L’ambientalismo ante litteram di Thoreau

Il 12 luglio 1817 nasceva lo scrittore e filosofo della natura, ricordato per la ricchezza della sua opera ma anche per l’attualità del suo pensiero. Conosciamolo attraverso l’analisi di una fra le massime studiose del suo cammino umano, artistico e politico.

L’ambientalismo ante litteram di Thoreau
(dialogo con Anna Re)
 di Sara Boninsegna *
(pubblicato su saperambiente.it il 12 luglio 2024)

«Everything is connected to anything», ovvero: ogni cosa sul pianeta è interconnessa. Questo principio filosofico, tratto dall’opera Nature pubblicata nel 1836 da Ralph Waldo Emerson, fu d’ispirazione per il filosofo e letterato statunitense David Henry Thoreau. Nato a Concord (Massachusetts) esattamente 207 anni fa, il 12 luglio 1817, Thoreau intuì l’antico e profondo legame dell’uomo con la biosfera. Per conoscere meglio il pensiero e comprendere l’attualità di questo scrittore, noto in particolare per la sua celebre opera Walden, nel quale racconta dei suoi due anni, due mesi e due giorni trascorsi in una casetta nel bosco in riva al lago che dà il titolo al libro, abbiamo intervistato Anna Re. 

David Henry Thoreau

Vale a dire una fra le studiose di letteratura americana, ricercatrice presso lo Iulm di Milano, che conosce meglio l’opera di Thoreau e che dedica i propri studi proprio alle tematiche socio-ambientali.

Professoressa Re, che ruolo aveva Thoreau nella società in cui viveva, era un solitario?
Thoreau non fuggiva la società, era ben inserito. L’esperienza di Walden per lui è stato più un esperimento per dimostrare il pensiero di R. W. Emerson: i cicli naturali e quelli umani sono collegati. Per questo egli raccontò di un intero anno trascorso in quel luogo, per vivere al ritmo delle stagioni. Dall’esperienza di Walden, egli tornerà nella società rinvigorito.

Qual era il contesto sociale e culturale di quel periodo? Che cosa ha spinto la pubblicazione post-mortem del diario scritto durante l’esperienza di Walden?
La curiosità. L’ America all’epoca era priva di una storia letteraria e filosofica, al contrario dell’Europa. Le uniche sedi universitarie erano a Boston e il popolo Americano aveva bisogno di un pensiero forte.

Anna Re, ricercatrice e docente presso l’Università Iulm ove si occupa di letteratura, filosofia e sociologia dell’ambiente.

Possiamo, quindi, dire che Thoreau fu l’uomo giusto al momento giusto?
Esatto.

Che cosa ha contribuito a formare il pensiero di Thoreau?
Il suo pensiero è molto influenzato dal Trascendentalismo. Thoreau si accorge che gli si addiceva. Secondo la filosofia trascendentalista: l’uomo non è separato dalla natura, ma, cosi come emerge anche dalle opere di Emerson, ogni cosa è interconnessa. Il mondo umano è quindi connesso al mondo non umano, il micro-cosmo e il macro-cosmo si rispecchiano.

Thoreau scrive diverse opere, nelle quali emerge il ruolo della natura nella vita dell’uomo. Sensibilità ed empatia verso ogni forma di vita, umana e non, sono i sentimenti che ne caratterizzano le scelte. In Civil Disobbedience, ad esempio, esprime il dovere dell’uomo di non rispettare le leggi qualora queste vadano contro l’etica e i diritti umani. Quale impatto ebbe la sua filosofia nel mondo?
L’impatto fu grande. Egli ha alimentato, in modi diversi, la cultura americana e non solo. Fu promotore del pensiero ecologista e ambientalista di tutto il mondo. Thoreau, tuttavia, non si può definire ambientalista, non aveva motivo di esserlo: non vedeva né l’inquinamento, né il riscaldamento climatico. Ma intuì che il distacco dell’uomo dalla natura sarebbe diventato un problema.

Per Thoreau, quindi, Uomo e Natura sono inscindibili. Ed è in essa che può ricercare se stesso. La Natura non è solo bellezza estetica, giusto?
In Civil Disobbedience descrive la Natura come «a tonic», a significare il suo ruolo curativo: una terapia per l’essere umano.

Il pensiero di Thoreau può essere considerato profetico, rispetto alla realtà sociale di oggi?
Il suo pensiero è estremamente attuale. I movimenti ambientalisti ed ecologisti moderni ne hanno colto l’eredità. Tuttavia, oggi le questioni ambientali sono spesso comunicate come limitanti e restrittive o costose nella loro risoluzione: non si deve usare la macchina, non si deve usare la plastica e quant’altro. Per questo motivo, perdono di interesse e importanza. Bisognerebbe, invece, rivolgersi alle persone in maniera più positiva, trasmettendo la passione di Thoreau.

Sara Boninsegna *
Sara Boninsegna è laureata in Scienze della Natura all’università di Parma ed è Operatore esperto di secondo livello in Gestione forestale per la conservazione della Biodiversità, Operatore esperto in Etologia Relazionale, agrotecnica laureata, Guida Ambientale Escursionistica iscritta ad AIGAE per la quale tiene diversi corsi scientifici. La sua passione per la natura e il rispetto per ogni forma di vita l’ha portata ad abitare in collina, con la sua famiglia, senza televisione ma insieme a molti animali e con un orto che dà loro gli alimenti di cui hanno bisogno.

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L’ambientalismo ante litteram di Thoreau ultima modifica: 2024-08-12T05:41:00+02:00 da GognaBlog

4 pensieri su “L’ambientalismo ante litteram di Thoreau”

  1. Eccezionalità sarebbe se la tipa oltre a tutte le lauree fosse capace anche di affilare la ranza, per il resto è solamente un gran culo! 

  2. Forse Thoreau non fa menzione dell’inquinamento delle acque urbane, ma racconta la purezza di un fiume; appena accenna al frastuono dei rumori della città per far immergere nel silenzio di un bosco; parte da chi trascorre le giornate fra quattro mura, anestetizzato da obblighi, routine e poco movimento, per invitare a camminare per ritrovare se stessi.
     
    Non è necessario parlare in modo esplicito di cosa non vada, ma promuovere la vita essenziale: direi che Thoreau è stato un ambientalista ante litteram, anche se sono certa che non avrebbe amato questa etichetta che non fa che separare ciò che, in realtà, non è divisibile. 

  3. Abitare in collina, senza TV, con animali e l’orto, non bisognerebbe neppure scriverlo, tanto la cosa non rappresenta nessuna eccezionalità. 
    Anzi, scriverlo fa ridere.

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