L’autore si riferisce qui al suo articolo Bum bum Baghdad, apparso su GognaBlog il 4 settembre 2021
L’eretico
di Gian Piero Porcheddu (GPP)
Ebbene si, sono un eretico e non mi pento!
Eretico inconsapevole perché mai più avrei immaginato che il restauro di una via suscitasse tante discussioni, prese di posizione, elucubrazioni intellettuali degne di ben altri ambiti e problematiche, supposizioni e condanne con invettive varie, alcune sicuramente molto simpatiche altre esagerate e “fuori concorso” (cavolo avevo scritto cretine, ma poi il censore me lo ha cancellato!)
Tutto ciò per cosa? Per aver violato una legge di Dio? Per aver messo in discussione un principio costituzionale? No, solo per aver contribuito a mettere a posto una via che nessuno ripeteva più, pur essendo molto bella, su una montagna che merita una visita, almeno una volta nella vita.
E dire che non abbiamo scavato alcuna presa, non abbiamo cambiato il nome, abbiamo rispettato la linea originale quasi al 90% (poi se a qualcuno piace passare nel marcio bagnato o nel crollo, libero di farlo!), cambiato gli spit vecchi con degli spit nuovi (nei vecchi non entrava manco più il moschettone del rinvio!), sostituite le soste e qualche sporadico spit che permettesse di provare la libera.
Insomma un restauro rispettoso dello stile originale che ha aggiunto solo la possibilità di passare in libera, avendone le capacità ovviamente, (io non ci sono riuscito…ma adesso mi alleno)
Ciò nonostante la discussione aperta sul blog di Alessandro Gogna (GognaBlog) mi rende felice quanto una bella bevuta con gli amici e pertanto ben volentieri provo a dire la mia.
Partendo da un presupposto importante, non sono un grande alpinista ne’ tanto meno un censore abitudinario, non posso contare su nessun curriculum blasonato sulle montagne del mondo, non ho patacche appiccicate alla pile (se non quella dell’impresa funebre del Giampi), non ho il braccino bionico da 7c… però pago le tasse, do la precedenza a chi attraversa sulle strisce, non butto la carta dal finestrino dell’auto, ho persino fatto il giudice popolare e ho avuto la scorta per due mesi!
Per questo e altro ancora, non mi ritengo una persona disonesta!
Sono eretico questo sì, ma non è problema mio.
Abbiamo restaurato, una bella via aperta dal mio socio di arrampicata, che mi ha proposto di accompagnarlo in questa avventura, che a sua volta l’aveva condivisa con Giancarlo Grassi a tiri alterni (o qualcuno di Voi ha visto che la tirava sempre Giancarlo?), ho accettato l’invito del Divino perché mettere mano a una via cosi bella e impegnativa, era anche una sfida personale per una mezza sega come me. Mi piaceva l’idea di cimentarmi, 30 anni dopo, su pareti che ho sempre considerato impegnative.
Volevo vedere se potevo confrontarmi con alcuni miei miti alpinistici di cui Giancarlo Grassi fa parte. Tutto ciò è stato interessante perché siamo andati a ricercare relazioni e schizzi, appunti personali, vecchie foto che permettessero di “restaurare” la via aggiungendo un pochino di sicurezza per tentare una libera che allora non si era fatta (e si ragazzi la cordata Grassi-Battezzati non era passata in libera, lo so qualcuno si svenerà per questa tremenda notizia ma è così).
Soffriamo di mania di protagonismo, come qualcuno ha scritto?
Suvvia, ho anni di terapia e di lavoro in situazioni psichiatriche alle spalle, che la “goduria” so cercarmela altrove e con meno fatica!
Mi fa piacere che la via venga ripetuta e si sprechino i commenti positivi?
Certo che si!
Riconosco pienamente che quando leggo su Gulliver belle recensioni della via e che è stata ripetuta, ne sono contento, anzi direi che “godo come un riccio” è un piccolo momento di gloria e ne vado fiero, mi rende, seppur in maniera effimera, un po’ felice.
Così come ho chiodato delle vie che nessuno ha mai ripetuto tanto sono in posti del cavolo e con roccia di emme… beh, me ne faccio una ragione e non ci piango certo sopra. Ho chiodato per il gusto di farlo non certo per denaro o per fama.
Per fare la libera si è scomodato il nostro amico, “Epidemico” (Andrea Giorda per chi non fosse in confidenza) che certo non ama gli spit (siamo sempre in una discussione infinita su questo tema!), fessurista della prima ora, vate dell’arrampicata anglosassone in terra sabauda che per passare in libera ci ha dovuto provare un poco di volte e ha confermato che la restaurazione nulla toglie all’ingaggio della via.
Voleva persino cambiare il grado (in su), non abbiamo condiviso… il grado l’avevano dato Battezzati – Grassi (lo scrivo in ordine alfabetico non per capacità arrampicatoria, ma non vorrei scatenare un’altra guerra santa!) e quello doveva rimanere, anche se concordo pienamente con lui.
Penso che essere romantici, e io mi considero tale sino alla punta dei piedi, non sia votarsi alla difesa di una storia passata idolatrandola, ma rispettarla sino in fondo per quello che era e che dovrebbe essere: una via alpinistica.
Sono altresì convintissimo che una via alpinistica sia una piccola opera d’arte, ma riamane, pur sempre, una via alpinistica e non il motivo per iniziare una crociata contro chi la pensa diversamente da noi.
L’alpinismo non è, almeno per me, solo esercizio fisico, ma ricerca, condivisione, fatica, piacere, armonia, pensieri che si rincorrono per tutta la durata dell’ascensione ma tanto altro ancora che sarebbe inutile argomentare perché parlo a soggetti che vivono la stessa “malattia”.
Però questa “malattia” non è certo l’essenza della mia vita.
La mia amica Chiara (all’anagrafe Chiara Cogno) ha tenuto una serata, all’interno della rassegna “La Montagna è Femmina” dal titolo eloquente e in parte anche imbarazzante: “vado in montagna perché costa meno dello psicologo”. Ci abbiamo riso su tutta la sera, ma poi mi sono reso conto che era, anche quella, un’amara verità.
Se però spostiamo tutti i luoghi comuni della quotidianità, le nostre paure e rabbie, la nostra capacità di essere sempre critici o peggio polemici, perché questo ci rende vivi, e protagonisti a tutti i costi, se pensiamo sempre di avere la verità in tasca, se affermiamo, sempre e comunque che i grandi alpinisti del passato sono dei Santi da idolatrare e le loro vie da preservare nella naftalina… facciamo una scelta.
Io non la condivido, ma la rispetto sino in fondo. Chi sono io per dire che la verità è la mia? Chi siete Voi per dire che la vostra verità è la via giusta??
Sono stato nel vallone di Sea parecchi lustri fa, ci sono andato con la buonanima di Carlo Barbero che mi aveva parancato su qualche via a me sconosciuta. Non ci sono più tornato sino a quattro anni fa.
Ero appena tornato dalla Val di Mello, avevo un paragone sulle vie trad di fessura mica da poco, non parliamo poi delle placche senza nulla (le ho fatte solo perché non volevo fare brutta figura con la fidanzata ma se ero con un maschietto con il cazzo che partivo dalla sosta!).
Dopo aver scalato Riflesso di te stesso in Sea, mi sono dimenticato della lontana Valle (comunque bellissima) e sono tornato, in valle, svariate e svariate volte.
Beh, se i fratelli Enrico non avessero iniziato la loro ciclopica opera, quella valle sarebbe dimenticata dai Dio e dai Santi (immaginiamo dagli arrampicatori!), le fessure sarebbero degli orti botanici e le placche serre per la raccolta del muschio per il Santo Natale.
Invece con intelligenza e fantasia, con le soste a spit, con la pulizia delle fessure e con qualche “sporadico spit” sulle placche, le vie vengono nuovamente ripetute e la valle ha ripreso vita.
Vedere tende piazzate nei prati, un raduno oramai al 5° anno, giovani che si avvicinano al trad con la stessa curiosità (e le mutande piene…) che avevamo noi 30 anni fa, cordate che salgono le vie di Grassi e company come se non ci fosse domani, non è forse romantico tutto ciò?
E non ditemi che è stata banalizzata la storia della valle, che le vie dei nostri miti, non saranno più le stesse.
Le vie, se non hai il grado obbligatorio non le passi, la chiodatura – anche se ci sono gli spit – non toglie nulla all’ingaggio e alla ricerca del friend giusto da mettere in fessura.
Anche in questa valle si sta operando un’attività sostanzialmente inutile, l’alpinismo, l’arrampicata lo sono per stessa ammissione di chi le pratica, pertanto sì continuo a essere un eretico e pensare che non ci sia una sola strada da percorrere.
Pensate cosa accadrebbe ai poveri fratelli Enrico se non ci fosse libertà di pensiero e la possibilità di non prendersi seriamente: avrebbero le mani tagliate e sarebbero stati bruciati sul rogo.
Non ho mai ritenuto, per formazione culturale, che vi sia una sola strada percorribile.
Se con serenità e pacatezza – ricordiamoci che arrampichiamo per diletto e non per dovere – riuscissimo a confrontarci su questi temi, non con il sacro fuoco (al culo!) della guerra santa, ma con spirito francescano, non dico che potremmo trovare una strada unica (non mi hanno mai convinto le situazioni monopolistiche), ma almeno un comune accordo (un manifesto?) su cosa fare o non fare, nel rispetto della montagna prima di tutto, degli alpinisti che ne hanno fatto la storia, nei nostri confronti e di chi verrà dopo di noi.
P.S. comunque la via sarebbe da provare e poi eventualmente giudicare. Si può combinare anche insieme, che ne dite? Sappiate che al rifugio si sta bene e le diaspore sono sempre risolvibili davanti a una buona birra e a due fette di salame.
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Come già scritto, mi pare che abbiano fatto bene.
L’unica cosa su cui non concordo è:
[Giorda] “Voleva persino cambiare il grado (in su), non abbiamo condiviso…”
se non altro perché è tradizione che i gradi vengano confermati o modificati dai ripetitori, visto che il dogma dell’infallibilità degli apritori (e degli arrampicatori in genere) è palesemente falso!
L’alpinismo e’ uno sport o passatempo o una “religione”settaria per iniziati, con gerarchie a piramide , che decidono cosa e come e’ ortodosso e sublime e cosa e come no?? Che ansia!Invece di divertirsi e scaricare energie e stress e caricarsi di meraviglia, ci si deve sentire sempre il fiato sul collo di giudici invisibili.Meglio , se non ci si deve campare sopra e si hanno altre attivita’in cui esprimersi e realizzarsi,, non divulgare cosa si e’fatto e tenersi tutto per se stessi.
Un guru snob dalla giacca trapuntata di logo incontrato in locale invernale di rifugio dopo una nostra scalata da umili dilettanti, commento’ “ehh, tanto contenti per solo un quartogrado +??” glu umili tapascioni si godono la pensione e qualche escursione, lo snob che aveva un certa nomea e’ stato sepolto da valanga decenni fa per aver intrapreso impresa sciistica azzardata dopo intensa nevicata…ma doveva dimostrare di essere QUALCUNO.
Condivido pienamente lo scritto dell’autore e di Giovanni.
Il vero problema è che questo blog è un club privato di giudici, adulatori e sentenzialisti….
Chi non ne fa parte, sta dalla parte del torto, qualunque cosa faccia!
Scalate e divertitevi..io lo faccio sia su chiodi marci che su fix nuovi, infilandomi per le ore necessarie i problemi veri nel buco del culo! (Il mio ovviamente).
Spero tanto di riuscire l’estate prossima a ripeterla.
Buone arrampicate a tutti
Ivo
Sinceramente non capisco proprio dove stia il problema
Non si tratta di una via storica o emblematica aperta con i canoni del l’alpinismo classico e neppure di una via moderna aperta a spit dal basso con un’etica rigorosa ma di un itinerario che già era stato aperto dall’alto con materiale artigianale e mai liberato completamente…
Poetqueddu e Battezzati(tra l’altro uno dei primi salitori), inossidabile cordata, non hanno fatto altro che sostituire il vecchio materiale con attrezzatura moderna ed omologata ottimizzando il tutto per l’arrampicata sportiva su multipitch (qualcuno obietterà che non è alpinismo ma è comunque degnissima arrampicata sportiva che richiede allenamento, impegno e dedizione, cosa che si tende spesso a dimenticare…) riportando alla luce un itinerario che probabilmente sarebbe andato perso.
Qualcuno gentilmente mi spiega dove starebbe il problema? Io sinceramente non lo vedo ed anzi plaudo ad operazioni meritorie di questo tipo che coniugano interesse, grande impegno, amore per la nostra attività e riscoperta di vecchi itinerari in disuso che per giunta vengono percorsi in libera dopo anni di oblio (complimenti all’accademico Giorda e tanti ce fossero con la sua voglia di fare)
Il restauro di una via fatto in questo modo è auspicabile in tante altre situazioni. Ce ne fossero di eretici così!
Se per pura finzione paragoniamo la diffusione e pratica dell’alpinismo alla diffusione di una pandemia virale ( spagnola..asiatica.. covid 19) con varianti, attrezzature , soccorsi incidenti , decessi..,esperti , corsi patentini e assicurazioni , farmaci e integratori alimentari ecc.e poi le varie polemiche pro&contro no-quest e no-quell si deve far cosi’ e non cosà , spuntano come funghi.Poi ci sono il calcio, la formula 1, lo sci, la cucina regionale ..in ogni settore ci rispuntano guelfi e ghibellini.