – non è mai nato né mai nascerà l’uomo che abbia il coraggio o la sfrontatezza di farlo; questa è la verità. Ma quando essi divennero Folla, ebbero il coraggio di farlo (cfr. Mt., 27, 30) – che tremenda falsità!
La Folla è la falsità. Per questo non c’è nessuno che disprezza tanto l‘uomo quanto chi sta a capo della Folla. Quando a uno di costoro si presenta un singolo uomo – certo, a costui che gliene importa? Si tratta di troppo poco e con orgoglio lo manda via: dovrebbero essere almeno cento. E quando sono in mille, egli si profonde in inchini davanti alla “Folla”; inchini e salamelecchi: che falsità! No, è quando c’è un singolo uomo che si deve esprimere la verità dell’essere-uomo e se forse si tratta ch’egli è povero e misero, qui allora c’è il dovere d’invitarlo nella stanza migliore e di usare con lui le espressioni più amabili e amichevoli di cui si dispone: questa è la verità. Quando invece ci fosse un’assemblea di migliaia di gente o più ancora, e la “verità” venisse messa ai voti, allora il dovere è questo ossia si deve – a meno che non si preferisca di recitare in silenzio la preghiera del Padre nostro “liberaci dal male” – si dovrebbe esprimere con timor di Dio che la Folla, come istanza, è dal punto di vista etico e religioso la falsità, mentre è eternamente vero che ognuno può essere il solo. Questa è la verità.
La Folla è la falsità. Perciò Cristo fu crocifisso, poiché anche se si è rivolto a tutti, non ha voluto avere a che fare con la Folla, perché non ha voluto avere nessun aiuto dalla Folla, perché ha respinto assolutamente [tutto] a questo riguardo, non volle fondar partiti, non ammise votazioni, ma volle essere ciò ch’egli era, la Verità che si rapporta al Singolo. Perciò ognuno che in verità vuol servire la verità, “eo ipso” in qualche modo è martire; se fosse possibile che un uomo nel seno della madre potesse concepire la risoluzione di volere in verità servire la “verità”, allora anch’egli, qualunque del resto sarà il suo martirio, ancora nel senso materno egli è “eo ipso” martire. Infatti per conquistare la Folla non ci vuole poi una grande arte: per questo basta un po’ di talento, una certa dose di falsità e un po’ di conoscenza delle passioni umane. Ma a nessun testimone della verità – ahimè, ogni uomo, io e tu dovrebbe esserlo – è lecito compromettersi con la Folla. Il testimone della verità – che naturalmente non ha nulla a che fare con la politica e anzitutto deve badare con tutte le forze di non farsi prendere per un politico – l’opera ispirata al timor di Dio del testimone della verità è d’impegnarsi possibilmente con tutti, ma sempre uno alla volta, di parlare con ciascuno in particolare, per le strade ed i vicoli – per riuscire a spezzare ossia a parlare alla Folla, non per educare la Folla, ma perché qualche singolo lasci l’assemblea e torni a casa per diventare un Singolo. La Folla invece, quand’essa è trattata come istanza rispetto alla “verità”, quando il suo giudizio è preso come il giudizio, il testimone della verità l’abbomina più che la giovane ragazza onesta la sala da ballo. E coloro che parlano alla “Folla” come istanza, egli li considera strumenti di falsità. Infatti, per ripeterlo ancora una volta, ciò che nella politica e in campi similari può in parte ed alle volte avere interamente il suo valore, diventa falsità quando lo si trasferisce nella vita intellettuale, spirituale e religiosa. E, per una cautela di prudenza forse esagerata, con “verità” io intendo sempre la “verità eterna”. Ma la politica e cose simili non hanno a che fare con la “verità eterna”. Una politica che volesse introdurre nella realtà la verità nel senso della “verità eterna”, si mostrerebbe nello stesso secondo e nel grado più alto di essere la più “impolitica” che si possa pensare».
Nel clima follemente demagogico creato dall’avvento della Folla, i politici democratici fanno a gara nell’adularla, nel blandirla, nell’ossequiarla, per quanto in cuor loro la disprezzino e, soprattutto, non abbiano neppure un’ombra di rispetto per i loro elettori, né, tanto meno, per quella cosa ormai politicamente scorretta e quasi impronunciabile che è LA VERITÀ. Eppure, su qualsiasi questione, dal voto di condotta da assegnare a uno studente svogliato alla politica interna ed estera di un grande Stato, nulla può esser fatto che non si accordi coi voleri della Folla; la quale, a sua volta, vuole ciò che vogliono le agenzie che l’hanno creata, plasmata, indottrinata: la stampa, il cinema, la televisione, eccetera. La Folla non ha alcun potere reale, però ha l’illusione di esercitarlo e tanto le basta; di più non pretende, perché ciò richiederebbe uno sforzo intellettuale e morale di cui solo il Singolo è capace – se pure ne ha la volontà. D’altra parte, la Folla si è evoluta e ha ricevuto dai suoi burattinai delle patenti di nobiltà: è diventata Massa – le Masse, al plurale, nel linguaggio marxista sono state per decenni l’incarnazione di un mito di salvezza – e attualmente è l’Opinione Pubblica, certificata scientificamente (si fa per dire) da sondaggi d’ogni tipo, nonché dai risultati elettorali: e in democrazia, si sa, l’esito delle urne è sacro e inappellabile: vox populi, vox Dei. Tuttavia, con o senza sondaggi, l’Opinione Pubblica resta quello che la Folla è sempre stata: un’astrazione che qualcuno ha inventato per maneggiarla come una clava. E ciò è tanto più vero per la sua ultima versione, aggiornata e rivista, che è “il popolo di internet”. Il compito che abbiamo davanti, a questo punto, è chiaro: tornare ad essere dei Singoli, uscire dal branco della Folla, o della Massa, o dell’Opinione Pubblica, o del Popolo di Internet, o da qualsiasi altra ammucchiata di pecoroni, e riconquistare la nostra individualità di persone, ossia di soggetti con una propria identità, una propria sensibilità, una propria intelligenza, una propria memoria, una propria coscienza, che comprende il senso della responsabilità.
La Folla è irresponsabile, quindi può commettere i peggiori eccessi senza provare rimorsi né ripensamenti. E proprio perché priva di freni inibitori è portata agli eccessi, come se si muovesse in uno stato di perenne sovreccitazione, sempre a caccia di qualcosa su cui gettarsi per nutrire una smania malsana di novità, di rivelazioni, di scandali. E tutto questo solo per recitare un copione già scritto da altri: da quelli stessi che hanno creato la Folla moderna, cioè i padroni dell’informazione, dello spettacolo e, indirettamente, anche del sistema educativo e scolastico. I padroni dell’informazione manipolata prendono ogni tanto un volto della folla – per esempio, quello della quindicenne svedese Greta Thunberg, accesa sostenitrice della crociata per il clima mondiale – e ne fa un beniamino della Folla, distraendola da cose più immediate e urgenti (quanti sanno che Stoccolma, grazie all’immigrazione, è divenuta la capitale europea degli stupri?) e dando uno sfogo illusorio alla voglia di partecipazione della gente, anche benintenzionata. E così la grande finanza, arbitra dei nostri destini, può accreditare la favola della democrazia che dà spazio a tutte le voci, mentre è vero il contrario: che il cittadino non conta nulla, almeno finché abdica alla propria individualità e consente a imbrancarsi nella Folla. Ciascuno dovrebbe prendere a modello lo scrittore Léon Bloy, il quale, a un giornalista che gli chiedeva quale giornale leggesse abitualmente per tenersi informato, come fanno tutti, rispose: Scrivi, giovanotto, ed esigo che queste mie parole siano letteralmente riprodotte nel tuo giornale. Primo: Léon Bloy non è “tutti”. Secondo: Non legge mai i giornali. Terzo: quando desidera sapere le ultime notizie, legge S. Paolo e l’Apocalisse.
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Criticare l’anonimato e invitare a presentarsi con nome e cognome non discredita affatto. Anzi, la firma dà dignità al proprio pensiero.
Di più, è l’anonimo che si delegittima da sé, non avendo il coraggio delle proprie idee.
Tutto qui: nome e cognome. È una forma elementare di educazione. Vale per tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, Askatasuna e fascistoni.
Non si è nemmeno voluto entrare in argomento, perché ribattere alla visione politica di Askatasuna avrebbe richiesto un commento a parte, anzi un intero tomo: tempo sprecato.
E per quanto riguarda il malvezzo degli pseudonimi, insultando un tizio che si presenta come “il Fascistone” a chi vi rivolgerete in realtà? Mah!
Però è cambiata l’alleanza di governo, benedetta dai commissari europei che concedono il 2.2-2.4 da sempre maledetto, grazie alla nuova direzione della sinistra (ex governatore laziale) e ora la cassazione ha sentenziato che i processi denominati “mafia capitale” (roba laziale?) sono da fare senza usare il termine mafia perché “non furono tali”. Ricordo il silenziato casino del CSM. E il dirigente vaticano “sospeso”, per caso genero di un ex governatore siciliano della banca d’Italia (molto imparentato). Ma se ne leggono tanti di fatti che “non sono tali”.
Il mondo è bello, ma l’Italia splende su di tutti e io non capisco come faccia: le aziende son vendute, nell’atletica è 31esima, nel calcio non c’entra e nell’alpinismo… beh c’è molto poco… forse perché i cervelli sono emigranti da sempre ?
Caro Alessandro, hanno già puntualizzato in molti, ma voglio aggiunger qualcosa anch’io.
Questo articolo parrebbe condivisibile nel porre la contrapposizione folla=falsità/singolo=responsabilità, ma è una contrapposizione che non ha senso logico, perché confonde i piani. Noi siamo miliardi e quindi siamo folla, viviamo e dobbiamo agire nella folla, al limite creare una folla per ottenere qualcosa (qualunque). Non c’entra nulla con la propria crescita personale. Essere dei “singoli” non ti evita di essere parte di una folla: al massimo ti illude di non essere come gli altri, ma finché mangi, ti vesti e caghi sei, poco o tanto, un consumatore e un inquinatore.
L’autore confonde i piani e quindi delle due, una: o è un cretino o lo fa scientemente e per uno scopo.
Quando però cita Greta Thunberg contrapposta a stupri “grazie all’immigrazione”, fanatici religiosi e parafascisti, LA VERITÀ o san Paolo diventa chiaro a cosa tende.
E, by the way, gli aggettivi ebreo e femminista non sono certo casuali
Alessandro mi potrà smentire, ma penso che questo blog faccia informazione e cerca di dare ampi argomenti, alpinistici, politici, economici, cultarali, ect, su cui si possa discutere e confrontarsi.
Non è certo un luogo che debba prestare il fianco a certi deliri.
Totalmente d’accordo con askatasuna e Luca Visentini.
Ridicolo che qualcuno cerchi di delegittimare le questioni seriamente e chiaramente poste tirando in ballo l’anonimato.
Non penso poi che costui sia l’unico autore che si sia mai cimentato con l’argomento della folla.
PS
Per amor di precisione, l’articolo linkato da Alessandro Gogna NON parla affatto di Stoccolma come “capitale europea degli stupri”.
Per Askatasuna (commento 21)
Grazie per la collaborazione. Dei sei link da te riportati minuziosamente (come è giusto) ero a conoscenza di almeno tre. E infatti questi tre non sono stati pubblicati, né lo saranno mai, da Totem&Tabù. Il loro contenuto va oltre a ciò che io chiamo “ricerca”. I deliri personali di Lamendola possono essere oggetto della nostra ricerca, ma c’è un limite allo sporcarsi le mani. E comunque questo blog non vuole affatto imporre le ricerche psicopatologiche.
Per ringo cominetti, james starr o bertoncelli bond…
se davanti ad un’argomentazione fattuale, ad un personaggio che distilla odio nella stilografica che per errore finisce in questo blog (non io, il lamendola 😉 all’ennesimo tassello nell’incubo della teologia del rancore nonchè della barbarie culturale contemporanea e che vengono diffusi da tutti i canali e in mille modi…
ecco se davanti a quel messaggio il problema sia il nome che mi sono scelto…
beh, ragazzi, dimostrate come anche questo forum per voi, è il social di turno, il facebook, il whatsup, l’osteria. Per questo come sono entrato così ne esco.
Nulla di personale ho mai scritto contro alcuno di voi, ho sempre tentato di parlare di contenuti, forse però volevate anche la mia foto per un confronto lombrosiano? Magari cari signori è più opportuno che clicchiate sui link postati per scoprire meglio chi, con nome e cognome è finito pubblicato nel gognablog…
Per il tono dei vostri post, dai! Siamo seri e lasciamo ste cose per i messaggini mandati agli amici.. e il triste, cari beatlessiani e spie di sua maestà, e che non vi rendete conto come, forse, nelle idee non siamo così distanti..
buona vita, col sorriso!
rancore o rabbia no, che inquinano l’aria e rendon pesanti i miei passi nei monti…
une strente dal Friûl
Per Alessandro:
Io non parlavo dell’articolo in sè ma dell’autore. Di come senza volerlo tu abbia preso una cantonata clamorosa nel pubblicare un articolo di Francesco Lamendola, senza sapere chi è, chi ci sia dietro di lui, quali siano le sue idee. Evidentemente non hai avuto tempo di approfondire come speravo che facessi, o almeno ricontestualizzassi articolo e personaggio.
Che fra l’altro su fascismo e mussolini non ha proprio le idee dell’articolo. Mi chiedo come alla denuncia fondata di omofobia, sessismo, razzismo, fondamentalismo del vostro Lamendola il risultato sia stato… una MIA lettura affrettata dell’articolo. Senza approfondire, senza mettere in dubbio, senza sentir la puzza di carogna..
Lemie parole franche volevan essere non un attacco a te, tutti posson meter la mano su una solida roccia che poi si rivela marcia e traditrice. Non voglio polemizzare con te ne accusarti di nulla, ma puntualizzare che, visto che l’hai pubblicato, in un’ora avresti per esempio scoperto come:
toh guarda, mussolini era buono
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-identita/storia-del-fascismo/7288-giustizia-a-mussolini
il titolo dice tutto
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/mondo-donna/355-omosessualita-e-omofobia
una “summa” di deliri
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7835-ossessione-gay-e-immigrati
donne? a casa e figliare please
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/mondo-donna/1807-civilta-e-ruolo-della-donna
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2684_Lamendola_Matriarcato_femminista.html
chiesa versus democrazia
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/la-balena-bianca/1281-cristianesimo-e-democrazia
nei link consigliati l’editrice di estrema destra con cui collabora Arianna, decine di siti del fondamntalismo religioso cristiano (con cui collabora), scrive per il centro studi la runa (il nome ricorda qualcosa?, giornali e radio della destra e della lega, associazioni come pensiero forte, antisemita e omofoba, che annovera tra i suoi collaboratori lo stesso Blondet ed è diretta dall’estremista di destra Adriano Tilgher, ex dirigente di Avanguardia Nazionale e tanti altri bellissimi indirizzi
Marcello, ricordi come si presentava l’agente segreto 007? “Il mio nome è Bond. James Bond.”
Ecco, tu avresti dovuto fare lo stesso: “Il mio nome è Cominetti. Marcello Cominetti”. 😂😂😂
“Il più bell’esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere […] è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è.” (Leonardo Sciascia)
Eh, maronna, non riesci nemmeno a postare un commento che si ribadisce l’altro!
Con nome e cognome io che ormai non commento quasi più, caro Alessandro e non cari Bertoncelli & C., avendolo da subito intuito ed essendomi poi informato vi dico che questo è un fascistone e basta.
Meno cavolate, più askatasuna
Avrei voluto pestare sui tamburi e sui piatti della banda di scarafaggi che ha deliziato le orecchie di miliardi di ascoltatori di musica dagli anni sessanta a oggi ma ero troppo piccolo e non ero, né sono mai stato un buon musicista. Sono un alpinista antipatico che per campare fa la guidalpina. Il mio nome di battesimo è Marcello. Il cognome :Cominetti.
“Askatasuna”. Chi è costui? E perché non si presenta con nome e cognome?
Chi si nasconde dietro all’anonimato non merita considerazione. Ha forse paura di manifestare le proprie idee? Qui, in casa Gogna? 😂😂😂
“Askatasuna”, coraggio! Non tacciare chi non la pensa come te di essere fascista, razzista, nazista, negriero, maschilista, puttaniere, omofobo e magari pure grasso (Lilli docet) e peloso (ho dimenticato qualcosa?) e poi nascondere la manina. Tu che sei un “resistente”, come pensi di resistere se non hai neppure il coraggio della tua firma? Sembra una barzelletta.
Matteo, stoccolma capitale stupri e’ scritto su La Repubblica, vedi https://www.repubblica.it/esteri/2018/03/28/news/svezia_omicidi-192411190/ . Non che questo costituisca verita’ in assoluto, ma di certo non e’ esclusiva dell’apocalisse o di Lamendola. Quanto al senso generale dell’articolo, che tu dicache Mussolini e’ il prototipo d’uomo che vorrebbe l’autore denota una tua lettura affrettata. Tutto l’articolo e’ teso alla condanna della folla e di chi la dirige. Lo scritto spinge a una presa di coscienza individuale, proprio cio’ che non vuole la dittatura.
Salvatore e altri: qui ebreo e femminista non credo proprio siano accusatori. Perche’ guardare solo il dito che punta alla luna?
Nonostante tutti i suoi limiti, difetti , corruzioni varie , preferisco tenermi la mia democrazia.
In che termini è vero ciò a cui tolgo dignità d’essere?
Ovvero
Posso essere in tutte le prospettive?
Cioè
Giudicando ciò che accorpo secondo il mio criterio rischio equivochi?
Semplicemente
Chi non è come me non ha i miei stessi diritti.
Ovviamente chiedo ad Alessandro dei chiarimenti per onestà e beneficio del dubbio, anche se la mancata contestualizzazione dell’articolo (come altri in cui le sue impressioni erano a calce) per me è inconcepibile. Qui non si parla di pensatori o giornalisti, ma di chi porta avanti e diffonde razzismo, sessismo, fondamentalismo religioso, per non parlare di un articolo chicca “Ma il problema è l’omosessualità o l’omofobia?“. Non ci son provocazioni o discussioni che tengano su questa feccia che fa dell’odio, del revisionismo, di chi semina veleno nell’arretratezza culturale.. Non si tratta dell’ideologia che sposo io, tizio o caio, questa è FOLLIA, sposata alla ragione, ce s’insinua, provoca, sgattaiola e fomenta… La gramigna.
Mi ero ripromesso di continuare a seguire il blog da simpatizzante, mettendomi a tacere spesso, anche rispetto ad articoli che mi sembravano interessanti o a dibattiti invitanti. Per non sucìscitare altre reazioni epidermiche sul fatto che mi firmo come desidero e ciò a qualcuno crea reazioni allergiche. Ma a questo articolo non posso restare silente… Si legge, si risponde ma soprattutto si pubblica.. Senza informarsi e/o contestualizzare. Ma ci rendiamo conto di chi e cosa c’è dietro? La puntata di Report di ieri l’ho vista solo io? Il mio ateismo da social e forum tipo chat è l’unico antidoto al non approfondire? Alla superficialità per superficialità? Qualcuno si è preso la briga di sapere qualcosa del signor Lamendola? Autore, tra l’altro, del bellissimo articolo “Quando verrà l’ora di render giustizia a Mussolini?”.. La galassia criptofascista, vedi camicie brune, s’infiltra da anni nel mondo animalista, ambientalista, delle lotte di liberazione dei popoli.. Basta andare oltre l’involucro.. Il tutto oltre ad essere preoccupante è vomitevole. Non è ingenuità ma anche responsabilità di chi da spazio a contenuti e persone -spero di sbagliarmi- con ben altri interessi e pericolose derive… Putridume intelletuale che risorge in altri lidi al posto di essere sepolto. Non fermiamoci sul singolo slogan o articoletto, dietro c’è altro. Anche il buon Adolfo avrà scritto teneri passi sul vegetarianesimo che con lui condivido, ma questo non mi porta a farlo mio per bellezza estetica rispetto all’autore. Da “storico”, da antifascista, da persona senziente, sono ALLIBITO. Complimenti, siete entrati nella trappola e diventati FOLLA… Enjoy!
Benassi, sono più di 2000 anni che l’uomo ci prova.
Se lo sapessi lo direi di sicuro.
“quanti sanno che Stoccolma, grazie all’immigrazione, è divenuta la capitale europea degli stupri?”…ma è scritto in s.Paolo o nell’apocalisse?
Di Kirkegaard so ben poco, di Leon Bloy so che era un esaltato cattolico integralista, ma la quarta foto credo ritragga esattamente il prototipo di uomo uscito dal branco che ha in mente l’autore…e tutto sommato io preferisco la folla.
E comunque ormai non siamo più “folla”, al massimo “consumatori”
La folla è il gregge. Il cane è il controllore e il capo è il pastore.
E perché è rilevante
Condivido la perplessità di Alex. Di che religione, o etnia, era la femminista accusata?
e come andrebbe superata la democrazione? in che direzione?
“… lui che ne fu il bersaglio, preso in odio da una giornalista femminista, la svedese Federica Bremer, e da un direttore ebreo, M. Goldschmidt –…”
La specifica della religione del Sig. Goldschmidt è pertinente???
Ho qualche perplessità.
In democrazia la folla comanda.
Ma è ignorante e si lascia contenta trasportare dai soffi di alcuni.
Forse l’unica soluzione è astenersi e lasciarla andare.
Magari prima o poi cercherà oltre i soffi.
Purtroppo molti dovranno però soffrire per stupidità.
Non si riesce a superare la democrazia, per ora è la soluzione migliore.
Cosa può il singolo senza denaro, se non tenere fede a sé stesso. Quindi soccombere.