Le domande
di Lorenzo Merlo
(scritto il 25 aprile 2020)
Papà, cos’è la pandemia?
Sorpreso dalla domanda si fermò tutto per un istante. Non perché suo figlio gliel’avesse posta. Ma perché lui stesso, avvertì l’incertezza su che risposta dare. A secondo di quella che avrebbe scelto, si sarebbero svolte storie differenti. E a seconda della storia raccontata, suo figlio, e tutti gli uomini avrebbero creduto al panorama che via via la narrazione gli avrebbe proposto. O imposto? Finché, suo figlio e tutti gli uomini non avrebbero loro stessi seguitato a raccontare la storia che ormai, generazioni prima, qualcuno aveva descritto come verità.
L’attimo si prolungò per un istante ancora. Si chiese ancora se educarlo ad essere un devoto cittadino ubbidiente o alla consapevolezza, affinché la sua coscienza non fosse mai calpestata in nome di nessuna ragion superiore, a meno che lui, e solo lui, non lo volesse. Ma lo sapeva bene, non era una vera questione, ma soltanto l’eco di una domanda che, si meravigliava, evidentemente non arrivava alle orecchie di tutti.
Il bimbo lo guardava in attesa. Avvertì l’incertezza del padre ma non si trasformò in alcun pensiero. Poi fu distratto: il genitore iniziò a parlare.
La pandemia è un trucco come quelli del cinema o quelli che usano i venditori e le banche. Insomma, di quelli che usiamo tutti. Consiste nel mettere in campo qualche elemento, anche uno soltanto, che sposti l’attenzione.
Perché? Perché vogliamo spostare l’attenzione?
Beh, lo facciamo per fare in modo di ottenere ciò che vogliamo.
Non capisco.
Per esempio, se un bambino insiste per avere un nuovo giocattolo o una persona si rivolge a una banca per chiedere un prestito o far fruttare il suo denaro, mamma e papà e il direttore della banca non faranno altro che dire o fare qualcosa affinché l’attenzione si sposti dal giocattolo e dalle condizioni spiacevoli del prestito per ottenere ciò che vogliono.
E perché la pandemia è uno spostamento dell’attenzione? E perché spostarla?
In realtà, la pandemia sarebbe un’infezione così grande da interessare la maggioranza della popolazione del mondo. Infezione provocata da un agente patogeno, per esempio da uno che si chiama Coronavirus.
Ma non è meglio e giusto che tutti si dedichino all’infezione?
Certo è meglio, altrimenti l’estensione del problema sanitario potrebbe ulteriormente allargarsi. Continuando a non farsi domande le cose non miglioreranno. C’è da chiedersi infatti come mai la scienza, o chi per essa, non ponga limiti all’elettromagnetizzazione dell’atmosfera, alla promozione della tecnologia. Due casi tra i molti che segnalano che lei e la sua cultura scientista continueranno a pompare l’idea che si tratta di progresso disponibile a tutti, quindi di un bene tout court. E che la parte tossica è solo un’invenzione indimostrata dei soliti complottisti.
Papà, non ci capisco niente.
Allora provo così. Immagina che ci sia una barca in navigazione. Ovviamente c’è un capitano che governa il timone. Lui conosce la rotta, sa dove vuole andare. Ma ha bisogno della collaborazione di tutto l’equipaggio. Per evitare un ammutinamento o un cedimento della motivazione a lavorare non gli costa niente promettere ciò che ai suoi uomini interessa oppure, trova sempre il modo per avere il loro lavoro anche se il loro malcontento cresce. E lo fa spostandogli l’attenzione dove più gli interessa. Spostandola da dove loro la posano. Ci vuole maestria, ma in fondo il principio è elementare. Ti ricordi quando ti ho detto di toccare con la fronte lo spigolo del tavolo dove avevi appena battuto la testa? Ti ricordi che ti dicevo di farlo perché ti sarebbe passato il male?
Sì, ma cosa c’entra?
In quel modo la tua attenzione tutta dedicata al dolore, si è spostata in attesa di sentire come lo spigolo ti avrebbe aiutato.
È vero. Ho appoggiato la fronte e mi è sembrato migliorasse subito.
Ecco, ora sai che significa spostare l’attenzione, sai che importanza ha. È un trucco che possiamo impiegare per migliorare, per esempio per liberarci da cattive abitudini, o per ingannare.
Ma tu in realtà non mi hai ingannato.
In un certo senso ti ho ingannato invece. Vedrai che lo riconoscerai e comunque ne riparleremo. Ora riprendiamo la questione della pandemia.
Se alla ciurma della nave facciamo corrispondere la popolazione della terra o di una sua parte, possiamo dire che l’infelicità degli uomini che la compongono sia la stessa. I sentimenti sono eterni e uguali per tutti, così le emozioni. È un fatto che ci sfugge sempre e che dovrebbe essere materia scolastica. Ma è un altro discorso, restiamo su quello di adesso.
Perché sarebbero infelici? Potresti domandarti e domandarmi.
Beh, se le persone prima avevano delle garanzie di lavoro – tu non lo sai ma una volta, in Italia, c’era l’articolo 18 che appunto impediva facili licenziamenti – e ora il capitano gliele ha sottratte, questo è un motivo di infelicità.
Poi, sempre il capitano ha promesso di far lavorare tutti ma non ha mai mantenuto la sua parola. Lo ha fatto per evitare che i disoccupati diventassero un problema sociale e anche per fare in modo che con le sue inventate statistiche quelle piccole riduzioni che da tanti anni sostiene di aver realizzato, siano conquiste e non una condizione garantita.
Perciò, la pandemia è un’ottima idea per distrarre le persone da questi problemi. È un’ottima idea per tante altre cose tutte tra loro simili, almeno nella misura in cui, tutte permettono di tenere a bada le persone e le società.
Per la paura del virus, e perciò della morte, come le loro tv e i loro giornali hanno sostenuto fino a catturare l’attenzione di tutti, ora le persone stesse, sapendo del disastro economico, saranno più accondiscendenti ad accettare condizioni di lavoro peggiori di quelle che avevano prima del virus diversivo.
In nome della ripresa economica, subito paragonata al dopoguerra, quando c’era il senso della patria, oggi sciolto nel benessere e nell’individualismo, il lavoro costerà meno, sarà più precario, offrirà meno garanzie. Nella paura, pur di uscire da quel tunnel dove la morte aleggia sospinta dai media, le persone si adatteranno, accetteranno, staranno calme e disposte a ciò che prima avrebbero criticato. In silenzio, faranno sacrifici necessari.
Papà mi sorprendi. Mi sembra una bellissima cosa che le persone si rimbocchino le maniche quando qualcosa va storto.
Hai ragione. Ma evidentemente non sono stato chiaro. Quei sacrifici, le persone li vivono come necessari, ma non sarebbe così se si avvedessero che fanno parte di un progetto al bromuro. Se vedessero che mantengono una speranza che non ha nulla a che fare con i loro sogni ma con i piani del capitano.
Per la ripresa le delocalizzazioni saranno da un lato incentivate, dall’altro scongiurate in nome della sovranità nazionale. Sì, perché dentro la tonnara dove tutti cerchiamo il nostro posto pur sapendo che per farlo gli altri ci daranno noia e noi la daremo a loro, si svolge la famosa guerra dei poveri. Un altro espediente del capitano, un’altra modalità per evitare che l’attenzione si posi sui punti che lui non vuole.
Anche la questione della pensione sarà un argomento importante per far rendere al meglio la mente della pandemia. Se prima era diventata a rischio, ora sarà una delle promesse garantite. Sarà impiegata per eliminare dal mondo del lavoro un gran numero di lavoratori. I posti liberi sgraveranno i costi e forse saranno strumentalizzati per dire che la disoccupazione si è ridotta. Insomma, non solo tonnara ma anche sardine. Immobili e allineate, pronte a eseguire e forse anche a gioire per la sicurezza che ci promettono, per sopravvivere.
Come non prevedere che nel marasma sociale crescente qualcuno non riesca a organizzarsi per dare contro gli altri? Chi vieta di pensare che tanto malessere tumorale non sia voluto per generare una rivolta sociale destinata a fornire il pretesto per uno Stato debole che possa finalmente compiere legittimate azioni di forza?
Ma non è tutto. Tutti i settori, i momenti tipici della nostra società saranno coinvolti nel tornado della ripresa, nelle sue regole, emanate come fossero leggi, ridondate dai media come martelli da fabbri.
I mutui, saranno proposti in modo che i lavoratori li considerino facilitati e a canone vantaggioso. Saranno magari argomentati con temi sulla decrescita e rispetto dell’ambiente. Ma il giochetto è sempre il solito. Le persone saranno ancora più vincolate di prima, con meno potere d’acquisto e maggior serenità. In nome della ripresa.
L’ambiente depredato e le malattie dentro le medicine per quanto siano due temi sostanziali non hanno – e non avranno – neppure uno straccio di dibattito. A noi interessa ma non a loro. Loro si occupano del potere, non di altro. Con quello potranno farsi la Terra che preferiscono.
Per i prestiti di denaro andrà nello stesso modo. I dipendenti saranno ulteriormente celebrati dalle circolari di servizio arrivate dall’alto, nonostante la loro maggior precarietà. Le imprese avranno condizioni migliori, ma non per quanto riguarda la loro capacità d’acquisto. Anche per loro vige la norma occulta che la loro dipendenza dal sistema deve dare assuefazione crescente.
Ma papà perché tutte queste cose, così cattive?
Non sono cattive, sono umane. Sembrano cattive perché, con la democrazia ci avevano fatto credere di andare in una direzione migliore di quella seguita da altre modalità di governo. Ma è solo un’illusione, bene che vada solo quantitativa. Di fatto la democrazia è più una facciata. Almeno finché non ci sveglieremo per scoprire che l’abbiamo confusa con la sua ideologia, con la sua teoria. Anche il comunismo era una bella teoria, ma la sua pratica è stata umana, cioè corrotta, ovunque l’abbiamo provato sul campo, con le persone. Se le persone non prendono coscienza che loro stesse non sono i pensieri che hanno non ce la faremo mai. Perché i pensieri che hanno, come ora per la pandemia, sono pilotati.
Forse inizio a capire papà.
Accorgersi di un’illusione è doloroso. È una piccola morte. Ma è anche un momento che precede la massima vitalità. È una nascita. Dunque la morte simbolica che subiamo prendendo coscienza di noi stessi è un bene, il bene del virus per chi lo farà in questi giorni. Quando il capitano si accorgerà che non crediamo al bene e al male che ci ha raccontato, avremo le idee chiare su cosa fare di noi stessi e la forza necessaria per seguire la nostra via. Qualunque essa sia sarà in direzione opposta a quella dell’alienazione che come schiavi seguivamo prima.
Capisco sempre di più papà. Mi ricordo quando credevo di non riuscire a spegnere tutte le candeline del compleanno. Mi sentivo così arrabbiato. Non capivo più niente per non esserci riuscito. Poi mi sono accorto che non c’era niente di sbagliato, a volte si riesce a volte no. E anche se mi dicevate che non era importante io non capivo e impazzivo di rabbia. E allora, papà, continua.
La questione è lunga, come dicevamo, riguarda tutti gli aspetti della vita di una persona. I contratti di lavoro saranno essenziali. Giusto il necessario per metter su famiglia e avere un figlio e una macchina modesta. Anche questa umanissima aspettativa passerà come un bene conquistato e i politici se ne faranno vanto.
Forse penseranno a istituire un servizio civile obbligatorio, destinato alla riduzione del debito sotto lo slogan, Faccio qualcosa per tutti noi. Lo stesso che supporterà l’animo di tutti davanti alla ulteriore riduzione dei servizi sociali e la contemporanea crescita delle tasse.
Le scuole e le università pubbliche e private saranno ancora più costose, quindi accessibili a pochi. In compenso la formazione sarà ancora più intelligentemente organizzata per produrre individui programmati e coordinati con gli interessi del capitano.
Per la sanità, tanto è già chiaro adesso. Ognuno sarà tracciato nella sua sempre più monitorata biografia. Ognuno riceverà pressioni per farsi vaccinare in nome della prevenzione. La scienza, invece di considerare le versioni della realtà che non considererà, si chiuderà ulteriormente a riccio, come già fa, dichiarando a mezzo delle tv e della stampa chi sono i ciarlatani e a chi bisogna credere. E chi può evitare di pensare a questo punto che i vaccini stessi non svolgano anche il servizio a suo tempo svolto dal prozac. Come i possibili chip e app, Il 5G farà la sua parte e tutti saranno felici di vedere i film in hd sul telefonino seduti al posto assegnato sulla tratta pendolare.
Stampa e tv saranno ulteriormente sotto controllo per avere quote di sostegno, sennò, con la concorrenza del web sarebbero testate morte. Sempre che la rete resti libera. Che la censura non avanzi tra noi, pacifica, come Mosè tra le acque. https://www.youtube.com/watch?v=OPny1_bNyRU&feature=youtu.be
Papà, ma dove stiamo andando? Mi racconti una storia incredibile. Che faremo? Che sarà?
Sì. È una storia terribile. Il controllo è crescente. Il progetto è chiaro. La destabilizzazione è grande. Le recenti primavere e guerre islamiche e l’immigrazione di massa erano solo l’avvio del progetto. Da anni avevano in mano la carta della pandemia. Attendevano soltanto il momento per metterla sul banco.
Nessuno sa come andrà a finire. Tutti sanno che è meglio aprire gli occhi e spegnere la tv. Vedremo presto se sapremo farlo.
Tutto è destinato a fare di noi degli schiavi felici. Del resto chi ha aperto gli occhi ben prima di noi aveva provato a svegliarci. Non è servito. Abbiamo continuato a credere alla narrazione del mondo che da soli – per modo di dire – ci facevamo.
Cosa intendi per modo di dire?
Intendo che quel modo di dire deriva da quello che ci dicono a scuola, sui libri, le istituzioni, la politica, i media. Chi comanda i media – ed è sempre il solito capitano – comanda tutto. Comanda tutti quelli che dormono.
Ma come mai papà è potuto accadere tutto questo? Come ha potuto il capitano, da solo, arrivare a tanto?
Era armato. Ha usato la paura. Con la paura si fanno cose che altrimenti rifiuteresti. Il punto di attenzione fisso sulla paura impedisce qualunque atto di coraggio. Conduce alla disperazione e alla violenza, contro se stessi e gli altri. Implica una vita mortificata. Impedisce una vita coraggiosa. Che non significa buttarsi sotto al treno per salvare il gattino. Significa semplicemente vivere la vita nostra, quella che abbiamo dentro, liberarci da quella con cui ci hanno vestito.
Anche il liberismo rientra nel progetto. Con esso si è avviata la disgregazione delle comunità. Sinonimo di comunità è via. Ognuno nella comunità sa qual è la sua via, sa quali sono i suoi valori, li rispetta e la comunità è solida e calda come il focolare della famiglia. La comunità era tutto. Ora siamo singoli anche entro la famiglia. I valori non fanno più testo. Tutti sono infelici e tutti recriminano. La distanza affettiva ha disgregato la comunità o quel che ne rimaneva.
Perché credi tutto sia intrattenimento da consumare con assuefante velocità? Tutto intrattenimento, nessuna cultura.
E ciò che è peggio è che tutti i cagnolini da appartamento e soldatini da prima linea non si preoccuperanno di loro stessi. Avranno il senso del proboviro. Saranno delatori tra noi. Rinati spiriti della Stasi in nome della legalità. Ma contro l’umanità, sebbene a loro insaputa. Essere un delatore diviene un vanto. Che miseria!
E c’è pure il colpo di scena. Magari è davvero un buon progetto. Magari anche il controllo sociale è solo un passo intermedio destinato alla soluzione finale – le sole cose che vedremo saranno quelle che la storia ci ha già mostrato – della riduzione radicale della popolazione del pianeta.
Che dici papà?
Sì, sei grande abbastanza. Le cose non stanno ferme. Si muovono. Non appoggiano a terra e non hanno radici come le piante, né il peso delle rocce. I figli non hanno più davanti a sé il lavoro dei padri e le madri si sono sentite esonerate dal curare la casa. I diritti hanno sostituito i doveri. Il consumo usa e getta, ormai di tutto, perché tutto è stato mercificato, assorbe la maggior parte di energia individuale. Tutto è liquido e galleggia ora che il capitano poco prima di prendere terra ci ha gettato a mare.
Il padre posò il libro e controllò che il piccolo si fosse addormentato. Quindi lentamente si alzò dal bordo del letto per allontanarsi. Uscendo spense la luce.
Ma era ancora nel dormiveglia. Pensò, grazie papà, per avermi raccontato questa storia. Ora capisco cosa intendevi dire che i libri di scuola e la tv sono buoni solo per lanciarli dal balcone. E si addormentò.
Un bimbo tanto piccolo non può comprendere la complessità del discorso. Certo. E noi?
3
Le domande.
https://comedonchisciotte.org/le-10-domande-che-nessun-giornalista-ha-il-coraggio-di-fare/
Antonio,
come ho già avuto opportunità di scrivere altrove, non credo che un nuovo paradigma possa scaturire da un elenco anche se geniale.
La comunicazione richiede emozione non razionalità.
Tuttavia il mio elenco lo avrei, ma fosse anche geniale, non avrebbe gambe per camminare tta la selva di contestazioni, queste sì totalmente razionali.
Anche punti ecclatanti nella loro evidenza, sarebbero sommersi da contestazioni, per altro comprensibili.
Prendi la deregolamentazione, la sburocratizzazione. Per ridurla e renderla funzionale alla miglior vita non basta la denuncia, tutti la possiamo epsprimere, servono dei valori che non la creino.
Per questo mi tengo lontano dagli elenchi propositivi, almeno finché opportuno.
L’elenco utile si compone di un punto, i valori, appunto.
E questi, essendo totalmente a carico dell’esperienza, non sono trasmissibili.
Dunque è mio parere più opportuno provocare riflessioni che in tutti gli uomini interessati a liberarsi dal conosciuto porteranno certamente a rinunciare ai valori egoistici e ad esprimere valori differenti da quelli che dominano ora.
Queste persone, senza fare elenchi di proposte, certamente realizzeranno un mondo altro dal presente.
Allo stesso modo uomini di altre geografie hanno realizzato altri valori e altre culture.
Nell’articolo c’è una narrazione che è di molti, della quale io per primo diffido. È ben più importante cogliere la verità che è la narrazione che ci facciamo che fa la realtà di quanto non lo sia credere a una o all’altra narrazione. In questo senso è, era una provocazione.
Finché le persone pensano ci sia una realtà in cui, come fosse un salotto, entriamo e osserviamo dov’è il posacenere e la finestra e poi lo raccontiamo ai nostri figli come stessimo riferendo la verità, nessun elengo geniale per una società fondata sulla bellezza potrà mai esserci.
Comunque tempo fa avevo iniziato a prendere qualche appunto per un articolo dal nome Farei così.
Eccolo.
Anche se siamo proprio nella situazione razionale o senza spessore, sarebbe bello avere la tua e vostra partecipazione per perfezionarlo.
So che non succederà: è egoisticamente inopportuno seguire qualcuno che non è un capo.
Farei così.
Uno Stato in forma di Repubblica oligarchica a suffragio universale.
I settori istituzionali della società previsti dalla Costituzione, salute, scuola, difesa, carceri, economia, arti, cultura, ecc, si dividono la torta politico-economica in spicchi uguali.
Ogni cinque anni avviene una rotazione, tale per cui lo spicchio di turno ha il massimo dell’attenzione. Gli altri in un decrescendo progressivo.
La campagna elettorale si esaurisce nella dichiarazione di ciò che il candidato afferma di realizzare nel quinquennio.
Gli elettori votano per candidato/progetto.
Gli eletti hanno uno stipendio elevato e noto.
Se non realizzano quanto promesso lo restituiscono in grandissima percentuale.
Se lo realizzano hanno diritto ad un posto governativo per il quinquiennio successivo, per massimo due tornate.
Le persone versano mensilmente lo stipendio dei politici.
Chi non può permetterselo è impiegato in attività sociali.
Se il progetto non procede come dichiarato – è il soggetto stesso che lo dichiara – lo stipendio si interrompe.
Se dichiara il falso (non tutti i progetti hanno evidenze immediatamente rilevabili da chiunque) viene estromesso dalla politica e costretto a restituire i guadagni acquisiti.
Lorenzo, nel commento 2 hai scritto
L’intento di fondo era fare presente che la realtà che vediamo dipende dalla narrazione con la quale ci abbiamo avuto a che fare. Storia, leggende e verità sono spremute narrative.
Non mi pare, l’intento di fondo era fare presente la tua narrazione e quindi la tua realtà come fonte di verità in contrapposizione alla narrazione che politici, capitalisti, media, per farla breve “poteri forti” propinano alle masse, perlopiù ottuse.
Allora, proviamo per una volta a cambiare cliché. Invece che fare la lista dei difetti e delle catastrofi ad essi correlati prova a fare una lista di cose che andrebbero fatte e che siano concretamente realizzabili. Prova a stupirci con una narrazione innovativa che possa tramutarsi in realtà condivisa. Poi vediamo.
Qualcuno crede agli interventi umanitari, siano militari, siano ong.
Qualcuno non vede che i bombardamenti Nato in Serbia – incluso non a caso il palazzo dell’ambasciata cinese a Belgrado – non siano serviti ad installare la più grande e la più orientale base militare americana.
Qualcuno non vede che quei bombardamenti hanno fatto carta straccia delle convenzioni internazionali.
Qualcuno non vede che l’indipendenza del Kosovo, unilateralmente affermata, e sostenuta dall’Onu, non fosse altro che interesse americano.
Qualcuno crede che le Ong non siano estensioni, avamposti monitoratori per conquiste di nuovi mercati, che davvero le élite si facciano carico della questione ecologica per sconfiggerla?
Qualcuno pensa che le guerre non abbiano altro che ragioni economiche, di controllo.
Che il colonialismo ha portato del bene.
Il controllo della masse è un imperativo, formare qualcuno devoti è necessario.
Come escludere dalla questione dei sistemi complessi o dei grandi numeri, l’eventualità che elementi di comuni interessi e potenza non si uniscano per gestire i propri interessi?
Chi comanda la comunicazione, chi ha capitali superiori a quelli degli stati, chi è in grado di gestire la tecnologia non mancherà del necessario per ottenere leggi a proprio vantaggio.
Il ricatto economico e quello sociale è una carta nelle loro mani.
Chi è parte dei qualcuno, è complice della direzione del mondo.
Oppure le primavere arabe sono un fatto spontaneo?
A pare mio è ovvio che un sistema aristocratico o al limite il potere assoluto di un singolo sia il sistema di governo migliore, più funzionale ed efficiente e che può garantire a tutti il miglior modo di vivere.
Se metto alla guida il migliore o i migliori (dal greco àristos) non posso che ottenere i migliori risultati.
Il piccolissimo problema sta però nella definizione e nella scelta dei “migliori”…
Ma anche ammesso di trovarli realmente, è inevitabile che questi abbiano figli. Che sono stronzi come tutto il resto della popolazione.
Per tornare al cuore delle domande, dirò che sono certo che non esiste né uno né molti capitani, o manovratori, né occulti né palesi.
Esistono momenti e moventi storici. Necessità.
Marx ha creduto di fondare una scienza basandosi praticamente su uno solo, la necessità economica. Io credo che ci sia andato ben vicino, essendo la sopravvivenza il principale movente umano, ma ignorando il concetto di sistema complesso ha fallito il bersaglio grosso, la risposta scientifica onnicomprensiva.
E’ come un metereologo: con barometro, igrometro, anemometro (e molta osservazione) puoi prevedere il tempo in un posto domani. Hai una pratica che riguarda il sistema atmosferico, non una scienza, una spiegazione globale.
Ma questo non significa che barometro, igrometro, anemometro (e molta osservazione) siano inutili o diano indicazioni false, come sembra sostenere Lorenzo.
Valpreda non sarebbe d’accordo con te.
E anche all’epoca il popolo del tg tutto compatto a dare contro l’anarchico.
Ho detto governi ma pensavo a parlamenti.
Con qualunque legge elettorale una cultura capitalista non può che replicare quanto già ci ha mostrato.
Il sistema è malato terminale.
E l’agonia si allungherà.
Lo garantisce il tassista. L’ha riconosciuto.
Lorenzo,
ma credi davvero a tutto quello che scrivi, credi che il mondo sia proprio come lo dipingi tu? Non mi dire che per me “Tutto va ben Madama la Marchesa”, ma sono costretto a ripetere parola per parola il mio commento 11:
Tu scrivi:
Il controllo è crescente. Il progetto è chiaro. La destabilizzazione è grande. Le recenti primavere e guerre islamiche e l’immigrazione di massa erano solo l’avvio del progetto. Da anni avevano in mano la carta della pandemia. Attendevano soltanto il momento per metterla sul banco.Non si chiama “progetto”, e non esiste un progetto di massa per l’immigrazione nel mondo, esistono le guerre che fanno scappare la gente. Come hanno sempre fatto. E le guerre si fanno per i soliti motivi, non per aumentare le migrazioni.Si chiama mondo, non c’è un capitano. Forse qualcuno dovrebbe parlare al Padre, con la P maiuscola, e dirglielo. Avidità e ingiustizia da sempre dominano, non esiste un’epoca felice dalla quale il bieco progetto ci ha strappati via. Guardiamoci indietro… Come disse Leopardi, il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi..
PS: parli di governi non eletti, ma non sono i governi a dover essere eletti, bensì i parlamenti che devono dargli la fiducia. Se invece mi dici che la nostra legge elettorale non ci consente una vera scelta, sono d’acc0rdo, ma allora mi dovresti dire quale legge elettorale riterresti adeguata, tale da rappresentare bene le opinioni degli elettori e dar vita a un governo efficace.
Certo, ognuno ha diritto al pensiero.
Alcuni di questi alimentano lo statu quo di una democrazia e di un capitalismo che stanno crollando abbracciati su loro stessi.
Come già da tempo si può cogliere, su quelle macerie si innalzeranno le nuove potenze sovrannazionali.
Annunciando naturalmente, come già è stato fatto, ricchezza e ugualianza per tutti.
Intanto, come non fossero sintomi di una patologia terminale: Disoccupazione inesorabilmente crescente, quasi ontologica in questo sistema; debito pubblico in salita permanente e parimenti ontologico al medesimo sistema; sovranità nazionale in riduzione; vincoli e dipendenze da istituzioni militari e politico finanziarie; infrastrutture fatiscenti, dai viadotti alle aule scolastiche attraverso corsie d’ospedali; moltitudini colpite da catastrofi riempite di promesse e svuotate di dignità; formazione totalmente devota alla produzione di esecutori poi resi felici di ubbidire, di alimentare il progresso dal benefit del momento; tecnologia e sua madre scienza vendute e vissute come il vertice solo a cui riferirsi per pensare, per scegliere, per credere; pensiero unico, reso possibile con una comunicazione del rimbambimento che imperterrita domina la società dello spettacolo; censura applicata senza provocare bombe, rivolte e neo burning monk, nonostante il giro di vite di lontana provenienza abbia accelerato la ruota cricetica sulla quale consumiamo la vita ormai dimentichi del canto delle allodole, del colore dei gruccioni, dell’estasi delle lucciole, della bellezza dei cervi volanti.
Doni per i nostri figli, in nome della democrazia.
In concreto non riesco a vedere un regime autoritario che possa garantire uguaglianza, pari opportunità, meritocrazia, ecc. ecc.. Vedo solo dei regimi dove se vieni appena sospettato di essere un oppositore ti torturano come se non ci fosse un domani.
Grazie, preferisco l’Italia con tutti i suoi difetti. W l’Italia.
Nel concreto.
Prendere il passato e sovrapporlo al presente o proiettarlo nel futuro è a mio parere inopportuno in quanto potenzialmente demagogico.
Se è pur vero che la storia ci ripresenterà ciò che ci ha già fatto cnoscere, altrettanto lo è che formule di governo non a suffragio universale non possano essere più funzionali e giuste della presunta democrazia con la quale abbiamo a che fare.
Avresti firmato per avere il voto e sapere che non sarebbe contato?
Per una democrazia che è guidata da governi non eletti?
Da quella che affoga nella burocrazia, nel mare di leggi, nelle prescrizioni sapientemente raggiunte, nel comitato del giusto e dello sbagliato, nell’obbligo di di concedere la disponiibilità del tuo corpo?
Chiunque può allungare l’elenco.
Vero non tutti hanno i dono di vedere e spesso il diavolo si nasconde tra i dettagli.
Però c’è da dire che molti fanno finta di non vedere perchè gli conviene e noi italiani siamo molto opportunisti.
@Arioti se ti riferisci al mio commento, è possibile che io non sia riuscito a farmi comprendere.
Premesso che rispetto all’attuale italiano, esistono infiniti sistemi peggiori, ho solo affermato che una democrazia non si distingue dalle forme ma dalla sostanza che quelle forme sono destinate a garantire, ossia la tutela dei diritti e l’esercizio degli stessi.
Possono esservi infinite norme di garanzia che fanno sembrare viva una democrazia che in realtà non esiste eprchè si tratta di elementi svuotati dall’interno (anche la nostra famosa carta costituzionale).
lo evidenziano personaggi assai più autorevoli del sottoscritto…
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/01/versiliana-2017-scarpinato-non-sono-riusciti-a-cambiare-la-costituzione-quindi-la-stanno-svuotando-dallinterno/3831035/
https://espresso.repubblica.it/palazzo/2010/06/16/news/zagrebelsky-l-italia-dica-no-1.21683
In tal caso il cittadino si illude di vivere in un regime democratico ma è in realtà eterodiretto (lungi da me affermare che sia meglio un sistema autoritario).
Meglio etero diretti che sudditi di un regime autoritario e violento, ma attenzione che la schiavitù e la violenza hanno diverse forme e declinazioni….
Giusto per stare nel concreto, cioè nelle cose della vita di tutti i giorni, come si fa a pensare che un regime autoritario sia meglio della democrazia? Se ce lo diciamo pour parler ok, è come dire che l’Italia è un paese del terzo mondo, ma se ci crediamo davvero la cosa diventa preoccupante. Spero vivamente che questi confronti vengano fatti solo a scopo rafforzativo di idee, opinioni, malesseri vari perché in caso contrario significa che i macelli del secolo scorso sono stati rimossi.
La chiaroveggenza non è in dote a tutti nonostante essa non distingua chi merita e chi no di averne diritto.
Osservare pernette di riconoscere le forze che agiscono nelle relazioni tutte, tra tutti i tipi di insiemi possibili.
È un’osservazione però che richiede di smettere gli occhiali delle ideologie tutte, dichiarate e pubbliche, occulte e personali.
Posata la protesi dell’importanza personale molto altro appare.
Nelle spicciole e nelle grandi relazioni.
Così come sapevamo prevedere le bugie di un adolescente e tutta la biografia che le obbligava, si possono vedere altri fili rossi che non stanno nei titoli dei telegiornali, divrsivi fatti apposta per disperdere il filo di Arianna, che tutti lasciamo dietro di noi.
condivido il (retro)pensiero di Merlo.
Noto da ormai un paio di decenni una spinta marcata alla sistematica demolizione di servizi e tutele essenziali (io mi occupo di giustizia, ma non fatico a vederlo in altri settori della vita sociale).
Peraltro per eliminare un diritto non occorre esplicitamente abolirlo ma è sufficiente renderlo di fatto inattuabile o non tutelabile.
Provate a fare una querela e vederete che fine farà, oppure una causa ad una compagnia telefonica che vi accredita ogni mese 10 euro in maniera illegittima…
Eppure uno dei pilastri del vivere sociale è la tutela dei diritti dei consociati, rapida, efficace ed effettiva, di tutti i diritti non solo di quelli ritenuti alti…
Oppure provate a votare scegliendo i vostri rappresentanti. LA democrazia di forme e priva di contenuti è ancor peggio di un regime autoritario.
Le figure sempre più piccole che occupano la scena pubblica, a confronto delle quali politici arrembanti di un ventennio fa sembra oggi statisti, non credo siano lì per caso ma sono funzionali a questo gioco delle maschere.
Eppure quando ho provato a far notare alcune contraddizioni e deviazioni del sistema normativo in tema di covid anche qui sopra si è scatenato il putiferio…
Ciao Salvatore e Alberto.
Sì, si può astrarre e formulare le vostre considerazioni d’ordine antropoligico e morale.
Tuttavia, se “avidità e ingiustizia da sempre dominano” darei per certo che interessi simili da sempre si uniscano per soddisfare la loro avidità, per mantenere l’ingiustizia.
Lo si può osservare nelle relazioni personali e crescendo fino a quelle i cui interlocutori giocano sul campo della globalizzazione, del liberismo, del capitalismo finanziario, del dominio e dell’egemonia.
Come detto altrove, sono forze in grado imporre guerre e leggi, dove la loro strategia egemonica ritiene più opportuno.
Sull’argomento si può trovare molto materiale sebbene i mantra del pensiero unico abbiano una portata tale da tenerlo evidentemente occulto ai più.
l’eterna lotta tra il bene e il male.
Il controllo è crescente. Il progetto è chiaro. La destabilizzazione è grande. Le recenti primavere e guerre islamiche e l’immigrazione di massa erano solo l’avvio del progetto. Da anni avevano in mano la carta della pandemia. Attendevano soltanto il momento per metterla sul banco.
Non si chiama “progetto”, e non esiste un progetto di massa per l’immigrazione nel mondo, esistono le guerre che fanno scappare la gente. Come hanno sempre fatto.E le guerre si fanno per i soliti motivi, non per aumentare l e migrazioni.
Si chiama mondo, non c’è un capitano. Forse qualcuno dovrebbe parlare al Padre, con la P maiuscola, e dirglielo. Avidità e ingiustizia da sempre dominano, non esiste un’epoca felice dalla quale il bieco progetto ci ha strappati via. Guardiamoci indietro… Come disse Leopardi, il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi..
Tutto cosî. Va bene. Manca il piano occulto. implicito in noi. vuoi che lobbi potenti non operino in tal senso in funzione del loro interesse?
a cosa serviva l’antracite di Powell?
le guerre sono espressioni di interessi economici. chi ne ha le forze vuoi che non agisca per influenzare governi?
dunque non una stanza di comando ma intenzioni permanentemente all’opera
Non vorrei che però andassimo alla deriva del “grande manovratore” che opera dietro le quinte. Questo schema non mi convince perché ci riporta alla semplificazione di sistemi complessi.
La realtà non è né quella che ci viene propinata ufficialmente né quella che non ci viene raccontata. La realtà ha molte faccie, esiste la realtà fenomenica e la realtà storica, la realtà collettiva e quella individuale. A volte tutte queste realtà sono abbastanza convergenti ma il più delle volte divergono e non di poco. Per es. la realtà giudiziaria (si usa il termine verità) è una realtà storica la quale può o meno coincidere con quella fenomenica (chi è l’assassino, colui che emerge dalla sentenza di condanna o colui che ha fenomenicamente commesso il reato?).
La realtà storica è inoltre intrisa di falsità, di mezze verità, di semplici supposizioni e perfino sulla nostra realtà individuale fenomenica possiamo maturare dei dubbi (abbiamo veramente vissuto quella determinata esperienza oppure è stata un’allucinazione?).
In questo marasma è consuetudine trovare un porto sicuro in una rappresentazione che ci piace, che ci fa stare bene, che da un apparente appagamento nel “adesso ho capito come stanno le cose”. Molti si fermano in questo porto sicuro che alla fine diventa un’ideologia.
Per me non esistono porti sicuri, esistono solo delle esperienze. Ogni esperienza, completamente o parzialmente nuova, mi arricchisce, nel bene e nel male, ampliando gli orizzonti della conoscenza.
Roberto, ecco, forse questo è un punto: “grandi pescecani”.
Io li ipotizzo (e più) collocati in luoghi più elevati di dove li paventi tu.
La loro politica non si fa traguardare come quella che riferisci.
Sono a noi nascosti.
Anch’io non vedo metodo ma è meglio che sia così perché quando il metodo si unisce al malsano si può solo sperare che finisca presto.
Un orientamento di governo basato su un piano e su un metodo sarebbe più facile da contrastare e farebbe danni in una direzione unica e definita, danni ovviamente dal punto di vista degli oppositori. Io personalmente in questo momento non vedo da noi un piano e un metodo, ma confusione, superficialità, inefficienza, trasformismo, opportunismo, comunicazione da Grande Fratello. Se ci fosse un progetto coerente, magari liberista in economia e autoritario nella gestione, perseguito attraverso l’utilizzo strumentale di un evento straordinario , sarebbe meglio che non questa ameba multiforme in mancanza di meglio, che mette insieme tutto e il suo contrario, mentre lontani dai riflettori piccoli e grandi pescecani cercano come al solito di farci un po’ di soldi e un baraccone fieristico condito da vanità individuali fornisce un po’ di spettacolo all’intrattenimento pubblico.
Bello, se ben capisco.
Il perno del pensiero in questione è di tipo umano.
Entro il piccolo ma diffuso ambito dell’io, tutti siamo indotti da noi stessi a truccare le partite.
Tutti.
L’io, per definizione, separa e pretende.
Le domande di Lorenzo mi hanno ricordato quelle del colonnello Kurz al capitano Willard, nelle scena finale di Apocalypse Now.
“Perchè l’hanno mandata a porre fine al mio comando ?”
“Perchè i suoi metodi sono malsani”
“E lei cosa pensa dei miei metodi ? ”
“Veramente io non vedo alcun metodo, Signore”
Ecco io la penso come il capitano Willard…vedo il malsano ma non vedo alcun metodo, a differenza di Lorenzo e questo mi preoccupa ancora di più.
Ok, questo mi piace.
Merxi.
L’intento di fondo era fare presente che la realtà che vediamo dipende dalla narrazione con la quale ci abbiamo avuto a che fare.
Storia, leggende e verità sono spremute narrative.
Lorenzo, in tutta sincerità devo dirti che sei partito col piede giusto ma poi ti sei perso in una retorica che secondo me non ti si addice. Sembra quasi che il pezzo l’abbia scritto un’altra persona.