L’energia del rifugio di san Giuliano viene dalla natura intorno. Vi è in funzione un sistema che sfrutta tre fonti rinnovabili: idroelettrico, solare e anche idrogeno.
L’esempio del rifugio di san Giuliano
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“Ero sul treno per Roma, ho aperto il giornale e c’era una foto del lago di san Giuliano. Ho pensato: non riesco a separarmi nemmeno due giorni dal rifugio».
La cima imbiancata della Presanella, il verde degli abeti, il giallo dei larici in ottobre, il blu dei laghi: Luca Leonardi gestisce dal 1998 il rifugio di san Giuliano, che prima era una baita per pescatori, e lo fa in compagnia della moglie e dei due figli.
E infatti è indispensabile, per gestire un rifugio, amare fortissimamente la propria terra, e sentirne la mancanza anche se la si lascia per un paio di giorni. Ma resta un mestiere faticoso. «Le provviste nell’ultimo tratto di due chilometri le porto a spalla o con una carriola», spiega il gestore.

Quanto al rifugio di San Giuliano, vale la pena fare una visita non solo per il paesaggio: si trova a 1955 metri di altezza tra due laghi, quello di San Giuliano e il Garzoné. La struttura è stata risistemata di recente, riaperta nel 2015, ed è ecosostenibile. In un posto in cui la natura è così intatta, al punto che le provviste sono portate in spalla, non manca mai l’energia. Ci si avvale di quella idroelettrica, di quella fotovoltaica e di quella ricavata dall’idrogeno attraverso un sistema all’avanguardia.
Spiega Leonardi: «Il surplus di energia prodotta dalla centralina idroelettrica di notte viene usato per produrre idrogeno, che poi viene riconvertito in energia elettrica che utilizziamo durante il giorno». D’altra parte in Trentino diversi rifugi abbinano l’impiego dei pannelli fotovoltaici a co-generatori in grado di recuperare il calore prodotto per riscaldare l’acqua dei servizi, mentre nella totalità è stata introdotta la raccolta differenziata dei rifiuti.
L’escursione al rifugio, in un luogo davvero paradisiaco, forse uno dei più belli di tutto il Trentino, si svolge in uno straordinario ambiente alpino e si può fare, volendo, anche in mezza giornata. L’itinerario è evidente e logico e si svolge lungo un panoramico sentiero di montagna per un dislivello complessivo di circa 550 metri (circa due ore di cammino, con molta calma).
Gli splendidi laghetti alpini di Garzoné e di san
Giuliano (che hanno dislivelli differenti di soli quattro metri), assieme al
piccolo rifugio e alla chiesetta del Santo cui è dedicato il luogo, sono
dolcemente adagiati in una splendida conca attorniata da una corona di vette e
di creste che rendono questo luogo affascinante; questo microeden presenta il
massimo del suo fulgore con i colori dell’autunno. In alto sfilano la cima della
Presanella, che mostra il suo profilo aguzzo e inconfondibile, e i ghiacciai del
gruppo Carè Alto-Adamello.
La chiesetta è dedicata a san Giuliano di Cilicia. Celebre nell’antichità per
la sua fonte di “acqua buona per le febbri”, pare fosse custodita un tempo da
un eremita. La prima notizia è del 1292. Sarebbe stata ricostruita nel 1488 dai
Lodron sul luogo dove la credenza popolare dice che san Giuliano si ritirò per
espiare la colpa dell’uccisione dei suoceri, per un tragico errore di gelosia
per la sua bella consorte. L’attuale edificio è del 1868. Nelle estati tra il
1649 e il 1654 amava soggiornare nell’edificio annesso al tempietto il principe
vescovo Carlo Emanuele Madruzzo.

Il rifugio è aperto per la stagione estiva e fino all’autunno. Non si può tralasciare di gustare la cucina autenticamente “della casa” che Antonella vi offrirà al rifugio, tenacemente e stoicamente gestito contro ogni logica del nostro mondo “profit”. Si trovano qui i classici piatti da rifugio, come polenta, spezzatino, formaggio fuso. Nel silenzio e nella solitudine notturna, c’è stato anche chi, ammaliato e insonne, si è affacciato alla finestra e ha visto passare l’orso bruno al chiaro di luna.
Insomma mai un luogo tanto vicino fa sentire tanto lontano: nemmeno la teleferica vi giunge, nemmeno un’ombra di “globalizzazione”.
Lago di san Giuliano
di Alessandro Ghezzer
Dal paese di Caderzone, in Val Rendena, in prossimità del ponte si stacca la strada con indicazione “Rif. S. Giuliano”. La strada è stretta ma asfaltata e sale per circa 15-20 minuti fino a raggiungere Malga Diaga oppure, risparmiando circa 150 metri di dislivello da fare a piedi, fino al parcheggio a 10 minuti da Malga Campo. Di qui il sentiero 230, con grandiosi squarci sulla Val di Genova e sull’alta Val Rendena verso Carisolo e S. Antonio di Mavignola, prosegue in costa, quasi pianeggiante, per circa 2 km in un bel bosco. Quindi piega decisamente a sud salendo gradualmente per un bosco sempre più rado fino a sbucare nella spettacolare radura dove sorge Malga san Giuliano, con grandioso colpo d’occhio verso le cime del Carè Alto. Si procede ancora per pochi minuti in leggera discesa fino a rimanere tramortiti dalla bellezza del Lago di san Giuliano 1938 m che si apre in una splendida conca. Il paesaggio ricorda quelli selvaggi del Canada, il blu del lago contrasta con il bianco abbacinante dei ghiacciai all’orizzonte. Sulla riva orientale si incontra la bella e solitaria chiesetta intitolata a san Giuliano. Dopo pochi minuti si arriva al rifugio san Giuliano 1955 m posto su un bel poggio panoramico.
A poca distanza e un po’ più in basso si intravede tra gli alberi il meraviglioso Lago di Garzoné 1942 m, e sulla riva opposta si distingue la malga. Ora inizia il rientro: si segue il sentiero verso sud-est puntando alla forcelletta a sud dello Spadolone 2345 m: la Bocchetta dell’Acqua Fredda 2184 m.
Si raggiunge facilmente con qualche zig zag, con un magnifico colpo d’occhio sui laghi di mano in mano che ci si alza di quota, e poi con una grandiosa vista sulle Dolomiti di Brenta appena si scollina. Dalla forcella il sentiero scende rapidamente ma senza difficoltà fino alla conca del bel Lago di Vacarsa 1912 m, quindi cala ancora alla bella radura di Malga Campostril 1831 m. Dalla malga si piega ora decisamente verso nord per il comodo sentiero Sinter Plan (sentiero piano, senza numerazione) che scende dolcemente con un lungo traversone fino al parcheggio.
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