L’attività estrattiva da oggi è anticostituzionale!
a cura del collettivo Athamanta
(pubblicato su athamanta.wordpress.com il 9 febbraio 2022)
At the end of the Italian version, read this article in English
La Camera ha approvato la modifica di due articoli di fondamentale importanza: il nono da oggi sancisce che la Repubblica tutela anche
l’ ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni;
il quarantunesimo stabiliva che
l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, – e da oggi aggiunge – alla salute e all’ambiente.
Distruggere le Alpi Apuane, un ecosistema unico al mondo, fare profitto devastando un territorio, quotarsi in borsa spazzando via un bene comune che non tornerà mai più, oggi va contro la Costituzione di questo Paese.
Certo, non siamo così ingenuə da pensare che da oggi qualcosa cambi veramente. Sappiamo che la Costituzione prevede moltissimi bei principi che vengono quotidianamente traditi tanto dallə privatə quanto dallo stesso Stato.
Verrebbe da chiedersi come possa dirsi “fondata sul lavoro” (Art.1) una Repubblica che vede morire sul lavoro 4 persone al giorno?
Cosa significa “riconoscere e garantire i diritti umani e le libertà democratiche” (Art. 2 e 10) quando si lasciano morire persone in mare o si finanziano i militari libici per trattenerle in veri e propri campi di concentramento?
O ancora, come mai, se “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” (Art. 3), oggi lə 40 miliardariə italianə più ricchə posseggono l’equivalente della ricchezza netta del 30% dellə italianə più poverə (18 milioni di persone)?
Come mai, se “l’Italia ripudia la guerra” (Art. 11), nell’ultima legge di bilancio, nel pieno di una crisi sociale, sanitaria ed economica impressionante, si è superato il record di 25 miliardi in spese militari (+20% rispetto agli ultimi tre anni)?
Qualche dubbio frena inevitabilmente l’entusiasmo: se è il ministro Cingolani a dire che oggi, con l’ambiente in Costituzione, è una “giornata epocale”, uno che le sta provando tutte per riabilitare il nucleare spacciandolo per energia green, i dubbi diventano paure più che fondate.
Se il governo che si fa bello di aver inventato il Ministero della transizione ecologica, strizzando l’occhio ad ENI e compagnia bella, non intacca di un euro i 19 miliardi di sostegno alle attività inquinanti, allora l’ambiente in Costituzione sembra un po’ una presa per il culo alle giovani generazioni, più che una svolta epocale.
Eppure qualcosa di importante emerge, inevitabilmente: i tempi cambiano, le consapevolezze cambiano, il disastro è sempre più evidente e gli enormi sforzi che Stati e grandi aziende stanno facendo nelle loro campagne di greenwashing dimostrano che lassù sui troni d’oro qualcunə inizia a cagarsi addosso!
I 100mila nelle strade di Glasgow e i movimenti mondiali per la giustizia climatica sono un moto continuo e inarrestabile che a qualcuno fa paura.
Lo stesso vale qui, sulle nostre Apuane, dove lə industriali si sentono sempre più il fiato sul collo e hanno bisogno di raccontare la loro attività predatoria come “sostenibile” e utile alla comunità.
Beh, non sono solo lə “ambientalistə” a non credere più a questa storia, utile solo a chi punta a quotarsi in borsa a spese di un territorio che mangia sempre più polvere. I tempi stanno cambiando, e non solo perché lo dice la Costituzione. Che lo sappiano anche le amministrazioni locali che dal tricolore traggono il loro potere: l’attività estrattiva, da oggi, è ancor più incostituzionale!
La risposta di Confindustria – Confindustria’s reply. Da La Nazione dell’11 febbraio 2022
Zirar ‘ntorn al lum
Siamo molto contentə che Confindustria si sia sentita in dovere di intervenire a seguito del nostro comunicato. Soprattutto perché per l’ennesima volta, con le sue dichiarazioni, facilita il lavoro di chi denuncia l’ingiustizia che subiscono il nostro territorio e la nostra comunità. Ormai è evidente che Confindustria segue sempre lo stesso schema: ha una serie di argomenti che usa a piacimento provando sempre a spostare la questione.
A questo punto Confindustria se fosse onesta dovrebbe dire: “Va beh dai, è vero. E’ che a noi piacciono i soldi e dell’ambiente e delle future generazioni, ma anche di quelle presenti, non ce ne frega niente. È il capitalismo estrattivo che funziona così: noi diventiamo ricchi, le montagne spariscono, le alluvioni arrivano e voi poveraccə mangiate la polvere. È così dal 1800, lo diceva anche quello con la barba”.
Ma sarebbe troppo, e non è onesta, e allora ricomincia da capo, sperando che nel frattempo la gente si sia dimenticata: “Non è vero che distruggiamo l’ambiente!”….Oppure c’è la trovata frizzante degli ultimi mesi: “Va beh, avete ragione, però vi facciamo il teatro nuovo, dai…”. Al che l’ambientalista cattivə fa notare che il feudalesimo dovrebbe essere finito e che comunque non era proprio un bel sistema.
Se non si stesse parlando di un ecosistema in corso di distruzione, del bacino idrico più grande della Toscana inquinato, di alluvioni, di una provincia in cui la forbice tra ricchə e poverə è mostruosa, farebbe quasi tenerezza sentire che gli industriali si lamentano perché, mentre loro stanno perpetuando uno dei 43 disastri ambientali più rilevanti al mondo, gli ambientalisti non pensano alle “vecchie discariche nei boschi”.
Se fosse una vignetta sarebbe più o meno così
Confindustria: “Non è vero che distruggiamo l’ambiente!”.
Ambientalistə cattivə: “Ma come, non vedi che quella vetta non c’è più e che il fiume è bianco?!”.
C. “Beh sì.. però comunque noi siamo a norma di legge green!”.
A. c. “In realtà moltissime cave non hanno le certificazioni che avevate dichiarato! (Legambiente)”.
C. “Si, va beh… però il marmo è cultura! è arte!”.
A. c. “In realtà solo lo 0,5% va all’arte e per di più non vendete marmo agli studi perché diventate più ricchi vendendolo in Cina”.
C. “Si… però noi diamo lavoro alla gente!”.
A. c. “Ma veramente c’è un calo occupazionale continuo, nonostante i vostri profitti aumentino, e infatti basta fare una passeggiata per Carrara per vedere il livello di povertà sociale ed economica”.
C.: “Si… però noi paghiamo le tasse al Comune che così è ricco!”.
A. c. “Ma veramente il Comune è indebitato perché i costi delle infrastrutture a vostro uso superano di gran lunga ciò che pagate e per di più ci sono le alluvioni, i ponti che crollano, la gente che muore, i filtri per l’acqua che inquinate che paga la comunità in bolletta”.
Ma non vogliamo alimentare polemiche, solo cogliere l’occasione per ribadire alcune evidenze che Confindustria dimentica ciclicamente.
Partiamo dal tema caldo: se da ieri la Costituzione “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, distruggere una montagna e il relativo ecosistema è indiscutibilmente anticostituzionale; se qualche industriale riesce a dimostrare che le cave non l’hanno fatto già in modo irreparabile e non stiano continuando a farlo, tanto di capello.
Ma Confindustria lo sa, e infatti passa alla seconda fase del “comunque noi siamo in regola”. Il punto è che ormai questo ritornello non convince più nessuno: la comunità sa che mentre ci sono aziende che hanno utili di milioni di euro con solo 10, 20 o 30 dipendenti, la disoccupazione e la precarietà sul territorio dilagano; sa che nelle bollette deve pagare i costi dell’inquinamento che arricchisce gli industriali; sa che le montagne spariscono non per i David, ma per il carbonato di calcio. La cittadinanza vede e ha paura ad ogni nuovo ciclo di piogge per la prossima alluvione che potrebbe essere più devastante delle molte già avvenute; sa che i ricchi “padroni”, come ancora nel 2022 questi soggetti si fanno chiamare, preferiscono vendere i blocchi in Cina o in Medio Oriente perché conviene, e al territorio lasciano briciole.
La comunità vede che la “monocoltura” del marmo ha spazzato via ogni alternativa economica, e sa che nonostante le innovazioni tecnologiche e i bollini delle aziende, nel settore si muore come mosche, che tra il 2015 e il 2019 l’INAIL ha registrato 7 morti dando alla provincia il primato negativo nelle attività estrattive. Lo sa la gente, lo sanno gli industriali e lo sanno anche le amministrazioni, che vedono gli sportelli del sociale sommersi di richieste, mentre fuori sfrecciano jeepponi bianchi e camion che ogni mese perdono qualche blocco, sfiorando continuamente la tragedia.
Facciamo così: noi da domani andiamo a pulire i boschi e le spiagge, e gli industriali la smettono di devastare montagne, sorgenti idriche e territorio riconvertendo in lavoro di cura e tutela ambientale e pagando gli esuberi con i loro milioni di euro di utili. I 1700 lavoratori del settore potrebbero campare dignitosamente per due generazioni senza togliere più un blocco se si usassero quei soldi.
Da La Nazione del 10 febbraio 2022
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English version
Great news. Marble extraction is against the Italian Constitutional Law
The Italian Parliament approved the modification of two fundamental articles of the Italian Constitution: the ninth now states that “the Republic protects the environment, biodiversity and the ecosystems, also in the interest of future generations.” The 41st article established that “private economic initiative cannot conflict with social utility or in a way that could damage safety, freedom, human dignity and – and from now on adds – health and the environment.”
Destroying Apuan Alps, a unique ecosystem in the world, making a profit by devastating a territory, going public by sweeping away a common good that will never return, today goes against the Constitution of this Country. Today something really changes. We know that the Constitution provides for many crucial principles that are betrayed on a daily basis both by the private sector and by the Government itself.
One might wonder how a Republic can be said to be “founded on work” (Art.1) where 4 people a day die on the job? What does it mean to “recognize and guarantee human rights and democratic freedoms” (Art. 2 and 10) when people are allowed to die while crossing the Mediterranean or when the Libyan military is financed to keep them in real working camps? Or again, why, if “it is the duty of the Republic to remove economic and social obstacles” (Art. 3), today the 40 richest Italian billionaires possess the equivalent of the net wealth of 30% of the poorest (18 million people)? Why, if “Italy repudiates war” (Art. 11), in the latest budget law, in the midst of an impressive social, health and economic crisis, the record of 25 billion has been exceeded in military spending (+ 20% compared to the last three years)?
Some doubts inevitably curb enthusiasm: if it is Minister Cingolani who says that today, with the environment entering the Constitution, is an “epochal day”, the same man who is trying everything to rehabilitate nuclear power by passing it off as green energy, doubts become more than founded fears. If the government, which makes itself proud of having invented the Ministry of ecological transition, winking at ENI and company, does not affect by one euro the 19 billion in support for polluting activities, then the environment entering the Constitution seems a bit of a poke for the younger generations, more than an epochal turning point.
Yet something important inevitably emerges: times are changing, awareness changes, the disaster is increasingly evident and the enormous efforts of Countries and corporates in their greenwashing campaigns show that up there on the thrones someone is starting to be afraid! The 100thousand in the streets of Glasgow and the global movements for climate justice are continuous and unstoppable movements that scare someone. Same here, in the Apuan Alps, where businessmen need to describe their predatory activity as “sustainable” and useful to the community.
Well, it is not only the “environmentalist” who no longer believe this story, useful only for those who aim to go public at the expense of an area that eats more and more dust.
Times are changing, and not just because the Constitution says so.
May the local administrations, who derive their power from the flag, know: mining is now even more unconstitutional!
“Zirar ntorn’ al lum’” (Going around the point)
We are very happy that Confindustria felt compelled to intervene following our press release. Above all, because for the umpteenth time, with its declarations, it facilitates the work of those who denounce the injustice that our territory and our community suffer. It is now evident that Confindustria always follows the same pattern: it has a series of arguments that it uses at will, always trying to shift the question.
At this point Confindustria, if it were honest, should say: “Okay, that’s true! It is just that we like money and we don’t give a damn about the environment and future generations, but also those present. It is extractive capitalism that works like this: we get rich, the mountains disappear, the floods arrive and you poors, you eat the dust. It has been like this since 1800, the one with the beard said so too ”.
But it would be too much, and Confindustria is not honest, and then she starts all over again, hoping that in the meantime people have forgotten: “It is not true that we destroy the environment!” Or there is the best shot of recent months: “Okay, you’re right, but we’ll build a new theater, come on…”. So the bad environmentalist points out that feudalism should be over and that it was not really a good system anyway.
If we weren’t talking about the destruction of an ecosystem, or about the largest polluted reservoir in Tuscany, about floods, or a province in which the gap between rich and poor is monstrous, it would almost be sweet to hear that businessmen complain because while they are perpetuating one of the 43 most significant environmental disasters in the world, environmentalists are not thinking of “old dumps in the woods”.
If it were a comic it would be more or less alike this:
Confindustria: “It is not true that we destroy the environment!”.
Bad environmentalist: “Can’t you see that that peak is no longer there and that the river is white ?!”.
C. “Well yes .. however, we are in accordance with the green law!”.
AC. “Actually, many quarries do not have the certifications you declared! (Legambiente) “.
C. “Yes, sure… but marble is culture! It’s art! “.
AC. “Actually, only 0.5% goes to art and what’s more you don’t sell marble to sculpture studios because you get richer by selling it in China”.
C. “Right … but we give people jobs!”.
AC. “Actually there is a continuous decline in employment, despite your profits are increasing, and in fact, it is enough to take a walk around in Carrara to have a view on social and economic poverty”.
C .: “Yes … but we pay taxes to the Municipality and that’s why it is so rich!”.
AC. “Actually the Municipality is in debt because of the costs of the infrastructure for your use far exceed what you pay and what’s more there are floods, bridges collapsing, people dying, and the water that you pollute needs to get filtered and the whole community pay for it in the bill”
But we don’t want to fuel controversy, just take the opportunity to reiterate some evidence that Confindustria cyclically forgets. Let’s start with the hot topic: if since yesterday the Constitution “protects the environment, biodiversity and ecosystems, also in the interest of future generations”, destroying a mountain and its ecosystem is unquestionably unconstitutional; if any buisnessman manage to prove that the quarries have not already done it irreparably and are not continuing to do so, we can only be glad.
But Confindustria knows this, and in fact passes to the second phase of “anyway we are in order”. The point is that this refrain no longer convinces anyone: the community knows that while there are companies that have profits of millions of euros with only 10, 20 or 30 employees, unemployment and precariousness in the area are rampant; they know that in the bills they has to pay the costs of pollution that enriches industrialists; they know that the mountains disappear not for Michelangelo’s David, but for calcium carbonate.
Communities know that and they are afraid with each new cycle of rains for the next flood which could be more devastating than the many that have already occurred; they know that the rich “bosses”, as they still call themselves in 2022, prefer to sell marble blocks in China or in Middle East because it is convenient, and they leave crumbs to the territory.
The community sees that the “monoculture” of marble has wiped out any economic alternative and knows that, despite technological innovations and company badges, workers are dying like flies, and between 2015 and 2019 INAIL (the Italian public institution for labour injuries) recorded 7 deaths giving the negative primacy in mining activities to Massa Carrara province. People know it, the industrialists know it and the administrations know it too: they see the Social Department overwhelmed with requests, while trucks whizz out every month, losing a few blocks, continually waiting for a tragedy.
Let’s do this: from tomorrow we start cleaning the woods and the beaches, and the industrialists stop devastating mountains, water sources and the territory, converting their work into care and environmental protection work, paying the redundancies with their millions of euros in profits. The 1,700 workers in the sector could live with dignity for two generations without removing a block if they used that money.
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Anche le comunità locali hanno le loro responsabilità: la scelta dei propri rappresentanti a chi spetta ?
Tuttavia, il ricatto occupazionale a cui (in parte) sottostanno è certamente un fattore da considerare (benchè la ricaduta economica positiva di questa attività sul territorio sia in declino da tempo).
E’ un problema complesso.
Ma se la spinta a spezzare questo circolo vizioso e a cambiare modello non viene dal basso, da dove altro potrebbe arrivare ?
Quindi, grazie a chiunque opera per far acquisire consapevolezza. In primisi agli Apuani, ma anche ai non Apuani e a chiunque possa prendere a cuore queste montagne, uniche, che basta andarci una volta (senza jeep né aperitivo) per innamorarsene a vita.
Fabio vallo a dire a quei rincoglioniti che si fanno portare a mangiare lardo nelle cave. E dicono “ma che bellezza” . Cioè chiamano bellezza una totale devastazione. Mentre quello che di bello a creato la natura, manco se lo cagano. Restano ammirati dallo scempio gustando aperitivo e lardo.
guarda questo link e capirai perché non finirà mai, se non un una glaciazione che resetti il sistema
https://cavedimarmotours.com/?gclid=CjwKCAiAt5euBhB9EiwAdkXWO_A-ZybpHRnosD06wkEqDG6-WyCiBiuyiqZOBD3CJerwdtv1lM7uthoCsiwQAvD_BwEs
“[…] le apuane vengono smontate pezzo per pezzo – e purtroppo sempre più velocemente – anche con il plauso di buona parte della comunità locale.”
Io prima non ho voluto essere cosí esplicito per riguardo alla popolazione locale, che in fondo è la parte piú debole. Ti ringrazio per averlo precisato.
“[…] gite in jeep alle cave, con aperitivo incluso e sono anche gettonate.”
Non lo sapevo. È l’ennesima conferma di uno spirito di gregge, che ammassa l’umanità, e di uno spirito bovino, che spinge verso l’insulso.
Manca il senso del bello, manca il senso critico. E cosí vai con i ponti tibetani, le ferrate a strapiombo, gli aperitivi alle cave, le passerelle panoramiche dal fondo trasparente e sospese nel vuoto, gli impianti di risalita spesso a tre minuti e mezzo l’uno dall’altro.
@bertoncelli “3) Mi sforzo di usare il cervello, cioè di non essere ottuso. Non è detto che ci riesca, ma almeno ci provo. Per ogni questione mi domando sempre: “È giusto? è corretto? è onesto?”.
lo dico senza polemica alcuna, ma a volte sarebbe necessaria una quarta domanda: “conosco a fondo la questione?”.
I profili tecnici sottesi all’attività estrattiva sono un pò più complessi della tesi che sarebbe sufficiente che il comune non concedesse autorizzazioni. https://www.regione.toscana.it/-/la-legge-regionale-25-marzo-2015-n-35
Le tue riflessioni sono certamente in buona parte condivisibili, ma le apuane vengono smontate pezzo per pezzo – e purtroppo sempre più velocemente – anche con il plauso di buona parte della comunità locale, che vede in quella attività una opportunità lavorativa.
Allora ben venga Athamanta che alza la voce, seppur con qualche limite (e con un uso orripilante della lingua italiana, di cui non comprendo il senso), perché – ad eccezione di Apuane Libere, che svolge una meritoria opera di controllo e denuncia – per tutto il resto sulle cave vige, nella migliore delle ipotesi, il silenzio.
Il parco delle Apuane, per primo, si è rivelato una istituzione di ben poco impatto.
Se la decima parte dei capitali investiti nell’escavazione fossero stati usati per un serio piano di tutela e conservazione, oggi le Apuane sarebbero un gioiello storico, naturalistico, plaeoindustriale a disposizione della collettività.
Invece a disposizione della collettività ci sono gite in jeep alle cave, con aperitivo incluso e sono anche gettonate, oltre a un pò di luoghi scomparsi (focolaccia, cerchio, cervaiole) e fra non molto altri spariranno nella indifferenza generale (ad esempio foce giovo, a cui ci si sta pericolosamente avvicinando, ma mi dicono che il comune di minucciano abbia autorizzato lo scavo in quota).
Peraltro la funzione della P.A. dovrebbe essere quella di non favorire il profitto di pochi privati tout court ma di tutelare e conservare i beni di rilevo e interesse collettivo, secondo principi che dal 1948 sono espressi in una costituzione che qualcuno, dopo aver sniffato qualche baguette leviana, vorrebbe cambiare.
semmai chiediamoci perché, per molti profili, non venga applicata invece che cambiarla.
Sotto questo profilo le riflessioni di athamanta non sono affatto ipocrite ne campate in aria né in malafede.
Anche questo farebbe parte del ripensamento di questo modello di “sviluppo” che in un altro post e andato come, al solito, in malora.
Alberto,
chi, in concreto, concede i permessi per aprire le cave? Li ritengo i primi responsabili.
Negando un permesso o chiudendo una cava, i politici temono di non essere rieletti; perciò l’andazzo continua.
Gli industriali possono fare pressione o propaganda per l’apertura, oppure possono corrompere. Ma non concedere permessi.
I lavoratori sono preoccupati per il mantenimento delle loro famiglie, non per la distruzione dell’ambiente in cui vivono, e spesso si fanno fuorviare dalla propaganda politica. E loro votano.
Dei sindacati del marmo non conosco la posizione ma, dato lo sfacelo ambientale, posso intuirla: nessun commento.
In definitiva i politici dovrebbero dimostrare coraggio, ma coraggio non ne hanno.
Se Athamanta sfilasse contro i decisori (i politici che lí comandano dal 1945), sarei in prima fila.
Placido,
1) Io sto dalla parte delle Alpi Apuane e della mia lingua.
2) Sono contro la malafede, l’ipocrisia, l’ottusità, la faziosità.
3) Mi sforzo di usare il cervello, cioè di non essere ottuso. Non è detto che ci riesca, ma almeno ci provo. Per ogni questione mi domando sempre: “È giusto? è corretto? è onesto?”.
4) Idem per la faziosità: “È giusto? è corretto? è onesto?”.
5) In vita mia non sono MAI stato né ipocrita né in malafede. È certo come la morte che un giorno verrà.
6) Denigrare: “Cercare con intenzione malevola di offuscare la reputazione di una persona o di sminuire il valore di una cosa, col parlarne male”. (cfr. vocabolario Treccani)
7) Io NON ho “denigrato” Athamanta. Io ho contestato FATTI. Fatti che concernono o la malafede o l’ipocrisia o l’ottusità o la faziosità, o tutte e quattro le cose insieme.
N.B. Se noi due parlassimo di temi concreti, senza farci fuorviare da ideologie astratte, sono convinto che concorderemmo nella maggioranza dei casi.
Fabio, lo sfacello delle Apuane, l’hanno deciso in tanti:
– la politica tutta che ha dichiarato il territorio apuano zona di sacrificio
– i sindacati
– tanti cittadini apuani (purtroppo) che non si rendono conto che sono stati dichiarati sacrificabili dai politici a cui danno il voto
– gli industriali del lapideo , quelli locali e le multinazionali
– gli scultori che vengono qui da tutto il mondo per imparare a lavorare il marmo
Bertoncelli al #7: preso atto che nel comunicato effettivamente non c’è alcun richiamo esplicito alla politica locale e che effettivamente nel comunicato viene fatto un uso politico della Sacra e Immutabile Lingua Italiana, chiedo venia per la mia ottusità, ma non capisco l’obiettivo del tuo commento.
A che scopo denigrare il “collettivo Athamanta”?
Da che parte stai?
(ovviamente liberissimo di non rispondere)
1) I tizi del collettivo Athamanta sanno chi comanda in Toscana dal 1945 e ha deciso lo sfacelo delle Alpi Apuane?
2) Perché non se la prendono con costoro? (domanda retorica)
3) Oltre alla versione in inglese – che fa sempre la sua bella figura per impressionare gli italici villani – e a quella in tardo ostrogoto, ne avrei gradita una in lingua italiana.
Confesso che ho provato difficoltà – e un po’ di risentimento – a leggere il testo con tutte quelle lettere inesistenti: si dice che qualcuno manovra qualcun altro e non ci si accorge che non sta certo nello stravolgere una lingua il rispetto per tutti gli esseri viventi; così facendo si sposta l’attenzione dal problema esposto nell’articolo, molto più importante che un plurale e un femminile; non si è fedeli al testo originale, che non fa nessuna differenza e che, almeno, permette di comprendere con serenità.
infatti girando per boschi, fianchi, pendii e ravaneti, sono inciampato, in: copertoni alti 2 metri, bidoni, cisterne, macchinari arrugginiti e contorti, matasse di cavo elicoidale, matasse di cavo elettrico, tubi di ferro e di plastica, batterie, ect. ect.
Ma chi ce li avrà buttati e abbandonati li a marcire?
Magari gli alieni….?
Oppure qualche ambientalista che fa il doppio gioco?
10… 9… 8…
È partito il conto alla rovescia per il primo intervento in cui sarà scritto che tanto la Costituzione è obsoleta e i principi su cui si basa sono incompatibili con la natura umana.
Del resto anche le cosiddette comunità montane (comunità di burocrati che interferiscono con i comuni dei cittadini) si preoccupano di tagliare gli alberi più che piantarli, soprattutto odiano le pinete sia naturali sia artificiali tanto a Carrara quanto a Massa.
Lo fanno da secoli…e continueranno a farlo.
Al limite cambiano la Costituzione.
Fatelo sapere a Crovella ed au suoi 4 amici che ci stanno lavorando sopra
“Il degrado dei boschi”
Certo che ci vuole una bella faccia di culo per dire queste cose. Loro i boschi non li degradano, li ricoprono direttamente con i ravaneti.