La risposta di Prem Darshano

In data 16 dicembre 2020 avevamo pubblicato un post dal titolo Quanto tempo ancora per „Terra Incognita“. Prem Darshano (al secolo Luggi Rieser) e Ingo Knapp l’11 ottobre 1995 avevano realizzato il loro capolavoro personale: la via sulla parete sud della Marmolada, battezzata con il doppio nome Steps across the border/Senkrecht ins Tao (X-), che riuscì loro (in parte con l’amico Jesus Schrattenthaler) nel miglior stile possibile: salita in libera dal basso, senza spit, senza usare cliff, senza precedente esplorazione dall’alto e senza pre-protezione tecnica. Rotpunkt della prima salita alpina al mondo nell’ordine del X grado di difficoltà senza spit.

Sara Avoscan nella quarta ascensione rotpunkt di Steps across the border/Senkrecht ins Tao, parete sud della Marmolada, 2018

Da notare che al doppio nome di quella via Maurizio Giordani, nella pubblicazione della guida Marmolada parete sud, aveva aggiunto un Terra incognita che non si sa bene che origine avesse e che comunque non ebbe alcun successo.

In sostanza l’articolo sollecitava l’élite arrampicatoria a ripetere con il medesimo stile quell’itinerario, visto che erano passati ben 25 anni dall’apertura.

A seguito dell’articolo ci furono alcune risposte di commento, tra le quali spiccavano le comunicazioni per le quali, al contrario di quanto credeva lo stesso Darshano, la via era stata ripetuta nel medesimo stile ben tre volte!

L’arrampicatore tirolese è stato dunque sollecitato a prenderne atto e a rispondere qualcosa. Ecco la sua risposta (11 gennaio 2021).

La risposta di Prem Darshano
(alias Luggi Rieser)
di Prem Darshano

Caro Alessandro, mi dai delle buone notizie (Rudatis, Bontempelli, Genuin/Avoscan…)!

Da un lato poco tempo fa sono venuto a sapere attraverso il tuo libro Valle della Luce (del quale l’amico Simone mi ha tradotto i pezzi che mi riguardavano) che la via al pilastro est della Cima alle Coste (Sodoma e Gomorra) evidentemente non era così terribile da non poter essere ripetuta… infatti sette anni dopo la mia prima ascensione con la bionda Rikki in corsa contro il tempo lungo quel muro un po‘ lugubre durante il grigio pomeriggio del 17 aprile 1982, Marco Pegoretti ed Edoardo Covi si erano aggiudicati la seconda ascensione (bravi, ragazzi!).

E ora ricevo, grazie al tuo blog, la buona notizia che anche la mia difficile ascensione sulla Marmolada, Steps across the border/Senkrecht ins Tao, che feci 25 anni fa, è stata in realtà ripetuta completamente senza che io venissi a saperlo…

Alessandro Rudatis, che (come ho visto in internet) era anche riuscito a fare la prima ripetizione della via Bruderliebe (10+) di Hansjörg Auer, nel 2010 (quindi 15 anni dopo la nostra prima ascensione rotpunkt) si è messo in tasca anche la seconda ascensione completa di Steps across the border/Senkrecht ins Tao. Che tipo fico, il tuo omonimo!

Idem per Manuel Bontempelli: assieme a un compagno fece la stessa cosa nel 2017, quindi la seconda ripetizione completa!

Sono particolarmente contento che la campionessa italiana di arrampicata, Sara Avoscan (Campionato Italiano Lead, bronzo nel 2007, argento nel 2011, bronzo nel 2018; Coppa Italia lead, oro nel 2010; Coppa Italia Ranking Generale, argento nel 2018), nell’anno 2018 abbia fatto la prima ascensione femminile di Steps across the border/Senkrecht ins Tao! (Ma, scusatemi, perché oggi si parla ancora di “ascensioni femminili”? Il compagno di corda di questa terza ascensione completa di Steps across the border/Senkrecht ins Tao è stato ovviamente il suo fidanzato Omar Genuin (che, tra l’altro, era riuscito anche a salire il Pesce in Marmolada assieme a Manolo nel tempo record di 5 ore e mezza). La coppia Avoscan/Genuin ha anche al proprio attivo le rotpunkt di Donna fugata (8a) alla Torre Trieste, Spirito libero (8a) all’Agner e Due spit alla fine (8a+) sulle Cime d’Auta.

Tante congratulazioni a tutti! E anche a Hansjörg Auer, Much Mayr e Roberto Benvenuti che prima degli altri avevano già fatto i passaggi chiave, ma causa del buio non erano riusciti a finire la via, in modo che la prima ascensione veramente completa è quella di Alessandro Rudatis (ma chi era il suo compagno?).

Ti prego di comunicare a loro tutti la mia alta stima, tanto di cappello!

Molla tutto, Darshano

P.S.
Ancora una parola riguardo alla domanda di Massimo Bursi, se ho portato con me nello zaino uno spit (come soluzione estrema).

No. Ho fatto più di 300 prime ascensioni e non ho mai avuto uno spit con me. Neanche uno. La mia assicurazione si chiamava sempre e ancora oggi: intuito.

Ovviamente ci vuole anche fortuna, ma se mi fossi fidato solo della fortuna, oggi non sarei ancora vivo. Oramai ho compiuto i 65 anni e nei 47 anni di arrampicata non mi sono mai fatto male. Questo non è solo fortuna o caso.

Oggi non faccio più delle prime ascensioni molto difficili e tuttavia mi è rimasta sempre la gioia di muovermi creativamente sulla roccia. Poche settimane fa, fra due lockdown di Coronavirus, sono riuscito a fare assieme al mio amico Tschak la prima ascensione di un pilastro di granito nelle Alpi dello Zillertal. La via di VII- non è proprio difficile, ma ha 740 m di lunghezza e presenta solo 7 chiodi normali (nessun chiodo a pressione). Abbiamo avuto 7 ore di mera gioia d’arrampicata.
Ancora oggi per me è più importante il “come” che il “se”.

Altre cose mi interesserebbe a sapere:
– Com’è andata alle cordate del 2010, 2017, 2018 nelle loro ascensioni?
– Quanto tempo ci hanno messo?
– Quanto gli è piaciuta la via?
– Hanno fatto on sight le lunghezze chiave?
– Cosa hanno pensato dei primi salitori?
– Hanno ogni tanto desiderato degli spit?
– A sera erano esauriti oppure gli sarebbe piaciuto averne ancora (Il IX/X oggi magari non è neppure più una vera sfida per gli arrampicatori di punta)?
– Com’è stata l’esperienza emotiva?
– Hanno scritto qualcosa sulla via subito dopo l’ascensione (per non perdere l’autentica prima impressione)?
– Hanno imprecato durante l’ascensione?
– Quali sono i giorni precisi delle tre ripetizioni?
– E alla fine: ci sono ancora Nino/Agnese e Dante/Franca?

In più: sarebbe possibile ricevere alcune foto d’arrampicata delle ripetizioni di Steps across the border/Senkrecht ins Tao, con permesso di pubblicazione per la stampa in modo da informare in modo completo al riguardo? Spero pure che le foto che si trovano già in internet, come per esempio quella di Sara su Steps across the border/Senkrecht ins Tao, ugualmente possano essere pubblicate altrove. Grazie.

La risposta di Prem Darshano ultima modifica: 2021-01-22T05:37:00+01:00 da GognaBlog

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11 pensieri su “La risposta di Prem Darshano”

  1. Alessandro Rudatis è  un simpatico ragazzo, calmo e tranquillo come pochi, con un un’attività in Dolomiti degna di quello che è, l’essere un vero fuoriclasse. Ale da “montatore di punteggi” è  passato ad essere un bravo imbianchino artigiano, schivo e silenzioso passa il suo tempo libero tra i due suoi amori, la sorridente moglie e l’arrampicata… fiero di conoscerlo.
    Un vero testimone e protagonista dell’arrampicata dolomitica attuale, ce ne fossero come lui, sarebbe tutto più vero.
     

  2. Mi sembra di constatare, che per fortuna, ci sono ancora Arrampicatori sullo stile di Luggi Reiser, Darshano, che per me è un esempio per stile ed etica, che persona interessante , grande personalità, lo ammiro, anche se io ho volato molto più in basso. Guardando invece alla massa, che brutture, che gentaglia, frequenta ormai, falesie e pareti montane. Come per molte altre faccende, come si stava meglio, prima. 
     
     

  3. la migliore forma di arrampicata è, per me, proprio questa: nessuna traccia, nessun clamore, e tutto nel cuore.

    Se Luggi non l’avessa racconta , forse non l’avrebbero nemmeno ripetuta.
    Poi c’è modo e modo. E Luggi l’ho fa in maniera elegante e delicata.

  4. Ringrazio Luggi Rieser per la sua risposta sincera e spontanea. Queste sono le cose che mi piacerebbe leggere su un blog di montagna, cose che non sono da nessun’altra parte.
    Mi preme di chiarire che, seppur “bene informato”, io sono un rocciatore della domenica, e quindi Steps across the border (il cui nome è musicalmente perfetto) non l’ho assolutamente nè salita nè mai tentata, pur sapendo bene dove si trova.
    Ancora i miei sinceri complimenti a tutti i ragazzi che “silenziosamente” l’hanno salita; la migliore forma di arrampicata è, per me, proprio questa: nessuna traccia, nessun clamore, e tutto nel cuore.

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