Le polemiche in alpinismo

Il post riprende l’intervento di Alessandro Gogna al convegno del GISM di Cimolais (17 giugno 2006) intitolato La brutta faccia dell’alpinismo: le polemiche.
Altri interventi: Spiro Dalla Porta Xydias, Dante Colli e Cesarino Fava.

Le polemiche in alpinismo
(pubblicato su Annuario del GISM, 2007-2008)

Polemiche in alpinismo ci sono sempre state e probabilmente sempre ci saranno. Discussioni sulla liceità dei chiodi (Preuss-Piaz), accanite diatribe sulla liceità dello spit, sulla riattrezzatura delle vie storiche, sugli incidenti… e chi più ne ha ne metta.

Non dobbiamo fare altro che accettare la nostra litigiosità, subendo serenamente la nostra vera natura di umanità percorsa a volte da passioni anche violente. Viene perfino il dubbio che, senza polemiche, tutto potrebbe essere addirittura un po’ noioso.

Occorre vedere anche il lato positivo: discutere provoca attenzione e confronto, dunque favorisce discernimento e apprendimento da entrambe le partì.

Il particolare caso della polemica al riguardo di pretese menzogne da parte degli alpinisti (cito per tutte le decennali discussioni sul caso Casara e sul caso Maestri) è indubbiamente più delicato. Qui si coinvolge infatti l’onore di un individuo, dunque la polemica può apparire ancora più antipatica del solito.

Certi “processi” in qualche caso hanno una conclusione (per esempio, oggi è assodato che Robert Edwin Peary non raggiunse il Polo Nord per primo, come quelli della mia età avevano studiato a scuola), ma nella maggior parte delle vicende non si giunge ad un preciso verdetto, con il risultato di avvelenare ancora di più la triste diatriba.

Lo stesso atteggiamento mentale che dovrebbe essere impegnato nelle polemiche di ordine classico (accettazione della litigiosità, visione positiva di quest’ultima) è quello che ci può salvare anche nel caso della polemica sulla verità raccontata da un individuo. E a maggior ragione.

Il primo step in questo cammino è ribadire il nostro credere nella “parola” dell’alpinista.

Il secondo passaggio, dietro l’insistenza dell’accusatore, è il pensare positivamente che nessuno è colpevole prima che la menzogna sia stata dimostrata e soprattutto che è doverosamente l’accusatore che deve costruire l’impianto accusatorio con dovizia di prove, mentre al contrario colui che si difende non deve fare nulla.

Il terzo passaggio dovrebbe vedere la “costruzione” di un disinteresse dell’opinione pubblica per il “caso”: purtroppo avviene quasi sempre il contrario. Infatti, se ci fosse disinteresse, prima o poi il castello di accuse crollerebbe da solo: mentre invece, tanto più c’è attenzione morbosa, tanti più puntelli all’impianto accusatorio chissà come vengono repentinamente reperiti e circolano alla velocità della luce. E ciò a dispetto dei puntelli della difesa che, chissà perché, girano sempre più lentamente.

Ciò detto, si può già concludere che la vis polemica è davvero un virus e nessun antibiotico potrà averne ragione prima di una sua naturale conclusione.

Infatti, se a dispetto di tutto, l’accusa dovesse rimanere e godere di un suo consistente seguito, allora è compito dello storico interessarsene: abbiamo con ciò chiamato il medico. Meglio sarebbe chiamarne più d’uno.

Anche perché, al capezzale del malato, non troverebbero solo l’accusato ma semplicemente l’intero alpinismo, quasi moribondo.

Dunque gli storici devono agire, e presto. E sperare nella loro imparzialità.

Nota
Ciò che ho scritto rispecchia solo in parte quel che ho detto a braccio a Cimolais… ma, d’altra parte, non ricordo più di tanto. Di sicuro, i concetti sono gli stessi.

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Le polemiche in alpinismo ultima modifica: 2025-02-08T05:47:00+01:00 da GognaBlog

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68 pensieri su “Le polemiche in alpinismo”

  1. Leggo dopo l’ultimo commento:
    67 pensieri su “Le Polemiche in alpinismo”
    Ma quanti sono, realmente, i pensieri sull’argomento proposto dal blog?
    Non ho voglia di contarli, ma credo non più di cinque.
    Il resto sono battibecchi, anche con toni volgari, tra gli scriventi abituali di questo blog.
    Come detto nel mio primo intervento, per questo motivo era da lungo tempo che non partecipavo ad una discussione.
    Ci ho provato questa volta perché l’argomento mi “sfagiolava” e mi sarebbe piaciuto confrontarmi con altre persone
    Risultato: una delusione!
    Onde per cui mi ritiro in buon ordine.
    Scusate l’intrusione, non succederà più.
    Un cordiale saluto a tutti.
    PS: questo solo per comunicare il mio pensiero a tutti. Sono ben conscio che il fatto che io partecipi o meno alle discussioni lascia il tempo che trova

  2. @62 Ti ho già detto, rivolgendomi a qualcuno dei tuoi cangianti isotopi, che te ne devi fare una ragione, nel senso che la destrizzazione dell’Occidente comporterà la proliferazione di individui con le caratteristiche che rinfacci a me, in quanto riprovevoli secondo i tuoi gusti. Già ora, guardati introno a livello top e non vedi altro che personaggi come Trump, Musk, Netanyahu, il leader austriaco di destra, i leader di AfD… ecc. ecc. ecc.. Dove sono i loro contraltari in campo opposto? Persino i principali personaggi dell’area ebraica (es Sen. Segre), agganciati ai “progressisti di sinistra” in ricordo dell’olocausto, dall’ottobre 2023  sono usciti dal vs campo di riferimento. Quindi mi sa che ti devi procurare una bella serie di pinze da naso, per turarti appunto il naso e cercare di sopravvivere in una società occidentale che a te si rivelerà sempre più ributtante (perché infarcita da milioni di personaggi di cui Crovella è persino una copia mignon…). Buona fortuna.
     
    Se “soffri” così tanto uno solo di costoro (il sottoscritto)

  3. Ma chi ti ha paragonato a Enrico Camanni?
    Mi pare che più che altro ti si accusi di scrivere falsità, di insultare gratuitamente, di essere logorroico e completamente egoriferito e di non rispondere mai agli appunti che ti si fanno.

  4. E’ un vero onore per me esser paragonato, anche alla lontanissima e “in scala”, con l’amico Enrico Camanni, che conosco da 50 anni circa, che vedo regolarmente in eventi e occasioni lvarie e con il quale (oltre ad aver lette ed apprezzato tutti i suoi libri) ho un rapporto cordialissimo, che ci porta anche, compatibilmente coi i suoi innumerevoli impegni, a confrontarci direttamente in chiacchierate personali. Non ho mai preteso di esser alla pari con Enrico, neppure quando egli, da direttore di riviste, ha pubblicato miei articoli, evidentemente apprezzandoli. Ma anche in questo caso, andate a sbattere contro un muro. C’è una continua serie di tentativi nel cercare di delegittimarmi, della serie “sei un modesto quartogradista e quindi le tue opinioni non valgono niente”, oppure “i tuoi romanzi sono delle ciofeche e quindi le tue opinioni non valgono niente”, adesso siamo arrivati al “sei una copia in negativo – magari addirittura ipotizzando una mia frustrazione  – del giornalista tale o di quell’altro e allora le tue opinioni non valgono niente”. Siccome siete a corto di elementi oggettivi per contrapporvi alla fondatezza delle mie tesi, ricorrete a questi meccanismi da asilo infantile. Il problema di fondo è che le tesi di destra vi fanno incazzare e vorreste cancellarle dal blog. Ma volenti o nolenti, l’opinione pubblica occidentale sta virando verso quel modo di ragionare: se io chiamo il trend in atto la “destrizzazione” dell’Occidente, significa che stanno prendendo il predominio ideologico le idee di destra e NON quelle di sinistra. Chi è incazzatissimo perché si accorge che sarà costretto a vivere per decenni in una società occidentale che non gli piace o addirittura gli ributta, pensa di esorcizzare questo fatto dando addosso al singolo. Ma non è mandando affanculo il sottoscritto che impedirete la virata (per altro già abbondantemente avanti) dell’Occidente cioè la sua destrizzazione.

  5. In effetti non si capisce come mai ce l’hanno tutti con Crovella: lui è così misurato, giusto un paio di interventi al giorno per dire come la pensa, poi lascia parlare gli altri; mai che lo si senta insultare, mai che abbia accusato nessuno di non capire un cazzo della vita solo perché non la pensa come lui; le posizioni che esprime, poi, sono sempre così moderate: mai che si sia vantato di essere un razzista e un cinico, mai una parola che non fosse di grande rispetto per le popolazioni che soffrono, indipendentemente dalla loro etnia, o religione, o colore della pelle; sempre molto riservato poi in materia di militanza politica perché, si sa, un torinese perbene non andrebbe mai in giro a fare lo sbruffone e a sbandierare ai quattro venti la propria adesione a un partito neofascista. Uomo tutto d’un pezzo, campione di modestia, che non si vanta mai di nulla, il Carlone, e di quelle poche cose che, forse sbadatamente, ha lasciato trapelare di sé e del proprio passato, non c’è davvero motivo di pensare che possa trattarsi di palle gigantesche partorite da una fantasia malata. Proprio un gentiluomo, il sig. Crovella. Perché ce l’hanno tutti con lui?

  6. @43 Fabio Bertoncelli. Approvo incondizionatamente. Nel 22 ho sbagliato perché ho scritto Crovella contro tutti, mentre la dicitura giusta è tutti contro Crovella. Quello che mi stupisce che molti blogger abbandonino completamente l’argomento in discussione pur di attaccare, anche sul piano personale, Carlo. Le discussioni possono essere anche animate, ognuno può difendere, a spada tratta, le proprie idee, ma sempre riguardo il tema del post, senza volgarità e senza toccare la sfera del privato. Buona vita a tutti.

  7. Sembra siano sul tavolo le nuove linee guida / protocollo per poter accedere alla discussione e in tema con l argomento / proposta del giorno;
    1 in qualsiasi momento si effettui la lettura essere in grado di afferrare in tempo la scatola di Prozac.
    2 evitare nel modo più assoluto di scrivere nel testo il nome di persona che scateni la bagarre. 
    2ª se proprio è  inevitabile controllare nei cassetti se abbiamo ancora la tessera FdG , in caso contrario evitare!
    3 Se nell asilo da cui scrivete avete una brava maestrina fate dare a lei una prima sgrossatura alla bozza/testo.
    4 parlando di storia usate sempre quella con la S maiuscola non sono tollerate sviste,  manchevolezze e revisioni a meno che non siano di Pansa(Monferrato).
    5 in ogni ingaggio se provocati con epiteti tipo:allora non c ‘ arrivi,cervello da criceto , ragionamento da asilo (qui su presentazione di provenienza certificata Sabauda si chiude un occhio {il destro!}),e a meno di non essere certi di avere sia Toma che Roma sott’occhio evitare di scatenare polemica.
    Sono gradite nuove ed eventuali…restando in tema e senza far polemica e pugna.
    Cordialmente /simpaticamente Antonio.

  8. @38 Claudio Genoria. Indubbiamente si creò una competizione tra Paccard, De Saussure e Bourrit, con quarto incomodo Balmat. Le dinamiche dei rapporti tra i quattro, sia ante che post salita, sono molto interessanti e vi sono molte similitudini con casi più recenti. Ci sono due letture interessanti sull’argomento:
     
    LA SCOPERTA DEL MONTE BIANCO di H.B. De Saussure con in appendice
    la vera storia della prima salita al monte bianco di Pietro Crivellaro  
    Collana I Licheni – Vivalda Editore
     
    LA CONQUISTA DEL MONTE BIANCO
    la vera storia della prima ascensione di T. Graham Brown e Gavin De Beer
    Collana Uomini e Montagne – Res Gestae Editore
     
     
    Eventualmente reperibili alla Libreria della Montagna di Torino
     
     

  9. Potremmo forse definirlo l’Enrico Camanni dei poveri: stessa città ma curriculum alpinistico e più ancora giornalistico/letterario leggermente diversi.

  10. Pasini, ti rispondo perché scrivi sempre cose interessanti e sicuramente più equilibrate di quelle che scrivo io. Magari sbaglio qualcosa nella mia attitudine e certo capisco che, come hai scritto più sotto, “tutto ha il suo prezzo, anche il rispetto”, ma vorrei che quantomeno si potesse concordare sul fatto che il commento nr. 51 di Carlo Crovella è un pieno di falsità e offese gratuite, cioè un prezzo che francamente mi pare decisamente troppo alto da pagare: non ho intenzione di fare la fine della rana della famosa storia. Anche perché non stiamo parlando di qualcuno che ha un esempio, un’autorevolezza da mettere in campo: stiamo parlando di un mediocre come tanti. Grazie e ciao

  11. Genoria. Il tema dell’articolo è la presenza, fin dalle origini, anche nel mondo montagnardo della polemica e del conflitto.  Stimolo interessante di partenza, che vede anche nel blog un terreno di osservazione/sperimentazione. In montagna, come nella vita in generale, nell’ampia e multiforme varietà dei comportamenti umani ci sono i comportamenti di tipo diciamo per intenderci “conflittuale” o “polemico”. Una pessima traduzione dall’inglese direbbe più opportunamente “confrontazionali” o meglio “sfidanti”.  Ci sono persone, tra queste anche alcuni eroi dell’alpinismo classico dalla forte personalità, che tendono ad adottare con molta frequenza questo tipo di comportamenti. Il giudizio morale non c’entra, e’ competenza di altri. Anche perché ciò accada e’ di difficile interpretazione un po’ come per altri tipi opposti di comportamento. Non e’ che le persone con questa preferenza non ne applichino altri, magari in contesti diversi o in occasioni diverse, ma questa è la loro impronta comportamentale prevalente. Per alcuni è una vera e propria seconda natura, ne ricavano forza ed energia, e non ne possono fare a meno, un po’ come nella favola della rana e dello scorpione. Poi c’è ovviamente la capacità di autoregolazione che in qualcuno può essere più forte,  in altri meno. A volte, ma non necessariamente, questa preferenza comportamentale si accompagna ad una elevata ed esibita percezione di se’ e del proprio valore e questo accade sicuramente con una certa frequenza tra gli alpinisti di punta.  Con questo tipo di persone, se la preferenza è forte e consolidata, non hai molta scelta. Ne hai sostanzialmente due, perché non puoi pensare che rinuncino o modifichino per te la loro impronta che si e’ consolidata nel corso di anni e anni e probabilmente è stata rinforzata anche da un certo successo, altrimenti ci sarebbero probabilmente stati degli adattamenti diversi. La prima opzione è quella di entrare in questa modalità “confrontazionale”, magari cercando di concordare delle regole minime di gioco e di rispetto reciproco, se possibile, e soprattutto non prenderla sul piano personale anche quando vengono messe in atto provocazioni pesanti. Keep calm and carry on. L’altra opzione è quella di sottrarsi, attenzione non quella di fuggire, ma di ignorare, applicando l’ascolto selettivo e rimanendo focalizzati sul problema. Quindi quando ti imbatti in comportamenti “trumpiani” anche nel blog, in scala ovviamente, non hai molte opzioni. O ti ingaggi o ignori. Poiché nessuno è esente da tentazioni bulimiche, soprattutto noi maschi, il digiuno intermittente, magari dopo qualche abbuffata che comunque diverte e da’ soddisfazione, può essere una buona soluzione. Ti seguo dunque su questa strada. 

  12. Se c’è qualcosa di spossante parlando con uno stupido è quando gli dai dello stupido e solo per accorgerti che è così stupido da non aver nemmeno capito che gli hai dato dello stupido.
    E snervante, semplicemente.

  13. 37. Alberto, lo farò. Forse domani, perché oggi sto particolarmente male in salute.

  14. Sei recidivo, eh? Mollala lì, dai!
     
    Prendi sempre roma per toma: confondi (commento 8) l’esposizione di un concetto assoluto con un attacco personale a te (ma chi te cada???). Confondi il riferimento ai miei romanzi (peraltro inizialmente tirati in ballo non da me, ma dai soliti promoter) come pietra di paragone con i libri di Visentini come fossimo a un concorso editoriale, senza capire il concetto di base, ovvero che NON è la qualità editoriale di un personaggio che gli garantisce o meno il diritto di esprimersi in un dibattito… ecc. ecc. ecc. Forse forse negli USA dovresti cercarti un meccanismo che smerigli  le tue sinapsi cerebrali, perché le hai davvero incrostate e prendi delle cantonate colossali (sulle quali, poi, non contento, ci torni pure su: masochismo allo stato brado). Dai, davvero, mollala lì. Bon Voyage.

  15. Ora, fino a prova contraria è stato Crovella che ha tirato in ballo i suoi libri (al 26), mettendosi sullo stesso piano di Luca Visentini. Io, pur confessando la mia ignoranza totale sulle sue pubblicazioni, fiction o non fiction che siano, e limitandomi ai noiosissimi, meticolosi assaggi di maniera che pubblica qui, posso già metterlo dalla parte opposta rispetto a Visentini, cioè dentro quel mondo che al vissuto, all’essere andato a vedere di persona, antepone la nozione, o la completezza pedante. E mi pare comunque che già l’atto di mettersi sullo stesso piano di una autore tanto importante sia qualcosa di profondamente, goffamente immodesto, riflesso, come ho suggerito, di una certa forma (patologica?) di mitomania.
     
    (2/2) ricomincio a digiunare. Ciao a tutti 

  16. Interrompo il digiuno. L’importanza di Luca Visentini, per me adolescente frequentatore della Val Gallina e del Mas, è stata quella di indirizzare la mia curiosità verso un certo tipo d’ambiente, o verso un certo tipo d’esplorazione. Ci sarei arrivato da solo? Non lo so. So che la novità di queste guide era che l’autore ti rendeva partecipe delle sue emozioni, della sua frustrazione di tentativi andati a vuoto, persino del suo disagio quando aveva a che fare con rifugisti “intimidatori”, e mi ero potuto identificare in lui. Ricordo la prefazione a Pale di San Martino, dove Visentini scriveva di avere “da tempo rinunciato a certe parole” (vado a memoria) ed io avevo pensato che no, che non ne avevo ancora abbastanza di “certe parole”, ma era un malinteso: lui forse si riferiva a una certa maniera, puntando sempre più deciso verso la “verità documentaria”, l’importanza del vissuto, dell’esserci andato di persona. Penso che a suo modo Visentini abbia rivoluzionato un certo settore dell’editoria (un po’ come credo abbia fatto Oviglia con le guide di arrampicata). Fatta questa premessa, si può capire come ogni volta che vedo il suo nome, nella lista dei commenti, io vada subito a vedere cosa ha da dire. E sono contento che anche lui abbia voluto mettere agli atti, con una parola che lo esprime sinteticamente ed efficacemente, il senso di sfinimento per una certa piega che ha preso, da tempo, questo spazio altrimenti così godibile. Ed è molto liberatorio che Visentini l’abbia indirizzata, quella parola, nei confronti della logorrea intossicante di due utenti che, ferma restando la libertà di esprimersi (ma vale anche per il razzismo? boh), hanno in più di un’occasione dato prova di una loro incapacità di discutere (e certo, sbaglio tante volte anch’io, per carità… però…).
     
    (1/2)

  17. @il mio 46 è riferito al 44 e NON al 45 che nel frattempo si è infilato mentre scrivero…

  18. Ti faccio notare io che il mio intervento n. 8 NON è un attacco personale ma l’espressione oggettiva di una tesi che diffondo da tempo immemore: ovvero che l’alpinismo (e in generale l’andar in montagna ) NON è un segmento della vita separato dal resto dell’esistenza umana e quindi si porta dietro tutte le caratteristiche, sia positive che negative, della quotidianità degli umani. Fra i difetti che l’alpinismo incorpora ci sono anche le polemiche, le litigate, la competizione, il rancore e perfino l’odio, perché anche queste sono caratteristiche ineluttibili della natura umana. Senza formularlo assolutamenrte come uno specifico attacco personale a te (e cmq la tua reazione è stato decisamente fuori dalla righe…), nel commento 8 io sostengo che chi ritiene che la “montagna” sia un mondo idilliaco, puro ed eletto è un gran ingenuone. Liberissimo di credere ciò, ma si tratta di ingenuità fanciullesca. E’ vero: il contenuto del commento 8 è tesi che io penso e sostengo pubblicamente da tempo immemore e l’ho ribadito anche ieri, nel normale pluralismo di opinioni. Non c’era nessun attacco personale a te, tra l’altro NON sei minimamente citato nel commento 8,. Se tu ti sei sentito colpito da quel testo significa che eri condizionato preventivamente da un pregiudizio. C’è una bella differenza fra i vs mandare esplicitamente affanculo (vedi tuo commento 10, mi pare) e altre amenità come i dileggi sui miei romanzi… Mentre il mio commento 8 ha un “suo” contenuto (che a te risulta urticante, ma che è collegato e strumentale con il dibattito sull’articolo principale).  io poi vi ho risposto, ma l’inizio NON è imputabile a me. Invece tutti i vs interventi (sia tuoi che di altri soggetti), decisamente poco intelligenti e fuori luogo, che c’entrano con il dibattito?

  19. Ripubblicando questo articolo Gogna ha ricordato che ritiene la polemica su cose alpine positiva per vari motivi esplicitati nell’articolo stesso. Ovviamente la polemica non la diffamazione. Anche nel blog applica questa posizione, limitandosi a limare solo gli eccessi al limite della diffamazione o del turpiloquio più spinto. Quindi  i contributori dotati di una forte vis polemica (a spanne circa 10/15) hanno un ruolo importante nel tener vivo quasi quotidianamente questo focolare. Infatti quando l’intensità del fuoco si affievolisce calano decisamente i commenti, non so gli accessi perché bisognerebbe avere i dati che solo il gestore ha. Come tutte le scelte editoriali ha i suoi vantaggi e svantaggi. Uno svantaggio è lo slittamento periodico della polemica su questioni personali e nel corso del tempo la perdita temporanea o definitiva di alcuni contributori che o per stanchezza o per noia o per gusto personale si stufano delle tonalità forti e a volte un po’ stonate della polemica. Ogni scelta, voluta o anche imposta dalle difficoltà di una moderazione più stretta come avviene su altri blog, comporta qualche danno collaterale. Che tu sia editore o lettore o contributore “Tutto ha il suo prezzo e lo devi da pagare, anche un saluto, anche farti rispettare” cantava secoli fa Giovanna Marini, la nostra folk singer recentemente mancata,  in un pezzo in cui raccontava in musica la sua esperienza di emigrazione “di lusso” in USA nel giurassico della giovinezza di alcuni di noi. 

  20. Crovella, se ti fa piacere, hai appena ottenuto di “ripulire” il blog dai miei contributi a tempo indeterminato. Ti faccio solo notare che il thread, qui, ha cominciato ad andare fuori tema col tuo intervento nr. 8, mentre fino a lì si era cercato di discutere, tutti, dentro un certo topic. Ma cos’è accaduto a quel punto? Che mi hai dato dell’ingenuo – “ siete dei gran ingenuoni e illusi, a livello di asilo infantile/oratorio”, era palesemente riferito a me che avevo osato parlare di speranza, invitando a tendere, almeno in alpinismo (perché è di alpinismo che si parlava) alla purezza – e ci può stare che mi dai dell’ingenuo, a parte la gratuità di “ingenuone a livello di asilo infantile”, però non va bene dove scrivi “in alpinismo come nella vita”, perché lo si sa bene dove vai a parare, perché per l’ennesima volta vuoi dare una lezione di vita che non ti ha chiesto nessuno e che è del tutto fuori luogo.
     
    adios, machoman

  21. Ma è possibile che ci si debba sempre ridurre al “Crovella contro tutti”? 

  22. Se, per denigrami, vi riducete a voler dimostrare la natura di ciofeca dei romanzi da me scritti, tra l’altro 12-14 anni fa, siete messi proprio male. A parte che hanno venduto ben più di una copia (e recentemente hanno ripreso a venderne, chissà se per la curiosità innescata dai promoter sul questo sito…), da allora mi occupo (sia come articoli che come libri) di saggistica storica della montagna e di monografie tecniche. Quindi citare testi che appartengono a un periodo storico “precedente” e “lontano” è ancor più sbagliato. In ogni caso NON è la qualità editoriale dei testi prodotti da un individuo che legittima (se la qualità è elevata) o delegettima (se qualità pessima) le sue idee, a maggior ragione se le esprime fuori dai testi citati. Se Gogna non avesse piacere di vedere sul “suo” sito prese di posizioni razzista-xenofobe (o altre da voi considerate ugualmente “disdicevoli”), le censurerebbe seduta stante, semplicemente cancellandole. Se non le cancella, vuol dire che Gogna ritiene che non sia inopportuna la loro presenza sul “suo” sito, probabilmente in un’ottica di pluralismo di espressione. Il vostro errore metodologico (insopportabile) è quello di voler far voi la pulizia sul sito di Gogna. Da questo punto di vista siete decisamente “fascisti”, peraltro a casa d’altri. Lasciate che ci pensi Gogna, che Sandro “sa” cosa ritiene opportuno o meno.
     
    PS: al punto in cui siamo giunti, siete “voi” che sporcate il Blog e non il sottoscritto. Guardate questa conversazione: è piena di attacchi personali a me (cosa di cui me ne faccio un baffo, per cui NON avete certo ottenuto i vs obiettivi, e invece gli interessati a confrontarsi sull’interessante tema dell’articolo proposto devono fare lo slalom fra le vs scemenze, le citazioni dei miei romanzi ciofeca e quella invece, delle “grandi” opere di Visentini. Se volerte che il Blog si ripulisca, dovete smetterla voi con i vs attacchi. Siccome io non ho, a priori, intenzione di attaccare nessuno, ma mi limito a esporre le miei idee 8che a voi fanno schifo, ma nel contesto del pluralismo, dovete accettare anche la presenza di tesi che vi ributtano), non sono io che sporco il Blog, ma voi. Lo dico esplicitamente per far ragionare i lettori “terzi”, oggettivamente interessati ai temi proposti da Gogna: fate pressione su costoro e non su di me, perché sono tutti questi continui attacchi (compreso anche il “libera tutti” di Visentini a mandarmi affanculo) che sporcano il blog e non le mie tesi ideologiche.

  23. Per concludere, aderirò alla pratica teorizzata da Pasini del “digiuno intermittente” e da qui in poi comincia il mio hiatus, a tempo indefinito (credo che tornerò, prima o poi, ma per il momento vale quello che ha scritto lo stesso Crovella al 26: “commentatori pensavano che mi avrebbero sfiancato e invece alla fine si sono defilati loro per sfinimento”, e beh, in effetti…). 
     
    Vi lascio con la definizione di mitomania (e con tanti auguri): mitomania (sost. femminile): Tendenza ad accettare come realtà, in modo più o meno volontario e cosciente, i prodotti della propria fantasia e a raccontarli come veri allo scopo di attirare su di sé l’attenzione altrui e soddisfare così la propria vanità.

     

  24. Lorca Vecrolla (urca), diciamo che se i tuoi conoscenti sono pietosi, e tu indifferente all’imbarazzo generale continui a promuoverti, roba di quel tipo (che hai citato) può vendere anche qualche centinaio di copie. Come autore, metti in tasca €1 per copia (non diventi ricco). Poi ovviamente il valore di un libro non si misura solo dal risultato commerciale, però immagino che se un editore stampa 1000 copie e se ne vendono solo 500, si possa parlare di insuccesso (e che ugualmente si possa parlare di insuccesso se l’editore stampa 5000 copie e se ne vendono solo 2000). Immagino che la prima (e ultima) stampa della “storia di Lalla” stia tutta dentro un paio di scatole di cartone (e che ce ne sia ancora una mezza piena, in un ripostiglio, a casa dell’autore). Però sai che mi hai incuriosito: immagino, visto che lo citi, che tu possieda copia del romanzo di Lalla, cosa dici se facciamo uno scambio: ti offro la mia copia de Le Dolomiti di Sesto, edizione 1983, di Luca Visentini.
     
    No, ho cambiato idea 🙂 

  25. “davvero siamo messi così male nelle relazioni tra alpinisti?”
    Beh Marco, se ti riferisci a chi scrive qui mi sa che il termine “alpinista” sia decisamente eccessivo o almeno sovraesteso…

  26. A Borello e Angelo mi viene da dire che forse la salita al Bianco del settecento può rappresentare l’inizio, se non altro, dell’alpinismo competitivo: o per meglio dire, lo rappresenta di certo la polemica che ne conseguì (mi baso su quanto riportato da Borello al 22, non conosco la storia). Riconoscere nell’alpinismo questa forte componente competitiva è il primo passo per isolare tutti quegli elementi che, vivendola male, barano o alimentano sospetti. 

  27. @35 Marco Angelo. Due puntualizzazioni. Prima: non capisco a cosa si riferisca quando parla di “pallonate” alpinistiche. La nascita dell’alpinismo è, per convenzione tra gli storici, individuata nella prima salita del Monte Bianco. E non capisco, nemmeno, quale ideologia ci possa essere dietro questa convenzione. Seconda: cito testualmente <Esso (l’alpinismo n.d.a.) in realtà è nato molto prima, e con migliori ideali>. Sappiamo che il Mont Ventoux fu salito da Petrarca il 26 aprile 1336; che il Rocciamelone fu salito da Bonifacio Roero d’Asti nel 1358; che il Mont Aiguille fu salito da Antoine de Ville per volere del re di Francia Carlo VIII nel 1492. Poi è certo che i valligiani, cacciatori, contrabbandieri e cercatori di cristalli, avessero salito qualche cima ma gli ideali, in questo caso, furono la povertà e la fame. Basti pensare che De Saussure promise, nel 1760, una forte somma di denaro a chi fosse riuscito a raggiungere la vetta del Bianco e dovette aspettare 26 anni prima di vedere realizzata questa impresa. Quali ideali se fu necessario promettere un compenso per ottenere il risultato? Certamente Paccard lo salì per ragioni scientifiche, ma Balmat no! Nel ringraziare per l’attenzione, le sarei grato se volesse chiarirmi questi punti.
     
     

  28. Da “Repubblica” del 30 giugno 2023: “ Il 30 per cento dei libri pubblicati non vende una copia, o al massimo ne vende una”. Questa è l’amara realtà. Tuttavia, se si tratta di autentiche ciofeche come si capisce dagli estratti qui proposti (altro che pubblicità gratuita) mi pare anche giusto che sia così.

  29. Mi viene da dire… “Aiuto!”, davvero siamo messi così male nelle relazioni tra alpinisti? Altro che montagna che unisce! Alcuni interventi però li apprezzati, come quelli sullo sforzo di portare la purezza nell’alpinismo e quello, di una bella semplicità, e non semplicistico, di Expo (5).
    Per adesso solo questo.
    Anzi, una cosa ancora e poi mi fermo, per ora: parlando di “pallonate” alpinistiche, ho visto che è stata citata come nascita ufficiale dell’alpinismo la salita del Bianco del 1786. Questa è una vera fanfaluca, ad essere gentili,  propinataci fino ad oggi con ormai chiaro intento ideologico. Quindi l’alpinismo stesso sarebbe nato con l’inganno. Esso in realtà è nato molto prima, e con migliori ideali; quella del Monte Bianco è stata una tappa. Ci si può ormai ben documentare al riguardo.

  30. cito per tutte le decennali discussioni sul caso Casara e sul caso Maestri)

    Per il caso Maestri, non parlerei di  polemica, quanto piuttosto, di processo. Che ha creato divisione tra chi ci crede e chi no. Il processo ha portato ad un verdetto? Forse si…di sicuro con la schiodatura dell’altra Maestri una condanna è stata comunque eseguita…

  31. Beh mai sentito che i dine’ non son tutto?E pensa che filantropo altruista promotor dei tuoi libri senza un ritorno!
    Non è che (in tema di spie e spiati di questi giorni alla ribalta)sei te che fai il doppio e triplo gioco?
    Scherzo naturalmente…o no?

  32. Eh…. un modo veramente stupido di impiegare la sua limitata dotazione di due soli neuroni. Già che ne ha solo due, potrebbe usarli per finalità più intelligenti e soprattutto più utili a lui. Pensa di farmi un danno, invece produce incassi a mio favore e non ha neppure delle fee in cambio. Che genio!

  33. @22 Alberto Borello: mentre ero impegnato a gestire l’asilo infantile, non si sono accorto che col tuo 22 ti sei “infilato” quando stavo scrivendo uno dei mie interventi, per cui non l’ho notato subito. Interessante la tua considerazione. Ricambio con affetto i tuoi saluti.

  34. @27 Ne approfitto per segnalare che, proprio ieri, parlavo con un mio editore che mi ha pregato di portare i suoi complimenti a quei promoter che, qui sul Blog, si camuffano dietro nick cangianti ma che hanno un comune denominatore. Quello di suscitare curiosità su miei libri pubblicati tempo fa e quindi di ravvivare i relativi acquisti on line di tali testi, con nuovi incassi sia per l’editore e, a suo tempo, del sottoscritto in termini di diritti d’autore. Certo che ipotizzare di voler creare un meccanismo di discredito a mio carico e, viceversa, con la stessa manovra addirittura determinare un incasso monetario a mio favore, è veramente una genialata degna di Einstein. E il bello è che c’è pure la recidiva, perché non siamo al primo episodio in merito. Errare humanun est, perseverare diabolicum…

  35. Lotta continua? La polemica (non la diffamazione ovviamente), sostiene Gogna, può essere positiva, combattere la noia e ravvivare anche discussioni su tematiche montagnarde che altrimenti effettivamente farebbero addormentare i non addetti ai lavori. Infatti il wrestling è un format popolare e molto utilizzato dai media e dai social, una versione moderna delle baruffe chiozzotte, anche se spesso senza l’arguzia veneziana e con più ostilità, pregiudizio e pesantezza d’alito alternata a qualche tromba di culo puzzolente. Giusta considerazione. Infatti si tratta di uno strumento utilizzato con successo per rianimare, anche se con qualche danno collaterale, l’attenzione del pubblico in un’epoca nel quale il business dell’attenzione è uno dei più volatili e competitivi. Un Viagra dell’attenzione somministrato su larga scala. L’uso che ne fanno alcuni spin doctor di politici di successo è esemplare: una polemica al giorno toglie la disattenzione di torno, se poi sono due o tre polemiche meglio ancora. Intanto la volpe fugge e gli altri inseguono con la lingua fuori e il respiro corto. Tanto il giorno dopo con il giornale ci avvolgi il pesce e la gente si dimentica si diceva nell’epoca analogica, ma non è cambiato molto nell’epoca digitale.  C’è però un però, perché c’e’ sempre un pero’. Questo però è la solita modica quantità. Dopo un po’ la ripetizione continua e ossessiva degli stessi rituali polemici crea dipendenza in alcuni che non riescono più a farne a meno come wrestler o come spettatori e li fidelizza, ma può anche produrre episodi ricorrenti di orchite acuta in una parte del pubblico e nel tempo assottigliare e scoraggiare la partecipazione, come ha dichiarato un lettore prima di me. Quindi è una strategia di sostegno all’attenzione che va usata con abilità e con la giusta tempestica, perché può produrre effetti controproducenti e inaspettati, come ad esempio hanno sperimentato alcuni politici pugnaci e aggressivi,  che partiti per rottamare finirono rottamati. Come ho già detto, io penso che il digiuno intermittente sia efficace e che anche per gli animi si debba prestare una certa attenzione ai tempi di recupero, soprattutto tenendo conto dell’invecchiamento del grosso del pubblico che ogni tanto ha bisogno di farsi un riposante e sognante sonnellino. 

  36. «Lalla respira piano, sembra più una bambina che una donna adulta, non dice di no, anzi desidera il contatto delle labbra di lui sul suo collo, lui la sfiora, le mordicchia il lobo. Lalla gira impercettibilmente il viso, Estro la cerca e si mescolano fragranza parigina con sudore per la legna spaccata. Lalla ha gli occhi chiusi e sa che di nuovo non può resistere a quel richiamo della foresta. Estro si gira facendo perno sui piedi, trascina Lalla che continua a restare avviluppata dall’abbraccio di lui. Estro la spinge delicatamente contro il muro della baita»

  37. Ho già scritto milioni di volte che esistono tanti alpinismi quanti sono gli alpinisti. Ovvero che ciascun appassionato di montagna ha il “suo” modo di andarci. C’è chi ama conoscere le montagne dei 5 continenti e chi esplora i valloni dietro casa. Ovviamente ciascuno riporta le idee che sono consone e coerenti con il “suo” alpinismo. Comprese l’ideologia e la scala di priorità.
    E’ evidente che non hai la minima idea di “cosa” sia la mentalità torinese, e in particolare quella “sabauda”, e quindi non potrai mai cogliere il mio carattere da tipico bougia-nen (che non è una categoria con riferimenti geografici, ma esistenziali). Inoltre sono innegabilmente “borghese”, nei connotati ideologici intendo, e tutti le componenti della mia esistenza, compreso l’andar in montagna, sono marcatamente borghesi, compresi quei risvolti dell’alpinismo che tu hai indicato e che ai tuoi occhi sono dei “difetti”, mentre ai miei occhi sono dei “valori”, di cui vado addirittura fiero.
    La valutazione della qualità di un autore di libri è sempre soggettiva: vi sono acquirenti di miei libri (che, se li comperano, li apprezzano) e per converso nel blog si aggirano alcuni isotopi informatici che invece li disprezzano (senza rendersi conto che, citandoli, li “promuovono” e quindi innescano altri acquisti…). Per cui lo stesso si potrebbe dire di Visentini e l’asssioma, che tu prendi per oro colato, sulla sua personalità di autore è soggettivo tuo e non assoluto. Ma non importa, non è neppure quello l punto. La qualità editoriale di Visentini è del tutto irrilevante: il tuo errore è che interpreti il suo vaffavculo di ieri come un libera tutti a dispensare vaffanculo a Crovella/Expo ecc. Non è così, Visentini non ha questa legittimità, ma l’errore non è nemmeno suo: tu sei cascato nell’errore. Cmq, non mi offendo se ti rivolgi a me con tale modalità, non sei il primo o non sarai neppure l’ultimo. Vagonate di commentatori pensavano che mi avrebbero sfiancato e invece alla fine si sono defilati loro per sfinimento. Ti ho solo precisato che, da fiorettista quale sono, in me scatta il riflesso automatico del “para e rispondi”. Per cui ogni volta che mi manderai affanculo, lo farò anche io in automatico e a stretto giro. Contento tu.

  38. Crovella, cerchiamo di capirci. Primo, non ho scritto da nessuna parte che Gogna ti dovrebbe mandare via dal blog. Quindi stai pure tranquillo. Certo, sono stanco dei tuoi interventi e non li leggo più, ma mi aveva incuriosito Visentini, che per me è stato un autore fondamentale, uno di quelli che hanno formato il mio modo di andare in montagna: se si è scomodato Visentini, ho pensato, vuol dire che Crovella è andato oltre una certa soglia di tollerabilità. E per quanto mi riguarda, devo dire, Visentini aveva proprio ragione. Poi Gogna faccia quello che vuole.
     
    Detto questo, non devi proprio permetterti di giudicarmi, o di prendermi in giro perché me ne vado a vivere negli Stati Uniti. Quando si prendono decisioni del genere, ci sono somme di motivi, ma è quasi sempre una questione di opportunità e di speranze, più che una reazione a qualcosa di negativo. Questo, quantomeno, quando te ne vai sulla scorta di un visto executive. Giusto per mettere le cose nella giusta prospettiva.
     
    Detto questo, e stabilito dunque che non si tratterà di un salto nel vuoto, posso ben capire che ti sia venuta voglia di fare lo sbruffone, perché da uno che non si è mai spinto fuori dal Piemonte che cosa puoi aspettarti. Mi chiedo però cosa possa essere stato il tuo alpinismo, se sei così aggrappato, con le unghie, alla tua zona di comfort. Forse per te l’alpinismo è stata solo quella scuola borghese con cui si educano i ragazzi a diventare, da grandi, dei mitomani idioti o, nell’ipotesi più improbabile che riescano, nonostante tutto, a farsi una strada, dei miserabili arroganti. Spero, per te, che non sia il tuo caso, nell’una e nell’altra ipotesi.

  39. 22 Alberto Borello, qui si tratta di diffamazione. Più che rispondere con delle polemiche, l’avrei preso a randellate di alpestok. Cosa che oggi ci sarebbe da fare con lo squadrista Crovella. che addirittura cita Gesù Cristo: 

    in verità vi dico” 

  40. Pare  proprio che Genoria si sia “rotto” (ipse dixit)  di quelli che non gli stanno “simpatici” e  che quelli  che “non gli sanno  che simpatici” siano quelli che dicono cose che a lui (Genoria) stanno sulle palle… Ma il mondo è fatto anche di xenofobi-razzisti ecc e anzi la destrizzazione dell’Occidente inevitabilmente si traduce in un aumento numerico di tali soggetti (sennò che “destrizzazione” sarebbe?). Ma andando contro a ogni realtà oggettiva (che si apprende semplicemente guardandosi intorno) Genoria si autonomina pulitore automatico del Gogna Blog, perché evidentemente per lui è inaudito che Gogna consenta la presenza su tale sapzio web di cose così indicibili. E anzi da che è stato sdoganato (ma da chi? da Visentini ieri? e a che titolo?e con quale delega di Gogna? forse Visentini si sente il vice Gogna e in automatico delibera in merito?) il vaffanculo a quelli non simpatici a Genoria, allora Genoria si è autoproclamato dispensatore a manetta dei suddetti vaffanculo… In verità vi dico che, in 63 anni di vita e oltre 40 di lavoro, di cretini ne ho conosciuti a vagonate, perché (purtroppo) la “madre dei cretini è sempre incinta”. Purtroppo non pochi frequentano (a volte stabilmente, a volte saltuariamente) anche il Gogna Blog, ma Genoria sta risalendo rapidamente la relativa classifica, specie per il livello da asilo infantile che evidenzia nei suoi ragionamenti: siccome chi gioca gli sta sulle palle, allora vorrebbe sbatterlo fuori… Continua così, caro Genoria, e ti scavi da solo la terra sotto ai piedi. Non tanto ai miei occhi, ma anche agli occhi di soggetti “terzi” e piano piano della collettività che frequenta il blog. Per fortuna che (così hai detto) te ne tornerai presto negli USA: tanto di guadagnato per l’Italia, che si alleggerirà di un peso morto quale è inevitabilmente un adulto con la mentalità da bambino dell’asilo! Buon viaggio e che il Mid West ti accolga con simpatia.

  41. Buongiorno a tutti.
    Non mi piace intervenire sul Gognablog (infatti lo faccio sempre più raramente) perché si inizia un dibattito su un argomento, poi si passa a toni accesi con espressioni volgari e si finisce con Carlo Crovella (che saluto) contro tutti.
    È un classico.
    Perché, dunque, oggi scrivo?
    Perché tra tutti coloro che mi hanno preceduto, nessuno ha ricordato che, se consideriamo la nascita dell’alpinismo con la salita del monte Bianco del 8 agosto 1786 di Paccard e Balmat questa coincide anche con la prima e più lunga diatriba alpinistica.
    La salita fu oggetto della polemica, a mezzo stampa, orchestrata da Marc Théodore Bourrit (e appoggiata segretamente da De Saussure) nei confronti di Michel Gabriel Paccard per sminuire l’impresa del medico chamoniard.
    Questi, vista l’inutilità di difendersi dalle menzogne di Bourrit, lasciò cadere le polemiche, continuò a esercitare la professione di medico e divenne anche sindaco di Chamonix.
    Bourrit non riuscì mai a salire il monte Bianco.
    Ci vollero, comunque, 150 anni prima che la verità venisse a galla e fosse pubblicamente riconosciuta nel bicentenario dell’impresa.
    Come inizio non è male.

  42. “a dispetto dei puntelli della difesa che, chissà perché, girano sempre più lentamente” Mi è capitato di leggere su un giornale importante, prima dell’esplosione dei social, impianti accusatori dove la colpevolezza veniva data per scontata e le ragioni della difesa illustrate con una settimana di ritardo.

  43. Pasini, mi piace molto Costa, ho letto i suoi libri, ricevo la sua newsletter e sono abbonato al Post (theseimportantyears). Da lunedì non sarà più Costa a fare Morning, acc… 
    AOC numero uno.

  44. Le polemiche sono il lato frivolo dell’alpinismo

    12@ Ratman, se le polemiche non sono fini a se stesse e solo per fare caciara,  se ci credi veramente in quello che fai e come lo fai. Non vedo frivolezze in una polemica. Anche se non sei un professionista, ma  l’alpinismo diventa talmente importante, perchè prende tanto,  perchè diventa uno stile, caratterizzando la tua vita,  non possono essere frivole le tue polemiche che tendono a difendere quello in cui credi.

  45. Genoria. Era solo uno scherzuccio di dozzina sul famoso e popolare  invito a offrire con generosità e senza remore una parte intima e delicata di se’. Io mi difendo dai sentimenti sgradevoli e dalla mia aggressività con l’ironia. Ognuno ha i suoi meccanismi di contenimento. Stessa cosa ho fatto sulla rievocazione degli anni di piombo a Torino. Anni che chi come me è nato nel primo dopoguerra ha vissuto non come ragazzino ma come uomo quasi maturo ormai e non certo Peace and Love.  Troppi ricordi dolorosi, roba seria. Io mi difendo usando un po’ di leggerezza per non andarci giù troppo pesante quando sento certe affermazioni. Ciao. Buon ritorno negli USA. Sulla situazione ti consiglio di leggere la rubrica di Costa (da Costa a Costa) sul Post di oggi e di aprire il link al discorso che ha fatto Alessandria Ocasio Cortez sul suo account Instagram. Avessimo una così qui all’opposizione. 

  46. Personalmente ritengo con si debba mandare pubblicamente a fannculo una persona che non si conosce. 

    Però puoi mandare affanculo quello che dice, che scrive, che professa, che sbandiera, che urla.

  47. Pasini: su questa piattaforma Carlo Crovella è solo un utente – potrebbe farsi chiamare machoman, poco importa – con tratti che lo caratterizzano, quali:
    – l’appartenenza esibita a un partito politico di area neo-fascista;
    – il razzismo, anch’esso esibito (“il terzo mondo puzza”);
    – la xenofobia;
    – una certa forma spudorata di machiavellismo.
    Fin qui, però, tutto bene. Non mi è simpatico, ma al di là dell’ insistenza logorroica con cui ribadisce le sue convinzioni lo considero un interlocutore credibile. Ora, questo è il Crovella-utente, che potrebbe andare sotto il nome di machoman e risultarmi parimenti credibile. Il problema nasce proprio dove lui diventa Crovella Carlo, e mette in campo, insieme alle idee, la sua persona, i suoi titoli, tutto quello che secondo lui gli dovrebbe conferire autorevolezza e superiorità. Lì si mette su una posizione antipatica e anche meno credibile (“io, io, io”, sconfina nella mitomania).
     
    Quindi, lo confesso, mi sono un po’ rotto di Crovella – e anche o forse di più mi sono rotto di Expo che qualche volta riesce a svilire il dialogo al livello del social più becero – e il fatto che ad un certo punto qualcuno abbia proposto di liquidare le loro intemperanze con un bel vaffanculo mi è sembrato molto liberatorio.
     
    Comunque siamo già ampiamente fuori tema e penso che questa sia la classica polemica patetica, come quella veronese dei giorni scorsi, mentre qui si parlava di faccende di ben altra sostanza. 

  48. Personalmente ritengo con si debba mandare pubblicamente a fannculo una persona che non si conosce. Non perché non sta bene ma perché puo’ fargli piacere, secondo la vulgata ambrosiana. Però la faccenda è controversa. Alcuni ritengono oggi si tratti di un atto di sincera generosità: un invito, un po’ diretto certo ma altruista, a riscoprire parti di sé rimosse. Un invito che però secondo altri andrebbe riservato a momenti relazionali un po’ più riservati dei social. Mah…difficile capire come stanno davvero le cose. Anche in letteratura gli studi sul tema scarseggiano e presentano dati contrastanti.  Un altro esempio delle controversie che inevitabilmente si accendono nei gruppi umani.

  49. Crovella pelle-di-rinoceronte, non ti sarai mica offeso? Siccome la tua visione del mondo è molto semplicistica, e usi spesso argomenti come “ingenui comunisti, le elezioni le abbiamo vinte noi” oppure “aTorino siamo fatti di un’altra pasta”, o ti rifugi nella mitomania più idiota, e siccome il vaffanculo nei tuoi confronti è stato sdoganato con una certa autorevolezza, vi ho fatto ricorso senza indugio, perché ci stava, e lo farò in futuro ogni qual volta servirà.

  50. @10 la mia natura da schermitore, nello specifico da fiorettista (non sto a specificare i dettagli tecnici), mi rende impossibile contrarre la mia propensione naturale a “parare e rispondere”. non ho motivo di attaccarti ed elaboro considerazioni oggettive, senza volontà specifica di offendere né di ferire. tuttavia se vi si attacca, paro rispondo e affondo il fioretto fino all’elsa. VAI PURE A FAN CULO ANCHE TU
     
    Ai benpensanti del “buon tutto”, che sicuramente si scandalizzano per queste frasi, faccio notare che io NON ho mandato a fanculo Genoria, ma se lui si permette di farlo, gli rispondo pan per focaccia.

  51. Le polemiche sono il lato frivolo dell’alpinismo, il suo cuore segreto, un vulnus alle virilità esibite.
    Si potrebbe anche dire che sono il suo lato “umano troppo umano”, quello  che rivendica una affermazione di sé senza fare i conti con l’inutilità dell’azione: cosa che, oltre la compassione d’ordinanza e la solidarietà per l’umano, fa indugiare nel patetico.

  52. Per quale motivo il gruppo sociale montagnardo dovrebbe essere esente dalle classiche dinamiche di gruppo e dalle tendenze diciamo meno nobili di noi umani, comprese le patologie del comportamento ?  Succede anche nei gruppi ecclesiali o in quelli di volontariato che perseguono come missione la “salvezza”. Come dappertutto ci sono stronzate  e comportamenti da stronzo. I Santi esistono solo nelle narrazioni agiografiche. L’umanità è come la Roma di D”Agostino : Santa e Puttana. Poi però ci sono delle differenze ; qualcuno se ne fa un vanto dei suoi comportamenti da stronzo, qualcuno  li tiene nascosti, qualcuno racconta bugie a sé stesso e agli altri, qualcuno certi di contenerli, qualcuno di farsi perdonare…..Sono differenze che contano e come se contano, se non nel giudizio morale, nella scelta dei compagni/compagne di corda e di vita, se uno può scegliere in base alle sue preferenze: dalle mie parti si dice “Il Signore li fa e il Diavolo li combina”. A volte però non si può scegliere e allora la questione si complica e può essere utile l’antico adagio: se lo conosci, lo eviti. L’evitamento non è una strategia da sottovalutare: risparmia tempo ed energia, soprattutto quando queste due risorse chiave  cominciano a scarseggiare. Saluti bagnati. 

  53. Crovella (8), me l’aspettavo, la puntualizzazione antipatica. Per cui anche per oggi ti sei guadagnato il tuo sacrosanto VAFFANCULO 🙂

  54. A Expo (5) mi viene da dire che una cosa sono le “balle da pescatori” – quella gigantesca che forse raccontò Maestri, per esempio – altra cosa sono i sospetti, alimentati dall’invidia, e queste sono polemiche che Expo ha fatto bene a definire “meno tollerabili”. Infine, sono d’accordo con lui dove scrive che “per fortuna oltre all’ego abbiamo altre motivazioni , come la poesia,  l’amore per quello che facciamo,  la competizione con noi stessi e l’amicizia”, ma io aggiungerei che anche la competizione con gli altri ci può stare, basta che sia fondata su regole condivise e trasparenza. A tutti i livelli, intendo, anche il mio, cioè la più nera mediocrità 🙂

  55. §Vivete pure di “speranze”, alla continua ricerca della “purezza” in alpinismo come nella vita, ma siete dei gran ingenuoni e illusi, a livello di asilo infantile/oratorio. Liberissimi di esserlo, ci mancherebbe, ma non cercate l’approvazione incondizionati di tutti. Soprattutto non pretendete di “imporre” il vostro modello sulla base della maggior nobiltà d’animo. leggete la Storia (non solo quella dell’alpinismo, la Storia con la S maiuscola, quella dell’umanità )e di ricerca della purezza non troverete così tante tracce come ingenuamente pesate voi. In ogni caso, ci sarà sempre qualcuno più “puro” di voi che prima o poi vi… epura.

  56. In alpinismo le polemiche ci sono sempre state, semplicemente perchè siamo diversi, e, spesso, c’e sempre qulcuno che vorrebbe imporre la propria visione agli altri che la pensano diversamente, che hanno una visione, uno stile diverso. Personalmente sono stato e sono piuttosto polemico, perchè non condivido chi vorrebbe una montagna, un alpinismo codificato, preconfezionato, manualizzato e , soprattutto, vorrebbe impormi il suo di stile. Mentre basterebbe avere rispetto delle diversità. Diverse sono le polemiche che nascono dal barare, o dal mettere in dubbio una determinata prestazione. Ad esempio quelle oramai storiche sulla Maestri-Egger al Torre, o sulle solitarie  di Tomo Cesen, una fra tutte quella alla sud del  Lotse. Sinceramente non riesco a capire perchè barare, perchè raccontare palle,  soprattutto perchè se bari, lo fai principalmente con te stesso.

  57. Sono d’accordo con Crovella dove scrive che la polemica è un “motore evolutivo”. Sono meno d’accordo dove tira in ballo la “natura umana” come se fossimo tutti dediti alle offese e ai colpi bassi (e lo dice anche Mereu, del resto, che “la purezza nell’umanità è impresa impossibile o utopica”). certo, dentro un consiglio di amministrazione è meglio che lasciamo da parte le utopie – quello che Crovella chiama “ingenuità” e che io chiamo speranza – ma in alpinismo io penso che si dovrebbe tendere, più che possiamo, verso la purezza. E penso che ad essere brutte non siano le polemiche, ma le bugie.

  58. Io le ho sempre vissute con un po’ di vergogna…
    Sono contento di essere una segaccia perché questo mi permette di rinchiudere le polemiche fra pochi amici o al bar del paese.
    .
    Nessuno, proprio nessuno ci spinge a salire sulle montagne nel modo più facile, più difficile, o più idiota , o a raccontare balle come i pescatori o i cacciatori quando torniamo a valle .
    .
    Di più,  se una polemica per un’ideale può avere una sua legittimazione , sono meno tollerabili tutte quelle polemiche stucchevoli , basate sull ‘ego.
    .
    Inevitabilmente ci saranno o ci sono stati alpinisti migliori di noi , per fortuna oltre all’ego abbiamo altre motivazioni , come la poesia,  l’amore per quello che facciamo,  la competizione con noi stessi e l’amicizia.
    .
    Se no tanto varrebbe stare al bar , tanto fra un po’ di anni non ci tirera’ piu.

  59. Peccato aver perso quella serata ,credo in un classico ” visto e sentito delle belle”…!

  60. …tra chi ” più ne ha più ne metta aggiungerei l Verità intesa come quello che si è fatto/raggiunto/toccato personalmente e non le Balle inconsistenti poco congrue con la realtà (sempre alpinistica ovvio!) a meno che non valgano racconti dopo gran viaggi di LSD o Tocaj…ma senza fare nomi come a metà articolo😇.
    Verità come bene assoluto da promuovere e difendere fin dai primi appigli n/del prossimo divoratore di rocce  e non un bagaglio messo insieme e affrettatamente legato con lo spago per far libri e notorietà che puntualmente qualcuno vuole poi (giustamente) sciogliere e dipanare.
    Impresa impossibile e utopica come lo è la purezza  nell’umanità.
    “La fede arriva alla verità attraverso il dubbio.”R. Gervaso

  61. Le polemiche non riguardano solo l’alpinismo. Cioè non sono un male endemico solo dell’andar in montagna, ma esistono in ogni aspetto dell’esistenza e sono la versione moderna, edulcorata ai sensi della Rivoluzione Francese (troppo lungo spiegare la catena logica… arrivateci da soli), delle guerre. Nella specie umana la guerra non è una situazione anomala, cioè di “malattia” socio-politica, ma è una situazione fisiologica nella natura umana, a qualsiasi latidudine e in qualsiasi epoca storica. La fortuna di noi occidentali dei decenni post II Guerra Mondiale, è che gli attriti (fisiologici) fra esseri umani, anziché sconfinare in guerre,-guerriglie-faide-ammazzatine, confluiscono in polemiche e antagonismo vari. Non crediate che le “battaglie” che si sviluppano in felpate riunioni dei Consigli di Amministrazioni aziendali (con tutti i partecipanti in giacca e cravatta e col buffet finale e tanto di brindisi) non siano altrettanto sanguinose e con aspri colpi bassi. Il solo fatto che siano giocate in guanti bianchi non cambia nulla rispetto alle guerre guerreggiate sul campo. Quindi non stupiamoci che ci siano polemiche, anche astiose, nell’andar in montagna. La visione che le montagne siano un mondo idilliaco, per cui i relativi appassionati sono tutti “cavalieri” nobili ed eletti (e di conseguenza si volgono bene o quanto meno si trattano cavallerescamente l’un con l’altro), è una visione infantile e ingenua. L’andar in montagna è specchio della società e riflette tutti i risvolti della società, mutandoli di decennio in decennio in funzione dei mutamenti socio-politico-culturali. Non stupiamoci di trovare fra gli alpinisti, sia amatoriali che di livello top, anche sentimenti negativi quali il risentimento, l’invidia, la cattiveria, il desiderio di vendetta ecc ecc ecc. Sono caratteristiche ineliminabili nell’essenza umana e quindi possono caratterizzare anche gli alpinisti, nonostante la loro passione che si è portati a considerare “nobile ed eletta”. Per cui io non sono affatto scandalizzato dalla constatazione che in alpinismo ci siano le polemiche, anche astiose e viscerali, perché così è la vita. E se volete saperla tutta, considero l’aspetto delle “polemiche” (che poi si dipanano su un’infinità di livelli di intensità) uno dei sali dell’alpinismo (o, meglio, dell’andar in montagna), uno dei suoi motori evolutivi. Quante nuove salite sono state compiute (magari inconsciamente) per rispondere alla controparte di una polemica precedente. Quindi ben vengano le polemiche nell’alpinismo, anche astiose e violente, perché sono uno dei “sali” dell’evoluzione alpinistica (non l’unico, ma uno dei principali di sicuro).

  62. L’alpinismo, non solo quello di vertice, è una faccenda che può essere molto competitiva. Le polemiche partono da lì, dal fatto che si tratta di una competizione che in molte circostanze è esasperata dal rischio, e che si svolge nella più totale assenza di regole scritte. Certo oggi aiutano l’ampia disponibilità del GPS e la facilità di produrre materiale documentale, filmati, foto, fermo restando però che tuttora, in molti casi, sia necessario fare un atto di fede. Anche sulla codificazione degli stili si sono fatti passi avanti. Resta forse da chiarire se qualche soggetto non si faccia aiutare, soprattutto nelle prestazioni più atletiche, da sostanze dopanti. Il che, per l’appunto, è uno di quegli aspetti per cui non c’è altro da fare che fidarsi, o indagare.
     
    Detto questo, siccome l’alpinismo non è solo competizione ma è anche, e soprattutto, creatività, avventura e cultura – quello che ci guida, di fatto, nella scelta delle nostre mete, o dei nostri obiettivi – regole scritte o autorità di controllo, arbitri, finirebbero per uccidere tutte le nostre libertà “di manovra”, che sono, come ho detto, connaturate con l’idea stessa di alpinismo. Bisogna dunque proseguire in un processo dialettico di identificazione di regole o codici stilistici condivisi – un processo eminentemente anarchico, libero da centri di potere – dove ognuno di noi rappresenta se stesso e quello che siamo riusciti a combinare, con le nostre forze, la nostra creatività e la connessione che siamo riusciti a stabilire con l’ambiente naturale.
     
    Non aiuta la negazione dell’evidenza, del fatto cioè che in fondo anche nel nostro mondo c’è competizione. Ci porta a definire “brutta” la polemica, come nel manifesto qui sopra, quando invece la polemica dovrebbe essere intesa come costruttiva, o quantomeno riparatrice. Non c’è offesa più grande alla libertà – e alla fiducia reciproca che ne è alla base – dell’atto di approfittarsene, e se questo accade è giusto, e sano, che vi siano sollevazione, polemica.

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