Le prime presenze dell’uomo fra queste vallate possono essere fatte risalire a circa 10.000 anni or sono. In quel periodo tribù nomadi di cacciatori si spinsero fin quassù inseguendo le loro prede, scegliendo le postazioni migliori per la caccia e soggiornando per lunghi periodi.
Più o meno in quest’epoca tutte le Alpi vedono l’inizio di un’intensa presenza umana e probabilmente una prima fase di colonizzazione e attraversamento. Moltissime sono le località attorno all’Adamello-Presanella in cui sono stati evidenziati segni della presenza umana. Questo primo periodo, dall’8000 a.C. al 5000 a.C., viene denominato Epipaleolitico. Gli uomini possedevano già una certa organizzazione sociale, avevano una propria religione, credenze e miti. Entravano in un territorio inesplorato, da non molto liberato dai ghiacci che lo coprivano e sicuramente molte dovettero essere le suggestioni magico-religiose che le possenti pietre lisciate, i profili dei monti, i giochi di luci e ombre dovettero esercitare sulla loro mente. Le stagioni erano regolate dai grandi fenomeni cosmici come le lunazioni o i solstizi, ogni preda era oggetto di venerazione e rispetto. La si uccideva per trarre fonte di vita e sussistenza, ma al tempo stesso la si venerava quasi per ingraziarsene lo spirito.
Risalgono a queste epoche lontanissime le prime delle oltre 180.000 incisioni che ornano le pietre del fondovalle camuno: sono il nucleo originario di un insieme di testimonianze che ampliandosi e spesso sovrapponendosi nel corso dei millenni giungono fino all’epoca della romanizzazione. E probabilmente i primi uomini che istoriarono queste pietre mai avrebbero immaginato di porre le basi per la nascita e lo sviluppo di quella che è una delle maggiori aree di studio delle civiltà preistoriche alpine ed europee. Grazie alla continuità della presenza umana e al mantenimento della tradizione rupestre gli studiosi possono oggi leggere queste rocce come un libro che racconta le modificazioni culturali, sociali, religiose e quindi intellettuali dell’uomo nel corso di 10.000 anni di storia.
In base agli studi compiuti sulle incisioni e sulle loro sovrapposizioni si è potuta anche ricostruire l’evoluzione socio-culturale di queste popolazioni che certo non è stata esente anche da influssi esterni. La prima fase dell’arte camuna è caratterizzata dalla prevalenza di figure stilizzate di animali selvatici, soprattutto cérvidi e altre prede dei cacciatori. Tale fase che va grosso modo dall’8000 al 5500 a.C. vede l’uomo ancora soggiogato da tutti i fenomeni naturali. La preda, elemento primario di sussistenza, è quasi deificata per ingraziarsene lo spirito e per favorire una buona caccia.
A partire dal 5500 a.C. avviene un primo profondo mutamento socio-culturale che vede gli uomini passare da una vita nomade ad una stanziale. Nasce in quel periodo la capacità di coltivare la terra e di allevare il bestiame; la caccia resta sempre importante elemento ma i ruoli sociali subiscono un profondo mutamento con la comparsa di altri elementi produttivi non cacciatori. Tale periodo è caratterizzato dalle prime rappresentazioni antropomorfe, da dischi solari e astrali, nonché dalla tendenza di rappresentare più concetti e azioni in un’unica incisione. Ci troviamo in pieno Neolitico; le figure degli animali perdono importanza per lasciare spazio ad un altra raffigurazione, quella dell’uomo. Nella seconda parte del Neolitico, dal 4000 al 3200 a.C. circa assistiamo all’affermarsi delle rappresentazioni antropomorfe e allo svilupparsi del concetto di divinità che spesso troviamo raffigurata con dimensioni notevolissime. È il preludio di una grandissima rivoluzione tecnologica e sociale che coinvolgerà tutte le popolazioni d’Europa.
Capo di Ponte, Parco Nazionale Incisioni Rupestri
Dopo il 3200 a.C., forse portata da popolazioni indoeuropee dell’Europa orientale, giunge la magìa dei metalli: inizia il periodo della cultura megalitica e delle statue stele.
Fu sicuramente un evento eccezionale che dovette avere ripercussioni notevolissime anche fra i nostri camuni. Il metallo aveva qualità nettamente superiori alla pietra, conferiva un’assoluta supremazia militare sulle popolazioni che ancora non lo conoscevano e dava ricchezza poiché era ricercata merce di scambio.
Ma anche l’uomo stesso, conscio di aver raggiunto una posizione di notevole potenza anche nei confronti della natura guarda ad essa con occhi diversi. Le statue stele ce ne danno dimostrazione. Grandi pietre verticali di forma vagamente antropomorfa, le stele portano incisioni che le suddividono in tre fasce distinte: in alto si trova la sfera divina con i simboli astrali, al centro quella terrena ed umana dove a volte è raffigurata anche un’arma, a ed in basso quella degli inferi. Per la prima volta l’uomo riconosce a se stesso un posto di primaria importanza nell’universo. La scoperta dei metalli portò anche notevoli modificazioni dell’assetto sociale dando il via a nuove forme di commercio e arricchendo le popolazioni che possedevano il segreto della sua estrazione e lavorazione. La successiva Età del Bronzo consacrò definitivamente questo profondissimo mutamento; cambiò la forma di aggregazione passando da quella della semplice tribù a nuclei più organizzati e complessi, comparvero nuove figure, gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori e per finire i militari.
L’arma in metallo assurge al ruolo di oggetto divino e come tale viene considerata, basti pensare alle migliaia di incisioni raffiguranti alabarde, asce, lance e pugnali che in questo periodo quasi orgiastico arrivano quasi a far scomparire tutte le altre figure fino ad allora prese in considerazione. Ma dopo la fase iniziale, ecco riprendere la rappresentazione di altre immagini, scene di caccia e agricoltura ed alcune mappe topografiche raffiguranti terreni coltivati o limiti territoriali di una tribù.
Pur restando dominante la rappresentazione della lotta armata, del guerriero e della guerra, vero motivo dominante di questo periodo, appaiono successivamente anche immagini più pacifiche: scene religiose, funerali, matrimoni, danze, riunioni, lavorazioni dei campi, lavori artigianali.
Si giunge così all’inizio di quello che è considerato il quarto ed ultimo periodo dell’arte rupestre camuna. Col raffinarsi dell’organizzazione sociale anche nei disegni si avverte il tentativo di dare qualcosa di più. In prevalenza si cerca di dare tridimensionalità alle immagini e di accrescerne il motivo ornamentale. Siamo ormai alle soglie dell’Età del Ferro e le antiche tribù stanno scomparendo per lasciare spazio a raggruppamenti maggiori, vere e proprie nazioni che i romani troveranno al loro arrivo nelle vallate alpine. Con l’affacciarsi dei nuovi conquistatori inizia però anche il periodo di inarrestabile decadenza dell’arte rupestre camuna fino al totale abbandono.
L’area della riserva di Ceto, Cimbergo. Paspardo rappresenta uno dei siti di maggiore interesse nel panorama dell’arte rupestre camuna
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