L’alpinismo apuano di Fosco Maraini negli anni ’30

Garfagnana estate 2003: progetti, tè giapponese e libri di montagna nella casa nascosta sulle Apuane.
di Eugenio Casanovi (Sezione “Roberto Nobili” Castelnuovo di Garfagnana)
per gentile concessione del Club Alpino Italiano

Personaggio famoso, scrittore insigne, viaggiatore e conoscitore profondo delle culture e delle lingue orientali, fotografo, alpinista, professore universitario, oratore dotto e interessante.

Fosco Maraini, Matteo ed Eugenio Casanovi
Maraini-FOSCO,_TETI_E_IL_VETERINARIO_GARFAGNINO
Queste, in estrema sintesi, possono essere le definizioni applicabili alla persona di Fosco Maraini da parte di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo direttamente o indirettamente, tramite libri, filmati o fotografie. Diversamente, per me e un ristretto gruppo di amici del CAI della Garfagnana, Fosco rappresenta qualcosa in più: è un vero amico, un saggio che conosce le persone e il mondo, un compagno di avventure che condivide con noi l’amore per le montagne impegnandovisi tuttora, alla bella età di 91 anni, come Presidente Onorario della nostra sezione.

Questi pensieri attraversano fugaci la mente mentre salgo verso la casa estiva di Fosco, in Pasquìgliora sotto il gruppo delle Panie, con uno zaino colmo di provviste e uno splendido libro fotografico, fresco di stampa, dell’amico massese Elia Pegollo che con questo volume vorrebbe contribuire a salvare le Apuane.

Mia moglie e uno dei miei figli mi accompagnano. Matteo ha la fotocamera digitale e gli chiedo di scattare qualche foto a Fosco per un eventuale articolo, sui giornali locali – se deciderà di scendere a Castelnuovo Garfagnana la sera della presentazione del libro – e, forse, anche per la rivista mensile del CAI.

La casa di Pasquìgliora è un oasi in pieno deserto, è l’unica casa abitata stabilmente nei mesi estivi in un dedalo di piccoli nuclei abbandonati e risucchiati nel verde dalla vegetazione. Erano le case dei carbonai e dei pastori che fino agli anni ‘50 popolavano l’insediamento sparso dell’Alpe di Sant’Antonio. Dal 1975 è il ritiro alpestre di Maraini, il suo gradito eremitaggio estivo.

Saluti, voci festose e la semplicità gioiosa della accoglienza agli amici attesi. Tutte le volte è così ma sembra sempre una cosa bella e nuova. Fosco spegne il televisore (è sempre estremamente interessato a quanto accade nel mondo) e ascolta le novità che gli porto “dal basso”. Ci trasferiamo sull’aia-terrazza a sfogliare le pagine del librone e, tra esclamazioni di stupore per le foto e la lettura dell’introduzione, concordiamo rapidamente la serata di presentazione (che sarà fra pochi giorni). Mentre le ammiriamo riprodotte nel grande formato “le Apuane” ci osservano curiose e severe dall’alto, avvolte nella luce, rosa e morbida, di un tramonto spettacolare che – se trasportabile alla presentazione del libro – da solo supererebbe di gran lunga l’eloquenza di qualsiasi oratore.

I comignoli della casa estiva di Fosco Maraini: la Pasquìgliora. Foto: Matteo Casanovi
I camini di casa Maraini  03-08-2003, Pasquìgliora, Alpi Apuane, Pania Secca
L’arrivo del tè con le foglie di menta appena raccolte che la gentilissima e premurosa signora Mieko, moglie di Fosco, non ci fa mai mancare – chi ha sperimentato l’ospitalità giapponese può capire di cosa parlo – interrompe lo scambio di opinioni tra di noi e con le cime sovrastanti.

Nel frattempo le provviste ordinate hanno lasciato lo zaino e sono state sistemate in cucina, le mogli scendono definitivamente in terrazza mentre Matteo continua a scattare fotografie, con una netta predilezione, però, ai particolari della vecchia casa ed ai panorami anziché alle persone come avevo chiesto. La conversazione si sfilaccia in mille rivoli, poi, piano piano, riesco a riprendere la scaletta preparata mentalmente durante la salita, così si riparte con i progetti: trasferta all’Abetone per l’inaugurazione della mostra fotografica (“Fosco Maraini: montagne vicine , montagne lontane” che da tre anni è in giro per l’Italia); ristampa per il settantesimo – nel 2004 – della storica guida allo scialpinismo in Appennino del 1934 e, ultimo, ma non per importanza, l’idea di fare un articolo per la rivista mensile del CAI con i resoconti delle scalate in Apuane fatte da Fosco negli anni ’30, di cui pochi, al di fuori della nostra cerchia, conoscono i dettagli. Parliamo di questi argomenti all’ultima luce che riverbera dal Tirreno, oltre le creste dai colori autunnali di questa strana caldissima estate , ed arriva finalmente il fresco della notte e il buio. E’ora di rientrare.

Dopo i saluti sono le luci delle frontali a guidarci nel bosco – amico silenzioso, custode di mufloni, caprioli e “Buffardelli” (scherzosi folletti apuani) – fino all’auto. Mezz’ora a piedi e mezz’ora in macchina e siamo tra luci diverse, quelle del fondovalle, a casa, fuori dalla dolce notte Apuana odorosa di muschio e foglie cadute anzitempo.

Per strada, al bivio dell’Alpe, dove si cambia versante e l’auto a capofitto si getta verso Castelnuovo, mi sono fermato un po’ nella notte senza luna. Non per guardare le stelle o rubare un’altra foto notturna ai profili delle montagne: ho cercato e salutato con affetto la piccola luce di Pasquìgliora, luogo magico al pari del personaggio che lo abita.

Pasquìgliora: Mieko e Fosco
Fosco Maraini con la moglie Mieko 03-08-2003, casa di Pasquìgliora

L’attività alpinistica di Fosco Maraini sulle Alpi Apuane negli anni ’30.
Le fonti bibliografiche da cui attingere per ricostruire il contributo dato da Fosco Maraini alla conoscenza delle Alpi Apuane, mediante l’apertura di nuovi itinerari di scalata su roccia, sono essenzialmente due:
Bollettino della Sezione Fiorentina del Club Alpino Italiano, anno 1932 n.1.
Alpi Apuane, Guida dei Monti d’Italia, CAI TCI – A. Nerli, A. Sabbadini, 1958 (prima edizione) e con l’aggiunta come coautore di E. Montagna, 1979 (seconda edizione).

Ulteriori notizie e precisazioni sono arrivate direttamente dalla voce del protagonista che ha ricordato date, percorsi e compagni d’avventura.

Le relazioni delle ascensioni riportate sul Bollettino della Sezione Fiorentina sono le seguenti:
Torre Tita. Dal sentiero di Monte Rasori – Foce di Giovo è ben visibile, sulle sovrastanti pendici del Monte Garnerone, un ardito pinnacolo di roccia. Esso non mi risulta mai salito o tentato da altri: si può attaccare dalla minuscola forcella a Nord superando direttamente lo strapiombo incombente (molto diff.): oppure si può girare un po’ sulla sinistra (E), salendo alcuni metri lungo una specie di cengia assai inclinata, traversare poi a destra. Al di sopra del primo salto si prosegue in linea retta fino al grosso masso che costituisce la vetta, con breve ma divertentissima arrampicata. Ottima roccia: difficoltà di III grado. Discesa a corda doppia da Nord. (31.08.1931) F. Maraini.

Guglia Nord di Vinca (Cresta Nord). Dalla forcella a Sud del secondo Dente del Giovo, si segue un’esile crestina di solida roccia fin sotto un gendarme pericolante. Lo si gira a destra e si supera il seguente strapiombo tenendosi sempre un po’ sulla destra. Poi senza difficoltà fin sotto la cima, che si raggiunge superando un salto divertente di roccia grigiastra. (11.10.1931) F. Maraini, B. Seeber, N. Arnaldi.

Fosco Maraini in cima al Monte Grondilice (Alpi Apuane)
Fosco Maraini in cima al Monte Grondilice (Alpi Apuane)

Guglia Sud di Vinca (direttamente per cresta Sud). Si segue il filo di cresta fin sotto ad una paretina bigia di 6-8 metri (diff.). Superandola si riesce direttamente in cima. (11.10.1931) F. Maraini, B. Seeber, N. Arnaldi.

Le Forbici (paretina NO). Quest’ultima cima della Cresta Garnerone presenta verso Foce di Grondilice una paretina verticale di solido calcare alta 30-40 metri, solcata nel centro da una serie di fessure che dalla base conducono al vertice. Si sale su per queste superando due strapiombi (diff.) e riuscendo direttamente in vetta . (31.08.1931) F. Maraini.

Dalle due edizioni (1958 e 1979) del libro Alpi Apuane – Guida dei Monti d’Italia, è stato estratto e riordinato logicamente quanto segue:
Torre Tita – piccola aguzza guglia che si stacca dai fianchi O del M .Garnerone al di sopra delle guglie della Vaccheréccia. Prima salita F. Maraini, 31 agosto 1931 (Boll. Sez. Fior. 1932, N.1, p.5) – Dalla forcella a N della Torre si sale superando uno strapiombo e proseguendo direttamente fino al grosso masso che costituisce la vetta…

Cresta Garnerone – Dalla Foce di Giovo 1500 m, la cresta spartiacque tra la Valle di Vinca e quella dell’Orto di Donna corre lunga e dentellata da N a S con il nome di Cresta Garnerone, elevatesi in un lunga serie di quote rocciose. Nell’ordine: i due piccoli Denti del Giovo, le due Guglie di Vinca (Nord, 1651 m e Sud, non quotata), il Gobbo 1677 m e, dopo la Foce del Gobbo 1650 m c., le tre punte del M. Garnerone: Nord, 1735 m, Centrale e Sud (quest’ultima quotata 1731 m, ma in effetti leggermente più alta della Nord). Disceso brevemente alla Foce Garnerone 1707, il crinale prosegue senza marcata interruzione con la cresta NO de M. Grondilice.
Il primo percorso noto dal Grondilice alla Foce di Giovo è di A. Barbino ed E. Questa il 1° giugno 1899 … tuttavia non completamente per la cresta … la prima traversata completa e integrale sembra essere quella di F. Maraini, B. Seeber e N. Arnaldi.

… la Guglia Nord di Vinca si sale arrampicando sul versante occidentale, ma si può anche seguire fedelmente il filo della cresta (F. Maraini, B. Seeber e N. Arnaldi, il 2 ottobre 1931 Boll. Sez. Fior. 1932, N. 1, p. 5). Si discende allo stretto intaglio tra le due Guglie di Vinca, si supera subito al di là un breve strapiombo e, senza difficoltà, si perviene alla Guglia Sud di Vinca; la si discende poggiando ad O (o anche seguendo il filo; F. Maraini e compagni), poi sale facilmente al Gobbo…

Fosco Maraini all’attacco della Torre Tita, gruppo Garnerone-Grondilice, Alpi Apuane
All'attacco della Torre Tita, gruppo Garnerone-Grondilice, Alpi Apuane, Fosco Maraini

La Forbice 1773 m – E’ quasi un’appendice o anticima del M. Grondilice, situata sul crinale apuano principale, e forma nodo orografico, dal quale si stacca a S il contrafforte divisorio tra il Canal Fondone e il Vallone degli Alberghi.
Parete nord – Salto roccioso di 50 m di altezza superato da F. Maraini il 31 agosto 1931 (Boll. Sez. Fior. 1932, N. 1, p. 5). Si sale al centro per una serie di fessure superando due difficili strapiombi; 4° gr. superiore.

Oltre a queste prime salite Fosco Maraini ha effettuato in Apuane altre due scalate importanti che merita ricordare:
– la cresta nord del Pizzo delle Saette, nel gruppo delle Panie, effettuata nel 1928 all’età di 16 anni, soltanto tre anni dopo che la via era stata aperta da Augusto Daglio, Erminio Piantanida e Attilio Sabbadini;
– la parete nord del Pizzo d’Uccello, lungo la via dei Genovesi, nel 1937, quando era la via di massima difficoltà conosciuta.

Quest’ultima ascensione, in tutte le pubblicazioni alpinistiche consultate, viene inspiegabilmente ed erroneamente attribuita a Maraini come prima ripetizione in solitaria, invece, Fosco stesso ha confermato, con la solita sorprendente vivacità di ricordi, il giorno preciso dell’ascensione, le difficoltà incontrate ed il nome e cognome dei compagni di cordata: Bernardo Seeber e Ugo Fasolo.

Biografia di Fosco Maraini
Fosco Maraini nasce il 15 novembre 1912 a Firenze, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza compiendo insieme ai genitori frequenti viaggi in Italia e in diversi paesi del mondo, durante i quali sviluppa l’interesse per la fotografia e la documentaristica. Attratto dalle culture orientali si dedica alla ricerca etnologica e geografica. Le spedizioni compiute in Tibet con l’orientalista Giuseppe Tucci nel 1937 e nel 1948, sono per Maraini occasioni di approfondimento della storia e delle tradizioni dell’Oriente: esperienze e sensazioni che riporterà nella sua vasta produzione fotografica e negli scritti come Segreto Tibet, ininterrottamente ristampato per oltre quarant’anni, sino ad oggi.

Nel 1935 si sposa con Topazia Alliata, discendente di un’antica casata siciliana. Dal matrimonio nascono tre figlie: Dacia, Yuki e Toni. Si laurea in Scienze Naturali all’Università di Firenze e si dedica alla ricerca etnologica in Giappone dove, nel 1938, si trasferisce con la famiglia ed effettua una serie di ricerche e di studi, con pubblicazioni e reportage fotografici, come quello sul popolo Ainu. Durante la guerra, dopo l’otto settembre 1943,  viene internato insieme ai familiari in un campo di concentramento in Giappone; rientrato in Italia nel 1946 realizza vari reportage fotografici, soprattutto sul Meridione d’Italia. Nel 1953 Maraini è di nuovo in Giappone dove gira una serie di documentari, in gran parte perduti, fra i quali: Gli Ultimi Ainu, Ai piedi del sacro Fuji, L’isola delle pescatrici e raccoglie materiale per la realizzazione dei volumi Ore Giapponesi e Japan, Patterns of Continuity, monografia illustrata sul Giappone, tradotta poi in diverse lingue.

Come fotografo di montagna e appassionato scalatore svolge in gioventù un’intensa attività alpinistica, arrampicando in Dolomiti con Emilio Comici, Tita Piaz e Sandro Del Torso; insieme a Piaz e Del Torso lega il suo nome alla parete Nord Est della Torre Winkler. Da ricordare anche il contributo di Maraini alla conoscenza alpinistica delle Alpi Apuane; di notevole inoltre l’impulso dato all’utilizzo alpinistico dello sci, prima nell’Appennino Tosco-Emiliano (Guida dell’Abetone per lo sciatore, 1934), poi sull’Himalaya, in Sikkim, dove per primo raggiunge, con gli sci, quote superiori ai 5.000 m come il Samdong-ri, il Dongchia-la ed il Lugnak-la.  Maraini percorre in scialpinistica anche le montagne dell’Hokkaido, in Giappone, e le descrive in una guida (Tascoguida per lo sciatore in Giappone, 1972). Tra le diverse attività svolte spicca per originalità l’organizzazione e la direzione di un corso di roccia a Palermo nel primo dopoguerra, con la collaborazione di Gino Soldà come istruttore. Nel 1958 Fosco Maraini viene invitato dal Club Alpino Italiano a partecipare alla spedizione nazionale al Gasherbrum IV (7980 m), in Karakorurn, guidata da  Riccardo Cassin, con Walter Bonatti, Carlo Mauri, Bepi De Francesch, Toni Gobbi, Donato Zeni e Giuseppe Oberto. Nell’estate del 1959 Maraini dirige la spedizione al Saraghrar Peak (7349 m) nell’Hindu-Kush, organizzata dalla Sezione CAI di Roma. Da queste esperienze nascono due libri di letteratura di montagna: Gasherbrum 4. La splendida cima e Paropàmiso. Nel raccontare le imprese alpinistiche Maraini sottolinea gli aspetti legati più al rapporto umano che alla sfida con la natura, e conduce il lettore a rivivere le esperienze interiori dei protagonisti.

Fra il 1959 e il 1964 lavora come ricercatore associato presso il St. Antony’s College di Oxford. In quegli anni compie un lungo viaggio attraverso l’Asia, l’India, il Nepal, la Tailandia, la Cambogia, il Giappone e la Corea. Fra il 1968 e il 1969 trascorre parecchi mesi a Gerusalemme dove raccoglie materiale per la pubblicazione di uno dei più bei volumi apparsi su quella città: Jerusalem, Rock of Ages. Nel 1970 il Ministero degli Affari Esteri lo nomina direttore delle pubbliche relazioni al Padiglione Italiano dell’Esposizione Universale di Osaka. Nello stesso anno sposa la sua attuale compagna Mieko Namiki, nel 1972 ritorna a Firenze ed assume l’incarico di docente di Lingua e Letteratura Giapponese presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Firenze; incarico che manterrà fino al 1983.

Il Giappone, dove Maraini ritorna spesso, diventa il motivo conduttore della sua produzione. Maraini si rivela sempre attento a captare i segnali culturali che provengono dal paesaggio e dalle genti, ne documenta le testimonianze rituali e le cerimonie sopravvissute dell’antica civiltà nelle opere: Incontro con l’Asia, Giappone e Corea. E’ tra i  fondatori dell’Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi, di cui è ancora oggi presidente onorario.  Insignito in Giappone della Stella dell’Ordine del Sol Levante nonché del premio della Japan Foundation (1986), ha ricevuto la Laurea “honoris causa” dall’Università di Siena. Negli ultimi anni, Maraini ha continuato a rivedere ed approfondire i suoi studi giapponesi (L’Agape Celeste, 1995; Gli Ultimi Pagani, 1997 e  2001) ed ha anche pubblicato alcuni libri di squisito contenuto letterario in un chimerico linguaggio “metasemantico” (Gnosi delle Fànfole, 1994 e Nuvolario, 1995). Ultima fatica letteraria, nel 1999, la sua autobiografia pubblicata in forma romanzata: Case, amori, universi con cui arriva vicinissimo (gli sono mancati quattro voti) a vincere il premio Strega 2000. La sua biblioteca orientale di oltre 10.000 volumi, e la fototeca di 25.000 immagini, daranno vita ad una sezione speciale del Gabinetto Scientifico e Letterario G.B. Viesseux di Firenze, che recentemente ha realizzato una mostra fotografica, il Miramondo    con la raccolta di immagini di oltre sessant’anni di attività.

Nel 1998 riceve il premio Nonino “A un Maestro italiano del nostro tempo “. Negli ultimi anni divideva il suo tempo tra le case di Firenze – dove stava curando l’archiviazione organica di tutti i materiali raccolti – e dell’Alpe di Sant’Antonio in Garfagnana, dove nella quiete delle Apuane passava tra studi, letture e visite di amici i mesi estivi. Nel 2002 è stato uno dei tre “Ambasciatori dell’Anno Internazionale delle Montagne” per il  Comitato Italiano dell’Anno Internazionale delle Montagne. Dal 1952 è membro del Club Alpino Accademico Italiano, fa anche parte dell’Alpine Club, del Club Alpino Giapponese e nel 2001 è stato nominato socio onorario del Club Alpino Italiano. Per i suoi stretti legami con le Alpi Apuane, e la terra di Garfagnana, fu nominato anche Presidente Onorario della sezione CAI “Roberto Nobili” di Castelnuovo Garfagnana.

Muore a Firenze l’8 giugno 2004.

postato il 21 agosto 2014

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L’alpinismo apuano di Fosco Maraini negli anni ’30 ultima modifica: 2014-08-21T08:00:32+02:00 da GognaBlog

4 pensieri su “L’alpinismo apuano di Fosco Maraini negli anni ’30”

  1. 4
    Fabio Bertoncelli says:

    Tutti voi dovete ricordare che il primo libro del grande Fosco è questo: “Guida dell’Abetone per lo sciatore” (1934). Dove per sciatore deve intendersi lo scialpinista, beninteso.

     

    Lui, che vagò perfino per le lande desolate del Tibet, incominciò con il mio Appennino.

    … … …

    Se qualcuno di voi possiede la guida – assolutamente introvabile – e intende regalarmela, sappia che mi degnerò di accettare il dono. ???

  2. 3
    Fabio Bertoncelli says:

    “Quando salendo creavi il mondo.” (Fosco Maraini).

    … … …

    Sali da solo sui monti, uomo ignaro dell’universo mondo, e medita. Da lassú ti verrà un po’ di conforto. Forse.

    Magari qualche pagina di Maraini, saggio e pensoso, potrà aiutarti.

  3. 2
    Alberto Benassi says:

    le Apuane non possono che essere orgogliose di avere visto il passaggio di questo grande uomo.

  4. 1
    BONARDI CARLO - BRESCIA says:

    Bravo, che circolino queste “storie”.

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