La strage di civili in Sudan di cui nessuno parla

La strage di civili in Sudan di cui nessuno parla
a cura della Redazione di valigiablu.it
(pubblicato su valigiablu.it l’8 agosto 2025)

Oltre 1.500 civili potrebbero essere stati massacrati durante un attacco al più grande campo profughi del Sudan ad aprile, in quello che sarebbe il secondo crimine di guerra più grave del catastrofico conflitto che sta devastando il paese.

Da due anni il Sudan è teatro di un conflitto brutale tra due generali rivali, con conseguenze devastanti: milioni di persone sfollate, carestie in aumento, un numero imprecisato di morti e stupri di guerra. Nel silenzio della comunità internazionale, il paese è travolto da una pulizia etnica che nessuno sembra in grado di fermare.Le due principali fazioni in guerra hanno commesso abusi terribili contro i civili. Da un lato, c’è la Sudan Armed Forces (SAF) con a capo il generale Abdel Fattah al-Burhan, presidente de facto del paese ma con scarsa autorità effettiva; dall’altro, il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come “Hemedti” e che ha le sue radici nei Janjaweed, accusati di crimini contro l’umanità per le violenze esercitate nel Darfur negli anni del dittatore Omar al Bashir. 

Le RSF e le milizie loro alleate hanno compiuto uccisioni deliberate e su larga scala di persone, molti delle quali appartenenti a determinati gruppi etnici. In questi due anni le RSF hanno commesso violenze sessuali diffuse, in particolare stupri di gruppo, e saccheggi. Hanno anche distrutto, spesso bruciando, città e villaggi e saccheggiato in modo massiccio gli aiuti umanitari.

Dall’altra parte, le SAF hanno effettuato attacchi aerei contro infrastrutture civili, compresi ospedali, hanno ucciso e hanno ripetutamente e deliberatamente ostacolato l’arrivo degli aiuti umanitari a chi ne aveva bisogno. Un rapporto dello scorso giugno di Human Rights Watch aveva riscontrato che gli attacchi aerei delle SAF, avvenuti nella regione del Darfur meridionale lo scorso febbraio, erano stati indiscriminati e non indirizzati verso obiettivi militari specifici, e questo si configurava come un crimine di guerra. Ora un’indagine del Guardian ha rilevato che un attacco compiuto tra l’11 e il 14 aprile dalle forze paramilitari Rapid Support Forces (RSF) al campo di Zamzam, nel Darfur settentrionale, il più grande del paese per sfollati di guerra, potrebbe essere il più grave massacro nella regione dopo uno simile perpetrato due anni fa nel Darfur occidentale. 

Secondo una commissione istituita per indagare sul massacro, avvenuto alla vigilia di una conferenza guidata dal governo britannico a Londra con l’obiettivo di portare la pace in Sudan, le vittime dell’assalto sarebbero più di 1.500, e non 400 come rilevato finora da rapporti precedenti. Anche l’ONU aveva parlato di “centinaia” di morti. Mohammed Sharif, membro della commissione dell’ex amministrazione di Zamzam, ha affermato che il bilancio finale sarà molto più alto, poiché molti corpi non sono ancora stati recuperati dal campo, ora controllato dalle RSF.

Il Guardian ha raccolto ripetute testimonianze di esecuzioni di massa e rapimenti su larga scala. Centinaia di civili risultano ancora dispersi.

Un esperto di violenze di questo genere, con decenni di esperienza nel Darfur, che ha intervistato decine di sopravvissuti di Zamzam, ha affermato che possano essere state uccise fino a 2.000 persone. Parlando in condizione di anonimato, ha aggiunto che i livelli di violenza erano impressionanti persino se paragonati al genocidio dei gruppi etnici africani nel Darfur durante gli anni 2000. “Ogni singola testimonianza di chi è fuggito parlava di familiari uccisi. È qualcosa che non ho mai visto prima”, ha detto al Guardian.

L’attacco ha preso di mira “una delle popolazioni più vulnerabili al mondo”, aggiunge Claire Nicolet, vice responsabile delle emergenze di Médecins Sans Frontières (MSF). I sopravvissuti hanno subito “saccheggi diffusi, violenze sessuali e altre aggressioni nei campi di transito”.

Decine e decine di donne sono state rapite e risultano ancora disperse. Sharif ha affermato di essere a conoscenza di oltre 20 donne portate a Nyala, roccaforte dell’RSF a 160 km da Zamzam.“Il massacro di Zamzam, che da oltre 20 anni ospita sfollati, è uno dei crimini più atroci della storia recente. Eppure non ha suscitato alcuna indignazione a livello globale”, commenta Abdallah Abugarda, della Darfur Diaspora Association del Regno Unito. Circa 4.500 membri della sua organizzazione (che conta circa 30mila iscritti) conoscevano un amico o un parente ucciso nell’attacco. Almeno 2.000 residenti di Zamzam risulterebbero ancora dispersi.

Non se ne è parlato nemmeno durante la conferenza di Londra sul Sudan che si è tenuta all’indomani del massacro. La dichiarazione conclusiva ha ignorato gli orrori del Darfur. Zamzam non è stato nemmeno menzionato. “È stato come se avessero fatto finta che non fosse mai successo”, ha dichiarato una fonte delle Nazioni Unite.

Il mese scorso, la Corte Penale Internazionale ha dichiarato di avere “motivi ragionevoli” per concludere che nel Darfur si stanno commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità. 

Tra i modelli più inquietanti, ha affermato la viceprocuratrice Nazhat Shameem Khan, vi è l’uso mirato della violenza sessuale, compresi stupri, rapimenti e aggressioni basate sul genere, una campagna spesso diretta contro donne e ragazze appartenenti a specifiche comunità etniche.

Tutti questi crimini devono essere tradotti in prove affinché la Corte e il mondo possano ascoltarli, ha sottolineato Khan. Ma per farlo la CPI si trova ad affrontare una serie di ostacoli, tra cui l’ostruzionismo e l’ostilità nei confronti degli investigatori sul campo, la grave carenza di fondi, la cooperazione limitata da parte di alcuni Stati e le difficoltà relative all’arresto e al trasferimento delle persone ricercate dalla Corte Penale Internazionale.

Nonostante questo, il Team Unificato del Darfur della CPI è riuscito a raccogliere oltre 7.000 elementi di prova grazie anche a una maggiore cooperazione con la società civile e i gruppi delle vittime.

Nel frattempo, la situazione umanitaria peggiora. I convogli umanitari sono presi di mira, gli ospedali bombardati e il cibo e l’acqua vengono deliberatamente negati, riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA).

All’inizio di giugno, cinque operatori umanitari sono stati uccisi in un’imboscata nel Darfur settentrionale, mentre i raid aerei nel Kordofan occidentale hanno ucciso oltre 40 civili, tra cui pazienti e personale sanitario.

A El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, i bombardamenti attivi e l’accerchiamento armato da parte delle forze RSF hanno di fatto tagliato fuori i civili dall’assistenza vitale. Le segnalazioni di estorsioni e dirottamento degli aiuti nelle zone circostanti hanno ulteriormente aggravato la crisi.

L’epidemia di colera si sta diffondendo nelle zone di conflitto e il Darfur sta ora registrando casi di trasmissione transfrontaliera verso il Ciad e il Sud Sudan. I funzionari sanitari avvertono che la stagione delle piogge in corso potrebbe aggravare l’epidemia contaminando le già scarse risorse idriche.

L’enorme massacro nel campo per sfollati di Zamzam, in Darfur
a cura della Redazione de ilpost.it
(pubblicato su ilpost.it del 15 agosto 2025)

Lo scorso aprile il grande campo profughi di Zamzam, che si trova nella regione del Darfur, in Sudan, è stato attaccato dalle Rapid Support Forces (RSF), il gruppo paramilitare che sta combattendo una sanguinosa guerra civile contro l’esercito sudanese. Fin da subito è emerso che le RSF avevano commesso crimini estesi e gravi: 400mila persone sono state espulse dal campo, moltissime altre sono state uccise. Le stime iniziali erano di 400 morti, ma un’inchiesta pubblicata dal Guardian dice che i morti sarebbero più di 1.500.

Alcuni sfollati diretti alla città di Tawila dopo essere stati cacciati dal campo di Zamzam, nel nord del Darfur, lo scorso aprile (Reuters).

Il massacro è durato tre giorni. I miliziani delle RSF hanno ucciso decine di persone alla volta. Tante sono morte di fame o di sete mentre cercavano di scappare per raggiungere aree sicure. Moltissime donne sono state stuprate, altre sono state rapite dalle RSF e di loro non si sa più nulla. È assai probabile che le atrocità commesse nel campo di Zamzam siano tra le peggiori compiute dall’inizio della guerra, dove le due parti che si stanno combattendo erano già state accusate di crimini molto gravi. Secondo l’ONU in Sudan è in corso una delle peggiori crisi umanitarie del Ventunesimo secolo, con 12 milioni di sfollati su una popolazione di 50 milioni di persone e almeno 150mila morti.

Governo e RSF non si combattono lungo fronti definiti, e la situazione varia a seconda della regione. Le RSF controllano una buona parte del Darfur, che si trova nell’ovest del paese. Lì una delle pochissime aree controllate dal governo sudanese è la città di Al Fashir. Zamzam, come tanti altri campi per sfollati, si trova nelle sue vicinanze, circa 15 chilometri a sud. Prima dell’attacco, anche Zamzam era controllato dal governo e dalle milizie locali sue alleate.

Questa cartina mostra la situazione in Sudan all’inizio di agosto. Le zone controllate dal governo sudanese sono quelle in rosso, quelle controllate dalle RSF sono in giallo. Al Fashir è quel piccolo puntino rosso, a sud-ovest (in basso a sinistra, nella mappa).

Zamzam è un vasto campo per sfollati costruito nel 2004. Ha dimensioni molto grandi, paragonabili a quelle di una città: si stima che prima degli attacchi delle RSF ci vivessero 500mila persone. Inizialmente era destinato a ospitare le persone che erano state l’obiettivo della pulizia etnica dei Janjawid nei primi anni Duemila.

I Janjawid erano una milizia formata principalmente da popolazioni nomadi che parlavano arabo, che dal 2003 al 2006 fu usata dal governo sudanese per reprimere le rivolte nel Darfur, compiendo massacri e pulizie etniche. È proprio dai Janjawid che nacquero le RSF, che hanno mantenuto la stessa ideologia violenta caratterizzata anche da un profondo razzismo verso le tribù africane locali che non parlano arabo e praticano l’agricoltura. Molti degli abitanti di Zamzam appartenevano a queste tribù, come gli zaghawa e i fur.

Una ragazzina sudanese aspetta a un centro di distribuzione dell’acqua nel campo di Zamzam, nel 2010 (AP/Nasser Nasser)

Le RSF avevano cominciato ad assediare la città di Al Fashir lo scorso anno. Anche per le persone che abitavano a Zamzam – in grande maggioranza donne e bambini – le condizioni erano diventate difficilissime: di fatto erano bloccate all’interno del campo, che spesso veniva attaccato e bombardato dalle RSF. Gli abitanti di Zamzam avevano scavato molte buche improvvisate, in cui ripararsi quando necessario. Il cibo era pochissimo, era iniziata una carestia e molte persone erano morte di fame.

Le RSF hanno attaccato direttamente Zamzam l’11 aprile del 2025, entrando dai quartieri più a sud, cominciando a uccidere sistematicamente i suoi abitanti mentre bombardavano il campo e incendiavano le abitazioni. Non hanno incontrato grossa resistenza: il campo era difeso da volontari e da alcuni gruppi locali alleati del governo sudanese e addestrati per proteggere i civili, ma erano troppo pochi rispetto ai combattenti delle RSF.

Una sopravvissuta ha detto al Guardian che i miliziani delle RSF hanno massacrato i civili «come animali». Molte persone hanno cominciato a fuggire verso i quartieri più settentrionali per evitare le violenze.

Nella foto, diversi abitanti del campo di Zamzam scappano dai miliziani delle RSF, durante gli attacchi dell’aprile 2025.

Gli attacchi sono continuati fino a domenica 13 aprile. Quella mattina, hanno raccontato i sopravvissuti, c’è stato l’ultimo grande massacro delle RSF. Centinaia di persone si sono radunate in piazza Saloma, nel nord di Zamzam, e nella moschea più vicina. Attorno alle 8 sono arrivati i miliziani delle RSF e hanno fatto uscire tutti dalla moschea. «Hanno cominciato a dividere le persone sulla base della loro etnia e della forza fisica», ha raccontato un uomo di nome Ibrahim. Gli uomini sono stati fatti mettere in fila, e molti di loro sono stati uccisi. Le donne e i bambini con maggiore forza fisica sono stati costretti a trasportare bestiame fino alla città di Kabkabiya, a 170 chilometri di distanza. Poi le RSF hanno attaccato le persone rimaste in piazza. Non si sa quanti siano stati i morti.

Alla fine dei tre giorni di massacri, le RSF hanno permesso alla maggior parte degli abitanti rimasti di andarsene: si stima che l’abbiano fatto circa 400mila persone, che si sono poi dirette soprattutto verso Al Fashir e un’altra città vicina, Tawila. Molte sono morte durante lo spostamento, per mancanza di acqua e di cibo e per altri attacchi delle RSF. Altre sono rimaste a Zamzam: secondo alcune ricostruzioni perché i miliziani volevano lasciarsi la possibilità di usarle come “scudi umani” in caso di contrattacco da parte dell’esercito regolare o delle milizie sue alleate.

Per diversi mesi non è stata chiara la portata del massacro compiuto a Zamzam. La difficoltà di parlare con i sopravvissuti e il fatto che non fosse più possibile entrare nel campo senza il permesso delle RSF hanno reso complicate le ricostruzioni. Si parlava però già di più di 400 morti, una strage enorme, e c’era qualche elemento per dire che erano stati compiuti crimini molto gravi. Ciò nonostante, le reazioni internazionali sono state quasi nulle.

Il 15 aprile, pochi giorni dopo gli attacchi, il governo del Regno Unito ha tenuto a Londra un’importante conferenza internazionale sul Sudan. Eppure, nonostante il ministero degli Esteri fosse stato avvisato già l’11 aprile di quello che era successo, del massacro non si è detto nulla.

Il ministro degli Esteri britannico David Lammy alla conferenza sul Sudan, organizzata a Londra il 15 aprile (AP/Isabel Infantes)

Alla conferenza erano presenti anche rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti, che secondo molti sostengono le RSF con l’invio di armi (un’accusa che loro smentiscono). Secondo la ricostruzione del Guardian, il governo britannico avrebbe potuto sfruttare i preparativi della conferenza per fare pressione sugli Emirati Arabi Uniti, in modo che convincessero le RSF a non attaccare Zamzam. Non lo ha fatto anche per non peggiorare i rapporti diplomatici con gli Emirati, in un momento in cui i due governi stanno negoziando un importante accordo commerciale.

Non è semplice capire cosa stia accadendo ora a Zamzam, che è ancora occupato dalle RSF, né come stiano le persone che sono rimaste. Nelle ultime settimane, i miliziani delle RSF hanno continuato il loro assedio di Al Fashir e hanno attaccato altri campi per sfollati, come quello di Abu Shouk, che si trova alla periferia della città. La situazione, come pure per le persone che sono scappate da Zamzam e che adesso si trovano a Tawila, rimane tragica, a causa della mancanza di cibo e per la diffusione delle malattie, in particolare il colera.

Nel 2023 la Corte Penale Internazionale, che si occupa di investigare e punire i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, ha iniziato un’indagine sui crimini commessi nel Darfur durante la guerra in corso.

Per approfondimento
Il massacro senza fine in Sudan: la guerra, le vittime, le responsabilità internazionali

“Crimini di guerra in Sudan”: il report di HRW documenta le violenze delle forze armate sui civili

In Sudan la più grave catastrofe umanitaria ma a nessuno interessa

Usare la fame come arma di guerra

La strage di civili in Sudan di cui nessuno parla ultima modifica: 2025-09-04T04:50:00+02:00 da GognaBlog

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48 pensieri su “La strage di civili in Sudan di cui nessuno parla”

  1. @45 Intanto e vero che se la comunità internazionale avesse valutato, progettato e poi concretizzato di spostare i palestinesi, oggi avremmo 80-100.000 morti in meno. Questo è incontestabile.
     
    Allo stato attuale, anche gli USA sono più orientati in questa direzione, come dimostra il recente progetto di Gaza Riviera (NON è il video pacchiano di qualche mese fa, è proprio un piano molto dettagliato). Per cui, a meno di colpi di scena anti israeliani (che oggi però NON si vedono, neppure al’orizzonte), alla fine si arriverà allo spostamento dei palestinesi con chiesa quanti morti, mentre se lo si fosse fatto nella fase iniziale i morti sarebbero stati molto meno.

  2. Balsamo. Ma dai, su La 7 si e parlato UNA VOLTA di Sudan? Incredibile! In effetti me l’era persa. Peccato che, sempre su La7, nella trasmissioni In Onda (post TG), TUTTE LE SERE C’È IL SOLITO PIPPOZZO su Gaza, ovviamente orientato pro Pal. ciò che rileva non è il singolo accenno al Sudan, ma la sproporzione. Lo stesso sui wuotidiani: Qualche rarissimo articolo dedicato al Sudan è uscito perfino su Tepubbluca (incredibile dictu!), peccato che sempre su Repubblica si sporchino fiumi di parole circa Gaza, ovviamente sempre in tono pro Pal.
    ONU ecc: oltre ai difetti strutturali di tali organizzazioni (veri ecc), è proprio cambiato il paradigma generale. È questo che i sinistrorsi non riescono a metabolizzare. A nessun governante, oggi, verrebbe in mente di convocare una riunione ONU su una specifica crisi. Per es sull’Ucraina nessuno ha consultato l’ONU o convocato i suoi rappresentanti alle riunioni fra governanti. Il paradigma del Terzo Millennio è che gli autocratico trattano dorettamente fra loro: Trump invita Putin in Alaska e del fatto che Putin lo stia prendendo in giro in questa sede non rileva. Rileva invece che i due trattano direttamente, senza intermediazione di nessun altro. Nethanyau decide di bombardare l’Iran (qualche mese fa) e al massimo avverte Trump, ma non gli passa per l’anticamera del cervello di coinvolgere o consultare l’ONU. Questo paradigma piace a me? Sostanzialmente sì, ma è irrilevante la mia opinione. Il mondo è andato cosi: ragazzi, questo è il Terzo Millennio e bisogna prenderne atto. L’errore strutturale, in genere compiuto a sinistra, è di voler comprendere, giudicare e intervenire nel mondo del Terzo Millennio applicando i parametri e i valori della seconda metà del Novecento. Quel mondo la’ è finito, non perché a me piace così, ma per l’evoluzione della storia. il diritto internazionale e aria fritta, il multilateralismo non esiste più, le Corti internazionali emettono mandati di cattura ma tutti ridono loro in faccia e, ultimo ma non ultimo, la documentazione e le risoluzione dell’ONU sono ormai solo più carta straccia da buttare nel cesso. Questo NON perché lo desidero io, ma perché il mondo ormai ragiona così.

  3. @40 “Balsamo: cosa intendi per “ti tengo d’occhio”?
    Intendo che per capire una battuta serve avere un senso dell’umorismo maggiore di epsilon 🙂
     
    Ma veniamo alle cose serie.
    anche se dovessero essermi sfuggiti dei documenti dell’ONU o di altre altre organizzazione
    Ecco, togli pure il condizionale.
     
    Per es nelle trasmissioni della tv La7 […] non è mai stato invitato nessuno a parlare del Sudan
    E anche qui, Crovella, sei fattualmente “superficiale e approssimativo, se non in mala fede dialettica“.
    Ti metto solo questo link, dove si paragona il Sudan a Gaza (tanto per rimarcare il (non)senso dell’antisemitismo a prescindere).
    https://tg.la7.it/esteri/guerra-sudan-crisi-umanitaria-gaza-londra-pace-15-04-2025-235677
    Che poi del Sudan (e anche di altro) si parli troppo poco, su questo posso essere d’accordo.
     
    Multilateralismo, diritto internazionale, corti internazionali […] è tutta roba che non conta più un’emerita fava. Neppure più l’ONU ha valore e sa produrre effetti concreti. L’ONU ormai è solo più uno “stipendificio” per nullafacenti
    tutta quella roba lì, in quanto tale (cioè nel suo valore oggettivo), è solo carta straccia da buttare nel cesso
     
    Ecco, questo è un altro argomento interessante.
    L’ONU (e le corti internazionali), hanno (e hanno sempre avuto) il (poco) potere che gli stati membri sono disposti a cedergli.
    Specialmente quelli con diritto di veto (la cui presenza è uno dei motivi per cui l’ONU ha sempre funzionato col freno a mano tirato).
    E con il sovranismo (e la destrizzazione) che impazza oggi – vedi MAGA e compagnia – la vedo dura.
     
    Ma che le risoluzioni ONU siano “carta straccia da buttare nel cesso” non direi che sia una buona cosa.
    Forse lo è per le c.d. superpotenze, ma per noi? Secondo me non siamo su una buona china, anche se a te magari oggi questo andazzo piace.

  4. Nello spiegone di Carlo (peraltro non richiesto)si intravede la solita spocchia e boria da saccente illuminato e che a idee e concetti differenti dai suoi elimina tutto e tutti con  vetusti adesivi ed etichette: buonisti,ingenui woke e via dicendo e con il solito refrain della storia dell umanità e le sue macchie che sono le guerre non accettando chi le macchie Si le vede e le condanna pure a differenza sua che ne fa un alimento invece che una purga.
     Dicono che la storia non insegna niente e condanna l l’umanità al rullo del criceto, non è il caso d’Israele d ‘oggi che con la sua espansione in casa d altri ha appreso sui banchi molto bene e invertito ruolo di carnefice e vittima.(ora parte la solita cifra antisemita …)
    Invece Fabio mi fa notare che il blog è nelle chiacchiere di fondo valle mescolato con rocce e tabù…si mi sono accorto sono lettore dal ’21e mi piace molto tutto questo, ma il grottesco rimane in molte sfumature * delle opinioni che onnivoramente leggo. 
    Una su tutte quel continuo ve l avevo detto che bisognava spostarli da lì…come se cento(?)1000(?)lettori del G.B. potessero farlo e comunque scaricare li le colpe…se non ci fossero morti e stenti e fame sarebbe ridicolo.
    *espressione gentile e leggera di tanti scambi che finiscono ad insulti e viti senza fine che infastidiscono e inaridiscono(forse era meglio innorridiscono) quello che c’e di buono e allontanando molti che non intervengono +.
    RI passo e RI chiudo.

  5. @ 42
    Antonio, hai ragione. Il fatto è che qui esistono due blog, del tutto differenti tra di loro: GognaBlog, Totem e Tabú.
    Il primo si occupa di montagna: alpinismo, escursionismo, tutela dell’ambiente montano, storia dell’alpinismo, incidenti di montagna, nuove ascensioni, etica alpinistica, ecc.
    Il secondo si occupa di argomenti tra i piú disparati, che esulano dalla montagna: politica, storia, sociologia e tanto altro (Covid negli anni scorsi). A mio parere vi sono anche articoli provocatori. Altri sono astrusi o addirittura pressoché  incomprensibili, oscuri; io li detesto ed evito accuratamente, anche perché, dopo aver perso tempo per decifrarli, alla fine ti accorgi che spesso risultano pure inconsistenti. Altre volte invece sono proprio scritti in ostrogoto. Primo Levi e Fosco Maraini si esprimevano con un linguaggio esemplare: parole “diritte e chiare”!
     
    I due blog sono presentati in modo separato, però i relativi commenti no: appaiono in un unico elenco.
    Alcuni di noi non gradiscono Totem e Tabú. Preferirebbero che venisse eliminato oppure, in subordine, che fosse separato in modo piú netto dal fratello maggiore, magari su un sito distinto. È certo che gli articoli con il maggior numero di commenti vanno a temi controversi, in particolare la politica e le guerre in corso nel mondo.
    Chi ha ragione? È certo che Alessandro ha tutto il diritto di fare ciò che fa; inoltre, tutto sommato, a mio giudizio i pregi sono di gran lunga superiori ai difetti.

  6. La spiegazione è semplicissima: perché la realtà intorno a noi, l’attualità sia nazionale che internazionale, è questa qua e non quella del Mondo delle meraviglie cui credono i buonisti. D’altra parte parlare di montagna estrapolandola completamente dall’attualità che ci circonda è un’altra illusione  molto ingenua. infatti l’andar in montagna è fortemente condizionato dalle visioni ideologiche che, a loro volta risentono della realtà che ci circonda. La correlazione ha direzione biunivoca ma è certamente molto più pressante l’influenza della realtà sull’andar in montagna che viceversa. Perché prima di esser alpinisti (alpinisti = frequentatori delle montagne) siamo individui e come tali osserviamo la realtà che ci circonda e ce ne facciamo un’idea. concepire la montagna come un monda a ste stante, slegato dalla realtà e dalle sue problematiche, è una visione molto ingenua…

  7. E strano come un sito di montagna si tramuti spesso in sito speleologico…ovvero grottesco!
    Passo e chiudo.

  8. Cmq, dopo 40 commenti il concetto chiave rimane quello espresso da Massimo nell’intervento n. 1. È tutta li la storia.

  9. Balsamo: cosa intendi per “ti tengo d’occhio”? Come ti fanno notare anche altri, non c’è la stessa attenzione verso le altre tragedie come invece c’è, ossessivamente, su Gaza.
     
    Ho già detto in più occasioni, e anche riferito ad altri temi, che il contesto della seconda metà del Novecento è ormai roba da soffitta. Multilateralismo, diritto internazionale, corti internazionali, manifestazioni, non ultime le scemenze tipo Flottilla… è tutta roba che non conta più un’emerita fava. Neppure più l’ONU ha valore e sa produrre effetti concreti. L’ONU ormai è solo più uno “stipendificio” per nullafacenti totalmente incapaci e privi di efficacia (non solo sul M.O., ma a 360 gradi).
    La controprova e che Trump telefona direttamente a Putin (ovvismente sul tema Ucraina) oppure che i cosiddetti “volenterosi” si riuniscono a Parigi, mica fanno una sessione all’ONU.
     
    Quindi, con riferimento alle “ALTRE” tragedie (oltre a Gaza), anche se dovessero essermi sfuggiti dei documenti dell’ONU o di altre altre organizzazione o perfino sentenze di quell’altra congrega di mangia pane a sbafo che sono le varie (ridicolisdime) Corti, il problema non esiste perché tanto tutta quella roba lì, in quanto tale (cioè nel suo valore oggettivo), è solo carta straccia da buttare nel cesso. Invece il tema e un altro; labdifferenza rilevante è nel diverso strombazzmento mediatico che viene dato ai vari documenti a seconda che siano riferiti a Gaza oppure alle altre tragedie. Per es nelle trasmissioni della tv La7, notoriamente buoniste-woke-diritti per tutti ecc ecc ecc, non è mai stato invitato nessuno a parlare del Sudan, mentre tutte le sere propinano pippozzi smisurati su Gaza. Mentre non hanno invitato l’autore dei report ONU sul Sudan, invece è spesso presente la Albanese (sempre dell’ONU) che fa venire il latte alle ginocchia con le sue menate su Gaza. Anzi la Albanese sta cavalcando alla grandissima l’onda del tema Gaza, a tal punto che ho letto di una sua futura candidatura politica. Ovviamente con Sinistra Italiana, manco a dirlo… Ergo il cerchio si chiude: Gaza è strumentale per esigenze che non sono “umanitarie”, ma o di espressione dell’antisemitismo o di odio verso l’occidente o di tornaconto personale

  10. Piccolo, non ti ti seguo. Che c’entrano Salvini e Vannacci? Tra l’altro io sono iscritto a Fratelli d’Italia, non alla Lega. Ma poi che c’entrano i partitinitaliani con il problema del M.O.? Circa il quale io ho detto pubblicamente (anche oltre questo blog, tipo in tavole rotonde, eventi vari, articoli, ecc), fin dall’ottobre 2023, che era opportuno spostare immediatamente i palestinesi da Gaza, anche per il loro bene. Infatti se li avessimo spostati tempo fa, oggi avremmo circa 80.000-100.000 morti in meno. A volerli lasciate lì, li condannate a morte, perché Israele non si fermera’, anche perche ha l’appoggio incondizionato degli USA. Certo se gli USA tolgono l’appoggio  la situazione cambia, ma io non ravviso per ora queste condizioni: Istaele è come se fosse il 51.mo stato degli USA. Per cui devi rivolgerti a Trump e non a Crovella e neppure a Salvini o Vannacci…

  11. @30 “Per amor di precisione (e anche per dimostrare quanto Blasamo sia superficiale e approssimativo, se non in mala fede dialettica)
     
    Se essere “superficiale e approssimativo, se non in mala fede dialettica” significa far notare che la tua affermazione:
    Nè mi pare che l’ONU abbia compilato migliaia di pagine di report sulla tragedia del Sudan, come invece sta facendo con Gaza, né le (ridicole) varie Corti internazionali abbiano dichiarato criminali di guerra i fenomeni che in Sudan (o in Mali o in Congo, ecc ecc ecc) stanno concretizzano le stesse nefandezze
    sia fattualmente superficiale e approssimativa, se non in mala fede dialettica, mi dichiaro colpevole, Vostro Onore.
    E rinuncio alla condizionale in quanto dichiaro fin d’ora di non esitare a incorrere nello stesso reato.
     
    Insomma: Crovè, ti tengo d’occhio! Sei avvisato 🙂
     
    P.S. Balsamo, non Blasamo.

  12. @35 “Massimo, se capisco correttamente, sostiene che la maggiore attenzione,  sia “mediatica” che di opinione, alla guerra in Palestina sia in parte dovuta a un autentico (ri-)sentimento antisemita. Questo non mi pare equivalga ad accusare di antisemitismo chiunque […]”
     
    Mah, insomma, Govi, non saprei. Rivediamo qualche commento (compreso quello di Crovella, a cui era in massima parte rivolta la mia prima risposta).
    Riporto virgolettati, altrimenti poi Massimo mi accusa di mettergli “in bocca cose che non ho scritto” 🙂
     
    @1 (Massimo) Le grandi indignazioni […] si attivano solo se i colpevoli appartengono ad una specifica religione. Del resto non gliene frega niente a nessuno. Però se gli dici antisemita si incazzano
    @2 (Crovella) costoro, pur sbandierando ideali apparentemente nobilissimi, si limita a concentrarsi solo su Gaza, lo fa o per antisemitismo
    @6 (Massimo) Se il criminale è ebreo la musica cambia. Si chiama antisemitismo.
     
    A questi è seguito il mio @9, dopodiché ho cercato di far capire la differenza fra livello di interesse (e/o di indignazione) ed eco mediatica. Con scarso successo, a quanto pare (a parte una la sequenza di faccette ridens e un’accusa di trolling). E vabbè.
     
    A me pare che nei suddetti commenti l’accusa di antisemitismo a prescindere sia presente, eccome.
    E che ci sia la possibilità concreta di confondere il governo israeliano con il popolo ebreo ed estendere a quest’ultimo l’ostilità per quello che sta succedendosono d’accordo.
    Ma sono appunto proprio interventi di questo genere, che – come ho scritto – banalizzano il concetto di antisemitismo, ad aumentarne il livello di rischio.

  13. Sinceramente Govi anti-americanismo non l’ho mai sentito, in particolare se riferito a odio automatico e immotivato verso qualunque cosa sia o possa essere definita americana…e sarebbe anche alquanto vago e scorretto: dovrebbe essere rivolto anche verso canadesi, cubani, messicani, brasiliani, ecc.
    Comunque lo riterrei deprecabile come l’antisemitismo (nota: anche questo termine è alquanto scorretto, visto che i palestinesi sono a pieno titolo un popolo semitici, se ne dedurrebbe che i principali antisemiti oggi sono gli israeliani!) dicevo riterrei l’antiamericanismo sullo stesso piano dell’antisemitismo, del razzismo, dell’odio o del ribrezzo o disprezzo verso i diversi (gay, musulmani, negri): una fobia o un odio irrazionale, una patologia della mente generata da una visione culturale perversa e maligna.
     
    Ma l’antiamericanismo esiste solo nei vaneggiamenti MAGA di Trump, mentre l’antisemitismo (come anche le altre perversioni) purtroppo ha esistenza storica ed effetti ancora presenti.
     
    Comunque dire che Israele è uno stato razzista, dove vige l’apartheid de jure e de facto, che sta commettendo crimini di guerra e contro l’umanità non è assolutamente antisemitismo, ma semplice descrizione dei fatti.
    Anche dire che sta facendo il lavoro sporco per noi, significa che siamo complici di quei crimini, ma non significa certo essere antieuropeisti. 

  14. Senza voler entrare nella diatriba, e’ possibile che non vi intendiate. Massimo, se capisco correttamente, sostiene che la maggiore attenzione,  sia “mediatica” che di opinione, alla guerra in Palestina sia in parte dovuta a un autentico (ri-)sentimento antisemita. Questo non mi pare equivalga ad accusare di antisemitismo  chiunque rivolga delle critiche al governo Israeliano per il suo operato.  Ma rimane il fatto che l’ondata di ostilita’ verso Israele e’ concreta e tangibile. Direi piu’ verso Israele che verso gli ebrei in toto, ma il rischio concreto di confusione c’e’. Quindi forse il nodo risiede nella parola, che giustamente e’ vista come tabu’, “antisemitismo”. Eppure non ci scandalizza usare “anti-americanismo, che per altro a conti fatti, e’ una componente evidente delle manifestazioni pro-palestina…

  15. Balsamo, ovviamente mi mette in bocca cose che non ho scritto. 
    La sua dialettica mi lascia sempre più perplesso.

  16. Buongiorno dí solito si inizia così, sig. Crovella lei non mi conosce, come però sembra che conosca molto bene altri su questo Blog. Mi ritengo offeso da tanti sui giudizi di questo Tema , lo so lei ha una scorza dura ( rinoceronte un bel mammifero molto più innocente di Lei)però come dire non so dire, ha con le sue schematizzazioni e giudizi fatto sì che io la ritenga a livello umano un scendiletto di Matteo Salvini ( il migliore dei nostri ) e anche il body guard di Vannacci. Lei nella sua vita ogni tanto si guarda allo specchio? Ho sempre avuto paura delle persone troppo sicure di se’ .Sicuramente se per caso dovesse incontrarla mi girerei dall’altra parte. Lo so le sto facendo un piacere perché non so come mi risponderà, sicuramente io non lo farò. 

  17. Invece di gridare come oche isteriche contro Israele,  noi occidentali dovremmo esser tutti grati agli israeliani che si stanno caricando dell’ingrato compito di tenere sotto controllo un’area geopolitica che sarebbe una polveriere anti-occidentale (l’Hamas 2.0 avrà come obiettivo statutario non più la distruzione dello Stato di Israele, ma la distruzione dell’Occidente, iniziando da quello più vicino, cioè l’Europa: a buon intenditor…). Certo, avremmo dovuto esser più lucidi e, come sostengo pubblicamente dall’ottobre 2023, preoccuparci noi di spostare i palestinesi, trattandoli con tutti i crismi (costituzione di un adeguato centro di destinazione, adeguato per 2 milioni di individui, viaggio con criteri rispettosi, ecc ecc ecc). Sarebbe stato il bene dell’Occidente, senza dubbio, ma anche il bene dei palestinesi, che invece così, a 100 al giorno, moriranno tutti o quasi tutti… Purtroppo la colpa dell’Occidente è nel non aver avuto il coraggio di spostare i palestinesi subito dopo l’ottobre 2023: ora è tardi e le cose andranno “secondo natura”… io, che ho sempre detto fin dall’inizio cosa andava fatto (=spostare palestinesi), mi sento con la coscienza a posto.
     

  18. La vostra “scusa” per cui, ogni giorno per i 100 morti quotidiani a Gaza, protestate così veementemente contro Israele (definendola: fascista, razzista, genocidiaria, ecc ecc ecc) è che, secondo voi, siete animati da “sentimenti umanitari”. Ma invece NON è verto, perché se fosse così, cioè se voi sentiste profondamente dei sentimenti umanitari in assoluto, fareste le stesse proteste anche per gli “altri” 5500 morti giornalieri. Invece, a fronte di migliaia di marce pro pal, io non ho visto neppure una marcia pro Sudan (o pro Mali o pro Congo…) e neppure una iniziativa (pro Sudan ecc) analoga a quella, ancorché ridicola e carnevalesca, della crociera in barca a vela nel Mediterraneo orientale di questi giorni. La mia conclusione è:col cazzo che siete animati da genuini sentimenti umanitari nei confronti della tragedia di Gaza, invece siete animati dal fatto che vi stanno sulle palle gli ebrei e/o che vi sta sulle palle l’Occidente, specie quell’Occidente “destrizzato” che si sta affermando (anzi che si è già bello che affermato) nel Terzo Millennio, un Occidente che è la negazione del paradigma che piace tanto a voi, quello di “peace and love”, diritti internazionali, corti internazionali (“ridicole” perché del tutto inutili e inefficacia: sono una barzelletta, tra l’altro costosissima per tutti noi…) e balle varie collaterali, quali il “multilateralismo” (multilateralismo? ma non ci credono neppure più o bambini dell’asilo!). CONT

  19. Per amor di precisione (e anche per dimostrare quanto Blasamo sia superficiale e approssimativo, se non in mala fede dialettica), sottolineo che io NON sostengo che, senza copertura dei media, una tragedia NON esista in assoluto. La tragedia esiste, eccome, solo che a voi (voi sinistrorsi, buonisti, woke, peace and love… ecc ecc ecc) le “altre” tragedie (“altri” rispetto a Gaza) NON interessano e la conferma è che di fatto non c’è copertura mediatica specie dalle nostre testate (“Repubblica” e similari, per intenderci). Fuor di metafora ripropongo un ragionamento che ho già esposto anche su questo Blog: è accertato che ci sono 56 guerre attive nel mondo, mettiamo che ciascuna guerra “produca” 100 vittime civile al giorno, fa un totale di 5600 vittime civili al giorno. Ebbene voi (voi: sinistrorsi, buonisti, woke, peace and love…), in ogni giorno, vi concentrare ESCLUSIVAMENTE sui 100 morti civili di Gaza e degli altri 5500 morti ve ne strafottete alla grandissima (e la conferma è che appunto di questi “altri” 5500 morti  praticamente non ne parlate… basta guardare la trasmissione “In onda” de La7: ogni sera, dico OGNI SERA compreso il week end, c’è una sezione dedicata a gaza, ovviamente con impostazione antiisraeliana,  e di Sudan, mali, congo, Uiguri, Rohingya ecc ecc ecc, NON c’è un minimo accenno). CONT

  20. @ 25
    Mi sono sempre chiesto quale fosse il motivo: a), b), c) … ma anche d). Ora vedo che pure altri si è posto la domanda.
    Bravo, Massimo!
    😀 😀 😀 😀 😀 😀

  21. Caro Giuseppe, noi a Castelfranco diciamo “a ciacarèr”.
    Firmato: Bertoncè    
    😀 😀 😀 😀 😀 😀

  22. Ok, quindi secondo voi, Massimo & Bertoncelli, il livello di interesse coincide con la copertura da parte dei media. E se i media la ignorano, una tragedia non esiste.
    E parlate a nome del il mondo intero, naturalmente. Esclusi “pochissimi“.
    Interessante, ne prendo atto.
     
    Beh, sarò ottimista, ma a me piace pensare, invece, che coloro che non hanno bisogno di un media che gli dica cosa pensare e su quali tragedie indignarsi, non siano proprio così pochissimi. E mi dispiace per gli altri.
     
    P.S. Aggiungo “Joseph Balls (Two Balls)” alle piacevolezze ricevute da colui che “io qui NON ho mai insultato nessuno“. Quello democratico (sè, a ciachèr 🙂 )

  23. Dice bene il Cancelliere Merz quando afferma che gli israeliani stanno facendo il lavoro sporco al posto nostro

  24. Balsamo:
    i   Scrivo dei criteri (ovviamente opinabili) con i quali valuto la questione
    ii  Lei mi dice che non sono validi
    iii Le chiedo allora quali sono quelli validi
    iv Mi risponde che glieli devo dire io
    A questo punto ho tre ipotesi:
    a mi piglia per il culo (libero di farlo eh)
    b non è in grado di seguire un filo logico in uno scambio
    c gode nel buttare tutto in vacca
    Cordiali saluti
     

  25. ——  ESAME DI ANALISI MATEMATICA  ——
    ————————  TEOREMA  ————————
    Il candidato, data l’ipotesi che segue, ci dimostri – se ci riesce -la tesi in oggetto.
    IPOTESI: i media ignorano in modo quasi totale le tragedie del mondo, a esclusione di Gaza.
    TESI: il mondo non se ne frega di tali tragedie. Anzi, se ne interessa vivamente, si indigna. Vedi per esempio i tibetani, gli armeni, i curdi, gli uiguri, ecc. Sugli africani è concesso sorvolare, perché la mole enciclopedica richiesta (settantacinque tomi) esula dai limiti del presente esame.
     
    Il candidato, se ne ha le forze e il fiato, dimostri anche perché il mondo è cosí indignato per il Tibet, il Sinkiang e, prossimamente, Taiwan.
    Se aspira alla lode, spieghi pure che significa “Dal fiume al mare”.
    Il candidato sappia che esaminatore sarà il famoso Joseph Balls (Two Balls), severo smanettatore della Rete e implacabile fissatore di puntini sulle “i” altrui. Pertanto, si regoli di conseguenza. Buona fortuna.

  26. @21
    Me li dica lei, Massimo.
    Chi ha scritto che “tutte le altre catastrofi” “non interessano a nessuno se non a pochissimi” è stato lei, non io.
    Avrà pure un qualche criterio (oggettivo) in base al quale lo afferma, no?
    Evitando, se possibile, di confondere eco mediatica con livello di interesse o di indignazione.

  27. “Balsamo quali sono i criteri oggettivi (?) per misurare l’interesse pubblico rispetto ad una vicenda?”
    Ovviamente nessuno, direi, ma l’ha affermato Crovella non Balsamo.
     
    Comunque sono criteri un po’ più attendibili di quelli che portano a definire risibile la CPI, carnevalata la Freedom Flottilla o che l’area buonista-woke-diritti per tutti se ne sbatte alla grandissima di tutti gli altri drammi 

  28. Balsamo quali sono i criteri oggettivi (?) per misurare l’interesse pubblico rispetto ad una vicenda?

  29. @17 “Nè mi pare che l’ONU abbia compilato migliaia di pagine di report sulla tragedia del Sudan […] né le (ridicole) varie Corti internazionali abbiano dichiarato criminali di guerra i fenomeni che in Sudan […]”
     
    Buffo: ritenere le “varie Corti internazionali” come “ridicole” (e non è la prima volta), ma citarle come esempio di disinteresse per sostenere la propria tesi.
    Questo ignorando (o facendo finta di non sapere) sia che ci sono indagini tutt’ora in corso, sia i mandati d’arresto già emessi dalla CPI.
    Ne parla anche l’articolo: l’hai letto Crovè o commenti senza nemmeno leggere?
     
    Quanto alle “migliaia di pagine di report” dell’ONU sul Sudan, basta farsi un giro sulle varie pagine dei siti afferenti all’ONU per farsi un’idea di quanto materialevi sia al riguardo, tra rapporti, dichiarazioni, comunicati ecc.
    Solo un esempio: https://unric.org/it/category/sudan/
     
    Cmq a me non risulta“: dunque se non ti risulta, per te non esiste.
    Ma non è che a te “non risulta” perché quello che se ne sbatte “alla grandissima” di questi “drammi in essere nel mondo“, invece, sei proprio tu?

  30. L’unica “carnevalata” che vedo è la totale impermeabilità di qualcuno ai fatti e ai dati che smentiscono la propria narrazione faziosa, incompleta e propagandistica…
     
    Ma non è che faccia molto ridere.  

  31. 16 Nessuna magagna nelle mie tesi. Ti ho appena spiegato che le azioni dell’URSS da te citate sono la conseguenza del fatto che l’Occidente è stato molto veloce e ha creato Israele, colmando immediatamente il “vuoto” che avrebbero lasciato UK e Francia… Se l’Occidente non avesse creato Israele, l’URSS si sarebbe fiondata su quel “vuoto”, piazzandoci i suoi soldati e controllando lei il M.O.. Non potendo fare così, l’URSS ha fatto buon viso a cattiva sorte, cercando di ingraziarsi Israele, la quale all’inizio per un po’ c’è stata, ma poi sono intervenuti massicciamente gli USA e Israele è rientrata pienamente nell’orbita americana. Quindi tornando al 1947-48, bene ha fatto l’Occidente a creare Israele, altrimenti il M.O. sarebbe finito in area sovietica… E questo ruolo di piazzaforte armata in M.O. è significativamente ricoperto da Israele ancora oggi: gli USA investono così tanto su Israele sia per i legami fra gli ebrei e la cricca della comunità ebraica statunitense, sia perché avere un esercito molto ben armato piazzato su quell’area strategica ha una notevole importanza geopolitica (sia verso il mondo islamico che verso altri player, dalla Russia di Putin, alla Cina, alla Turchia…).

  32. @12 e 13 Cmq a me non risulta che sia partita una “carnevalata” come la Global Sumd Flottilla diretta in Sudan… Nè mi pare che l’ONU abbia compilato migliaia di pagine di report sulla tragedia del Sudan, come invece sta facendo con Gaza, né le (ridicole) varie Corti internazionali abbiano dichiarato criminali di guerra i fenomeni che in Sudan (o in Mali o in Congo, ecc ecc ecc) stanno concretizzano le stesse nefandezze (e magari anche peggiori) di quelle di Gaza.
     
    E’ indubbio che c’è un evidentissimo “fumus persecutionis” della sinistra europea (italiana in particolare) a carico di Israele. Le cause possono essere molteplici: io personalmente ritengo che la causa sia che in M.O. c’è un popolo bianco, caucasico, imperialista, colonialista che perseguita e uccide un popolo arabo e islamico (cioè del terzo mondo), mentre nelle altre tragedie in essere nel mondo ci sono negri che uccidono altri negri (a volte in una direzione, altre volte nell’altra) oppure cinesi che perseguitano/uccidono gli Uiguri oppure birmani che perseguitano i Rohingya… e così via. in quelle altre tragedie NON c’è l’Occidente direttamente coinvolto e ve la prendete con Israele perché vi sta sulle palle l’Occidente (nei cui meandri comodi ronfate tranquilli, per cui sputate nel piatto in cui mangiate…)
     
    Insomma, agli occhi della sinistra e dei buonisti, la variabile dirimente della tragedia di Gaza è che lì agisce un popolo “bastardo, fascista, razzista” (termini che si sentono ormai abitualmente ogni sera in TV) perché è un popolo “bianco, caucasico e occidentale”. Odiate Israele perché in realtà odiate l’Occidente (salvo bearvi della sicurezza e del tenore di vita che l’Occidente offre).

  33. Il passato rileva sempre poco quando non sei tu a citarlo o ti vengono fatte notare le “leggerezze” delle tue letture…

  34. Appunto, l’URSS (che a sua volta è stata storicamente caratterizzata da una comunità ebraica molto numerosa), non potendo approfittare dell’ipotetico “vuoto” del protettorato occidentale (europeo), cercò di attirare il neonato stato di Israele nella sua sfera di influenza con iniziative come quelle descritte (e probabilmente molte altre ancora, anche cercando di far leva sugli ebrei di provenienza russa stabilitisi in M.O. ). Successivamente gli USA (perché la cricca di comando dalla comunità ebraica statunitense tiene strutturalmente per le palle qualsiasi Presidente in carica) sono riusciti a portare Israele in area pienamente occidentale. Oggi, anzi da un bel po’, Israele è come se fosse il 51.mo stato degli USA.
     
    Cmq il passato, che sia in un senso o nell’altro, poco rileva. Oggi rileva che Israele ha l’appoggio incondizionato degli USA e Trump non c’entra nulla come origine di questo fenomeno. Dall’ottobre 2023 al 20 gennaio 2025 il Presidente era il democratico Biden e gli USA hanno fornito sistematicamente Israele di armi e di copertura politica internazionale. All’ONU gli USA finora hanno sempre posto il veto sistematico su ogni risoluzione contro Israele. Vediamo nella riunione ONU indetta fra pochi gg cosa faranno gli USA. Per ora Trump ha negato il visto d’ingresso ai rappresentanti palestinesi…

  35. @9 l’affermazione che l’area buonista-woke-diritti per tutti se ne sbatte alla grandissima di tutti gli altri drammi in essere oggi nel mondo è collegata al fatto che giornali, TV, social, dibattiti ecc ecc ecc sono esclusivamente concentrati sulla tragedia di Gaza, mentre sulle altre (che non sappiamo neppure quali e quante siano) non si riporta NIENTE. io leggo abbastanta attentamente la rassegna stampa e devo dire che, in un annetto, articoli sulla tragedia del Sudan li ho contati sulle dite di una mano, mentre su Gaza si sprecano pagine e pagine. Questo è molto sintomatico (tralascio l’approfondimento sulla distinzione – tanto caro ai sinistorsi – fra governo israeliano e cittadinanza istraeliana. L’ultimo sondaggio di cui ho contezza, giugno 2025, sottolineava che l’82% dell’opinione pubblica israeliana sia favorevole all’obiettivo di “risolvere definitivamente il problema palestinese”…Quindi tale distinzione è una questione ipocrita di lana caprina: certo c’è del dissenso interno, ma la stragrande maggioranza vuole lasciare il futuro ai figli “ripulito” dal rischio che i palestinesi facciano di nuovo del male agli israeliani).

  36. Massimo, sia gentile anche lei: prima dimostri lei che “tutte le altre catastrofi” da lei elencate “non interessano a nessuno se non a pochissimi“.
    Un’affermazione così assoluta e categorica richiederebbe almeno qualche prova.
     
    E no, la quantità di “pagine e pagine” sui giornali, la partecipazione a “manifestazioni gigantesche” o le “indignazioni da social” non sono criteri oggettivi per misurare né l’interesse né il senso di indignazione.
     
    Una volta chiarito questo punto, potremo (eventualmente) discutere con maggiore serietà delle cause e delle dinamiche che portano certe crisi a emergere nel dibattito pubblico più di altre.

  37. Balsamo sia gentile. Mi spiega perché la catastrofe che avviene in Israele occupa pagine e pagine, muove manifestazioni gigantesche e indignazioni da social ( il cui impatto sulla realtà è zero) boicottaggi e aggressioni a manifestazioni del tutto estranee alla tragedia e tutte le altre catastrofi che ho elencato non interessano a nessuno se non a pochissimi?
    Qual è la differenza?

  38. P.S.: grazie del link Michele, non lo conoscevo. E grazie a Moni Ovadia per il suo cuore e per il suo limpido e accorato argomentare

  39. Assolutamente d’accordo con Balsamo: confondere l’antisionismo o la critica alle azioni israeliane con l’antisemitismo è pura mistificazione. Oltretutto pericolosa, perché alla lunga genererà (se non l’ha già fatto) antisemitismo, cioé odio per gli ebrei come tali, dovunque e comunque, perché identificati tutti con lo stato di Israele e i suoi cimini.
     
    Altrettanto falsa storicamente è la narrazione propagandistica delle destre, riportata da Crovella. Per rendersene conto basterebbe conoscere la storia:
    1 – gli inglesi hanno cercato di impedire in tutti i modi l’insediamento degli ebrei (che chiamavano, ed in effetti erano, terroristi) in Palestina
    2 – l’URSS e tutti i paesi satelliti votarono a favore della risoluzione 181 dell’ONU e poi all’entrata di Israele nell’organizzazione
    3 – il primo paese a riconoscere pienamente Israele è stata l’URSS
    4 – durante la Guerra arabo-israeliana del 1948, lo stato di Israele sopravvisse grazie alle armi che arrivarono dai paesi dell’orbita sovietica
    5 – l’esistenza di Israele fece diminuire (e non aumentare) l’influenza occidentale in MO, in particolare alienando ogni simpatia di Egitto e Siria.
     

  40. L’argomento fantoccio è una fallacia logica in cui si distorce l’idea dell’avversario per renderla più debole e facile da attaccare. Si critica una versione semplificata o falsa del suo pensiero.
     
    Certamente, con questo non mi riferisco al presente articolo, ma a certi commenti che accusano di antisemitismo – a prescindere – chiunque critichi l’operato del governo israeliano (governo, non popolo).
     
    Tali commenti, accompagnati dall’idea che questi critici “degli altri drammi in essere nel mondo se ne sbattano alla grandissima” (accusa priva di qualsiasi base concreta e non dovrebbe essere nemmeno necessario spiegare perché), non fanno che svilire il concetto stesso di antisemitismo.
     
    Infatti, accostare il dissenso politico/morale a un pregiudizio etnico non solo è scorretto, ma finisce per banalizzare e indebolire il significato profondo di una parola che dovrebbe restare grave e circostanziata.
     
    Criticare le scelte di un governo — qualunque esso sia — non è antisemitismo. Che si tratti del governo israeliano è incidentale.
    E usare il tabù dell’antisemitismo per giustificare ogni atto di quel governo è ancora più grave. Rischia di legittimare l’idea, aberrante, che subire un genocidio dia diritto a infliggerne un altro e di essere, per questo, al di sopra di qualsiasi critica.
    L’appoggio occidentale, in tal senso, non è una giustificazione: è semmai una aggravante.

  41. @4 Non riapro la specifica questione palestinesi, su cui abbiamo già versato fiumi di parole anche sul gogna blog (partizione T&T). Tuttavia, anche nell’ottica di aggiungere una considerazione che forse non è mai stata esplicitata qui, mi preme segnalarti che ciò che tu rinfacci a Israele (=la politica si stampo coloniale lunga 80 anni) non è altro che l’implicito “mandato” assegnato, 80 anni fa, al nascente stato di Israele dall’Occidente e in particolare dall’Occidente Europeo (segnatamente da UK e Francia). E’ vero che la costituzione dello Stato di Israele rispondeva al desiderio di compensare il grande popolo ebraico per il dramma dell’Olocausto e questa motivazione ha anche un fondamento oggettivo, ma è in gran parte servita come motivazione di facciata. Le esigenze geopolitiche erano (e restano!) completamente diverse. Alla fine della II G.M., terminata la lunga fase coloniale a livello mondiale, UK e Francia hanno “dovuto” ritirarsi dal M.O., dove di fatto controllavano la situazione in un  regime di protettorato.  Nel 1948 non si voleva (giustamente, sottolineo io) lasciare il M.O. del tutto privo di controllo occidentale. Controllo politico e militare, intendo. Questo per due motivi: 1) in un nano secondo sarebbe arrivata l’URSS (in modo diretto o indiretto) e l’area sarebbe finita in quella zona di influenza; 2) i popoli mussulmani sono intrisi di rancore verso l’Occidente (dalla notte dei tempi). Per cui occorreva una piazzaforte militare, espressione dell’Occidente, che tenesse sotto controllo la situazione direttamente sul terreno. E Israele questo ha fatto, con l’appoggio e il sostegno sia degli USA che degli stati europei. Per cui la politica “colonialista” lunga 80 anni di Israele NON è ascrivibile alla sola “malvagità” degli ebrei, perché la ratio stessa della costituzione dello stato di Israele non poteva che comportare tale politica. Il discorso si collega anche alla mia considerazione precedente: non è l’ “inumanità” dell’attuale tragedia di Gaza che suscita un oggettivo sdegno (altrimenti gli stessi individui sarebbero parimenti sensibili verso tutti gli altri drammi umani in essere nel mondo), ma una spinta ipocrita di alcuni occidentali (di alcuni e non di tutti: per esempio io non la sento e come me molti altri) a voler compensare il “peccato originale” dell’Occidente che ha costituito lo stato di Israele. Solo con tale differenza strutturale io mi spiego come mai quelli che io chiamo i “buonisti” siano esclusivamente concentrati sul dramma di Gaza, mentre degli altri drammi in essere nel mondo se ne sbattano alla grandissima.

  42. Telleschi, ogni esercito è brutale o non è.
    Assad ha massacrato 500.000 siriani e non lo ha fatto con delicatezza.
    In Iran appendono i dissidenti alle gru e in Afghanistan lapidano. 
    In Sudan leggiamo sopra.
    Ma non ho visto, a parte prese di posizione personali, manifestazioni in Occidente. 
    Se il criminale è ebreo la musica cambia. 
    Si chiama antisemitismo.

  43. In breve: non si parla del Sudan perché non ci sono ebrei contro cui parlare, a ragione s’intende considerata la brutalità dell’esercito israeliano. Come d’altra parte si parla a favore dei mussulmani, senza considerare il fallimento sociale e culturale degli stati arabi che hanno ostacolato per ottanta anni qualsiasi soluzione politica per la pace in Medio Oriente.

  44. Se riesco cerco di seguire tutte le tragedie umane di questo mondo, quella del Sudan la sento vicina essendo vicino ad Emergency, altre sicuramente non le si possono seguire per mancanza o disinteresse dei media, trovo l’articolo come un innesco per parlare di Palestina e del suo popolo . Premetto che non ho nessun preconcetto sulle persone dagli Aborigeni agli Ebrei e dai Algerini ai Norvegesi per me sono tutti esseri umani, sono stato educato con valori in cui il rispetto per il prossimo è un fondamento. A questo punto riconoscendo che nella Storia Pace &Amore è una emerita utopia mi sento di prendere però una posizione riguardo la Palestina in questo periodo massacrata da uno stato democratico che da circa 80 anni perpetua una sua cinica violenza nei suoi confronti. Essendo una superpotenza economica e militare Israele ( l’occidente in medio oriente sempre spalleggiata dagli USA) sta ‘ distruggendo un popolo. Le altre tragedie non ci sono così vicine e per questo messe in secondo piano, non giustifico le 3 H però capisco perché esse sono cresciute in questi anni. Capisco anche per affari e interessi economici il voltare lo sguardo da tante diplomazie occidentali. Il punto è uno solo anche se difficilmente realizzabile : riconoscere per la Palestina un proprio Stato . C’han provato Rabyn e l’hanno fatto fuori i suoi . Ad oggi abbiamo Bibi che qualcun nostro merdoso politico vorrebbe poter stringergli la mano…e un’altra che dichiara che i bimbi palestinesi sono figli di Terroristi e usati come scudi umani. Siccome questo massacro è nelle fasi spero finali , parte fra poco la flottiglia della resistenza ( tante persone che cercano di portare aiuto in maniera pacifica) vedremo come verranno trattate. Gli altri conflitti e guerre hanno come scenario dei non Stati e prevale la legge come sempre del più forte , ho sono militari ho sono dittatori e comanda l’etnia della tribù più violenta e armata .Al momento con gli organi internazionali (onu) sempre più deboli, il futuro è sempre più querrafondaio , e abbiamo i media più importanti veicolati a orientare le persone ad avere paura e per questo giustificare l’economia dell’industria Militare . Poi ed è pazzesco Molinari (repubblica) che in sintesi non ritiene così malvagio il piano Trump su Gaza. Ho messo al mondo 3 figli e ogni tanto ultimamente mi viene il pensiero di pentirmene. 

  45. Concordo con la posizione sintetizzata da Migheli (@2): chi si dice indignato dalla tragedia di Gaza “per motivi umanitari” dovrebbe esserlo per ogni altra tragedia umanitaria in essere nel mondo (c’è solo l’imbarazzo della scelta, con 56 guerre attive sull’intero pianeta!). Invece costoro, pur sbandierando ideali apparentemente nobilissimi, si limita a concentrarsi solo su Gaza, lo fa o per antisemitismo (in subordine, antisionismo, ma fra i due è prevalente il primo) oppure perché gli sta sulle palle l’Occidente (in M.O rappresentato da Israele). Se è così, costoro abbiano almeno il coraggio di dire le cose come stanno (=quali sono le loro “vere” motivazioni) senza nascondersi ipocritamente dietro a ideali umanitari che, se li provassero genuinamente, dovrebbero estenderli a TUTTE le tragedie in corso e non solo a quella di Gaza!

  46. Caro “Massimo” (non altrimenti identificato), ho segnalato io a Gogna l’articolo sul Sudan, così come buona parte di quelli che riguardano Gaza.
    Sono stato educato a provare e a manifestare indignazione per qualsiasi forma di vera ingiustizia, a prescindere da orientamenti politici, tantomeno religiosi.
    Non mi riconosco affatto nel profilo che tu delinei degli indignati.

  47. Le grandi indignazioni (con relative manifestazioni) si attivano solo se i colpevoli appartengono ad una specifica religione. Del resto non gliene frega niente a nessuno. 
    Però se gli dici antisemita si incazzano e ti spiegano la storia del sionismo che hanno appreso su instagram

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