Nuovo episodio della “guerra dei paletti” che contrappone Christophe Profit e il sindaco di Saint-Gervais, Jean-Marc Peillex, dal 2022. A dir poco inaspettato, questa volta. Ricordiamo che il 5 giugno 2023 la guida di Chamonix, grande figura dell’alpinismo, è stata multata di 600 euro per aver rimosso e rubato i picchetti che dovevano garantire la salita della cresta di Bosses, cioè l’ultimo tratto della via normale di salita al Monte Bianco. Il caso oppone due approcci alla montagna, quello difeso dall’alpinista, “by fair means”, contro un altro, più “sicuritario”, portato avanti dal sindaco di Saint-Gervais e dovrà essere ripreso in appello l’8 gennaio 2025. Ma un nuovo elemento farà sicuramente scorrere di nuovo molto inchiostro. Perché, furioso nel vedere nell’agosto scorso che tre nuovi pali erano stati reinstallati nello stesso posto, Christophe Profit è intervenuto nuovamente. Ma mentre alcuni lo vedono già citato in giudizio come “recidivo”, lui decide di vincere la causa, di passare alle vie legali e di avviare un’azione sommaria contro il sindaco di Saint-Gervais, come ci ha spiegato durante l’intervista esclusiva che ci ha concesso (Redazione di outside.fr).
L’affare dei paletti del Monte Bianco
(la guida Christophe Profit porta in tribunale con procedimento sommario Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais)
di Sylvie Sanabria
(pubblicato su outside.fr il 22 novembre 2024)
Foto di Thibault Ginies
“Se volete discuterne, venite a casa mia, a Les Houches”, ci scrive Christophe Profit alla fine di agosto 2024. La guida non ha il cellulare, anzi se ne frega. È “una falsa sicurezza”, secondo questo montanaro che si fida più del suo “istinto animale” che della rete cellulare. Ma dotato del suo tablet, gestisce le e-mail con destrezza e invita volentieri le persone a discutere di persona quella che chiama la “stagione 2” della vicenda della posta in gioco. Una battaglia che non potrebbe che commuovere il piccolo mondo dell’alpinismo di Chamonix, se non aprisse la porta ad un dibattito di merito. Dobbiamo attrezzare la montagna? Se sì, in che misura? Questa riflessione non potrebbe essere più attuale in un momento in cui il sovraffollamento colpisce anche le cime più prestigiose.
Ricordiamo in breve la questione
Giugno 2022. Dopo aver avvertito la PGHM, Christophe Profit rimuove quattro paletti metallici che dovrebbero “mettere in sicurezza” uno dei due percorsi verso la vetta, aggirando un crepaccio formatosi di recente (senza dubbio sotto l’effetto del riscaldamento globale) a circa 4600 metri sul livello del mare, vicino al Cresta delle Bosses – parte finale della salita al Monte Bianco per la via normale. Erano stati installati qualche giorno prima, per decisione congiunta delle società di guide di Saint-Gervais e Chamonix e della prefettura dell’Alta Savoia.
Tuttavia, spiega l’alpinista, questa attrezzatura induce un’ingannevole sensazione di sicurezza nei circa 200 pretendenti alla vetta del Monte Bianco che, durante il periodo estivo, transitano ogni giorno in questa zona d’alta quota. La sua intenzione, ha spiegato, era quella di “evitare di correre rischi inutili”. Ha aggiunto che alla fine di maggio lui aveva individuato una variante che girava sul versante nord, che aveva chiamato Dédé Rhem, facilmente accessibile anche a “persone senza esperienza”. Non ha quindi senso attrezzare con roba fissa la cosiddetta via normale, ha concluso.
Una visione che non condividerà il sindaco di Saint-Gervais, che sporgerà denuncia contro di lui per “aver messo in pericolo la vita altrui” e per “furto”. L’unica accusa ritenuta infine valida dal giudice è stata quella dei due pali piantati in territorio francese. Il tribunale lo ha assolto dal furto degli altri due piantati in Italia, che non ha sporto denuncia.
Giovedì 29 agosto 2024, più di un anno dopo questa condanna, impugnata dalla guida e per la quale ci sarà l’appello previsto per l’8 gennaio 2025, Profit ha constatato che sul sito incriminato era stata installata (da parte delle guide della compagnia di Saint-Gervais, con l’autorizzazione del proprio Comune) una nuova corda fissa grazie all’infissione di tre nuovi pali di legno. Questo a pochi giorni dalla scivolata e conseguente caduta mortale di un alpinista in un crepaccio sulla parete nord del Monte Bianco. Decide allora di intervenire e rimuove facilmente la corda lì installata. Sul posto rimangono ancora i tre pali di legno, infissi nel ghiaccio. Potrebbe rimuoverli con una sega affilata, ma non lo fa perché ora vede le cose in modo diverso.
Usare le armi del “mondo di sotto”
A 63 anni, questa grande figura dell’alpinismo, ex membro del GMHM (Gruppo Militare di Alta Montagna), ha tessuto la sua leggenda attraverso aperture solitarie molto pubblicizzate nel corso degli anni ’80 sulle pareti più tecniche e vertiginose, dalle Alpi all’Himalaya. Più di una generazione di alpinisti si è ispirata al suo rigore, alla sua etica e al suo impegno. Tra le sue numerose imprese, la prima solitaria completa della Diretta Americana al Petit Dru, nel 1982. La prima solitaria invernale della Cresta Integrale di Peutérey, nel 1984. La prima solitaria invernale e in giornata (10 ore) della parete nord del Eiger, nel 1985. Per non parlare, ovviamente, della prima salita della cresta nord-ovest del K2 con Pierre Béghin. Christophe Profit ha poco da dimostrare. Altrimenti, magari, dimostrare che quando si tratta di difendere le sue convinzioni, sa usare anche le armi del “mondo di sotto”, quelle legali.
Con mani potenti e occhi limpidi, l’alpinista non ha perso nulla della sua statura imponente e del suo carisma. E se la sua voce è sorprendentemente dolce e il suo tono calmo, le sue convinzioni sono intatte. “Non ho mai voluto giustificarmi, giustificarmi per cosa?», ci dice. “E sì, difendo una causa, ma soprattutto difendo la montagna (…) E, ad un certo momento, se non resistiamo, arriviamo a situazioni in cui non è più possibile, dove ci sono tante domande da porsi sull’evoluzione dell’umanità. Non si può essere dei pecoroni, occorre resistere alla stupidità. Bisogna saper prendere posizione! (…) La maggior parte delle persone è consapevole dei rischi; non dobbiamo prenderli per degli idioti, non è questo che li renderà più forti, bensì cercare di renderli autonomi”. (…)
“In montagna il rischio zero non esiste”, continua. “Faccio di tutto per tornare, ho questa umiltà che ogni alpinista deve avere, perché la montagna è più forte. Cerco di essere molto piccolo lassù, di capire e, soprattutto, cerco di domare quel mondo con circospezione. Non succede da un giorno all’altro. Ci vuole una vita. (…) Troppo spesso abbiamo dimenticato l’aspetto animale dell’essere lassù: èimportante. Essere un animale significa aprire il proprio istinto, aprire tutto. Non sono affatto mistico, tutt’altro, ma quando metti a frutto il tuo istinto costantemente, inevitabilmente, succedono molte cose. Non è successo dall’oggi al domani. Prima di diventare guida ho avuto la possibilità di sperimentare tantissime cose in montagna, come il K2 con Pierre Béghin. Questa questione mi logora. L’aspetto giudiziario è il mondo di sotto: sarò molto rispettoso, come sempre, ma nel profondo so per cosa sto combattendo.
È questa una visione elitaria? Non c’è modo! Ma i dilettanti hanno il diritto di vivere un’avventura. Un dilettante che fa il Monte Bianco con o senza corda fissa avrà una sensazione diversa. L’avventura è anche sapere che c’è il dubbio, fino all’ultimo momento. Ecco perché era così forte sul K2, perché ci siamo andati da soli. La società ci dice: ‘non dobbiamo correre rischi. Devi stare attento.’ Ma ad un certo punto si spinge troppo oltre. Mi piace molto questa frase di René Char: ‘Imponi la tua fortuna, abbraccia la tua felicità e vai incontro al tuo rischio. Guardandoti, si abitueranno’. C’è tutto. Questa frase dovrebbe essere inserita nelle scuole! Ho una regola parallela, meno poetica, dei tre punti. Esci dalla tua zona di comfort. Abbi fiducia in te stesso, traccia la tua rotta. Affrontare gli elementi, le condizioni, la vita. Se si uniscono, è una vera forza!”.
Un primo round che lo ha lasciato un po’ frastornato, ma non sconfitto
Diciamo quindi che, lungi dall’abbassare la guardia, l’alpinista continua a crescere di statura. Una questione di maturità, ma non solo.
Era davvero difficile nascondersi da noi, il giorno in cui lo incontrammo per la prima volta a Les Houches, rifugiato, scalzo e abbronzato, sulla terrazza del suo chalet (un paradiso annidato a pochi chilometri da Saint-Gervais, lontano dal tumulto dall’aula). Tutta questa vicenda dei paletti, la citazione in tribunale, l’accusa di furto, lo hanno lasciato un po’ a pezzi nel giugno 2023. Certamente non è più accusato di aver messo in pericolo la vita degli altri, un punto importante, contro di lui è stata mossa solo l’accusa di furto. Certo, la multa prevista per il mancato accordo è scesa da 4.000 euro a 600 euro, ma la ferita resta aperta. Il fatto che la sua integrità potesse essere messa in discussione lo turba. Davanti al tribunale nel 2022 si rifiuta di riconoscere i fatti addotti, convinto che, al contrario, abbia senza dubbio salvato vite umane offrendo un’alternativa. “Non un GR, ma un sentiero molto dolce, che evitava di attraversare la zona pericolosa. Ho avvertito i colleghi e il sindaco di Saint-Gervais in una gentilissima email. Lo sapevano tutti”.
Da allora in poi molte guide hanno preso l’abitudine di utilizzarlo con i propri clienti. Guide che poi hanno sostenuto Christophe Profit a titolo personale, senza che la Compagnia delle guide di Chamonix prendesse posizione (si duole molto di questo). Al punto che, ferito e profondamente addolorato, ha deciso di lasciarla nel giugno del 2023. “Non è stato facile andarsene. Erano quasi 40 anni che ero dentro. È sempre stato qualcosa di forte. E dover andarsene così… Ok, ora ho digerito tutto. Ho trovato una nuova libertà. E’ nel passato…ma al momento…”.
Adesso tocca alla giustizia
A poche settimane ormai dal giudizio d’appello atteso per l’8 gennaio 2025, la pagina avrebbe potuto essere voltata quasi definitivamente se, a due anni dallo smantellamento dei famosi pali, non ne fossero comparsi tre nuovi lo scorso agosto 2024, sempre sul Monte Bianco. Tanto da riaccendere l’ira della guida, rischiando di dare ragione al pubblico ministero che aveva annunciato che era necessario “impedire a Mr. Profit la recidiva”. “Questa frase mi ha colpito”, racconta la guida. “L’ho trovata così ingiusta!”.
Non era conoscere bene quell’uomo. Contro ogni aspettativa, Christophe Profit decide questa volta di non rimuovere lui stesso la posta in gioco, ma di invitare la giustizia a farlo. E per buone ragioni, ha sottolineato il suo avvocato Laurent Thouvenot.
Già al fianco della guida durante il suo processo nel 2023, quest’ultimo è abituato a patrocinare accuse penali in casi più importanti che per “furto” di pali metallici, ma è anche come alpinista appassionato che continua a farlo. Una questione di principio, per questo tenace avvocato, convinto della fondatezza dell’approccio di cliente divenuto amico della sua guida di montagna, dopo che questa era stata a lungo il suo idolo. “Da giovane parigino, facevo atletica”, dice. All’epoca, Christophe Profit fece notizia con le sue scalate. Ho scritto il suo nome sulle mie scarpe per trarne ispirazione. Nessuno capiva cosa significasse! Più tardi ho scoperto la montagna e ho incontrato Christophe. Lui è lassù, in montagna, e io, a valle, in aula, ma in fondo i nostri lavori hanno delle somiglianze. Lì regna lo stesso spirito della corda. In montagna è Christophe a condurre, la fiducia è totale. Davanti al giudice ci sono io e andiamo avanti insieme, anche in confidenza.
In questa nuova lotta condotta sul terreno del diritto, sarà quindi Maître Thouvenot a battersi. In seguito alla sospensione sommaria che ha presentato il 16 novembre 2024 al tribunale amministrativo di Grenoble contro il sindaco di Saint-Gervais, Jean-Marc Peillex, su richiesta di Christophe Profit. Questa modalità aggressiva è particolarmente indicata nella controversia attuale. E l’avvocato sembra avere argomenti seri, se esaminiamo la richiesta di provvedimenti provvisori cui abbiamo avuto accesso.
Paletti installati illegalmente su questo sito naturale d’eccezione
Il procedimento sommario è infatti un procedimento d’urgenza volto a “prevenire un danno o porre fine a un disturbo illecito”. Al termine possono essere prescritte misure cautelari. Infine, la decisione pronunciata dal giudice in procedimento sommario è esecutiva, ma non costituisce una sentenza definitiva nel merito. È possibile il ricorso, si può ricorrere alla Corte di Cassazione e arrivare fino al Consiglio di Stato. L’idea è, per Christophe Profit e il suo avvocato, di “andare fino in fondo, affinché ciò non accada mai più”, spiega Maître Thouvenot. Ma per fare ciò deve soddisfare un certo numero di condizioni. E lì sembra che tutte le caselle necessarie affinché la procedura sia ammissibile siano spuntate.
Tra le principali argomentazioni dell’avvocato:
Fino al 27 agosto 2024 i pali non erano stati reinstallati. “L’obiettivo di sicurezza proposto dal Comune è quindi molto lontano, poiché il riscaldamento globale ha fatto sentire il suo peso e il controverso crepaccio è rimasto al suo posto per le tre stagioni estive del 2022, 2023 e 2024”. Quel che è peggio, prosegue l’avvocato, “salvo contraddizione, sarà accertato che i paletti ci sono, che essi costituiscono di per sé un incentivo a seguire un percorso certamente pericoloso quando esiste un percorso alternativo, sicché l’obiettivo della sospensione” è raggiunto.
Infine, e questo è un punto essenziale, l’avvocato sottolinea che questi pali sono stati installati in un sito naturale d’eccezione. Il che è del tutto illegale, se ci riferiamo a quanto disposto dal decreto DDT 2020-132 che istituisce la zona di protezione dell’habitat naturale (APHN) del Monte Bianco, sito eccezionale dal 1° ottobre 2020. Tale decreto, al paragrafo 3.6, vieta la costruzione di qualsiasi struttura o artificio di qualsiasi genere, anche temporaneo.
“L’illegalità, la violazione dei principi giuridici da parte di questa decisione nascosta, è triplice”, conclude il testo. E l’avvocato ribadisce il concetto spiegando che “l’esistenza di un percorso alternativo, considerato famigerato dalla gendarmeria, avrebbe dovuto incentivare le autorità pubbliche a dare la dovuta pubblicità alla comunità alpina, ai professionisti e agli amatori. Non vi è dubbio, infine, che la decisione impugnata costituisce un sostanziale attacco alla pratica dell’alpinismo, iscritta nel patrimonio naturale dell’UNESCO e tutelata dall’APHN”.
“Strana visione della pratica dell’alpinismo, della formidabile scuola di avventura e di sviluppo che essa costituisce, quella di trasformare l’emblematico Monte Bianco in una struttura di parco di divertimenti falsamente sicura (…)”, conclude.
Di conseguenza, l’avvocato chiede la sospensione della decisione di installare i pali in prossimità della vetta del Monte Bianco presa dal sindaco di Saint-Gervais les Bains, e la loro rimozione entro sette giorni, sotto pena di 100 euro per ogni giorno di ritardo.
L’esito di questa nuova vicenda resta incerto, ma presentato da questa nuova angolazione il dibattito ha ora il merito di essere solidamente sostenuto. Seguiremo quindi con attenzione la sentenza, perché potrebbe far avanzare la necessaria riflessione sull’accesso agli spazi naturali. Si attende la reazione del sindaco di Saint-Gervais che non tarderà.
Da parte sua, Christophe Profit si dice molto calmo oggi, come ci spiega:
“Dall’inizio dell’affare dei paletti nel 2022, il mio approccio al problema del Monte Bianco si è strutturato. (…) Era innanzitutto doveroso come guida rimuovere quei paletti (e non rubarli) per evitare che le cordate si avviassero su un percorso esposto e pericoloso (in caso di affollamento) mentre esiste un’altra soluzione sulla parete nord, il Dédé Rhem. Dopo aver rimosso quattro paletti nel 2022, non avrei mai potuto immaginare che due anni dopo ne avrei trovati tre. D’ora in poi la faccenda dei paletti cambierà senso e assumerà una dimensione completamente nuova. Farò di tutto affinché questa lotta costituisca un precedente e non vi siano mai più spine su questa cima simbolica. È anche una lotta per proteggere l’alpinismo. Questo è un nuovo impegno che sto vivendo e, come al K2, sono fiducioso e sereno. Qualunque sia il risultato, avrò fatto del mio meglio e potrò guardarmi allo specchio fino al mio ultimo respiro!», conclude.
Sylvie Sanabria
Per molto tempo allergica a qualsiasi forma di sport, Sylvie si è poi rivelata una maratoneta, un’appassionata di yoga e ha persino iniziato a praticare surf e vela. Nel 2018 ha cofondato Outside.fr, di cui ha assunto la direzione editoriale. Abita a Parigi e nelle Cévennes.
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Come giustamenmte scrive Enri al punto 30 è una fatto di coerenza, evidentemente qualità più unica che rara. Un montagna come il Cervino per la sua storia, per l’eleganza delle sue forme, diventata simbolo dell’alpinismo. Poi per come è stata imbrigliata da canaponi e scale, ridotta a simbolo del luna park. Con tutto il rispetto dei luna park dove mi diverto come un bimbetto.
Enri. Questo blog, come tutti i blog, è frequentato da persone mature. Come pure Facebook. Tutta la letteratura disponibile dice che per contenere l’invecchiamento bisogna lavorare su 5 aree: i big Five: 1. Attività fisica 2 cibo adeguato, 3 sessualità 4. Socialità 5. Stimolazione intellettuale. L’’ordine di graduatoria è personale. Quindi, usata con moderazione, la famosa modica quantità, la partecipazione ad un blog può servire in parte al quinto pilastro e anche in forma virtuale al quarto. Non da sola ovviamente. Poi tiene un po’ allenata anche la scrittura, affiancata alla fondamentale pubblicazione delle proprie memorie sull’Eco di San Martino 😀 e su questo: Sipario !
Nei miei commenti precedenti non ho messo in discussione il fatto che chi vive in montagna viva delle risorse che mette a disposizione la stessa. Lo fa chi vive al mare, lo fa chiunque ovunque. Ho solo messo in evidenza un aspetto di coerenza. Non si può’, tanto per uscire dal caso Profit, parlare di montagna incontaminata e promuovere la sicurezza, se poi sul Cervino oltre alle corde ci trapani anche i gradini stile ferrata al monzino. Perché stai facendo esattamente il contrario di quello che vuoi promuovere. Lo puoi fare, fallo, nessuno verrà a dirti nulla perché, come il proprietario dello stabilimento balneare, stai vivendo delle risorse della tua terra. Basta essere chiari.
Ps
sono d’accordo sulla noia dei commenti da salotto, ma un blog cosa è’ se non esattamente questo? Non mi sembra che scrivere sul blog migliori le prestazioni dei flessori delle dita, e’ divano puro…
@27
Grazie.
Cominetti. Hai ragione sono due mondi diversi topi di città e topi di montagna. Ho avuto come te la fortuna di conoscerli entrambi. Vengo dalla montagna, ho passato una parte importante della mia infanzia in montagna, i miei parenti abitano ancora lì. Poi sono stato in città e ora vivo al mare ma frequento e faccio volontariato ambientale all’interno, in Appennino. Per questo sono sensibile e interessato a capire quali azioni permettono meglio di trovare la quadra tra interessi e culture diverse perché se non ci si riesce prendi solo legnate e sono un po’ stufo di prenderle anche se avendo DNA ossolano ho la pelle dura. Saluti.
Expo: il quieto vivere.
Ognuno combatte le battaglie in cui crede.
Della ferrata Tridentina ho totale indifferenza e considero quel posto degradato esattamente come lo noto in una grossa fetta di umanità. Cosa che semmai è peggiore di 4 sassi usati da orde di ferragostani imbranati. La battaglia che ho combattuto con più fervore in vita mia è stata quella contro l’obbligo di vaccinarsi per il Covid. Se mi avessero costretto con la forza a farlo avrei anche ucciso gli esecutori o alla più peggio mi sarei fatto fucilare, incarcerare o torturare. Lo giuro sulla testa dei miei figli! Non ho mai provato nulla di simile in tutta la mia vita. Le cose le devi sentire nel tuo profondo e sinceramente il non volermi vaccinare lo provavo mentre l’idea di smontare la ferrata Tridentina non mi motiva così tanto dal provare a farlo. Idem per le corde del Cervino che uso tranquillamente. Se voglio trovare montagne senza picchetti le trovo. Credo di avere una certa elasticità. Infatti mi sento sereno. E di tante cose che fanno scalpore su molte persone, non me ne frega più di tanto. Si scannino loro. Specialmente a parole.
Un paio di pensieri “collaterali”.
1) Non so se c’entri, e spero di no, ma mi risulterebbe che ci sia una lotta al coltello tra quelli che sostengono che la normale al Bianco dal versante francese debba essere quella via Tete Rousse/Gouter o piuttosto quella Cosmiques/Tacul (che fa risparmiare un giorno). Gli interessi contrapposti in ballo sono ovvi, e quindi non mi dilungo in descrizioni. Non voglio credere, e non credo, che la posizione di Profit ci abbia a che fare, ma non vorrei che si sia lasciato inconsciamente manipolare da altri.
2) Se vogliamo discutere dei paletti come simbolo emblematico della commercializzazione e “banalizzazione” della montagna è un conto, ma se invece vogliamo restare sul caso specifico: qualcuno ha visto delle foto di questi famosi palettri, o sa dove essattamente fossero piazzati? Perchè non ci capisce bene se fossero l’equivalente dei canaponi al Dente del Gigante, o piuttosto di cartelli del tipo “sentiero chiuso causa frana”. Non è assolutamente la stessa cosa, anche se c’è chi sostiene che tutta la segnaletica sei sentieri dovrebbe essere abolita.
Ma che sborone Pasini. È che siete noiosi come un’assemblea del Cai. La montagna dei cittadini (ambientalisti, ecologisti, ecc) non è la stessa dei montanari, semplicemente perché ognuno vive in posti diversi, lontanissimi ed è influenzato nel bene e nel male dalla realtà che vive. Sono due situazioni parallele che quindi non si incontrano.
Dimostrato perfettamente da Enri (e da Crovella) quando dice di andare d’accordo con guide e montanari, accomunando tra loro persone che sono certamente diverse e con ognuno caratteristiche differenti. Un rapporto reale si ha quando anziché tornatene a Genova dopo la vacanza ti fermi a vivere in montagna.
Serve a capire.
Expo. Appunto. E’proprio quella la sfida, come riesci a concretizzare in modo realistico su obiettivi concreti e realizzabili una sensibilità ai temi ambientali che è comunque diffusa anche in persone che come noi qui sul blog fanno riferimento a orientamenti diversi. Perché senza consenso non vai da nessuna parte e prendi solo legnate o te ne stai sul trespolo a fare il figo, ma non sposti di un centimetro la realtà. Prima di alzare bandiera bianca e di ritirarsi nella tana forse qualcosa di utile si può fare e di cosa è più utile appunto si parla, si confrontano casi ed esperienze e si fanno domande, anche irriverenti. E’ meritorio il lavoro di informazione che fanno il blog e altri siti di montagna su cosa succede in giro non per fornire occasioni di litigio che fanno godere i “cattivi” ma per trovare la via migliore per raggiungere gli obiettivi. Nella mia esperienza e’ proprio la litigiosità diffusa, la volontà di differenziarsi ad ogni costo che frega chi non ha ancora tirato i remi in barca e si chiuso nel suo “particulare”.
@ Cominetti
Che cosa ti trattiene dall’andare a segare la Tridentina con il flessibile a batteria ?
Io ho un ottimo rapporto con montanari e guide alpine , ma forse ci siamo dimenticati che lo sviluppo dell’attività mineraria nelle valli , lo sviluppo degli invasi idroelettrici , delle stazioni sciistiche , dei rifugi in quota , etc etc… e finalmente delle ferrate , dei canaponi sul Cervino , e delle olimpiadi invernali, ha costituito per gli abitanti delle vallate un formidabile ascensore sociale che , mi sembra Bonsignore menzionava parlando di turismo e sviluppo..Con tutta l’etica alpinistica che abbiamo , noi lo sappiamo che una Chamonix senza strade , trenini funivie , impianti di risalita e paletti , chiuderebbe in un mese ?Io per esempio conosco poche persone che abbiano fatto il Bianco da Courmayeur o da Chamonix , mentre la massa dei “turisti alpini” è 100.000 volte più ampia..Non è che alla fine , i primi a ripiantare quei paletti e quei canaponi che detestiamo sarebbero guide e valligiani ?.Con questo non voglio certo dire che la mercificazione e giostrizzazione della montagna vada bene , ma solo che guide alpine e Profit sono solo un granello di sabbia nella spiaggia.
Sempre Cominetti. Tu fai la guida, altri magari sono impegnati nel volontariato ambientale, dedicano tempo, energia e fatica per mettere in piedi azioni di contenimento della barbarie che avanza e spesso subiscono sconfitte e frustrazioni e prendendo lo spunto da fatti di cronaca come questo si chiedono: ma dove sbagliamo, cosa potremmo fare di più e di meglio? Quindi evita di fare lo sborone e se vuoi essere utile alla causa comune che sono sicuro condividi metti a disposizione il contributo della tua lunga esperienza proprio in uno dei territori dov’è queste problematiche sono più critiche. Con affetto.
Cominetti. Guarda che qui l’alpinismo o la professione di guida non c’entrano. Il tema è quello delle azioni efficaci per cercare di contrastare gli aspetti più distruttivi della modernità in montagna. Questione che interessa un pubblico ben più vasto di quello dei professionisti e degli alpinisti in esercizio o a riposo. E’ proprio qui il tema, non la meritoria azione di Proft : perché il pubblico così vasto non riesce a portare a casa quasi niente e subisce batoste continue ? Perché gli altri , le masse, sono stupidì o malvagi: qualcuno si consola così e si sente un piccolo Dio. Contento lui. Ma non serve a niente. Chiacchiere e distintivo.
I casi sono due. O avete tempo da buttare o non ci capite niente.
Per fortuna che Profit non si è fatto le seghe mentali che vi fate in molti. Mi sembra tutti.
Ha visto qualcosa che ha ritenuto sbagliato. L’ha argomentata ed ha agito. Fine. La magistratura farà il suo corso per stabilire se aveva ragione o no. Gli alpinisti sono perlopiù con lui e il sindaco più altri sono contro. Basta. Ulteriori considerazioni non servono né a fare la guida, professione di Profit, né a salire le montagne.
L’alpinismo da salotto ve lo lascio volentieri. Siete pallosissimi!
“Se è così adesso capisco perché si possano moltiplicare gli interventi dei biricchini”
Ma và? 🙂 🙂 🙂
Esatto Enri..il fatto è che ( non so quanti estati tu abbia) ma faccio una media ponderata ..io sono del 51..pertanto l anagrafe che mi frega sotto tanti aspetti,più o meno,mi ha altresì regalato,dato i tempi,momenti favolosi dove l’ambiente e le frequentazioni erano ottimali rispetto al contesto. E da qui ne scaturiscono alcune valutazioni,tipo..i miei tempi,haa!!si quelli erano i migliori, tutto era migliore,invece ora è tutto mercificazione e annichilimento della natura alpestre.Dimenticando,quando furono costruiti i primi insediamenti turistici sulle alpi,anche un solo albergo,o un nuovo rifugio,poi ampliato e via discorrendo sino ad oggi.L’antropizzazione delle Alpi va di pari passo con il benessere economico e le condizioni climatiche.Come fermarlo? grandi crisi economiche,grandi povertà,o crisi climatiche…quasi ci siamo..o entrambi,pensare alla nobiltà della lotta paletti,va bè, ci stà,ma credere che questo abbia un significato esteso….mahh ..un esercizio simpatico e apprezzabile come un beau geste,ma nel concreto,poco.Certo se Profit avesse operato per creare consenso contro l’assurdità del nuovo Goutier e avesse coagulato attirno a se menti ,soggetti e iniziative a riguardo,altra storia,vi è un però,quasi sempre il mondo alpinistico è autoreferenziale,si autodispone di uniche verità ed è essenzialmente individualista,quindi,fare le debite riflessioni
Ps. Nell’inviare questo Post ho sbagliato la mail e ho inserito la mail di una mia conoscente. Il Post è partito lo stesso. Se è così adesso capisco perché si possano moltiplicare gli interventi dei biricchini. Forse sarebbe il caso di bloccare questa possibilità.
Enri. Hai toccato un punto importante. Il tema della coerenza e della credibilità. Potrebbe effettivamente risultare poco efficace nella percezione del grande pubblico il fatto che fai una battaglia sui paletti mentre intorno a te c’è la Fiera con le bancarelle. Noi sappiamo che Profit è in buona fede ma che percezione potrebbe avere chi neppure sa chi sia nei dettagli, se non un grande alpinista francese? Che è il tema sollevato da Frisco, la sua non era una critica a Profit ma una riflessione sul tema degli impatti e della percezione delle azioni che mettiamo in atto. Grande tema, forse una delle fonti più rilevanti degli errori che si commettono. Ogni giorno leggiamo di proteste sui temi ambientali. Ciascuno nel suo giro può constatare quanto sia vasto il numero di persone che si oppongono agli aspetti più selvaggi e invasivi della modernità. A destra come a sinistra. Anche qui nel blog esiste un’opposizione conservatrice alla barbarie. Allora perché questo ampio schieramento porta a casa poco? Perché la montagna spesso partorisce il topolino? Troppo comodo dire che la colpa è dei poteri forti, che appunto sono forti per definizione. Una scusa assolutoria. Evidentemente qualcosa sbagliamo. Forse è giunto il momento di fare una seria riflessione in merito.
Il discorso è complesso. Io approvo l’iniziativa di Profit e ben vengano altre simili. Quello che però ho cercato di dire è che, a mio modesto avviso, il tema può essere visto in modo più ampio. Non sono 3 paletti in più a rovinare una salita come la normale al Bianco dal Gouter perchè per me (mio parere personale) tale salita è già ampiamente “inquinata” nella sua totalità. Se poi si parla di sicurezza, fermo restando la bontà dell’iniziativa dei 3 paletti, mi viene da dire che il controsenso sta nel segnalare come pericoloso l’accesso attraverso il couloir del Gouter, a volte vietarlo, salvo poi aver messo un rifugio astronave con il chiaro intento di farci dei soldi. O vogliamo dire che non è vero? quindi una guida di Chamonix che ha a cuore la bellezza incontaminata della montagna e la sicurezza di se stesso e dei clienti dovrebbe dire che la salita attraverso il couloir del Gouter non ha senso e quindi non limitarsi a togliere 3 paletti a ma chiedere di togliere il rifugio.
Siamo sempre nello stesso conflitto: spingo per far soldi sfruttando la montagna (e ci può stare, cosi come al mare sfrutto la spiaggia) ma nel contempo ricerco la sicurezza e la montagna incontaminata. Le due cose non stanno insieme, o perlomeno non stanno insieme in molti luoghi alpini.
Torniamo ad una questione ricorrente nel blog. Per cercare di contenere gli aspetti distruttivi della modernità invasiva nei territori montani e limitrofi il repertorio delle azioni possibili non è infinito. Profit ha messo in atto lo strumento dell’azione esemplare promossa da un personaggio famoso e autorevole. Di questo gli va dato merito e riconoscenza. Il grande tema, che solleva giustamente anche l’amico Frisco, è però quello dell’efficacia reale di queste azioni come di altre, vedi la mobilitazione “popolare” e traversare, almeno all’inizio, in Val Susa. Quali sono gli obiettivi dell’azione? Comunicare, coinvolgere, testimoniare, ottenere soluzioni alternative….? Quali risultati concreti si portano a casa? Cosa è stato fatto bene e cosa è stato fatto male? Quale linea d’azione è più efficace rispetto agli obiettivi? Sono domande scomode che raramente vengono affrontate con rigore e senza pregiudizi. Il rischio è che le azioni soddisfino un giusto e legittimo sogno/ bisogno di chi le mette in atto ma poi? Cosa si realizza davvero? Questo è il grande tema che riguarda tutti gli “uomini di buona volontà” , a prescindere dai loro orientamenti ideologici diversi: cosa possiamo fare perché la speranza diventi almeno un po’ realtà? Salvarsi l’anima individualmente può fa star bene ma le buone intenzioni non bastano. La “salvezza” che conta e per la quale saremo giudicati dai posteri e’ quella collettiva e il nostro contributo a questo obiettivo va analizzato e valutato senza sconti. Non basterà qualche Avemaria per ottenere l’assoluzione. Amen.
@12
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E dopo quanti clienti portano su ?
I canaponi dal Cervino li dovrebbero togliere le guide di Cervinia, almeno quelli della cresta del Leone, ma sto fantasticando, non credo proprio che lo faranno.
Non capisco perché si accusi Profit di non avere rimosso i canaponi dal Cervino, dal Dente del Gigante o da non so dove nelle Alpi.
Credo che eticamente sappia benissimo che si tratta di aberrazioni. Ma cosa dovrebbe fare, andare a rimuoverli lui? Tutti,?
Lui si è occupato di paletti e corda su quel tratto in oggetto del Bianco. Sei d’accordo? Non lo sei? Ognuno può manifestare il suo parere. Ma cosa c’entrano con Profit gli altri obbrobri?
Aver tolto i paletti fisicamente ha invece”piantato”dei paletti virtuali e dato un esempio di virtù e coraggio nell esporsi, bravo Profit quindi!
I numeri dei frequentatori giganteschi che oggi vive la montagna e il grosso affare che ne deriva fa emergere metodi mediocri per smarrire la vecchia strada dell etica e rispetto.
Un bel segnale dal mare magno dell’ apatia e del nulla.
Ben venga la battaglia di Profit ma concordo anche con il commento 3. Motivi e grossi per indignarsi ve ne erano anche prima. Il gesto di dimettersi dalle guide e’ apprezzabile ma sul Bianco ( e altrove) anche le guide usano obbrobri anche peggiori dei paletti. Poi si capisce che Profit non ha criticato solo l’uso dei paletti ma anche il fatto che insensatamente inducevano a percorre un tratto che poteva essere evitato. Detto questo sulle più famose cime delle Alpi ci sono tali e tanti obbrobri che le guide si dovrebbero dimettere in massa per coerenza, Dente del Gigante, Cervino…
A proposito non so se qualche appassionato di Cervino ha notato che sulla placca della Cheminee post crollo stanno spuntando come funghi i gradini in acciaio da ferrata. L’ultima volta che andai, anni fa, c’era solo la corda ( solo si fa per dire..) mi capito di salire quel tratto sotto una violenta nevicata e con ramponi ai piedi e mani ghiacciate non mi fece divertire per nulla. Ho sempre però’ sostenuto che il crollo della Cheminee sarebbe stata un’ottima occasione per togliere quella è tutte le altre corde dal Cervino. Anche perché la sicurezza in montagna la si aumenta diminuendo coloro che non hanno il livello per fare certe salire e le corde fisse sono un pessimo inganno illusorio. Ma evidentemente c è chi la pensa in modo diverso e oltre alla corda ha messo anche i gradini, così il livello dei salitori può’ ulteriormente abbassarsi.
Bene Profit, poi però’ prosegua la battaglia anche per tutti gli ulteriori scempi che vogliono addomesticare la montagna.
Grande Profit, avanti a tutta forza contro la banalizzazione della montagna.
Personaggi carismatici come Profit sarebbero necessari, se così si può dire, un po’ dappertutto sulle Alpi, dove, con il pretesto della sicurezza a tutti i costi, si stanno banalizzando tutte le vie normali che avevano resistito agli attacchi fino ad oggi. E con il beneplacito del CAI che vede di buon occhio questo nuovo approccio alla montagna. Qui da me il prossimo ad essere banalizzato sarà il Pleros, con la nuova ferrata che verrà costruita a primavera. Secondo il sindaco di Rigolato (i sindaci sono sempre in prima linea quando si tratta di argomenti dei quali sono completamente all’oscuro, l’importante è la cadrega), quest’opera vedrà realizzato “il sogno di molti escursionisti”.
E’ un’ impressione mia oppure Frisco , che parla autorevolmente essendo una nota guida alpina della Valmasino , l’ha “toccata piano” su chi si indigna per lo spit in sosta su “amplesso complesso” ?
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Perche’ ci incappelliamo in modo cosi’ variabile per uno spit , che e’ una gagata , e per la cresta del Leone canaponata , o l’ Aiguille du Midi o il Klein Matterhorn , trasformate in anonime stazioni della metropolitana ?
Mah a prescindere dalla fama e capacità di C.Profit,comunque vada la montagna non vince e non perde essendo un insieme di rocce ghiaccio e non di processi cognitivi.Se volesse operare su di un terreno più consono alla sicurezza,nel Comune in questione e sulla montagna da proteggere,vi è un luogo fortemente”” omicida ” dopo il quale è stato rinnovato un rifugio ed è il Goutier.Ogni anno frequentato da eccezionali guide e ignoranti pseudo alpinisti,tutti aspiranti a dati statistici,allo stesso modo.Poi l età aiuta molto a scovare obiettivi più o meno e discutibilmente nobili.Ovviamente i paletti,sono meno impattanti del Goutier,tradotto si rischia meno in ogni senso.Mi ricordo d’essere passato alle 3 di notte sulla seraccata del Tacul di ritorno da una via,e di essermi calato per 20 mt su di un seracco,grazie ad un enorme paletto,immagino posto dalle Guide,ma allora con pochissime persone in giro credo nessuno,Profitt compreso si sarebbe lamentato della montagna ferita,ne la montagna si è sentita ferita,ne il sottoscritto è rientrato al Torino deresponsabilizzato.
Non perché qualcosa è fatta da un “mito” bisogna considerarla giusta.
Mi chiedo ( o chiedo a Profit)…la corda fissa al colle del Maudit, i canaponi sul Dente, i canaponi e ferrata sul Cervino, … per citare solo i più famosi obbrobri. Vogliamo mettere un freno? Parliamone. Per esempio, parlando di normale al Bianco, anche dei rifugi, dei percorsi, delle centinaia di persone che salgono in cordata di 7/8 persone con le Guide francesi,…. . Parliamo di quello che è sempre più un luna park. Parlare solo di tre paletti, caro Profit, mi sembra una “lite in famiglia” tra te , le Guide e il sindaco
“Non si può essere dei pecoroni, occorre resistere alla stupidità.”
“La maggior parte delle persone è consapevole dei rischi; non dobbiamo prenderli per degli idioti”
“In montagna il rischio zero non esiste”
Come si fa a non dargli ragione!
Come non essere con il mitico Christophe!
Oltre alla giusta causa, almeno secondo me, il suo cliente/avvocato dev’essere uno molto in gamba. E si sa che in casi come questi, un buon avvocato fa la differenza.
Quindi, se non mi sbaglio, ci sono buone probabilità che vinca e che vinca la montagna tutta. E soprattutto che Profit possa dormire sonni tranquilli.