La “guida grigia” della Sardegna

La “guida grigia” della Sardegna
di Maurizio Oviglia
(pubblicato su La Pietra dei Sogni, 2014)

All’inizio degli anni Novanta fui contattato da Gino Buscaini, il curatore della collana delle guide dei Monti d’Italia CAI/TCI circa la mia disponibilità a occuparmi del volume per la Sardegna. Conoscevo Gino di nome e possedevo, ereditati da mio papà, diversi volumi di questa collana. Ero dunque al corrente della sua scrupolosità, quasi maniacale, per questo lavoro, che portava avanti con impegno e passione. Allora avevo circa 30 anni e scrivevo sulle riviste di settore da ormai quasi dieci, avevo pubblicato già tre libri a mio nome per diverse case editrici, possedevo un diploma di grafico e avevo lavorato diversi anni in tipografia come montaggista. Inoltre sapevo fotografare e disegnare, cose che facevo regolarmente: ma tutto ciò, per Gino, sembrava non contare molto. In una lunga serie di lettere scritte a mano – normalmente io utilizzavo la macchina da scrivere ma Gino rispondeva regolarmente utilizzando la sua calligrafia – mi sottopose una serie interminabile di domande, mi chiese varie prove scritte, evidentemente per sincerarsi che fossi veramente all’altezza del compito. Finalmente, dopo circa un anno di preliminari, potei iniziare il lavoro vero e proprio. Ricordo che ero veramente lusingato da questo compito che mi era stato affidato ma, nello stesso tempo, la mole di lavoro che dovevo affrontare mi rendeva assai inquieto. Nei primi mesi mi occupai di cercare di reperire il maggior numero di informazioni sulle vie aperte, contattando tutti gli apritori e scandagliando ogni fonte scritta dove erano comparse notizie sulla Sardegna. Fortunatamente sono sempre stato un buon collezionista di libri e riviste, per cui possedevo quasi tutto ciò che era necessario consultare. Fu invece un poco più difficile ottenere risposta dagli apritori che non sono soliti scrivere la relazione delle proprie vie, oppure non sono interessati a divulgarle. Ciò si rese necessario perché, come è noto, la caratteristica peculiare delle guide “grigie” è quella di riportare analiticamente tutto quanto è presente sulle montagne trattate, dalle vie facili a quelle difficili, includendo anche le meno interessanti.

Maurizio Oviglia

Dopo questo lavoro preliminare iniziai la stesura dei testi con un approccio analitico, avvalendomi per la parte escursionistica dell’aiuto dell’allora presidente del CAI di Cagliari Bebo Cortis. Il lavoro procedette relativamente veloce e senza intoppi sino alla stesura della prima bozza, che inviai a Buscaini su carta, in modo che lui potesse annotare le sue correzioni. Ricordo a questo riguardo diversi aneddoti divertenti che strapperanno un sorriso tra quanti conoscevano il carattere e la scrupolosità di Gino. Ci tengo a precisare che con lui avevo un buon rapporto di reciproca stima ma che, nonostante questo, lui non mancò mai di comportarsi con me come se fosse non solo un coordinatore redazionale, ma un vero maestro di vita. Io credo che lui ritenesse che molti alpinisti di punta, di cui secondo lui facevo parte, fossero un po’ presuntuosi e snob. Questo atteggiamento gli dava molto fastidio per cui trovai diverse correzioni ai miei testi relative sul modo di intendere la difficoltà. A esempio in una relazione avevo scritto “continuare per un tratto facile” relativamente a una sezione di II e IV grado che seguiva una di difficoltà ben superiori. A fianco trovai scritto in rosso: “ricorda che ciò che per te è facile, per altri non lo è” e cambiò il mio “facile” in “meno difficile”. Altre interminabili discussioni tra noi avvennero circa l’adozione della scala francese o UIAA o di quella generale (TD, ED), che già allora io ritenevo superata. Non gli piaceva, inoltre, il termine ABO che avevano coniato gli svizzeri per le difficoltà oltre l’ED. Lo trovava poco ortodosso e irriverente. Altre correzioni riguardavano, addirittura, il nome delle vie. Alcuni nomi dati dai sassisti della Val di Mello, a esempio, non gli garbavano proprio. Li riteneva volgari e irrispettosi riguardo la purezza della montagna. Così, a titolo di esempio, cambiò il toponimo di Torre Profallica semplicemente in “Torre” ma fu costretto a soprassedere, suo malgrado, sugli altri nomi delle vie, come a esempio Seno di Luna o Turbamento inguinale.

Le correzioni furono per me il lavoro più arduo e che mi richiese più tempo, ma la delusione maggiore arrivò quando consegnai alla redazione i miei disegni. Non sono mai stato bravo come Gino a disegnare, questo era fuori di dubbio fin dall’inizio, ma dopo diverse prove lui mi aveva dato il benestare a realizzare personalmente i disegni della guida. Gino disegnava sempre le pareti partendo da una fotografia, cioè cercava di riprodurre esattamente la realtà con il suo inconfondibile tratto… io invece ero allora molto influenzato dallo stile di Michel Piola che, all’opposto, riteneva che il disegno poteva essere adattato alle esigenze editoriali, deformandolo a piacimento come si fa su un computer. In questa maniera era possibile far stare in un unico disegno vie su versanti adiacenti, che magari nella realtà era impossibile fotografare. Era una rappresentazione ideale e non reale della parete. Pur cercando di adattarmi alle esigenze di Gino, in realtà per realizzare i disegni facevo appello soprattutto alla mia memoria fotografica, usando la fotografia solo come traccia. Mi impegnai moltissimo per realizzare queste tavole e ricordo che Gino me ne fece rifare diverse: il suo “sospirato” visto di approvazione fu, per quanto mi riguarda, ampiamente meritato. Ciò nonostante il direttore editoriale aveva, proprio per il titolo Sardegna, pensato di cambiare lo stile dei disegni, inserendo le ombre in chiaroscuro con il computer. I disegni erano quindi da rifare e il Touring insistette per farli realizzare da un loro disegnatore. Ero così stizzito da questa decisione che, quando mi chiesero le fotografie originali, dissi che li avevo realizzati direttamente sul posto, come fossi stato un pittore dell’800! Naturalmente questo non era vero, se non per due o tre disegni soltanto come, a esempio, quello del Monte Limbara. Per la redazione di Milano era troppo tardi per mandare qualcuno a fare le fotografie così alla fine approvarono i miei, modificandoli… Finalmente, nel 1998, la guida uscì e vinse addirittura il premio Cardo d’Argento a Trento (quello d’oro lo vinse Mauro Corona, con il suo primo libro Il Volo della Martora), con giuria presieduta da Mario Rigoni Stern. Ci trovammo tutti insieme a Trento, con un Corona assai informale come era allora, con la busta del premio infilata nella canottiera. Chissà cosa avrà pensato Gino!

Ma la scena più divertente avvenne a Cagliari, dove la guida fu presentata dal presidente emerito Francesco Cossiga alla presenza di tutte le autorità, oltre che al presidente del Touring Club e a Gino Buscaini. Quando fu il momento di parlare davanti alla platea, Cossiga ammise subito di non aver letto la mia guida, ma seppe ugualmente improvvisare un bel discorso. Io parlai a braccio, cercando di vincere l’emozione davanti a una grande sala gremita di spettatori di cui la maggior parte non sapeva nemmeno cosa fosse l’alpinismo o l’arrampicata. Quando fummo seduti a tavola, sistemarono me e mia moglie Cecilia proprio di fronte a Cossiga. C’erano tutte le autorità politiche della Regione che aspettavano che il presidente facesse qualche esternazione delle sue ma lui, invece, continuava a farci domande sull’arrampicata libera e sulle differenze tra questa e l’alpinismo. La cosa che l’aveva colpito di più era l’usanza dei pantacollant colorati e si limitò a dire che lui preferiva vestirsi con i pantaloni alla zuava. Per tutto il tempo della cena parlò con noi e glissò abilmente su tutte le domande di argomento politico che gli venivano poste, indispettendo tutti i convitati che speravano nell’inaspettata rivelazione di qualche segreto di stato…

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La “guida grigia” della Sardegna ultima modifica: 2022-04-21T05:29:00+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “La “guida grigia” della Sardegna”

  1. 2
    Fabio Bertoncelli says:

    Possiedo la guida della Sardegna (in duplice copia, per sicurezza).
    Pur non avendola purtroppo sperimentata sul campo, intuisco che è ottima. Complimenti all’autore.

  2. 1
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