L’ordinanza del Circeo

In seguito alle restrizioni di frequentazione del promontorio del Monte Circeo.

L’ordinanza del Circeo
(esempio di divieto “preventivo”)
di Carlo Crovella

Questa ordinanza è utile per dimostrare che, già allo stato attuale, la società securitaria “costringe” i sindaci ad assumere delibere anche in campo “alpinistico/escursionistico” e che tali delibere, quando entrano in vigore, sono valide per tutti.

La parete del Monte Circeo

Non è frutto della cattiveria dei sindaci, ma conseguenza di come è organizzato il nostro sistema giuridico-istituzionale. E’ una tenaglia da cui non si scappa.

La delibera ricorda infatti che: ”… ai sensi dell’art 54 del D.Lgs 267/2000, il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana e che tali provvedimenti devono essere preventivamente comunicati al Prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione…”.

Letto in modo generico, il principio pare ineccepibile: se, per esempio, c’è un intero versante che rischia di franare, è ovvio che occorre prevenire il dramma.

Il punto è che tale principio si estende senza limiti e arriva a vietare il libero accesso anche a semplici tratti di sentieri. Proprio questa delibera riguarda un sentiero escursionistico, costituito da una parte bassa “che non presenta particolari elementi di criticità” (infatti la delibera stralcia tale parte bassa del precedente divieto che era esteso all’intero sentiero) e poi da una successiva parte alta, che viene considerata adatta solo a Escursionisti Esperti (EE da classificazione CAI), per cui resta confermata l’interdizione, a tale seconda parte del sentiero, in assenza di “guide idonee”.

La stessa ordinanza si preoccupa anche di precisare il concetto di “guide idonee”, intendendo per tale voce: guide alpine, accompagnatori di media montagna, guide ambientali escursionistiche, accompagnatori CAI, componenti del CNSAS (soccorso alpino), nonché una serie di figure ai sensi di certi protocolli (citati) o appartenenti ad associazioni di categorie (citate) e, infine, singoli operatori compresi negli elenchi sul sito dell’Ente Parco.

Infine l’ordinanza assegna al Comando di Polizia Locale il controllo del rispetto di quanto stabilito nell’ordinanza medesima. In parole semplici, il controllo circa l’accesso al sentiero è demandato ai vigili. In caso di violazione dei divieti si procede alla denuncia all’autorità competente, nonché all’applicazione ai trasgressori di una sanzione amministrativa da 25 a 500 euro.

Alla luce di questo esempio faccio notare che:
1) Oggi un sentiero EE può far scattare il divieto di libero accesso come se fosse una parete di VI grado di roccia marcia.

2) Quando si arriverà alle ordinanze che impongono divieti di accesso alle pareti?… Il passo è davvero breve.

3) Se non sei accompagnato da “guida idonea”, i vigili ti impediscono l’accesso o prendi la multa.

4) Gli accompagnatori CAI sono considerati guide idonee di altri soggetti anche se sono in gita privata a titolo personale (cioè, non in gita sociale)? Inoltre detti accompagnatori CAI sono autorizzati ad “auto-accompagnarsi”, oppure se sono da soli prendono la multa?

5) Per dimostrare di esser “accompagnatori CAI” (però vale per qualsiasi altra categoria citata fra le “guide autorizzate”), occorre avere con sé il tesserino?

6) Se mostrando detto tesserino ai vigili, evito la multa anche in gita privata, pur solitaria (in quanto mi sto “auto-accompagnando”), questa fattispecie non integra già quella della famigerata “patente”? Infatti, secondo logica, scatta questo meccanismo: se faccio vedere il tesserino, allora mi lasciano passare; se invece non ce l’ho con me, mi fanno tornare indietro (o mi danno la multa). Ma “io” sono sempre “io”…

7) Piuttosto che assistere a questi balletti ridicoli e ipocriti, non sarebbe più trasparente un modello in cui, per muoversi in montagna con la massima libertà individuale, ci si è fatti accreditare a tale fine, avendo partecipato a specifici corsi di addestramento e superato gli esami finali? La scocciatura (ammesso che sia tale per tutti) è all’inizio, poi nessuno ti viene più a mettere i bastoni fra le ruote. Al massimo, nel caso in questione, si emetterebbe un’ordinanza del tipo: il sentiero è accessibile solo alle persone accreditate da apposita autorizzazione generale (su questo punto la Redazione dissente in modo deciso, ritenendo sia più auspicabile una situazione di confusione al limite dell’illegalità piuttosto che l’abbattimento di ogni libertà decisionale che deriva dall’introduzione di qualsiasi tipo di patentino. Lo stesso vale per la “conclusione” esposta al termine di questo articolo, NdR).

8) Così, invece, apparentemente ogni cittadino può muoversi liberamente su tutto il territorio nazionale (dal bagnasciuga alla vetta del Monte Bianco), salvo le eccezioni che scattano al seguito delle più svariate delibere e ordinanze dalle varie autorità (su cui grava la responsabilità in assenza di delibere preventive).

9) Il punto però è che, con il peggioramento delle condizioni ambientali per il trend in atto (riscaldamento globale con imprevedibili fenomeni improvvisi e violentissimi), le condizioni di pericolosità dell’ambiente (anche su singoli tratti limitati) sono destinate ad aumentare e a estendersi a macchia d’olio. La società securitaria, per sua stessa natura, non affida ai singoli cittadini la responsabilità di valutare la pericolosità o meno della percorribilità in quel momento, ma carica di tale responsabilità le autorità. Queste ultime, nel dubbio, emetteranno sempre più ordinanze simili a questa: meglio un divieto in più, anche se “eccessivo”, piuttosto che trovarsi poi sul banco degli imputati…

Conclusione
Ma la montagna di oggi è ancora il regno della libertà individuale?
Mi pare proprio di no. In un futuro non distantissimo, vedrete che dovremo far richiesta al sindaco X o all’Arpa Y per il tal itinerario scialpinistico o la tal via di arrampicata.

Frignare e indignarsi contro questo modello è del tutto inutile. Il modello è generale e agisce come una cupola su tutti i cittadini.

Ogni soluzione per bypassare questa tenaglia è ben accetta. Ognuno avrà la sua proposta, ma nessuna è indenne da difetti. Occorre che focalizziamo un’ipotesi che sia la meno peggio.

E’ invece decisamente immaturo limitarsi a dire “io vado lo stesso, che provino a prendermi…”. Oggi esiste una tecnologia sofisticata (sistema cellulare dei telefoni, droni, fototrappole…) per cui ragionare ancora con i forestali sudati che corrono dietro agli alpinisti è roba da Ottocento…

La soluzione è individuare un meccanismo che consenta di muoversi pur stando all’interno del sistema giuridico in essere e dominante. La famigerata patente risponde a questa ratio (Vedi nota redazionale al punto 7), NdR). Non è indenne da difetti. Ma se non troviamo in tempi abbastanza rapidi una qualche soluzione, staremo a casa tutti perché le ordinanze come questa sono destinate a moltiplicarsi in modo esponenziale.

10
L’ordinanza del Circeo ultima modifica: 2023-07-04T05:59:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

41 pensieri su “L’ordinanza del Circeo”

  1. Da i 100 nuovi mattini ai 1000 nuovi patentini il passo è triste e breve.

  2. Luciano, io non paragono proprio niente.
    Crovella ventila l’ipotesi che possa prendere piede la “moda” di chiudere percorsi, sentieri, montagne intere alla fruizione senza guide e/o patentini o licenze.
    E non ha tutti i torti. In realtà è (parzialmente) già avvenuto che interi comuni vietassero lo sci-alpinismo su tutto il territorio e che lo facessero pure in modo un po’ raffazzonato. 
    Come scrive qualcuno quella di vietare e basta è la strada più semplice per togliersi il pensiero e quindi e quella che “naturalmente” viene intrapresa.
     
    Ma non è detto che sia l’unica e tantomeno la migliore o più corretta.
    Anzi.
    Io credo che la migliore e unica strada corretta sia quello della responsabilizzazione di chi va in montagna (ma non solo in montagna, anche sul sentiero del Circeo); il che significa informazione ed educazione.
    Per esempio un cartello che dica da qui in avanti entri in territorio naturale non monitorato e cessa la responsabilità di comune, regione, stato (e anche del CAI, per esempio, circa la manutenzione dei sentieri).
    Ad esempio un disegno di legge che specifichi fino a dove si estende la responsabilità dei vari enti di manutenere in sicurezza i percorsi.
    Specifico che questo non significa che se qualcuno si fa male non lo si soccorre, questa è tutta un’altra faccenda che nulla c’entra (esattamente come si soccorre il motociclista che è andato a sbattere a 180 km/h), ma solo che non potrà intentare cause più o meno fantasiose per ottenere rimborsi.
     
    In passato questo blog e il CAI stesso si opposero ai quei divieti comunali, come è logico e giusto: perché non pensare che possa farsi voce di questa posizione.
     
    A me sembra cosa sensata e anzi d’obbligo visto il suo statuto.
    Poi ci sarà sempre chi ideologicamente è per surveiller et punir, per la restrizione della libertà e il controllo capillare della stato.
    Ma io continuo a sperare che siano solo relitti di un passato sempre più superato.

  3. Io penso che il fulcro di tutta la questione sia nella responsabilità che un Giudice può porre in capo ad un amministratore e /o proprietario del terreno in caso d’incidente. Penso anche che data l’assoluta e necessaria autonomia data ai Giudici il CAI abbia ben poco da fare o influenzare. Cosa può fare concretamente il CAI? Io penso che l’unica cosa che il CAI possa fare è porre a disposizione dei suoi Soci una struttura formativa che, a prezzi contenuti, cerchi di dare le basi tecnico/culturali e ambientali per un a corretta e prudente frequentazione della montagna e/o di zone ove possa essere necessaria una tale formazione. Una struttura che ad oggi non riceve che minime attenzioni e risorse.Se poi occorrerà o meno il patentino non sarà certo il CAI a deciderlo  ne a influenzarlo ma una serie di eventi ( che noi tutti ben conosciamo e che tutti ci auguriamo non succedano) che passeranno 1000 mt sopra la nostra testa e sopra la testa del CAI.
     

  4. Magari è stato già risposto a questo quesito: ma per dimostrare d’aver partecipato ai famosi corsi idonei (solo per Crovella), non è necessario mostrare un tesserino? Oppure, in virtù delle competenze acquisite sulla carta, dal viso traspare questa informazione?

     

    Continuo a pensare, come in molti, che i luoghi devono essere fruibili da tutti e che sia necessario – sempre di più – far leva sulla responsabilità personale, altrimenti dopo domani non sarà più possibile neppure uscir di casa senza autorizzazione (e mi pare che il delirio covid l’abbia dimostrato)!!

  5. Non condivido minimamente, sia sul principio in sé sia sul fatto che sia condiviso dai dirigenti in carica (anzi, a naso, direi proprio di no).
     
    Ma la mia opinione è irrilevante. Ciò che rivela è cosa pensano i dirigenti CAI, soprattutto nazionali ma anche sezionali. Pe questo ti suggerisco di interpellare il tuo presidente sezionale, perché, dalle sue risposte, potrai già “capire” se nella mentalità dei dirigenti attuali c’è gia’ una visione simile alla tua (quanto meno come barlume su cui lavorare) oppure no.

  6. 26. Matteo, parzialmente d’accordo in generale, ma il paragone non ha senso quando confronti un comune a vocazione montana, che vive di turismo montano, dove si colloca una delle cime più desiderate del mondo intero, che dà lavoro e benessere a migliaia di individui, che è culturalmente preparato ad affrontare certe tematiche, con uno dove i turisti “balneari” un bel giorno decidono di percorrere un sentiero probabilmente in infradito (si vede il mare, che pericoli vuoi che ci siano) e dove un sindaco che non ha la minima preparazione ed educazione per affrontare un improvviso aumento di richieste di soccorso e che vede andare buca la gara per “sistemare” detto percorso, decide, in attesa della “messa in sicurezza” che è meglio pararsi il culo da eventuali richieste di risarcimento danni rendendo obbligatorio l’accompagnamento, mica ha chiuso il sentiero! Ma voi nei suoi panni cosa avreste fatto?

  7. Credo che tu abbia una definizione limitata della parola sindacato. Sindacato non significa solo CGIL, sciopero o richieste salariali.
    Come postato prima, per statuto il CAI rientra pienamente nella definizione di sindacato: associazione per la diffusione e l’avanzamento di una attività e l’eventuale difesa degli associati e dei loro interessi.

  8. @31 Se sei socio CAI, avrai un presidente di Sezione di competenza. Vai a chiedere a lui cosa ne pensa sul tema specifico “CAI sindacato degli alpinisti”. Sono curioso di sapere la sua risposta.
     
    Ma, chissà, magari ti appoggia… chissà… Se però ti aspetti che sia il CAI dal suo interno che elabori quella idea, ammesso che si arrivi lì, ci vorranno decenni e decenni…. Se sei interessato a smuovere le acque e in tempi non biblici, devi attivarti tu. Sennò, buonanotte…

  9.  Se la cosa dilaga, il territorio sarà sempre più tappezzato di divieti.
     

    E noi disubbidiremo

    Ed io sarò al Suo fianco, ma temo che il regime reagirà con norme ancora più restrittive e con pene più severe. Allora si passerà alla lotta armata in difesa delle montagne??
    A me sta bene

  10. Crovella, qui l’unico che frigna, chiagne e fotte al massimo sei tu.
    Chi si lamenta delle opinioni che non collimano con le sue, pretende di aver sempre ragione e minaccia ban o l’intervento, pure.
    Io non sono mai stato nemmeno sfiorato dall’idea di chiedere al Capo di censurare alcun intervento; più di una volta anzi gli ho detto che secondo me non dovrebbe proprio cancellare nulla, mai. Ma lui è dell’opinione che la bagarre non faccia bene al suo blog.
     
    Io espongo le mie idee e contrasto quelle che reputo sbagliate. Smuovo le acque. Faccio sentire la mia voce, nella speranza che altri si uniscano e che questo blog abbia una qualche influenza.
    E francamente mi pare che un po’ l’abbia, o che comunque qualcosa stia cambiando (anche se il PG ha appena pestato una merda)
    E’ abbastanza? Speriamo.
    Potrei fare di più? Di sicuro
     
    Che sia per te fastidiosissimo, beh, francamente, non sarà mai fastidioso come i tuoi sproloqui ideologici, gli errori formali e logici dei tuoi interventi e le tue millantate conoscenze in tutto lo scibile umano.
    Quindi fattene una ragione.
     

  11. @28 E’ allora se sei socio CAI agisci nelle opportune sedi. Attivati. Smuovi le acque. Contatta il PG, o altri consiglieri, e fai in modo che si accenda un dibattito interno al CAI. Se nessuno smuove le acque, non  ci si arriverà mai. 
     
    Se stai lì a lamentarti dell’inazione del CAI, ma non  fai nulla per smuoverlo, sei tu il responsabile di tale inazione. Non venire a chiedere a me di accendere tale dibattito all’interno del CAI. Io ho un’idea diametralmente opposta alla tua (preferisco che il CAI stia alla larga da tutte ‘ste beghe e  che NON faccia il sindacato di singoli soci o di categorie – es gli “alpinisti”): se si accenderà il dibattito interno la CAI, io mi schiererò pervicacemente su posizioni diametralmente opposte. Ma ora non siamo neppure a quel livello. Siamo al livello che tu frigni perché il CAI non si attiva per conto suo… e vieni a chiedere a me, che preferisco che NON si attivi, come mai non si attiva???
     
    E’ fastidiosissimo questo continuo e diffuso pretendere dai vertici CAI: e devono scrivere come piace a voi, e devono prendere come piace a voi, e devono imporsi alla politica come piace a voi. E voi ve ne state lì, come dei budda, a pretendere che sia addirittura il CAI a prevenire i vostri desiderata e a muoversi anticipatamente…
     
    Sul punto specifico “sindacato degli alpinisti”, il CAI non si è attivato in quella direzione perché al suo interno io non vedo una consistente esigenza di soci che condividano questa cosa (anzi nel mio ambiente saremmo tutti molto contrari).
     
    Ma allora attivati tu, contatta chi di dovere (se io fossi interessato a questi temi, avrei già rotto gli zebedei a sangue a tutto il Consiglio Centrale…), fai aprire il dibattito interno e… chissà, magari il dibattito porterà a prese di posizioni come piacciono e a te (allo stato attuale, a naso, direi di no, ma… passando il tempo… chissà). Finché ti limiti a dei commenti su internet, non aspettarti che sia il vertice del CAI che agisca di sua iniziativa…

  12.   Se la cosa dilaga, il territorio sarà sempre più tappezzato di divieti.

    E noi disubbidiremo. 

  13. “Ma se passa il principio che si può vietare l’accesso a un sentiero…”
    Appunto.
    Questa dovrebbe essere secondo me la principale preoccupazione di un’associazione come il CAI, in questo senso esattamente un sindacato della montagna.
    Un Marco Ferrari alla Rivista era (é?) un discreto passo in questa direzione, credo. L’intervento di Montani, l’opposto.
     
    Si, da quasi cinquant’anni.

  14. Chiusura preventiva significa valida da quel momento in avanti. Il passato può costituire la causa della chiusura, ma i divieti non  possono essere retroattivi.
     
    Cmq non cambia niente nei ragionamenti, almeno quelli su cui mi sono concentrato io: il punto chiave è che un sindaco, che di alpinismo/escursionismo magari non capisce una beata cippa, ha l’autorità per  vietare un itinerario. Anzi ha l’obbligo, nel senso che se non lo fa e poi qualcuno si fa male, è responsabile il sindaco. Questo porterà a emettere ordinanze a go-go, pur di pararsi la schiena.  Se la cosa dilaga, il territorio sarà sempre più tappezzato di divieti.
     
    Circa il Cervino, l’ho cittaro solo come esempio  di itinerario con uno storico di moltissimi incidenti, morti e recuperi. Chiaro che un sentiero e l’ascensione al Cervino non hanno nulla in comune, tecnicamente parlando (ci arriva anche un bambino). Ma se passa il principio che si può vietare l’accesso a un sentiero in funzione del numero cospicuo di incidenti/interventi nel passato, primo o poi potrebbe estendersi e arrivare anche al Cervino…
     
    Matteo: tu sei socio CAI?

  15. “come fai a paragonare un comune del Sud Italia… con la cresta del Leone al Cervino”
    Béh, dipende molto da cosa parte la tua considerazione della montagna, dal tuo modo di andarci, dalla tua esperienza…
    Se per andare in montagna intendi un’esperienza formativa che forma e sostanzia l’uomo, allora sentiero del Circeo o cresta del Leone probabilmente hanno lo stesso valore, pur con le evidenti differenze

  16. 12. No Crovella, invece cambia totalmente. Innanzitutto hai lasciato intendere (addirittura nel titolo) che si tratta di una chiusura preventiva, quando l’ordinanza è stata emessa su richiesta del Direttore del Parco, a seguito di interventi per portare in salvo, nell’arco degli ultimi 5 anni, 62 turisti in difficoltà. Dopodiché come fai a paragonare un comune del Sud Italia, dove molti dei turisti che vi si recano dubito che abbiano mai camminato su un sentiero classificato EE, e dove gli stessi amministratori probabilmente hanno altri grattacapi da affrontare che non occuparsi degli escursionisti in infradito che chiamano il soccorso, con la cresta del Leone al Cervino che dà da vivere a una moltitudine di guide! Ma un po’ di obiettività su ciò che si va a commentare? 

  17. Non dico cercare di capire, è proprio leggere quello che scrivono gli altri che non ti riesce…

  18. Il Cai è potenzialmente un gruppo di influenza, uno dei vari gruppi che intervengono sui temi della montagna. Ha un certo peso anche nelle realtà locali. Nella realtà dove vivo io la sezione è piccola ma può influenzare l’elezione di un paio di consiglieri comunali. Utili per fare una maggioranza ad esempio. Può decidere di non esercitare questa influenza, limitandosi a fare il fonitore di servizi e il luogo di incontro, può esercitarla in un senso o nell’altro. A livello locale poi le sezioni hanno più margini di autonomia economica perché i costi generali sono bassi. Statuto o non statuto si tratta di scelte che il direttivo e il presidente fanno. Salvo casi particolari, non vige il “centralismo democratico” e dubito che il Centro potrebbe bloccare ad esempio una battaglia per impedire la collocazione di un panchinone. È sempre un tema di scelte e di volontà della maggioranza. Maggioranza che devi ovviamente convincere e conquistare. Così funziona il gioco. Si vince o si perde. 

  19. @19 il CAI è, da sempre, istituzionale, filogovernativo (di qualsiasi governo) e allineato alle norme generali vigenti. Dura lex, sed lex. Non è mai successo, dal 1863, che il CAI si sia messo contro la legge per tutelare gli interessi personali di un socio o di un gruppo di soci. Prima che cambi la mentalità su questo punto ne deve passare di acqua sotto i ponti che praticamente non vedremo mai eventuali cambiamenti specifici sul punto.
     
    Nelle Sezioni “sabuade” (di mentalità, ma non necessariamente di localizzazione geografica) se un socio andasse mai a chiedere la “assitenza sindacale” del CAI perché gli hanno appioppato la multa su un sentiero vietato, gli darebbero tante di quelle pedate che quel socio, prima di andare di nuovo su un sentiero “vietato”, ci penserà un milione di volte… (in ogni caso, per noi soci delle sezioni “sabaude” è inimmaginabile violare le norme in essere).

  20. @20 Se non hai voglia di sobbarcarti la trasferta al Circeo per innescare la vicenda che tagli la testa al toro, fai un’altra cosa. Scrivi all’ufficio legale del CAI Centrale (indirizzo mail facilmente reperibile sul sito CAI centrale) e poni la questione prativa “Cari signori ho intenzione di andare a percorrere il sentiero tal dei tali perché men ne hanno parlato molto bene, solo che ho scoperto esiste un’ordinanza di divieto. Vorrei sapere se ritenete che la tutela degli interessi del singolo socio rientri nella definizione statutaria dello scopo del Sodalizio“.
     
    Sono curioso  di verificare innanzi tutto SE ti rispondono (alla tua prima mail, direi proprio di no, forse, insistendo, alle sesta-settima mail ti risponderanno) e cosa ti diranno… Fammi sapere…

  21. Dev’essere qualcosa nel nome che impedisce di capire…
    Ovviamente nessuno pretende che il CAI impugni al posto mio una mia eventuale contravvenzione.
    Però si può pretendere che il CAI si esprima, e magari si opponga, all’emissione di ordinanze – ma meglio sarebbe chiamarle Ukaze –  vessatori, immotivati e inutili.
    Come mi pare abbia già fatto circa i divieti comunali sine die sullo sci alpinismo.
     
    Ma dubito siate attrezzati a capire

  22. Anche qui è emersa frequentemente la diversificazione che da osservatore ho cercato di descrivere. Solo che prr la composizione anagrafica e biografica dei contibutori è prevalente il partito diciamo “movimentista”. La pisizione di Crovella è particolare. Per certi versi è un estremista della conservazione dell’ambiente montano e quindi è ben oltre le posizioni dei movimentisti, per altri versi la sua tendenza a rispettare le figure e le posizioni di autorità lo porta ad essere più cauto nel caldeggiare lo scontro con il potere costituito. Da un lato è molto lontano dalle posizioni della signora Garnero che persino un po’ disprezza (pur essendo lei e il suo socio Briatore cuneesi doc) dall’altro è meno severo nel valutare una certa piaggeria verso la signora Ministra che innegabilmente emerge dall’infelice comunicato di Montani, comunicato che difende a spada tratta sempre per una certa sensibilità che lo porta ad allinearsi a figure di autorita’. Ognuno di noi è fatto a modo suo, anche se condividiamo con altri certe mescolanze che magari possono sembrare strane a chi al suo interno ha un frullato diverso. Il tipo di mescolanza tra estremismo dell’ austerità anticapitalistica e rispetto, oserei dire quasi culto dell’autorità è peraltro abbastanza caratteristico di certi ambienti conservatori e antimodernisti. 

  23. @16 Da tempo affermo che sei tu che non “sai” leggere. Ma non ho tempo da perdere. Te l’ho già detto: fai una prova pratica. cioè vai al Circeo, fatti beccare in flagrante sul sentiero, i vigili ti daranno la multa, avrai in mano il verbale della contravvenzione, corri dal CAI a chiedere che impugni lui il verbale al posto tuo (in nome del presunto suo compito di tutelare gli interessi dei soci)… Vediamo cosa succede. Sono davvero curioso. Nelle migliore delle ipotesi: silenzio tombale da parte del CAI. Se magari tu insisti, alla fine ti diranno che non è nell’oggetto statutario acconsentire ai capricci dei soci. In ogni caso, a prescindere dal fatto che l’esposto al TAR lo faccia tu a titolo personale o il CAI in nome tuo, è praticamente impossibile che il TAR annulli l’ordinanza (proprio per le motivazione iscritte nella medesima), ma questo è un discorso di tecnicismi giuridici che ci distrarrebbero e quindi lasciamolo perdere.
     
    La questione capricci è ciò che fu risposto agli abruzzesi: il silenzio che ne è seguito in questo anno significa che non ci sono stati sviluppi sul tema, perché il CAI non ama farsi coinvolgere in queste beghe. Certo che il CAI cause giuridiche ne fa, tanto civilistiche che amministrative, ma le fa quando sono lesi interessi diretti del CAI, non presunti e pretestuosi interessi dei soci (meno che mai di singoli soci individuali). Cmq, prova a chiedere al PG, vediamo cosa ti risponde.

  24. Sintetizzando il cai dovrebbe essere il combattivo sindacato della montagna????
     
     

  25. Carlo, il punto è che il tuo omonimo usa una logica e un metodo, diciamo così, tutti suoi…
    Prima fa un’affermazione “Il CAI NON è il sindacato degli alpinisti e NON è tenuto a difenderne gli interessi” che gli viene dimostrata infondata, falsa: da statuto il CAI è proprio (o dovrebbe essere) il sindacato degli alpinisti.
    Quindi rimesta un po’ a caso, ma con una certa supponenza
    “Non c’è scritto che il CAI impugnerà atti giuridici.” (Quindi non li impugnerà mai? E la personalità giuridica a cosa gli serve?)
    “In ogni caso non ha mai espresso la volontà politica di farlo” (quindi non lo farà mai o non deve farlo?)
    per arrivare a rendere fattuale il suo parere “sarebbe un atto destinato all’insuccesso davanti al TAR.” 
    Usando anche frasi come:
    “Non ti ricordi di quegli scilpinisti abruzzesi …Non si sa come sia andata a finire, ma considerato il silenzio di tomba sul tema, direi proprio che il CAI non si mischia in bagarre del genere…”
    che parafrasate correttamente significano semplicemente “non si sa, ma ho ragione io”
     
    A me invece pare che stia succedendo proprio il contrario di quanto dice (spera?) Crovella.
    Il CAI, con la lentezza che contraddistingue una pachidermica organizzazione (per di più piena di crovelli), sta lentamente cambiando.
    Ha rinunciato alla “montagna sicura” per un filosoficamente più corretto “più sicurezza in montagna”
    Sta prendendo sempre più posizione contro funivie e grandi opere o la sua “valorizzazione” (anche se non proprio con impeto garibaldino e granitica determinazione, ma vabbé…)
    Sono moderatamente ottimista che, se adeguatamente stimolato dai soci, il CAI prenderà posizione anche contro questo genere di obblighi pilateschi e francamente un po’ assurdi, come quelli di divieto di scialpinismo sul territorio comunale per mesi o quello s.Felice al Circeo…che comunque è al mare 

  26. La mission di una antica e numerosa congrega come quella cai non dovrebbe difendere i vari Profit o chi viola divieti,ma diffondere una moderna cultura della montagna che non è più scoperta, conquista, ma tutela e rispetto.
    Facesse solo questo senza creare alpinisti estremi, rifugi alla moda, bivacchi design farebbe felice il monte oltre che rispettare lo statuto che si è dato

  27. locale con enti e autoria’ costituite che spesso premono sul pedale dello sviluppo, con l’appoggio di gruppi pesanti di portatori di interesse

    A mio giudizio il cai dovrebbe concentrarsi solo su questo paradigma più turisti-piu sviluppo.

    Come esposti in un convegno da Gogna ed altri turismo a basso numero ed alta qualità porta più pil che turismo ad alto numero. Se si segue la qualità il pil prima o poi cresce, se si segue il pil la qualità per forze di cose cala

  28. Dal mio limitato e periferico osservatorio mi sembra che al di là di statuto, di diatribe istituzionali, errori di comunicazione, problemi di bilancio …il CAI si trovi oggi di fronte ad un dilemma importante. I temi ambientali e di tutela della montagna diventano sempre più scottanti e sentiti da una larga fetta dei frequentatori, soci e non soci. Difficile stimare con esattezza il peso percentuale ma molti indizi ci dicono che questa sensibilità è in aumento e che sta emergendo una sempre più forte divaricazione tra un appoccio “turistico” e un approccio diciamo “conservativo”. Affrontare queste tenatiche in modo concreto, non solo a parole, porta inevitabilmente in rotta di collisione a livello nazionale e locale con enti e autoria’ costituite che spesso premono sul pedale dello sviluppo, con l’appoggio di gruppi pesanti di portatori di interesse. C’è un’area di soci, probabilmente minoritaria ma attiva, che vorrebbe spingere il sodalizio verso azioni di “contrasto” più deciso, senza troppi sudditanze e prudenze filo-governative. Albino Ferrari, con il suo ultimo libro e con le sue prese di posizione, rappresenta sicuramente un riferimento per chi spinge per un’azione più decisa ed esplicita. Dall’altro c’è un’area che ritiene per diversi motivi che al Cai non spetta scendere nell’arena come fanno certe associazioni ambientaliste e che dovrebbe concentrarsi invece più sulla fornitura di servizi efficienti ai soci e sulla gestione delle attività sociali. Potremmo dire che c’è un partito massimalista e un partito minimalista e in mezzo una maggioranza di “utilizzatori” finali che ha un approccio utilitaristico e strumentale all’iscrizione per utilizzare alcune “comodità” a basso costo. La presidenza si barcamena, con un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato non può sottrarsi alle pressioni “movimentiste” e cerca di cooptare persone come Ferrari che la coprono su questo versante e dall’altro non può non tutelare il suo tradizionale allineamento filo/governativo con la catena di interessi anche materiali collegati. La recente diatriba è stato solo una spia deile dinamiche sottostanti. Poi ci sono le componenti umane ma queste sono solo una complicazione secondaria. Cosa succederà? Difficile prevederlo, anche se come dice qualcuno è probabile prevalga la componente classica. Tuttavia la situazione è diversa dagli anni 70 e 80 nei quali il Cai si trovò a dover gestire e cooptare le nuove tendenze innovative dell’arrampicata. Qui i problemi sul tavolo sono più tosti e più gravidi di implicazioni che non il tema della lotta con l’alpe verso il gioco-arrampicata. Io prevedo ulteriori turbolenze in futuro, a prescindere da come finirà questa prima crisi. Rimaniamo sintonizzati e come al casinò ognuno faccia il suo gioco, dentro e fuori e vedremo dove e se la pallina si fermerà. 

  29. Non cambia nulla a livello di riflessioni. Pensa quanti incidenti e/o interventi del CNSAS sono stati fatti sulla Cresta del Leone al Cervino. Se valesse il principio citato nelle motivazioni dell’ordinanza, il Cervino sarebbe vietato da anni e per sempre. in pratica un sindaco (che magari non sa nulla dell’andar in montagna) si sostituisce a ciascuno nel decidere se un qualsiasi itinerario sia percorribile o meno. infatti il sistema si sta indirizzando in questa direzione… Contenti voi…

  30. Il mio riferimento a “versante che rischia di franare” è una ipotesi generica, non riferita al caso di specie.
     

  31. Crovella, non c’è alcuna parete che rischia di franare, e non so se l’hai omessa volutamente oppure non sei in grado di fare una ricerca, non hai inserito la vera ordinanza, che si trova qui, la n. 27. http://www.parks.it/parco.nazionale.circeo/dettaglio.php?id=74731
    dove spiega la motivazione che ha portato alla decisione:
    “CONSIDERATO che nella medesima nota l’Ente Parco Nazionale del Circeo ha sottolineato che il sentiero summenzionato è uno dei luoghi maggiormente frequentati dai visitatori/escursionisti del Parco «anche in maniera non consona al contesto», ricordando che «negli ultimi 5 anni il Reparto CC PN “Circeo” ha effettuato ben 26 interventi di soccorso a persone in difficoltà recuperando 62 persone» ed evidenziando che il predetto itinerario «si caratterizza da un livello di difficoltà che lo rende adatto per Escursionisti Esperti (EE da classificazione CAI)”. Pertanto il punto di partenza della eventuale discussione cambia e non di poco.
     

  32. Che poi, anche queste patenti, certificazioni od altro lasciano il tempo che trovano. Vorrei sapere quanti dopo aver seguito un corso e fatto un esame vengono bocciati. Per le guide aigae, tanto per far un esempio, ….nessuno, al limite ripagano e rifanno l’ esame. Tutti preparatissimi? Tutti guide capaci?
    A me par sempre una tassa, pagata la quale sei abilitato….come la patente per l’auto….poi si contano migliaia di vittime attribuibili ad errati comportamenti alla guida

  33. Non c’è scritto che il CAI impugnerà atti giuridici. In ogni caso non ha mai espresso la volontà politica di farlo (si questo tema specifico, su altri risvolti è un altro paio di maniche) e non credo che lo farà mai. Infine, come da parte terminale del mio 5, sul piano prettamente tecnico, sarebbe un atto destinato all’insuccesso davanti al TAR.
     
    Non ti ricordi di quegli scilpinisti abruzzesi che sono andati a perorare l’azione del CAI locale (sia singole sezioni che Comitato regionale) contro i divieti del Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise a percorrere itinerari per la tutela degli orsi? detti signori si lamentavano, scandalizzati, che il CAI regionale avesse detto loro che le loro pretese di poter fare scialpinismo erano solo “capricci”… Cito a memoria, ma ne abbiamo parlato anche sul Blog, per cui tutto è rintracciabile. Non si sa come sia andata a finire, ma considerato il silenzio di tomba sul tema, direi proprio che il CAI non si mischia in bagarre del genere…
     
    Fai una bella cosa, per tagliare la testa al toro.  Vai al Circeo, fatti beccare in flagrante dai vigile comunali sul sentiero, fai esplodere il caso e a quel punto chiedi la “copertura” del CAI. Vediamo cosa succede. sono il primo a essere curioso di assistere agli sviluppi. Buona fortuna!

  34. “Il mio 5 è riferito al 2”
    Si, ma amminkia, more solito…
    estratto dal Titolo 1, capo 1, art. 1 del Regolamento Generale (che viene pure prima dell’articolo relativo ai distitntivi!)
    Il Club alpino italiano per conseguire le finalità istituzionali, a favore sia dei propri soci, sia di altri,…in collaborazione con organismi dello stato e degli enti autonomi, con enti pubblici e privati … tutela gli interessi generali dell’alpinismo; promuove la pratica delle attività istituzionali nelle aree montane nazionali, europee ed extraeuropee; … facilita la diffusione della frequentazione della montagna e delle escursioni…assume ogni altro tipo di iniziativa atta al conseguimento delle finalità e al libero svolgimento delle attività istituzionali. 
     
    Fammi un po’ capire chi ha le idee sbagliate

  35. Anche su questo punto hai un’idea completamente sbagliata su cosa sia il CAI.
     
    Il CAI NON è il sindacato degli alpinisti e NON è tenuto a difenderne gli interessi contro eventuali “angherie” delle autorità politiche (nazionali o locali). Al di là del fatto che il CAI, per sua natura congenita, è “istituzionale” e “filogovernativo” (non di questo governo, ma di qualsiasi governo in carica), il sodalizio, anche volendo, non avrebbe proprio gli strumenti giuridici per contrapporsi ad atti normativi, che (giusti o sbagliati nei contenuti) hanno i crismi formali di legittimità.
    Al limite possono agire singoli soci (intesi però come singoli cittadini o gruppi di cittadini, ma la loro eventuale associazione al CAI c’entra niente), presentando, a titolo personale, un esposto al TAR contro ordinanze di tale natura, ma perdereste alla grandissima. Il preteso diritto di frequentare liberamente il sentiero  in questione non è elemento sufficiente per far abrogare la delibera. Il giudice vi può obiettare: “Ma con tutti i sentieri che esistono, la tua escursione proprio su quel sentiero la deve fare? Sceglietene un altro, non vietato!”
     
    Inoltre dovete dimostrare che sono infondate le motivazioni di sicurezza su cui si basa l’ordinanza. Tempo di arrivare davanti al TAR e sarete già trisnonni…

  36. La legislazione va cambiata tutto coloro che scalano si assumono le proprie responsabilita

  37. Solo il patentino per andare in montagna è insufficiente ci vuole “obbligatoriamente”: l’assicurazione RCT, certificato medico di idoneità con validità semestrale, il collaudo annuale di sentieri percorsi vie d’arrampicata ecc, uso di DPI omologati certificati e a norma UNI-ISO, il Piano di Sicurezza comunale, provinciale e regionale, la presa in carico dell’utente del piano di sicurezza, contenitori certificati per la raccolta dei rifiuti organici ecc….. a ciascuno la sua fetta di torta…

  38. Il difetto di Crovella è che non riesce a vedere al di là del suo naso e pretende che le sue convinzioni personali (molto censurabili, peraltro) assumano validità generale e diventino la sola base dell’agire.
    E’ invece decisamente immaturo limitarsi a dire “io vado lo stesso, che provino a prendermi…”. 
    L’unica posizione matura in realtà è proprio andare lo stesso e se presi far scoppiare il caso, mettendo in dubbio la liceità del divieto, la sua inconsistenza ed erroneità (guide ambientali titolate ad accompagnare su terreni pericolosi?!) 
     
    Si chiama resistenza civile e dovrebbe essere la base di qualunque democrazia; è quella messa in atto dalle sufragette, da Rosa Parks o Marco Cappato.
    E di questo genere di ordinanze che dovrebbe occuparsi il CAI prima di qualunque altro tema.
    Ma fintantoché il prototipo del Socio Perfetto sarà identificabile con un Crovella…
     

  39. Mi chiedo se percorrere un sentiero soggetto a scariche di sassi possa essere meno pericoloso se accompagnati….i sassi guardano se hai il tesserino??
    Qui da noi molte malghe abbandonate sono state ristrutturate e quindi sigillate, anche quelle un tempo usate come bivacco,  devi chiedere le chiavi per accedervi, quasi si potesse prevedere un temporale o un infortunio….il prossimo passo sarà lo stesso per accedere ad un sentiero?
    Stiamo proprio andando verso una montagna regolamentata come da tempo paventa il sign. Crovella, si dovrebbe rinunciare a qualche libertà individuale per il bene della libertà comune

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.