L’incanto della flora alpina

Domenica 3 dicembre 2023 si è concretizzata con una bellissima cerimonia la consegna del premio più ambito per un lecchese. Il San Nicolò d’oro è stato assegnato alla Società Calcio Lecco, alla memoria di Paolo Cereda e a Mauro Lanfranchi . Un riconoscimento in passato ricevuto anche da Riccardo Cassin e qualche Ragno di Lecco. Per Lanfranchi è stata una grandissima soddisfazione che va a coronare una vita dedicata alla fotografia.

L’incanto della flora alpina
di Mauro Lanfranchi
Foto di Mauro Lanfranchi

La mia innata passione per la botanica risale ai lontani anni ’70, quando iniziai a frequentare assiduamente le amate montagne lecchesi. Da allora, non ho mai smesso di rivolgere la mia attenzione ai dettagli naturali oltre che ai maestosi paesaggi alpini.

Ricordo con particolare emozione la mia prima collaborazione con la rivista Natura oggi che pubblicò in doppia pagina una mia immagine di Pulsatille sulfuree ambientate, riprese con un obiettivo grandangolare.

Durante la mia lunga carriera di fotografo naturalista, ho pubblicato migliaia di scatti dedicati alla flora alpina, su decine di riviste, calendari, enciclopedie e perfino su libri scolastici.

Mauro Lanfranchi

Da quasi mezzo secolo frequento assiduamente le più sperdute vallate alpine, con lo scopo d’incentivarne l’aspetto turistico, eppure, ancora oggi dopo tanti anni, l’incontro fortuito con un fiore raro mi mette i brividi.

Ho avuto la fortuna durante le mie escursioni botaniche di imbattermi in situazioni inconsuete, pulvinuli a forma di cuore, fiori ricoperti di ghiaccio, altri che spuntano dalla coltre nevosa, rare varietà albine, prati ricoperti di crocus multicolori ma anche fiori velenosi e urticanti che bisogna assolutamente saper riconoscere.

Ho anche scoperto esemplari rarissimi, come la Primula grignensis ibridata con la Primula auricula, trovata in una nicchia rocciosa lungo l’impervio canalone Porta.

Da alcuni anni ho riscoperto le montagne del livignasco, vero e proprio scrigno di rarità botaniche.

Una capillare ricerca mi ha permesso di rinvenire una nuova stazione di Calliantemo, due specie di Dracocefalo, il Polemonio ceruleo, il Garofano dei ghiacciai, l’Androsace elvetica e la Campanula del Moncenisio.

Ultima enorme soddisfazione (luglio 2023), l’incredibile ritrovamento sui monti di Livigno di un “lusus naturae” (scherzo della natura), di Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis), un’unicità che ha destato enorme interesse fra i più quotati botanici italiani.

Eriofori al Lago Bianco
Polemonio ceruleo
Calliantemo
Doronici, Valle del Leverone (Livigno)
Cariofillata delle pietraie
Un rarissimo “lusus” di Ranuncolo glaciale
Un rarissimo “lusus” di Ranuncolo glaciale
Genzianelle
Contrasti alpini
Cariofillata delle pietraie
Campanule
Androsace alpina
Rododendro ferrugginoso
Pulsatilla montana
Tarassaco
Genziana nella grandine
Paeonia officinalis
Genziane
Primula grignensis
Giglio martagone
Primula grignensis
Genziana di Clusio
Rarissimo ibrido di Primula grignensis
Ellebori
Crocus
Dente di cane
Scilla bifolia
Anemoni primaverili
Il raro Giglio martagone nella varietà albina
Nigritelle rosse
Primula auricola
Dianthus glacialis
Ellebori
Bucaneve
Elleboro
Primula albenensis
L’incanto della flora alpina ultima modifica: 2023-12-05T05:34:00+01:00 da GognaBlog

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14 pensieri su “L’incanto della flora alpina”

  1. Certamente incantevoli i soggetti e lodevole la presenza per coglierne la bellezza.
     
    Grazie, Marcello, per il video che non conoscevo! Però non credo che il fiore ritratto sia l’elleboro.

  2. 8. Non so se vedi la somiglianza dell’elleboro ai fiori di The wall nel fiore maschile o in quello femminile, a me quello femminile pare molto più simile ad fiore esotico, come potrebbe essere un’orchidea del genere Masdevallia (ci sono moltissime specie, alcune hanno forme molto simili a questa disegnata da Scarfe), quello maschile non saprei identificarlo, ma non mi ricorda certamente un elleboro che, come si vede nelle foto, ha una corolla molto aperta. Non ci rimane altro che attendere l’intervento di Scarfe stesso, che sicuramente legge il blog, a dipanare il quesito. Almeno, se non altro, una volta tanto si parla di fiori, non dei massimi sistemi.

  3. Sig.Crovella a riguardo Vaccari ho tra le mani una pubblicazione dello stesso data1930 ed.Lates lire 27 di mia nonna dipartita a 101 anni e moglie di mio nonno decorato al valore 1 guerra mondiale e poi giardiniere che vinse alcuni premi per innesti di rose a Villa Taranto…cose da gente piemontese e ossolane

  4. Bellissimo compendio di flora alpina. Grazie!… Io nel profilo whatsapp ho una foto fatta da me durante una arrampicata con guida di un “Phyteuma orbiculare” – o perlomeno è quello che mi suggerisce Google Lens – con rammarico di mia moglie che vorrebbe invece la foto della famiglia  😉

  5. Mauro Lanfranchi fotografo-artista-naturalista, a mio parere insuperabile nel raccontare le montagne lecchesi (e non solo) attraverso la fotografia. Ore di appostamenti, nel posto giusto, ad aspettare il momento giusto per scatti strepitosi. Frutto non solo di capacità tecnica, ma anche di una profonda conoscenza del territorio. Qui si parla di fiori, ma ho in mente in particolare le sue foto alle guglie della Grigna, descritte con immagini che riassumono magistralmente questo mondo di roccia, di vertigine… e di nebbia. Grazie Mauro

  6. Bellissime immagini e titolo azzeccato. Una passione, quella per la botanica, che ti permette di vivere splendide esperienze in montagna anche quando il meteo è pessimo e la maggior parte degli escursionisti si lamenta per la giornata sprecata.

  7. Fiore raro anche questo blog che ti regala Mann di primo mattino e lo mescoli nel latte assieme a questi petali e la vita passata e presente. 

  8. Che meraviglia! Che incanto della natura! Vien da dire che dice che il bello e il brutto sono frutto di valutazioni personali non ha proprio capito nulla.

  9. Mi sono appassionato alla flora di montagna grazie a mia moglie, che si occupa di vegetazione alpina in un’ottica professionale e accademica. All’inizio della mia frequentazione della montagna, non badavo a fiori, piante e alberi: un prato era “solo” il terreno calpestando il quale raggiungevo una parete rocciosa e un bosco, se innevato, era “solo” un campo di slalom predisposto dalla natura…
     
    Poi mi si è schiuso un nuovo orizzonte (il fenomeno riguardava già, e col tempo riguarderà sempre più, mille altri aspetti culturali, ma qui mi limito al solo interesse per la flora alpina). Proprio mia moglie, nella sua attività di ricerca professionale, ha recuperato un articolo pubblicato nel 1906 (!) sulla Rivista Mensile del CAI. Autore Lino Vaccari, trevigiano di origine, ma a lungo residente ad Aosta,  la cui attività di ricerca botanica inizia negli anni di insegnamento presso il Liceo Classico di Aosta (1896-1902) e prosegue poi per lungo tempo.
     
    Vaccari compie numerose esplorazioni in VdA, coprendo settori fino ad allora sconosciuti dal punto di vista botanico, e promuove l’attività di raccolta e di osservazione botanica da parte degli alpinisti i quali (testuale) “potrebbero trarne vantaggio aggiungendo alle spesso aride e talvolta (ora che le montagne sono ben conosciute-1906!, NdR) superflue descrizioni, elementi nuovi che le rendano interessanti, non solo per i lettori dell’oggi (1906!, NdR), ma anche per gli studiosi del domani” (L. Vaccari, “La vegetazione della Grivola”, Rivista Mensile del CAI, vol. XXV-1906, p. 212-217).
     
    Andar in montagna non è solo mettere un piede davanti all’altro o “pinzare” con le dita l’appiglio che sta più in altro sulla roccia. Quindi ben vengano personaggi come Lanfranchi.
     

  10. Tra i fiori di montagna preferisco le negritelle, sugli stessi prati dove gli sciatori passano senza sentire il loro profumo.

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