Leggimontagna premia “Resto qui”

Si è svolto sabato 19 ottobre 2019 a Tolmezzo l’appuntamento con le premiazioni del concorso letterario Leggimontagna, il premio dedicato alle opere di narrativa, saggistica e racconti inediti giunto alla sua 17a edizione. E’ stato Marco Balzano, con il suo Resto qui, a vincere il primo premio della sezione Letteratura.

Il Premio Leggimontagna e il Premio Cortomontagna 2019 sono organizzati dall’ASCA, Associazione delle Sezioni del CAI di Carnia – Canal del Ferro – Val Canale, in collaborazione con l’UTI, Unione Territoriale Intercomunale della Carnia, il Consorzio BIM Tagliamento e con il contributo e la partnership di prestigiosi Enti e Istituzioni.

Proprio domani, 29 (ma anche 30) novembre sarà la volta di Cortomontagna, concorso parallelo a Leggimontagna che vede la partecipazione di oltre 140 cortometraggi di montagna provenienti da vari paesi del mondo.

La trama di Resto qui
di Milena Privitera
(pubblicata su recensionelibro.it)

«Non sai niente di me, eppure sai tanto perché sei mia figlia. L’odore della pelle, il calore del fiato, i nervi tesi, te li ho dati io. Dunque ti parlerò come a chi mi ha visto dentro»: inizia così l’ultimo romanzo di Marco Balzano Resto qui.

Trina è stata una maestra elementare molto amata, una moglie innamorata, una madre che forse non sarebbe stata invadente. Di fatto Trina adesso è una donna sola, poco affabile, che decide di raccontare la sua storia o meglio la storia del suo paesino nel Sudtirolo.

La storia che Marco Balzano ha costruito con documenti, ricerche d’archivio e che è ricca di testimonianze. Resto qui è soprattutto un ritratto commovente e coinvolgente di un paese italiano in una valle di confine dove la vita era scandita dai ritmi delle stagioni e la storia sembrava che non sarebbe arrivata.

Il lago di Resia e il campanile di Curon Venosta

Eppure nel 1923, Mussolini con le sue leggi è giunto sin lassù e ha cambiato i nomi alle strade e ha imposto l’italiano. Trina, malgrado la comunità parli la propria lingua materna, il tedesco, studia in italiano: vuole diventare una brava maestra, vuole insegnare. Il Fascismo però non chiude le scuole tedesche e sostituisce gli insegnanti sudtirolesi con insegnanti siciliani, romani, napoletani.

Così, alla fine, Trina diventa un’insegnante delle Katakombenschulen, le scuole clandestine aperte nei masi, nei fienili, nelle cantine, per trasmettere ai figli la conoscenza del tedesco. Trina, intanto, conosce un uomo, Erich Hauser. Si sposa, ha due figli, Michael e Marica.

La bambina, quando ha poco più di dieci anni, una notte scompare in circostanze misteriose. Sapremo solo dopo che Marica è scappata in Germania con gli zii, la sorella e il cognato di Erich.

Hitler e Mussolini fanno un accordo: ai sudtirolesi che accettano di lasciare la loro terra, Hitler promette nuove case e Mussolini ne è felice: in questo modo il suo disegno di pulizia etnica dell’Alto Adige si può realizzare. Qualcuno decide di partire. Altri, i Dableiber, di restare.
Trina e suo marito rimangono.

Curon prima d’essere cancellato

Nel frattempo scoppia la guerra e Erich viene arruolato. Un giorno torna ferito e decide di non combattere più. Trina fugge e si nasconde in montagna con il marito disertore. I due si riparano a stento dalla fame e dal gelo con altri fuggiaschi fino alla fine della guerra. Quando credono di aver trovato pace rientrano in paese, l’Italia è una Repubblica, con un Presidente trentino, Alcide De Gasperi, ma la Montecatini ha ripreso la costruzione di un’enorme diga iniziata prima della guerra.

Erich e Trina combattono in prima persona una battaglia impari pur di salvare la loro comunità. Tutto sarà inutile, tutto verrà cancellato in un solo momento, sommerso dall’acqua. Di Curon piccolo paesino nella Val Venosta nel Sudtirolo rimane solo la punta del campanile che emerge ancora oggi dal lago di Resia. Tutti scappano abbandonano il paese e la valle, non Trina.

Testarda, come il paese di confine in cui è cresciuta, scrive un libro testimonianza della sua vita segnata dalla lacerazione della perdita di una figlia e documento della costruzione irresponsabile dell’imponente diga che ha inondato l’intera vallata.

Resto qui è un romanzo civile, scritto con uno stile essenziale, dal forte impatto emotivo che racconta la storia di una donna che con immensa resilienza ha dimostrato il suo attaccamento alla terra natia, alla famiglia e alla vita.

I premiati di Leggimontagna 2019

Il commento di Marco Balzano
Il Premio Campiello 2015, Marco Balzano, interviene su ilLibraio.it per raccontare com’è nato il suo nuovo romanzo, la storia di una caparbia resistenza al Ventennio fascista e della diga che ha sommerso il villaggio di Curon dando vita al lago di Resia.

«A Curon, un borgo della val Venosta distrutto nel 1950 per costruire una diga, ci sono arrivato un giorno d’estate. Quando ci siamo avvicinati al lago mia figlia ha iniziato a tirarmi il braccio e a chiedermi spiegazioni. Ma nemmeno io capivo. Non capivo cosa ci facesse un campanile sullo specchio del lago. L’acqua era piena di cerchi di luce, la spiaggia era affollata di gente che prendeva il sole, giocava a racchettoni, nuotava vicino alla riva. Come nella pittura metafisica, ho pensato. Come in De Chirico: un elemento improprio calato in un contesto reale. Ma quella non era metafisica. Sotto l’acqua ci doveva essere la base della chiesa, e attorno i campi, le macerie, le fondamenta di un paese cancellato. Non è facile spiegare a una bambina di tre anni cos’è la distruzione, e così mi sono difeso dalla sequela infinita dei suoi «perché?» farfugliando qualcosa, provando a distrarla. Finché lei mi ha lasciato la mano.

«Si scattano le foto con il campanile alle spalle (…) come se sotto l’acqua non ci fossero le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo».
Febbraio 1993, Hubert e Reinhold Messner al Lago di Resia, in preparazione alla traversata della Groenlandia “by fair means”. Foto: Marco Milani.

Non credo ai colpi di fulmine, né in amore né nella scrittura. Però quando ho visto quel paese sommerso ho subito avuto la certezza che avevo davanti una storia, e non desideravo altro che capire se avrei saputo raccontarla. Così ho iniziato a studiare, sono andato a parlare con i pochi testimoni di quella vicenda e più imparavo, più mi rendevo conto che l’Alto Adige è come lo specchio di quel lago: sotto la calma apparente ribolle il tumulto. La distruzione del paese è stato l’ultimo atto di un lungo periodo violento che ha riguardato non solo Curon, ma tutta la regione. Lì, nel 1921, con la marcia su Bolzano, è iniziato il Ventennio, lì dopo l’8 settembre è arrivato Hitler, lì è scoppiato il primo terrorismo. Ed è lì che dovremmo andare a fare i conti per riflettere su cosa sono il fascismo, l’identità, l’unità d’Italia, il progresso e ciò che di drammatico quasi sempre implica per il paesaggio e le persone: tutto questo – sotto le montagne verdeggianti, i vasi di gerani in bella mostra sui balconi, l’ordine dei borghi – è l’Alto Adige. È un posto che ci riguarda e che parla di noi.

La questione della diga è così diventata una parte del romanzo, perché la storia comincia proprio nel 1921, quando i fascisti irrompono e impediscono agli abitanti del Sudtirolo di parlare la loro lingua, di lavorare, di vestirsi come gli pare. I fatti che racconto, dunque, sono veri. Non lo sono invece i protagonisti di questa storia. Trina è una maestra elementare che non può insegnare perché Mussolini glielo impedisce. Allora lo fa di nascosto, rischiando il confino, nelle katakombenschulen, le scuole clandestine dove i bambini di allora imparavano il tedesco, la lingua che d’improvviso non potevano più parlare. È una ragazza svagata ma tenace, che s’innamora e si sposa con Erich, il cui orizzonte è tutto compreso dentro le sue montagne. Diventerà una donna e una madre cui, all’inizio della guerra, porteranno via la figlia. È a lei che Trina parla. È per lei che racconta. Quando iniziano davvero a costruire la diga Erich vestirà i panni del capopopolo, e ogni volta che gli mancheranno le parole per farsi ascoltare le chiederà a sua moglie. Questa resistenza a difesa del paese – questo Don Chisciotte di montagna che combatte insieme alla moglie contro una multinazionale e contro l’indifferenza dello Stato – non sono mai esistiti. Non come li racconto io. E siccome si scrive non solo per fare i conti con la Storia, ma anche per riscattarne il cinismo e la sua violenza insensata, mi è piaciuto immaginare qualcuno che avesse il coraggio di puntare i piedi, di scendere in strada a gridare le sue ragioni: di restare anche quando gli altri scappano. Proprio come non è successo allora e come non succede la maggior parte delle volte che ci sottraggono, ci espropriano o ci distruggono uno spazio che ci appartiene. Erich e Trina invece lo fanno. Anche quando le parole non bastano. Anche quando la sorte ha già deciso.

Febbraio 1993. Reinhold Messner al lago di Resia, in preparazione alla traversata della Groenlandia “by fair means”. Foto: Marco Milani

Adesso che questa storia l’ho scritta mi capita spesso di ripensare a quel giorno d’estate in cui sono capitato per caso a Curon. Sono sicuro che se quella mattina, guardando il lago, fossi già stato capace d’immaginarmi Erich e Trina, avrei saputo rispondere ai «perché?» di mia figlia. E spiegarle cos’è la distruzione non mi avrebbe spaventato poi tanto».

Marco Balzano, milanese classe 1978, è insegnante e scrittore, autore del romanzo L’ultimo arrivato (Sellerio), con il quale si è aggiudicato il Premio Campiello 2015. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi. Con una voce intima che restituisce vita alla Storia, ritrae la forza di una comunità nell’attimo in cui, aggrappandosi alla rabbia, sceglie di resistere.
Ecco l’elenco degli altri premi di Marco Balzano: Finalista al Premio Strega 2018; Premio letterario Elba 2018; Premio Dolomiti Unesco 2018; Premio Viadana 2018; Premio Latisana 2018; Premio Asti d’Appello 2018; Premio Minerva 2018; Sezione Giovani del Premio Omegna 2019; Premio Bagutta 2019; Premio Mario Rigoni Stern 2019; la traduzione francese di Resto qui ha vinto il Prix Méditerranée 2019.

Marco Balzano

Le opere premiate da Leggimontagna
Tra i racconti inediti pervenuti la giuria di Leggimontagna, composta da Franco Micelli (presidente), Bruno Contin, Riccarda de Eccher e Luciano Santin ha scelto di premiare Mariagrazia Menegon Paschini di Tolmezzo con Questa notte sognerò con questa motivazione: «è la storia di un pensionato e della sua badante. Giacomo già imprenditore di successo ora colpito da cecità è seguito da Olena, signora polacca che lavora per garantire a suo figlio gli studi universitari. L’idea di salire insieme il Monte Amariana 1906 m è pensata come regalo di compleanno e nasce dalla sensibilità della donna. Il sessantacinquenne può così godere la fragranza della natura, gli antichi profumi e il venticello dispettoso dell’alpe. “In alto” i due alla fine pur da differenti angolature conquistano il diritto a sognare. Una sorta di favola dei giorni nostri dove la montagna è eletta a luogo di vita e di speranza».

Al secondo posto La montagna dei figli di Abramo di Paolo Borsoni e al terzo posto L’uomo col bouquet di fiori di Giuseppe Sandrini; segnalato Forte forte, piano piano di Domenico Flavio Ronzoni.

Per la sezione Saggistica, valutazione non facile per la giuria composta da Gianpaolo Carbonetto (presidente), Gian Paolo Gri, Marcello Manzoni e Andrea Zannini.
Al primo posto Sacri Monti di Guido Gentile (Giulio Einaudi Editore, 2018): è «un libro – ha motivato la giuria – che pone sotto gli occhi di tutti aspetti che prima erano conosciuti quasi soltanto dagli specialisti, o da coloro che vi si imbattono per nascita o per caso. L’opera di Guido Gentile è la sintesi di una lunga e dettagliata ricerca originale che ricostruisce lo scenario culturale e spirituale nel quale maturò l’invenzione dei Sacri Monti. Il tutto con un’analisi iconografica e iconologica che fa luce su un tema di grande interesse per la storia delle terre alte come il pellegrinaggio sostitutivo che innerva la storia della pietà nella prima età moderna».

Al secondo posto Valle della Luce. Alpinismo nelle Valli della Sarca e dei Laghi (ed. Altri Spazi, 2019) di Alessandro Gogna e Marco Furlani mentre il terzo premio va a Mario Rigoni Stern. Un uomo tante storie nessun confine (ed. Priuli & Verlucca, 2018), atti del convegno dedicato al grande scrittore a cura di Anna Maria Cavallarin e Annalisa Scapin.

Contadini sudtirolesi

Per la sezione Narrativa il primo classificato è Marco Balzano con Resto qui (Giulio Einaudi Editore 2018). La giuria composta da Luciano Santin (presidente), Fabiana Savorgnan Cergneu di Brazzà, Leila Meroi e Carlo Tolazzi ha motivato così la scelta: «Un bel romanzo, una prosa asciutta ed efficace, che sottende anche una documentazione puntuale e diffusa. Una vicenda verosimile, la sottrazione forzata di una bambina alla sua famiglia, serve a raccontare un fatto storico risalente alla fine del Secondo conflitto mondiale: l’evacuazione di un villaggio in Alto Adige, per far posto a un bacino idroelettrico. Questa vicenda si intreccia con le complesse problematiche legate all’irredentismo delle popolazioni altoatesine e con il difficile rapporto che lo Stato italiano ha sempre avuto con queste (ma anche con le altre) popolazioni di confine. La vicenda della piccola, catalizzante all’inizio la tensione narrativa, si sposta poi sul piano metaforico a indicare come da tutto col tempo ci si possa separare. Forse anche dalla parola come elemento di comunicazione». Secondo classificato il libro La Contadina di Noëmi Lerch (Gabriele Capelli Editore 2018) mentre al terzo posto il premio va a Non sono un’alpinista di Bianca Di Beaco, curato da Gianni Magistris e Luciano Riva (ed. Club Alpino Italiano, 2018). Una segnalazione speciale è stata assegnata a Omini di Pietra. La leggenda di Pierre e Jacques (ed. Hever , 2018) di Marco Rolando.

Il Premio Speciale, istituito grazie alla collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO, è stato attribuito dalla giuria della Saggistica al libro di Alex Cittadella Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia, edito da Club Alpino Italiano e Franco Angeli. Questa la motivazione della giuria: «È ormai sempre più studiato e conosciuto il fatto che la storia delle Alpi e del loro popolamento è strettamente connessa alle variazioni del clima e della meteorologia verificatesi nell’arco dei secoli. Il volume realizzato da Alex Cittadella si pone l’obiettivo di offrire una sintesi ampia e organica, pur se necessariamente a volo d’uccello, su come sono cambiati gli insediamenti, le abitudini, le società in un territorio che per secoli ha saputo mantenere le proprie peculiarità culturali ponendole come base per ogni costruzione sociale, etica ed estetica. L’estrazione umanistica dell’autore porta a considerare anche aspetti, come quello pittorico, che spesso sono trascurati e a dare un’occhiata particolare alle Alpi Orientali che solitamente appaiono trascurate rispetto a quelle Occidentali».

A conclusione della premiazione, è stato consegnato il Riconoscimento all’Amico Alpinista 2019 a Claudio Carratù, alpinista friulano originario di Tarvisio, Accademico del CAI, dal carattere molto riservato, ma con tutte le caratteristiche dei grandi personaggi del mondo della Montagna.

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Leggimontagna premia “Resto qui” ultima modifica: 2019-11-28T05:30:24+01:00 da GognaBlog

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