La montagna non si arrende
(appello per una mobilitazione nazionale diffusa delle terre alte domenica 9 febbraio 2025)
a cura di APE (Associazione Proletari Escursionisti)
Le terre alte bruciano. Non è una metafora. Lo zero termico a 4200 metri in pieno autunno, i ghiacciai si sfaldano, il permafrost si scioglie, le alluvioni devastanti sono la realtà quotidiana delle nostre montagne. Una realtà che stride con l’ostinazione di chi, dalle Alpi agli Appennini, continua a proporre un modello di sviluppo anacronistico e predatorio, basato su pratiche estrattive e grandi-eventi come i giochi olimpici invernali.
La monocoltura turistica sottrae risorse economiche pubbliche a beneficio di pochi, a scapito di modelli plurali e alternativi di contrasto allo spopolamento delle terre interne e di convivenza armonica in territori montani fragili e unici.
A un anno dall’apertura dei Giochi di Milano-Cortina 2026, lanciamo un appello per una mobilitazione diffusa in montagna che attraversi l’intero arco alpino e la dorsale appenninica domenica 9 febbraio 2025.
Perché mobilitarsi ora?
Il tempo delle mediazioni è finito. Gli scienziati ci dicono che l’ultimo turista sugli sci arriverà nel 2040. Eppure si continuano a costruire nuovi impianti di risalita, a scavare bacini per l’innevamento artificiale, a devastare versanti per inutili collegamenti tra comprensori. Dalle Alpi agli Appennini, dalla Val di Susa alla Basilicata, assistiamo allo stesso copione: opere nocive e imposte dall’alto, trivellazioni, cementificazione, spopolamento.
In un momento in cui molte zone d’Italia sono colpite da disastri ambientali, con infrastrutture idriche compromesse ed opere di mitigazione insufficienti a far fronte alle sempre più violente (e frequenti) onde di piena causate dagli eventi climatici estremi, le ingenti risorse economiche destinate ai Giochi Olimpici sulle Alpi e a nuovi impianti sugli Appennini, appaiono come sprechi ingiustificabili di fronte all’urgenza di interventi di tutela, manutenzione e riqualificazione ecologica dei territori.
In questo quadro e in contrasto con i valori inclusivi e sociali dello sport popolare – portabandiera dell’accessibilità allo sport, dell’integrazione e della solidarietà – le Olimpiadi rappresentano un modello che sembra incarnare valori opposti quali competizione, esclusività e consumo. In questa prospettiva, i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026 appaiono come un evento lontano dalle necessità delle comunità, esponendo la montagna e i suoi abitanti a una pressione antropica non sostenibile. Le opere infrastrutturali previste per i Giochi sono il simbolo più tangibile del totale distacco dalle problematiche reali delle aree montane.
La montagna non è un parco giochi da sfruttare fino all’ultimo respiro. È un ecosistema fragile, la nostra principale riserva d’acqua, un patrimonio di biodiversità e cultura insostituibile.
Non c’è più tempo per rimandare. Le scelte che facciamo oggi sulle terre alte – ogni nuova cava, ogni nuovo impianto, ogni colata di cemento, ogni bacino artificiale – peseranno per centinaia di anni sul futuro dei territori e delle comunità. Il ghiaccio che si scioglie oggi non tornerà domani. Il suolo che cementifichiamo oggi resterà ferito per secoli. Non torneranno i larici.
Cosa è stata e cosa è l’APE
(un pizzico di storia e due note sul presente)
Anche se la sua genesi è databile a due anni prima, l’Associazione (al tempo Antialcoolica) Proletari Escursionisti, viene ideata il 7 novembre 1919 e va la prima volta a congresso a Milano il 24 e 25 settembre 1921. In forme carsiche, la sua sfida al versante mainstream dell’impegno sportivo e alle sue brutture, ha attraversato l’intero secolo. Tra sport popolare e antifascismo, passione per le attività in ambiente montano e socializzazione delle fasce più deboli della società, “apeine” ed “apeini” hanno costruito un modo inedito e popolare di praticare l’escursionismo e l’alpinismo.
L’APE storica conobbe tuttavia nel 1926, con la promulgazione delle “leggi fascistissime” uno stop definitivo alle sue iniziative pubbliche e il progressivo passaggio alla clandestinità, alle patrie galere, quindi alla Resistenza partigiana, di molte e molti suoi esponenti.
All’indomani del 25 aprile 1945 anche le attività del consorzio ripresero, senza tuttavia la spinta rivoluzionaria e la forza dei primissimi anni ’20. Alle prese con una società profondamente mutata dai consumi di massa e da una mitologia alpina e himalayana (tanto diversa da quella del fascismo, quanto nuovamente distante dal suo stile peculiare) l’Associazione trova casa in una decina di sezioni che si avvicenderanno fino agli anni ’80, dotandosi anche di un rifugio presso i Piani Resinelli, nel cuore del gruppo delle Grigne.
A metà degli anni ’80, dopo un breve periodo di stop delle attività, le sola sezione lecchese rinasce sotto l’egida di un impegno eminentemente sportivo, riunendo la vecchia guardia di arrampicatori e scialpinisti e una nuova generazione di marciatrici e corridori. La sua sede è ancora aperta al rione Rancio, in via Saverio Fritsch al civico 17.
Dopo cinque anni d’intensa attività e scrittura di quella storia rimasta sin qui orale, ben sei nuove sezioni animano i declivi che abbracciano le città di Bergamo, Bologna, Brescia, Grosseto, Lecco, Milano, Parma, Roma e Salerno. Un alveare in crescita, che annovera tra i suoi compagni di cordata il CAZ e Alpinismo Molotov, oltre a tanti altri gruppi e luoghi di convivialità che stiamo provando a mappare pubblicamente qui.
9 febbraio 2025
Ecco, di seguito, le prime iniziative confermate per la giornata di mobilitazione.
1) Le montagne fatte a pezzi – Alpi Apuane
domenica 9 febbraio 2025, dalle 10 alle 16
Sulla catena montuosa delle Alpi Apuane sono attivi 192 siti estrattivi, i quali, oltre a polverizzare annualmente 6 milioni di tonnellate di montagna, distruggono ed inquinano tutte le componenti ambientali.
Milioni di euro sprecati: il bene montagna è irriproducibile e per questo il danno non è quantificabile.
Difficoltà: EE (Escursionisti Esperti)
Quota partenza: 1269 m c.
Quota massima: 1753 m
Dislivello positivo: 456 m
Dislivello negativo: 456 m
Lunghezza percorso: 5 km c.
Pranzo: al sacco
Presenza di acqua sul percorso: nessuna
Abbigliamento: invernale
Note: non ci sono particolari difficoltà, né esposizione
Ritrovo: h 10.30 a Foce di Pianza (comune di Carrara), h 11.00 partenza
Accesso
Seguire le indicazioni per Carrara, arrivati nel centro della quale, oltrepassato il semaforo di Piazza Farini, si svolta, a quello successivo, a sinistra seguendo le indicazioni per Campocecina.
Si esce dalla città e si sale trovando prima il paese di Gragnana, poi quello di Castelpoggio, qualche Km dopo il quale, troviamo il bivio per Campocecina.
Si prosegue ancora per circa 9 km, per arrivare all’ampio piazzale dell’Uccelliera, bel punto panoramico sulla costa. Qui si prende la strada di destra che conduce in un paio di km allo spiazzo di Foce Pianza. Da Carrara centro ci vogliono circa 45 minuti di macchina per arrivare al punto di partenza.
Itinerario
Dall’ ampio spiazzo di Foce di Pianza, dove è possibile parcheggiare gratuitamente, ci incamminiamo sul sentiero CAI 172-173 in direzione del Monte Faggiola. Trascurando un primo bivio, rimaniamo sul 172 e proseguiamo con bella vista sul Sagro, per raggiungere, senza troppa fatica, la Foce della Faggiola 1455 m. Poco prima di arrivare alla foce stessa è possibile salire sulla vetta del Monte Faggiola con breve deviazione libera dal sentiero 172 (5’ – cippo di confine sulla vetta). Il 172 continua calando ripidamente in direzione di Colonnata, mentre noi andremo a sx su evidente e battuta traccia (segni blu) che conduce alla cima del Monte Sagro 1753 m. Si procederà senza difficoltà sino a raggiungere la cresta nord; da qui, con un ultimo strappo si conquisterà facilmente la vetta. Troviamo una bella croce, una marmorea meridiana e un panorama mozzafiato!!! E’ un itinerario che servirà ai partecipanti per prendere coscienza – sia visivamente che dalle parole delle volontarie e dei volontari di Apuane Libere – quello che a ragione è stato definito come uno dei 43 disastri ambientali a livello planetario. Per il ritorno è possibile compiere un piccolo anello, sfruttando in discesa il banale sentiero 173 che porta alla Foce del Faneletto, per passare vicino ad alcune cave inattive e poi tornare alle macchine.
Iscrizioni
La partecipazione è totalmente gratuita e per questo la responsabilità è totalmente personale.
Per informazioni scrivere a apuanelibere@gmail.com
2) No Pizzone II – Molise – Escursione intorno al lago di Castel San Vincenzo, (IS)
(uno squarcio nel cuore del Parco nazionale Abruzzii, Lazio e Molise)
domenica 9 febbraio 2025, dalle 10 alle 17
I nostri passi vanno in una direzione opposta rispetto a quella delineata da aziende ed istituzioni che propongono progetti inutili, anacronistici, calati dall’alto e lontani dalle reali necessità dei territori. La camminata si svolgerà in prossimità del bacino artificiale di Castel San Vincenzo, invaso coinvolto, insieme a quello di Montagna Spaccata, dall’opera Pizzone II. Oltre ad illustrare, durante la camminata, le problematiche legate alla realizzazione del sistema di pompaggio proposto dall’Enel, vedremo come più in generale, nelle Terre Alte, si assiste sempre più spesso ad un indebolimento del tessuto sociale, ad una marginalizzazione economica e culturale in parte dipendente proprio dalla costruzione di grandi strutture ed infrastrutture, dalla privatizzazione della programmazione pubblica, dall’assenza di pratiche di democrazia partecipativa. L’appello di APE (Associazione Proletari Escursionisti) per una mobilitazione diffusa e l’adesione da parte di numerose associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale dimostra che le criticità anzidette coinvolgono l’intero arco alpino e la dorsale appenninica.
Incontro ore 10.00 davanti al parco turistico Oasi delle Mainarde: qui il punto di ritrovo; inizio escursione dal camping; escursione sulla strada brecciata che circonda il lago; arrivo alla diga e pranzo al sacco; ritorno sulla stessa strada.
Lunghezza percorso: 5 km c. (non ad anello)
Livello: facile
Ascesa e discesa totali: 0 metri.
Equipaggiamento (obbligatorio): abbigliamento “a strati”, pantaloni lunghi da escursione, scarpe da trekking o da trail, giacca a vento, giacca impermeabile e/o mantellina antipioggia, copricapo, occhiali da sole, zaino comodo e in buone condizioni (20 L), scorta personale di acqua di almeno 1 litro, guanti termici, bastoncini da trekking, barretta energetica o frutta secca.
Pranzo: al sacco.
Meteo: vi aggiorneremo sulle pagine social due giorni prima della camminata, quando le previsioni saranno più attendibili, per capire se confermare o annullare l’iniziativa. Lasciamo i link qui delle pagine qui: https://www.instagram.com/nopizzone2/, https://www.facebook.com/nopizzone2/ .
Per info e iscrizioni: 3203616271 / 3665018922
3) Escursione e manifestazione a Bormio
(in cammino sui luoghi delle Olimpiadi)
domenica 9 febbraio 2025, dalle 9.00 alle 16.30
A un anno esatto dall’apertura dei giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, saremo a Bormio, uno dei luoghi olimpici più controversi, dove la retorica del “grande evento” mostra già il suo vero volto.
Solo sulla pista Stelvio sono stati investiti 11 milioni di euro per “messa in sicurezza e allargamento”, a cui si aggiungeranno altri 20 milioni per un nuovo impianto di innevamento artificiale che verrà realizzato nel 2025, in vista delle Olimpiadi, dopo che le gare di Coppa del Mondo di Sci 2024 si sono svolte nella totale assenza di neve. 31 milioni di euro di soldi pubblici per una singola pista, mentre i territori hanno bisogno di servizi, trasporti, presidi sanitari.
E non è finita qui: la Valtellina sta diventando un laboratorio di devastazione ambientale con nuovi impianti di risalita, bacini artificiali, progetti di strade e infrastrutture che divorano suolo e risorse pubbliche, come abbiamo verificato nei mesi scorsi camminando in bassa valle. Tutto questo mentre lo zero termico sale oltre i 4000 metri, gli esperti ci dicono che nel 2040 non ci sarà più neve per sciare e anche questo inverno è senza neve.
La propaganda parla di “clima olimpico”, “spettacolo suggestivo”, “sviluppo del territorio”. La realtà ci racconta di una montagna piegata alla logica del profitto, di investimenti milionari che tra pochi anni diventeranno ruderi, di una visione miope che sacrifica il futuro per 15 giorni di evento in un territorio fragilissimo già ampiamente antropizzato e sottoposto a stress insostenibili.
Il 9 febbraio 2025 cammineremo insieme alle comunità locali per denunciare quello che sta succedendo nei territori. Da Bormio, insieme alle realtà valtellinesi che stanno resistendo alla turistificazione selvaggia e alla cementificazione delle terre alte, faremo sentire la nostra voce: la montagna non è in vendita, la montagna non si arrende.
Perché le scelte che vengono fatte oggi, nel nome delle Olimpiadi, segneranno per sempre il futuro di questi luoghi.
Difficoltà: E
Pranzo: al sacco
Abbigliamento: invernale
Note: non ci sono particolari difficoltà, né esposizione
Programma
h 9.45 arrivo previsto a Bormio;
h 9.50 partenza per escursione (percorso in definizione, massimo 500mt di dislivello positivo);
h. 13.00 ritorno a Bormio e pranzo al sacco;
h. 14.30 partenza manifestazione da Piazza del Kuerc;
h. 16.30 c. arrivo manifestazione sotto al cantiere dello Ski Stadium.
Accesso (pullman da Milano)
Abbiamo organizzato un pullman da Milano, per iscriversi compilare il form alla voce “Iscrizioni” di seguito. Nota bene: per ragioni di spazio, gli animali non sono ammessi sul pullman.
Ritrovo: h 6 Piazzale Loreto (Milano); h 6.15 partenza in bus.
Partenza per rientro da Bormio: ore 16 (arrivo a Milano non prima delle 20)
Costo: 25€ a persona a/r
Iscrizioni
Compilare il form per prenotare il posto cliccando qui.
4) Val Camonica – Ripensare le terre alte per la loro salvaguardia
domenica 9 febbraio 2025, dalle 9.00 alle 17.00
Passeggiata invernale in Alta Val Camonica, ri-pensando ai progetti di nuovi impianti propedeutici al collegamento, impensabile e impossibile, con la Valtellina.
Itinerario: Val Sozzine-Colonia dei Vigili (intermedia cabinovia Ponte-Tonale)-Vescasa alta e ritorno
Difficoltà: T (Turistico, ma fortemente dipendente dalle condizioni)
Quota partenza: 1300 m c.
Quota massima: 1750 m c.
Dislivello positivo: 500 m c.
Dislivello negativo: 500 m c.
Lunghezza percorso: 8,5 km c. (A/R)
Pranzo: al sacco
Presenza di acqua potabile sul percorso: No
Abbigliamento: Da escursione invernale, con possibilità di freddo intenso in caso di mal tempo.
Nota: fortemente consigliati bastoncini, ramponcini e/o ciaspole
Ritrovo (9 febbraio 2025): h 7.00 da Brescia, partenza pullman parcheggio lato negozi vicino alla Metro Prealpino di Brescia. Prenota subito, pochi posti disponibili!
h 09.30 Parcheggi auto all’imbocco della Val Sozzine;
h 09.45 Partenza a piedi
Accesso
I parcheggi (che in inverno non sono a pagamento) si trovano nei pressi del primo tornante della statale 42, poco dopo aver lasciato sulla sinistra l’abitato di Ponte di Legno, al bivio per la Val Sozzine (coordinate Google maps: 46.2495870; 10.5301273)
Itinerario
L’itinerario si svolge lungo la nuova ciclabile che collega Ponte di Legno con il Passo Tonale fino all’intermedia della cabinovia. Attraversa boschi di abeti con vari tratti panoramici (soprattutto in prossimità dell’arrivo).
E’ quasi tutta delimitata, a valle, da una palizzata metallica. E’ esposta a sud e, alla data considerata, sarà prevalentemente al sole. La ciclabile è asfaltata, ma sarà interamente coperta di neve e ghiaccio (quest’ultimo soprattutto in prossimità dell’attraversamento di alcuni piccoli ruscelli). Le condizioni possono variare grandemente in funzione del meteo nei giorni immediatamente precedenti la gita.
Raggiunta la Colonia dei Vigili (intermedia cabinovia) si abbandona la ciclabile e si sale fino alla SS. 42; la si attraversa (ATTENZIONE) e si imbocca una mulattiera pianeggiante nel bosco che conduce a Vescasa Alta dove, se le condizioni lo permetteranno, si potrà fare sosta per il pranzo al sacco.
Il ritorno è sullo stesso percorso (possibile discesa in cabinovia dall’intermedia).
Pendenza media: 15% ca. Qualche breve rampa più ripida.
Copertura internet:100%
Iscrizioni
La partecipazione è libera. Non è richiesta l’iscrizione.
I referenti locali, che saranno presenti, NON svolgono funzione di guide/accompagnatori; non hanno pertanto responsabilità di alcun tipo verso terzi.
Per contatti in merito alla escursione: Emanuela Spedicato 3381446281; Marcello Duranti 3933511746
5) Acqua InSorgente – Basilicata
Domenica 9 febbraio 2025, dalle 9.00 alle 17.00
In Basilicata nell’autunno 2024 140.000 persone sono letteralmente rimaste senz’acqua a causa dello svuotamento dell’invaso della Camastra. Il cambiamento climatico è responsabile nella misura in cui la diminuzione delle precipitazioni non ha permesso di coprire l’insensatezza e l’incuria con cui l’acqua e le infrastrutture idriche sono gestite, come era accaduto negli anni passati.
In questa stessa Basilicata in cui ben tredici sorgenti sono in concessione a multinazionali tra cui Coca Cola e più del 55% delle acque viene utilizzato a scopi industriali come tutta la filiera del petrolio, la soluzione alla crisi idrica del Camastra oltre al razionamento dell’acqua (che in 29 Comuni è stata erogata per diversi mesi meno di dodici ore al giorno) è stata l’immissione in rete dell’acqua del Basento, un fiume che riceve i reflui della città di Potenza e di una zona industriale SIN (sito di interesse nazionale) per l’inquinamento. Operazione che è stata possibile solo grazie al dichiarato stato di emergenza. In questa stessa Basilicata ricca di sorgenti la soluzione per le persone è l’acqua di un fiume inquinato in deroga ai controlli sulla potabilità, che in condizioni normali prevedono da 8 a 12 controlli nell’arco di un anno.
2.450.000 € sono stati spesi per l’emergenza, ossia per la captazione delle acque del Basento ed altre azioni come l’acquisto di sacche d’acqua da distribuire e non sono stati usati invece per operazioni strutturali, come l’intervento sulle reti idriche colabrodo (con perdite che nella città di Potenza arrivano al 70%) o la manutenzione della diga della Camastra.
Difficoltà: Ape PI.GRA.
Quota partenza: 534 m
Non c’è dislivello
Lunghezza percorso: 6 km
Presenza di acqua potabile sul percorso: nessuna
Abbigliamento: invernale
Ritrovo: h 9.30 Potenza, ponte San Vito; h 10.00 stazione Albano Scalo (nei pressi della diga della Camastra).
Itinerario
Più che un’escursione si tratterà di una passeggiata e di un momento di conoscenza del territorio e di mobilitazione in uno dei luoghi simbolo del disastro idrico che sta avvenendo in Basilicata. Apriremo il nostro sguardo sulla diga della Camastra e la percorreremo osservando gli adduttori, l’invaso e il paesaggio circostante, condividendo i nostri passi, pensieri e vissuti rispetto alla vicenda che interessa questo spazio e le nostre vite.
Il giorno precedente all’escursione sabato 8 febbraio ci incontreremo alle 17:00 al Cestrim, in via Sinni a Potenza per costruire una mobilitazione permanente che includa non solo i lucani e le lucane.
La mobilitazione “Acqua InSorgente – La montagna non si arrende” è promossa da Ape appulolucana, Ape Salerno, Giustizia per Taranto, collettiva Le mashare.
Iscrizioni
Compilare il modulo (CLICCA QUI).
La partecipazione è totalmente gratuita e per questo la responsabilità è totalmente personale. Per qualsiasi tipo di informazione scrivici a apeappulolucana@gmail.com
6) AckaPawaTrek – Monte Strega, Marche
(la montagna per tutti, natura, storia aggregazione)
In occasione della giornata di mobilitazione diffusa “La montagna non si arrende” contro i giochi invernali di Milano – Cortina 2026, percorreremo i sentieri del Monte Strega per discutere delle conseguenze di modelli di sviluppo anacronistico e predatorio basati su pratiche estrattive che stanno stravolgendo i nostri territori. Lungo la salita scopriremo l’incanto di una montagna ancora poco antropizzata, che contrasterà con i boati, che percepiremo sulla vetta, delle vicine aree interessate dalla costruzione di imminenti impianti eolici.
Al termine dell’escursione, per chi vorrà, ci sarà la possibilità di pranzare in un caratteristico ristorante della zona.
Difficoltà: T/E
Dislivello positivo: 340 m
Lunghezza percorso: 7 km
Pranzo: al sacco
Presenza di acqua sul percorso: nessuna
Abbigliamento: Scarpe\scarponcini da trekking, pantaloni lunghi, sopra vestiti a più strati, giacca antivento, K-way, snack, 1,5 Lt d’acqua, ricambio da lasciare in auto.
Note: non ci sono particolari difficoltà, né esposizione
Ritrovo: h 8.00 Centro sociale TNT Jesi; h 9.00 parcheggio “Parco dei daini” Montelago fraz. Sassoferrato
Iscrizioni
Mattia 3386503024 (guida ambientale escursionistica)
Link utili
https://www.facebook.com/PolisportivaAckapawa
https://www.facebook.com/events/1120927263166847
https://www.instagram.com/ackapawa_commons
6) Il Bondone si ribella! Contro logiche turistiche da luna park in Trentino
Domenica 9 febbraio 2025, anche in Trentino, più di 15 tra associazioni e movimenti parteciperanno alla mobilitazione nazionale “La Montagna non si arrende” promossa dal collettivo APE (Associazione Proletari Escursionisti), un’iniziativa diffusa che coinvolgerà l’intero arco alpino e la dorsale appenninica per contrastare un modello di sviluppo anacronistico e predatorio, basato su pratiche estrattive e grandi-eventi come i giochi olimpici.
Nonostante ogni anno assistiamo a record di temperature e a sempre più catastrofici eventi estremi, sono tanti i progetti in corso di realizzazione in Trentino che dimostrano da parte delle amministrazioni pubbliche una totale assenza di lungimiranza e di rispetto per i limiti imposti dalla natura: dai nuovi bacini artificiali previsti a Folgaria e in Val San Nicolò, alla nuova pista sul Cermis; dal nuovo après-ski nella piana di Nambino, alla devastante ciclovia del Garda.
Abbiamo deciso di manifestare in Bondone perché è un luogo dove progetti anacronistici e impattanti come il nuovo bacino artificiale e la nuova funivia, mettono in pericolo il fragile ecosistema oltre che essere un enorme spreco di finanze pubbliche (si parla di oltre 90 milioni di euro). Passeggeremo tra le Viote e Vason, per sottolineare l’importanza della salvaguardia ambientale come prerogativa necessaria anche per il mantenimento dell’attrattiva turistica del Trentino.
Difficoltà: T/E
Quota partenza: 1550 m
Quota massima: 1650 m
Dislivello positivo: 120 m
Lunghezza percorso: 3 km (solo andata)
Pranzo: al sacco
Presenza di acqua sul percorso: nessuna
Abbigliamento: Scarpe\scarponcini da trekking, pantaloni lunghi, sopra vestiti a più strati, giacca antivento, K-way, snack, 1 Lt d’acqua, ricambio da lasciare in auto.
Note: non ci sono particolari difficoltà, né esposizione
Ritrovo: h 10.00 Parcheggio delle Viote del Bondone https://maps.app.goo.gl/hELMnG95HRqpJAg6A; arrivo indicativo a Vason h 12.00; rientro in autonomia.
Associazioni partecipanti (aggiornato al 28 gennaio 2025):
Extinction Rebellion Trentino, The Outdoor Manifesto, Comitato Acque trentine, Associazione per il WWF Trentino, Italia Nostra – sezione trentina, Viração&Jangada, Yaku, L’Ortazzo, Associazione per l’Ecologia, ENPA del Trentino, Ci sarà un bel clima, Movimento per la Decrescita Felice, Rete Climatica Trentina, Mountain Wilderness Italia, LIPU sezione di Trento, Pan-EPPAA, Protect Our Winters
Il percorso
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maturità, saggezza
Il permafrost si degrada..non si scioglie
“La seconda che hai detto”
Un tempo pensavo, forse condizionato dalla mia visone politica del mondo, che fosse ingiusto colpevolizzare la povertà e l’ignoranza. Oggi con stupore , comincio a pensare l’esatto opposto. Disillusione? Invecchaimento?
Expo prodiano…incredibile
Post meramente tecnico : se l’Italia non godesse della stabilità e dell’export dell’area euro , con il suo debito pubblico e la sua bilancia dei pagamenti i grandi speculatori avrebbero sotterrato da tempo la sua valuta
è un dato di fatto, non una cosiderazione . Il debito pubblico è usato spesso come forma di ricatto.
@21
Sei più intelligente di questa considerazione.
e allora? Giappone e Usa ci precedono
@17
Vedi il tuo intervento inutile suona un po come “lei non sa chi sono io”.
Ti dirò che sapere che un qualsiasi alessandro mosca pensa queste insulsaggini poco cambia nel dibattito.
Su un blog conta cosa si dice, non chi lo dice.
Dispiace per la scarsa opinione che hai di te
Imprenditore.
In questo blog frequentato da boomer scorre più o meno carsico, un filone di anticapitalismo da operetta, una avversione, più di marca robinhoodiana che bolscevica, verso la ricchezza.
Una posa, un mood, insomma un atteggiamento sciacquacoscienza che cerca di riconciliare la pecunia fatta con una ipotesi di coscienza morale a posteriori.
Il lusso di pontificare contro il capitalismo con i piedi al caldo lo paghiamo con il fatto che forse siamo al terzo posto tra le nazioni con il maggior debito pubblico al mondo.
Il modello capitalistico consumistico pensa che la crescita possa essere infinita. Visione miope che però, almeno fino ad ora, ha consentito di consumare e guadagnare. Il consumatore, per primo, vuole avere più soldi per acquistare più oggetti e servizi per gratificanti.
Molto difficile invertire la rotta. Perché quasi nessuno è disposto a rinunciare. Ne i ricchi, ne gli arricchiti, neppure i radical chic e neanche “il proletariato “. Comunque ben vengano voci e proposte che cercano di invertire la rotta e indurre ad un consumo ” consapevole” anche della montagna.
cosa dici ‘ratman’, è più disadattato sociale uno che manifesta pacificamente per le proprie idee e valori, o uno che pretende di partecipare a una pubblica discussione (leggi, scrive ripetutamente in un forum) senza usare il suo nome e cognome? dai ‘uomo-ratto’, mettici il nome, Suva, magari così ti cala la verve poetica e inizi a pensare olyre che al suono, anche al senso delle parole che usi.
Sono di Aosta e mi ricordo la VDA negli anni’60 e ’70 e le condizioni dei paesi nelle valli, senza dubbio l’industria dello sci ha portato molto benessere, ma, in relazione alla quota, è/sarà in declino.
Forse bisogna iniziare a pensare a una nuova forma di utilizzo della montagna, soprattutto quella a quote non alte.
Mi viene in mente la zona di Oropa e tutti gli impianti dismessi, la possibile conversione verso la Ebike …………..in modo da utilizzare le linee elettriche già esistenti e le sterrate di servizio
In alternativa assisteremo nuovamente allo spopolamento
Attenzione: bega locale in corso tra l’emisfero destro e l’emisfero sinistro di Gelido 3.0
Il destro è per risposte a logica casuale il sinistro per l’assenza di logica.
Pare comunque che i sistemi involontari funzionino correttamente.
Roberto A. sono tutte beghe locali e insinuazioni di quattro esaltati, il fatto che una gestione del territorio previdente che non implichi la sua valorizzazione turistica a tutti i costi e a scapito di chi ci vive e vorrebbe continuare a viverci nei prossimi decenni è un problema inesistente frutto della visione ristretta e fascista di quattro coglioni che vogliono coltivare il proprio orticello. Il problema che poni tu rispetto ad affitti e carovita ecc è inesistente, basta che ascolti i molti teorici del sovraffollamento qui sul blog e allora pure tu riuscirai a capire la verità che si cela dietro le mie parole. Anch’io ero come te ma grazie a Matteo Expo e molti altri mi sono ricreduto e ora credo che sia tutta una montatura locale.
Ratman, le montagne si disgregano per natura. Quindi nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Ma è la natura che le trasforma.
Ma ben diverso è spinarle a suon di mine, o affettarle e riempire la falde di marmettola.
Che poi l’uomo con il semplice fatto che esiste, incida con la sua presenza sul territorio, è indubbio. Ma ci sono modi e modi per farlo.
La tua mi sembra una forma di rassegnazione, alquanto nichilista. Oppure sei un impreditore del settore. Allora ti capisco, ma non ti approvo.
“L’idea che esista ancora la Natura è posticcia”
quello che non si sa che fine ha fatto è l’intelligenza
L’idea che esista ancora la Natura è posticcia, è la proiezione di un desiderio per certi versi affine a quello che nell’infanzia ci faceva trepidare in prossimità del Natale.
I ritagli spaziali dei parchi, delle aree di nidificazione protette terrestri e marine – per altro parrocchie di sacerdoti di nuovi culti – sono dei non luoghi.
Non so cosa succeda esattamente dalle tue parti, mi spiacerebbe se tu ne risentissi personalmente in termini di salute o economici. Però…. le montagne non sono così da sempre
Ho lavorato in Val di Fassa, non nel turismo. Ogni giorno dovevo farmi 3 ore di auto tra andata e ritorno perchè era impossibile trovare un affitto a prezzi avvicinabili per un normale stipendio. Ore in coda, mezzi pubblici inesistenti o in perenne ritardo. Prezzi nei negozi da paura. Alcune zone delle Alpi ormai non sono fatte per essere abitate, sono delle fabbriche di soldi, entra il turista ed esca il guadagno. Poi a marzo la fabbrica chiude e rimane il nulla. Ma a leggere alcuni commenti dire questa realtà è un delirio romantico/ ambientalista.
Ratman ho parlato delle Apuane, perchè le vivo direttamente, e sono il più grande disastro ambientale europeo, ma penso possa valere per tanti altri ambienti italiani.
Ratman per me parli e scrivi troppo difficile, mi sembri una sorta di Merlo. Però la colpa, non è tua, é della mia ignoranza.
Quello che ti posso dire, nella mia semplicità e ingenuità, è che le Apuane le stanno distruggendo. Su questo non credo si possa discutere, perchè è sotto gli occhi di tutti. Non so se fra quei tutti ci sei anche te. Non so se te in Apuane ci sei mai stato, se sei mai entrato in una cava apuana. Magari si, e a te non te ne frega nulla se queste montagne saranno distrutte definitivamente. Ora, se c’è qualcuno che si impegna contro questa distruzione, non mi pare che sia:
La comunità resa possibile dall’agglutinazione di sensibilità affini, resa possibile dal web ha un carattere così aleatorio che qualsiasi “valore” di cui essa si fa portatrice non ha nessuna rilevanza etica, ma è al più espressione di ghiribizzi individuali, consolazioni del proprio ego.
Quello che preoccupa e inquieta sono le teste di ghisa
Pazientare.
Occorre un orecchio esercitato all’ascolto del pomposo nulla di queste retoriche che chiamano alle mobilitazioni contro un qualcosa.
Da premesse generiche e vaghe, seguono conclusioni apocalittiche che invitano a fare qualcosa prima che sia troppo tardi: la storia della cultura testimonia di millenarismi; della necessità di conversioni.
Occorre avere pazienza con questi profeti della loro stessa sventura di esistere che vorrebbero fosse di tutti.
Il paesaggio è il nuovo vitello d’oro.
Nonostante il terrorismo di certi giornalisti e di certi ambienti, lo sci è in perfetta salute, genera ricchezza in montagna e porta benessere. Alla larga da i gufi della decrescita infelice. Viva lo sci alpino
Pazientare, per arrivare a cosa?
È giusto che tutte le idee abbiano il loro spazio espositivo. In fondo la variegata modalità di essere dell’umano, i diversi caratteri, trovano una rappresentazione nelle idee che uno abbraccia convinto siano il prodotto della nobiltà del suo Pensiero.
Vale per tutti: ciò di cui si è profondamente convinti altro non è che un particolare esito di una attività, il pensare, affine al digerire o ad altro esito di processi fisiologici.
In questo caso vediamo all’opera un carattere tipico dell’umano: il ribelle.
Il perenne disadattato sociale che nutre il suo risentimento frustrazione di miti romantici, che la storia dell’inadeguatezza ha sfornato a giustificazione del loro nulla.
Ma cosa vogliamo o possiamo fare?
Nulla, solo pazientare.
Condivoido sostanzialmente il messaggio ideologico, ma proprio per questo vi suggerisco di modificare, in un certo senso di ammodernare, il vostro nome. Togliete quel “proletari” che sa di qualcosa da epoche leninisti. Non è più adatto al Terzo Millennio e vi gioca contro perché la gente ha il sospetto che vogliate fare la rivoluzione proletaria della società (ben oltre la montagna), per cui la reazione è “meglio stare alla larga da questi qui, che è un attimo che gettano bombe carta e bottiglie molotv sulla polizia come fanno i centri sociali e gli anarchici…”. Per cui, finché terrete quel “proletari” nel vostro nome, invece di fare proseliti, specie fra gli appassionati genuini della montagna (ma che NON vogliono esser coinvolti in tutto ciò che è ideologicamente sottinteso in quel “proletari”), perderete smalto e credibilità