Sulla giustizia degli accadimenti di questo mondo abbiamo spesso molti dubbi, tutti quanti, talvolta perfino i sacerdoti. Un tempo c’era l’accettazione del volere di Dio, ora non c’è più neppure quella forza consolatoria. Di fronte al disastro del Pian dei Fiacconi possiamo solo rallegrarci che non ci siano state vittime, ma per il resto viene voglia di urlare la nostra indignazione verso quello che un tempo si chiamava destino.
Con la valanga del 14 dicembre 2020 sul rifugio Pian dei Fiacconi è stato colpito Guido Trevisan, la figura che più di tutte in tanti anni si era adoperata per salvare il salvabile della Marmolada e delle Dolomiti. Mi rendo conto che qui stiamo parlando “solo” di un danno, sia pur enorme, ma il paragone con la tragedia dell’omicidio di Guido Rossa mi viene spontaneo. Anche allora, ma in realtà è successo tante altre volte, fu colpito esattamente chi più di tutti, con il suo impegno personale, lottava per una causa che riteneva giusta.
Per maggiori informazioni sulla figura di Guido Trevisan:
https://gognablog.sherpa-gate.com/liberare-la-marmolada/
https://gognablog.sherpa-gate.com/liberare-la-marmolada/
https://gognablog.sherpa-gate.com/no-a-nuovi-impianti-e-costruzioni-sulle-dolomiti/
La valanga sul Pian dei Fiacconi
a cura di rainews.it/tgr/trento, 15 dicembre 2020
Lo storico rifugio, costruito sulla parete nord della Marmolada a 2626 metri di quota, è letteralmente distrutto.
Una gigantesca valanga l’ha travolto la sera di lunedì 14 dicembre. Il distacco nevoso è avvenuto fra Punta Rocca e Punta Penia, con un fronte esteso 600 metri.
La valanga ha distrutto la struttura e gli impianti ad essa collegati. Fortunatamente nessuna persona è rimasta coinvolta.
Dopo le importanti nevicate della scorsa settimana e gli accumuli di neve valanghe spontanee si stanno verificando in quota in tutta la regione.
Nel video qui sotto la testimonianza sconsolata del gestore Guido Trevisan, che è riuscito ad arrivare fino al Rifugio per constatare i danni irreparabili anche alla parte della struttura rimasta in piedi.
Qui sotto invece il video del sopralluogo in elicottero da parte del Soccorso Alpino.
Dopo la verifica dei danni, il problema della ricostruzione.
Il gestore, Guido Trevisan, stava finendo di pagare il mutuo.
Centinaia di migliaia di euro serviranno ora solo per portare via il materiale. I costi della ricostruzione saranno enormi.
Clienti, appassionati della montagna, amici si stanno attivando per delle prime raccolte fondi. A giorni dovrebbe partire una vera e propria campagna di solidarietà con il soccorso alpino e speleologico nazionale.
Enzo Masella
da facebook 15 dicembre ore 14.47
Poche parole per descrivere quello che è successo a 2626 mt di quota, sotto il ghiacciaio della Marmolada. Poche parole che stridono, dopo 20 anni di fatiche, che il mio caro amico Guido Trevisan con il suo staff e i suoi soci hanno speso per dare un volto diverso a quel rifugio e al turismo in Marmolada. Una valanga con un fronte di 600 m, cancella tutto. In pochi istanti.
Fortunatamente nessun ferito, nessun danno alle persone. C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se il nuovo impianto di risalita, in progetto per quella vetta, fosse già in funzione. Questo episodio sottolinea ancora di più l’importanza delle battaglie di Guido. La montagna sta cambiando ed è il momento di pensare ad un cambiamento anche della fruizione turistica in montagna. Ne paga le spese chi è impegnato in prima linea per un turismo più sostenibile. A lui e a tutti coloro che difendono questo principio, va la mia solidarietà e la mia vicinanza. Un abbraccio!
Rifugio Pian dei Fiacconi (Guido Trevisan)
da facebook 17 dicembre ore 13.45
Martedì era come quando ti trovi in montagna con gli sci, in mezzo alla nebbia. Non sai dove andare, non vedi niente, non sai neppure se sei fermo o ti stai muovendo, ti gira la testa e ti viene da vomitare.
Ti fermi e ti guardi attorno per cercare un punto di riferimento che ti aiuti a stare in equilibrio…
Grazie a tutti, grazie a voi ho trovato il punto di riferimento e ora vediamo di ripartire.
Rifugio Pian dei Fiacconi (Guido Trevisan)
da facebook 24 dicembre ore 15.34
Neve e macerie. Mi chiedo, perché proprio a me, che ho sempre lottato per difendere questa montagna dallo sfruttamento? Forse proprio qui è la risposta, ora ho carta bianca e nulla da perdere e posso davvero mettermi in gioco. Cosa farò ora? Tutti si aspettano che voglia ricostruire ed è ciò che viene fatto quotidianamente dalla nostra società dopo ogni disastro. Più cemento, più strutture di protezione, per difenderci da una natura aggressiva, per dominare l’ambiente, e poi più rifiuti da lasciare ai nostri figli… Non so ancora cosa farò ma so bene cosa non farò. Non rifarò un rifugio più grande e più forte, con più cemento per ripararlo da una valanga più grande. La natura è maestra e ci sta mandando segnali di allarme. Per trovare una nuova strada ho bisogno dell’aiuto di persone che pensano che si possa cambiare il nostro modo di vivere su questa Terra.
L’appello di Guido Trevisan
https://fb.watch/2FkHzgFJGA/
La questione sembra dimenticata, eppure oggi 23 gennaio 2021 appare nuovo articolo online del quotidiano”L’ Adige”:”Nuovo impianto a Pian dei Fiacconi ..sara’ in zona geologicamente pericolosa..”Tra di noi possiamo commentare come vogliamo, disquisire, ringraziare la fortuna, evocare mappe tecnico storiche ecc ..ma poi alla fin fine occorre trovare uno che ci mette la firma e ne risponde .Un Ingegnere commenta :”«come un tecnico possa firmare la sicurezza di un impianto e ancor di più di una pista in un sito dove basta sfogliare l’archivio provinciale delle valanghe per rabbrividire».Secondo me uno lo si trova..sempre!Tanto anch’ egli fara’ il suo bilanciamento tra pro e contro personali.
Pian dei fiacconi e Guido Rossa…beh cosa dire: un classico di rievocazioni alpine intramontabili…l’abbinata perfetta…un’associazione di idee montane che è come il cacio sui maccheroni. A me quando vado su mi viene in mente sempre!
Pero’, dopo rilettura articolo, ricerca web.. che scoperta!Piu’in alto del rifugio distrutto P.Fiacconi, ne sorge un altro denominato”Ghiacciaio Marmolada”…con struttura diversa , forse zona meno soggetta a valanghe e..forma a cuneo rialzato nella parte esposta verso il ghiacciaio ,con cuneo di cemento come base..Delle strutture dell’edificio si intuisce un criterio.. ma lo sapranno ben i costruttori e progettisti.
IN DATA 6 GENNAIO 2021, su giornale” Il trentino” online, articolo interessante che torna sul tema della collocazione del rifugio e opere difensive.
Cercato sul web.”Progettazione edifici a prova di valanga”..gli ingegneri sanno come fare ed a loro serve anche una eventuale indagine storica sulla frequenza e tipologia di valanghe nella zona.Essendo ancora i ruderi in loco Pian dei Fiacconi, farei compiere una indagine che potrebbe servire..sulla valanga distruttiva ancora presente e sulle caratteristiche costruttive adottate in precedenza..se presenti e come e quanto dimensionate.Chiaramente dipende da quanto si puo’ spendere e non esiste garanzia totale sulla resistenza ..ma forse si minimizzano danni a cose e persone.Penserei anche ad una stuttura invernale ridotta ed eventualmente, per la stagione estiva ..a piazzale con strutture aggiuntive rimovibili in autunno…pur sempre resistente a temporali.Comunque niente volenteroso fai da te., progettisti che ne sanno in materia e costruttori professionisti onesti.
Per curiosita’ ho cercato sul web:”bunker militari in Svizzera”..nelle immagini si vede come sono fatti. Anche noi abbiamo il nostro vallo Alpino. Come ricordo ho un arrivo al rifugio Pian dei Fiacconi il 2 maggio 1986.In tre amici avevamo risalito con una specie di sci per alpinismo dell’epoca(peso di due volte tanto gli sci+attacchino odierni), un tragitto segnalato da paletti,tra Sasso de le Undes e Sas de Mezdì.. Ad un certo punto in alto bisognava traversare il canalone innevato per arrivare al rifugio…neve fresca primaverile inconsistente..una paura boia che partisse da sotto i piedi una valanga. Dopo minuti di ansia…la facemmo franca e al rifugio ci accascimmo sugli sdrai .. ripromettendoci di non compiere MAI piu’ azzardi..e rifilandoci epiteti a vicenda. Altri ospiti leggevano accanto il giornale,in prima pagina l’affaire Chernobyl stava arrivando con i suoi effetti. Fermatici poi per l’ultima birra in un rifugio nei pressi del lago Fedaia, due gestori storici anziani ci raccontarono di essere stati bloccati dentro anni prima da enorme valanga .Finche’ non ci sono i soldi veri, (magari il gestore potrebbe mettere all’asta cimeli ed arredi rimasti intatti)si puo’ discutere e disegnare sulla carta ogni ipotetica soluzione di rinnovato eventuale rifugio.Ne parla anche la stampa locale.Intanto ci si puo’ fare un’idea digitando “nuovi rifugi alpini”
E un bel rifugio sotterraneo? Sarebbe il primo al mondo, credo. Le valanghe gli farebbero un baffo, anche due. Per osservare il panorama tanti bei periscopi, tipo quelli dei sommergibili. Visti i bivacchi di ultima generazione . . .
Alessandro del commento 21, le tue parole insensate e gratuitamente malvagie trovano solo giustificazione nel fatto che probabilmente non hai letto bene l’articolo di cui copio qui un passaggio significativo espresso da Guido Trevisan, gestore e proprietario del distrutto rifugio:
Non so ancora cosa farò ma so bene cosa non farò. Non rifarò un rifugio più grande e più forte, con più cemento per ripararlo da una valanga più grande. La natura è maestra e ci sta mandando segnali di allarme. Per trovare una nuova strada ho bisogno dell’aiuto di persone che pensano che si possa cambiare il nostro modo di vivere su questa Terra.
Sarà anche un altro versante diverso, ma ciò non toglie che le valanghe scendano copiose anche sulla Marmolada, quando presenti determinate condizioni estreme, come quelle riscontrate nei giorni di dicembre di quest’anno. Il rifugio, se ricostruito, non potrà esserlo nello stesso luogo, visto che è in un luogo a rischio. Il senso del mio intervento voleva essere questo, se son stato frainteso me ne scuso. Buon proseguimento.
Oh santa Brigida, Albert, leggi la prima frase…se non si conosce la differenza tra gran Poz e pian dei Fiacconi è meglio non intervenire, Giordano Bruno non c’entra!
ESTRATTO:”Tale raccolta nella nostra provincia è stata attuata mediante la formazione ed il continuo aggiornamento del Catasto delle Valanghe e, successivamente, per le aree di particolare interesse mediante l’elaborazione della Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe (CLPV). Entrambi i documenti sono formati da una parte cartografica, con la localizzazione dei vari siti valanghivi e da schede con la descrizione analitica dei vari fenomeni. La Carta di Localizzazione probabile delle Valanghe (CLPV) è stata realizzata su circa il 40 % del territorio provinciale ed è redatta seguendo un approccio metodologico ormai riconosciuto a livello internazionale, che sovrappone due fonti informative separate conservando, anche graficamente, la distinzione sulla diversa analisi effettuata. Al dato ottenuto tramite indagine diretta sul terreno, studio bibliografico, ricerche di archivio ed interviste a testimoni diretti degli eventi valanghivi (inchiesta sul terreno), si affianca infatti anche lo studio morfologico generale, effettuato tradizionalmente tramite analisi aerofotogrammetria (foto interpretazione). La C.L.P.V. è redatta con finalità analitiche e di studio, che non esplorano aspetti quali i tempi di ritorno degli eventi valanghivi e non effettuano valutazioni sulle caratteristiche specifiche degli eventi censiti. Questo documento è infatti unicamente una sintesi dei fatti noti alla data della sua pubblicazione e non contiene alcuna previsione dei limiti che le valanghe potranno potenzialmente raggiungere.”PROBABILITA’ ; CERTEZZE Ne ha nessuno…la cartografia CLPV ha valore cautelativo di” stima..”Poi ogni accumulo di neve ha una sua storia..c’e’chi e morto per massa di neve cadutagli in testa dal tetto di un albergo, e chi e’ caduto mentre puliva il tetto , da sotto i piedi e’ partita una”valanghetta “di neve .
Sassate a chi non sa?Allora moriremmo quasi tutti lapidati, c’e’sempre molto che non sappiamo, esclusi alcuni . Chi non sa ,va convinto con argomentazioni e non precludendogli la sua opinione anche se non allineata alla nostra. Rispunta sempre il principio di autorita’…ovvero “lo ha detto Lui..”
Si sta facendo grande confusione parlando di pendii della Marmolada diversi e interessati da valanghe diverse. Parli chi sa e chi non sa, sassate.
Ormai e’visionabile sul web il sito della provincia di Trento che pubblica carta geologica gis dell’intera provincia con mappa tematica delle zone soggette a valanghe sia per conformazione geologica che per serie storica. Si trova pure zona della Marmolada ed anche ad non esperto “carta canta” .. .oltre che i racconti basati sui ricordi .Tuttavia il rifugio e’stato costruito ed ampliato prima della pubblicazione online della carta.Si parla di una ricostruzione con cuneo antivalanga a protezione del neorifugio e della stazione terminale della costruenda cabinovia. 40 anni fa mi sarei schierato tra i contrari, adesso lasciate che possano salire anche i vecchietti..lo diventeremo tutti.!Se cessera’ il lock down multicolore, grazie a vaccinazioni, recupereremo pagando il biglietto , anche a tariffa aumentata, volentieri.
Quella zona purtroppo – come cita anche il Sig. Daidola – è sempre stata oggetto di valanghe disastrose. Una data su tutte: 13 dicembre 1916 (che coincidenza), valanga del Gran Poz. Stesse condizioni meteo di partenza, quantitativi di neve caduta simili nell’arco temporale, distacco avvenuto in modalità e zone simili. 300 soldati morti quella volta.
Onorevole la volontà di ferro di del gestore di ricostruire il clima di quel rifugio. Ma la struttura deve essere ricostruita in un posto più riparato. Eventi così estremi hanno tempi di ritorno sempre più frequenti. Rivedere una cosa del genere tra una 10ina di anni non è improbabile.
Con quella costa alle spalle cosa c’è da meravigliarsi?
Vedo in questo fatto una buona occasione per dare un’altra ripulita alla montagna, eliminando il rifugio, i brutti pali della corrente e tutto quanto d’altro legato alla sua conduzione. Alla montagna i rifugi non servono e gli uomini devono imparare a rendergli i suoi spazi vitali.
Sono un’educatrice parrocchiale. In tanti anni di campeggio, la gita alla Marmolada era quella più attesa, il rifugio pian dei Fiacconi, da raggiungere a piedi, un simbolo del ns amore alla montagna. Quando stavamo lì a dormire ci sentivamo eroi. Impegniamoci x sostenere chi ama e rispetta davvero la montagna! Grazie.
Il vento soffia dove vuole, le valanghe sfidano l’esperienza, qualche volta perfino la logica.
Sono stato in quel rifugio la prima volta nell’inverno nel ’56, ci sarà stato magari il padre di Guido Trevisan.
Ci han dato l’Iban, diamogli una mano, ve lo trascrivo qui sotto per comodità:
IT64I0585635220077571457626
Chiedo scusa sono in parte vittima dell’età e della similitudine ma ho errato non Casaleggio,bensì Casalegno…….Buon proseguo
Morirono in quegli anni Casaleggio Forze dell’Ordine Walter Tobagi e purtroppo tanti altri non schegge impazzite ma facenti parte di una corrente di pensiero presente in una certa sinistra, che trovava vaste coperture..all’epoca e di tanti che si lasciarono solo Rossa così come Biagi..egli altri poi ci sono le storie di montagna e degli alpinisti a vario titolo… quindi temi lontani dal Pian dei Fiacconi..i primi .. quanto a firmarsi per esteso magari con codice fiscale e via .. certo..ma avendo vissuto anche situazioni.. definiamo più pericolose.. dello spigolo..e analizzando alcune reazioni…meglio continuare così ..il più grande crimine di un uomo verso se stesso è non sapersi conservare…F.N …a vario titolo
Steiner, Guido Rossa (abitavo a pochi m da casa sua) è morto DA SOLO e non in compagnia di nessuno. Guido Rossa nella sua opera di sindacalista volta a smascherare le cellule impazzite della sinistra in fabbrica ERA SOLO e ha pagato DA SOLO! Chiedilo ai suoi compagni di fabbrica di quanto si siano pentiti di essersi tirati indietro proprio nel momento in cui Rossa avrebbe avuto bisogno di sostegno. E firmati! Altrimenti le tue parole non valgono nulla.
Becco e bastonato.
Il giusto per il peccatore.
Spesso purtroppo succede.
Ma di chi è la colpa se di colpa ne vogliamo vedere? C’e una colpa?
La Marmolada è stata forse ingrata nei confronti di chi l’ha difesa?
Come diceva, giustamente, Bonatti. Le montagne sono un mucchio di sassi. Sono gli uomini con il loro agire che gli danno un anima. Trevisan con il suo accogliente rifugio questa anima l’ha creata. Ma questo non basta a salvaguardare le giuste iniziative umane dalle conseguenze dei fenomeni naturali.
Possiamo dire che la natura, la montagna ha commesso un’ingiustizia con chi tanto gli ha voluto bene?
Se vogliamo trovare parole di rabbia per quanto è successo, o di conforto per il chi ha subito il disastro, va bene. Guido Rossa però lo lascerei stare. A lui non gli sono state date altre possibilità. E chi ha deciso era un essere pensante.
Stimato Gogna
Vi è poca nobiltà nel computo metrico del demolito, vi può essere la solidarietà al proprietario, ma di fronte ad un corpo riverso di un operaio, oltre che solido gran Alpinista ucciso dal fanatismo e aberrante pensiero di rieducazione delle masse, a suon di fucilate, vi è molto, ma molto di più. Siamo a piani diversi,e come disse un estimatore di Ezechiele etc.non è la stessa cosa, non è nemmeno lo stesso film.Ho fatto quest’ultima citazione per stemperare. Comunque buone cose
Caro Gogna, le reazioni sono tutte legittime e come tali se ne deve prendere atto. La mia reazione è stata di fastidio per l’accostamento, perché il soggetto dell’azione di “dagli al mediatore e pesta il moderato” è troppo diverso. E la confusione dei piani, soprattutto di questi tempi, personalmente mi preoccupa molto. Tutto qui.
Cari Pasini e steiner (commenti 8 e 9). Fareste torto alla mia sia pur scarsa intelligenza se pensaste che io confonda il piano “Guido Rossa” con il piano “valanga sul rifugio”. Sapevo che l’accostamento era un po’ azzardato, ma non lo ritiro, anzi lo ripropongo spiegando, forse con altre parole più francesiste, che io mi sono incazzato uguale. Ho visto queste due storie come un “dagli al mediatore, pesta il moderato”. E’ stato più forte di me vedere queste due grandi ingiustizie e accostarle. Non credo sia una bestemmia, e non pretendo abbiano la stessa dignità storica. Semplicemente questa è stata la mia reazione, piaccia o non piaccia.
… lo è …
Dedicandosi alle forme non si vedono le identicità. Non è se è vero o no, ma in che termini li è.
Egregio redattore che accosta Pian dei Fiacconi e il gestore,accanto alla perdita del Rif. da lui presieduto alla morte di Guido Rossa,si precisa ,o almeno si ritiene che Pian dei Fiacconi,non sia esattamente una fabbrica anni 70-80 e relative tematiche e dinamiche, e che non debba temere nell’uscire di casa, il rifugista, d’essere ucciso, se non da una valanga, che per altro per essendo solitaria, non appartenente ad una formazione tipo banda armata. Guido Rossa invece avendo la fortuna (?) opposta, è morto in tutt’altre circostanze in un contesto non innevato ma cosparso di agguati ,uccisioni, ferimenti, ed ha esposto la sua figura per un nobile ed encomiabile senso di coscienza che all’epoca non lo ha trovato solo ma in compagnia di altri che purtroppo ci hanno lasciati e sono morti per questo. Ora la società si è in parte evoluta ,tanto ne è che si è a discutere di eventi dannosi, ma di una portata ben diversa. Ecco senza entrare nel merito del danno al Rifugista, senza entrare nel merito di che fine farà la Marmolada, per ora più resistente di noi umani in Covid era, teniamo ben distinti gli argomenti le date e le situazioni, Poi ,se crediamo nel disegno Divino potremo trovarci di tutto .Ma nel di vino pensiero, meglio non esagerare. Auguri di Buon 2021
Appello ricevuto, però per favore lasciamo perdere Guido Rossa, vedi introduzione al pezzo. Non facciamo confusione. Rossa fu vittima non di una valanga e neppure del Fato, ma della deliberata volontà omicida di alcuni uomini ispirati dalle loro credenze deliranti e paranoiche, come lo Stato Imperialista delle Multinazionali. Ho appena letto la seconda edizione di “Uccidete Guido Rossa” di Donatella Alfonso e Massimo Razzi. Lo consiglio a chi vuole capire dove possono portare certe dinamiche individuali e di gruppo (oltre ad alcuni retroscena e complicità messe in secondo piano in passato).
Invito raccolto.
Quello che è successo al rifugio Pian dei Fiacconi ha dell’incredibile per me che ci ho passato molto tempo sia per svago che per lavoro. In inverno i pendii della Marmolada sono il terreno che frequento di più e considero lo sci sul versante che vedo chiaramente dalla finestra di casa e anche dal mio letto, come di qualità eccelsa. Se qualche mattina invernale in cui non lavoro indugio pigramente sotto le lenzuola, c’è un momento in cui prendo il binocolo dal comodino e sbircio gli sciatori che da Punta Rocca iniziano a scendere sul ghiacciaio per capire che tipo di neve c’è da come si muovono e dalla loro velocità in neve fresca, ed ecco che il più delle volte mi convinco a prendere gli sci per farmi un giro lassù. Passare da Guido al Pian dei Fiacconi è inevitabile e non perché si trova nel bel mezzo dei pendii, ma per l’atmosfera che grazie a lui e alla sua personalità si respira tra quelle mura. Guido lo sa come la penso e lui, la sua famiglia e il suo staff sanno farti sentire ben accolto senza false gentilezze ma perché riuscendo a essere loro stessi ti fanno sentire in sintonia con loro e il luogo. Non ci vuole molto ma nella più parte dei rifugi questo non accade e quindi quando succede lo noti, lo ricordi e lo ricerchi ogni volta. C’è appesa al muro una chitarra classica di ottima qualità che un vagabondo sudamericano ha lasciato lassù con la promessa di ripassare un giorno a prendersela. Io la suono ogni volta che passo di lì per una canzone solamente o una serata tra amici che si protrae nel fondo della notte. Negli anni si è creato un nutrito gruppo di frequentatori del rifugio che provengono da diversi posti. Gente che cerca quella atmosfera di cui dicevo prima e tra noi ci si conosce, almeno di vista, un po’ tutti. Non esagero se considero il Pian dei Fiacconi un luogo di pellegrinaggio al pari di una santuario. Chiedetelo ai suoi frequentatori. E’ un posto speciale, credetemi, e ve lo dice uno che i rifugi li ha sempre detestati!Proprio perché conosco bene i pendii della Marmolada so che spesso a inizio stagione si verificano le condizioni per grandi valanghe che si staccano dalla cresta sommitale di Punta Rocca. Non credo che abbia a che fare con il cambiamento climatico ma semmai con l’imprevedibilità del tipo di fenomeno. Certo che le condizioni dello scorso Dicembre sono state eccezionali rispetto alla media di quelle che si sono verificate nei decenni da quando il rifugio esiste. Qui entriamo nel complesso discorso della prevedibilità dell’evento valanghivo già trattato pochi giorni fa su questo stesso blog riferito alle eventuali valanghe in pista. Qualcuno sosteneva che le valanghe si possono prevedere e si sbaglia di grosso perché a parte qualche basica misura di sicurezza che ce le fa possibilmente evitare, le valanghe sono come certe mareggiate che scardinano le dighe dei porti. Sono eventi e forze prevedibili fino al punto che sta sotto l’eccezionalità. Facciamocene una ragione. Diversamente questa che si è portata via il rifugio di Guido non ci sarebbe stata.Passando oltre un centinaio di giorni sulla neve naturale all’anno da circa 50 anni per passione e professione ho spesso avuto la fortuna di non trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma badate bene che ho detto FORTUNA non capacità o altro merito dipendente da me. Certo che questa fortuna la si può aiutare o contrastare ma vi assicuro che il confine è molto sottile.L’analisi di Daidola è giusta e interessante ma ciò non toglie che un amico e la sua famiglia si siano ritrovati, non per causa loro, nella situazione di aver subito un danno morale ed economico enorme, quindi anch’io invito TUTTI QUELLI CHE POSSONO A CONTRIBUIRE CON UN VERSAMENTO ALL’IBAN INDICATO. E che la fortuna ci accompagni sempre sui pendii della vita.
La natura è indifferente come è giusto che sia nei confronti di chi come l’uomo ne fa parte, come tutti gli altri esseri. Il problema siamo noi che non sappiamo o non vogliamo accettarlo. Quel rifugio e chi lo gestisce può avere tutte le migliori intenzioni, possibili e immaginabili, ma se come dice Daidola, nel passato ci sono state altre valanghe, evidentemente, non è proprio nel posto migliore.
Mi spiace moltissimo per cosa è successo a Guido. Però bisognerebbe anche dire che quel punto della montagna era già stato oggetto di valanghe in passato, l’ultima nel 1976. Anche il punto più in alto dove si vorrebbe fare arrivare il nuovo impianto è già stato preso da una valanga nel 1969 e i plinti predisposti già allora da Graffer han tenuto solo perché di cemento armato. Ci sono ancora i testimoni di quei disastri, li sto contattando per scrivere una volta per tutte la verità.
La metafora del Leopardi non tiene più. La natura ormai è l’islandese con il suo terraforming, le nanoplastiche, crispr e il climate change. Viviamo, ci dicono, nell’antropocene, non possiamo rassegnarci a una natura che in fin dei conti influenzeremo sempre di più.
La Natura dei luoghi sta cambiando, nei suoi tempi e nei suoi modi. Tutti coloro che amano e lavorano in ambienti naturali osservano oggi, più di un tempo, i mille segnali di mutamento che i diversi ambienti offrono.
Spiace davvero che a farne le spese sia, a volte, chi magari più di tutti aveva colto il problema, impegnandosi per un approccio e una cultura diversa.
La Natura e i suoi fenomeni sono forze grandi, ma cieche. Non distinguono tra chi si batte per qualcosa che tuteli gli ultimi spazi liberi e chi li sfrutta incurante. Una amara metafora moderna quella di Leopardi e del suo islandese.
Quello che mi spaventa di più è che, alla luce di mutamenti come questi, gli ultimi spazi liberi vengano vietati, arginati dalle norme più che da barriere fisiche, resi definitivamente remoti, inaccessibili.
Un male, ritengo, peggiore dei danni che la Natura sa procurare.
Tutta la mia solidarietà.
Che bello sapere che esistono uomini così!