La legge che dice la verità su Israele

Il commento del giornale ebraico Haaretz di Tel Aviv sulla legge costituzionale approvata dalla Knesset il 19 luglio 2018 che faceva di Israele lo “Stato Nazione del Popolo Ebreo”. Il monito del Presidente di Israele Reuven Rivlin sul pericolo di uno snaturamento del progetto originario.

La legge che dice la verità su Israele
di Gideon Levy
(pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz il 24 luglio 2023)
Traduzione di Federico Ferrone

Il Parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo Stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno Stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.

La Knesset, il parlamento ebraico

Se lo Stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo Stato nazione del popolo ebraico, non uno Stato formato dai suoi cittadini, non uno Stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante. È una legge sincera.

Le proteste contro la proposta di legge erano nate soprattutto come un tentativo di conservare la politica di ambiguità nazionale.

Il presidente della repubblica, Reuven Rivlin, e il procuratore generale di Stato, i difensori pubblici della moralità, avevano protestato, ottenendo le lodi del campo progressista. Il presidente aveva gridato che la legge sarebbe stata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”, mentre il procuratore generale aveva messo in guardia contro le sue “conseguenze internazionali”. La prospettiva che la verità su Israele si riveli agli occhi del mondo li ha spinti ad agire. Rivlin, va detto, si è scagliato con grande vigore e coraggio contro la clausola che permetteva ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti e contro le sue implicazioni per il governo, ma la verità è che a scioccare la maggior parte dei progressisti non è stato altro che vedere la realtà codificata in legge.

Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica.

Anche il giurista Mordechai Kremnitzer ha denunciato invano il fatto che la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come Stato ebraico e democratico”. Ha poi aggiunto che la legge avrebbe reso Israele un Paese guida “per Stati nazionalisti come Polonia e Ungheria”, come se non fosse già così da molto tempo. In Polonia e Ungheria non esiste un popolo che esercita la tirannia su un altro popolo privo di diritti, un fatto che è diventato una realtà permanente e un elemento inscindibile del modo in cui agiscono Israele e il suo governo, senza che se ne intraveda la fine.

Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i Territori Occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria. O fare notare che esiste un partito arabo, anche se non ha alcuna influenza. O dire che gli Arabi possono essere ammessi negli ospedali ebraici, che possono studiare nelle università ebraiche e vivere dove meglio credono (sì, come no).

Ma quanto siamo illuminati. La nostra Corte suprema ha stabilito, nel caso dei Kaadan, che una famiglia araba poteva comprare una casa a Katzir, una comunità ebraica, solo dopo anni di dispute. Quanto siamo tolleranti nel consentire agli Arabi di parlare arabo, una delle lingue ufficiali. Quest’ultima è chiaramente una menzogna. L’arabo non è mai stato neanche remotamente trattato come una lingua ufficiale, come succede invece per lo svedese in Finlandia, la cui minoranza è nettamente più piccola di quella araba in Israele.

Era comodo ignorare che i terreni di proprietà del Fondo nazionale ebraico, che includono buona parte delle terre dello Stato, erano riservati ai soli ebrei, una posizione sostenuta dalla Corte suprema, e affermare che fossimo una democrazia. Era molto più piacevole considerarci egualitari.

Adesso ci sarà uno Stato che dice la verità. Israele è solo per gli ebrei, anche sulla carta. Lo Stato nazione del popolo ebraico, non dei suoi abitanti. I suoi Arabi sono cittadini di seconda classe e i suoi abitanti palestinesi non hanno statuto, non esistono. Il loro destino è determinato da Gerusalemme, ma non sono parte dello Stato. È più facile per tutti così.

Rimane un piccolo problema con il resto del mondo, e con l’immagine d’Israele che questa legge in parte macchia. Ma non è un grave problema. I nuovi amici d’Israele saranno fieri di questa legge. Per loro sarà una luce che illumina le nazioni. Tanto le persone dotate di coscienza di tutto il mondo conoscono già la verità, e da tempo devono farci i conti. Sarà un’arma nelle mani del movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele)? Sicuramente. Israele se l’è guadagnata, e ora ne ha fatto una legge.

Qui, il testo della legge.

L’identità dello stato di Israele
di Raniero La Valle (Costituente Terra)
comunicato del 25 ottobre 2023

Nelle ricostruzioni dei 75 anni del conflitto israelo-palestinese, nessuno, neanche il segretario generale della nazioni unite, António Guterres, ha ricordato il 2018, che invece spiega tutto. È l’anno in cui, il 19 luglio, lo Stato di Israele cambiò natura, e da Stato democratico, come era nel disegno del sionismo, è diventato per legge costituzionale uno “Stato Nazione del popolo ebraico”. Ciò spiega tutto, nel senso che se il principio fondativo che voleva congiungere democrazia ed ebraismo ammetteva l’esistenza dell’ “Altro”,  fino a permettere il sogno dei “due popoli in due Stati”, il trapasso allo Stato Nazione del popolo ebreo riservava solo a questo il diritto all’autodeterminazione, cioè i diritti politici, e rendeva incompatibile l’esistenza di un secondo popolo; di qui i 700.000 coloni irradiati in 279 insediamenti oggi presenti nel Territori occupati abitati da 3 milioni di palestinesi. La novità era così riferita in una nostra newsletter del 24 luglio 2018 (“Sionismo senza democrazia?”), che qui vi trascriviamo così come l’abbiamo ritrovata: 

C’è una notizia che è stata quasi nascosta, perché è difficilissimo darla, non sanno come farla accettare dal senso comune, ma è di tale portata da marcare una cesura nella storia che stiamo vivendo. Lo Stato di Israele, almeno nella sua veste ufficiale e giuridica, cambia natura. Non è più lo Stato che unisce democrazia ed ebraicità, come era nel sogno del sionismo, ma è definito come uno Stato-Nazione ebraico, uno Stato del solo popolo ebreo nel quale gli altri, quale che sia il loro numero, sono neutralizzati nella loro dimensione politica, cioè nella loro esistenza reale: non partecipano di ciò che, in democrazia, si chiama autodeterminazione, la quale è riservata al solo popolo ebreo, il solo sovrano. Gli altri sono naturalmente gli Arabi, e in modo specifico i Palestinesi, musulmani o cristiani che siano.
Infatti giovedì 19 luglio il Parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato a stretta maggioranza con 62 voti favorevoli e 55 contrari una legge di rango costituzionale che era in gestazione da tempo, la quale fissa in questi termini perentori la natura dello Stato, che finora non si era voluta definire in alcuna Costituzione formale, in base all’idea che la vera Costituzione d’Israele è la Torah (la Scrittura). Per intenderci, un primo articolo Cost. del tipo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…” sarebbe stato impensabile per Israele; e infatti, dopo un primo approccio iniziale per il quale furono consultati i libri di Carl Schmitt, il tentativo costituzionale fu abbandonato, come ci ha raccontato a suo tempo Jacob Taubes. Però per il sionismo fondatore che aveva voluto bruciare i tempi dell’Attesa visto il ritardo del Messia, era fuori discussione che dovesse trattarsi di uno Stato democratico. Sicché almeno una correzione è stata introdotta all’ultimo momento nel testo della legge, su richiesta del Presidente di Israele Reuven Rivlin, che in una lettera ai parlamentari aveva espresso il timore che essa potesse “recare danno al popolo ebraico, agli Ebrei nel mondo e allo Stato di Israele”. È stata abolita infatti la norma che permetteva a qualsiasi comunità (ebrea ma anche non ebrea) di costituirsi come comunità identitaria chiusa, su base religiosa o nazionale, con esclusione dal proprio ambito di tutti gli altri (non-ebrei, non-drusi, non ortodossi, ecc), il che rischiava di creare in Israele una rete di apartheid segregati a pelle di leopardo; invece, caduta questa norma, la separazione che viene costituzionalizzata è posta a garanzia dei soli insediamenti ebraici, privando di diritti tutti gli altri.
Dal punto di vista politico la legge votata dalla Knesset liquida la causa palestinese, prelude all’annessione dei Territori Occupati, licenzia definitivamente l’opzione fatta propria da tutta la comunità internazionale dei due popoli in due Stati e rottama le risoluzioni dell’ONU sul conflitto in Palestina e sullo status di Gerusalemme. Quali poi saranno i fatti è tutto da vedere: la resistenza di Gaza, da sola, con i suoi patetici aquiloni accesi, come le pietre di David contro Golia, tiene in realtà aperta tutta la questione.
Ma c’è un livello ancora più profondo: che succede con l’ebraismo? La ragione per cui Israele si è decisa a questo passo non può essere banalizzata: l’andamento demografico in Medio Oriente è tale che ben presto in Israele gli Ebrei saranno una minoranza rispetto alla crescente popolazione arabo-palestinese; e siccome in democrazia contano i numeri e non si è fatta e neanche tentata la pace tra i due popoli, gli Ebrei di Israele temono di essere sopraffatti, e perciò la democrazia è un lusso che non possono mantenere. Nell’alternativa tra democrazia ed ebraismo, la scelta è per l’ebraismo. Purtroppo manca la lucidità di comprendere che è una falsa alternativa. Questa incompatibilità non è vera: ma per riconoscerlo ci vuole una conversione culturale e religiosa profonda.
Gli Ebrei (anche gli Ebrei non credenti dello Stato d’Israele) fondano sulla Scrittura la loro identità di popolo e di Stato. Ma quando questa tradizione si è formata (quando Dio ha “parlato” ad Abramo, Mosè, David e anche ai profeti) poteva concepirsi che l’identità di un popolo si preservasse nell’uniformità di un regno, nella inviolabilità dei confini, nella non contaminazione con gli stranieri, nella regola di purità, antidoto ad ogni meticciato.
Ma come preservare questa identità nelle condizioni della democrazia, del pluralismo, dell’eguaglianza, della globalizzazione, dello Stato di diritto, non poteva essere oggetto della rivelazione di allora, Dio non poteva dirlo al suo popolo. Un indizio fortissimo di come altrimenti essere popolo lo aveva fornito Gesù, ma quella Parola non fu riconosciuta da Israele come la Parola attesa. Dunque occorrerebbe che, come hanno fatto pur dolorosamente altre tradizioni, anche quella ebraica cercasse i nuovi sensi delle sue Scritture, che cosa davvero sarebbe la fedeltà alla Parola ricevuta letta non più nelle condizioni di ieri, con gli occhi rivolti alle tempeste passate, ma nelle condizioni di oggi, con gli uomini di oggi, con la meravigliosa multicolore umanità di oggi, con gli occhi rivolti al futuro da costruire, a questo Messia che ha sempre da venire, ma come pace non come apocalisse. È attraverso questo lavacro, non più nel sangue ma nell’acqua di nuovo condivisa della Palestina che Israele salverà se stesso, la propria identità, e la vita delle genti, non più stranieri.
La cosa non interessa solo gli Ebrei. Sarebbe così importante che i nostri gruppi di dialogo ebraico-cristiano, liberi dalle suggestioni dei richiami a un vecchio fondamentalismo biblico, cercassero con i fratelli Ebrei questi nuovi sensi e questa nuova comprensione della Parola liberatrice”.

Fin qui la nostra lettera di allora. I “fatti” che in quei testi si temevano, che temeva lo stesso Reuven Rivlin, presidente di Israele, si sono verificati nella maniera più atroce, fino al 7 ottobre di Hamas e alla reazione di Israele a Gaza.

Ma il monito di questi eventi va ben oltre gli stretti protagonisti. Riguarda le grandi Potenze, a cominciare dall’America: rinunziate ai progetti di un potere esclusivo, di “competizioni strategiche” che nell’esclusione dell’altro non possono che portare al reciproco genocidio. Riguarda l’Europa: non coccolarti la guerra che hai in casa, che tanto ti piace per debellare la Russia, la guerra civile europea è già in nuce la guerra mondiale. Riguarda le religioni, di che cosa devono procurare la “salvezza” se non dell’anima del mondo?  Riguarda il dialogo ebraico-cristiano: non è solo questione di parlarsi e abbracciarsi tra “fratelli maggiori e minori”, è questione di guardare in fondo a se stessi, è un appello alla conversione.

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La legge che dice la verità su Israele ultima modifica: 2023-11-16T04:53:00+01:00 da GognaBlog

36 pensieri su “La legge che dice la verità su Israele”

  1. Per Fabio: Il quotidiano sicuramente filopalestinese The New York Times scrive che Israele sapeva dei piani di Hamas per il 7 novembre da quasi un anno… 

  2. Fabio, non ce l’ho con te ovviamente. Ma dopo 80 anni siamo ancora a vedere cosa hanno fatto gli altri ma non vogliamo prendere coscienza di quello che abbiamo fatto noi… 80 anni!

  3. Non ho sbagliato. Il Trattato di Parigi prevedeva il ripristino dei territori come erano nel 1938. Una parte del litorale austriaco, divenuta italiana nel 1920, furono assegnate alla Jugoslavia dal Trattato di Parigi del 1947. La zona di Trieste, Monfalcone, Gorizia, nonché Tarvisio a Nord rimasero italiane, sempre per il Trattato di Parigi. Trattati firmati, sottoscritti e ratificati dallo Stato italiano. Tanto è vero che furono proprio gli esodati ad incazzarsi… Però andò così. Quanto al resto: gli italiani nei campi di Tito furono circa 30.000, sicuramente decine di migliaia furono i croati e i bosniaci. Però, Fabio, come sempre i cattivi sono gli altri. Di quello che abbiamo fatto noi lì, non un cenno. Se mi uccidi 1.000.000 di persone, aspettati vendetta appena possibile. Perché il modo di ragionare è sempre lo stesso, ovvero: è vero, ma loro? Sono passati quasi 80 anni e non abbiamo ancora fatto i conti davvero con il nostro passato… E anche quando ce lo sbattono in faccia, la risposta è sempre la stessa: si, ma loro?

  4. @ 31
    “Croati come Tito?”
     
    Sí, croati come Tito; però, a differenza sua, anticomunisti o non comunisti (N.B. non sto riferendomi ai fascisti croati!).
    Esistevano anche quelli! E pure loro avevano diritto di vivere. Invece Tito li scannò o li spedí nei campi di prigionia jugoslavi. Beninteso, assieme a tutti gli altri.
     
    Questa è storia! Se la ignoriamo o, peggio, la neghiamo, non si può discutere.
     

  5. “E comunque, è stato il Trattato di pace del 1947 (Parigi) a sancire la restituzione alla Jugoslavia di territori, ripristinando la situazione nel 1938, prima della guerra.”
     
    Marco, i confini imposti nel 1947 furono molto diversi da quelli anteguerra! Forse ti sei confuso nello scrivere…
     
    Comunque, per farti capire l’assurdità della questione, se i palestinesi rivendicano Israele, per la stessa ragione l’Italia dovrebbe addirittura rivendicare l’Istria con Pola, Postumia, la Valle dell’Isonzo, parte delle Alpi Giulie Orientali, Fiume, le isole di Cherso e Lussino, Zara.
    Che aspettiamo a dichiarare guerra a Slovenia e Croazia?
     

  6. Croati come Tito? Certo, per gli ustascia di Pavelic era chiaro quale sarebbe stato il destino, dopo aver fatto di peggio (ai serbi, agli ebrei, ai montenegrini, ai rom, ai gay, ecc. ecc.) dei loro padroni nazisti. Così come una parte dei bosniaci musulmani, quelli della Divisione SS “Handchar”, formata e guidata dal Gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husayni… Ricordo che anche il primo presidente della Bosnia-Herzegovina indipendente, Alija Izetbegovic partecipò all’arruolamento a Sarajevo (ErzaztKommando der Waffen SS) -fonte: archivi SS – Fuhrungs Haupt Amt di Gottlob Berger a Berlino. Sulla Jugoslavia, meglio andare con i piedi di piombo…

  7. PS – Sulla lapide a Gorizia che ricorda gli infoibati, appaiono nomi scritti due volte e persino alcuni con data della morte 1972… Ho amici friulani di origine slava che non hanno idea dì dove sia seppellito il bisnonno, sloveno, perché i fascisti hanno fatto sparire le tombe, dopo aver cancellato i nomi con il finale in ch…  Noi italiani ci dimentichiamo sempre di quello che abbiamo fatto nelle nostre guerre, degli eccidi, e anche degli armadi della vergona… 

  8. Naturalmente scompaiono gli anni dell’occupazione fascista di quelle terre, dove tutti vivevano felici e contenti. E comunque, è stato il Trattato di pace del 1947 (Parigi) a sancire la restituzione alla Jugoslavia di territori, ripristinando la situazione nel 1938, prima della guerra. Il generale Robotti in un telegramma ai Comandi italiani in Jugoslavia: “Si ammazza troppo poco!” Un milione di morti jugoslavi, tra combattenti e civili. Nelle foibe, secondo gli storici, tra 5.000 e 10.000. Fare le debite proporzioni, no?

  9. Gli italiani dell’Istria, di Fiume, di Zara e della parte di Venezia Giulia passata alla Jugoslavia avevano tre opzioni:
    1) Diventare comunisti titini o stalinisti. Però, quando Tito ruppe con Stalin, gli stalinisti finirono a Goli Otok et similia.
    2) Rifiutare il comunismo. E cosí finire scannati (= infoibati o, piú di rado, fucilati o in fondo al mare). Oppure rinchiusi nei campi di prigionia, che erano efferati quanto i laogai e appena meno dei lager nazisti, ma solo perché mancavano le camere a gas. Si moriva “solo” di botte, di esaurimento fisico o fucilati.
    3) Scappare.
     
    Quanto scritto valse anche per i croati, gli sloveni e chiunque altro – di qualunque etnia – osasse opporsi al comunismo titino. Anche loro patirono l’inferno in terra. 
     
    N.B. Per rispetto della storia. E per rispetto di chi soffrí.
     
     
     

  10. 26 – Fabio. gli istriani sono venuti in Italia non perché cacciati dagli jugoslavi ma in base a un Trattato internazionale che la stessa Italia ha firmato. Ovvio che, dopo averli “regalati” a Tito, De Gasperi li abbia accolti… Per altro, non andrebbe dimenticato cosa han fatto gli “italiani brava gente” nei Balcani… 
    20. Crovella. In tutto lo sproloquio, mai una volta parli di Israele, condanni l’uso brutale che sta facendo della potenza militare. La tua democrazia unica in MO, si riempie la bocca con gli ostaggi in mano ad Hamas, ma poi insulta i rappresentanti delle famiglie degli stessi in Parlamento, promulgando una legge che prevede la pena di morte per i terroristi (e chi se ne frega se hanno in mano 250 israeliani!). Tra l’altro, lo stesso Israele ha dato una mano allo sceicco Yashin, fondatore di Hamas, in quanto si opponeva all’OLP di Arafat, l’antico nemico di Israele. 

  11. @ 25
    Matteo, lo si dovrebbe fare per solidarietà. Si tratterebbe di profughi di guerra (in questo caso davvero profughi!), della stessa etnia, della stessa religione, della stessa lingua, per di piú provenienti da una regione limitrofa. L’ospitalità sarebbe limitata nel tempo, cioè fino alla distruzione totale di Israele, da tutti ardentemente voluta.
     
    In Italia viene accolto pressoché chiunque (la stragrande maggioranza sono falsi profughi), di etnia differente, di lingua differente, di cultura differente, di religione differente, di civiltà differente, e di differenti idee nei riguardi delle donne e della democrazia.
    La Germania lo fece con i profughi di guerra siriani (questi sí che erano veri!).
     
    Perché l’Egitto non accoglie i profughi palestinesi di Gaza, che fino al 1967 erano cittadini egiziani? Perché la Giordania non accoglie i profughi della Cisgiordania, che fino al 1967 erano sudditi giordani? Tutto ciò – lo ripeto – in attesa dela liberazione, “dal fiume al mare”.
    L’Italia nel dopoguerra accolse i profughi italiani dell’Istria, Venezia Giulia, Fiume, Zara. Perché Egitto e Giordania non fanno altrettanto con i loro?
     

  12. Fabio, e perché dovrebbero?
    Perché non incolpi i Belgi di non aver ospitato i lor fratelli cattolici irlandesi finché l’Irlanda non sia completamente libera? 
    O noi italiani per non aver ospitato quelli di Serajevo o Mostar finché i serbi non avessero deciso di piantarla?

  13. Matteo, io NON ho scritto che è colpa dei Paesi arabi.
     
    Io ho scritto: “Perché [gli arabi] non ospitano – in attesa della liberazione ‘dal fiume al mare’ – i loro fratelli palestinesi?”.
     

  14. Non è stato affermato che la “colpa” (ma io affermo addirittura l’opposto: che “colpa?” di cosa?) sia degli Stati arabi confinanti.
     
    Rispetto alle guerre fra stati (1967 e 1973), la situazione in essere fra stati è che gli stati arabi riconosciuti (dall’Arabia Saudita all’egitto, alla Giordania) vogliono avere rapporti istituzionali e soprattuto economico con Isarele. Per tale motivo non possono e soprattutto NON VOGLIONO schierarsi con i palestinesi, che al giorno d’oggi sono un impiccio per gli stessi stati arabi ufficiali.
     
    Discorso molto diverso per l’IRAN, che strumentalizza gli avversari di Isarele (in particolare Hezbollah nel nord del Libano, ma vredo che abbia finanziato anche Hamas) per dar contro a Israele. Ma Lo fa NON per sostengo emotivo ai Palestinesi. Tra l’altro gli iraniano NON sono arabi ma persiani, cioè indo-europei, certo sono islamici, ma sono islamici sciiti e vogliono sopraffare gli islamici sunniti. In parole povere l’Iran ha come avversario finale l’Arabia Saudita, non Israele. Quindi l’Iran sta formalmente con i Palestinesi perché spera di annientare Israele in una sorta di “semifinale” di area e poi si scontrerà con l’Arabia Saudita nella “finale” per il controllo totale dell’area geiogreafica fra Asia Centrale, M.O e Golfo Persico. Se non fosse per questo meccanismo, neppure all’Iran gliene sbatterebbe dei Palestinesi.
     
    Inoltre segnalo che lo Stato di Palestina NON esiste. Lo vogliono? E che almeno lo mettano in piedi! Ma non esiste e le terre sono in realtà senza uno Stato legittimato a definirne i sacri confini.
     
    Infuine segnalo che il mio (carissimo) amico ebreo ieri ha confermato ul mio ragionamento per cui la dinamica demografica è una leva in più che acuisce i problemi dell’area. la popolazione israeliana sta crescendo a ritmi vertiginosi (sia per il trend delle nuove nascite, sia per l’afflusso costante di ebrei che da USA e soprattutto Europa si trasferiscono stabilmente in Israele), per cui Israele ha “fame” di nuove terre: letteralmente non sa più dove mettere i suoi cittadini. il fenomeno si scarica sulla Cisgiordania e sarà inevitabilmente destinato a incrementarsi. Anche nella stessa Cisgiordania (che in zona oggi si chiama Wesr Bank) gli spazi fisici sono oggettivamente stretti fin dall’inizio: da Gerusalemme al fiume Giordano ci sono 50 km, se non ricordo male). Inoltre anche la popolazione palestinese lì residente sta crescendo di numero, per cui è inevitabile che ebrei e palestinesi si pestano i piedi…
    L’Occidente si guarda bene dal fermare il fenomeno dei coloni ebrei, in barba alle risoluzioni ONU, perché è interesse di tutto l’Occidente che Israele si espada: più terre sono sotto il suo controllo e più forte è la presenza occidentale nell’area. E, in ogni caso, visto il ruolo che ricopre Israele (di avamposto occidentale in un’area complessivamente islamica e foriera di spinte terroristiche), nessun paese occidentale meno che mai gli USA, fermeranno mai Israele. Trattasi di “realpolitik”: esiste dalla notte dei tempi e sempre esisterà.

  15. Aspetta, aspetta, aspetta: voglio capire bene.
     
    Dunque, lo stato di Israele (lasciamo pure perdere come è stato fondato) non ha confini definiti perché non ha mai voluto stabilirli per avere la libertà di espanderli, non ha una costituzione per poter modificare a piacere la politica, sono quarant’anni che occupa regioni conquistate manu militari e tiene in sostanziale prigionia (nel caso di Gaza letteralmente in prigionia) milioni di persone praticamente senza diritti civili e la colpa è degli stati arabi o dell’Egitto?!?
     
    Ragazzi, per favore, per quanto schierati cerchiamo di restare nell’ambito della decenza!

  16. “Quindi non è la sola Israele che NON vuole i Palestinesi. Sono anche tutti gli arabi circostanti.”
     
    Questo è il segreto di Pulcinella.
    Carlo, dato che hai un conoscente ebreo, chiedigli di avvertire pure quelli di Haaretz. Chissà, forse sono gli unici a ignorarlo.
    Magari poi se ne usciranno con una delle loro formidabili inchieste: “Gli egiziani, i giordani, i libanesi, i siriani, gli iracheni, i sauditi, gli yemeniti, i qatarioti, i kuwaitiani, gli iraniani, gli omaniti e tutti gli altri arabi perché non ospitano – in attesa della liberazione ‘dal fiume al mare’ – i loro fratelli palestinesi?”.
     
    Orsú, Haaretz, dimmi: perché gli altri arabi se ne fot**no?
     

  17. Uno dei miei consoci di barca (ci siamo allenati oggi pomeriggio sul Po) appartiene alla comunità ebraica torinese ed è stato spesso in Israele. Ha molti legami, di lavoro e di famiglia. Gli ho chiesto degli arabi con cittadinanza israeliana. Mi ha detto che sono pochi, che vivono stabilmente nel territorio di Israele, tipo a Tel Aviv ecc, che di arabo non han quasi più niente, che vestono all’occidentale (es giacca e cravatta in ufficio), che vivono pienamente all’occidentale, spesso han studiato in UK, in USA o in Europa e lavorano tipo in banca o in società tecnologiche.  Si sono integrati alla perfezione, più che nella società ebraica in senso stretto, nella società occidentale quale è oggi Israele, e vivono a Tel Aviv ma potrebbero vivere a New York o a Londra. Stanno bene per cui non gireranno mai le spalle a Israele e anzi non si schierano mai con i Palestinesi.
     
    Questi ultimi sia a Gaza che in Cisgiordania NON hanno cittadinanza israeliana. Non si sa bene cosa siano, in linea teorica sarebbero cittadini dello stato palestinese, che però NON e mai esistiti e a oggi NON esiste, anche perché nessun stato arabo limitrofo lo vuole.
     
    Per far uscire i Palestinesi da Gaza, l’Egitto potrebbe far aprire il cancello sud di Gaza, che si affaccia sul territorio egiziano, eppure NON lo fa, perché poi si dovrebbe caricare sulle spalle la gestione di 2 milioni abbondanti di arabi palestinesi, che non vuole fra i piedi. Quindi li lascia chiusi dentro Gaza. Lo stesso, più o meno, lungo il fiume Giordano verso la Giordania. Quindi non è la sola Israele che NON vuole i Palestinesi. Sono anche tutti gli arabi circostanti.

  18. Fabio, sarà demenziale, ma stranamente è riportata da tutte le agenzie stampa e da moltissimi media. Evidentemente Haaretz è considerata una voce abbastanza autorevole. Solo il Times of Israel, giornale filogovernativo israeliano, mette in dubbio le ricostruzioni di Haaretz. E nessuno ha parlato, finora, di complottismo o bufale. D’altra parte Assange è in galera proprio per aver detto le stesse cose: un elicottero americano che spara su dei civili… 

  19. “Quindi, signori, poiché ci è stato donato un cervello, cerchiamo di adoperarlo, senza farci accecare dalla faziosità.”
     
    L’esortazione è rivolta pure a me. Da tenere sempre presente, anche quando discuto nel GognaBlog.
     

  20. @ 14
    In realtà, naturalmente non ci fu alcun attacco polacco; si trattò di un falso. L’operazione venne escogitata, tra gli altri, da quel “galantuomo” di Himmler. Il soldato polacco ucciso era probabilmente uno sconosciuto prigioniero di qualche campo di concentramento tedesco, forse un criminale comune, al quale fu fatta indossare un’uniforme polacca. In onore del capo delle SS, all’invasione del 1° settembre fu dato il nome in codice di Operazione Himmler.
    Se Hitler avesse vinto la guerra, qualcuno di noi probabilmente ora sarebbe un gerarca fascista e TUTTI avremmo creduto al falso di Gleiwitz.
     
    Quindi, signori, poiché ci è stato donato un cervello, cerchiamo di adoperarlo, senza farci accecare dalla faziosità.
     
    P.S. La storia dell’elicottero israeliano che mitraglia i giovani del festival musicale è appena meno demenziale di quella secondo cui gli aerei che si schiantarono contro le Torri Gemelle erano in realtà ologrammi (mi è toccato di leggere pure questa!) e la vera causa furono le cariche esplosive piazzate la sera prima nei vari piani dei grattacieli. Alcuni sostennero (e tuttora sostengono) che il responsabile fu il Mossad. E perché mai? Ma è ovvio: non ci furono morti tra gli ebrei (altra panzana bestiale).
     

  21. Haaretz dice anche che probabilmente Hamas nemmeno sapeva del rave party e che erano state segnalati movimenti sospetti vicino a quel confine ma nessuno ci ha fatto caso. Comunque sia, anche il giornalista della BBC che è entrato nell’ospedale bombardato, ha avuto dubbi che le armi ritrovate dagli israeliani fossero in realtà messe lì in bella mostra… Che poi IDF e polizia smentiscano le affermazioni di Haaretz è comprensibile: già l’esercito più potente del MO e il Mossad han fatto una figura di merda, figurati aggiungere altro… L’antrace di Colin Powell non dice nulla sulla reticenza (o peggio) dei governi?

  22. No Fabio, per ora non ci credo e non ho trovato nemmeno la notizia scritta così su Haaretz.
    Aspetto gli sviluppi.
     
    Comunque pare altrettanto strano che Hamas sia riuscita ad uccidere solo 400 persone su almeno 5000 riunite in mezzo al deserto…’sti palestinesi non sono nemmeno buoni a sparare nel mucchio?…e quindi?

  23. Be’, ragionando” nello stesso modo, mi permetto di spararne una anch’io, altrettanto pazzesca. Volete sapere come iniziò davvero la Seconda guerra mondiale?
    La sera del 31 agosto 1939 truppe regolari polacche attaccarono la stazione radio di Gleiwitz, città tedesca di frontiera. Un soldato polacco, in uniforme, fu ucciso dalla Gestapo. Il giorno dopo Hitler iniziò l’invasione, ma – beninteso – “solo per rappresaglia”.
    Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania. Hitler si infuriò come una belva: “Non sono stato io a dichiarare guerra; sono state Gran Bretagna e Francia. La guerra in Europa l’hanno scatenata loro”.
     
    Quindi, secondo Hitler, la Polonia attaccò la Germania nazista, e Gran Bretagna e Francia scatenarono la Seconda Guerra mondiale.
    Lo disse Hitler. Voi ci credete?
     
    L’ha detto Haaretz. Voi ci credete?
     

  24. Fabio, Haaretz è anche in inglese, non solo in ebraico… Non mi pare un giornale filo-palestinese… E comunque, chiedetevi come mai Netanyhau non vuole incontrare i rappresentanti degli ostaggi… Forse perché non gliene fotte nulla, e vuole perseguire il suo scopo a qualsiasi prezzo (e pur di tenere a bada le inchieste su di lui…).

  25. E’ inutile Marco, lui sa tutto e conosce tutto a prescindere…
    Quando  c’è da difendere la superiorità e l’ordine occidentale contro la barbarie diventa un panzer di granito.
     
    E ne è orgoglione!

  26. “Per finire, Haaretz dice che molti dei morti al rave party sono stati fatti da un elicottero Apache israeliano che sparava all’impazzata contro chiunque si muovesse… E sostiene che probabilmente Hamas nemmeno sapeva che c’era quel rave party…”
     
    Marco, per rispetto verso la tua e la nostra intelligenza, ti chiedo di non raccontarci piú balle cosí spropositate e vomitevoli.
    Grazie.
     

  27. Il primo errore che fai è mischiare ebrei e Stato di Israele. Solo recentemente Netanhyau ha fatto approvare una legge per cui ebraismo e Israele sono la stessa cosa (interessante: se un Paese come l’Iran viene tacciato di essere uno Stato confessionale, non lo è per l’attuale Israele…). Tanto è vero che gli ebrei ortodossi vanno da sempre d’accordo conla parte arabo-musulmana perché nella Torah non leggono quella esclusività che la cricca al governo in Israele vuole (ricordiamoci che ilo primo ministro è sotto accusa da mesi…). E’ indiscutibilmente vero che il “padre della patria” Ben Gurion (polacco, naturalizzato poi) sfruttò metodi terroristici contro l’occupazione inglese . Il suo pensiero è semplice: creare una forza armata, venire a patti con gli ebrei ultraortodossi che si opponevano alla nascita di uno stato ebraico, allargare le frontiere del nuovo Stato di Israele, far diventare in qualsiasi modo la componente ebraica maggioritaria. Il terrorismo contro l’occupante britannico andava bene, quello palestinese contro l’occupante israeliano, no. Per finire, Haaretz dice che molti dei morti al rave party sono stati fatti da un elicottero Apache israeliano che sparava all’impazzata contro chiunque si muovesse… E sostiene che probabilmente Hamas nemmeno sapeva che c’era quel rave party… Ma non erano stati trucidati dai briganti di Hamas? Haaretz non mi pare certo un giornale filo palestinese…

  28. Carlo Crovella è Joe Bass, l‘implacabile (film western del 1968 con Burt Lancaster).
     

  29. ADDENDUM:
    Da Treccani
    In Israele abitano dunque i cittadini israeliani, che sono in maggioranza Ebrei, cioè membri del popolo ebraico e seguaci dell’ebraismo inteso come fede e tradizioni. Ma qui vive anche una minoranza di cittadini israeliani che non sono Ebrei e che è composta da arabi musulmani, cristiani e membri di etnie diverse.
    I Palestinesi NON sono cittadini israeliani. Gli arabi che sono cittadini israeliani sono una minoranza anche rispetto al totale degli arabi residenti in M.O., e non rinunciano allo loro cittadinanza israeliana perché lì si vive meglio che nelle terre arabe.
     
    Ulteriore conferma da wikipedia, che ti piace tanto
    I palestinesi di Gerusalemme est hanno la residenza permanente di Israele, indicata da un passaporto blu (sono chiamati infatti anche “arabi blu”), ma non hanno nessuna cittadinanza.
     
    Ultima annotazione: come ho specificato nei commenti precedenti, la “colonia” (come l’hai chiamata tu) del periodo fra la I Guerra e la II Guerra era in realtà un “protettorato”, in gran parte inglese in piccola parte (Libano ecc) sotto ai francesi. L’Occidente per liberarsi formalmente del ruolo di “occupante colonialista”, senza però perdere il controllo dell’area (lasciandola totalmente in mano alle popolazioni arabe), ha colto la palla la balzo dell’esigenza degli ebrei di avere una “propria” casa in M.O. e ha creato lo stato di Israele, con la risoluzione ONU del 1947.
     
    Ne deriva che Israele è l’avamposto dell’Occidente in quella zona, è come se fosse una colonia occidentale gestita per interposta persona.
     
    Ecco perché l’Occidente è sempre stato e sempre sarà la fianco di Israele, che nei fatti combatte le guerre contro gli arabi/islamici al posto nostro…

  30. La frase:
    Gli immigrati ebrei divennero terroristi a tutti gli effetti per cacciare gli inglesi e fondare il loro stato. Atti terroristici estesi anche agli arabi per scacciarli, senza peraltro riuscirci completamenteDa qui gli arabi di cittadinanza israeliana, che in realtà non sono riusciti ad e evitare di essere israeliani, non hanno voluto essere
     
    non chiarisce al 100% la vera ragione per cui elementi arabi siano stati inglobati nella cittadinanza israeliana, stante il fatto che Israele, con la risoluzione ONU del 1947, è nata per essere lo stato dei soli ebrei e non di tutti i residenti in M.O.
     
    Anche perché i cittadini israeliani di etnia araba sono una % esigua, cito a memoria e mi pare di ricordare il 3% (i giù di lì) dei cittadini israeliani totali. Perché, nel lontano 1947, proprio quel 3% è diventato cittadino israeliano e NON tutti i residenti in M.O.? Se il criterio fosse stato valido per tutti i residenti, in M.O., oggi in M.O. avremmo SOLO cittadini israeliani (misti fra ebrei, arabi, altri…), mentre i palestinesi NON sono, ancora oggi, cittadini israeliani.
     
    Tornando a quegli arabi che sono cittadini israeliani, la domanda chiave, oggi, è: perché, se Israele è davvero uno stato fascista che stermina gli arabi circostanti, questi arabi israeliani continuano a stare in Israele e mantengono la cittadinanza israeliana? Infatti questi arabi, secondo logica, dovrebbero scappare alla velocità della luca da uno stato ebreo fascista che vuole il genocidio degli arabi circostanti.
     
    Invece no: questi arabi, ben felici della loro cittadinanza israeliana, continuano a stare dentro Israele e non vanno fuori. Il motivo è che a Israele il tenore di vita è elevato, c’è più ricchezza individuale, ci sono i sevizi pubblici e il welfare tipicamente occidentali, e poi Rolex, SUV, ecc ecc ecc…… Di fatti in queste settimane NON mi risulta che si sia alzata neppure una voce da parte degli arabi israeliani contro i presunti “crimini di guerra” compiuti a Gaza.  Non credo proprio che gli arabi con cittadinanza israeliana si metteranno “contro” Israele, mentre si terranno sempre ben stretta la loro cittadinanza israeliana.

  31. “Non sono informato sui tecnicismi, ma sarebbe interessante capire come hanno fatto a prendere la cittadinanza israeliana.”
     
    Sei ignorante, nel senso che ignori.
    Per fortuna che qualche volta vai vicino ad accorgertene.
     
    Poi però vuoi parlare lo stesso:
     
    “Il motivo per cui questi arabi hanno voluto prenderla è chiaro: in Israele si vive meglio, all’occidentale, …. Non è chiaro, invece, cosa interessi a Israele avere dei cittadini arabi e non ebrei.”
     
    E quindi prendi la vacca per le balle!
     
    Per farla breve (ma breve, breve) gli arabi in Israele, che allora si chiamava Palestina c’erano già e stavano sotto il Mandato inglese. Chiamiamola se vuoi “colonia”.
     
    C’erano anche gli ebrei e convivevano abbastanza bene. Nessuno, o quasi, viveva all’occidentale
    Alla fine dell’800 venne teorizzata la fondazione di uno stato giudeo, patria per tutti gli ebrei, come soluzione a lungo termine a seguito dei pogrom anti ebraici, in particolare in Russia, ma anche in Ucraina, Lituania ecc.
    Il movimento nato si chiamò Sionista. Iniziò già allora una migrazione in Palestina di ebrei, più o meno legale, più o meno incoraggiata, più o meno finanziata, ma su ciò non mi dilungo.
    Dopo la II guerra mondiale, con la Palestina ancora sotto mandato britannico, la cosa divenne sempre più forte.
    Gli immigrati ebrei divennero terroristi a tutti gli effetti per cacciare gli inglesi e fondare il loro stato. Atti terroristici estesi anche agli arabi per scacciarli, senza peraltro riuscirci completamente
    Da qui gli arabi di cittadinanza israeliana, che in realtà non sono riusciti ad e evitare di essere israeliani, non hanno voluto essere.
     
    E’ invece chiarissimo che a Israele non interessi affatto avere cittadini arabi e anzi che abbia sempre fatto e continui a fare di tutto per sbarazzarsene, ma non potendo per evidenti motivi perseguire una “soluzione finale” del problema arabo e dovendo applicarla “a rate” (diciamo così) non ci è ancora riuscita.
     
    Per ora

  32. Provo un’ultima volta a illuminarti. Certo che il sottostante problema, il “vero” problema è politico. L’Occidente è e sarà sempre imperialista. Nella sua natura imperialista, l’Occidente ha creato dal nulla Israele per compensare gli ebrei dell’Olocausto, dando loro una casa la’ dove gli ebrei vivevano già migliaia e migliaia di anni fa. Per questo motivo, Israele è sì uno stato democratico, ma solo per gli ebrei. Quindi Israle è contemporaneamente “democratica: (nei meccanismi costituzionali, che però valgono solo per gli ebrei) e “non democratica”, perché non può che esser la casa degli ebrei. Proprip per quello scopo è nata e quindi non può che esser cosi: accorgersene oggi, solo perché c’è la guerra in corso, è da ingenui.
     
    In realtà esiste una minoranza, esigua  ma caratterizzata, di arabi che sono cittadini ebraici. Non sono informato sui tecnicismi, ma sarebbe interessante capire come hanno fatto a prendere la cittadinanza israeliana. Il motivo per cui questi arabi hanno voluto prenderla è chiaro: in Israele si vive meglio, all’occidentale, il tenore di vita è superiore rispetto ai paesi confinanti, ci sono servizi e welfare occidentali ecc. Non è chiaro, invece, cosa interessi a Israele avere dei cittadini arabi e non ebrei.
     
    Sul piano internazionale, Israele è uno stato legittimo, nato in modo indiscutibilmente legittimo. Ricordo che Israele è stata ufficialmente creata, su iniziativa dell’Occidente (in particolare UK e Francia, con il placet degli USA) attraverso una risoluzione ONU nel 1947 e che la prima nazione che ha riconosciuto Israele è stata l’allora Unione Sovietica, cioè il perno del mondo anti-occidentale. Per cui Israele non può esser cancellata.
     
    Sorvolo sulla considerazione che il popolo ebraico viveva in quelle terre migliaia e migliaia di anni fa, per cui dire che quelle terre siano “solo” degli arabi significa non conoscere nulla della storia umana. Israele è stata creata ex novo nel 1947, ma in un’area dove gli ebrei esistevano da parecchi millenni. Viceversa uno Stato di Palestina non è MAI esistito, perché quelle terre, dopo la I Gierra mondiale sono.passate dall’Impero Ottomano ad un protettorato di UK e, più parziale, della Francia. Erano simili colonie, NON stati indipendenti.
     
    Bene tutto ciò è il sottostante, da cui si evince che l’Occidente ha voluto Istaele e, di conseguenza, sta al fianco di Israele e sempre la spalleggera’, è nei fatti, non può andare diversamente.
     
    Tuttavia, sui problemi sottostanti (di natura politica e di contrapposizione etnica-religiosa ecc), nella regione agisce anche, come aggravante, la leva demografica. È una variabile che sta venendo fuori ma che spiega molte cose recenti.  Se ci fossero 1.000 km di distanza fra ebrei e palestinesi, le possibilità pratiche di scontri sarebbero quasi nulle. Invece i due popoli stanno appiccicati gli uni agli altri (addirittura in Cisgiordania sono mescolati) e quindi “fare a botte”  è probabilisticamente più facile. E’ un fenomeno quasi fisico più che antropologico. Inoltte sono due popolazioni in evidente espansione numerica, per cui hanno bisogno di “altra terra” per loro, in una regione in cui le terre a disposizione sono pochissime e gli spazi molto ristretti proprio in termini geografici. Sintesi conclusiva: da quelle parti si ammazzano reciprocamente dalla notte dei tempi e si ammazzeranno per i secoli dei secoli. È amaro concludere così, ma la natura umana non è “buona”, bensì “cattiva”.

  33. Nonostante decine e decine di risoluzioni ONU emesse a maggioranza e senza veti da più di 50 anni dicano tutt’altro.
    A prescindere, hai rotto le palle con il problema demografico: qui è SOLO ED ESCLUSIVAMENTE POLITICO ED ECONOMICO.
    Israele è sempre stato uno Stato finto, creato dalle potenze occidentali, fottendosene di chi quelle terre abitava da millenni.

  34. Israele è quella lì, quella ufficializzata dalla legge in questione, fin dalla notte dei tempi e sempre così sarà. Dal 1947 al 2018 tutto il mondo ha vissuto in un equivoco (quello di Israele stato aperto anche ai non ebrei), in gran parte voluto e cavalcato per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. L’ufficializzazione del 2018 dipende da tante cause, alcune collettive altre individuali (della cricca di Netanhiau) di “affermare” il diritto a perseguire i propri obiettivi. Israele vuole continuare a esiste e per fare questo deve essere la più robusta possibile. Per questo, fra i mille risvolti del problema, c’è anche quello demografico: gli israeliani fanno tanti bambini,  per avere fila umane le più folte possibili. Inoltre c’è un flusso continuo di ebrei che, da adulti, si trasferiscono a vivere in Israele (n maggioranza dall’Europa). Tante braccia imbracciano tanti fucili (non solo in senso diretto, ma anche metaforico: tante gente che lavora e produce ricchezza e aumenta il livello di tecnologia del paese, ecc ecc ecc) e quindi tante braccia servono per difendersi meglio. Ma tante braccia corrispondono anche a tante bocche che vanno sfamate. Ecco perché Israele ha bisogno di territori in più e non si fermerà mai.

  35. E’ importante che un testo del genere arrivi da precise e autorevoli fonti israeliane/ebree. Fosse stato un caso diverso si sarebbe stati accusati di essere antisionisti. Il centro del problema, ora, è proprio quello evidenziato nelle ultime righe del testo: la temuta perdita di potere da parte del gurppo ebraico dello stato di Israele, cui si aggiunge il timore di chi è ora alla sua guida di perdere potere personale. In poche parole, il senso di una democrazia distrutto.

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