La Scuola SUCAI Torino compie 70 anni

La Scuola SUCAI Torino compie 70 anni
di Carlo Crovella

La prestigiosa scuola di scialpinismo SUCAI Torino, la prima ad esser fondata in Europa, è attiva ininterrottamente dalla stagione 1951-’52.

Il suo prologo storico si riallaccia alla propensione didattica degli Accademici torinesi negli anni ’30, quando vide la luce la Scuola di alpinismo del CAI Torino, intitolata nel 1939 a Gabriele Boccalatte.

L’Organico Istruttori della Scuola SUCAI era numeroso e qualificato anche in passato: esercitazione “Neve e valanghe”, Capanna Mautino (Val di Susa), dicembre 1974. Foto: Archivio Ezio Mentigazzi.

Direttore della Scuola Boccalatte fu Giusto Gervasutti la cui visione creò il modello didattico che caratterizza le scuole ancore oggi. Giusto infatti identificò tre corsi stagionali: quello invernale con l’uso degli sci, il progenitore dei corsi di scialpinismo; quello primaverile con arrampicate di media montagna; quello estivo in alta montagna. Sempre a Gervasutti si deve l’invenzione delle lezioni teoriche in sede, con l’invito di prestigiosi oratori.

Va ricordato che Gervasutti, oltre che alpinista di punta, fu anche un appassionato di scialpinismo: iscritto allo Ski Club Torino, autore di molte “prime” sciistiche (fra cui spicca quella alla Nordend nel ‘32), partecipò al Trofeo Mezzalama del ’33, quando si conquistò il soprannome de Il Fortissimo.

Andrea Filippi: suo il principale contributo per il varo del Corso 1951-52, di cui fu Direttore. Foto: Archivio Andrea Filippi.

L’attività della Scuola Boccalatte dovette fare i conti con il clima bellico e, pur senza interrompersi, si concentrò sulla sola attività alpinistica. Verso la fine del conflitto Gervasutti si avvicinò ai giovani (ventenni o poco più) della rinata SUCAI Torino, la Sottosezione universitaria. Ai sucaini Giusto dispensava preziosi consigli tratti dalla sua esperienza e li aiutò in diversi frangenti: fra l’altro, ricoprì il ruolo di direttore responsabile della pubblicazione SUCAI, stampata a Torino ma estesa a tutte le sottosezioni universitarie italiane.

Gervasutti fece confluire la Scuola Boccalatte nell’alveo della SUCAI Torino. I vari accademici d’anteguerra avevano imboccato la parabola discendente e occorreva inserire delle forze fresche: alcuni giovani sucaini entrarono nella Boccalatte come aiuto-istruttori.

Stemma della Scuola Nazionale di scialpinismo SUCAI Torino

La scomparsa di Gervasutti nel 1946 non condizionò la Scuola Boccalatte, che anzi registrò alcune annate positive. Fu invece con l’improvvisa scomparsa (1950) di Giulio Castelli, vero architrave organizzativo, che iniziarono le difficoltà della Boccalatte.

Nel frattempo (1948) a Torino era stata fondata, al di fuori del CAI, una nuova Scuola di alpinismo. Questa altra Scuola, intitolata fin dall’inizio a Giusto Gervasutti, nel 1950 entrò definitivamente in seno al CAI Torino dove, da allora, svolge la sua prestigiosa attività alpinistica.

L’insieme di queste traversie generò uno stallo della Scuola Boccalatte. Tuttavia nell’ambiente sucaino si mantenne una diffusa propensione didattica, che alla fine riemerse, prediligendo però lo scialpinismo, anche per il miglior rapporto numerico fra istruttori e allievi rispetto a quanto imposto dalla cordata alpinistica.

In vetta, tocca al Direttore di turno ricordare che… la fiòca ven mòla. Mont Telliers, febbraio 1987. Foto: Archivio Carlo Crovella.

In quel frangente fu importante il contributo di Andrea Filippi, che fu uno degli ultimi compagni di cordata di Gervasutti nell’estate del ’46 e si attivò moltissimo per le iniziative a ricordo del celebre alpinista. Fra queste, va citata la costruzione della Capanna Gervasutti in Val Ferret.

L’ambiente della SUCAI era quindi maturo per una nuova iniziativa didattica e, con la spinta finale di Filippi, si diede vita al Corso Sci alpinistico invernale 1951-’52, bruciando sul tempo ogni altra istituzione, anche straniera. Iniziò così una delle principali scuole italiane di scialpinismo (Scuola Nazionale dal 1968), che vanta un’attività ininterrotta fino ai giorni nostri.

La celebre raccolta di itinerari scialpinistici pubblicata nel 1982 per i 30 anni della Scuola SUCAI. Foto: Archivio Carlo Crovella.

Già durante gli anni ’50 (e a maggior ragione nei ’60) l’attività si consolidò in dimensioni, nomea e sistematicità, ma la Scuola raggiunse le massime dimensioni numeriche nel periodo fra gli anni ’70 e buona parte degli anni ’90: alle uscite invernali si contavano oltre 200 partecipanti (150-170 nelle uscite primaverili in rifugio e su ghiacciaio). Ciò nonostante ci si è sempre mossi nella massima sicurezza, anche se spesso su itinerari impegnativi, come traversate lunghe e complicate, gite con finali alpinistici e percorsi a volte poco battuti se non addirittura inediti.

Negli ultimi decenni, per i cambiamenti strutturali del mondo scialpinistico, la Scuola ha visto ridurre le dimensioni, che rimangono pur sempre ragguardevoli: oltre 100 partecipanti alle uscite invernali, 50-60 in primavera.

Volume storico rievocativo edito per i 50 anni della Scuola SUCAI (2001). Foto: Archivio Carlo Crovella.

Oltre a diffondere la cultura scialpinistica, la Scuola SUCAI è sempre stata un incubatore di novità, che si sono poi estese all’intero comparto. Da un’idea originaria dei sucaini, nacque la figura dell’Istruttore Nazionale di scialpinismo (INSA), il cui corso iniziale si tenne ad Alagna Valsesia nel 1968, diretto dal sucaino Renzo Stradella.

Durante gli anni ’80 in SUCAI venne data sistematicità annuale al Secondo Corso (perfezionamento) e, in parallelo, si varò il Corso di specializzazione per aiuto-istruttori: erano gli antesignani degli attuali SA2 ed SA3. Ad inizio degli anni ’80 la SUCAI introdusse l’obbligatorietà degli ARTVA, attivandosi per importare i PIES 2, e poco tempo dopo anche della pala da neve e poi della sonda. Attrezzi che compongono il “kit sicurezza” senza il quale, oggi, nessuno partirebbe per una gita scialpinistica.

La Scuola SUCAI oggi: “in cammino”. Foto Marco Orecchia.

Notevole anche l’attività in campo editoriale. Oltre all’innumerevole mole di scritti individuali, molti pubblicati anche sulla Rivista del CAI, due sono le iniziative istituzionali degne di menzione. Per celebrare i trent’anni della Scuola, si è attinto alle notevoli conoscenze pratiche, dando alle stampe la guida di itinerari scialpinistici Dalle Marittime al Vallese (Edizioni CDA, Torino, 1982), ancor oggi uno dei testi di riferimento del settore. Per i cinquant’anni della Scuola, invece, è stato compilato un libro di rilievo storico con analisi, statistiche, aneddoti e descrizione dei personaggi di spicco: Sciare in salita (CDA, Torino, 2001).

La Scuola SUCAI oggi: “in vetta”. Foto Marco Orecchia.

Infine giungiamo ai tempi recenti. Nel 2005, per ampliare la gamma dell’offerta, la Scuola SUCAI ha dato vita al Corso di Snowboard alpinismo, che ha registrato da allora edizioni annuali senza soluzione di continuità.

Neppure negli anni complicati del Covid (sia stagione 2020 che 2021) si è interrotta l’attività della Scuola, che è sempre riuscita ad organizzare delle uscite, pur nell’assoluto rispetto delle norme di sicurezza sanitaria.

La Scuola SUCAI, la prima in termini storici, continua a mantenersi al top, perché questa è una delle caratteristiche peculiari del suo DNA.

Per ricordare l’intensa esperienza di sette decenni, la Scuola SUCAI sta predisponendo un’adeguata documentazione, corredata da preziose fotografie, che sarà prossimamente disponibile sul sito istituzionale: www.scuolasucai.it/category/70-anni-di-sucai/

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La Scuola SUCAI Torino compie 70 anni ultima modifica: 2021-12-12T05:06:00+01:00 da GognaBlog

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19 pensieri su “La Scuola SUCAI Torino compie 70 anni”

  1. Tutti bei ricordi alla sucai,in fondo anche le gelide nottate insonni per il freddo. Oltre alle gite magnifiche e ai cari amici, mi è rimasta impressa una gita in cui ero in gruppo con Mino Castellani. Eravamo in ansia alla prospettiva di fare una gita di 2000 m di dislivello e Mino con molta comprensione e simpatia ci ha portati in cima con passo lentissimo e costante, senza fatica. Fu per me una lezione di tecnica di progressione anche nella vita.

  2.  In una uscita del 3° o 4° Corso, anni 1954-1956, si decise di fare un’esercitazione pratica, la discesa con barella.                                                       Allora la cosidddetta barella veniva costruita in loco ed  era costituita dagli sci dell’infortunato tenuti uniti con corte traverse metalliche, un telo e funi per il traino. Il kit (traverse, telo e funi) era sempre portato dall’ istruttore che chiudeva la discesa.                                                                                                         Per rendere più verosimile l’incidente, la cosa fu preparata in segreto.                     Durante la salita scegliemmo un pendio aperto che terminava  su un gran prato e scegliemmo pure l’allievo che avrebbe fatto la parte dell’infortunato: avrebbe dovuto essere buon sciatore, per fare una caduta spetttacolare senza danni,  e magro, per facilitare il successivo trasporto. L’allievo fu trovato subito, entusiasta di recitare la parte, Carletto Poma mi sembra.                                              La discesa avvenne secondo copione: subito un sacco di allievi si radunaro intorno al “ferito” che si lamentava vistosamente e mentre noi preparavamo la barella mia moglie, al corrente della simulazione,  esclamò “ma possibile che nessuno gli possa dare un sorso di cognac?”  Le offerte furono generosissime, e la discesa avvenne in grande allegria, con ribaltamenti continui di barella, barellato e amici.                                                                                                                     Roba di quasi 70 anni fa: adesso quale è la Scuola che fa ancora questo tipo di lezioni? Tanto c’è il telefonino e il Soccorso Alpino, però è meno divertente…

  3. P.S.: grazie Giuseppe, ho guardato il video linkato e poi anche alcuni altri: sono divertentissimi e nonostante l’accento, decisamente poco “sabaudi”!

  4. Roberto Mainero, ma con chi ce l’hai?
     
    Mi pare che qui si stia esagerando nel attribuire intenzioni offensive o malevole  senza leggere …

  5. L’articolo è interessante e fa scoprire cose che non si sapevano, come la storia e l’attualità. Le scuole Cai hanno forse dei difetti ma le cose positive sono molte di più. Chi le trova poco piacevoli può prendere scelte diverse. 

  6. Tanti ricordi con la Sucai: bravi, attenti, preparati, simpatici. Ci si diverte, si fanno tante uscite di skialp e si trova anche la fidanzata!

  7. Bravissimo Charlie, grazie per questa tua sintesi
    Anche in Giovane Montagna – Torino traiamo ispirazione dalla Sucai
     

  8. Grazie Charlie per questo articolo. A distanza di anni non si smette mai di imparare sempre qualche aneddoto in più sulla nostra amata scuola.
    Molti di noi, me compreso, hanno scoperto nuovi orizzonti proprio grazie alla Sucai, che li accompagneranno per sempre.
    Quello che trovo particolarmente bello della nostra realtà, sono sicuramente l’impegno continuativo profuso dalla gran parte del corpo istruttori che si mette al servizio della scuola e della la sua logistica molto complessa, piuttosto che della didattica sempre al passo coi tempi. Tutti elementi questi dei quali si vedono maturare i frutti di anno in anno grazie anche al sempre cospicuo numero di richieste all’apertura dei corsi.
    Per questo, un sentito ringraziamento va a tutti gli istruttori che con il loro impegno rendono tutto questo possibile, ma anche agli allievi che con il loro passaparola ci dimostrano sia la loro passione che la loro fiducia.

  9. Ps. Con tutto rispetto per la Sucai faccio presente che su questo sito sono stati irrisi e offesi più volte: il Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio, il Ministro della salute, il Ministro degli Interni, l’istituto superiore di sanità. Nulla e’ stato detto o fatto. 

  10. Caro Gogna, come mio costume, nessuno dei miei commenti conteneva nulla di ingiurioso o volgare. Ti ho solo chiesto perché il primo commento goliardico di Perth fosse stato cancellato, quando in altre circostanze più gravi nulla è stato fatto. Tutto qui. Comunque non preoccuparti, non disturberò più il tuo blog con le mie domande. Stammi bene e auguri. 

  11. Come i lettori più attenti avranno notato, ho fatto piazza pulita di una serie di commenti che nulla, ma proprio nulla, avevano a che fare con l’argomento del post. Questo blog non vuole essere una specie di profilo facebook dove è facile vedere battibecchi che di divertente non hanno nulla ma lasciano trasparire le molte questioni irrisolte dei protagonisti. Inoltre, la ricorrenza di una scuola importante come quella della SUCAI di Torino non è un contesto in cui innescare polemiche che con l’istituzione non c’entrano niente. Tali polemiche risultano offensive per l’istituzione e per tutti quelli che vi si riconoscono.

    Nei commenti brutalmente cassati non c’era neppure un accenno a una qualche critica o lode costruttiva. Mi scuso con la maggioranza dei lettori: oggi ho dovuto assentarmi per altre questioni e al mio ritorno ho trovato una situazione inaccettabile. Se avessi visto i commenti prima, avrei provveduto immediatamente.

  12. Come sempre un bell’articolo documentato e preciso che accarezza l’orgoglio di noi molti che della SUCAI abbiamo fatto parte e che ancora adesso siamo legati a quell’ambiente sano e simpatico.

  13. Grazie Charlie per la bellissima rievocazione della Scuola SUCAI in cui mi sono diplomato agli inizi degli anni 60!

  14. Non sapevo che al Sucai avesse collegamenti addirittura con Gervasutti: testo istruttivo e interessante. Da ammirare il fatto di tenere così tanto alle tradizioni e rievocarle. Altri settant’anni davanti a voi, dai!

  15. Ho frequentato questa scuola anni fa. Molto divertente e ho imparato molto, ho continuato con lo scialpinismo grazie a quello che ho imparato. Il gruppo è molto simpatico, tutti sono molto preparati e allegri.

  16. perfetta ricostruzione storica, bella descrizione di settant’anni di attivita’ molto intensa, complimenti

  17. Bravo Charlie, bella sintesi, nell’attesa dei contributi di dettaglio sul sito della Sucai. 

  18. Grazie Carlo, che ricordi mio padre e la  passione per la montagna che volle insegnare ai giovani, come faceva il suo Maestro Gervasutti. E’ bello vedere che dopo 70 anni la scuola voluta da mio padre sia ancora vivissima e attivissima. Tanti auguri a tutti voi!

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