La società digitale e la montagna

La società digitale e la montagna
di Giuseppe Gervasio

Quando ho cominciato ad andare in montagna, la preparazione delle uscite e, molte volte, anche l’individuazione dell’obbiettivo veniva fatta con modalità che alle generazioni dei “millennials” o dei “nativi digitali” apparirebbero certamente fuori dal tempo.

Si parlava con un amico che ci trasferiva le sue impressioni su qualche salita fatta e, se queste in qualche modo ci colpivano, nasceva l’interesse per farla anche noi; in alternativa, si approfondivano le caratteristiche di una gita in autonomia, leggendo voracemente le guide per antonomasia, quelle dei Monti d’Italia edite dal CAI e TCI, e numerose altre guide che in quegli anni venivano pubblicate in grande quantità. Unitamente alle guide, si consultavano le cartine geografiche che aggiungevano ulteriori dettagli alla relazione individuata e si era così pronti ad affrontare la salita scelta.

Chriegalppass visto dalla cima del monte Cazzola, Parco naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero. Foto: Andre Arduph.

Anche le previsioni del tempo non erano numerose e dettagliate come ora: ci si affidava a quelle televisive, di cui la più affidabile faceva capo al Colonello Bernacca dell’Aeronautica Militare, famosissimo volto della RAI, e a quelle dei quotidiani.

L’avvento di Internet ha profondamente modificato, tra le altre innumerevoli cose, anche il modo di preparare le gite in montagna: in Rete proliferano a dismisura siti personali e collettivi contenenti relazioni di salite e, spesso, le condizioni particolari di qualche montagna, segnalate da un recente salitore, indirizzano verso di essa numerosi alpinisti. Per fare un esempio, ricordo di aver letto pochi anni fa che la parete nord delle Grandes Jorasses, nel gruppo del Monte Bianco, nel mese di novembre era stata indicata in perfette condizioni da una cordata che l’aveva appena salita per la via Cassin e tale notizia portò un gruppo considerevole di alpinisti a recarsi là.

Il Web ha consentito la diffusione di notizie sparse e di relazioni di salite, sovente poco attendibili e contradditorie tra loro, di tutte le discipline attinenti la montagna e credo che ciò ne abbia favorito anche la frequentazione. Come spesso accade, senza però generalizzare, la quantità non favorisce la qualità delle informazioni e, non di rado, persone si sono trovate in difficoltà a causa della loro impreparazione, rispetto a percorsi sottovalutati o descritti in modo sommario o superficiale.

A questa miniera di informazioni disponibili a tutti, si sono aggiunti in modo considerevole anche i siti dedicati alle previsioni metereologiche, istituzionali e non, in molti casi con specifiche sezioni riguardanti il tempo in montagna. Tutto questo ha notevolmente aumentato la possibilità di valutare il tempo in arrivo, confrontando i bollettini di varia provenienza, e fornendo così un ulteriore margine di sicurezza per tutti gli alpinisti.

A tutto ciò si è poi aggiunto il fenomeno più recente ma altrettanto diffuso degli YouTuber e cioè di persone che caricano filmati girati personalmente nella piattaforma di condivisione YouTube e quindi li rendono accessibili a tutti i frequentatori del Web. Tali filmati hanno, in prevalenza, una durata breve (circa 10 – 15 minuti) e i contributori hanno la possibilità, non l’obbligo, di collezionarli in un’area virtuale dedicata esclusivamente alla loro produzione, il c.d. “canale”.  Ogni video è contraddistinto dal numero delle visualizzazioni cui è stato sottoposto, da un giudizio sintetico facoltativo dello spettatore sul medesimo (Mi piace/Non mi piace) e per ogni canale, oltre a queste informazioni specifiche di ogni singolo video, viene anche segnalato il numero delle utenze virtuali (persone) che si sono iscritte al medesimo e che, in un certo senso, costituiscono il “pubblico” dell’autore. A tutti questi indicatori di gradimento, sono collegate delle politiche di remunerazione degli autori da parte dell’editore, il sito di YouTube, appartenente alla società statunitense Alphabet, proprietaria anche di Google, il più utilizzato motore di ricerca del Web.

Tutto questo ha portato molti YouTuber ad abbandonare le precedenti attività professionali per dedicarsi a tempo pieno alla produzione di filmati da pubblicare su YouTube che è diventato uno dei siti Web più visti in assoluto nel mondo.

Questa sintetica descrizione del fenomeno YouTube, che potrebbe risultante fuorviante rispetto al tema originale dell’articolo, serve soltanto ad inquadrarlo e collegarlo logicamente all’andare in montagna. In conclusione: si sono abbandonate le guide cartacee in favore della consultazione dei siti attinenti la montagna, si sono perfezionate in maniera rilevante le previsioni meteo e si ha ora la possibilità di visionare filmati riguardanti ascensioni di tutte le difficoltà, escursioni, attrezzatura varia, modi di preparazione dello zaino, test di materiali, ecc.; insomma, c’è materia per tutti i gusti e non resta proprio che sbizzarrirsi a guardare ciò che interessa.

YouTube ha assunto contorni rilevanti ed è assurto a dignità sociale: anche il Trento Film Festival nell’ultima edizione, per la prima volta, vi ha dedicato una specifica sezione, denominata “Quarta parete”, rendendosi conto della sua enorme diffusione, in particolare tra i giovani.   

Naturalmente, anche in questo caso, la qualità e originalità dei filmati è variabile: ricorrenti sono le riprese dall’alto con l’utilizzo dei droni, quelle frontali con la fotocamera/videocamera fissata sul casco fatta sulle vie di arrampicata che inquadrano la roccia e, a mio parere, risultano noiose e poco attraenti, le riprese in notturna con la tecnica “time lapse” che, in condizioni di cielo sereno, descrivono la volta celeste con il tracciato delle stelle. A questa frequente uniformità di contenuti, si aggiunge, soprattutto per i filmati a carattere escursionistico, una presentazione della salita, alcune considerazioni finali sulle caratteristiche della medesima ed il relativo tracciato in formato tridimensionale. I filmati degli YouTuber abituali, detentori di un proprio canale, contengono sempre l’invito all’iscrizione al medesimo da parte dello spettatore e la richiesta di un parere di gradimento sul video appena visto. La frequenza di pubblicazione dei video sui canali personali è, di norma, abbastanza serrata ed effettuata in giornate/orario di solito fissi: ciò credo consenta di fidelizzare ulteriormente gli iscritti.

Sulla base delle precedenti considerazioni, augurandomi di essere riuscito a descrivere il fenomeno, mi interessa ora presentare alcuni canali che abitualmente seguo (la mia Playlist) in quanto trovo piacevoli ed interessanti i loro contenuti e gli autori mi sembrano, a pelle non conoscendoli di persona, persone simpatiche e gradevoli. Naturalmente, si tratta di un giudizio del tutto soggettivo, ovviamente ristretto e senza pretesa alcuna, considerata la vastità dell’offerta, ed è articolato anche per aree montane, in modo tale da trovare spunti di percorsi che coprono la maggior parte dell’arco alpino.

Dove andiamo domani?

Gli autori, componenti di una famiglia di Trento, propongono escursioni di vario tipo, comprese vie ferrate e ciaspolate, prevalentemente nel Trentino- Alto Adige, con alcune puntate nella zona del lago di Garda. Le proposte sono sempre interessanti e la nota gradevole è rappresentata dalla simpatia della “conduttrice” Sandra, che appare sempre sorridente e solare. I percorsi sono sempre descritti con molta precisione e dettaglio e la qualità delle riprese è elevata.

Matteo Peroni

Matteo credo sia un informatico, residente a Brescia, con la passione della montagna e dei filmati. E’ uno specialista di escursioni finalizzate a raggiungere dei bivacchi, spesso in compagnia di alcuni suoi amici, che non prevedono la salita di alcuna cima ma solo il pernottamento. I suoi percorsi, a volte, sono anche un po’ “estremi”: bivacchi raggiunti in inverno, con relativo pernottamento, in condizioni di temperature polari oppure con notevole innevamento. Durante le salite sembra spesso molto affaticato ma è solo un’impressione: non teme itinerari anche molto lunghi per raggiungere un bivacco. È sempre misurato nei suoi giudizi e i suoi filmati mi sono sembrati sempre di buona qualità ed interessanti, in particolare le riprese notturne. Le Dolomiti sono le sue montagne preferite ma non disdegna anche altre zone.

Michele on the Mountains

A Michele, molto giovane, invidio la sua resistenza: gradisce percorsi con dislivelli allucinanti, anche superiori ai 2000 metri, in solitaria o in compagnia di alcuni suoi amici. La sua zona prediletta sono le Alpi Centrali, e spesso raggiunge dei bivacchi poco frequentati, in quanto situati in posti di difficile accesso, e che richiedono anche capacità alpinistiche. Non disdegna di salire anche delle cime, sempre con dislivelli rilevanti. Apprezzo dei filmati di Michele il suo non prendersi troppo sul serio e la sua compagnia di amici, giovanissimi come lui, che contribuiscono a rendere l’atmosfera molto scanzonata.

Sara Lazzari

Sara mi pare veramente una “forza della natura”: è trascinante e estroversa, al contrario del suo compagno Nico, che appare più riservato. Ricorda spesso la sua infanzia difficile, a causa di un problema importante di salute, che è riuscita a superare grazie anche all’andare in montagna. Alcune volte mi commuove per la sua spontaneità e il suo parlare sporadicamente in dialetto veneto con Nico, rappresenta un’ulteriore nota di colore e gradevolezza dei loro filmati. La loro specialità sono le vie normali di bassa/media difficoltà in Dolomiti, con preferenza per zone poco frequentate ed ancora intatte.

Fabio Mochettaz

Fabio, valdostano, costituisce la mia “antenna” nella sua valle e sui 4000 del Vallese. Buon alpinista, affronta montagne importanti, spesso in giornata, per itinerari classici, anche di una certa difficolta. Oltre a ciò, nel suo canale propone anche semplici escursioni ai bellissimi laghi della sua valle oltre ad itinerari di sci-alpinismo. Le salite di Fabio non sono mai banali e quindi apprezzo molto i suoi filmati in quanto le riprese non devono essere assolutamente agevoli.

Enrico Speziga – I Sirboni Trekking

La Sardegna è una terra cui sono molto affezionato e che frequento da anni. Le escursioni in questo territorio sono abbastanza complicate e, malgrado ciò, sono di una bellezza indescrivibile. Spesso durante i miei soggiorni estivi nel Golfo di Orosei, reso famoso dal trekking “Selvaggio Blu”, ho percorso con soddisfazione alcuni itinerari descritti dai Sirboni: si tratta di un gruppo formato da numerosi escursionisti/alpinisti che propongono escursioni ed itinerari di canyoning. Il mio interesse è però limitato alle sole escursioni, che spesso prevedono discese a corda doppia. Il paesaggio è sempre bellissimo, con un mare spettacolare che non ha nulla da invidiare a luoghi più blasonati: il massimo è dopo una lunga e faticosa gita in montagna, poter concludere la giornata con un bagno in mare, come spesso loro fanno. 

Francesco e Giulia

Sono venuto a conoscenza del canale di Francesco e Giulia, mentre mi stavo interessando a Selvaggio Blu: loro lo avevano percorso in autonomia, a differenza della maggior parte delle persone che si affidano a guide ed organizzazioni locali per l’appoggio logistico. Francesco è un professionista dell’outdoor e Giulia sta percorrendo con lui, a grandi passi devo dire, tutte le tappe per diventare un’arrampicatrice di livello. Le vie che percorrono sono sempre di difficoltà rilevante, ma non disdegnano anche percorsi escursionistici o trekking in Italia e all’estero. Nel loro canale sono presentate tutte le discipline della montagna, con spunti interessanti ed apprezzabili. In quello che fanno e presentano nei loro filmati, è sempre presente un approccio pacato e riflessivo verso la montagna, unito ad una solida preparazione.

Marco e Alice – Avventuriamoci tutti     

Le salite che presentano Marco (piemontese, guida alpina) e Alice (trentina, fotografa professionista) sono quelle che mi sarebbe piaciuto sempre fare: vie classiche che occupano un posto importante nella storia dell’alpinismo, insieme ad alcuni itinerari moderni. Mi stupisce sempre, guardando i loro video, l’atmosfera rilassata con cui le percorrono, spesso si tratta di vie molto lunghe ed impegnative, e la naturalezza di Alice, meno allenata del compagno, ma sempre all’altezza della situazione. Spaziano in tutto l’arco alpino, con alcune uscite nella vicina Francia. Sono davvero bravi !       

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La società digitale e la montagna ultima modifica: 2022-12-25T05:38:00+01:00 da GognaBlog

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14 pensieri su “La società digitale e la montagna”

  1. Ho visto su YouTube un filmato di uno dei personaggi menzionati nell’articolo che affrontava una ferrata chiusa da ordinanza comunale con condizioni meteo pessime (nevischio e visibilità a pochi metri). Non solo, in risposta a un commento che chiedeva se la via fosse stata riaperta diceva che se n’era accorto della chiusura solo al ritorno in parcheggio e che comunque era fattibile lo stesso. Come??!!!
    Bene lo spirito di avventura, ma (a maggior ragione quando si tratta di affrontare una ferrata):
    – il bollettino meteo deve dare condizioni stabili (e scegliamo un sito serio per favore)
    – l’escursione va studiata sulla carta e sui manuali, oppure su recensioni affidabili
    – nel sito CAI ci sono informazioni in merito alla percorribilità dei sentieri
    – si può sempre fare una telefonata alla sezione CAI di zona
    “Non sapevo” mette in pericolo noi stessi ed eventuali soccorritori.
     
     

  2. A me pare che usare i social per andare in montagna sia come viaggiare in auto col navigatore : vai da A a B senza incertezze, senza dubbi, senza assaporare il viaggio ma solo l’arrivo.

  3. Pur essendo di età nata in era non digitale riconosco che non bisogna fare di tutta un’ erba un fascio. Ci sono canali autentici che condividono e promuovono un alpinismo consapevole come: arriva il nonno. https://www.youtube.com/@arrivailnonno Lo scoperto da poco ma è una delle persone della rete che stimo di più.

  4. . O vogliamo la montagna  misteriosa ed arcigna, infestata da folletti e streghe

    E perchè no!!!
    Montagna misteriosa certo.
    Comodità e sicurezza totale , frecce indicative entrata uscita, panchine, aiuole, percorso salute, wc pubblici, omino col carretto dello zucchero filato e compagnia cantante, vanno bene nei parchi in città.

  5. Non sono pregiudizialmente pro o contro gli strumenti moderni di divulgazione della montagna. Li trovo però molto autoreferenziali e dispersivi, per la grande difficoltà di utilizzarli in modo analitico. Trovo che un optimum fra sinteticità, capillarità  di partecipazione, aggiornamento in tempo reale, completezza, e facilità di consultazione ( per quanto limitato prevalentemente allo Scialpinismo) sia stato Over the top dei tempi d’oro, con relativo forum ( e anche altri forum del periodo anni duemila). Strumenti oggi ancora disponibili, ma assai meno partecipati, purtroppo, e quindi meno funzionali che in passato, in favore della più passiva e unidirezionale fruizione dei contenuti degli YouTuber.

  6. Mi pare che questo articolo abbia dato il via ad una interessante discussione. Non sono un amante del web e penso che la maggior parte delle volte non dia informazioni esatte. L’avventura in montagna, per me, è dietro langolo e basta cercarla e vederla, i luoghi avventurosi, le pareti anche facili, le cime solitarie, sono talmente tanti che nessuna proliferazione sul web riuscirà ad intaccare l’entusiasmo di chi cerca. Poi ci sono le brutture, le inutilità, le ripetizzioni dei soliti luoghi, dei soliti percorsi, ma questa è un’altra storia. Forse si dovrebbe fare più cultura (ma quale?), ampliare le conoscenze e quindi le possibilità di scelta e di soddisfazione. Il web mi pare uno strumento in grado di soddisfare queste esigenze, anche se io preferisco comunque le fecchie Guide Monti perchè mi sento più sicuro….

  7. Penso male dell’era social. Gli stessi errori che ha causato nel modo di relazionarsi fra persone lo ha causato anche nel modo di relazionarsi con l’ambiente, di fatto saltando alcuni passaggi essenziali. La diffusione così serrata di contenuti è spesso un modo per raggiungere popolarità. C’è chi lo fa saggiamente e chi invece lo fa senza remore. Quest’ultimo comporta però aumento sia del numero di incidenti che di danneggiamenti. 

  8.  I nuovi strumenti sono utili e vanno di certo usati. Non vedo dove sia il problema se ci sono piu’ dati e piu’  informazioni di maggiore precisione  a disposizione. O vogliamo la montagna  misteriosa ed arcigna, infestata da folletti e streghe? A me i filmati da you tube  proposti  paiono  piacevoli  ed istruttivi nonche’ fatti con il dovuto garbo, ben vengano 

  9. Se posso aggiungere, segnalo:
    A) i video di Eraldo Meraldi, Guida Alpina che ripete vie più o meno note in Lombardia, racconta storie e intervista. Con i suoi video ho scoperto alcune chicche notevoli.
    B) la serie DoloMitiche di Alessandro Beber, anche lui guida. Una serie di filmati estremamente belli e professionali, su vie in Dolomiti, con la storia, interviste ai protagonisti e qualche volta assieme agli apritori (tra cui il Capo). Più una in trasferta in valle dell’Orco con Ugo Manera narrante e arrampicante, bellissima.
     
    Mi associo a Marcello: il web è utilissimo e apre orizzonti nuovi se usato bene, ma può diventare pericoloso se vi si ripone una fiducia acritica o se diventa il fine (farsi vedere)

  10. Beh, mi vien da dire quanto sia evidente l’abuso e il fine dello strumento. Soccorsi mai così numerosi come ora, il 90% dei quali nati da incompetenza, poca preparazione e molta supponenza. Migliaia di persone che salgono non per realizzare un pensiero ma oer farsi un selfie da postare….mah…che tempi

  11. L’età indubbiamente non mi favorisce, ma trovo questo modo di documentarsi sovrabbondante, schematico e privo di anima…di mistero ed in fondo anche senza sfida. Non so, ma con un buscaini, un sommavilla un franceschini ed un bernacca mi sento/sentivo più insicuro ma più forte. Forse, per un analfabeta, val più un buon abecedario che la biblioteca di Alessandria. 
    Ma ora che ho finito di scrivere mi sento più vecchio di quando ho iniziato

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