La montagna è la porta del futuro del pianeta
(ad Amatrice 200 persone ad ascoltare Paolo Cognetti e Nicola Magrin)
di Ines Millesimi
Lettura: spessore-weight**, impegno-effort*, disimpegno-entertainment**
Nella Sala Comunale del Gusto ad Amatrice, con il patrocinio del Comune di Amatrice e il sostegno di Montura, Montagne in movimento che organizza gli eventi di cultura di montagna del CAI di Amatrice ha ottenuto un altro grande risultato in questa sua seconda edizione. Duecento persone (il limite consentito, ma sarebbero venute di più) si sono iscritte email all’incontro e sono venute sabato 10 febbraio dal Centro d’Italia (Macerata, L’Aquila, Terni, Spoleto, Palestrina, Fermo, Roma, Rieti e provincia) per partecipare a un pomeriggio atteso e sorprendente: il dialogo tra il Premio Strega 2017, lo scrittore ormai valdostano Paolo Cognetti e l’artista di Monza Nicola Magrin, affermato illustratore di copertine e di libri di grandi scrittori.
Paolo Cognetti e Nicola Magrin ad Amatrice, 10 febbraio 2018
Il successo de Le otto Montagne (Einaudi) è ormai planetario tanto che il libro è stato tradotto in ben 39 lingue, ha ricevuto tanti premi, è molto letto nelle scuole, è amato dai giovani e da chi in montagna non ci va; la copertina del libro è stata realizzata da Magrin ed è un acquerello raffigurante un paesaggio montano pieno di neve in una notte stellata, scaldata dalla luce di una piccola baita con un pino. Scrittura scarna in 199 pagine, una storia asciutta in cui ci identifichiamo o ritroviamo genitori e compagne, amici e paesaggi montani, tutto un po’ di noi e degli altri, delle nostre divisioni interne e dei nostri misteri. La storia si dipana in un posto sospeso che esiste davvero: Estoul e il paese di Grana ai piedi del Monte Rosa. Si tratta di una condizione piuttosto semplice e in continua trasformazione esistenziale che però offre inattese chiavi di lettura universali. Perché l’ordinarietà delle stagioni della vita evoca un pendolo tra fisicità e spiritualità, cioè i due poli opposti che caratterizzano ogni montagna nella sua frequentazione. L’acquerello quasi monocromatico che copre e protegge questa bella storia di amicizia tra Bruno e Pietro, separata da silenzi e unita da cose fatte assieme con le mani, cosparsa di intese e litigi senza alzare la voce, esprime bene questa sensibilità fatta in levare. Il romanzo (solo in parte autobiografico) è ricco di scoperte e di scelte aperte nella vita: nella metafora scegliamo di salire la montagna di casa nostra e sempre la stessa, oppure senza un sentiero preciso vogliamo girovagare in basso ai piedi di otto montagne, quasi fossero tutte sacre e irraggiungibili? Eppure in questa ricerca della semplicità nell’esprimere cose ben più complesse, Cognetti è sempre acuto nelle sue pieghe sentimentali e romantiche che si scontrano con la realtà. Proprio come sono loro, Paolo e Nicola, amici anche nella vita, entrambi quarantenni, di origini milanesi, uniti da un profondo legame con la Valle, per il primo la Valle d’Aosta, per il secondo la Valtellina.
Molte sono state le domande del pubblico e degli Amici della Biblioteca di Amatrice agli autori. I quali hanno realizzato insieme un lungo viaggio nel Dolpo, in Himalaya, alla ricerca non solo del leopardo delle nevi ma anche di una diversa umanità che vive nei piccoli villaggi. Cognetti ha riferito che questo sarà il racconto del suo prossimo libro (uscirà ad aprile), la ricerca di luoghi spopolati ai piedi delle montagne più alte del pianeta per trovare – se ci sono – i punti di congiunzione con i nostri, con il fenomeno di spopolamento delle terre alte. Può forse esistere una similarità tra i moderni ritornanti di oggi sulle Alpi e sugli Appennini e le etnie che hanno bisogno di restare nella loro terra conservando con dignità la loro peculiare cultura? Ha criticato le cittadine-stazioni sciistiche come Cervinia costruite con condomini di cemento e ha ribadito che la montagna è risorsa non monetizzabile perché lì ci sono le ricchezze naturali della sopravvivenza del pianeta (l’aria e l’acqua). Magrin ha confessato che arrivando ad Amatrice ha ricevuto uno schiaffo: il vento freddo, lo skyline pieno di buchi visivi del borgo distrutto dal sisma, i brandelli della chiesa di S. Agostino, tutto parlava non di spopolamento ma di distruzione. E incontrando gli amatriciani e i soci del CAI della sezione, alcuni dei quali del soccorso alpino, ha sentito la voglia urgente, bruciante di questa rinascenza, di questa battaglia in difesa del luogo. Ha ricevuto energia da Amatrice, dalla voglia che c’è qui di fare tutti e bene, come nel caso della costruzione della Casa della Montagna con il CAI e ANPAS.
Cognetti e Magrin sono venuti prima a Rieti per incontrare presso il Liceo Artistico gli studenti e parlare di adolescenza, una stagione in cui siamo tutti una “cosa piccola che sta per esplodere”. Gli studenti, in questo insolito incontro culturale, hanno capito che il successo si può raggiungere solo con impegno, fatica, allenamento e va perseguita nella vita la propria passione. Non li avrebbero lasciati più andare via.
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Metto nella lista di libri consigliati da persone affini, lo farò. Sei in errore sulla mia realtà anagrafica, il che mi riempie di sorrisi. Sono sul viale del tramonto e ci cammino abbastanza bene….
Secondo me le belle persone dovunque fanno sempre del bene, finchè non creano “fastidi” a causa della loro bellezza; in ambienti dove democraticamente viene solo rappresentata la mediocrità queste persone danno sempre fastidio e dopo un pò di tempo vengono isolate.
Grazie Ines, ora ho capito il tuo idealismo che chiamerei “entusiasmo giovanile”: Auguri! ……. ma per me quel libro resta un quarantotto pasticciato con pochi sapori superficiali e facilmente commercializzabili. Leggi “La pietra infuocata”.
Breva Ines, femmina interessante! 🙂
Paolo, anche se il CAI ha tutti i suoi difetti e ti ha deluso, devi ammettere che una persona come INES è una bella persona. E al CAI persone del genere possono solo fare del bene.
Rispondo a Paolo Panzeri, per istinto. Ma leggo con interesse tutti i commenti, a cui spero di replicare. Perché mi piace il libro Le Otto Montagne. Mi piace perché mi è piaciuto Una vita intera di uno scrittore austriaco. Stesso stile asciutto. La storia che racconta Cognetti è universale. Ci rivedo tante persone che conosco, e me stessa. Ci vedo i dilemmi di una generazione su cosa fare della propria vita. Mi piacciono tutte le figure femminili che ha tratteggiato, le vedo intorno a me. Conosco quel tipo di padre. Mi piace come viene riassunta l’adolescenza e la crescita difficile. Ho letto altri libri di Cognetti, arriva a scavare nei comportamenti dei giovani, piccole cose che stanno per esplodere. Penso che Paolo abbia scritto un bel libro, risolto, ambiguo nel finale aperto, come siamo noi. La passione per il CAI mi viene dal fatto che sono portatrice d’acqua di carattere e di professione, non ho ruoli Direttivi, non mi piace sgomitare, non ho problemi di visibilità, né di affermazione sociale. Sono cresciuta nel CAI e col CAI. Il CAI mi ha dato tanto. Mi ha portato in montagna, mi ha fatto conoscere Messner appena fatti i suoi primi 14 ottomila, mi ha dato Amori, arrabbiature sconvolgenti e occasioni di grandissima crescita spirituale. Mi ha ridimensionato. Mi ha fatto rimettere in gioco perché mi costringe a dialogare con persone con cui forse non ho niente da condividere se non la montagna. Il CAI ha una storia, e quella mi piace. Il CAI di oggi ha tantissime smagliature, ma queste non mi sottraggono a dare il mio impegno proattivo. Il futuro nel CAI? Tra noi circola una battuta ora: la montagna unisce, il CAI divide. Penso che la crisi del mondo occidentale liberista, la crisi dell’associazionismo, la crisi dei rapporti umani, sociali e famigliari, investa oggi anche il CAI. Non abbiamo più tempo e piacere di prenderci responsabilità come volontari. E siccome questo sistema sociale e politico vuole renderci schiavi produttivi, efficienti solo sul lavoro e vuoti dentro, io mi diverto a spendere le mie competenze nel CAI, nella sezione con cui sto bene. Sarò ricordata per la mia gratuità, in controtendenza su tutto e tutti. Anche nel CAI!
“Educare al bello”: è il mio mestiere! ho studiato tanto per questo e non smetto di studiare e di diffondere il gusto della Bellezza……
Ines, tu dici così, ma non capisco come ti possa piacere quel libro e come tu possa ritenere il cai una organizzazione dove realizzare certi sogni. Scusami, ma io proprio non lo capisco.
io sono un libero pensatore, un imprenditore, uno sponsor http://www.sanguedilavaredo.com, vino peraltro distribuito da Alessandro (direi più che distribuito, finora regalato sia da Alessandro sia dal sottoscritto). nella vita non faccio il venditore di vino, ma l’idea del Sangue è stata mia e ci ho speso soldi, per una questione del tutto ideale. finora non mi ha reso un caxxo, però ha aiutato qualcuno. in verità mi ha reso anche molto: per esempio il fatto di aver espresso in modo inusitato un insieme di concetti legati alla montagna. può piacere o far schifo l’etichetta, ma prima non c’era, adesso si. esigo di essere considerato uno sponsor “buono”, infatti do senza chiedere. 🙂
Entrare nel merito diventa davvero difficile, rimango sempre più dell’idea che si debba “fare”, e tra queste cose iniziare con il separare i buoni dai cattivi per agire con i buoni e scartare i cattivi. Ci sono due CAI, due tipi di Guide Alpine, due tipi di Soccorso Alpino, due idee dello sviluppo o sopravvivenza della montagna, due tipi di sponsor… Io sono pronto a collaborare con chiunque basta la pensi quasi come me, oltre ogni appartenenza autoreferenziata.
Come si sarebbe dovuto presumere dalla lettura dell’articolo, le «idiote» critiche (complimenti per la dialettica…) si riferiscono alle lodi sperticate rivolte a Paolo Cognetti e a Nicola Magrin. Forse questi ultimi non ne hanno colpa, ma chi ha scritto l’articolo certamente sí!
“Educare al bello”: è il mio mestiere! ho studiato tanto per questo e non smetto di studiare e di diffondere il gusto della Bellezza – e dei suoi problemi – a scuola, e fuori da essa con articoli, con eventi del CAI, con incontri nelle sezioni; questa ottica, per me è ancora salvifica. Patrimonio culturale, paesaggio e ricerca scientifica sono difesi dall’art. 9 della Costituzione. Che tutti dimenticano, politici e cittadini italiani. Bisogna ricominciare a fare battaglie culturali sui principi fondamentali, non possiamo assistere inermi a questa barbarie.
Ines, approvo tutto, tranne l’Erri De Luca, che a me sta sui coglioni, ma se serve alla vostra causa, allora accetto anche lui. Gli sponsor non sono un problema se servono ad utili progetti. L’amore per la montagna, che è l’amore per il creato tutto, o lo si impara in famiglia e a scuola oppure mai più, d’altra parte come resistere all’educatore globale, che ci condiziona 24 ore al giorno? Io penso che l’unica via sia quella di comunità di persone pari filosofia di vita, che decidano di vivere insieme in montagna, la montagna, senza ambizioni di profitto economico ma unicamente di profitto esistenziale. E che la proprietà privata e gli esercizi commerciali e le attività siano di proprietà della comunità. Tutto il resto è contrapposizione, litigio, invidia… ovviamente la soluzione non sta nel costruire parchi di divertimento in quota… sta nell’educare la gente al bello… mission impossible, perciò si ritirino i pari ideali e idealisti.
“Cervinia l’ho visitata e c’ho dormito d’estate, è un non luogo, orrenda, un coacervo di caserme di cemento dentro un paesaggio montano fantastico, con valli tra le più belle da me conosciute.”
Cervinia è un offesa al Cervino.
Leggo i commenti critici ben accetti, sono il vostro punto di vista. Resto però basita dal pressapochismo. Sono l’organizzatrice di Montagne in Movimento, sociaproattivista del CAI di Amatrice. Lavoro con una squadra, volontaria tra volontari, per e nel CAI di Amatrice. Non prendiamo un Euro, neanche i rimborsi spese. Lo facciamo per passione del territorio, visto che ci abitiamo. Nel nostro team per l’organizzazione di eventi ad AMATRICE (oltre 200 persone anche nei precedenti) ci sono anche i soccorritori del CNSAS, gli stessi che quella notte del 24 agosto hanno salvato vite. Alcuni sono rimasti a vivere ad Amatrice, nonostante tutto. Abbiamo bisogno di portare gente ad Amatrice, anche da fuori e soprattutto da fuori, per dare speranza, per non abbassare la guardia ora che le macerie le stanno togliendo ma non è stata sistemata UNA CASA, DICO UNA! Leggete il mio articolo di marzo su Montagne360. Questo chiarimento è doveroso per respingere le idiote critiche sulla pubblicità non so bene di chi (elezioni Sindaco? Autori che vengono invitati da noi ad incontrare lettori e appassionati di montagne ad Amatrice? Sponsor che ci aiutano con un piccolo contributo ad affittare l’occorrente audio-video? ristoranti o BeB che ad Amatrice, grazie a questi eventi, possono fare i numeri più rilevanti?). Quanto al libro lo difendo, non è un caso che è stato tradotto in 39 lingue del mondo, cioè in oltre 39 paesi (e piace ai giovani, anche nella mia scuola è molto piaciuto, sebbene gli studenti non abbiamo mai messo piede sui 2000 metri!). Sull’Appennino c’è un assalto alla montagna, nuovi progetti di megaimpianti sciistici anche a quote basse dove si fantasticano carriere politiche a breve termine, lavoro per tutti, divertimento, ripopolamento, tanti negozi scintillanti. Di questi mantra da imbonitori ne abbiamo piene le scatole perché le piste vanno mantenute e qui non c’è un soldo (né nel pubblico, né nel privato) per fare questo (non è previsto nessun capitolo di spesa sulla manutenzione perché i Comuni pedemontani sono in ROSSO profondo). Qua c’è poca neve sciabile e fa caldo, lo sapevate? Cervinia l’ho visitata e c’ho dormito d’estate, è un non luogo, orrenda, un coacervo di caserme di cemento dentro un paesaggio montano fantastico, con valli tra le più belle da me conosciute.
Erri De Luca è venuto a Cittaducale (RI) sabato scorso e ha detto che in montagna si va in punta di piedi, siamo di passaggio, nessuna terra è di qualcuno ma delle generazioni future, e che i boschi sono i polponi del pianeta. E’ mio amico e vi assicuro che difende l’ambiente molto più dei Verdi mettendoci la faccia, i libri e il suo stile di vita.
Infine bella l’idea di Marco Garimberti. Chissà se può essere speriemnatta anche da noi in Appennino Centrale. Vi aspetto ad Amatrice per il prossimo evento di cultura del CAI.
Sento odore di pecora, di tante pecore. Sarà un gregge!?
L’idea che voglio lanciare è questa: Alessandro, riesci ad adoperarti affinchè nasca un sito web, affigliato al tuo blog, dove si presenti un elenco di gruppi di persone con in testa la meravigliosa idea di ristrutturare centri montani qua è là nelle Alpi e negli Appennini, allo scopo di lavorarci e di viverci liberi e massimamente autosufficienti? Il modello socio-giuridico-economico dovrebbe essere quello della cooperativa, della quale fan parte tutti gli abitanti e per la quale ognuno svolge un’attività consona alla sua preparazione – capacità – abilità. Penso che il nocciolo duro professionale potrebbe essere: medico – farmacista – muratore – elettricista – idraulico – falegname – cuoco – agricoltore. L’ingegnere edile, il geologo e una locandiera sarebbero ben accetti. Economia chiusa e autosufficiente, dove nessuno lavori per il profitto ma tutti lavorino per campare dignitosamente, sfruttando ciò che gli altri hanno abbandonato. Oggi è domenica, lasciatemi sognare.
Per favore, tenete distinta la pubblicità dall’informazione. Grazie.
Il mondo va così! Bisogna esaltare urlando le nullità, alla gente piace così perché si sente riconosciuta.
Basta con questi articoli spot gratuiti….e’ indecente e soprattutto basta con queste farse nelle zone terremotate…non abbiamo bisogno di questa gente ma di serietà e ricostruzione in tempi rapidi…e il CAI la smetta per favore di appoggiare questa roba inutile e dannosa! Almeno quando e venuto Erri De Luca ha parlato di temi utili e importanti per tutti…..
Come al solito Cognetti sputa sullo sci e sulle stazioni sciistiche. Peccato, la montagna che lui vuole è morta spopolata deserta. Il turismo porta vita e soldi. Cognetti cosa porta? soldi nelle sue tasche con i suoi libri. Ho letto Ottomontagne, discreta la prima parte per la descrizione, pessima la seconda, scrive bene ma non ha nulla da dire, questo il succo