La verità

La verità
di Beppe Leyduan
(pubblicato da camoscibianchi.com il 18 maggio 2019)

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)

“Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità (Hermann Hesse)”

Qui parliamo di alberi, le colonne del mondo.

Il 10 novembre 2018 ci troviamo in discesa sul sentiero 322A della Val Grande di Lanzo, per terminare un giro ad anello possibile grazie al suo ripristino, avvenuto nel 2013.

Di quella desolante escursione ve ne abbiamo parlato il giorno seguente con il post Il cielo sopra di noi (ripreso anche da GognaBlog: https://gognablog.sherpa-gate.com/il-cielo-sopra-di-noi/). Se non l’avete letto, vi prego di farlo prima di continuare.

Sei mesi dopo siamo sul versante opposto, sul sentiero dei boschi. Mi piace chiamarlo così il 304 perché se volete immaginare un portale che vi faccia accedere al regno delle foreste, allora è proprio quello che dovete cercare in Val Grande di Lanzo.

Dopo un’ora circa dalla partenza da Bussoni (frazione di Chialamberto), a quota 1350 metri, si incontra un ottimo punto panoramico sul versante sud con in evidenza il Bec di Mea, esplorato da Gian Piero Motti, famoso alpinista torinese diventato mito. Il sentiero di accesso alle sue vie di roccia è possibile proprio grazie al sentiero 322A, quello interrotto dallo schianto di numerosi alberi, molto probabilmente capitato a seguito della rovinosa tempesta Vaia del 27-30 ottobre 2018, tempesta che nel Nord-est dell’Italia ha massacrato estese foreste.

Vi proponiamo un confronto di due foto, scattate esattamente dallo stesso “pulpito” ma in due anni differenti. A sinistra un’immagine del Bec di Mea 1546 m (versante sud della Val Grande, Comune di Groscavallo) del 24 aprile 2016 mentre a destra una foto scattata lo scorso 11 maggio 2019:

Bec di Mea 24 aprile 2016
Bec di Mea 11 maggio 2019.
Osservando all’altezza delle cascate si nota un enorme buco, con innumerevoli alberi crollati. Sono quelli che abbiamo incontrato e raccontato in questo post. Proprio tra quei tronchi abbattuti passa il sentiero n. 322A (Bonzo – Bec di Mea).

La zona devastata si trova all’incirca tra i 1250 e i 1300 metri di quota. La nostra escursione del novembre scorso si è interrotta proprio a 1300 metri.

“Notate, oltre le foglie, i numerosi tronchi che giacciono sul sentiero. Un’ecatombe di alberi che hanno di colpo fatto scomparire un itinerario escursionistico molto bello. Per noi finisce qui il sentiero 322A”. Così avevamo scritto nel post Il cielo sopra di noi (https://gognablog.sherpa-gate.com/il-cielo-sopra-di-noi/).

Per comprendere meglio la zona colpita, osservate le due carte seguenti:

In blu è evidenziato il giro escursionistico ad anello “Bussoni – Missiorla – Urtirè – Cossiglia – Bussoni” fatto l’11 maggio 2019. La bandierina segnala il punto di osservazione dove abbiamo scattato le foto delle foreste del Bec di Mea, in alto a sinistra sulla mappa (estratto dalla carta digitale Fraternali Editore n. 8).
In giallo è evidenziata la zona dello schianto degli alberi.

Di seguito due zoom sull’area colpita (presumibilmente) dalla tempesta Vaia del 27-30 ottobre scorso:

Il profilo del Bec di Mea, con le sue bellissime foreste di larici e abeti rossi, visto da est (delle due qui sotto, la foto superiore è del 30 ottobre 2016 mentre quella inferiore è del 11 maggio 2019:

Già a novembre dello scorso anno il CAI di Lanzo Torinese, venuto a conoscenza del disastro, ha esortato il Comune di Groscavallo a richiedere l’intervento degli operai forestali della Regione Piemonte per ripristinare la zona. Attualmente, come avete appena visto, nulla è stato fatto (è impossibile praticare escursionismo sul sentiero 322A e nemmeno l’arrampicata sulle pareti del Bec di Mea, irraggiungibili).

Appare comunque molto inquietante accorgersi di questi disastri esclusivamente affrontando escursioni in montagna. Soprattutto se pensiamo che gli italiani non vanno molto sui sentieri. E’ inquietante, e drammatico al contempo, scoprire che questi eventi non vengano presi in grande considerazione, nemmeno dai giornali locali. Noi ce ne siamo accorti soltanto con gli scarponi e lo zaino sulle spalle. E’ certamente vero che è fondamentale, stante i cambiamenti climatici in corso, essere informati sulle condizioni degli orsi bianchi e dello scioglimento dei ghiacci polari. Ma lo è ancora di più per quanto riguarda le foreste dietro casa nostra. Perché così è più facile rendersi consapevoli e “toccare con mano” i cambiamenti climatici. Tra l’altro, non siamo in grado di spiegarci cosa si effettivamente avvenuto, visto che ad essere colpita è un’area circoscritta. Perché gli altri alberi intorno non hanno subito danni?

In giallo l’area distrutta. Cosa è successo? Perché le altre aree boscate contigue non hanno subito alcuna distruzione?

E’ stata effettivamente la tempesta Vaia del 27-30 ottobre 2018 a provocare questa distruzione? Non è una domanda banale.

Grazie alla Società Meteorologica Italiana (SMI – Nimbus) abbiamo la possibilità di rileggere i bollettini meteo di fine ottobre 2018, in particolare quello emesso venerdì 26 ottobre 2018 (per il periodo 26-30 ottobre). Questa l’introduzione:

INIZIANO LE PIOGGE AUTUNNALI, CESSA IL CALDO ANOMALO
Un sistema depressionario è in fase di estensione dal Mare del Nord alla Francia e alla Penisola Iberica e svilupperà un forte richiamo di aria  umida dalla regione mediterranea verso il sud delle Alpi; prenderà così  il via un tipo di tempo decisamente più autunnale con ingresso di perturbazioni piovose anche al Nord-ovest.
In una prima fase le prevalenti correnti da sud-ovest determineranno le piogge più copiose e persistenti sull’alto Piemonte, nel corso di lunedì la discesa fredda dalla Valle del Rodano genererà una profonda depressione mediterranea con forte richiamo di aria sciroccale e piogge più estese e intense su gran parte del Nord-ovest.

Il bollettino completo (27-30 ottobre 2018) lo potete leggere cliccando qui mentre quello aggiornato a lunedì 29 ottobre, e valevole per il periodo 29 ottobre – 2 novembre 2018, potete consultarlo cliccando qui. Rileggerli può essere interessante perché aiuta a riflettere su quanto sia attualmente difficile – se non impossibile –  prevedere gli effetti catastrofici degli eventi meteo, sebbene siano localizzati ma comunque estremamente pericolosi.

Cosa succederà tra qualche decennio, se non pensiamo già ora a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici?

Come già evidenziato nel post “Il cielo sopra di noi“, tra sabato 27 e le prime ore di martedì 30 ottobre 2018 una fase perturbata tra le più intense, complesse e rovinose da molti anni, a causa della profonda depressione “Vaia”, ha colpito l’Italia (da Nimbus http://www.nimbus.it/eventi/2018/181031TempestaVaia.htm).

Non conoscendo il momento esatto del crollo degli alberi, e ipotizzando che sia avvenuto proprio durante la tempesta Vaia, ci siamo soffermati su questo grafico proposto da Nimbus sull’interessante resoconto pubblicato il 31 ottobre 2018:

Pressione atmosferica (misure locali a quota 268 m) e velocità massima del vento all’osservatorio SMI di Moncalieri-Collegio Carlo Alberto, valori ogni 10 minuti il 29 ottobre 2018. Evidente il minimo barico serale con 947,8 hPa alle h 18.10, proprio al passaggio della depressione “Vaia” al di sopra del Torinese. Subito dopo si è verificato un marcato rinforzo del vento fino a 78 km/h (massima velocità nella serie automatica dal 2002 insieme al caso di foehn del 21 novembre 2008), cui è corrisposto un rapido aumento di pressione di circa 3 hPa in pochi minuti per il brusco arrivo di aria più fredda e densa al suolo. Molto raramente sulla pianura torinese si registrano raffiche così forti in configurazioni sciroccali e piovose.

L’osservatorio SMI di Moncalieri-Collegio Carlo Alberto (citato nella didascalia del grafico) dista in linea d’aria circa 50 km dal Bec di Mea. Possiamo forse supporre che lunedì 29 ottobre sia avvenuto lo scempio al Bec di Mea quando si è registrato il minimo barico serale con 947,8 hPa alle h 18.10, proprio al passaggio della depressione “Vaia” al di sopra del Torinese?

Non avremo mai la certezza assoluta, almeno che non spunti fuori un testimone (con tanto di documentazione foto/video) che abbia visto in diretta questo evento rovinoso.

Però una verità ce l’abbiamo. E dovrebbero ascoltarla soprattutto le bande dei negazionisti, con i loro esponenti politici in prima fila.

“Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità (Hermann Hesse)”.

Un sentito ringraziamento a tutta la SMI-Nimbus e a Daniele Cat Berro.

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La verità ultima modifica: 2019-06-18T05:34:52+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “La verità”

  1. La BBC produce programmi divulgativi, durano meno di due ore ciascuno, per me molto belli presentati da persone molto colte e spesso grandi studiosi, io preferisco quelli di fisica.
    Vengono spesso proposti bellissime ricostruzioni scientifiche dell’evoluzione della vita sulla terra.
    Consiglio di vederli, in questo caso quello sulle piante e sugli insetti… molto dopo arriveremo noi mammiferi, però dopo i rettili.
    Rai scuola li ripropone spesso la sera dopo le 20, ma si trovano anche su rai play.
    Info dì un giro in Veneto e Trentino: non mi sembra che i boschi distrutti vengano ripuliti se non dai privati nelle loro proprietà e questo comportamento “politico” penso farà molti più danni in futuro.

  2. Sto per fare un’uscita alla Mauro Corona, specie se nella caricatura di Crozza: “Ripristinate il Corpo Forestale dello Stato!”
    Che c’entra? 
    C’entra, c’entra. Prima di tutto (pronunciato come Crozza quando fa Di Maio) per capire davvero se il fatto descritto si tratta di un evento oggettivo e non un’iniziativa di malintenzionati. Secondo per ripulire completamente la zona ammalorata. Terzo per riprendere il monitoraggio complessivo dell’intero territorio boschivo. Infine per pianificare una generale politica di gestione del territorio in un’ottica preventiva.
    Ci dobbiamo infatti convincere che fenomeni estremi sono sempre più all’ordine del giorno e la riproposizione di una nuova tempesta Vaia non è un’ipotesi da scartare. Prepariamoci (se non ricordo male, è il titolo di un libro del meteorologo Mercalli) e per fare ciò gli “esperti” del territorio sono indispensabili. Altro che annacquare i Forestali nel Corpo dei Carabinieri! Dovremmo irrobustire il Corpo Forestale, allargandone le competenze e le possibilità giuridiche di intervento. Ah, ma mi immagino già le proteste, contro questi ipotetici “vigili” fra i sentieri che vengono a sgridarci se abbiamo la sigaretta in bocca o ci cade una foglietto o lasciamo pelle di salame nel luogo del pic nic…
    Se vogliamo bene al nostro territorio, dobbiamo esser disposti ad accettare delle limitazioni alla nostra libertà di comportamento. Sennò sarà il caos più completo.

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