Aperte le indagini a Capo Caccia, Alghero (SS), sulla Via Ferrata del Cabirol
Le associazioni ambientaliste Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus e Mountain Wilderness Italia hanno richiesto delucidazioni in merito alla realizzazione della Via Ferrata del Cabirol e di alcuni itinerari di arrampicata sportiva presenti all’interno del Parco Regionale di Porto Conte. Tale decisione è scaturita dopo avere appreso che l’area presenta il massimo livello di pericolosità di frana e che la costruzione della via ferrata, che attraversa un’area protetta, è avvenuta su iniziativa privata.
Alla richiesta di informazioni agli enti preposti, tra cui la Commissione Europea e il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, le due associazioni fanno seguire una richiesta di eventuale adozione di provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dell’incolumità dei frequentatori e dei valori ambientali e paesaggistici.
“Siamo preoccupati non solo per la salvaguardia delle specie ma anche per l’incolumità delle persone” sottolinea Mountain Wilderness “ci siamo chiesti come fosse possibile progettare questi percorsi in un’area indicata come a rischio molto elevato di frana e ci allerta il fatto che ancoraggi come quelli utilizzati sul posto siano stati causa di incidenti, non solo in Sardegna”.
Capo Caccia
Secondo la documentazione raccolta dalle associazioni l’area occupata dagli itinerari è classificata nel contesto di Natura 2000 come Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale e ciò prevede una serie di tutele, in particolare per quanto riguarda le piante e gli animali.
Alcuni degli uccelli più rari d’Europa come Grifoni, Falchi pellegrini e l’Uccello delle Tempeste, sono di casa a Capo Caccia e vengono indicati dalla Comunità Europea come “specie prioritarie” in quanto rare o a rischio di estinzione.
Difficili da raggiungere, le pareti sono scelte per nidificare proprio per la loro inaccessibilità e la loro frequentazione da parte dell’uomo può portare all’abbandono dei piccoli e alla creazione di nidi altrove.
La frequentazione dei percorsi attrezzati, da gennaio/febbraio fino all’estate, disturba il periodo di riproduzione delle specie.
Per queste ragioni il Ministero all’Ambiente indica le attività sportive legate alle pareti come una potenziale minaccia per l’avifauna selvatica mentre il Club Alpino Italiano ha deciso dal 1990 di non acconsentire alla costruzione di nuove vie ferrate. Vedi Approfondimento Normativo.
“Alle volte ci viene da pensare che un’attività che si svolge in ambiente sia un’attività che lo vive con rispetto“ continua Mountain Wilderness “ma questo è vero solo quando chi la pratica adatta le proprie azioni alle esigenze della Natura e non viceversa. Solamente allora possiamo parlare di sport sostenibili.”
Mountain Wilderness incoraggia la frequentazione dell’ambiente solo quando questo non venga considerato una palestra o un parco giochi. E’ favorevole a una valorizzazione del territorio che sia davvero rispettosa delle normative ambientali e della sicurezza, privilegiando perciò itinerari che per loro caratteristica non si adeguino alle esigenze sportive, lasciando così intatta l’essenza naturale del luogo.
Ricostruzione dei fatti
Sulla base di una prima ricerca su internet è facile individuare l’itinerario su www.ferratacabirol.it. Nel sito è indicato che la via ferrata è stata costruita (Storia di un apertura) su iniziativa privata.
E’ possibile inoltre osservare che gli interventi di chiodatura e modifica del percorso sono stati incrementati nel corso degli anni.
In Manutenzione della Via Ferrata, viene indicato che gli ancoraggi sono di acciaio inox, talvolta AISI316 e talvolta AISI304 (sono note in bibliografia rotture di ancoraggi di quest’ultima tipologia in prossimità di ambiente marino).
12 settembre 2009, viene accompagnata l’equipe di Linea Blu lungo la Via Ferrata https://vimeo.com/6545896.
3 ottobre 2014, il Comune di Alghero aggiudica i lavori di mitigazione del pericolo di frana a causa della segnalazione di blocchi pericolanti, (aggiudicazione n.758 del 3-10-2014) nel tratto di costa compreso tra la Scala del Cabirol e il Semaforo.
13 marzo 2015 viene fatto precipitare un grande blocco di roccia che è risultato proprio sopra il tracciato della la Via Ferrata. Quanti altri blocchi come questo ci saranno lungo il percorso? Di chi potrebbero essere le responsabilità in caso di incidente?
Il 21 novembre 2015 (http://video.gelocal.it/lanuovasardegna/locale/capo-caccia-il-gigante-di-roccia-precipita-in-mare/40012/40110) un gruppo di equilibristi buca con il trapano le rocce della parete appoggiata (in cui sono presenti anche decine di ancoraggi di arrampicata sportiva) per inserire alcuni ancoraggi per tendere una corda. L’inserimento degli ancoraggi è avvenuto senza autorizzazione del Parco e senza avere effettuato una eventuale Valutazione di Incidenza Ambientale. I turisti vengono denunciati dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.
23 novembre 2015: le associazioni LIPU e WWF emanano un comunicato stampa (http://www.algheroeco.com/slackline-capo-caccia-wwf-e-lipu-daccordo-con-la-denuncia/) in cui approvano l’operato del CFV.
Le associazioni asseriscono nell’articolo che “Le associazioni ambientaliste WWF e Lipu ricordano che l’area interessata dalla perfomance di slackline è un’area particolarmente protetta inserita nel Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale per la presenza di flora endemica e la nidificazione di uccelli rari o a rischio di estinzione come l’uccello delle tempeste, le berte maggiori, il gabbiano corso e il falco pellegrino.”
Gennaio 2016. In occasione di una ripetizione della Via Ferrata da parte di membri della Mountain Wilderness viene osservata una coppia di Falco pellegrino in prossimità della parete della ferrata e osservati alcuni dettagli tecnici come la tipologia di materiale diverso utilizzato e i diametri del cavo di acciaio (linea vita) di dimensioni diverse. Nasce il dubbio che l’itinerario sia stato omologato.
Sia lungo il percorso, nei ripiani in parete, della Via Ferrata che poco prima di raggiungerne l’attacco, sono stati osservati degli itinerari di arrampicata sportiva che prevedono decine e decine di ancoraggi e alcuni attacchi con catene (http://www.corradoconca.it/index.php?option=com_content&view=article&id=20:qatsi&catid=2& Itemid=101&lang=it).
In questa fase il Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus (GRIG) e MW aspettano che gli enti dicano come è la situazione dal loro punto di vista (esiste un progetto depositato e approvato? Esiste una valutazione di incidenza ambientale approvata? Esiste l’autorizzazione della comunità europea, del parco e del comune?). Dopo queste risposte si potrà ricorrere a denuncia circostanziata.
Sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio”
Zona di protezione speciale – Z.P.S. “Capo Caccia”. Foto Benthos, C.B., S.D., archivio GrIG.
Link correlati:
Rischio di frana sulla Via Ferrata del Cabirol
http://notizie.alguer.it/n?id=46370
Drammatica caduta del blocco di roccia pericolante sulla Via Ferrata del Cabirol, il video
http://video.gelocal.it/lanuovasardegna/locale/capo-caccia-il-gigante-di-roccia-precipita-in-mare/40012/40110
Buca le falesie del Parco Regionale di Porto Conte. Slackliner denunciato!
http://www.algheroeco.com/slackline-capo-caccia-wwf-e-lipu-daccordo-con-la-denuncia/
http://lanuovasardegna.gelocal.it/alghero/cronaca/2015/11/21/news/alghero-buca-le-falesie-di-capo-caccia-per-fissare-la-fune-equilibrista-denunciato-1.12484270?refresh_ce oppure file in pdf.
Alleghiamo anche i segg. documenti:
Legge Regionale 26 febbraio 1999, n. 4
Istituzione del Parco naturale regionale “Porto Conte”.
(Documento del 16/10/2012 11.22.25, autore: Regione Autonoma della Sardegna);
Statuto del Parco
Statuto adottato con Delibera del Consiglio Comunale di Alghero N° 21 del 5.5.2000, resa esecutiva dal Provvedimento del CO.RE.CO. N° 1769/021 del 21.6.2000, e approvato con Delibera della Giunta Regionale N° 40/46 del 12.10.00, resa esecutiva dalla Determinazione del Direttore Generale dell´Assessorato Difesa Ambiente N° 3065/V del 6.12.00 Modificato con deliberazione del Consiglio Comunale n.8 del 13.01.2015
(Documento dell’11/05/2016 12.54.22, autore: Azienda Speciale Parco di Porto Conte);
Disciplinare delle guide del Parco
Disciplinare della attività della “Guida ed educatore ambientale del Parco Naturale Regionale di Porto Conte e della foresta demaniale di Porto Conte”
(Documento del 16/10/2012 11.22.52, autore: Azienda Speciale Parco di Porto Conte).
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Le ferrate deturpano l’ambiente naturale. Punto.
Fine della trasmissione.
Lo Stato italiano o Repubblica italiana che dir si voglia è composto da 20 (VENTI) regioni tra le quali la Sardegna. Va da sè che anche questa regione è tenuta a rispettare l’impianto normativo e legislativo dello Stato italiano!
Sulle norme di comportamento all’interno di aree SIC ha già risposto Alessandro ma tra articolo e post a corona ne son venute fuori delle belle ( o brutte piuttosto in quanto a comportamenti che si possono definire illeciti)
1) la costruzione di un percorso attrezzato utilizzato per scopi turistici e quindi con annessi e connessi relativi ad interventi pubblici di qualsiasi genere, necessità di diverse tipologie di accertamento le quali debbono venir configurate da professionisti del settore (ingegneri, geologi, ecc.) e non certo da un semplice operatore lavori in fune anche se lo stesso ha seguito i corsi abilitativi e pure quelli da preposto , i quali gli potranno risultare utili al momento in cui da dipendente o da prestatore d’opera, eserciterà presso una qualunque struttura (leggi azienda) operante nell’ambito ma non sono utili ai fini della progettazione e messa in opera della struttura. A meno che non si voglia interpretare il T.U. a proprio comodo…
Affermare il contrario o ancora peggio millantare credito presentando queste abilitazioni specializzanti come titoli professionali accreditanti è configurabile come reato o concorso di reati.
2) L’accompagnamento professionale retribuito o non retribuito su salite di tipo alpinistico (la via ferrata è catalogata dall’U.I.A.A., ente internazionale riconosciuto anche dall’Italia che ne fa parte, come percorso E.E.A. – escursionisti esperti con attrezzatura alpinistica) è esclusiva delle Guide Alpine in ambito non solo italiano (Legge 6/89) ma anche internazionale.
Che non siano mai accaduti incidenti per cedimenti strutturali o per errate manovre di conduzione della cordata (almeno non sono in mio possesso casistiche a riguardo) non significa che sia stata rispettata la regola d’arte (unica “normativa” esistente a riguardo e relativa alle Guide Alpine che risultano l’unica categoria attualmente abilitata alla messa in opera di tali strutture potendo emettere certificazione del lavoro svolto, oltre ad essere soggetto formatore nei corsi abilitanti) né che l’assenza d’incidenti abiliti all’accompagnamento professionale che se esce dai parametri dell L. 6/89 si definisce abusivismo di professione punito ai sensi dell’art. 348 c.p. !!!
Dirò di più, viste le ultime boutades del quale ho letto:
Il collaudo statico doveva intervenire prima dell’apertura della struttura e la sua assenza in quel periodo di tempo non esime dalle responsabilità acquisite nel frattempo come non esime dal piano operativo che risulta sicuramente assente di diversi parametri normativi, stando almeno a quanto pubblicato dai “costruttori”…!
Caro Ivan, ti consiglio di leggere meglio quanto scrivo e di non deformare a tuo piacimento. Intanto quando dico “Il regolamento delle Aree SIC non vieta esplicitamente l’attività alpinistica o arrampicatoria” affermo un qualcosa che esula dalla richiesta e concessione permessi. Occorre richiedere il permesso, presentando il progetto. Occorre che il progetto sia approvato e che il permesso sia concesso! Inoltre qui stiamo parlando di un impianto fisso, una via ferrata, che, per il tipo di frequentazione che ha, abbisogna, particolarmente in area SIC, di permessi precisi su progetti approvati.
“Il regolamento delle Aree SIC non vieta esplicitamente l’attività alpinistica o arrampicatoria”.
Parole di Alessandro Gogna. Incredibile vero???
Andatevi a leggere l’articolo del blog dove afferma esattamente il contrario di quello che afferma nell’articolo contro la Ferrata del Cabirol.
https://gognablog.sherpa-gate.com/no-alle-vie-di-arrampicata-a-costo-zero/
“Ma glielo vogliamo dire al signor Alberto Benassi, che se a lui le vie ferrate non piacciono, a noi non ce ne frega un cazzo??? ”
caro IVAN sei libero di dire quello che credi.
Pur non condividendo la tua di opinione non mi permetto certo di impederti di esprimerla.
Certamente io dico la mia!
E non usare la parola CAZZO …per ribadire la tua opinione non ti serve !
Smettiamola di usare il termine “talebano” a sproposito. E’ come dare dello “sfigato” – altra parola odiosa – a qualcuno. Chi si esprime così ha la mia disistima.
Ma glielo vogliamo dire al signor Alberto Benassi, che se a lui le vie ferrate non piacciono, a noi non ce ne frega un cazzo???
Perché uno che non è mai stato neanche sulla ferrata che sta criticando (le pecore non sono solo quelle che alleviamo qui da noi a quanto pare…), ma che lo fa perchè a suo inutile parere da ambientaltalebano, le “ferrate non mi piacciono”???
Perchè un Gogna e un Marrosu, mettono insieme informazioni che non c’attaccano una con l’altra, solo per attaccare la persona di Corrado Conca???
Marco Marrosu che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e che mi sembrava persona intelligente, arriva a scrivere che il rischio di cedimento legato al pitting di singoli spit da arrampicata (appena 10mm, di cui in sezione utile ancora meno), è identico a quello di qualche centinaio di fittoni, collegati da cavo d’acciaio tra loro e addirittura resinati e di sezione molto più alta??? Forse ignora che anche il cedimento di un solo fittone, non ha nessun effetto sulle sicurezza globale della via ferrata, che al contrario che in arrampicata, non si basa sul singolo ancoraggio??? Possibile che ignori che il suo amato “pesciolino” non corrisponde ad alcuno standard approvato al livello normativo che tanto gli stanno a cuore, ma è solo una trovata commerciale di un singolo produttore??? Immagino di no e pertanto mi chiedo cosa lo spinga a portare avanti tali assurde tesi… antipatia personale? Voglia di godere in solitaria degli ambienti naturali?
Forse il signor Gogna ignora che le responsabilità penali in questo paese sono personali e pertanto se delle persone realizzano una slackline abusiva e vengono denunciati, questo non può essere sempre e solo colpa del solito signor Corrado Conca??? Ho paura che futuro toccherà pure stare attenti a non scorreggiare a Capo Caccia, senno Gogna darà la colpa al Conca…
Ancora il gogna parla di rischio frana elevatissimo, quando è stato, in un tempo ormai lontano, alpinista di rilievo in mezzo mondo dove di sicuro il rischio di frana e di caduta di massi e ghiaccio non solo era elevato ma probabile…due pesi e due misure. Una per “loro” i cazzuti alpinisti qualificati, che possono tutto e vanno dove vogliono, l’altro per noi sfigati comuni mortali che la domenica ci piace fare finta di essere piccoli avventurieri e andiamo per bassissime colline con l’aiuto di cavi e gradini d’acciaio. Per il signor gogna illustre alpinista, se non sei capace di scalare almeno il k2 non sei degno della “sacra” montagna, al limite puoi andare la domenica al centro commerciale, che la montagna, anche quella bassa bassa, di fronte al mare, è riservata a loro, “gli alpinisti” delle alpi che qui non ci sono. “La natura non può essere palestra e parco divertimenti” dice il gogna. E sti cazzi dico io. Lo è tutte le domeniche e non solo. Lo è quando voi guide alpinistiche trascinate paganti escursionisti in giro per le alpi… lo è persino quando ve ne andate sulle cime più alte e pericolose.
Sarebbe gradito maggior buonsenso, meno presunzione e maggiore tolleranza, nessun integralismo talebano…
Per chiudere copio e incollo la presentazione dell’OSSERVATORIO DELLA LIBERTA’ IN MONTAGNA, di cui incredibilmente il Gogna fa parte…è come dare le chiavi del pollaio alla volpe!
“Contro i continui e crescenti attentati alla libertà di frequentazione della montagna e richiamandosi ai principi enunciati nella CARTA del Club Arc Alpin che ribadiscono che:
la libertà e la gratuità di accesso alla montagna sono valori primari;
il patrimonio culturale dell’alpinista è per definizione essenza di libertà e come tale va protetto.
Al fine di:
evitare regolamentazioni unilaterali e limitazioni della pratica alpinistica da parte di autorità e privati;
assicurare e promuovere il libero e responsabile accesso ed esercizio alpinistico in montagna come forma di un’esperienza unica che va garantita anche alle generazioni future.
Alla presenza dei rappresentanti del Club Alpino Italiano, dell’associazione Guide Alpine Italiane, del Club Alpino Accademico, del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e speleologico, della Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo Scialpinismo e Arrampicata libera del CAI, di esperti del settore, in data 19.05.2012 a Porretta Terme (BO) si è costituito :
l’OSSERVATORIO DELLA LIBERTA’ IN MONTAGNA
Scopo dell’Osservatorio è affermare e tutelare quanto esposto in premessa.
Il Club Alpino Italiano condividendone le finalità, RICONOSCE e COLLABORA con l’Osservatorio, attraverso le proprie competenze e strutture ed INVITA tutti coloro che si riconoscono nei più generali principi di libertà a fornire il proprio sostegno.
Milano 19.10.2012”
” e dell’accanito opinionista Alessandro Gogna”
Avere delle opinioni, esprimerle, mettendoci la faccia , per costui evidentemente è un difetto.
Ma guarda un pò. Avrei detto che è un pregio…
Riporto notizia data su Facebook da Corrado Conca il 15 novembre 2016:
“C’è poco da ridere, oggi.
LA VIA FERRATA DEL CABIROL CHIUDE
Accade infatti che il dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Alghero abbia richiesto formalmente al sindaco l’emissione di una ordinanza di interdizione della via ferrata del Cabirol. Richiesta cui, temo, il sindaco non potrà sottrarsi.
Il provvedimento arriva senza che venga nemmeno atteso il completamento di un iter di verifica della sicurezza che la Procura della Repubblica aveva richiesto ai tecnici dei Vigili del Fuoco. In sostanza, il solerte dirigente, ha deciso che non ha bisogno di attendere nessuna perizia e che intende procedere di suo. Tutto questo, ovviamente, senza mai aver visto personalmente il percorso di Capo Caccia, ne tantomeno aver scritto una sua perizia motivata.
In sostanza, se si dovesse procedere in questo modo, al solo fine di non volersi “esporre a rischi” professionali, l’ufficio tecnico dovrebbe, per coerenza, chiudere anche la scala del cabirol, la grotta di nettuno e tutto ciò che “potenzialmente” potrebbe essere un rischio per i fruitori. Direi a questo punto anche le strade, i marciapiedi e tutti quei luoghi in cui, quotidianamente, accadono incidenti.
Occorre infatti ricordare che alla via ferrata del cabirol, in SEDICI ANNI, non è mai accaduto nulla. Nemmeno una graffio. Lo stesso non si può dire, ad esempio, del lungomare.
La via ferrata chiude, quindi chi dobbiamo ringraziare? Inizierei con Mountain Wilderness nella persona del suo presidente Carlo Alberto Pinelli e dell’accanito opinionista Alessandro Gogna (ma anche di chi, qui in Sardegna, ha sempre appoggiato e sostenuto il loro operato, come Marco Marrosu), poi ovviamente il Grig nella persona di Stefano Deliperi, e infine il funzionario dell’Ufficio Tecnico del Comune di Alghero di cui ometto il nome (ma solo perché non ho il documento che lo provi tra le mani).
Questi i fatti, ometto commenti per ovvi motivi.
Ciao Marco, permettimi di fare una domanda: quale è la durata prevista di chiodi e placchette in acciaio marino?
Per quanto migliore del normale acciaio non credo abbia una durata infinita, quindi prima o poi si presenterà comunque il problema di ancoraggi che saltano, o no?
Altre rotture di ancoraggi nel Parco Regionale di Porto Conte
Dopo le rotture di ancoraggi nella ferrata ecco in questi giorni anche la rottura di un ancoraggio di progressione lungo la via Ultra limina presso il belvedere di Capo Caccia. Sarebbe meglio avvisare altri arrampicatori prima che succeda qualcosa di brutto.. Per capire quando e chi ha attrezzato l’itinerario bisognerebbe dare un occhiata alla guida Pietra di Luna, trad e multipitches, di Oviglia ma quello che per noi conta è che l’ancoraggio (fix da 10 mm) non presentava danni apparenti legati alla corrosione e l’arrampicatore ha fatto un gran volo…dopo il volo perciò i climber hanno chiesto un passaggio via mare, non fidandosi dei restanti ancoraggi. E se dovesse cedere una sosta, magari durante una calata?? Nella foto la placchetta rimasta attaccata al moschettone dopo la rottura.
Non è la prima volta che si spezzano gli ancoraggi nelle zone marine e il problema è stato ormai ampiamente documentato e studiato.
A Capo Caccia se ne è parlato anche nel 2013 https://www.facebook.com/175960325791135/photos/a.176601452393689.72418.175960325791135/557863334267497/?type=3&theater e più recentemente con la lettera al Prefetto della Mountain Wilderness http://notizie.alguer.it/n?id=108651. Ma si tende come al solito a nascondere tutto.
Gli ancoraggi di questo tipo sono infissi con il trapano e dovrebbero rimanere per sempre. A questo punto credo che tanto vale utilizzare materiale certificato e decente visto che ne va della vita delle persone! Penso che condividiate il fatto che chi attrezza abbia una grande responsabilità, verso l’ambiente e verso le persone che, senza conoscenze di base, poi si fidano di quanto infisso. Il materiale migliore è il titanio, costoso, ma il migliore rapporto qualità/prezzo rimane l’acciaio AISI 316L Linea Marina (attenzione però che tutto questo deve essere scritto sulla placchetta con tanto di logo a forma di pesciolino!!!! altrimenti sono falsi o vi dicono balle). Ciò non toglie che ogni materiale deve essere infisso in maniera corretta e adeguato alle condizioni chimico/fisiche in cui viene posizionato! Per chi è curioso di capire meglio che sta succedendo (non solo in Sardegna) date un occhiata al mio post http://www.banff.it/inox/ del 24 agosto.
Da facebook 26 settembre 2016 ore 16.24 (con fotografia, https://www.facebook.com/marco.marrosu.12?fref=ts)
” sono invidia, odio, livore, superbia, astio e più in generale voglia di “distruzione”…Bene”
Sig. Paolo Vinci, ma di che ODIO sta parlando??
Ho espresso il mio pensiero contrario ad un opera che si chiama ferrata e non in particolare a questa ferrata, ma in generale a tutte le ferrate. Ma non ho tagliato la gola a nessuno di coloro che la vogliono.
Quindi con parole come: odio, superbia, astio ci vada piano prima di affibbiarle al pensiero altrui.
“Prendo atto che sia Benassi che Serra stanno parlando di un luogo che non hanno mai visto, quindi parlano per “sentito dire”. Figo.”
Sig. Corrado Conca, si è vero non sono mai stato a fare la SUA ferrata e MAI ci andro!!
Ripeto perchè forse LEI non ha capito. SONO CONTRARIO ALLE FERRATE PUNTO!!! da qualsiasi parte vengano costruite e in qualsiasi modo vengano costruite.
Sono stato chiaro adesso?
Buonasera a tutti
era qualche giorno che non entravo a leggere le perle che i sostenitori di Gogna, nonchè fautori dello smantellamento della ferrata (a volte anche e soprattutto, come tutti sanno a colpi di mola e martello), ma vedo che i sentimenti che contraddistinguono specificamente e ancora una volta il vostro parlare, sono invidia, odio, livore, superbia, astio e più in generale voglia di “distruzione”…Bene! Questo mi rallegra, in primis perchè tutto il baccano che avete provato a creare non avrà nessun esito ed anzi vi si ribalterà addosso e in secundis perchè mentre il resto del Mondo si diverte e pensa a costruire, voi invece alimentati da questi bassi sentimenti, state male, molto male perchè il vostro unico pensiero è distruggere. Felice, ma un po triste per voi!
Ah, così tanto per chiacchierare ed alimentare ulteriormente i vostri sentimenti negativi, ieri, volevo avvertirvi, dopo mesi che non la frequentavo sono andato con due cari amici sulla Ferrata del Cabirol a verificare se il rischio frana era ancora elevato, se l’uccello padulo e gli unicorni fossero sempre li e se l’esistenza stessa dell’umanità fosse compatibile con quella della Ferrata….ah, già che ero li ho anche controllato che non ci fosse nessun esaltato con martello e mola in mano che potesse danneggiare di proposito qualche fittone della via…Scherzo, non sono andato a fare tutte queste cose, pur amando e rispettando l’ambiente non sono iscritto a nessuna associazione ambientalista estremista e fondamentalista!!! ieri in un ambiente sempre bellissimo ho visto tante specie diverse di uccelli che indisturbati frequentano le falesie e dintorni, ma non conoscendo i vostri anatemi continuano tranquilli a spassarsela!
Sono andato a passare una bella serata con amici e mi sono divertito un mondo, cosa che forse voi non sapete fare! 🙂
Dove abito io un signore ha costruito una ferrata: lui cacciatore ha chiesto il permesso a chi di solito frequenta il bosco e l’ha fatta. A fine lavori si è però scoperto che non bastava, che non poteva tenerla lì ad uso personale. La soluzione è stata che la sezione del CAI locale, prima dell’apertura, abbia preso in gestione la ferrata accollandosi le spese di collaudo e manutenzione (per fortuna il materiale utilizzato è risultato a norma). Adesso la ferrata è assicurata e manutenuta con regolarità.
Errare è umano, perseverare è diabolico.
Assolutamente nessuno vieta di esprimersi….ma dai commenti “tanto per” si finisce nel banale senza ottenere mai niente di positivo e costruttovo. Contenti voi…contenti tutti…buona serata 😉
Serra continua a collezionare brutte figure basate sulla sua disinformazione.
Io non ho promosso ne sottoscritto nessuna petizione.
Guardacaso si tratta di un gesto spontaneo dei fruitori della via ferrata.
Avanti la prossima…
Buttare fumo sui fatti è in effetti una cosa semplice e ne abbiamo avuto prova con la sua petizione in cui la realtà è stata, in maniera intelligente per carità, abilmente manipolata. Fà bene a divagare e cercare di attaccarsi alle parole.
Prendo atto che sia Benassi che Serra stanno parlando di un luogo che non hanno mai visto, quindi parlano per “sentito dire”. Figo.
Uno vorrebbe ritenere il Cabirol un’opera di edilizia, e lo paragona a luoghi nei quali sono stati attuati allargamenti di cenge, tunnel e altro. È evidente che non ha mai visto la ferrata di Capo Caccia, dove non è stato spostato nemmeno un sassolino e non sa nemmeno che non sono state posizionate scale metalliche.
L’altro parla di allungamenti dopo il 2007 perché a suo dire “allora si arrestava sotto l’area militare” ma è evidente che non l’ha percorsa ne allora ne adesso, altrimenti si sarebbe reso conto che non c’è stato nessun allungamento. Nessuno, nemmeno un metro lineare in più, solo interventi di manutenzione. E nemmeno ha letto il libro citato, dove anche un analfabeta comprenderebbe ben altro.
Ok, avanti il prossimo, ci sono altri interventi fantasiosi? Tutte qui le obiezioni serie?
Ancora mi chiedo perché sto perdendo tempo con cotanta ignoranza della realtà.
Fabrizio.. sono sicuro che sappiamo entrambi che la ferrata non è del 2000 e in ogni caso integrazioni importanti sono state realizzate dopo il 2007, visto quanto scrive l’autore nel libro citato da Alessandro Gogna, quando la ferrata si arrestava sotto l’area militare e le leggi erano già in vigore..
“tanto per”
Fabrizio “tanto per” esprimere come la penso!
Perché è vietato?
E’ incredibile quante persone scrivano commenti “tanto per”, senza nessun atteggiamento costruttivo.
C’è ancora qualcuno che sostiene che le Vie Ferrate e le vie di arrampicata sono cose differenti!
In realtà, probabilmente nei fatti lo sono, ma non venitemi a dire che la via ferrata dal punto di vista ambientale è diversa da una via di arrampicata. Probabilmente una via ferrata ha più ferro a “vista” (anche se in realità tassellata nella roccia non è che ce ne sia poi così tanta) rispetto ad una singola via di arrampicata, ma c’è anche da considerare che generalmente un settore di arrampicata ha sempre una media di 15/20 vie di arrampicata, pertanto non vedo tutta questa differenza di ferro “INSERITA” nella roccia.
Possiamo discutere sulla sicurezza?! E’ ovvio che certe attività non potranno mai considerarsi “sicure al 100%”, ma è giusto che ogni persona sia coscente di ciò che sta per affrontare, con o senza guida!
C’è addirittura qualcuno che parla di “normativa edilizia”, quando forse non sa che in Italia le normative edilizie variano da “Comune a Comune”, e vi assicuro che nel Comune di Alghero, non è specificato da nessuna parte il termine “via ferrata”, o il divieto di infilare dei tondini di ferro nelle roccie! Addirittura fino a poco tempo fa, non esisteva neppure una normativa che gestiva gli scavi con tanto di estrazione delle roccie, tant’è che ancora oggi l'”inizio dei lavori” viene considerato solo al momento della gettata delle fondamenta, e non durante i lavori di scavo!
Sicuramente esiste la normativa paesaggistica del 2004, entrata in vigore solo “dopo” la realizzazione del Cabirol, pertanto, anche se alcuni potrebbero ribadire che è stata allungata, l’inizio lavori (non obbligatoria allora) testimonia che la ferrata esiste dal 2000 e può essere stata complettata anche dopo l’entrata in vigore di tale normativa. Detto ciò, ipotizzando il caso in cui la ferrata rientri “effettivamente” nella casistica di “costruzione edilizia” a detta di un “giudice”, dubito fortemente che dei “tondini” invisibili possano rientrare nel merito (addirittura nella simulazione fotografica che andrebbe allegata, dubito che da una foto scattata dal mare, unico posto in cui potrebbe essere vista, si possa vedere anche solo una parte della via ferrata), tant’è che qualsiasi comune d’Italia lo classificherebbe come basso impatto ambientale! (vi siete mai girati per vedere i mostri in calcestruzzo che vengono realizzati ogni giorno? Mha, probabilmente molti di voi vivono in tenda e viaggiano in bicicletta).
Detto ciò, credo che esistano problemi ben più rilevanti per la nostra “natura”, ma a quanto pare è più semplice “attaccare” un pesce piccolo, anzichè un branco di “pesci grossi” (tipo chi ci governa)!
Volete un consiglio? Venite a Provarla, o andate a farvi una passeggiata, probabilmente il vostro corpo ve ne sarà grato 🙂
Sig. Conca, dal momento che per creare un percorso si trapano centinaia di buchi per infiggere pioli e scale di ferro che vengono fissate con cementi e resine chimiche, si stendono centinaia di metri di cavi , si disgaggiano rocce e si allargano cenge, i scavano (vedi via delle Bocchette) .
Per me questa è e resta un opera edile!!
Poi che non serva un progetto da parte di un professionista per me non vuol, dire nulla.
E’ solo burocrazia.
Ma in realta nulla cambia. Opera edile rimane!!
Visto che lei è il progettista le rispondo brevemente cercando di metterla a corrente di come funziona la procedura secondo la legge. Non è importante che lei, la Lipu o il WWF o anche il Parco, per esempio, dite che non ci siano nidificazioni (benchè nel filmato di Missione Natura si vedano chiaramente dei nidi con pulcini) ma è importante che un progetto in un area protetta abbia, tra le varie cose, una Valutazione di Incidenza Ambientale, firmata da una persona laureata e abilitata, che venga approvata dalla Regione Sardegna. Si tratta di uno studio accurato, puntuale, non di un opinione. E’ una procedura obbligatoria per tutti quei siti che appartengono al network Natura 2000. Questa procedura si applica non solo per i SIC ma anche per i pSIC (per farle un esempio) e il promontorio di Capo Caccia lo è dal 1995 come giustamente ha indicato qualcunaltro e riferisce la sua scheda Natura 2000. Il numero data proposta come SIC 199509 vuole infatti dire “settembre 1995”. Sono, queste, cose che si imparano studiando nella progettazione.
Riguardo altre autorizzazioni che necessitava a riguardo concordo con l’intervento di Alessandro Gogna che il 23 giugno ha elencato una serie di norme che mi sembra abbastanza accurato e le consiglio di vedere.
Importante la presenza o meno dell’autorizzazione paesaggistica perchè la mancanza può portare al reato ambientale.
Appurato che a dare aria alla bocca in maniera casuale siamo tutti bravi, vorrei provare a vedere chi tra voi è in grado di rispondere con precisione a queste domande:
1- stante che la via ferrata è stata attrezzata nel 2000 e terminata negli anni immediatamente successivi, comunque quando ancora NON era area SIC, e che sull’area non c’era nessuna norma che impedisse interventi di questo genere: mi dite per cortesia con esattezza QUALE ARTICOLO DI LEGGE è stato violato e quale reato è stato commesso nell’attrezzarla? Ripeto, non parole o opinioni, articoli di legge con citazione precisa.
2- leggo che qualcuno definisce opere edili le vie ferrate (quindi una via ferrata è un edificio?), pertanto presumo che mi possiate dire con precisione QUALE NORMATIVA identifica una via ferrata come opera edile e, soprattutto, dove sta SCRITTO che una via ferrata deve essere progettata da un ingegnere?
Ecco, se riuscite a rispondermi possiamo continuare a parlare, quantomeno per il gusto della discussione costruttiva, in caso contrario rassegnatevi, tanto la Procura ha già archiviato e i sopralluoghi non hanno fatto emergere nessuna criticità.
E smettetela anche con questa cazzata delle nidificazioni, parlate a vanvera senza nemmeno esserci stati! Sia la LIPU che lo stesso Ente Parco monitorano la zona con frequenza quotidiana e non lamentano nessuna specie animale né vegetale a rischio, anzi, a proposito, visto che siete campioni del copia-incolla perché non postate anche le loro risposte in merito?
Mattia
con me, relativamente alla sicurezza assoluta in montagna, sfondi un aperta aperta. Non credo nella sicurezza assoluta in montagna, perchè non esiste !!! Molte volte l’ho scritto su questo blog.
E chi la sbandiera e la garantisce dice il falso!! A se stesso e sopratutto agli altri.
Anche perchè in alpinismo esiste l’avventura , il rischio che sono componenti essenziali di una esperienza alpinistica.
Se annulli l’avventura, il rischio uccidi l’alpinismo.
Diverso però è una ferrata. Dove ti appendi a delle strutture create apposta per permette il superamento in sicurezza e facilitare la progressione per tutti! di determinate strutture rocciose, anche le più strapiombanti e lisce.
In arrampicata, in alpinismo, esistono vie completamente disattrezzate, dove non c’è la minima traccia di attrezzatura.
Certo che le Dolomiti franano. Ma non solo le Dolomiti. Il Drù al Monte Bianco è in parte franato cancellando intere vie che hanno fatto la storia dell’alpinismo.
Le montagne franeranno sempre. La speranza e di non trovarsi lì quel giorno!
Quanto al disturbo degli uccelli. Tieni presente che ci sono diverse pareti, falesie che sono state chiuse all’arrampicata perchè appunto disturbava la fauna che li nidifica .
Quindi se si chiudono le falesie di arrampicata perchè disturbano gli uccelli non vedo perchè non lo si dovrebbe fare con le ferrate.
La differenza tra chi pratica l’arrampicata e chi percorre le vie ferrate è che chi arrampica normalmente ha già una certa infarinatura su tecniche alpinistiche mentre chi percorre una via ferrata si affida totalmente a quello che è già infisso. I primi si muovono su un elemento naturale, la roccia, utilizzando gli ancoraggi in caso di caduta mentre gli altri utilizzano installazioni artificiali per la progressione.
Riguardo il “disturbo” arreccato verso le specie nelle pareti un altra differenza è data dal fatto che sulle vie ferrate la quantità di persone che contemporaneamente le percorrono può essere molto più numerosa (immagino che per esempio sulla ferrata del cabirol si potrebbe, viste le foto, arrivare a un centinaio di persone con 4 o 5 gruppi). La sollecitazione sugli ancoraggi artificiali è molto superiore, per quello è importante che chi firma il progetto sappia fare i suoi calcoli.
Hai ragione, secondo il mio punto di vista, che la “sicurezza ad ogni costo” può fare danni ma anche quella della “non sicurezza ad ogni costo”. Le leggi ci sono e vanno applicate sia per il contadino che vuole aggiungere una casa attrezzi in area SIC come per chi vuole coprire nello stesso luogo un area di 500 x 50 m con gradini e funi metalliche e farci passare centinaia di persone.
A quanto pare è stato proprio a causa di vie di arrampicata sportiva attrezzate da “volontari” che si è scoperto che gli ancoraggi non di acciaio AISI316L si spezzavano sotto il peso di una persona…
Capisci che un Comune non può permettersi di dare in mano a un Mario Rossi qualsiasi un progetto di realizzazione di una falesia di arrampicata sportiva, come non è giusto che chiunque senza competenze tecniche dissemini la Sardegna di materiale potenzialmente pericoloso e senza rispetto per i luoghi.
Caro Alberto Benassi, credimi, non sarò un super esperto ma la differenza tra una ferrata e una via d’arrampicata la conosco.
Da un punto di vista dell’impatto ambientale sono assai diverse, su questo concordo.
Tanto è vero che il numero di ferrate, ovunque, è decisamente inferiore al numero di vie d’arrampicata, e va bene così.
Ma il mio intervento voleva porre l’accento sul discorso sicurezza “ad ogni costo”.
Non vedo perché si debba stare così attenti alla sicurezza dei frequentatori delle ferrate (o solo della ferrata del Cabirol?) e non per chi sale vie d’arrampicata.
“Siamo preoccupati non solo per la salvaguardia delle specie ma anche per l’incolumità delle persone” sottolinea Mountain Wilderness “ci siamo chiesti come fosse possibile progettare questi percorsi in un’area indicata come a rischio molto elevato di frana e ci allerta il fatto che ancoraggi come quelli utilizzati sul posto siano stati causa di incidenti, non solo in Sardegna”.
Quanto sopra penso valga praticamente ovunque in montagna, sei d’accordo?
Le Dolomiti, e non solo loro, franano un po’ ogni giorno, concordi?
Una mia amica è morta perché, alla base di una parete (in Dolomiti), nonostante indossasse il casco ha avuto la sfortuna che, mentre si allacciava le scarpette per iniziare una ascesa, una pietra le cascasse tra capo e collo… allora?
Se si è così preoccupati dell’incolumità delle persone bisognerebbe, secondo la vostra logica, spedire lettere a tutti i prefetti d’Italia, per tutte le attività verticali, o no?
I
Ma come si fa a parogare una via d’arramicata ad una ferrata.
E’ come paragonare la via delle Bocchette al diedro Aste al Crozzon di Brenta.
Sulla via delle Bocchette, oltre a stendete kilometri di cavo e centinaia di pili in ferro e scale, diverse cenge sono state allargate a suon di martello e piccone per farci passare comodamente le persone, vomitando a valle metri cubi di roccia.
Non credo che Armando Aste abbia fatto la stessa cosa quando ha aperto la sua via sul Crozzon.
E visto che l’ho salita lo posso confermare.
Ma prima di scrivere certe bischerate, pensatici.
Si Mattia, concordo con Emanuele. Non si possono paragonare le vie di arrampicata con una via ferrata.
Le vie ferrate sono vere e proprie opere edili, in alcuni casi considerate infrastrutture, dove le competenze tecniche nella progettazione non possono essere solo quelle di una persona che ha un trapano e faccia arrampicata. Non si tratta di posizionare solo centinaia di metri di cavi di acciaio e ancoraggi ma anche di capire dove, se si possono mettere e che materiale utilizzare.
Penso che ne convenga anche tu che sia assurdo che una persona da sola entri in un parco armato di trapano e barre di armatura e cominci a bucare e cementare tranquillamente e si coltivi il proprio orticello accompagnando abusivamente a pagamento per ripagarsi del lavoro fatto.
E questo ripetutamente (come ha documentato lui stesso nel suo libro) nel corso degli anni, incrementando cavi, gradini e ancoraggi.
Nessuno mette in dubbio che chi l’ha ripetuta l’apprezza ma nessuno può mettere in dubbio che gli ancoraggi si stanno spezzando, che i cavi e gli ancoraggi non sono adeguati, che sopra sono stati disgaggiati dei massi, che non aveva autorizzazione paesaggistica, non c’era una valutazione di incidenza ambientale, che se n’è fregato se c’erano o meno dei nidi ecc. ecc.
Per finire, ti sembra giusto che chi non segue le procedure legali la faccia franca o la legge è uguale per tutti?
Perchè se non accettiamo questo allora rimaniamo nell’ingiustizia e nel caos.
Mattia, secondo me il “pericoloso” di una via di arrampicata è dovuto a pericoli oggettivi dell’ambiente e difficoltà tecniche che possono causare voli talvolta lunghi con possibili conseguenze, qui si sta parlando di materiali non adeguati dall’ambiente marino in cui è situata la ferrata.
E comunque nessuno auspica (e nessuno lo ha mai auspicato neppure nell’articolo) la chiusura della ferrata, piuttosto una verifica e messa in sicurezza, sfruttando l’esperienza e rispettando tutte le normative vigenti che scaturiscono da studi di laboratorio ma anche da esperienze pregresse.
Ma anche nella petizione da firmare, in conclusione la massima aspirazione è lasciarla stare così? Visto che ormai il polverone è stato alzato, approfittiamo per metterla in regola per la tranquillità di tutti.
Che tristezza.
Ma siamo arrivati a dimostrare che percorrere una ferrata è pericoloso?
Sai che novità.
Non lo sono praticamente tutte le vie di arrampicata?
Non è forse giusto che chi le percorre in autonomia sia responsabile di se stesso e accetti il rischio insito in queste attività?
O vogliamo arrivare alla chiusura cautelativa di tutti gli itinerari “verticali” non giudicati “sicuri”?
Perchè questa scriteriata iniziativa, temo, porterà a questa nefasta conseguenza.
E vogliamo dare a prefetti, magistrati, politici e burocrati questa facoltà di decidere?
Se abituiamo la gente a non prendersi responsabilità per quel che fa e di conseguenza dare sempre la colpa a qualcun’altro (l’apritore, il censore, il finanziatore) allora apriamo la stura a un pandemonio che sarebbe meglio, per tutti, evitare.
Perchè se tanto mi da tanto, allora non vedo perché chiunque si faccia male su una qualsiasi via non debba rivalersi sull’apritore.
O sul censore di guide, perchè no, che magari ha riportato un grado errato e ha spinto l’incauto ad affrontare difficoltà al di sopra delle proprie.
Ma davvero vogliamo arrivare a questo?
All’alpinismo garantito? Super sicuro e certificato?
Il colonnello Kurtz lo direbbe meglio di me: “l’orroreeee…. l’orrore….”.
Tra parentesi faccio notare che il belvedere sull’isola della Foradada, il punto dal quale parte il sentiero di avvicinamento alla ferrata, è giornalmente frequentato da centinaia di persone che si affacciano liberamente da una falesia a picco sul mare per 50-60 metri, SENZA ALCUNA PROTEZIONE!
E venite a sollevare un polverone per un ancoraggio rotto?
Su un percorso che, lo ripeto, dovrebbe essere percorso solo da persone preparate?
Mica come i turisti in ciabattine che si fanno il selfie sulle rocce a precipizio!
Per favore, fatela finita, se non siete andati già troppo in la … purtroppo temo di si!
Ecco la rassegna stampa in seguito alla lettera al Prefetto di Sassari al riguardo del pericolo ancoraggi sulla Ferrata del Cabirol (e qui trovate la prima risposta della Prefettura: http://www.banff.it/wp-content/uploads/2016/06/IndaginiViaFerrataCabirol-1arisp-prefettura-1.pdf):
* Alguer.it, 16 giugno 2016
http://notizie.alguer.it/n?id=108651
Porto Torres 24 14-6-16
http://notizie.portotorres24.it/n?id=108651
MatiaStaNea.gr
http://matiastanea.gr/it/relative/news/alguer/Pericolo%20ancoraggi%20a%20Capo%20Caccia:%20lettera%20al%20Prefetto/
Sassari Notizie News14-6-16
http://notizie.sassarinews.it/n?id=108651
Geos News
http://it.geosnews.com/p/it/sardegna/ss/alghero/pericolo-ancoraggi-a-capo-caccia-lettera-al-prefetto_11532730
Cagliari Oggi .it
http://notizie.cagliarioggi.it/n?id=108651
Oristano News
http://notizie.oristanonews.it/n?id=108651
PortoTorres24 Facebook
https://it-it.facebook.com/portotorres24/
Nuoro News, 14-6-16
http://notizie.nuoronews.it/n?id=108651
Buongiorno,
stiamo parlando di una ferrata molto divertente in un contesto panoramico meraviglioso. L’ho percorsa diverse volte così come ho percorso altre vie ferrate sulle Dolomiti. Se conoscete quelle, sapete che spesso gli ancoraggi sono saltati, i cavi molli, gli scalini mancanti e arrugginiti, beh… i sistemi di ancoraggio della Cabirol a confronto sono perfetti e nuovissimi, forse, proprio perchè chi li ha posti li controlla abitualmente, portandoci dei fruitori paganti. Sulla Cabirol si possono ammirare specie endemiche, così come sulle ferrate dolomitiche ci sono le stelle alpine e le orchidee protette… Le avete viste? Sulla Cabirol siete a strapiombo sul mare circondati dai falchi e dai gabbiani.. Sulle Dolomiti siete a strapiombo sulle valli glaciali, circondati dai camosci, dalle marmotte e dagli anfibi endemici. Li avete visti? E allora di cosa stiamo parlando? Cosa ha di diverso la Cabirol? Anche le ferrate delle Dolomiti sono dentro SIC, ZPS e Parchi… le chiudiamo tutte? Ma scusate, forse che l’arrampicata sportiva e quella classica non disturbano le specie in riproduzione? Oppure voi, ma solo voi, siete trasparenti??? Ma quando facevate gli alpinisti voi, non avete messo chiodi, calpestato erbe e disturbato uccelli? Oppure voi, ma solo voi, avete la libertà di farlo?
Ma dai… fatela finita…. A tutti gli altri: andate a vederla la Cabirol e giudicate voi stessi!
Direi Fabrizio che quella petizione è decisamente fuorviante. Le associazioni Gruppo Intervento Giuridico e Mountain Wilderness hanno chiesto solo delle informazioni su quella ferrata e la Mountain Wilderness ha chiesto di verificare l’itinerario dopo la rottura di un ancoraggio e alcune incongruenze. Mi sembra che abbiano fatto bene, viste anche le preoccupanti risposte degli enti pubblici. Che c’è di male? C’è di male che in quella petizione viene fatto capire tutt’altro.
Non solo. La gente ha firmato che cosa? Se leggi la petizione poi c’è scritto “scarica la lettera” ma la lettera non è presente. Hanno firmato solo il testo iniziale?
Purtroppo mi sembra che ormai firmare queste petizioni on-line sia come mettere “mi piace” sui social. La ferrata è certo di richiamo per il parco ma mi sembra eccessivo pensare che pesi in maniera determinante sull’economia di una cittadina turistica come Alghero.
Sapete quante presenze fanno gli hotel di Alghero in una stagione di 5 mesi? 350000. Di fronte a questo il peso sull’economia di quelle della ferrata fà sorridere.
Da progettista a progettista, la via ferrata presuppone delle relazioni tecniche richieste dalla legge che vengono a costare, questo è certo, ma se le normative lo richiedono vanno fatte e basta. Altrimenti il Comune decide di fare qualcosa di più economico. Non esistono cose fatte a metà, altrimenti si incorre in reati oltre che in grosse responsabilità per il Comune / progettista / impresa esecutrice in caso di incidente.
Certo certo…Tutti quelli che hanno firmato nn capiscono nulla di ferrate,facciamo parte tutti della stessa famiglia di sequestratori e amiamo operare nell’illegalità,qua in Sardegna poco capiamo di ferrate poiché nn abbiamo storicità sulla loro messa in opera,nn abbiamo scoperto nulla e i percorsi trekking ed escursionistici li hanno portati tutti da fuori ..nn capiamo nulla di rispetto dell’ ambiente ne sappiamo come valorizzato ne nulla sappiamo sulla sua corretta fruizione.Inoltre nn possiamo trarne nessun vantaggio economico perché nn è eticamente corretto farlo e dove è corretto farlo devono innanzitutto guadagnarci le guide alpine che in Sardegna nn ci sono e vengono da fuori magari lasciando qualche briciola a delle nn meglio precisare nuove figure di accompagnatori ,formati dalla guide alpine,che magari potranno guadagnare qualcosa ma con una pressione fiscale maggiore delle guide alpine, e in ogni caso questa ferrata del cabirol va smontata.
Ma fateci il piacere…
Completo… chiedo venia:
sulle firme non ho fatto affermazioni ma ho espresso dei dubbi… dubbi sulla totale credibilità di quelle firme che reputo per buona parte indotte da motivazioni che non considero quelle reali…
Conti presto fatti:
se dichiari alla tua famiglia che qualcuno ce l’ha con te credi che firmerebbero solo dopo essersi accertati della situazione, visto poi che conta come il due di picche e non ci sono conseguenze dall’aver firmato???
Sull’atteggiamento cosiddetto garibaldino (modo di dire per definire un modus operandi di un certo genere…) , e mi scuso con Garibaldi che reputo da sempre un grande di cui la storia revisionata ha falsato nettamente le caratteristiche…, l’ho definito così per lo stesso motivo della petizione…
Paolo Vinci, immagino ti riferisca alle mie risposte a Fabrizio… non ho messo in dubbio che lui abbia o meno capito se rileggi un attimo ti accorgi che è lui stesso a dire che non sa e che si esprime…come dire… di’istinto???
E’ una condizione condivisibilissima dire: “non so ma penso che, dal mio punto di vista”, anzi direi che desume onestà intellettuale e malgrado opinioni che possano cozzare apertamente con quella mia personale, le rispetto a priori perché denotano volontà di confronto e da sempre credo che il confronto sia un modo di evolversi…!
Il tuo modo di esprimerti, almeno in questo caso, da adito a dibattere in maniera pacata e con la volontà di comprendere prima di decidere da che parte stare …
Il mio personale punto di vista sulle ferrate:
ne ho già discusso anche su questo blog, come ad esempio sul fenomeno eliski o ancor di più NUOVI impianti sciistici…
Fermo restando che la situazione delle ferrate è più vecchia di me, che furono viste come nuovi orizzonti di un turismo alternativo, molti anni fa e che molte strutture si possono inserire in un contesto storico-archeologico e quindi sono convinto vadano valorizzate La prima ferrata in assoluto costruita nel 1869 ( Grossglockner-Austria) credo non si possa non definire una struttura storica come molte altre nelle alpi del nord-est che rappresentano per la maggior parte esempi di architettura bellica relativa l 1914/18.
Scalarle significa entrare nella storia (anche qui c’è chi lo fa in ottica sportiva ma sono situazioni di tipo umano…).
Sulla Stevia ci ho lavorato e l’ho dichiarato senza tema, era un itinerario interessante per quanto riguarda il fare scuola ovvero indirizzare poi le persone verso altri livelli di conoscenza e frequentazione dell’ambiente alpino o di montagna in generale.
Non mi è apparso strano però che qualcuno abbia individuato nel sito qualcosa di irregolare ed abbia voluto la sua chiusura (devo averlo scritto anche da qualche parte ma ora non ricordo in quale occasione…) e non
mi sono certo flagellato per il suo smantellamento…
Quell’anarchia di cui dice Fabrizio non è un atteggiamento tanto sbagliato poi, in quanto presume auto-determinazione e quindi rendersi conto quando si è in procinto di superare i limiti della condivisione e del rispetto delle proprie idee…
Ci sono ferrate sulle quali mi rifiuto di accompagnare in quanto le trovo forzature (esempio ferrata dell’amicizia a Riva del Garda) altre invece, dove accompagno volentieri per le ragioni storiche e quindi di divulgazione culturale già esposte (esempio Fausto Susatti a Cima Capi sempre in territorio Rivano…)
Ho rifiutato tre anni fa un ingaggio per la costruzione di una nuova ferrata d un comune gardesano e devo dire combattuto tra opportunismo di lavoro e etica personale… l’ho fatto e sono felice della mia scelta, tanto più che il progetto dopo il rifiuto per motivi etici è stato archiviato…
Ecco in sintesi come la penso in merito…
Ci sono storicità da mantenere, innovazioni moderne (o meglio presunte tali…) da frenare ove possibile!
La Stevia aveva una caratteristica storico- ambientale di un certo livello e quindi ci ho lavorato senza certamente nascondermi!