L’exploit non è forse il migliore dei racconti di Anne Sauvy, ma è certamente uno dei più significativi. Il tono ironico della narrazione, accentuato dall’uso dissonante di nomi derivati dalla mitologia tolkieniana, si stempera nelle ultime righe della novella in un sorriso quasi beffardo ma di più debole effetto se paragonato ai contenuti paradossali del dialogo. La trasparenza del messaggio passa in seconda linea rispetto alla brillante definizione dei personaggi, personaggi che tramite il solo uso del discorso diretto rappresentano molto bene un atteggiamento di grande attualità, qui affrontato senza indulgere in invitanti moralismi.
Per maggiori informazioni su Anne Sauvy e sulla sua scrittura, vedi https://www.sherpa-gate.com/altrispazi/quale-letteratura/.
L’exploit
di Anne Sauvy
(pubblicato in Le jeu de la montagne et du hasard, Arthaud-Montalba, Parigi, 1985; in italiano, su ALP n. 17, settembre 1986)
Traduzione di Mirella Tenderini
– Bisogna trovare qualcosa – borbottò Mériadoc.
– Sì, ma che cosa? – gemette Ethelbert.
– Non so… Sei tu l’intellettuale… Cerca… Io, tanto per cominciare, non sono neanche capace di pensare, con questo caldo!
È vero che faceva caldo. L’ago del barometro aveva raggiunto la erre di Gran Secco e, fatto senza precedenti, si era vista una famiglia di marmotte scendere dalle pietraie della Charlanon per andare a fare un bagno in piscina. Neve e ghiaccio fondevano così copiosamente che Winnifred, il grande rivale di Mériadoc, era riuscito a fare la prima del Monte Bianco col windsurf. Mériadoc non ci aveva pensato in tempo.
– Tu lo sai – ricordò al suo compagno di cordata – sai bene che il mio editore pretende che si parli tre volte di me sui giornali quest’estate, prima che esca il libro…
– Non vorrai lamentarti! Non succede a tanti che gli si chieda di scrivere le loro memorie a vent’anni… E la discesa in kayak del couloir della Tour des Courtes te l’hanno messa in prima pagina due quotidiani…
– Tre! – rettificò Mériadoc – Ma c’è un articolo che non mi è tanto piaciuto… Quello dove si diceva che noi siamo una specie di asceti che pensano solo a curare la forma o ad allenarsi per le imprese… È vero che alla mattina si fanno duecentocinquanta trazioni su un mignolo e poi sull’altro prima ancora d’andare al cesso… Ma i piaceri della vita li conosciamo come tutti quanti… Sappiamo anche noi cos’è farsi uno yogurt!
– Puoi ben dirlo! – approvò Ethelbert con un lampo di golosità negli occhi – Ma non importa quello che raccontano… L’essenziale è che parlino di te… E tu ne hai aperte un mucchio quest’estate di vie, in montagna e in fondovalle, tutta roba di 7c e di 8a… Vediamo… Hai fatto Alla faccia di Nietzsche… Poi Niente stelle alpine per Mrs Wilkinson... Poi Assassinando Saussure… Senza dimenticare Anche questa Edlinger non l’avrà!
– Sììì! E i giornali non ne hanno neanche parlato. Se ne aprono talmente tante di vie adesso… Quello che ci vuole, capisci, è che io riesca a fare presto un grosso colpo.
– Senti – suggerì Ethelbert – Se si facesse una cosa divertente… Che faccia colpo, beninteso, ma proprio solo divertente… Tipo la paretina sud-sud-est del contrafforte del Gendarme 3876 m con le pinne e una maschera da sub!… La via si potrebbe chiamare Il Gendarme di Saint-Tropez… Titoli sui giornali: «Fa così caldo nelle Alpi che gli arrampicatori credono di essere sulla Costa Azzurra»… La maschera darebbe pochissimo fastidio… E sotto le pinne deve pur esserci un sistema per lasciar passare il bordo delle scarpe d’arrampicata .. Ti assicuro che è possibile!… Mi ascolti?
– Maaah!… Pensa un po’ che scena! – protestò Mériadoc – Vuoi che te lo dica? Sembrerebbe troppo artificioso!
– Allora, la discesa con gli sci di una parete rocciosa?… Questo non è ancora stato fatto!… La parete ovest del Dru!… Decisamente… Perché no?… Con magari anche un film…
– Uff!… Sai, lo sci, lo sci. S’è già visto tutto… Puoi fare uno strapiombo con gli sci e non si meraviglierebbe più nessuno… Figurati la Ovest, fosse pure col monoski…
– Insomma, mi hai stufato… Non so cos’altro proporti… Si potrebbe battere un record di resistenza su staffe mentre si gioca col Cubo di Rubik. Di fianco all’Aiguille du Midi in modo che i giornalisti possano vedere?
– Non sono neanche capace di usarlo, il Cubo di Rubik.
– Ben meglio! Se tu fossi capace durerebbe troppo poco… E con un po’ di fortuna si potrebbe anche essere omologati nel Libro dei record…
– No, davvero, non è roba che faccia presa.
– Allora non restano che le tre possibilità di cui ti ho già parlato. Il Pilone Centrale in cinquantanove minuti…
– Sciocchezze!
– Qualcosa sulla parete nord dell’Aiguille du Goûter dove la roccia è così marcia che ci sono ancora quasi tutte le vie da aprire…
– Puah!
– O staccare una valanga dalla Verte dopo la prima nevicata e scendere galleggiando sopra con una tavola da surf…
– Ti ho già detto che questo mi fa ridere!
– Ma infine, cosa vuoi che ti trovi?… Uffa!… Cambia sesso e fa la prima femminile di una via di cui hai già fatto la prima maschile… Questo sì che sarebbe un bum! Ti puoi far chiamare Marinette… Non ci sarà nessun altro alpinista che l’abbia fatto prima di te!… E rischierai di conservare l’esclusiva per un bel po’ di tempo!
– Ehi, mi prendi per scemo? – fece Mériadoc in tono minaccioso.
– Allora, risali il versante italiano del Cervino col paracadute ascensionale e scendi per la parete nord in una botte…
– Mi suona come roba già fatta – sospirò Mériadoc… – no, vedi, il pubblico, i giornalisti, hanno bisogno di stupirsi… Di stupirsi, capisci?
– Ci sono – gridò Ethelbert tutt’a un tratto – Ho un’idea super! Il giro del Monte Bianco!
– Il giro del Monte Bianco? – chiese pensosamente Mériadoc -Si fa ancora?… Con tutti i trucchi impossibili che ci si rompe la testa a inventare c’è ancora della gente che consuma la suola delle scarpe nel giro del Monte Bianco?
– Credo proprio di sì – rispose Ethelbert.
– Ma come lo dovrei fare? In meno di cinque ore? Camminando all’indietro? Su un piede solo?
– No!… Al contrario, molto semplicemente… In una settimana. Normalmente, insomma… Per dimostrare che tu non sei solo un semidio, ma che sei anche un uomo, come tutti gli altri…
– Fantastico!… Ma è un’idea fantastica!… Bombissima!… Sei veramente unico a immaginare delle diavolerie del genere!
L’operazione ebbe un successo trionfale. Accompagnato da qualche giornalista, Mériadoc commosse le folle con il lato umano della sua impresa. Tutti i giornali pubblicarono la foto nella quale, seduto sul bordo di un sentiero, la fronte coperta di sudore, l’eroe si curava le vesciche. Fu il vero inizio della sua carriera.
Il commento di Carlo Crovella
Questo racconto risente sensibilmente della tipica atmosfera Anni Ottanta in cui va storicamente inserito. Tuttavia il tema di fondo è attualissimo, forse ancor più attuale di allora: qual è il più sensazionale exploit dell’andar in montagna? Non certo le imprese farsesche cui gli alpinisti sono spinti dai rispettivi sponsor, bensì una semplice camminata in stile classico, spogliandosi di tutte le sovrastrutture consumistiche e mediatiche che ci affliggono. Pauperismo alpinistico, mi viene da dire.
https://www.ibs.it/tartarino-sulle-alpi-libro-alphonse-daudet/e/9788874801091
https://www.youtube.com/watch?v=KQYnjCNUZBQ compreso inno.
In ascensore sul monte Bianco come suggerisce la vignetta? Purtroppo è già cosí: basta salire sul piccolo Cervino per trovare l’ascensore alla fine del ghiacciaio. In questo caso la fantasia della letteratura ha superato la realtà del turismo.
solo nel mio gruppo di coetanei che da un quartiere afoso di città partirono per le Doolomiti ne annoveriamo di piu’ comiche e picaresche..con unvelo di tristezza dato ch e alcuni personaggi sono andati avanti, oltre.Ogni volta che ci si ritrovava, spuntavano nuove marachelle.