L’iniziativa The North Face e la lettera dei due alpinisti
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
The North Face ha organizzato – dal 27 al 29 luglio 2018 – il “The North Face Mountain Festival” in val San Nicolò, con lo scopo di far conoscere gli atleti e gli alpinisti sponsorizzati, nonché promuovere i propri capi di abbigliamento.
The North Face (TNF) ha chiesto a SAT di poter utilizzare il bivacco Zeni alla Vallaccia per realizzare, nell’ambito del suddetto Festival, una esposizione di indumenti simbolo, particolarmente significativi nel contesto alpinistico, perché utilizzati da alpinisti di fama in situazioni particolari, con lo scopo di lanciare una vendita “on-line” il cui ricavato sarebbe stato devoluto a SAT organizzazione no profit, come da regolamento TNF a titolo di erogazione liberale.
TNF Mountain Festival, Valle di San Nicolò, 2018
SAT non si è limitata a dare il proprio assenso, ma ha voluto approfondire la proposta per capire il tipo di manifestazione proposto, le modalità di svolgimento e la durata, ovviamente con particolare riferimento alla parte che prevedeva l’utilizzo del bivacco Zeni. Sono intercorsi numerosi contatti di approfondimento e l’iniziale idea della The North Face è stata via via modificata e integrata per cercare di coniugare le esigenze della azienda e quelle della SAT. L’ufficio di Presidenza SAT ha chiesto infatti di garantire in qualsiasi caso l’utilizzo del bivacco da parte di alpinisti ed escursionisti in caso di emergenza e la restituzione dello stesso, a fine manifestazione, nelle condizioni originarie e con la riverniciatura esterna con il colore preesistente.
Il Consiglio Centrale della SAT, nella seduta del 28 giugno ultimo scorso, ha quindi ritenuto di poter concedere l’utilizzo del bivacco da parte della The North Face, con la tassativa osservanza di alcune chiare prescrizioni, che comprendevano la presenza in loco di un responsabile per tutta la durata della manifestazione, l’accesso al bivacco in caso di emergenza ed altri accorgimenti e cautele di tipo ambientale.
SAT ha inoltre provveduto ad informare tutte le proprie Sezioni attive sul territorio, gli alpinisti e gli escursionisti circa l’indisponibilità del bivacco, con un avviso sul proprio sito istituzionale e con l’affissione di cartelli alla partenza dei sentieri per il bivacco, questi ultimi posizionati dalla sezione SAT di Pozza di Fassa. Inoltre è stato informato e coinvolto il gestore del Rifugio SAT Torquato Taramelli ai Monzoni, collocato nelle vicinanze che, anche con apposito sopralluogo, ha potuto verificare il rispetto delle prescrizioni impartite dalla SAT.
L’accademico del CAI Mariano Frizzera al bivacco Zeni (con il suo colore originario), qualche anno fa
A seguito della lettera pubblicata da GognaBlog nella quale di due alpinisti denunciano il fatto trovato il bivacco chiuso senza la presenza in loco di una persona responsabile, la SAT ha immediatamente chiesto il rispetto delle prescrizioni a The North Face, la quale ha ammesso quanto segnalato e lo ha attribuito a un loro deprecabile disguido organizzativo, peraltro limitato a una sola notte. Per tutto il resto del periodo il bivacco è rimasto aperto per le eventuali emergenze, è stata assicurata la presenza in loco di una persona responsabile ed è stata anche allestita una tenda per accogliere gli alpinisti che avessero voluto trascorrervi la notte.
Il ricavato di una parte della vendita on line dei capi di abbigliamento verrà devoluto alla SAT per le proprie attività istituzionali tra le quali – ricordiamo – è contemplata anche la manutenzione ordinaria e straordinaria dei bivacchi (sono 13 le strutture in funzione e utilizzo). E’ risaputo che, mentre i rifugi sono strutture presidiate e gestite e dalle quali la SAT ricava un reddito appena sufficiente alla loro manutenzione ordinaria, i bivacchi costituiscono solo un centro di costo. D’altra parte la SAT ritiene che dette strutture rappresentino un importante presidio di sicurezza – soprattutto per gli alpinisti – e intende non solo conservarle ma anche assicurare una adeguata manutenzione in modo da garantirne un dignitoso, seppur sobrio, utilizzo.
A questo scopo ed anche usufruendo della devoluzione in questione, la SAT è in contatto con il Club Alpino Accademico Italiano – Gruppo Orientale – per stabilire un ordine di priorità degli interventi sui bivacchi di propria competenza che, seppur modesti, salvaguardino, come detto, una dignitosa accoglienza degli alpinisti ed escursionisti.
In conclusione SAT non ha in alcun modo voluto svendere, né svilire l’utilità e la funzione dei propri bivacchi in quota, ma ha acconsentito a fornire il proprio supporto. In via indiretta SAT, accettando di collaborare, ha svolto una forma di controllo su uno svolgimento all’insegna della sostenibilità e del rispetto.
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Sig. Bella, cerco sempre di difendere quello in cui credo. Ma chi mi conosce bene, sa benissimo che non ho nessun problema a riconoscere i miei errori e sinceramente sono decisamente rispettoso delle idee altrui anche se non le condivido.
Certo a tutto c’è un limite e chi mi mette davanti ad un fatto compiuto non è che può poi pretendere il mio rispetto.
Certamente non sono d’accordo con chi dice che così va il mondo e si rassegna.
Dire che i componenti del CAAI sono dei sacerdoti mi sembra alquando polemico. Certamente anche il CAAI ha i suoi limiti e difetti ma non credo che in Vallaccia facciano dei riti messianici con tanto di sacrifici.
Sicuramente accademici del calibro di Maffei, Frizzera e Leoni, per non dire Marino Stenico in Vallaccia hanno portato avanti uno stile alpinistico di tutto rispetto per non dire FUTURISTICO , che all’inizio nessuno o molti pochi hanno capito. Ci sono voluti anni per capire il valore di quello che questi SACERDOTI (come dice lei…) hanno realizzato.
Quindi andiamoci piano con le battute.
Sull’ opportunità o meno di installare dei bivacchi è un argomento su quale si può certamente discutere. Ci sono luoghi che sarebbe il caso di lasciarli come natura li ha fatti e chi ci va può benissimo bivaccare sotto le stelle.
però sotto le stelle…non sotto il logo di North Face.
guardi uno innamorato del proprio pensiero come l’ho incontrato raramente…non rispondevo a lei e non voglio difendere la sat…mi fa specie che volendo difendere le “cose sacre” si ritenga una bestemmia usare il bivacco per mantenerlo ma non “sputtanare” la vallaccia per i riti dei “sacerdoti” del CAAI…che se serve un bivacco in vallaccia per la “sicurezza” allora dobbiamo costruirne uno in ogni valletta alpina… 🙂 …pace e bene e buone salite (al fresco…)
Sig. Bella mica è un confronto tra CAAI e la SAT.
Ognuno di noi fa i propri errori. Ma cercare di giustificarli evidenziando quelli degli altri, non mi sembra un buon sistema.
E come dire , lo faccio anche io perchè lo fanno tutti.
la chiusura è avvenuta per sbaglio fino a prova contraria…la “mercificazione” avviene anche con i rifugi che sono dati in gestione ad aziende private (e qualcuna dovrebbe essere controllata meglio di quello che è avvenuto per il bivacco zeni…)…poi il CAAI loro sono puri ma vanno a piazzar bivacchi in posti fantastici e invece la sat è il diavolo perchè cerca i soldi per mantenerli in modo maldestro? insomma…per me son pari e patta.
@Marika Favè
si è MOLTO GRAVE primo perchè si chiude un bivacco che invece DEVE!! essere aperto sempre ! Secondo perchè si crea un precedente per un sistema di mercificazione da parte di una sezione del CAI verso una azienda privata.
Se tutto questo voi non lo vedete. Mi dispiace ma siete miopi o semplicemente avete una sensibilità molto diversa. Certi valori NON SI VENDONO!
Quanto agli alpinisti zozzoni che ci sono!! non può mica essere una scusa per avallare certe iniziative.
E poi si applaude un personaggio come Simone Moro , campione di alpinismo ???, che arriva li in elicottero. Sai a lui quanto gli frega della Vallaccia….
Qualcuno obietterà: «E il Bivacco Zeni? Chi lo mantiene? Dove troverete i soldi, voi ingenui?»
Ebbene, se non ci sono i soldi per mantenerlo, lo si smantella! È praticamente inutile, deturpa un angolo di natura, rovina la poesia dei monti, svilisce la nostra esperienza.
Il bivacco andrebbe eliminato in ogni caso, che esistano problemi economici oppure no. E lo stesso bisognerebbe fare con tantissimi altri sulle Alpi e sugli Appennini.
«Sono affari, bellezza!»
Ma noi, soci del CAI, che abbiamo incominciato in gioventú a salire le montagne ammaliati dalla loro bellezza e purezza, siamo disposti a sopportare la politica degli affari?
Visti i commenti allora definiamo la SAT perlomeno dilettantistica. Una vicenda gestita da cani. Qualcuno all’interno di SAT ne sarà responsabile. ma non si parla di come poi Simone Moro ha gestito l’evento in Val San Nicolò, arrivando e ripartendo in elicottero, nel cuore delle Dolomiti. Su questo SAT non ha proprio nulla da dire? Nel comunicato nessun accenno. Ma certi alpinisti da palestra e da spot pubblicitari, che si vendono anche merce usata,non sono proprio più capaci di camminare?
Ciao Michele, anche se è molto più importante, tralascio volutamente l’aspetto etico di questa squallida vicenda che é già stato ampiamente trattato nei commenti precedenti.
Passando all’aspetto pratico, il denaro, probabilmente la SAT non lo dirà né a me ne’ a te dove impiegherà il ricavato, pare 15.000 euro, dell’affitto di un bivacco che fra l’altro non è nemmeno suo. Perché il Bivacco intitolato all’ accademico Donato Zeni, è di proprietà del CAAI, la SAT ne ha solo la gestione.
Cara Marika
prima cosa la gente che dici tu l’avete tirata in valle voi con una politica turistica che lascia perplessi a dire poco, ma veniamo al nostro problema il bivacco Zeni è stato posto in Vallaccia dal CAAI (club alpino accademico) del quale lo Zeni era socio, la manutenzione la teneva il Feo con il Mariano fino alla morte del Feo poi sembra perchè non ci sono documenti che sia stato dato alla SAT x la manutenzione.
La SAT lo ha ceduto alla nota marca di articoli sportivi della quale non voglio fare il nome senza chiedere al CAAI (gruppo orientale del quale sono vicepresidente), non voglio disquisire sull’iniziativa se a te nella tua valle ti va bene una fiera simile ok tanto sputtanamento in in più o in meno poco cambia rispetto allo scempio che è stato fatto sul fondovalle in uno dei più bei posti della terra.
Possiamo mettere davanti tutte le giustificazioni e ideologie che vogliamo ma cerchiamo di non essere ipocriti. Per far funzionare i rifugi, i bivacchi e tutte le attrezzature ci vogliono i soldi. I soldi servono per acquistare i materiali e remunerare chi svolge il lavoro. I soldi possono arrivare da diverse fonti comprese le operazioni di marketing come quella di TNF. Quello che penso è che non ci sia sufficiente preparazione e capacità di gestione di queste operazioni di markenting da parte di SAT verso società come TNF che preparano e pianificano questi eventi affidandosi ad esperti. E’ ovvio poi che qualcuno nella rete ci cade. Ho letto notizie contrastanti sul ricavato in denaro :
“Il ricavato di una parte della vendita on line dei capi di abbigliamento verrà devoluto alla SAT per le proprie attività istituzionali”
mentre in altri siti si parlava di una cifra forfettaria. Non so a questo punto quali siano i termini reali dell’accordo in quanto nel sito sito della SAT non si parla minimamente di questa manifestazione salvo per un annuncio che il bivacco resterà chiuso dal 19/7 al 9/8 per una manifestazione della TNF.
http://www.sat.tn.it/?news=INAGIBILITA%27+BIVACCO+DONATO+ZENI&id_news=4465&showEstesa=0
Anche qui ci sono informazioni contrastanti perchè si parla della presenza costante di un responsabile e anche di una tenda per le emergenze. Ma la tenda dov’era visto che i due ragazzi che sono arrivati al bivacco hanno trovato solo un lucchetto?
Ecco tutte queste notizie che sono in contrasto tra di loro mi fanno dire che queste gestioni sono dilettantistiche.
Certo, un’onta ai grandi alpinisti a cui è dedicato questo bivacco ed una mancanza di rispetto nei confronti di quelli giovani che nel caso citato si ritrovano senza un tetto. Poi però mi vengono in mente gli alpinisti che arrivano, per esempio in cima a Punta Penia dopo la ferrata e solo merda lasciano sul cesso sospeso consumando carta igienica senza neppue un caffè consumare (e vi assicuro che ce ne sono tanti). Il caffè solo in caso di temporale per poter entrare… Fa comodo trovarla la Capanna quando imperversa il maltempo come fa comodo trovare lá il bivacco Zeni o il Dal Bianco, ma chi paga per la manutenzione??? In un periodo di magra dove tagliano sulla sanità, sull’educazione scolastica, su qualsiasi cosa ci venga in mente è così grave “imprestare” un bivacco (di cui molta gente non sapeva neppure della sua esistenza) ad un brand come la North Face in cambio di soldi per la sua manutenzione???
L’evasiva giustificazione offerta non solleva minimamente la SAT che, anzi, ammette implicitamente di non aver supervisionato adeguatamente il progetto altrimenti i due alpinisti veronesi non avrebbero trovato chiuso il bivacco.
Un’interruzione del servizio di pubblica utilità, anche se per una notte, é avvenuta.
E’ andata bene e nessuno si é fatto del male ma comunque da un’istituzione importante e prestigiosa come la SAT non ci si poteva aspettare tanta superficialità e pressappochismo.
Emanuele,
mia nonna mi diceva che “la lingua non ha ossi ma li fa toccare” nel senso che spesso la lingua fa più male di una schiaffo.
Questo iniziativa è proprio BRUTTA. E che sia stata avallata dalla SAT , anche se in cambio di soldi che potranno anche essere ben spesi, è ancora più brutta.
Emanuele scusami ma non sono d’accordo con te.
Nella vita non contano solo i danni materiali.
Ma se davvero si è trattato di una notte senza possibilità di ricovero si sta sollevando un polverone per nulla, si parla di etica un pò a sproposito; se l’iniziativa, che personalmente non condivido per niente, non ha arrecato danno alla natura, non ha previsto abbattimento di alberi, escavazione di strade e piste, creazione di percorsi per downhill(come invece ovunque in val di Fassa!!!!), faccio i complimenti alla SAT!!
Davvero una tristezza! E guarda caso il bivacco era chiuso proprio solo la sera in cui sono arrivati due alpinisti. Ma che coincidenza! Se questa è la giustificazione ufficiale…
Il dio denaro sfrutta sempre la vanità degli incapaci boriosi.
Ma sbaglio o il marketing aggressivo della North Face è la medesima causa della rottura tra UIAA ed alcuni club alpini (tra cui il CAI che ha annunciato di ritirarsi dall’associazione dal 2019)?
Veramente triste questa storia..! Il dio denaro vince sempre purtroppo!!😥
Ma questi cartelli c’erano o non c’erano? La possibilità di fruire del bivacco era garantita (sulla carta) solo situazioni di emergenza: delle situazioni standard (persone che programmano una notte in bivacco, come i ragazzi dell’altro post) nessuno si è preoccupato? Dal comunicato pare sia stata garantita la tenda di appoggio per “gentilezza” e non per accordi precisi.
Mi rendo conto che sia difficile trovare soldi per le attività della associazioni, e certe iniziative di sponsorship —a fronte di un disagio limitato— possano portare benefici alla comunità attraverso interventi di manutenzione e cura del territorio (a proposito: si sa a cosa verranno destinati i fondi raccolti?). D’altra parte lo sfruttamento commerciale di spazi che sarebbe bello rimanessero al di fuori di questo tipo di logiche è un terreno molto delicato, e mi aspetterei una gestione estremamente scrupolosa di queste situazioni, per limitare al minimo i disagi, comunicare efficacemente e con tatto l’iniziativa e garantire il rispetto degli accordi. In questo caso, stando a ciò che leggo, si poteva essere più attenti.
(Tralascio volutamente il giudizio sulla natura specifica dell’iniziativa)
qui si continua a dare delle spiegazioni puramente tecniche.
L’aspetto ETICO di tutto questo, che è stato calpestato, non viene preso nella minima considerazione.
Che TRISTEZZA!
No comment.
Anche qua ci si arrampica, ma sugli specchi.